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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di giovedì 26 settembre 2024
APPUNTAMENTI DI RISTRETTI
CARCERI
di Cecco Bellosi*
Ristretti Orizzonti, 26 settembre 2024 Il carcere è sorto per sorvegliare e punire, non per redimere. La parte rieducativa è cresciuta e si è estesa non solo per rispondere al dettato costituzionale contenuto nell’articolo 27 della Carta, ma anche per far fronte ai risultati irrimediabilmente negativi della giustizia retributiva. In questo contesto però, la giustizia trattamentale è solo, quando va bene, una riduzione del danno carcerario; quando va male, un’estensione dal carcere all’esterno. Le pene al di fuori delle mura hanno ormai poco di alternativo. Semplicemente, la strategia del controllo si è ampliata dall’interno all’esterno, andando a costituire una continuità di fatto tra sistema penitenziario e sistema assistenziale, tra carceri e centri di accoglienza.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 26 settembre 2024 “Il carcere è un ozio senza riposo, ove il facile è reso difficile dall’inutile”. Questa frase, incisa sui muri del carcere di Massa Carrara, rappresenta una testimonianza cruda e diretta dell’esperienza carceraria. Con poche parole, cattura l’essenza di un sistema che spesso fallisce nel suo intento riabilitativo, trasformando il tempo di detenzione in un periodo di stasi forzata e frustrazione. Questo paradosso, dove l’inattività diventa una forma di punizione aggiuntiva, è stato al centro dell’attenzione dell’Osservatorio sulle partnership pubblico- private di The European House - Ambrosetti (Teha). L’organizzazione si è posta l’ambizioso obiettivo di ribaltare questa realtà, proponendo un modello carcerario innovativo che pone il lavoro al centro del processo di riabilitazione e reinserimento sociale dei detenuti.
Il Manifesto, 26 settembre 2024 L’appello. Le celle dovrebbero essere sempre una misura residuale, a maggior ragione prima della maggiore età. Invece le persone recluse sono in rapido aumento. Le celle vanno sostituite con percorsi alternativi incentrati sui ragazzi e le ragazze e non sulla cancellazione del loro presente e di ogni possibilità di futuro. Nelle carceri italiane l’attitudine vendicativa sta cancellando la funzione rieducativa richiamata in Costituzione. Le condizioni di vita sono insostenibili: il tasso di sovraffollamento è ormai del 130% con 61.800 persone attualmente detenute, numero che continua a crescere insieme a quello degli atti di autolesionismo e dei suicidi.
di Francesco Petronzio
ilnuovogiornale.it, 26 settembre 2024 “Cominciamo a pensare ai detenuti come soggetti portatori di diritti”. È un cambio di mentalità quello auspicato da Lucia Castellano, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria in Campania con un’esperienza trentennale. “Il carcere somiglia alla nostra società - dice - è ingiusto come ingiusto è il mondo in cui viviamo. Ma un’alternativa è possibile, a partire dalle piccole cose: ad esempio, si può iniziare a cambiare il concetto di diritto. Oggi il carcere è ancora il luogo del potere assoluto, tutto è una concessione sovrana”. Al Festival del Pensare Contemporaneo, domenica 22 settembre, Lucia Castellano è stata intervistata da Marcella Maresca insieme alla giornalista Daria Bignardi a Palazzo Gotico.
di Francesco Provinciali*
lavocedelpopolo.it, 26 settembre 2024 Quando si fa ingresso in un carcere per interrogare o meglio - ascoltare - una persona che vi si trova rinchiusa, si è come sopraffatti da mille emozioni, che vanno oltre il ruolo, il procedimento, l’assolvimento di un incarico di giustizia, gli interrogativi che precedono il colloquio e che dovranno essere verbalizzati nel modo più testuale e terzo possibile. “È armato, dottore?” è la prima domanda che viene posta nell’astanteria dopo il riconoscimento di rito. Per uno che si spaventava da bambino ad usare le pistole ad acqua la domanda è persino imbarazzante, anche pur comprendendone le ragioni.
di Sara Occhipinti
altalex.com, 26 settembre 2024 Sarà finalizzato alla realizzazione di progetti di formazione e apprendimento dei detenuti e di costituzione di un sistema integrato tra UEPE e servizi di comunità territoriale. Il Ministero della Giustizia ha pubblicato sul proprio portale il preavviso di selezione dei progetti di inclusione lavorativa dei soggetti in esecuzione penale. Il bando in arrivo a metà settembre sarà rivolto a Regioni e province autonome e finalizzato alla realizzazione di progetti di formazione e apprendimento dei detenuti e di costituzione di un sistema integrato tra UEPE e servizi di comunità territoriale.
