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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di martedì 1 aprile 2025

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 1 aprile 2025 “Più telefonate per i detenuti, ogni suicidio è mia sconfitta”. Con queste parole, nell’agosto 2023, il ministro della Giustizia Carlo Nordio si rivolgeva ai reclusi, promettendo un impegno concreto per migliorare le condizioni di vita nelle carceri. A distanza di due anni, però, quella dichiarazione rischia di trasformarsi in un monito incompiuto. Non solo il numero dei suicidi è aumentato, toccando il record di 91 casi nel 2024 e 25 con l’anno nuovo da poco iniziato: l’ultima una donna di 52 anni, condannata per l’omicidio del marito avvenuto anni fa. La detenuta, nelle prime ore di ieri mattina si è suicidata impiccandosi nella sua cella del carcere milanese di Bollate, come ha fatto sapere Gennarino De Fazio, segretario Generale della Uil-Pa Polizia penitenziaria che ricorda anche l’operatore che si è tolto la vita.

 

di Luigi Ferrarella

Corriere della Sera, 1 aprile 2025 Siamo al 31 marzo ed è già stato registrato il 25esimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno. Una donna che a Bollate scontava una condanna per uxoricidio. Una triste contabilità. E avanti di questo ritmo il 2025 centrerebbe esattamente la macabra “quota cento”, demolendo il picco di 83 suicidi appena segnato nel 2024. Solo chi banalizza, sino a finire per bestemmiarle, le dinamiche interiori di chi arriva a togliersi la vita può dedurre dal solo numero dei suicidi in cella un termometro affidabile delle condizioni delle carceri. Ma ignorare i numeri non è paraocchi meno ingannevole in chi, nel governo come nella deludente seduta straordinaria lo scorso 20 marzo alla Camera, si ostina a coltivare la sola “soluzione” edilizia con la flemma di chi prescinde dall’insostenibilità della situazione.

 

di Conchita Sannino

La Repubblica, 1 aprile 2025 I “blocchi di detenzione” saranno installati in nove istituti di pena: 384 posti per 32 milioni di euro. Le critiche di esperti e penitenziaria. Meno di un palliativo, più di un concreto rischio “per la salute fisica e mentale di operatori sotto stress e persone detenute”. Se la speranza, per quanto provvisoria, di una risposta al sovraffollamento è aggrappata all’arrivo dei cosiddetti “blocchi detenzione” - cubi di cemento che aggiungeranno solo 384 posti letto, distribuiti in 9 istituti, al prezzo di ben 32 milioni di euro - la soluzione rischia di aggravare ulteriormente disagio e sofferenza nelle carceri. Meno trenta giorni, al netto di ostacoli e rinvii che hanno rallentato già altre promesse, al via del progetto voluto dal ministro Carlo Nordio. In estrema sintesi: è l’operazione celle da container.

 

di Francesco Grignetti

La Stampa, 1 aprile 2025 Verranno realizzati 5 blocchi (120 posti letto) nel Nord Italia tra gli istituti di Alba, Milano e Biella. Altri 6 blocchi (144 posti) tra L’Aquila, Reggio Emilia e Voghera. Al Centro-Sud 5 blocchi (120 posti) a Frosinone, Palmi e Agrigento. Ecco le nuove carceri, come le prevede il governo Meloni. Il commissario straordinario all’edilizia carceraria, Marco Doglio, ha scoperto le carte e da qualche giorno è pubblico il bando per la costruzione delle nuove celle. Il modello è quello dei centri in Albania e perciò i nuovi padiglioni saranno dei prefabbricati di calcestruzzo, modulari, standardizzati, da montare in spazi rimasti liberi nel perimetro di nove carceri già esistenti. Disumanizzanti.

