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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di sabato 19 aprile 2025
CARCERI
di Ornella Favero*
Ristretti Orizzonti, 19 aprile 2025 COMUNICATO E ADESIONI AGGIORNATE. (Il comunicato oggi è stato ripreso integralmente dai quotidiani Il Dubbio e L’Unità).
A proposito della ulteriore “chiusura nella chiusura” delle persone detenute in Alta Sicurezza. Asserragliati nella fortezza, terrorizzati anche dal nostro vicino di casa, armati fino ai denti per difendere i nostri beni, diffidenti e capaci di vedere negli altri solo un potenziale nemico: è questo il mondo in cui vogliamo vivere? Da circa 12 anni noi di Ristretti Orizzonti avevamo lanciato una sfida: smettiamola di dire che “i mafiosi non cambiano mai”, facciamo in modo invece che gli venga voglia di cambiare, per i loro figli, per i nipoti, per il desiderio di diventare persone “perbene”, una bella espressione che fa capire che essere “a favore del bene” ti fa vivere meglio, è già quella una ricchezza. E così, avevamo chiesto di fare una sperimentazione: far lavorare insieme nella nostra redazione detenuti comuni e detenuti di Alta Sicurezza.
di Elisabetta Soglio
Corriere della Sera, 19 aprile 2025 Un “emendamento trasversale che riconosca a tutti i detenuti un anno di riduzione della pena”. È questo l’appello dell’associazione Nessuno tocchi Caino rivolto a “tutti i parlamentari” dopo la visita di papa Francesco nel carcere romano di Regina Coeli: “Un atto di clemenza nell’anno del Giubileo”, scrivono, di fronte al dramma del sovraffollamento. Già 25 i suicidi nel 2025. Papa Francesco lo aveva ripetuto ai giornalisti giovedì 17 aprile appena fuori dal carcere romano di Regina Coeli, forse la sua visita più impegnativa tra quelle affrontate dall’inizio della convalescenza post-ricovero: “Ogni volta che entro in un posto come questo mi domando perché loro e non io”.
di Errico Novi
Il Dubbio, 19 aprile 2025 Martedì mattina, 15 aprile. Da tre giorni è in vigore il decreto Sicurezza, che, tra le varie “prodezze”, introduce l’inedito reato di “rivolta all’interno di un istituto penitenziario” (così letteralmente definito dal testo) configurabile anche in termini di “resistenza passiva” (sempre così battezzata dal legislatore, cioè dal governo). Ebbene, a 72 ore dall’ingresso nell’ordinamento dell’iperbolica e sconcertante novità, a Piacenza si ha notizia della seconda “rivolta” inframuraria in tre giorni: la prima si era registrata a Cassino domenica, teatro della seconda è l’istituto emiliano. All’agenzia Agi “fonti qualificate” riferiscono quanto segue: “Il ritardo di alcuni reclusi a rientrare in cella avrebbe innescato i disordini”. Basta poco a comprendere che dev’essere stata fatale non tanto la “flemma” dei detenuti nel tornare alle “stanze di pernottamento”, quanto la conseguente reazione degli agenti.
di Liana Milella
Il Fatto Quotidiano, 19 aprile 2025 Svolta storica nel carcere di Terni. Per la prima volta, nella storia delle carceri italiane, un detenuto ha avuto la possibilità di incontrare la sua compagna - per trascorrere con lei momenti di intimità - in una stanza attrezzata apposta per questo. Perfino con i murales alle pareti, dipinte da un altro ospite della prigione di Terni. A darne la notizia - sulla lista whatsapp “Bilancio” nata da un’idea dell’ex Garante dei detenuti Mauro Palma - è il Magistrato di sorveglianza di Spoleto Fabio Gianfilippi. Protagonista anche lui, e vedremo perché, di quella che si può definire una vera rivoluzione nel mondo delle patrie galere.
