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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di giovedì 17 aprile 2025
CARCERI
di Ornella Favero*
Ristretti Orizzonti, 17 aprile 2025 A proposito della ulteriore “chiusura nella chiusura” delle persone detenute in Alta Sicurezza. Asserragliati nella fortezza, terrorizzati anche dal nostro vicino di casa, armati fino ai denti per difendere i nostri beni, diffidenti e capaci di vedere negli altri solo un potenziale nemico: è questo il mondo in cui vogliamo vivere? Da circa 12 anni noi di Ristretti Orizzonti avevamo lanciato una sfida: smettiamola di dire che “i mafiosi non cambiano mai”, facciamo in modo invece che gli venga voglia di cambiare, per i loro figli, per i nipoti, per il desiderio di diventare persone “perbene”, una bella espressione che fa capire che essere “a favore del bene” ti fa vivere meglio, è già quella una ricchezza. E così, avevamo chiesto di fare una sperimentazione: far lavorare insieme nella nostra redazione detenuti comuni e detenuti di Alta Sicurezza.
di Ornella Favero*
Corriere della Sera, 17 aprile 2025 Esiste per ogni detenuto il diritto a una libera informazione e di esprimere le proprie opinioni. Ma non sempre viene rispettato. Questa è una lettera aperta al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Lina Di Domenico; al direttore della Direzione generale detenuti e trattamento, Ernesto Napolillo; al Direttore generale del personale, Massimo Parisi. L’articolo 18 dell’Ordinamento penitenziario, dando concreta applicazione all’art. 21 della Costituzione, così recita al comma 8: “Ogni detenuto ha diritto a una libera informazione e di esprimere le proprie opinioni, anche usando gli strumenti di comunicazione disponibili e previsti dal regolamento”. Ma le cose non sono così semplici, e questo diritto delle persone detenute a esprimere le proprie opinioni è tutt’altro che rispettato.
di Angela Stella
L’Unità, 17 aprile 2025 L’emergenza delle prigioni italiane? “Nessuna maggioranza ha mai davvero voluto affrontare la tragedia del sovraffollamento carcerario”. A dirlo all’Unità non è un garante, né un attivista per i diritti dei detenuti, ma Giovanni Zaccaro, leader di Area Dg, la corrente di sinistra della magistratura: insomma, le cosiddette “toghe rosse”. “Bisogna ripensare il diritto penale evitando di mettere il carcere al centro del sistema delle pene. Ed invece oggi mancano le persone e le risorse per le pene sostitutive, introdotte dalla Cartabia, ed addirittura - guardi al decreto Caivano od al decreto sicurezza- si aumentano le pene per pura propaganda”, denuncia e aggiunge: “Servono provvedimenti clemenziali per tipologie di reati, penso ai tanti detenuti con residui di pena per reati in materia di sostanze stupefacenti”.
di Federica Pennelli
Il Domani, 17 aprile 2025 La circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria afferma un diritto sancito dalla Corte costituzionale a gennaio 2024 e delega agli istituti il compito di decidere, caso per caso, come garantirlo. Miravalle (Osservatorio carcere di Antigone): “Questo governo di sua sponte non avrebbe mai fatto passi avanti. Ora serve applicare il testo, senza trasformare un diritto in un favore”. Solo una quindicina di istituti su 200 sono già pronti a partire. Un diritto sancito dalla Corte Costituzionale nel gennaio 2024, e ribadito nelle settimane scorse da ben tre tribunali di sorveglianza che avevano accolto i ricorsi presentati da altrettante persone detenute che denunciavano l’impossibilità di avere rapporti intimi con i propri partner.