 

di Giuliano Foschini

La Repubblica, 1 aprile 2025 Opposizione e sindacati critici per lo stallo sulla nomina del capo del Dap. Caccia all’alternativa, si valuta il giudice Ardita. Ieri nuovo suicidio, è il 25esimo. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, assicura: “È una questione che sarà risolta a breve”. Il sottosegretario, Andrea Delmastro, è certo che alla fine andrà come lui ha sempre voluto: ricomposta la frattura con il Quirinale, “solo di tipo formale”, ha ripetuto in questi giorni, non c’è alcun motivo per cui Lina Di Domenico, “una donna tra l’altro e assai valida”, non debba diventare il capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria. A chi ieri sussurrava qualche alternativa - su tutti Sebastiano Ardita, magistrato esperto, per 9 anni direttore generale del dipartimento detenuti e trattamento del Dap - veniva risposto che no, Delmastro, non cederà mai.

 

di Giuliano Foschini

La Repubblica, 1 aprile 2025 Intervista al capogruppo di Forza Italia in commissione giustizia: “Le persone in attesa di giudizio sono presunti innocenti. E, visti i numeri sulle ingiuste detenzioni, direi che molto spesso non sono presunti. Ma sono innocenti”. “Non è chiaramente una questione di nomi. Mi fido e affido al ministero. Ma una nomina di questo tipo, ancor più in un momento così delicato, va fatta al più presto. La guida delle carceri è una casella che va occupata senza indugio”. Tommaso Calderone è il capogruppo di Forza Italia in commissione giustizia. Proprio Forza Italia - “non fosse altro per la nostra cultura garantista” fa notare un alto dirigente - è il partito più in fibrillazione in queste ore per la mancata scelta del vertice delle carceri italiane.

 

professionereporter.eu, 1 aprile 2025 Nelle carceri c’è la censura? Ai detenuti viene vietato di firmare con il proprio nome gli articoli che pubblicano nei giornali realizzati all’interno degli Istituti? Domande che sorgono leggendo un passaggio di un testo scritto da Giovanni Maria Flick, Presidente emerito della Corte Costituzionale, già Ministro di Grazia e Giustizia e pubblicato sul Notiziario quotidiano dal carcere realizzato da Ristretti Orizzonti. Dopo aver fatto riferimento a leggi, alla Costituzione e allo stesso Ordinamento penitenziario, così dice Flick: “Destano perplessità le voci che si colgono nell’ambiente penitenziario di tentativi ed iniziative a livello locale e di interventi per imporre o vietare la sottoscrizione dei contributi di redattori detenuti alla ‘stampa’ nel carcere, o sulla lettura preventiva di quei contributi”.

 

Il Mattino, 1 aprile 2025 Nel gennaio del 2024 la Corte Costituzionale si è espressa sull’affettività all’interno degli istituti penitenziari. Sul tema c’è molto da discutere, partendo dalla tipologia di sentenza che la Corte ha utilizzato; in questo caso si tratta di una sentenza additiva di principio. La Corte ha preteso di utilizzare questa tipologia di sentenza per dettare i pilastri normativi su cui il legislatore deve legiferare. È lodevole l’interpretazione che ha usato la Corte, stabilendo che ogni detenuto ha diritto a coltivare i propri affetti familiari, genitoriali e sessuali, attraverso dei colloqui che non sono sottoposti a controllo a vista da parte del personale di polizia penitenziaria e che sono esenti dalla banca ore mensile dei colloqui ordinari, che i detenuti svolgono settimanalmente con i propri familiari.

 

ansa.it, 1 aprile 2025 Dai dati forniti dal Collegio Nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale nel documento programmatico sulla giustizia, presentato a novembre 2024, si attesta che oltre il 15% della popolazione detenuta in Italia, risulta affetta da disturbo mentale grave ossia 6000/9000 detenuti circa su una popolazione complessiva di oltre 62mila. dirlo Samuele Ciambriello, Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nel corso del convegno “Salute in carcere: un diritto negato?”, nell’Aula Siani del Consiglio regionale della Campania. Per quanto riguarda la Campania dove su 7.509 persone detenute e 5.584 posti regolarmente disponibili, si registra un indice di sovraffollamento pari a 134,47%, vi sono emergenze sanitarie correlate alle varie patologie.