di Claudio Cerasa
Il Foglio, 26 settembre 2024 La presunzione di innocenza ostacola la libertà d’espressione? Complimenti!. Intervenendo all’assemblea della stampa toscana, il presidente nazionale dell’ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, ha attaccato frontalmente il procuratore di Parma Alfonso D’Avino, che ha aperto un fascicolo per divulgazione di atti d’ufficio in relazione alla tragedia di Traversetolo, in provincia di Parma. Secondo Bartoli, “il circolo mediatico di cui questo magistrato parla è stato provocato dal silenzio”. In sostanza i magistrati inquirenti che hanno lodevolmente scelto la via della massima riservatezza in un caso straziante hanno la colpa di non aver invece costruito una sceneggiata mediatico-giudiziaria che avrebbe dato soddisfazione alla stampa, anche se si sarebbe colpita gravemente la sensibilità umana di tante persone.
di Enrica Riera
Il Domani, 26 settembre 2024 Secondo i giudici è una riforma che interviene “in modo pesante sui reati contro la Pa”. Biondi: “Se la Corte costituzionale accoglierà il ricorso, l’abuso d’ufficio verrà reintrodotto”. Una riforma dall’effetto “dirompente”, frutto di scelte “arbitrarie” e “non riconducibile a un legittimo esercizio della discrezionalità”. Una riforma che interviene “in modo pesante sul sistema dei reati contro la pubblica amministrazione” ed elimina “importanti presidi penali a tutela del buon andamento e dell’imparzialità”. Sono le parole dei giudici del tribunale di Firenze che, accogliendo l’istanza del penalista Manlio Morcella sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio, come anticipato da Domani, hanno sollevato questione di legittimità costituzionale davanti alla Consulta.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 26 settembre 2024 Proseguono in commissione Giustizia al Senato le audizioni sullo schema di decreto legislativo riguardante la presunzione d’innocenza e il diritto di presenziare al processo nei giudizi penali. Si tratta, per intenderci, del provvedimento in cui è inserita la norma che vieta la pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare, approvata in Consiglio dei ministri e ora al vaglio di Palazzo Madama e Montecitorio per i necessari, seppur non vincolanti, pareri. Ieri i senatori hanno ascoltato il professore, e avvocato, Oliviero Mazza, ordinario di Diritto processuale penale presso l’Università Bicocca di Milano, che ha sottolineato tra l’altro come “il sistema si regga su una grossolana ipocrisia: gli atti d’indagine coperti dal segreto non sono di per sé pubblicabili, ma quando vengono riportati nell’ordinanza cautelare ...
di Angela Stella
L’Unità, 26 settembre 2024 “Non è pensabile una pena da 2 a 7 anni per chi occupa un immobile, mentre chi spara con una 44 magnum in un luogo pubblico è punito con 103 euro di ammenda. Si vogliono colpire i più deboli”. Il ddl sicurezza dopo l’approvazione alla Camera il 18 settembre è stato immediatamente trasmesso al Senato. Ne parliamo con il magistrato Alfonso Sabella, attualmente giudice al Tribunale di Roma che ci elenca molte criticità del provvedimento definito “forse reazionario” e nato “per colpire i più deboli”, “senza assicurare né maggiore sicurezza né deterrenza”.
di Rinaldo Frignani
Corriere della Sera, 26 settembre 2024 Ancora tensione nel carcere romano di Regina Coeli, dove c’è un sovraffollamento di oltre 600 detenuti e una carenza di organico di agenti della polizia penitenziaria che sfiora i 150. Nella serata di mercoledì una rivolta, l’ennesima nelle ultime settimane nelle carceri di Roma e del Lazio, è scoppiata nell’VIII sezione. Alcuni detenuti hanno fatto esplodere le bombolette di gas da campeggio che usano per cucinare e appiccato così le fiamme ad alcune celle. Il rogo è visibile dalla strada. Preoccupati i residenti a Trastevere attorno al complesso carcerario. Sul posto le forze dell’ordine e i vigili del fuoco.