di Susanna Marietti*
Il Fatto Quotidiano, 17 aprile 2025 Per la prima volta in assoluto si apre alla possibilità che il bambino venga strappato a sua madre. Fino a ora non si era mai pensata una misura simile. Con un colpo di mano, le norme contenute in quello che era il disegno di legge governativo sulla Sicurezza sono convogliate quasi del tutto inalterate in un decreto legge. Norme che giacevano in parlamento da mesi e mesi sono all’improvviso divenute necessarie e urgenti, così da poter essere emanate dal Consiglio dei Ministri saltando la discussione parlamentare. Le nuove disposizioni, come più volte abbiamo ripetuto, compromettono i principi dello Stato di diritto nel nostro Paese.
di Alessandro Trocino*
linkiesta.it, 17 aprile 2025 Non ci sono eroi in carcere. Ma uomini. Che noi non vediamo, o non vogliamo vedere o fingiamo di non vedere. Troppa fatica allungare lo sguardo, abbracciare la miseria nelle strade e scorgere quel che c’è oltre le mura di quei fortini guardati a vista dalle altane da agenti con il basco blu. Della loro disperazione ci arriva solo una eco. Quella morte improvvisa è suicidio? Quel ragazzo che ha inalato gas dal fornelletto da campeggio voleva solo stordirsi o uccidersi? Nel 2024 siamo arrivati a 79 vittime, come dice il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, anzi a 89, come dice l’associazione Ristretti Orizzonti. Saranno poche o tante? I numeri si accumulano, ma non parlano da soli. Annoiano, anestetizzano. Sembriamo distratti.
di Carlo Canepa
pagellapolitica.it, 17 aprile 2025 “L’Italia, tra l’altro, non è certo al primo posto tra i suicidi [in carcere] in Europa, anzi è verso gli ultimi”. Ma la dichiarazione del ministro della Giustizia non è supportata dai numeri. Nel 2022, l’Italia era quinta nell’Ue per tasso di suicidi in carcere e settima in Europa, con oltre venti Paesi con valori più bassi. Il 15 aprile, ospite di Zapping su Rai Radio 1, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha detto (min. 16:10) che il problema dei suicidi in carcere è “estremamente complesso” e “non può essere risolto con degli slogan”. Nordio ha sottolineato che il fenomeno “è comune a tutti i Paesi”, aggiungendo che l’Italia, “non è certo al primo posto tra i suicidi in carcere in Europa, anzi è verso gli ultimi”. I numeri sostengono questa parte della dichiarazione del ministro della Giustizia? In breve, la risposta è no.
di Giulio Cavalli
La Notizia, 17 aprile 2025 Ogni quattro giorni una persona si suicida in un carcere italiano. I numeri sono inchiostro freddo, ma raccontano l’urlo strozzato di un sistema che implode: 62.165 detenuti stipati in spazi pensati per meno di 47mila. Il sovraffollamento ha superato il 132%. In alcune celle si dorme in tre per terra, con un solo bagno e senza assistenza. E il ministro Carlo Nordio, che pure aveva promesso una riforma epocale, ha deciso che la colpa non è sua. È dei giudici. Dei magistrati. Delle leggi che non riesce a cambiare, o che scrive con l’intento di peggiorare.
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 17 aprile 2025 La maggioranza archivia il ddl mentre alla Camera il decreto corre veloce. Protesta unanime delle opposizioni: è uno “scippo istituzionale senza precedenti”. Mentre alla Camera il decreto Sicurezza ha preso il binario dell’altissima velocità con l’obiettivo fissato di portarlo in Aula già a maggio dopo un veloce passaggio formale nelle stazioni delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, nell’altro ramo del Parlamento, dove era previsto l’avvio dei lavori in Aula dell’equivalente ddl, i nodi vengono al pettine. Il Senato ieri ha infatti definitivamente archiviato la discussione sul ddl Sicurezza perché, come è toccato al forzista Lucio Malan ammettere nel chiedere la sospensione dei lavori, i due provvedimenti si sovrappongono. L’opposizione protesta, ma è inutile.