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 1 aprile 2025 Il testo dovrà tornare alla Camera dove potrebbero esserci novità su detenute madri, resistenza passiva in cella e sim agli immigrati irregolari: si tratta con FdI e Fi. La Lega è pronta ad accettare le modifiche al ddl sicurezza a patto che il Governo approvi quanto prima un “filtro legale” per le forze dell’ordine. È la novità emersa nelle ultime ore e a una settimana dal possibile approdo del provvedimento nell’Aula del Senato. Facciamo un passo indietro: la norma, dopo i rilievi della Ragioneria di Stato sulle previsioni di spesa, dovrà tornare alla Camera per una terza lettura. Il Carroccio non avrebbe mai voluto questo ulteriore passaggio ma è stato costretto ad accettarlo in assenza di una alternativa.

di Beppe Giulietti*

Il Fatto Quotidiano, 1 aprile 2025 Da oggi promuoveremo una campagna per lo stralcio dell’articolo 31 e per cancellare qualsiasi ambiguità in materia di libertà di informazione. No, noi non ci stiamo, passeremo dall’indignazione all’azione. Il ddl Sicurezza in discussione contiene norme da stato di polizia, un vero e proprio piano di aggressione al pensiero critico. Le norme si inseriscono nel contesto di un tentativo di colpire la divisione dei poteri, di minare i poteri di controllo - in primis giustizia e informazione - di svellere la matrice della Costituzione antifascista, pacifica, antirazzista. L’articolo 31 del ddl prevede addirittura che persino scuola e università siano obbligate a fornire informazioni ai servizi segreti, magari su uno sciopero, su una manifestazione per Gaza, sulle proteste contro i governi.

 

di Valeria Valente*

Il Dubbio, 1 aprile 2025 Il formale riconoscimento del reato di femminicidio nel codice penale è una scelta sulla quale femministe, reti e centri antiviolenza discutono da tempo, con posizioni anche differenti. Personalmente, a partire da un’iniziale contrarietà, più da giurista che da femminista, lavorando per anni al fianco di operatrici dei centri antiviolenza, magistrati, avvocate mi sono convinta della sua possibile utilità e per questo ho salutato con favore il disegno di legge presentato l’ 8 marzo dal governo Meloni (data per tante ragioni non proprio indovinata). Un annuncio giunto, dobbiamo dirlo, in un clima difficile per il sistema giustizia, già molto provato dalle scelte pericolose di un esecutivo il cui eccessivo ricorso al diritto penale e i cui attacchi alla magistratura e alle sue prerogative sono davvero senza precedenti.

 

di Ermes Antonucci

Il Foglio, 1 aprile 2025 Il pm attacca Il Foglio sulle spese per ingiuste detenzioni. Ma i dati confermano il disastro di Catanzaro. Emblematico il flop dell’indagine “Stige”. Tra gli assolti l’imprenditore Francesco Zito: “I carabinieri del Ros vennero ad arrestarmi alle 3 di notte con il passamontagna addosso”. “L’8 gennaio 2018, alle 3 di notte, i carabinieri del Ros si presentarono a casa mia con il passamontagna addosso per arrestarmi. Venni trasferito nel carcere di Paola, dove trascorsi 26 giorni. Poi altri 152 giorni ai domiciliari, con le accuse infamanti di essere colluso con la ‘ndrangheta. Accuse dalle quali sono stato assolto, ma per una persona onesta è devastante ritrovarsi in una situazione del genere”.

 

di Mauro Ravarino

Il Manifesto, 1 aprile 2025 In primo grado cancellata l’accusa più grave perché “il fatto non sussiste”, restano solo condanne minori. La società Telt chiedeva un risarcimento di un milione, riceverà 500 euro per il reticolato danneggiato. Un lungo applauso e i cori No Tav hanno accolto, in Tribunale a Torino, la lettura del dispositivo con il quale i giudici di primo grado hanno assolto i militanti di Askatasuna dall’accusa di associazione per delinquere “perché il fatto non sussiste”. Dopo un processo lungo due anni, valanghe di intercettazioni, cade così il “teorema” contro il centro sociale di corso Regina Margherita 47.