di Angiola Petronio
Corriere di Verona, 26 settembre 2024 Firmata la convenzione. I detenuti avranno tutor e percorsi formativi online. Un accordo-quadro è stato siglato dall’ateneo di Verona per creare nella casa circondariale di Montorio un “polo universitario penitenziario” che permetterà ai detenuti di frequentare i corsi di laurea. La cometa sulla cui scia è nato è quell’università è di tutti che è uno dei mantra del rettorato di Pier Francesco Nocini. E quell’”umanizzazione dell’ateneo che è sì ricerca e scienza, ma anche luogo di inclusione” adesso ha una nuova declinazione nell’accordo quadro “per le pari opportunità di studio e formazione alle persone detenute” nella casa circondariale di Montorio, o per quelle che siano in regime di limitazione della libertà individuale nella provincia di Verona.
di Gennaro Grimolizzi
Il Dubbio, 26 settembre 2024 Per il presidente D’Avino “questa figura di professionista, in passato, è stata oggetto di discredito da chi riteneva inutile e perfino controproducente la tutela dei più deboli”. I diritti umani e il diritto dell’immigrazione, della cittadinanza e della protezione internazionale sono gli ambiti che caratterizzano la Camera avvocati per i diritti umani e degli stranieri (Cadus). L’associazione forense, costituita di recente a Venezia, si muove nel solco dell’esperienza maturata dalla Camera degli immigrazionisti del Triveneto (CaiT). Gli iscritti alla Cadus sono avvocati appartenenti a tutti i Fori italiani. Al momento se ne contano un centinaio, ma il numero è destinato ad aumentare.
Il Dubbio, 26 settembre 2024 Una delegazione dell’Ordine di Milano - con il suo Presidente, Antonino La Lumia, i consiglieri Beatrice Saldarini e Massimo Audisio e il direttore, Carmelo Ferraro - e una delegazione della Camera Penale di Milano - con la sua presidente Valentina Alberta e la consigliera Eliana Zecca, hanno incontrato il nuovo direttore dell’istituto Beccaria, Claudio Ferrari. In una nota congiunta del Coa e della Camera Penale di Milano si evidenziano le criticità strutturali e di organico, il sovraffollamento e la necessità di risposte adeguate. Attualmente sono detenuti 55 minori: il 95% stranieri, nella maggioranza non accompagnati, con politraumi, problemi psichiatrici e di dipendenza.
di Francesca Rivano
La Stampa, 26 settembre 2024 Oggi pomeriggio verrà premiato in Consiglio comunale a Vercelli per la sua opera. La prima volta in cui ha messo piede in carcere i detenuti stavano nelle vecchie e malconce celle del “Beato Amedeo”, nel castello dove ha sede il Tribunale. Era il 1974: l’Italia viveva gli anni di piombo e le bande della vecchia mala gestivano traffici illeciti e criminalità. A 50 anni di distanza, Giulio Pretti resta uno dei volontari più tenacemente legati al servizio con i detenuti, sospeso solo durante la pandemia: oggi (giovedì 26 settembre) , alle 14, 45, in apertura di Consiglio comunale, saranno le autorità cittadine a ringraziarlo per l’impegno dedicato a un volontariato poco comprensibile per la maggior parte delle persone.
di Stefano Crippa
Il Manifesto, 26 settembre 2024 Dal 26 settembre su Netflix la seconda stagione della serie ambientata in una clinica psichiatrica, dal romanzo di Daniele Mencarelli. La storia è vera o quanto meno si ispira alla realtà. Quella che Daniele Mencarelli ha raccontato nel suo romanzo “Tutto chiede salvezza” - premio Strega giovani 2020, ovvero il suo ricovero per una settimana a seguito di un Tso. Da quel libro lo stesso autore ha tratto - lavorando di concerto con il regista Francesco Bruni - a una serie di sette episodi andati in onda due anni fa su Netflix. Ma a quelle vicende, a quei drammi (alternati nella fiction a momenti di leggerezza) dettati dal disagio mentale, Bruni e Mencarelli hanno voluto dare un seguito.
