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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di domenica 13 aprile 2025
di Fabrizia Giuliani
La Stampa, 13 aprile 2025 Il rischio è assuefarsi: non registrare più, non stupirsi più, figuriamoci indignarsi. Emergenza carceri, sovraffollamento, strutture fatiscenti, carenza di personale e via così. Formule ineccepibili, pensate per chiudere bene i fatti, sigillarli e non esserne toccati. Così parlano i verbali, le relazioni, le audizioni parlamentari e così parliamo anche noi. Noi che lo sappiamo quali sono le condizioni delle nostre prigioni, quelle per adulti e anche quelle per i minori, sempre per restare alle locuzioni indolori, quelle dove stanno i ragazzi e le ragazze e a volte portano nomi che generano ossimori. Come il Beccaria di Milano, titolato alla parte migliore della nostra storia, dove meno di un anno fa sono stati arrestati agenti per torture e da dove si continua a evadere.
di Andrea Bernardini
Avvenire, 13 aprile 2025 Le linee guida sul diritto all’affettività di chi è in carcere, come previsto dalla recente sentenza della Corte Costituzionale, sono state firmate venerdì dal capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria facente funzioni Lina Di Domenico e trasmesse a provveditori, direttori e comandanti di reparto degli istituti penitenziari. Le linee guida fissano “una disciplina” sugli incontri intimi tra i detenuti e i loro partner. Saranno concessi “nello stesso numero” dei colloqui visivi fruiti mensilmente e dureranno al massimo due ore. A usufruirne potranno essere soltanto il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona stabilmente convivente, che saranno ispezionati. L’accertamento, demandato al direttore dell’istituto e in alcuni casi all’Autorità giudiziaria, sarà automatico per coloro che già siano stati ammessi ai colloqui visivi o telefonici.
di Teresa Scarcella
La Nazione, 13 aprile 2025 “Sono avvilenti. Fatte apposta per scoraggiare”. Non le manda a dire il Garante regionale dei detenuti, Giuseppe Fanfani, commentando le linee guida diffuse dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sul diritto alla sessualità dietro le sbarre. Le regole, secondo Fanfani, nascono sbagliate. “La Corte Costituzionale aveva dato alla questione un senso profondo di umanità - spiega il garante -. Poi c’è stata una resistenza da parte del Dap, ma anche dalla politica. E di fronte all’impossibilità oggettiva di dire no, è venuta fuori questa circolare, che confonde l’affettività con la sessualità”.
di Valentina Marotta
Corriere Fiorentino, 13 aprile 2025 L’Anm toscana: con le sue parole contribuisce all’isolamento di giudici e pubblici ministeri. “Provvedere al buon funzionamento del sistema penitenziario è compito e responsabilità dell’Esecutivo e del ministro della Giustizia. Puntando il dito contro i magistrati si elude il dato centrale di una questione così seria e urgente”. La sezione toscana dell’Associazione nazionale magistrati replica alle dichiarazioni rilasciate in Senato dal guardasigilli Carlo Nordio sul sovraffollamento negli istituti di pena. “Se aumenta il numero dei carcerati non è colpa del governo, ma di chi commette dei reati e della magistratura che li mette in prigione.
di Alberto Maccari
Avvenire, 13 aprile 2025 Beneduci (Osapp) ritiene fallimentare la gestione del sistema da parte del ministero: “Si ascolti di più chi è sempre in prima linea”. Dirigenti del Dap in trincea per un giorno su disposizione del Ministero della Giustizia e un’ondata di ispezioni e supporti dimostrativi nelle carceri italiane. Ma a cosa servono? La domanda, che è anche una denuncia e un appello alle istituzioni a prendere provvedimenti concreti per affrontare l’annosa emergenza che sconvolge il sistema penitenziario, arriva da Leo Beneduci, segretario nazionale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria). “Mentre assistiamo a queste dimostrazioni ben orchestrate all’insegna del “facciamo vedere noi come si fa da parte di dirigenti ministeriali che poi ripartono soddisfatti - dice il rappresentante sindacale - c’è chi resta in prima linea e deve fare i conti con la realtà quotidiana”.