 

di Livio Pepino

Il Manifesto, 1 aprile 2025 Non c’è bisogno di aspettare le motivazioni della sentenza. Basta il dispositivo. Le cose non potrebbero essere più chiare. Il teorema della procura della Repubblica di Torino e della Digos non è stato solo smentito, è stato spazzato via, sbriciolato. Askatasuna non è un’associazione per delinquere e nessun gruppo eversivo ha operato al suo interno. Di più, anche molti reati specifici sono stati esclusi e i risarcimenti milionari richiesti da presidenza del Consiglio e vari ministeri sono stati disattesi. Nonostante la mobilitazione della destra, le campagne diffamatorie, gli interventi a piedi giunti dei vertici degli uffici inquirenti, la criminalizzazione di tutti coloro che hanno richiamato alla razionalità e al senso delle proporzioni, quando si è arrivati davanti a un giudice, il castello accusatorio è crollato.

 

di Ambra Prati

Gazzetta di Reggio, 1 aprile 2025 Il Garante dei detenuti Francesco Maisto: “L’avevo vista 15 giorni fa, non immaginavo”. La donna stava scontando l’ergastolo per l’omicidio dell’ex marito. “L’ho vista quindici giorni fa. Diciamo che era contrariata, non era serena, ma non in una situazione tale da far pensare a un gesto estremo. Avevo suggerito alla direzione un colloquio con la psicologa. Non potevo immaginare un suicidio”. Francesco Maisto, il garante dei detenuti di Milano, è stato una delle ultime persone a incontrare Francesca Brandoli. Il motivo della contrarietà è attribuibile a “una sanzione disciplinare che due mesi fa aveva determinato la sospensione del lavoro all’esterno”. Non basta, però, a spiegare anni in cui Brandoli si è impegnata per farcela.

 

di Gianluca De Rosa

Il Foglio, 1 aprile 2025 Dopo la lettera di una decina di magistrati al Dap per chiedere la chiusura dell’istituto di pena interviene anche il governatore: “Serve un intervento subito, per questo ho chiesto un incontro al ministro”. “O viene profondamente ristrutturato o deve essere costruito un nuovo carcere. Sollicciano, così com’è, non può andare avanti. Nella Toscana dei diritti civili non possiamo avere una situazione di degrado e non vivibilità come quella che si presenta oggi in quell’istituto. Ho chiesto qualche giorno fa al ministro Nordio un incontro per discutere e cercare una soluzione al più presto”. Eugenio Giani, presidente della regione Toscana, non ha dubbi: il carcere di Firenze deve essere profondamente ristrutturato o deve essere chiuso in attesa della realizzazione di una nuova struttura.

 

di Matilde Bicciato

Corriere del Veneto, 1 aprile 2025 Festa della polizia penitenziaria a Padova, il sottosegretario: “Ora basta suicidi”. Il duecentottesimo anniversario della Polizia Penitenziaria, che si è tenuto davanti a Palazzo Moroni ieri mattina, è cominciato con un lungo applauso voluto proprio dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, alla presenza di numerose autorità, tra cui il sindaco Sergio Giordani, il prefetto Giuseppe Forlenza e il questore Marco Odorisio, oltre alle numerose altre istituzioni cittadine. Un anno di traguardi, ha ribadito Ostellari, evidenziando il potenziamento dell’organico, il rafforzamento delle iniziative per il reinserimento dei detenuti e le misure adottate per migliorare la sicurezza negli istituti penitenziari. “Per anni la polizia penitenziaria ha vissuto nel paradosso” ha commentato Ostellari.

 

di Emanuele Floris

La Nuova Sardegna, 1 aprile 2025 L’iniziativa illustrata stamani dalla dirigente Affari generali Daniela Marcellino. Un tavolo tecnico a supporto del garante dei detenuti di Sassari. È l’iniziativa illustrata stamattina a Palazzo Ducale dalla dirigente Affari generali Daniela Marcellino nel corso della I Commissione presieduta da Stefano Manai. Un esperimento che, se approvato in Consiglio comunale, renderà istituzionale un esperimento già avviato nel secondo mandato dell’ex sindaco Gianfranco Ganau.