di Marco Grimaldi*
Il Fatto Quotidiano, 17 aprile 2025 Infine, il Ddl Sicurezza è diventato decreto, aggirando il Parlamento e il Quirinale. Una metamorfosi necessaria per sottrarsi al confronto delle Camere, ma anche per non cedere sulle misure di pura disumanità nel mirino del Presidente della Repubblica, a partire dal divieto di acquistare Sim per i migranti irregolari e dal carcere per le donne incinte o madri di bimbi piccoli. Per loro, nessun ripristino della norma che evita la custodia cautelare: la detenzione preventiva, ora prevista obbligatoriamente negli Icam (istituti a custodia attenuata per le madri), significa comunque carcere. Nessun accesso alle misure alternative previste dalla legge, negato il diritto delle donne a partorire libere e dei bambini a nascere liberi. Un intento unicamente punitivo, che colpirà soprattutto le donne più vulnerabili.
di Mauro Bazzucchi
Il Dubbio, 17 aprile 2025 Il guardasigilli vuole arrivare al referendum senza tensioni. Dopo lo scontro frontale sul caso Almasri, il ministro Nordio sembra aver scelto la linea “morbida” con l’Anm. Linea confermata dal clima disteso registrato da entrambe le parti in occasione dell’incontro di martedì scorso. Sulla riforma della giustizia appare già evidente da qualche tempo che lo sguardo di tutti gli attori scena sia già rivolto, in prospettiva, all’appuntamento referendario. Ma proprio in vista di questo appuntamento così importante su un testo che è attualmente in esame in seconda lettura a Palazzo Madama, nel perimetro del governo sembra si stiano delineando due approcci differenti.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 17 aprile 2025 “Intendiamo rimodulare i presupposti perché scatti la carcerazione preventiva. Oggi c’è il pericolo di fuga, l’inquinamento delle prove e la reiterazione del reato: queste sono categorie anche in parte obsolete, che dovrebbero essere riviste”: lo aveva detto due giorni fa il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervistato a SkyTg24. Obiettivo condivisibile, che si scontra con la realtà politica del momento. Vediamo come. Sul tema ieri, in commissione Giustizia alla Camera, si è tornato a discutere grazie a una interrogazione presentata dal capogruppo di Forza Italia, Tommaso Calderone, che ha chiesto al governo cosa intenda fare “nel brevissimo termine” per ridurre l’abuso della custodia cautelare. Secondo i dati del ministero della Giustizia, al 31 marzo di quest’anno su oltre 62mila detenuti, 9.271 sono in attesa di primo giudizio.
di Stefano Giordano
L’Unità, 17 aprile 2025 Preoccupa la tendenza nel nostro sistema giudiziario a trasformare le richieste di archiviazione in condanne morali. Restituiamo laicità alla Giustizia. Negli ultimi anni, il nostro sistema giudiziario ha visto emergere una tendenza preoccupante: quella di travestire le richieste di archiviazione in vere e proprie condanne morali. Questa pratica, puntualmente censurata dalla Corte Costituzionale, solleva interrogativi fondamentali sul ruolo di giudici e pubblici ministeri, chiamati a essere custodi di una giustizia laica, imparziale e priva di filtri ideologici. Purtroppo, la realtà processuale sembra essere soggetta a interpretazioni personali che travalicano la mera applicazione della legge in favore di un’opinione morale che di per sé non ha peso giuridico.
di Damiano Rizzi*
Il Fatto Quotidiano, 17 aprile 2025 Dal 2013, altre 1.300 donne sono state uccise in Italia per mano di partner o ex partner. E sono almeno 2.000 bambini e bambine gli orfani di femminicidio. La più parte sono invisibili, fuori da qualsiasi registro nazionale. Non esistono per lo Stato. Un bambino o adolescente che perde la madre a causa di un femminicidio non è semplicemente un “orfano”: è un sopravvissuto. Ha vissuto all’interno di un contesto familiare violento, spesso per anni, assistendo a maltrattamenti fisici e psicologici, e sviluppando una forma di adattamento al trauma basata sulla paura, sul silenzio, sull’invisibilità.