di Luca Bonzanni
Avvenire, 13 aprile 2025 Entro il mese di giugno lo strumento verrà usato in 50 istituti per documentare attività di servizio e garantire l’ordine. Le bodycam arrivano anche in carcere. Anche la polizia penitenziaria avrà a disposizione le “telecamere indossabili”, già in uso ad altre forze dell’ordine e ora pronte a essere impiegate anche per la sorveglianza all’interno dei penitenziari. Il “collaudo”, come spiega e una circolare del ministero della Giustizia inviata nei giorni scorsi ai sindacati di categoria, avverrà entro il mese di giugno e coinvolgerà una cinquantina di strutture tra carceri per adulti e quelle minorili, ma potranno essere utilizzate anche in alcuni servizi sul territorio, per esempio legati alle misure alternative o alle “traduzioni” (i trasferimenti) di un detenuto da un carcere all’altro o in tribunale per le udienze.
GIUSTIZIA
di Antonio Bravetti
La Stampa, 13 aprile 2025 Uno sciopero di tre giorni, in aperto dissenso al decreto sicurezza e in protesta contro gli ultimi provvedimenti del Dap sulle carceri. L’Unione delle camere penali proclama l’astensione dal lavoro il 5, 6 e 7 maggio. Niente udienze né attività giudiziarie per gli avvocati penalisti. Il decreto sicurezza, a loro giudizio, presenta numerose criticità. L’elenco è lungo: “L’inutile introduzione di nuove ipotesi di reato; molteplici, sproporzionati e ingiustificati aumenti di pena; l’introduzione di aggravanti prive di alcun fondamento razionale; la sostanziale criminalizzazione della marginalità e del dissenso”.
di Giovanni Negri
Il Sole 24 Ore, 13 aprile 2025 Richiesta al ministero per conservare anche la via analogica. Il Consiglio superiore della magistratura torna a sottolineare le criticità del processo penale telematico, tra i cardini degli impegni presi dal ministero della Giustizia nel contesto del Pnrr. Con una delibera approvata dal plenum si ricorda che le difficoltà di App, l’applicativo ministeriale, emergono anche davanti ai nuovi obblighi in vigore da pochi giorni, visto che dal i° aprile il canale digitale è la via teoricamente esclusiva per l’iscrizione delle notizie di reato e per il deposito degli atti in una serie di giudizi speciali (abbreviato, direttissimo, immediato).
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 13 aprile 2025 La sua storia non è solo quella di un criminale che ha sfidato le istituzioni, ma anche quella di un personaggio che incarna le contraddizioni di un’intera regione. Graziano Mesina, l’ex primula rossa del banditismo sardo, è morto poche ore dopo essere stato scarcerato: il tribunale di sorveglianza di Milano aveva accolto la settima istanza dei suoi avvocati, che chiedevano il differimento della pena per motivi di salute. L’ex bandito, è stato poi ricoverato nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano, dove è morto.
di Massimo Sechi
La Nuova Sardegna, 13 aprile 2025 “Non c’è stata pietà nei confronti di Graziano Mesina. Quella dello Stato sembra una vendetta nei suoi confronti”. La Garante delle persone detenute in Sardegna Irene Testa non ha alcun dubbio nel commentare la morte del bandito sardo. “Lui veniva da una situazione complessa, ha fatto certamente degli errori nella sua vita ma uno Stato democratico e civile non avrebbe dovuto applicare quegli errori alla sua persona. Se una persona sta così male da aprirgli le porte del carcere il giorno prima della sua morte vuol dire che c’erano le condizioni per poterlo scarcerare prima. Nell’isola ci sarebbero state le condizioni per poterlo vigilare, se il pericolo poteva essere il possibile rapporto con la criminalità locale.