di Errico Novi
Il Dubbio, 19 aprile 2025 Martedì mattina, 15 aprile. Da tre giorni è in vigore il decreto Sicurezza, che, tra le varie “prodezze”, introduce l’inedito reato di “rivolta all’interno di un istituto penitenziario” (così letteralmente definito dal testo) configurabile anche in termini di “resistenza passiva” (sempre così battezzata dal legislatore, cioè dal governo). Ebbene, a 72 ore dall’ingresso nell’ordinamento dell’iperbolica e sconcertante novità, a Piacenza si ha notizia della seconda “rivolta” inframuraria in tre giorni: la prima si era registrata a Cassino domenica, teatro della seconda è l’istituto emiliano. All’agenzia Agi “fonti qualificate” riferiscono quanto segue: “Il ritardo di alcuni reclusi a rientrare in cella avrebbe innescato i disordini”. Basta poco a comprendere che dev’essere stata fatale non tanto la “flemma” dei detenuti nel tornare alle “stanze di pernottamento”, quanto la conseguente reazione degli agenti.
di Liana Milella
Il Fatto Quotidiano, 19 aprile 2025 Svolta storica nel carcere di Terni. Per la prima volta, nella storia delle carceri italiane, un detenuto ha avuto la possibilità di incontrare la sua compagna - per trascorrere con lei momenti di intimità - in una stanza attrezzata apposta per questo. Perfino con i murales alle pareti, dipinte da un altro ospite della prigione di Terni. A darne la notizia - sulla lista whatsapp “Bilancio” nata da un’idea dell’ex Garante dei detenuti Mauro Palma - è il Magistrato di sorveglianza di Spoleto Fabio Gianfilippi. Protagonista anche lui, e vedremo perché, di quella che si può definire una vera rivoluzione nel mondo delle patrie galere.
di Viola Giannoli
La Repubblica, 19 aprile 2025 La Casa circondariale in Umbria applica la sentenza della Consulta del 2024. Un letto matrimoniale, un bagno, un televisore, due sedie e un tavolino. E sulle pareti un murales di cuori, cigni e una scritta: “Ti amo”. Immaginatela così la prima stanza dell’affettività allestita in un carcere italiano. Questo “piccolo miracolo organizzativo”, per dirlo con le parole del garante dei detenuti dell’Umbria, Giuseppe Caforio, è nato nella casa circondariale di Terni. I detenuti della Manutenzione Ordinaria Fabbricati (il Mof) hanno imbiancato il locale, ricavata accanto all’area colloqui con gli avvocati, ci hanno costruito una doccia e uno di loro poi, che ama la pittura, ha dipinto sulle pareti il murales d’amore. Sperando magari un giorno di entrarci lui.
di Rosario Patanè
L’Unità, 19 aprile 2025 È diffusa e pervasiva in ogni dove la cognizione apodittica e “dogmatica” che la “pena” per antonomasia consiste nel carcere (etimologia arcaica da “carcar” sotterrare, nascondere). Questa identificazione è connaturata alla società moderna, ma è del tutto fuorviante. Intanto occorre precisare che questa “istituzione” chiamata carcere non è affatto esistita da sempre come generalmente si crede ma nasce solo dopo la Rivoluzione francese, durando fino ai primi decenni del 1800.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 19 aprile 2025 In Italia continuano a moltiplicarsi i casi di detenuti gravemente malati a cui lo Stato nega cure adeguate, in spregio all’articolo 32 della Costituzione. Tra questi emerge la storia di Albano Bruno Bellinato, condannato per ricettazione, che rischia di non farcela nonostante le perizie mediche depositate agli atti. Dopo sei mesi di ricovero in ospedale (dal 29 ottobre 2024 al 10 aprile 2025), durante i quali ha lottato tra ipertensione, fibrodisplasia ossificante progressiva, difficoltà respiratorie e apnee notturne, Bellinato è stato trasferito in un centro clinico penitenziario. Un segnale chiaro dell’incompatibilità con il regime carcerario, dicono i medici.