di Giuliano Pavan
Il Gazzettino, 17 aprile 2025 “Mio figlio aveva delle ecchimosi, voglio sapere se è stato picchiato” “Voglio sapere cos’è successo a mio figlio: non può essere morto d’infarto, è stato picchiato in carcere”. Al telefono, con la voce rotta dal pianto ma con la determinazione di andare fino in fondo, la madre di Gennaro Marino, 46enne detenuto nella casa circondariale di Santa Bona, a Treviso, per scontare un cumulo pena per reati contro il patrimonio e relativi agli stupefacenti, invoca giustizia. E pretende che venga eseguita un’autopsia sul corpo del figlio, che da più di due settimane si trova all’obitorio dell’ospedale Ca’ Foncello nonostante il nulla osta già rilasciato dalla Procura.
di Daniele Minni
La Nazione, 17 aprile 2025 Domani nel carcere si svolgerà il primo colloquio intimo autorizzato in Italia. L’avvocato Caforio loda la struttura penitenziaria: “Ha trovato uno spazio adeguato secondo le linee guida appena emesse”. Alla vigilia del primo incontro per il diritto all’affettività tra reclusi e familiari il garante dei detenuti dell’Umbria, avvocato Giuseppe Caforio, loda il carcere di Terni. “Va riconosciuto al carcere di Terni di essere stato antesignano - afferma il garante - nell’attuazione dell’affettività dei detenuti riuscendo a trovare uno spazio adeguato, secondo le linee guida appena emesse dal ministero della Giustizia per consentire l’esercizio di questo diritto importante anche in un’ottica di riabilitazione”. Come richiesto da un detenuto nell’arco di 60 giorni è stato fissato l’incontro.
di Massimo Solani
rainews.it, 17 aprile 2025 Terni primo penitenziario a recepire le linee guida, ma la carenza di personale è un problema. C’è un secondo detenuto della Casa circondariale di Sabbione che, a giorni, potrà ottenere un colloquio intimo con la partner senza il controllo della Polizia penitenziaria. Dopo il via libera dato dalla direzione della struttura e dal comando della penitenziaria al sessantenne campano che attraverso il proprio avvocato, Paolo Canevelli del foro di Roma, aveva messo in mora il carcere di Terni per non aver rispettato le tempistiche imposte dal giudice di sorveglianza di Spoleto, in ottemperanza della sentenza della Corte Costituzionale, sarà un detenuto romano cinquantottenne della media sicurezza, recluso dal 2024 per reati legati agli stupefacenti, ad usufruire della stanza ricavata negli spazi dell’area colloqui con gli avvocati.
di Ludovica Lopetti
Corriere di Torino, 17 aprile 2025 Quanto dovrà aspettare il carcere di Torino per avere una stanza destinata ai colloqui intimi? Se lo chiedono centinaia di detenuti, che da un anno hanno subissato di istanze i magistrati di Sorveglianza. A gennaio 2024 la corte Costituzionale ha sancito il diritto dei reclusi a incontrare partner e familiari riservatamente (anche per rapporti sessuali) e, ora che il Dap ha emanato le linee guida, aumenta anche la pressione sugli uffici che devono autorizzare o negare gli incontri. I sindacati di polizia penitenziaria - l’Osapp in testa - si sono scagliati apertamente contro il provvedimento, ma gli agenti non sono i soli a nutrire preoccupazioni.
di Federica Pacella
Il Giorno, 17 aprile 2025 Le linee guida sul diritto all’affettività dei detenuti sollevano perplessità. La Garante di Brescia: “Possono essere comunque un passo avanti. Due ore di tempo, biancheria e lenzuola a carico del partner che deve portarle da casa, pulizie e sanificazione post colloquio, mentre i locali individuati dai provveditori dovranno essere dotati di una camera arredata con un letto e con annessi servizi igienici. Ad una lettura soprattutto esterna alle mura del carcere, le linee guida del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) per permettere alle persone detenute di esercitare il loro diritto all’affettività e alla sessualità, possono creare qualche perplessità. Ma tant’è: le si aspettava da gennaio 2024, da quando cioè la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittimo il divieto assoluto, fino ad allora in vigore ...