di Elisa Sola
La Stampa, 13 aprile 2025 Nel capoluogo piemontese c’è una detenuta rinchiusa da quattro mesi con una diagnosi di schizofrenia paranoide. È assistita solo dalle compagne di cella: “Deve uscire, qui dentro rischia”. Lo hanno ribadito più volte la Corte di Cassazione e la Corte europea per i diritti dell’uomo. Le persone gravemente malate non possono stare in carcere. L’esecuzione della pena “non può trasformarsi in una condizione inumana e degradante”. E nessuno può annientare la soglia minima della “dignità di una persona”. Eppure, nel carcere di Torino, da quattro mesi vive, o cerca di sopravvivere, una donna invalida al 100 percento. Ha 50 anni. È affetta da una forma grave e non curabile di schizofrenia paranoide. Ormai da dieci anni l’Inps ha dichiarato che è inferma. Totalmente.
bolognatoday.it, 13 aprile 2025 Senza mezzi termini i Garanti dei detenuti regionale e di Bologna: “Inaccettabile che siano assegnati anche ragazzi in custodia cautelare, arrestati forse a seguito del decreto Caivano”. “Rasenta il ridicolo. Un obbrobrio, l’Emilia-Romagna non si merita un affronto di questo tipo”. Così Roberto Cavalieri, garante regionale dei detenuti, sull’apertura della nuova sezione per giovani al carcere della Dozza, progetto che ha scatenato più di una polemica. “Trovo inaccettabile in particolare che siano assegnati alla Dozza anche ragazzi in custodia cautelare - afferma il garante, intervenuto oggi a un’iniziativa sul carcere organizzata dal Pd - ci sono anche dei neo-maggiorenni, arrestati forse a seguito del decreto Caivano, in città molto lontane da Bologna, impacchettati e spediti qui. È inaccettabile”.
agi.it, 13 aprile 2025 Manifestazione davanti al Palazzo di giustizia di Messina di familiari e amici di Ivan Lauria, il detenuto messinese morto a 28 anni nel carcere di Catanzaro il 15 novembre 2024. Una fine inaccettabile per Michela Lauria, la madre che adesso chiede giustizia: “Chiedo verità e giustizia per mio figlio. Finora si sa poco, voglio capire cosa è successo. Non solo voglio sapere il motivo del decesso, ma anche cosa è accaduto prima, dal 2 al 15 novembre, voglio risposte”. “Siamo qui per Ivan e per tutti i detenuti che perdono la vita o perdono i loro diritti in carcere. Il carcere deve essere un luogo di rieducazione non un posto dove una persona invalida al 75% come Ivan perde la vita a 28 anni”, aggiunge l’avvocato Pietro Ruggeri che assiste la madre del giovane.
di Elia Folco
sanremonews.it, 13 aprile 2025 La figura si occuperà di garantire i diritti di tutte le persone private della libertà, quindi sia coloro detenuti in carcere sia per coloro che si trovano agli arresti domiciliari e in qualsiasi forza di reclusione forzata. Il carcere di Sanremo si doterà presto di un garante dei detenuti: dalla Regione è infatti arrivata richiesta al Comune di nominare una figura che si occupi di svolgere questa carica, in quanto il garante regionale competente, figura istituita a inizio anni 2000, affrontava eccessive difficoltà a coprire l’intero territorio ligure. L’iter, spiega il vicesindaco Fulvio Fellegara durante la riunione della commissione consiliare, è iniziato a dicembre dello scorso anno, per designare una figura che si occupasse della casa di reclusione di Sanremo, che è la terza più grande della Liguria: tra le idee era stato ...