di Francesca Spasiano
Il Dubbio, 26 settembre 2024 “Non ne farò un santino”, racconta il regista dopo il via alle riprese di “Portobello”, serie tv in 6 puntate. Francesca Scopelliti: “Lui e nessun altro, poteva raccontare quel crimine giudiziario”. Che Marco Bellocchio torni sulla sedia da regista per confezionare una nuova serie tv è già una notizia da far drizzare le antenne a cinefili e critici. Ma se a questo si aggiunge che il prodotto in cantiere riguarda Enzo Tortora, allora la campana suona per tutti. Per chi sa ancora poco o niente del conduttore tv massacrato dalla giustizia, per chi chiude un occhio sul capitolo buio della nostra storia giudiziaria, e per chi semplicemente spera di riscoprirlo per come lo vede Bellocchio.
di Emiliano Fittipaldi
Il Domani, 26 settembre 2024 Le democrature, neologismo ossimorico attribuito da molti allo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, hanno tutte una caratteristica tipica: sono regimi politici che sembrano funzionare con le regole formali delle democrazie, ma che i governanti deformano - con i comportamenti e con nuove leggi - fino a trasformarli in regimi autoritari de facto, come avviene in Turchia, in Russia o nell’Ungheria di Viktor Orbán. Questo giornale, insieme a pochi altri media, da quando la destra è entrata a Palazzo Chigi ha cercato di accendere un faro sulle svolte normative che rischiano di trasformare il nostro paese non in una improbabile dittatura di stampo novecentesco, ma in un ircocervo illiberale svuotato dei principi su cui si fonda la Costituzione.
di Patrizio Gonnella
Il Manifesto, 26 settembre 2024 Il disegno di legge “sicurezza” approvato dalla Camera dei deputati è il più grande e pericoloso attacco alla libertà di protesta nella storia repubblicana. Spetta adesso al Senato decidere se c’è ancora spazio politico e sociale per le minoranze dissenzienti, per chi usa il proprio corpo per manifestare la propria opposizione al potere, per chi disobbedisce in forma nonviolenta. L’insieme delle norme volute dal governo è il manifesto di un diritto penale autoritario e illiberale che trasforma in criminali e nemici alcune precise figure sociali. Eccole: l’occupante di case, l’attivista ambientale, la giovane donna rom, il detenuto comune, l’immigrato che vive per strada, il mendicante. Nuovi reati, nuove pene, nuove proibizioni e nuove punizioni.
di Mario Di Vito
Il Manifesto, 26 settembre 2024 Nella sua foga di sorvegliare e soprattutto punire chi manifesta, il Ddl 1660 contiene anche un attacco al diritto di sciopero. Lo dice, quasi come se niente fosse, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ieri è intervenuto al question time della Camera. Rispondendo a un’interrogazione (prima firma: Maurizio Lupi) sui blocchi nei centri logistici della grande distribuzione, l’uomo del Viminale ha spiegato che verrà introdotto un nuovo reato sulla base del quale “colui che impedisca con il proprio corpo la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata commette un delitto, e non più un illecito amministrativo. Di più: se a farlo sono “più persone” è prevista la reclusione da sei mesi a due anni.
di Marco Cremonesi
Corriere della Sera, 26 settembre 2024 Il referendum divide il campo largo. Autonomia, oggi le firme in Cassazione. Il diritto di cittadinanza, e non soltanto quello, taglia in due gli schieramenti. Il centrosinistra, o meglio il campo largo già messo a durissima prova dalla vicenda del nuovo cda Rai, ma anche il centrodestra: Forza Italia, in una riunione congiunta dei gruppi, oggi stringerà i bulloni della sua proposta di legge sullo ius scholae. E cioè, la cittadinanza per chi abbia studiato in Italia per almeno dieci anni. E pazienza se la Lega neppure ne voglia sentir parlare e la stessa premier, l’altra sera da New York, abbia detto di non vedere necessità di mettere mano alla legge attuale.
di Cosimo Rossi
La Nazione, 26 settembre 2024 Lega: libertà di coscienza. FI insiste sullo ius scholae. I diritti civili incalzano la maggioranza di governo. Dalla cittadinanza per gli stranieri al fine vita, dalla maternità surrogata “reato universale” all’aborto, sul perimetro dei diritti non si misurano solo i rapporti tra maggioranza e opposizione, ma anche le differenze interne ai due schieramenti e rispetto alla base elettorale. L’exploit di firme sul referendum per dimezzare i tempi della cittadinanza dopo quelle per abrogare l’autonomia differenziata, ma anche la partecipazione inattesa al sit-in indetto ieri contro il decreto sicurezza, sono certo il segno di una ripresa di vitalità da parte del campo progressista, ma anche indizio di qualche scollamento tra il centrodestra di governo e l’opinione del suo stesso elettorato.
