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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di lunedì 21 ottobre 2024
di Sergio Locoratolo
La Repubblica, 21 ottobre 2024 “Le carceri rappresentano l’esplicazione della vendetta sociale nella forma più atroce: noi crediamo di aver abolito la tortura, ma i nostri reclusori sono essi stessi un sistema di tortura; noi ci vantiamo di aver cancellato la pena di morte, ma la pena di morte che ammanniscono le nostre galere è meno pietosa di quella che era data per mano del carnefice”. Nel 1894, Filippo Turati, tra i fondatori del Partito socialista italiano, così commentava, in un discorso alla Camera dei Deputati, lo stato pietoso in cui versavano le carceri italiane. Da allora, oltre un secolo è trascorso. Inutilmente. Lo stato di insalubrità, degrado, insicurezza delle carceri si è andato moltiplicando e oggi con buone ragioni può dirsi, con Dostoevskij, che l’Italia, sotto questo profilo, è certamente fuori dai Paesi civili.
di Donatella Stasio
La Stampa, 21 ottobre 2024 Un tempo la struttura di Napoli era considerata il fiore all’occhiello del sistema di giustizia minorile. Dopo il decreto Caivano si è trasformata in un campo di battaglia sempre più sovraffollato. Sono trascorsi sei anni dalla prima volta, e quasi tre dall’ultima. Negli occhi ci sono ancora Elsy, Marta, Sonia, Mirko, Peppe, ragazze e ragazzi che hanno camminato sui pezzi di vetro, direbbe De Gregori, e superato sfide difficili. All’arrivo, il sole è caldo. Ogni cosa è illuminata, non solo i ricordi. Ma ecco che, dopo due ore, una cappa di piombo scende sulle nostre teste.
GIUSTIZIA
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 21 ottobre 2024 Nei primi due anni di governo Meloni sono stati introdotti 48 nuovi reati e svariati aumenti di pena per un totale di 417 anni di carcere in più nel nostro ordinamento. La vena securitaria di FDI e Lega è prevalsa sulle promesse liberali di Nordio. Catalogo del nuovo populismo penale. Quattrocento diciassette anni di carcere. A tanto ammonta il numero di anni di pena in più inseriti nel nostro ordinamento da quando si è insediato il governo Meloni, che domani compie due anni. Abbiamo esaminato, una per una, le norme approvate dalla maggioranza e il risultato fa impallidire: 417 anni di carcere in più, frutto dell’introduzione di 48 nuovi reati (una media di due al mese) e svariati inasprimenti di pena. Una cifra destinata ad aumentare, se si considera che non tiene conto dei provvedimenti non ancora approvati definitivamente dal Parlamento.
di Marzio Breda
Corriere della Sera, 21 ottobre 2024 “Non limitarsi alla propria visione”. L’elezione dei giudici costituzionali la prima prova. Parlatevi, finalmente. Fate tutti un passo avanti, almeno quando è in gioco un interesse superiore. Sedetevi intorno a un tavolo e discutete, avendo coscienza del limite e sapendo che sarebbe una distorsione di una democrazia sana pretendere che una singola parte s’imponga sulle altre. Riscoprite il dialogo, insomma, perché “tra le istituzioni e al loro interno la collaborazione, la ricerca di punti comuni, la condivisione delle scelte sono essenziali”. Sono basilari “per il loro buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità”.
di Giovanni Bianconi
Corriere della Sera, 21 ottobre 2024 Il caso Patarnello, dopo gli attacchi ad Albano: le parole scritte sulla mailing list dell’Associazione nazionale magistrati e la reazione della premier. Non si aspettava questa burrasca, Marco Patarnello. Dopo Silvia Albano, giudice della Sezione immigrazione del tribunale di Roma nonché presidente di Magistratura democratica, il nuovo bersaglio del governo (e della premier Meloni in persona) è diventato lui, 62enne sostituto procuratore generale della Cassazione dopo un lungo trascorso da giudice nella capitale (da ultimo al tribunale di sorveglianza, occupandosi di condannati e esecuzione delle pene), già vicesegretario generale del Consiglio superiore della magistratura. “Toga rossa” pure lui, in quanto aderente a Md.