di Matteo Sorio
Corriere del Veneto, 17 aprile 2025 Avvocati e attivisti a Montorio tra sovraffollamento e sottorganico. I numeri parlano da soli: 604 detenuti, a ieri, a fronte di 335 posti. Con 287 agenti di polizia penitenziaria sui 317 previsti: cifra, quest’ultima, tarata peraltro sulla capienza “normale”. Comunicati ieri dal presidente della Camera penale veronese, Paolo Mastropasqua, dopo la visita svolta insieme all’associazione Nessuno tocchi Caino, i numeri del carcere di Montorio - dove 372 detenuti sono stranieri, il 61%, e 331 hanno una condanna definitiva - continuano a parlare di “un sovraffollamento drammatico, come in quasi tutti gli istituti penitenziari italiani”.
La Provincia Pavese, 17 aprile 2025 La struttura ospita 365 detenuti a fronte di 242 posti regolamentari, niente acqua calda nella sezione femminile. La situazione nel carcere di Vigevano “è drammatica”. Lo scrive nel suo dossier l’Osservatorio di Antigone che ieri ha visitato la casa circondariale. “Erano presenti 365 detenuti a fronte di 242 posti regolamentari, con un sovraffollamento del 150%. Di questi 179 stranieri e 80 donne, di cui alcune nell’unico circuito di Alta sicurezza del nord Italia. La forte presenza di stranieri incide sulle difficoltà trattamentali, perché’ non inseribili nei percorsi. Non sono presenti mediatori culturali e non è possibile rinnovare il permesso di soggiorno all’interno dell’istituto.
di Paolo Doni
L’Eco di Bergamo, 17 aprile 2025 Nella visita di martedì 15 aprile al carcere di via Gleno il Vescovo Francesco Beschi ha ricordato l’importanza di una comunità accogliente che, fuori dalle mura della galera, renda possibile un futuro per chi sta scontando la sua pena. In un momento difficile per la Casa circondariale, che come tutti gli istituti di pena del Paese soffre condizioni di sovraffollamento ai limiti del sopportabile (583 detenuti, per una capienza regolamentare di 319), la presenza di monsignor Beschi per gli auguri pasquali ricorda alla cittadella di via Gleno (abitata non solo da detenuti ma anche da agenti di polizia penitenziaria, operatori sanitari, educatori, insegnanti, volontari), che fuori c’è una città che storicamente è sempre stata in prima linea per raccogliere la sfida di un disagio che, va detto, negli ultimi anni si è fatto ...
di Iacopo Scaramuzzi
La Repubblica, 17 aprile 2025 Papa Francesco non si ferma. Questo pomeriggio, salvo contrordini dell’ultimo momento, si recherà al carcere romano di Regina Coeli per la messa del giovedì santo. Ancora convalescente, i movimenti limitati e la voce incerta, Jorge Mario Bergoglio non vuole rinunciare a un appuntamento cruciale della Settimana Santa, ed è possibile che, ancorché in forma essenziale, voglia compiere il rito della lavanda dei piedi con alcuni detenuti.
tg24.sky.it, 17 aprile 2025 Una serie di dibattiti sulla situazione nelle carceri in Italia. È questo il programma di “Reform Trust: Ideas on penal environments”, una serie di incontri che, in programma da aprile a maggio 2025 a Milano, esplorano la funzione delle case di reclusione italiane, facendo luce in particolare sul populismo penale, il sovraffollamento, il lavoro carcerario, la deprivazione economica e la riforma e trasformazione del carcere. Ospitate all’interno del centro milanese di Dropcity, le sessioni mettono in relazione individui, oggetti, spazi e i significati che assumono all’interno del contesto penale, intrecciando questioni architettoniche, legali, amministrative e sociali. L’iniziativa è curata da Federica Verona, architetta e urbanista, e Valeria Verdolini, sociologa giuridica e attivista.