 

di Petronilla Carillo

Il Mattino, 1 aprile 2025 Vincenzo P. ai domiciliari dopo l’ennesima perizia medica che lo dichiara incompatibile con il regime carcerario. Non tutti i mali vengono per nuocere. Per Vincenzo P. di Salerno essere finito per sbaglio nell’inchiesta su una rissa avvenuta nel carcere di Ariano Irpino, dalla quale è stato poi scagionato, ha rappresentato il punto di svolta per la sua situazione personale. Il trasferimento dal carcere avellinese a quello di Terni, per l’ex tossicodipendente salernitano detenuto per una condanna definitiva per spaccio, gli ha consentito di poter finalmente ottenere dal tribunale della Sorveglianza la scarcerazione e la detenzione ai domiciliari per motivi di salute.

ilpopolopordenone.it, 1 aprile 2025 Il Soroptimist Club di Pordenone, insieme ai club della Regione Friuli Venezia Giulia - Alto Friuli, Cividale del Friuli, Gorizia, Trieste e Udine - ha partecipato al progetto interclub “SI Sostiene nel carcere del Coroneo”, iniziativa di grande valore sociale che offre opportunità di formazione alle detenute. Qualche giorno fa ha avuto luogo la cerimonia di consegna degli attestati per le partecipanti al corso di “Hair stylist”, che ha coinvolto venticinque detenute della Sezione femminile del carcere triestino. L’obiettivo è fornire strumenti concreti per agevolare il reinserimento lavorativo e sociale, favorendo l’indipendenza economica e rafforzando l’autostima delle partecipanti.

 

Corriere dello Sport, 1 aprile 2025 Trasformare il carcere in un’opportunità di crescita attraverso lo sport, un progetto promosso da Seconda Chance e Sport Senza Frontiere con il supporto di attori pubblici e privati. Un campo da calcio e due campi da padel si aggiungeranno al campo da basket recentemente ristrutturato: l’obiettivo è costruire la più grande cittadella dello sport penitenziaria per offrire ai detenuti del Centro Penitenziario “Pasquale Mandato” di Secondigliano nuove opportunità di crescita personale e reinserimento lavorativo. “Rigiocare il Futuro - Lo Sport per Ripartire” è un progetto ad alto impatto sociale nato dalla sinergia di attori del mondo del Terzo settore, pubblici ma anche privati.

 

di Cesare Corbelli

Il Resto del Carlino, 1 aprile 2025 Si conclude domani alle 19 in Polveriera (Piazzale Oscar Romero), il ciclo di incontri “Posiamo le pietre?” che Caritas Reggiana, in collaborazione con il Centro di Giustizia Riparativa Anfora di Reggio Emilia, ha organizzato in occasione dell’anno giubilare. Negli incontri precedenti, ove sono stati ospiti gli autori Massimo Zamboni per il libro “L’eco di uno sparo” e Paola Ziccone autrice di “Verso Ninive”, si è approfondito il tema della Giustizia Riparativa attraverso le narrazioni racchiuse nei testi presentati e le storie personali dei loro autori. Domani sarà la volta di Padre Guido Bertagna gesuita che, oltre a essere scultore e pittore, è stato mediatore nel lungo percorso raccolto nel “Libro dell’incontro”.

 

L’Adige, 1 aprile 2025 Secondo appuntamento, dopo quello di Venezia di ottobre 2022, promosso dall’Ateneo Veneto, in collaborazione con il Movimento per la giustizia-Art. 3 ets e l’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, sul tema “Carcere e Lavoro”. Un approfondimento e un percorso di confronto tra istituzioni, categorie e terzo settore che, affermando l’importanza del lavoro come leva rieducativa allo scopo di dare una reale possibilità di riscatto sociale a chi è recluso, fa dialogare il “dentro” del carcere con il “fuori” della società. Al centro del dibattito i vertici nazionali e del triveneto dell’amministrazione penitenziaria e le principali categorie economiche del territorio veronese.