TERRITORIO
di Flaminia Savelli
Il Messaggero, 21 ottobre 2024 La famiglia di Giuseppe Ruggieri, 66enne di Tivoli conosciuto come “Peppe lo zoppo”, chiede giustizia. Detenuto in carcere a Rebibbia con una gamba amputata e gravi patologie. La famiglia chiede i domiciliari per “incompatibilità con il regime carcerario”. Ma il tribunale respinge la richiesta e una perizia medica conferma: “Congrue e idonee le cure al detenuto. Le condizioni sono di compatibilità”. Tre settimane dopo però, il detenuto è colto da un malore fatale e muore in cella. Ora la famiglia di Giuseppe Ruggieri, 66enne di Tivoli e conosciuto come “Peppe lo zoppo”, chiede giustizia.
tusciaweb.eu, 21 ottobre 2024 Dal carcere di Viterbo alcuni detenuti hanno presentato un reclamo collettivo. In 102 si sono rivolti al Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della regione Lazio, Stefano Anastasìa, per la mancata attuazione della sentenza della corte costituzionale, datata 26 gennaio 2024, che ha dichiarato illegittimo l’obbligo di controllo visivo durante i colloqui tra detenuti e partner. Un reclamo a cui il Garante ha risposto “raccomandando alla direzione della Casa circondariale di Viterbo l’immediata individuazione di spazi idonei all’effettuazione del colloquio senza controllo visivo”.
sardiniapost.it, 21 ottobre 2024 “Non basta che i 30 internati nella colonia di Isili vivono in condizioni di sovraffollamento a fronte di una capienza regolamentare di 20 posti ma vengo a conoscenza che nei prossimi giorni si prevedono nuovi arrivi. È bene precisare che gli internati della casa lavoro di Isili sono persone che già hanno scontato la pena e che a causa di una legge del 1930 del codice Rocco sono costretti a stare in carcere per via delle misure di sicurezza dettate dalla pericolosità sociale. Sono davvero pericolosi?”. È l’interrogativo che si pone la garante per i detenuti della Sardegna, Irene Testa in merito a quanto sta accadendo nella colona penale di Isili.
di Valentina Petrini
La Stampa, 21 ottobre 2024 Una dose di crack costa 10 euro. Le prime fumate si regalano. Per una ragione precisa: far scattare la dipendenza e avere sempre nuovi clienti. Il crack non perdona. Costa poco, rende molto. Si ricava dagli scarti della cocaina che fusi con altre sostanze (bicarbonato e ammoniaca ma anche rifiuti, tipo plastica) dà vita ai cristalli. Questi si sciolgono e si fumano con pipette o bottiglie di plastica. Il crack provoca psicosi, stati paranoici, schizofrenia, aggressività, alienazione. È il nostro fentanyl. Se giri di notte per Palermo, vedi zombie trascinarsi e accasciarsi per terra. “Una città sotto scacco e nessuno fa niente, tanto meno a Roma”.
di Eleonora Camilli
La Stampa, 21 ottobre 2024 Salvini: “Non ci mancherà”. La vittima aveva 26 anni ed era un cittadino del Mali. La Lega organizzerà un sit-in di protesta: “È l’ennesimo episodio, allarme sicurezza nel quartiere”. Un uomo di nazionalità straniera, un cittadino del Mali di 26 anni, è stato ucciso con un colpo di pistola da un poliziotto dopo che, nella stazione di Porta Nuova, si era scagliato contro gli agenti armato di un coltello. A quanto si apprende l’uomo avrebbe dapprima aggredito dei vigili urbani che, intorno alle 5 di questa mattina, stavano constatando un incidente automobilistico. Successivamente avrebbe raggiunto la stazione ferroviaria di Porta Nuova, dove in stato di alterazione ha danneggiato dapprima la biglietteria, poi la tabaccheria e infine anche alcune vetture in sosta nel parcheggio dello scalo.