GIUSTIZIA
di Gian Domenico Caiazza
Il Riformista, 19 aprile 2025 Solo in un Paese che abbia perso ogni senso della misura e del ridicolo, può accadere ciò a cui abbiamo assistito all’esito del processo a carico del signor Filippo Turetta. L’autore dell’efferato omicidio di Giulia Cecchettin, comprensibilmente al centro della pubblica attenzione, è stato condannato alla pena massima, il carcere a vita, essendogli stata riconosciuta l’aggravante della premeditazione. Ma si scatena un acceso dibattito, dai toni aspri e polemici, per essere state escluse - d’altronde senza nessuna possibile conseguenza sanzionatoria - altre due aggravanti contestate: stalking e crudeltà.
di Marianna Poletto*
Il Riformista, 19 aprile 2025 Un fungo avvelenato che sta producendo una vittima ipertrofica. In principio era l’accusato. Destinatario di tutele e garanzie, figura centrale del nostro sistema processuale penale, nel cui interesse è stato costituzionalizzato il giusto processo regolato dalla legge: contraddittorio, parità delle parti, terzietà e imparzialità del giudice, ragionevole durata, i presìdi che la Carta ha approntato a sua protezione. Tra le due parti - il PM, che il processo avvia e governa, e l’imputato che lo subisce - considerata più debole era la seconda: perché presunta innocente, perché sottoposta all’afflizione di un processo che è già pena, perché con armi spuntate, dinanzi al soverchiante potere della macchina statuale.
di Francesco Diamanti*
Il Riformista, 19 aprile 2025 Che cos’è una circostanza? Cos’è un motivo determinante? Come viene valorizzato dalla legge? Quando è abietto o futile? Quando un reato è realizzato con crudeltà contro le persone? Simili quesiti sono oggi quasi delle costanti a livello mediatico, non solo in occasione degli ultimi terribili delitti contro Giulia Cecchettin e Giulia Tramontano. Ma chiunque avesse l’ardire di fornire risposte veloci e superficiali a simili domande, dovrebbe sapere, come insegnava Karl Llewellyn, uno dei più influenti giuristi statunitensi del XX secolo, che il diritto non è un sentiero chiaro, ma un cespuglio spinoso.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 19 aprile 2025 Sta generando diverse polemiche politiche il presunto input lanciato da Palazzo Chigi volto a frenare l’esame e l’approvazione della proposta di legge, presentata da Italia viva e ben vista dai partiti di maggioranza, che prevede l’istituzione di una “Giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari”, ciò al fine di evitare ulteriori tensioni con l’associazione nazionale magistrati, per rimanere focalizzati sulla riforma costituzionale della giustizia. Sul piano politico indiscrezioni sembrano lasciare il tempo che trovano. Nelle ultime settimane, infatti, non sono mancati attacchi da parte di esponenti del governo nei confronti della magistratura, come quelli del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, contro i giudici colpevoli di “disapplicare le leggi”, soprattutto “in materia di immigrazione”.
di Michele Passione*
Il Dubbio, 19 aprile 2025 Succede spesso alle persone intelligenti e colte di trasferire una premessa ad un approdo diverso, piegando il ragionamento all’obiettivo cui tendono. Non stupisce dunque se, ancora una volta, il Prof. Mazza ha ribadito il suo pensiero contrario (ostile) alla Giustizia riparativa prendendo le mosse dalla terribile vicenda di Giulia Cecchettin (chissà perché si continua a richiamare Filippo Turetta quale protagonista di questa tragedia), sulla quale in questi mesi, e in questi ultimi giorni, si è scritto e detto tantissimo, quasi sempre cedendo al discorso da bar, senza cognizione e senza rispetto per tutte le parti coinvolte in questa disgrazia, figlia del gesto criminale e patriarcale di un giovane uomo.
di Giuseppe Belcastro*
Il Dubbio, 19 aprile 2025 L’aggravante è un fatto occorso prima, durante o dopo la commissione del delitto che ne aumenta il disvalore, tanto da avere appunto come conseguenza un aggravio della pena inflitta o delle sue modalità esecutive. Messa così, sembra una cosa semplice, anzi semplicissima. Se non fosse che il fatto “aggravatore” è indicato da una denominazione che ha generalmente un corrispondente a- tecnico nel linguaggio comune. Se in un discorso richiami l’idea della crudeltà ti capisce l’avvocato, ma pure il cittadino comune. Quello che però il cittadino comune non afferra, almeno non con immediatezza, è che la crudeltà quotidiana è cosa diversa dalla crudeltà giuridica; più o meno come un avvocato alle prese con questioni di cui non si occupa mai dal punto di vista professionale.