terninrete.it, 13 aprile 2025 L’accordo siglato di recente tra l’Ufficio esecuzione penale esterna e Cesvol Umbria consente di valorizzare il volontariato nell’ambito della giustizia riparativa. L’intesa favorisce la partecipazione attiva delle associazioni del territorio, che potranno realizzare attività di inclusione sociale all’interno delle quali ospitare le persone in esecuzione di procedimenti dell’autorità giudiziaria ammesse ai lavori di pubblica utilità ai fini della messa alla prova. Lunedì 14 aprile alle ore 15, nella sala polivalente del Cesvol, a Terni, l’evento “Iniziativa di giustizia di comunità: percorsi di inclusione e responsabilità”, un’importante occasione per approfondire il ruolo dell’associazionismo nell’ambito dell’esecuzione penale e della giustizia riparativa.
di Stefano Miliani
giornaledellospettacolo.globalist.it, 13 aprile 2025 Una riuscita azione teatrale piena di vita, ironia e drammi corona il fiorentino “Materia prima festival” nelle difficili condizioni delle prigioni. Si entra nel carcere fiorentino di Sollicciano, alla periferia tra il capoluogo e Scandicci, e nel cortile dove attendiamo che la guardia ci porti nel luogo dello spettacolo sul muro interno in cemento armato si staglia la scritta in vernice bianca a caratteri maiuscoli “Those who love me”, “coloro che mi amano”. Colpisce, una frase simile, in un luogo di detenzione, tra i muri grigi, spesso con colature nere, sotto le torrette, tra cancelli e inferriate in un complesso in condizioni difficili.
di Martina Di Marco
Il Resto del Carlino, 13 aprile 2025 Il primo brano del giovane musicista nasce dalla storia di un ragazzo che si è tolto la vita in carcere “So che il mio è un genere che non va al passo con la moda, ma non mi è mai interessato omologarmi”. “Stragi silenziose” è il singolo di debutto del giovane maceratese Edoardo Lattanzi, che il 4 aprile scorso ha pubblicato il suo primo brano prodotto in studio. Classe 2005, il maceratese Lattanzi racconta del disagio vissuto dai giovani detenuti nelle carceri italiane, talmente profondo e presente da indurli a togliersi la vita tra le mura delle loro celle. “La canzone nasce nel marzo del 2024, in un periodo non molto felice a livello fisico e psicologico della mia vita - spiega Lattanzi -. Mi capitò di leggere un articolo su un ragazzo che si uccise nel giorno del suo ventesimo compleanno, in carcere a Teramo.
di Roselina Salemi
Specchio - La Stampa, 13 aprile 2025 Tante famiglie non hanno dialogo con i ragazzi: capirli è molto difficile. La rabbia, il bullismo, la rete: a volte non sanno neanche di cosa parlano. “Adolescence”, serie Netflix dove un tredicenne di buona famiglia uccide una compagna di scuola, ha scosso come uno tsunami la banalità delle serie televisive. Tutti hanno detto la loro: sociologi, psicologi, pedagogisti, psichiatri, insegnanti, preti. Anche perché il tema dell’adolescenza è ultimamente molto frequentato: 85 saggi con impostazioni e tagli diversi dall’inizio dell’anno. E le quattro puntate di Netflix che sono contemporaneamente un poliziesco, un thriller psicologico, un esame sociologico della rabbia maschile, del cyberbullismo e di un sistema scolastico in crisi, hanno gettato molte famiglie nello sconforto.
AFFARI SOCIALI
di Diego Motta
Avvenire, 13 aprile 2025 Essere forti coni deboli è diventata una delle prerogative di questo tempo. Mostrare i muscoli, fare esibizione di potenza, umiliare i vinti della storia rientra ormai perfettamente negli obblighi di chi deve prendere decisioni sulla vita altrui. Il povero, lo straniero, il detenuto, il minore, il disabile: decidete voi quale soggetto immaginare in una situazione di inferiorità e per quale ragione egli vi si trovi. Ciò che conta non pare essere più il suo recupero, il suo reinserimento o un eventuale percorso di rinascita: la politica di oggi vuole farne invece carne da macello per parlare agli elettori, da aizzare o blandire a seconda dell’argomento.