di Andrea Gianni
Il Giorno, 21 ottobre 2024 Il fatto nel Centro d’accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Reazione violenta dopo che il ragazzo, trovato in possesso di un coltello, si è rifiutato di firmare il verbale. Imputati anche tre agenti per omessa denuncia. La difesa: “Quel giovane girava armato in strada di notte”. L’episodio al centro del processo è avvenuto nel centro di prima accoglienza Casa Testi, la struttura in viale Fulvio Testi a Milano che ospita minori stranieri non accompagnati. Il 5 aprile del 2023 un giovane, originario dell’Egitto e all’epoca 16enne, sarebbe stato minacciato e colpito alla testa con il calcio della pistola d’ordinanza da parte di uno dei poliziotti che quella notte lo avevano bloccato per un controllo sulle strade di Milano, trovandolo in possesso di “una pinza multifunzionale contenente fra i vari utensili ...
AFFARI SOCIALI
di Elvira Serra
Corriere della Sera, 21 ottobre 2024 Non c’è nessun filo a unire storie come il ladro di “Gratta e vinci ucciso” a Milano e il suicidio del ragazzo di 15anni a Senigallia, esasperato dai bulli, se non la domanda che le collega: abbiamo smesso di restare umani? “La gentilezza cambierà il mondo”. È lo slogan dell’undicesima Assemblea del Movimento Mondiale della Gentilezza, che si è svolta a Palermo dal 17 al 20 ottobre e che ha premiato il ministro della Giustizia Carlo Nordio come ambasciatore della gentilezza nel mondo. Il Guardasigilli, nel ricevere la benemerenza, ha commentato che “la kindness, ossia la gentilezza, dovrebbe connotare ciascuno di noi: vedere nell’altro un proprio fratello, essere coscienti dei nostri limiti, fissati dall’imperfezione del nostro intelletto.
di Federico Capurso e Francesco Olivo
La Stampa, 21 ottobre 2024 Meloni: “I giudici contro di me”. La premier rilancia la mail di un magistrato che la considera “più pericolosa di Berlusconi”. Schlein: “Vittimismo quotidiano e disastri a oltranza”. Giorgia Meloni fatica a uscire dall’angolo dopo lo stop imposto dai giudici del Tribunale di Roma ai primi trasferimenti di migranti in Albania. La difficoltà della premier si misura sulla ferocia con cui si scaglia sui giudici, nel tentativo di scaricare le responsabilità della figuraccia. “Sono contro di me”, sembra voler gridare Meloni. D’altronde la strada per aggirare le future sentenze (basate su un pronunciamento della Corte di Giustizia europea) con un decreto da approvare oggi in Consiglio dei ministri, si sta rivelando non priva di ostacoli.
di Carlo Verdelli
Corriere della Sera, 21 ottobre 2024 Saggezza civile vorrebbe una riflessione più accurata della posta in gioco e di quanto certe uscite violente, certi strappi minacciati, facciano probabilmente del bene alla propria parte elettorale e sicuramente male al Paese. Ancora una volta sulla pelle dei migranti, e come sempre a loro insaputa non avendo né diritti riconosciuti né udibile voce, si combatte un’aspra battaglia della quale non si sentiva il bisogno. Il fronte principale è in apparenza l’Albania, con 12 “maschi maggiorenni non vulnerabili” prima spediti laggiù e poi subito richiamati indietro dal tribunale di Roma. Il governo, che aveva pensato di dare così un segno tangibile della sua incrollabile volontà di fermare la marea inarrestabile di chi si ostina a sbarcare, non ha gradito, eufemismo, questo stop e programma già per oggi ...
di Alessandra Ghisleri
La Stampa, 21 ottobre 2024 L’immigrazione ha ripreso posizioni nel dibattito politico nazionale: è al sesto posto tra le priorità. L’opinione pubblica è mossa più dal senso di appartenenza ai partiti che dalle singole convinzioni. I Centri di accoglienza per migranti in Albania hanno suscitato divisioni nell’opinione pubblica fin dal loro annuncio. In un sondaggio di Euromedia Research rilevato all’inizio della scorsa settimana il 33,8% reputa molto dispendiosa la costruzione di questi centri al di là dell’Adriatico - in terra straniera - il 19,9% sbagliata e inutile. Un cittadino su 4 (23,2%) invece la considera necessaria e imprescindibile e un 13,3% pur guardandola con interesse crede che sia necessario rivedere alcune situazioni. In sintesi, il 43,1% la commenta in maniera molto severa, mentre il 36,5% positivamente.