 

di Giulia De Monaco

ilgoriziano.it, 1 aprile 2025 Un anno di scena, arte e cultura nella Casa Circondariale di Gorizia con il progetto Se io fossi Caino, un percorso di trasformazione e consapevolezza che supera le mura del carcere. “Aria e luce/ un anno di teatro, arte e cultura in carcere” è l’epilogo di un percorso introspettivo, terapeutico e rieducativo che ha preso corpo nella Casa Circondariale di Gorizia grazie al prezioso contributo di Fierascena Aps. Il laboratorio artistico dal titolo “Se io fossi Caino”, capitanato da Elisa Menon, direttrice artistica di Fierascena, si inserisce nella più ampia dimensione del trattamento rieducativo che, per i non addetti ai lavori, risponde all’art. 27 della Costituzione italiana, laddove viene sancito che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato.

 

di Lucia Montanaro

pressenza.com, 1 aprile 2025 Il tema della detenzione femminile costituisce un’importante occasione di riflessione sulla condizione umana, una realtà complessa spesso poco approfondita nel dibattito pubblico. Due romanzi recenti, “Pucundria” di Maria Rosaria Selo e “Le madri non dormono mai” di Lorenzo Marone, esplorano questa dimensione con sensibilità e profondità, portando alla luce storie di donne che affrontano la prigionia con forza, coraggio e resilienza. Maria Rosaria Selo, attraverso “Pucundria”, offre un racconto intenso e delicato della vita carceraria al femminile, descrivendo le dinamiche psicologiche e sociali vissute dalla protagonista, Anna. Nel libro emergono chiaramente il senso di isolamento e la difficoltà della protagonista nel preservare la propria identità e dignità personale di fronte alle sfide quotidiane della detenzione.

 

di Alice Dominese

Il Domani, 1 aprile 2025 Il Centro di permanenza per il rimpatrio era stato chiuso dopo le proteste di due anni fa. Nella sezione di isolamento denominata “ospedaletto”, che oggi non esiste più, si tolse la vita il ventenne guineano Moussa Balde. Oggi sono 20 le persone recluse. Il garante regionale: “Nonostante due anni di lavori e parecchi fondi investiti, la condizione del centro è simile a prima della chiusura”. Nonostante l’opposizione dell’amministrazione comunale, il centro di permanenza per i rimpatri di Torino è stato riaperto due anni dopo la sua chiusura. Dopo l’arrivo dei primi sei trattenuti nella notte del 25 marzo, oggi sono venti le persone recluse al suo interno. Sono originarie di Tunisia, Marocco, Egitto, Ghana, Cile e Serbia. Tra loro ci sono anche persone provenienti da istituti penitenziari, nonostante per legge la loro identificazione per il rimpatrio potrebbe avvenire in carcere.

 

di Marika Ikonomu

Il Domani, 1 aprile 2025 Il portavoce dell’esecutivo Ue ha commentato la modifica del governo alla funzione delle strutture in Albania: “Si applicherebbe la normativa nazionale italiana, in linea di principio, questo è conforme al diritto dell’Ue”. Schlein: “È una fregatura”. I profili di illegittimità. Come in un loop che vede ripetersi sempre lo stesso schema, i centri per migranti voluti dal governo sul territorio albanese, a Gjadër, si stanno preparando per una nuova funzione. Dopo aver cambiato i giudici e aver reso la norma sui paesi sicuri una fonte primaria, ora l’esecutivo ha pensato di cambiare la funzione di queste strutture e renderle centri di permanenza per il rimpatrio. Ogni volta un tentativo diverso per salvare l’operazione Albania dal fallimento, e ogni volta è in dubbio la compatibilità con il diritto dell’Unione europea e i diritti fondamentali.