di Sergio D’Elia
L’Unità, 19 aprile 2025 In due settimane tre condanne della Corte Europea nei confronti dell’Italia. E non per reati minori, ma per quelli più gravi che esistano nel “codice penale” di risulta delle violazioni dei più basilari diritti umani che uno stato può compiere nei confronti di un suo cittadino. In quindici giorni, l’Italia è stata condannata tre volte. Una volta per la violazione dell’articolo 2 della Convenzione europea che tutela il diritto alla vita. Altre due volte per la violazione dell’articolo 3 che vieta la tortura, le pene e i trattamenti inumani e degradanti. In un anno, il 2024, per quanto riguarda le violazioni accertate e le sanzioni comminate, sono state quattro le sentenze di condanna nei confronti dell’Italia per la violazione del divieto di tortura (art. 3), venti le condanne per lesione del diritto a un processo equo (art. 6) e ben ventidue quelle comminate per violazione del diritto di proprietà (art. 1 prot. 1).
di Giovanni Negri
Il Sole 24 Ore, 19 aprile 2025 Secondo la Consulta non viola, invece, i principi costituzionali il diverso trattamento, stabilito dall’ordinamento penitenziario, per la donna e l’uomo condannati che abbiano figli di età non superiore a dieci anni ovvero gravemente disabili. È costituzionalmente illegittimo il divieto di concedere al padre la detenzione domiciliare quando la madre sia deceduta o impossibilitata a occuparsi dei figli, ma questi possano essere affidati a terze persone. Non viola, invece, i principi costituzionali il diverso trattamento, stabilito dall’ordinamento penitenziario, per la donna e l’uomo condannati che abbiano figli di età non superiore a dieci anni ovvero gravemente disabili. Lo ha stabilito la Corte costituzionale nella sentenza numero 52, depositata oggi.
TERRITORIO
trevisotoday.it, 19 aprile 2025 Gennaro Martino ha perso la vita lo scorso 29 marzo a 46 anni nel carcere di Santa Bona. Caso archiviato come morte naturale ma la madre sostiene che il figlio aveva delle echimosi sul corpo. Presentata un’interrogazione parlamentare. Il carcere di Santa Bona è tornato in queste ore al centro delle cronache dopo la morte improvvisa di Gennaro Martino, 46enne in attesa di giudizio, detenuto nel carcere trevigiano per scontare un cumulo di pene. La Procura di Treviso ha archiviato il suo decesso come un caso di morte naturale (infarto).
di Giuliano Carella
laprovinciakr.it, 19 aprile 2025 Il Tribunale di Crotone ha ammesso la costituzione di parte civile dei familiari di Danilo Garofalo che si tolse la vita nella Casa circondariale poche ore dopo l’arresto. Il giudice per le indagini preliminari (Sezione penale) del Tribunale di Crotone, Chiara Daminelli, ha ammesso la “chiamata di terzi in causa” per la costituzione di parte civile contro il ministero di Grazia e giustizia e l’Asp di Crotone dei famigliari di Danilo Garofalo, il 39enne ex detenuto di Petilia Policastro che si tolse la vita il 22 settembre del 2022 nel carcere di Crotone.
di Nicola Bianchi
Il Resto del Carlino, 19 aprile 2025 La visita ai detenuti di una delegazione di Camera penale e Aiga, tra criticità ma anche tante cose buone “Il nostro appello rivolto ad aziende e supermercati: servono aiuti”. E la capienza degli ospiti è arrivata a 389. I nudi numeri erano, sono e purtroppo resteranno a lungo impietosi sul fronte sovraffollamento. L’ultimo dato, ieri, parlava di 389 detenuti ospiti dell’Arginone a fronte di una capienza massima regolamentare di 244. Il record si toccò nell’estate 2009 con addirittura 540 persone. “Ma il problema del sovraffollamento - spiegò alcuni giorni fa Manuela Macario, garante dei detenuti - è solo uno dei tanti”.
di Verdiana Corbianco
toscanaoggi.it, 19 aprile 2025 Il progetto apre le porte alla rinascita attraverso il lavoro, offrendo ai detenuti concrete opportunità di formazione e inserimento lavorativo. La testimonianza di D. racconta un percorso di riscatto fatto di impegno e speranza dopo la reclusione a Prato. Di lavoro si vive, di lavoro si rinasce: nella voce di D., giovane detenuto della casa circondariale di Prato, il germoglio della speranza si schiude in una delle strade maestre della riabilitazione: il lavoro. La detenzione da sola non è sufficiente a scongiurare la recidiva, pertanto il progetto “Seconda Chance” crea opportunità di lavoro e di apprendimento o, per dirlo in altre parole, di riscatto.