di Giuliano Ferrara
Il Foglio, 21 ottobre 2024 Accettati o respinti, gli immigrati raccolti in acque internazionali saranno comunque riportati in Italia. In che senso funzionerebbe la deterrenza se l’approdo albanese è equivalente all’approdo italiano? Non meno misterioso l’argomentare delle opposizioni. Sfido chiunque a dirmi in coscienza: ho capito la questione dell’Albania e sono in grado di renderti ragione dell’accordo tra Meloni e Rama e della fiera opposizione all’accordo. Pagherei oro. Quelli che non hanno letto romanzi e racconti di Franz Kafka tendono a giudicare ogni situazione burocraticamente minacciosa e ingarbugliata come “kafkiana”. Beati loro che hanno questa via d’uscita facile dai pasticci. Ma nella faccenda immigrati-Albania campeggia incomprensibilità totale delle ragioni e dei torti, e Kafka non è incomprensibile ...
di Luca Sofri
ilpost.it, 21 ottobre 2024 Riguarda il caso di un cittadino moldavo e non c’entra con l’Italia, ma spiega come si valuta se un richiedente asilo proviene o meno da un “paese sicuro”. Venerdì il tribunale di Roma non ha convalidato il decreto di trattenimento dei 12 migranti che si trovavano in Albania nei discussi centri per richiedenti asilo costruiti lì dall’Italia. In queste ore il governo ha attaccato con toni molto duri il tribunale, accusandolo di avere preso una decisione di natura politica. Anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha detto che a suo dire i giudici di Roma hanno preso una decisione che esula dalle proprie competenze. In realtà il tribunale di Roma si è semplicemente adeguato a una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, il principale tribunale dell’Unione ...
di Andrea Malaguti
La Stampa, 21 ottobre 2024 “Ho imparato a rispettare le idee altrui, ad arrestarmi davanti al segreto di ogni coscienza, a capire prima di discutere, a discutere prima di condannare” (Norberto Bobbio).. Dunque, i migranti sono cani e porci. Dunque, non esiste un limite all’umiliazione e al disprezzo degli esseri umani. Dunque, vale tutto. I dibattiti, anche quelli più seri, decisivi e delicati, sono ridotti a grugniti etilici da osteria. Si apre la bocca e si dice la prima cosa che passa per la mente. Anzi, non la prima, la peggiore, la più volgare. Meglio se feroce, così il successo è assicurato. Deve essere per questo che il vicepresidente del Consiglio italiano, Matteo Salvini, aggiunge alla personale collana degli orrori verbali una nuova perla: “I confini sono sacri. Non si capisce perché, secondo qualche giudice, qui in Italia possono arrivare cani e porci”.
di Soumaila Diawara*
La Stampa, 21 ottobre 2024 Mi chiamo Soumaila Diawara e non sono né un cane né un porco, sono un rifugiato. Da dieci anni questo paese, l’Italia, è la mia casa. Qui sono stato accolto, qui sono riuscito a ricostruire la mia vita spezzata. Eppure da due giorni non faccio che pensare a quelle parole, non faccio che pensare che per qualcuno sono un “cane”. Un “porco”. Un pericoloso nemico della nazione che mi ha dato una seconda possibilità. Un delinquente qualsiasi pronto a rubare, addirittura a stuprare. Sabato ero seduto a cena con mia moglie, in una sera come tante, quando ho ascoltato dal Tg1 le affermazioni piene di disumanità del ministro Salvini. L’ho sentito paragonare me e quelli come me a degli animali, con un linguaggio volgare e aggressivo che ho trovato inaccettabile.
DOCUMENTI
Articolo: "Ristretti orizzonti", di Michele Passione
Notiziario video Europa Settegiorni di Internazionale: "In Europa ci sono troppe persone in carcere"
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