AFFARI SOCIALI
di Elisa Messina
Corriere della Sera, 17 aprile 2025 Uno degli ultimi casi di cronaca che non avremmo voluto leggere è quello della ragazzina di 14 anni di Busto Arsizio violentata e massacrata di botte da un ragazzo conosciuto su Instagram. Le vittime della violenza di genere sono, sempre di più frequentemente, minori. Ma anche gli autori di queste violenze sono sempre più giovani: facendo riferimento solo al tribunale di Milano, per esempio, il 40% degli uomini finiti sotto processo per questi reati hanno meno di 35 anni. “Significa che il modello patriarcale delle generazioni precedenti persiste” aveva commentato il presidente del tribunale di Milano Fabio Roia. Significa anche, ribadiva il giudice, che dalla scuola, fin da piccoli, non arriva il messaggio dell’educazione al rispetto e alla diversità. Non arriva perché non c’è.
di Giulia Zonca
La Stampa, 17 aprile 2025 I diritti contano più della biologia e nella delicata e controversa decisione della corte suprema del Regno Unito quelli non vengono toccati, così è meglio partire da qui: le persone trans non perdono tutele e ci mancherebbe. Però, da ora, la legge britannica sulle pari opportunità considera donna soltanto chi è nata di sesso femminile. È un tema fragile che scatena reazioni ultrà e qualsiasi tentativo di trovare un equilibrio lessicale, già di suo molto precario, viene frantumato dai cori. Non esiste una vittoria e quindi non c’è una curva che può esultare e le sedicenti femministe che lo fanno fuori dall’aula con le sciarpe al collo sono patetiche.
di Marco Bresolin
La Stampa, 17 aprile 2025 La proposta dovrà passare al vaglio del Consiglio dell’Ue e del Parlamento. Dal Patto migrazione e asilo a rimpatri più veloci: tutte le novità. La Commissione europea ha offerto al governo italiano due assist importanti che potrebbero aiutare l’esecutivo Meloni ad affrontare gli ostacoli giuridici emersi nell’applicazione del protocollo siglato con l’Albania per la gestione dei centri sul territorio del Paese Balcanico. Da un lato ha proposto di anticipare alcuni elementi del nuovo Patto migrazione e asilo - in particolare quelli che consentono di designare un Paese di origine come sicuro anche se questo lo è solo parzialmente - dall’altro ha stilato una lista Ue di Paesi di origine sicuri, includendovi l’Egitto e il Bangladesh, che sono oggetto proprio del contenzioso tra il governo italiano e i giudici dei tribunali locali ...
di Marco Bresolin
La Stampa, 17 aprile 2025 La proposta dovrà passare al vaglio del Consiglio dell’Ue e del Parlamento. Dal Patto migrazione e asilo a rimpatri più veloci: tutte le novità. La Commissione europea ha offerto al governo italiano due assist importanti che potrebbero aiutare l’esecutivo Meloni ad affrontare gli ostacoli giuridici emersi nell’applicazione del protocollo siglato con l’Albania per la gestione dei centri sul territorio del Paese Balcanico. Da un lato ha proposto di anticipare alcuni elementi del nuovo Patto migrazione e asilo - in particolare quelli che consentono di designare un Paese di origine come sicuro anche se questo lo è solo parzialmente - dall’altro ha stilato una lista Ue di Paesi di origine sicuri, includendovi l’Egitto e il Bangladesh, che sono oggetto proprio del contenzioso tra il governo italiano e i giudici dei tribunali locali ...