di Andrea Galli
Corriere della Sera, 13 aprile 2025 Da Monza a Saronno, continua il viaggio del “Corriere” tra gli adolescenti che la Treccani definisce “gruppi di strada chiassosi, con la tendenza ad attaccar briga, dal modo di vestire appariscente e dal linguaggio volgare”. Le strofe del rapper Paky: “Mentre mi sta cercando la Digos, sono a St. Moritz”. Son tutti qui, i maranza. Come al solito. Una distesa di borselli portati ormai quasi ad altezza della gola, nemmeno più ad altezza del petto, e per la cronaca trattasi di merce taroccata; nonché di piumini smanicati, pure taroccati; di crocefissi, altresì taroccati, idem come sopra.
di Antonio Maria Mira
Avvenire, 13 aprile 2025 Al Quarticciolo, periferia romana piagata da tante emergenze, la droga pesante è ben visibile. Anche nei suoi drammatici effetti umani. E in un abbraccio con evocazioni michelangiolesche. Una mamma di più di 80 anni è seduta su una panca all’ingresso della parrocchia dell’Assunzione al Quarticciolo. Il viso è un disegno di rughe e amore. Accanto a lei il figlio, 60 anni, magrissimo, viso scavato e sofferente. Si appoggia alla mamma, un gesto di tenerezza o forse di ricerca di protezione. Ma non è un’immagine serena, piuttosto di un dramma, quasi una “Pietà” michelangio-lesca, non quella, più famosa, in San Pietro, dal marmo ben levigato, ma quella cosiddetta Rondanini, non terminata ma dove il dolore, la sofferenza emergono forse ancor di più, scavate nel marmo, proprio come i volti della mamma e del figlio.
di Alessandro De Angelis
La Stampa, 13 aprile 2025 Non è vero che i Centri albanesi non funzionano. Ora funzionano benissimo secondo il canone populista, che si nutre di emozioni e di lavoro sull’immaginario. Le emozioni sono le paure e l’immaginario è il pugno di ferro. L’efficienza è un dettaglio. Quella foto vale la marea di denari spesi. Se non ci fosse, in questi giorni, la cronaca sarebbe su Giorgia Meloni che ha perso il racconto, spaesata e impaurita, in un contesto internazionale che ha stressato quadro politico e conti domestici. E invece guardatela quell’immagine dei poveri cristi, remake albanese dei tanti scatti postati sul sito della Casa Bianca, che trovano ormai emuli in tutto in mondo: sguardo basso, rivolto verso i polsi legati, in attesa di essere portati via.
di Fabrizio Geremicca
Il Manifesto, 13 aprile 2025 Il ministro dell’Interno rivendica la correttezza della procedura. “Quella delle fascette ai polsi è una procedura che adottano normalmente gli operatori ed io non solo non ne prendo le distanze, ma la condivido. Quelle persone sono state trasferite in Albania in uno stato di privazione della libertà personale e non limitare i loro movimenti avrebbe significato che avremmo dovuto quadruplicare il numero degli agenti. Avremmo dovuto prendere un’altra nave, i trasferimenti sarebbero stati molto più costosi”. Matteo Piantedosi, il ministro dell’Interno, ieri a Napoli ha rivendicato la scelta di traghettare in Albania in manette 40 migranti reclutati nei Cpr. Lo ha fatto durante la conferenza stampa di chiusura del Med5 (il vertice con Spagna, Grecia, Italia, Cipro e Malta) al quale hanno preso parte pure il ...
di Franz Baraggino
Il Fatto Quotidiano, 13 aprile 2025 Le regole ci sono e sono recepite dalle direttive del Viminale. Ma l’Autorità nazionale di monitoraggio riferisce di un ricorso alla coercizione “sistematico” e spesso “indiscriminato”. La maggior parte delle persone sbarcate venerdì a Shengjin, in Albania, aveva i polsi legati da fascette di velcro. “Da quando sono saliti sulla nave a Brindisi e fino a prima di entrare a Gjader”, quindi per almeno dieci ore, riporta la delegazione di parlamentari e legali del Tavolo asilo e immigrazione entrata sabato nel centro. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha detto di rivendicare e condividere la misura: “L’utilizzo delle fascette? È una normalissima pratica, fa parte delle procedure operative che adottano in loro piena autonomia gli operatori”.