di Paolo Mugnai
La Nazione, 19 aprile 2025 L’arte di Gessica La Pira in mostra nel Chiostro Grande della SS. Annunziata a Firenze, per dare voce a chi ha vissuto il carcere e sostenere progetti di reinserimento sociale. Inaugurazione mercoledì 23 aprile. Come aiutare gli ex detenuti a reinserirsi nella società? Una risposta possibile la dà il progetto espositivo “Poesia e Salvezza”, ideato dall’artista Gessica La Pira e curato da Francesca Roberti, in mostra nel Chiostro Grande della SS. Annunziata a Firenze, la cui inaugurazione è prevista per mercoledì 23 aprile alle 18.30. Si tratta di 45 opere che raccontano l’umanità oltre le sbarre, dando voce a chi ha vissuto il carcere.
di Marco Boato
L’Unità, 19 aprile 2025 Costruire ponti tra gli uomini e tra gli uomini e la natura, per fare del Vecchio continente un continente nuovo, aperto, giusto e solidale, senza barriere né orridi nazionalismi. Il suo Manifesto fu profetico. E rappresenta la chiave per salvare l’Europa odierna. Alexander Langer decise di concludere volontariamente la sua vita il 3 luglio 1995, a 49 anni. Una vita breve, ma di una intensità straordinaria, per le sue esperienze politiche (anche prima dei Verdi, e poi con i Verdi nascenti dal 198283 fino alla fine della sua esistenza), per le sue riflessioni culturali e storiche, per le sue innumerevoli iniziative ecologiste (le sue “utopie concrete”), per i suoi mandati istituzionali ...
di Paolo Lepri
Corriere della Sera, 19 aprile 2025 Condannato a cinque anni e mezzo di carcere, a conclusione di un processo a porte chiuse, perché ritenuto con altri tre giornalisti appartenenti ad una “organizzazione estremista” che in realtà sarebbe la “Fondazione anti-corruzione” creata da Navalny. “Papà è in viaggio per lavoro”, dicono a Mira, la figlia di Sergey Karelin, uno dei quattro giornalisti russi (gli altri sono Antonina Favorskaya, Konstantin Gabov e Artyom Kriger) condannati nei giorni scorsi a cinque anni e mezzo di carcere - a conclusione di un processo a porte chiuse - perché ritenuti appartenenti ad una “organizzazione estremista” che in realtà sarebbe la “Fondazione anti-corruzione” creata da Aleksei Navalny ...
di Sergio D’Elia
L’Unità, 19 aprile 2025 Nella mezzaluna islamica che stringe in una morsa il Golfo Persico, il rito funebre della pena di morte non s’interrompe mai nel corso dell’anno. A volte, il ritmo mortale supera quello della preghiera collettiva del venerdì. In Iraq, la resa dei conti dell’occhio per occhio avviene una volta alla settimana, in Arabia Saudita almeno una volta al giorno, in Iran anche due volte al giorno. Insieme, ogni anno, si piazzano ai primi posti tra i Paesi-boia al mondo con quasi 1.500 esecuzioni. Fuori gara, al primissimo posto, oltre ogni primato e calcolo attendibile, c’è la Cina.
DOCUMENTI
Articolo: "Una consolazione che sia riscossa", di Marcello Pesarini
Articolo: "La nuova liberazione anticipata. Dubbi e criticità", di Chiara Gallo
APPUNTAMENTI DI RISTRETTI
APPUNTAMENTI
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione dal 21 al 27 aprile 2025
Incontro-dibattito: "Sogna ragazzo, sogna. Mai solo all'IPM, per ripartire" (Rovigo, 8 maggio 2025)
Convegno: "Emergenza carcere tra realtà locale e prospettive europee" (Milano, 19 maggio 2025)
PODCAST
"Voci da San Vittore", di Ulderico Maggi - ABCittà
"Dialoghi abolizionisti". Ogni settimana un nuovo intervento di riflessione sulla prospettiva del superamento del carcere. (qui l'indice degli episodi)
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