di Giansandro Merli
Il Manifesto, 17 aprile 2025 Il giorno prima che la premier italiana incontri Trump, la Commissione propone di anticipare le norme utili a riempire i Centri in Albania. Così l’istituzione comunitaria entra a gamba tesa nella causa discussa dalla Corte di giustizia Ue. La leader Fdi esulta: cambiamo l’approccio europeo sul governo dei flussi migratori. Il giorno dopo la telefonata con Ursula von der Leyen e il giorno prima dell’incontro con Donald Trump la presidente del Consiglio Giorgia Meloni incassa un assist dalla Commissione Ue sul progetto più controverso della legislatura: i centri in Albania. Ieri l’istituzione comunitaria ha proposto l’anticipazione di due punti del Patto su immigrazione e asilo per permettere al governo italiano di riempire le strutture di Gjader.
di Giansandro Merli
Il Manifesto, 17 aprile 2025 Quinta ispezione dei parlamentari d’opposizione e del Tavolo asilo e immigrazione nei Centri in Albania. “Ci sono state proteste e atti di autolesionismo. Ma nessuna rivolta, né arresti. Le persone vivono un grande sconforto: non capiscono perché sono qui”, dice l’esponente. La deputata del Pd Rachele Scarpa risponde al telefono appena uscita dal Cpr di Gjader, in Albania, dove ha svolto il quinto sopralluogo. È stata la parlamentare più assidua nelle strutture d’oltre Adriatico. “Non ci hanno fatto ispezionare la parte detentiva”, denuncia. La delegazione, organizzata dall’opposizione e dal Tavolo asilo e immigrazione, è riuscita a parlare solo con alcuni dei trattenuti: non tutti hanno precedenti penali, sono originari di Algeria, Bangladesh, Marocco, Moldavia, Nigeria e Pakistan.
di Daniela Fassini
Avvenire, 17 aprile 2025 La denuncia di Human Right Watch: in carcere 22 persone accusate di terrorismo che rischiano la pena di morte. Subsahariani cacciati e scomparsi, l’ombra dell’espianto di organi. C’è anche la Tunisia tra i Paesi indicati dalla commissione come “sicuri”. I cittadini dei quali, cioè, richiedenti asilo giunti in Italia (e negli altri Stati membri) potranno essere più facilmente rimpatriati, grazie alla procedura accelerata. La stessa cioè che viene applicata nei centri albanesi. Il Paese nordafricano alla ribalta nelle ultime settimane per la deportazione e la caccia ai migranti subsahariani risulta quindi “sicuro”, malgrado le numerose denunce arrivata da più parti e anche dalle Ong (poche) ormai presenti sul territorio.
di Marinella Correggia
Il Manifesto, 17 aprile 2025 L’Africa nella morsa dei conflitti armati Intrecci sanguinosi nei Paesi L20: dal lago Ciad nel Sahel ai parchi del Kivu alla foresta pluviale del bacino del Congo. Quarto bacino idrico per grandezza nel continente africano, il lago Ciad si trova al confine fra Niger, Ciad (due paesi L20), Camerun e Nigeria. Ci spiega il missionario comboniano Filippo Ivardi Ganapini, che in quell’area ha vissuto e lavorato: “Il lago è ancora oggi fondamentale per la sopravvivenza di oltre 30 milioni di persone, le cui attività tuttavia sono minacciate da desertificazione, riduzione drastica del bacino e conseguenti migrazioni climatiche, insurrezioni armate e crisi umanitarie. Si alternano lunghe siccità e improvvise inondazioni, come quella dello scorso settembre che ha colpito quasi due milioni di ciadiani, con oltre 600 vittime”.
DOCUMENTI
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G-News: "Taccuino degli eventi in carcere fino al 18 aprile", a cura di Antonella Barone
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione fino al 20 aprile 2025
PODCAST
"Voci da San Vittore", di Ulderico Maggi - ABCittà
"Dialoghi abolizionisti". Ogni settimana un nuovo intervento di riflessione sulla prospettiva del superamento del carcere. (qui l'indice degli episodi)
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