di Franz Baraggino
Il Fatto Quotidiano, 13 aprile 2025 Giostra inutilmente costosa. E c’è il rischio di discriminazioni censurate dalla Costituzione, che sorgono quando c’è un trattamento diverso per persone in “eguali situazioni”. Il Re è nudo, e lo ammette. I 40 migranti trasferiti venerdì in Albania andranno “tutti riportati in Italia prima di essere rimpatriati”. Lo conferma il Viminale precisando quanto anticipato dal ministro Matteo Piantedosi dopo l’approvazione del decreto del 28 marzo che ha aperto le porte di Gjader agli irregolari in attesa di rimpatrio, già trattenuti nei Cpr in Italia. “In base alla nazionalità e agli accordi con i Paesi d’origine”, aveva detto il ministro, “alcune persone andranno prima riportate in Italia”. Ora che le persone sono state selezionate e traferite, invece, il Viminale fa sapere che tutte e 40 dovranno essere riportate in Italia.
di Michele Gambirasi
Il Manifesto, 13 aprile 2025 Nessuna risposta sui criteri con cui sono state scelte le persone. Cecilia Strada: “In un giorno già tre atti di autolesionismo”. Fascette durante tutto il tragitto, nessuno era stato informato del trasferimento. Hanno scoperto di essere trasferiti in Albania quando la Libra aveva attraccato al porto di Shengjin. E lo show trumpiano delle fascette ai polsi, condiviso e rivendicato ieri dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, non è stato limitato al momento dello sbarco a favore di telecamere, ma si è protratto per tutta la durata del viaggio, almeno sette ore di navigazione da Brindisi all’Albania. Mentre sono stati almeno tre gli atti di autolesionismo registrati tra le quaranta persone trasferite in Albania nelle prime ventiquattrore di detenzione oltre Adriatico. È quanto emerge dall’ispezione effettuata ieri ...
di Alberto Simoni
La Stampa, 13 aprile 2025 A riferirlo al Washington Post sono alcuni funzionari. Si lavora con almeno 30 Paesi affinché ospitino gli immigrati che non sono loro cittadini. Un milione di immigrati illegali da deportare nel 2025. L’Amministrazione Trump avrebbe indicato l’obiettivo, assai ambizioso, per superare nettamente il “record” di Obama che espulse 400mila persone nel 2016. A riferirlo al Washington Post sono alcuni funzionari che però non hanno dettagliato come l’Amministrazione intenda fare e nemmeno quale è la contabilità alla base dell’obiettivo. Al momento sembra una missione assai difficile per la carenza di fondi, di personale e soprattutto per il fatto che la maggior parte degli immigrati hanno il diritto che sia un giudice a deliberare sul loro status e sull’eventuale deportazione.
DOCUMENTI
Decreto sicurezza e situazione carceri: l'Unione delle Camere Penali Italiane delibera l'astensione
Circolare DAP. "Sentenza 10/2024 Corte costituzionale e affettività in carcere. Prime linee guida"
In vigore da oggi il decreto-sicurezza (d.l. 11 aprile 2025, n. 48): il testo in Gazzetta Ufficiale
Articolo. "Il virus panpenalista: vaccini e rimedi cercansi (seconda parte)", di Andrea Pugiotto
APPUNTAMENTI DI RISTRETTI
APPUNTAMENTI
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione dal 14 al 20 aprile 2025
Incontro-dibattito: "Vivere e morire nelle carceri italiane" (Verona, 15 aprile 2025)
G-News: "Taccuino degli eventi in carcere fino al 18 aprile", a cura di Antonella Barone
PODCAST
"Dialoghi abolizionisti". Ogni settimana un nuovo intervento di riflessione sulla prospettiva del superamento del carcere. (qui l'indice degli episodi)
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