di Salvatore Cannavò
Il Fatto Quotidiano, 26 settembre 2024 La proposta accorcia a 5 anni il tempo necessario per ottenere passaporto italiano. Cosa succederebbe se il referendum sulla “cittadinanza”, che ha superato le 500 mila firme online, fosse approvato? Più in generale, quali sono le differenze tra le varie proposte di riforma e come impattano sulla situazione attuale?
di Paolo Delgado
Il Dubbio, 26 settembre 2024 L’intero centrosinistra ha salutato con gran tripudio il raggiungimento delle 500mila firme necessarie per presentare il quesito referendario sul dimezzamento dei tempi per ottenere la cittadinanza, da 10 e 5 anni. La raccolta delle firme era partita segnando il passo: poi sono scesi in campo un po’ di divi dello spettacolo e dello sport. Ancor più dei testimonial magnetici, probabilmente, ha inciso la possibilità di firmare con massima comodità, con un click invece che prendendosi il disturbo di arrivare a un banchetto: modalità che desta parecchie preoccupazioni a palazzo Chigi ma qua e là anche nell’opposizione, dato il rischio concreto di un’alluvione di referendum.
di Guido Rampoldi
Il Domani, 26 settembre 2024 Se vuole essere credibile, non può procedere per slogan e per dogmi. Altrimenti rischia di imitare il vecchio pacifismo filo-sovietico. In replica a Notarianni: per scansare questo pericolo bisogna prendere atto che le guerre non sono tutte uguali. Alcune sono necessarie come quella di liberazione in Italia. Altre sono meno mortali e feroci delle “paci” che turbano. Qual è la funzione del pacifismo mentre la guerra irrompe nel nostro orizzonte? A questa domanda ha risposto indirettamente un pacifista - Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena. Motivando l’offerta di una scholarship ad una studentessa intrappolata a Gaza, Aya Ashour ...
di Giuliano Gasperi
Corriere del Ticino, 26 settembre 2024 Anche i figli delle persone messe sotto inchiesta o in carcere devono considerarsi vittime: chi le tutela? In passato questo tipo di vittime era lasciato in secondo piano, ma le cose stanno cambiando. Ne parliamo con Siva Steiner, capo dell’Ufficio cantonale dell’assistenza riabilitativa. “Chissà i figli…”. Non è raro sentir dire queste parole; di solito quando succede un incidente grave, oppure quando una coppia divorzia. Una situazione meno frequente, ma non meno impattante a livello emotivo, vede un papà o una mamma messi sotto inchiesta o addirittura in carcere. Può essere un fulmine a ciel sereno, perlomeno per i suoi piccoli familiari. E in un attimo cambia tutto; fra le mura di casa e nei rapporti con la comunità locale.
di Alessandro Fioroni
Il Dubbio, 26 settembre 2024 Il 55enne afroamericano aveva passato gli ultimi 23 anni nel braccio della morte. Sull’arma del delitto non c’era il suo Dna e la stessa famiglia della vittima aveva dubbi. Aveva evitato l’iniezione letale nel 2015 e nel 2017, ma la sua condanna non era stata annullata nonostante la clamorosa mancanza di prove. Cosi intorno alle 23.00 di martedì scorso il detenuto Marcellus Williams è stato giustiziato nella prigione di Bonne Terre nel Missouri. L’uomo 55enne era in cella da 23 anni, dal momento in cui venne condannato per l’omicidio di Felicia Gayle, un’ex giornalista e assistente sociale, trovata pugnalata a morte nella sua casa nel 1998.
Il Dubbio, 26 settembre 2024 Nel 1968, una sentenza lo aveva condannato a morte per il brutale omicidio di un dirigente aziendale e della sua famiglia, avvenuto due anni prima. Iwao Hakamada, ex pugile giapponese, ha ottenuto la tanto attesa assoluzione dopo decenni di ingiusta detenzione. Nel 1968, una sentenza lo aveva condannato a morte per il brutale omicidio di un dirigente aziendale e della sua famiglia, avvenuto due anni prima. Dopo quasi 50 anni passati nel braccio della morte, la verità è finalmente emersa. Nel marzo 2023, il tribunale distrettuale di Shizuoka ha riaperto il caso, accogliendo nuove prove che dimostravano la fabbricazione di elementi a carico di Hakamada.
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