 

di Giansandro Merli

Il Manifesto, 1 aprile 2025 Bruxelles non si oppone al nuovo uso, ma le ambiguità giuridiche restano. Tra 7-10 giorni i primi trasferimenti. Esposto alla Corte dei conti. “Secondo le nostre informazioni in questi centri si applicherà la legge italiana, come è stato per l’asilo”. Ieri il portavoce per gli Affari interni e l’immigrazione della Commissione Ue Markus Lammert ha risposto così al giornalista di Radio Radicale David Carretta, che chiedeva conto del cambio di destinazione d’uso dei centri in Albania decretato venerdì dal governo Meloni. All’avvio del protocollo l’istituzione comunitaria aveva sostenuto questa posizione, “non sono contro ma fuori il diritto Ue”, in base al fatto che Shengjin e Gjader non si trovano in territorio italiano, e dunque europeo, e che i migranti non avevano superato i confini comuni.

 

di Marcello Sorgi

La Stampa, 1 aprile 2025 Il Paese è in grande maggioranza contro la guerra: si tratta di un sentimento che ha radici storiche. Ma oggi, con Trump che si sfila, sarà chiamato ad assumersi le sue responsabilità. E non sembra pronto. Il punto di partenza è quel 6 per cento, più o meno di italiani favorevoli all’invio di truppe in Ucraina. Si tratti del 5, 8 che condivide l’intervento di soldati italiani o del 6, 5 che precisa che è meglio mandare quelli di altri Paesi, siamo lì. E il resto? Possibile che ci sia circa il 94 per cento di contrari a un’Italia che in futuro, di fronte al ritiro dell’appoggio americano, affronti il compito che le tocca nell’opera di mantenimento della pace in Europa? Un quasi cento per cento di pacifisti, verrebbe da tagliar corto?

di Lucia Capuzzi

Avvenire, 1 aprile 2025 “Devi abituarti a fallire”. In una delle scene più toccanti del documentario-premio Oscar “No other land”, il palestinese Basel Adra spiega così all’amico israeliano Yuval Abraham il significato del suo attivismo nonviolento. Del resto, aveva sottolineato poco prima, non si può risolvere l’ingiustizia dell’occupazione in dieci giorni. Di fronte alla complessità della situazione, prima e soprattutto dopo il 7 ottobre, la scelta di Basel non è la resa bensì il suo opposto. “Fallire” specie in tempi di “performatività” a oltranza, è un termine che terrorizza poiché associato all’errore per antonomasia, secondo l’accezione latina. Nell’etimologia greca, però, la parola fallire include la dimensione del generare. È la forma più compiuta, dunque, di resistenza perché vive la caduta con lo sguardo rivolto verso l’alto.

 

di Elena Molinari

Avvenire, 1 aprile 2025 Tre quarti dei professori statunitensi contattati da “Nature” rivelano: presi di mira su clima e vaccini, vogliamo emigrare. Pesano minacce e taglio dei fondi. Gli atenei europei: pronti a ospitarli. Una massiccia fuga di cervelli sta per abbattersi sugli Stati Uniti di Donald Trump a causa dei suoi radicali tagli ai finanziamenti nella ricerca e del clima di intimidazione e controllo che la sua Amministrazione ha creato in ambito accademico. Oltre tre quarti dei 1.650 scienziati americani contattati dalla rivista scientifica “Nature” stanno pensando seriamente di abbandonare il loro Paese da quando il capo della Casa Bianca ha cominciato a perseguire politiche che avrebbero dovuto creare una nuova “Golden age”.

 

DOCUMENTI

Articolo. "L’udienza predibattimentale ed i margini di manovra del giudice su di un’accusa mal strutturata", di Bianca Maria Todaro

Articolo. "Un’ordinanza del Magistrato di sorveglianza di Spoleto solleva una nuova questione di legittimità costituzionale sulla disciplina della liberazione anticipata", di Fabio Fiorentin

Articolo. "Le preclusioni alla messa alla prova minorile di nuovo al vaglio della Consulta", di Valeria Bosco