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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di sabato 19 ottobre 2024
di Ornella Favero*
Il Riformista, 19 ottobre 2024 Quando si parla di recidiva nel nostro Paese spesso si citano dati approssimativi, anche perché le ricerche sono poche, e per lo più ormai datate. Vale la pena però leggere uno studio, “Pena e ritorno. Una ricerca su interventi di sostegno e recidiva” di Giovanni Torrente e Daniela Ronco, che per quanto limitato a una esperienza nel contesto piemontese, mette a nudo i problemi più spinosi, affermando che “la fotografia del sistema penitenziario italiano mostra come al di là di progetti estemporanei e circoscritti, la formazione e il lavoro in carcere risultano lontani dall’obiettivo della qualificazione”.
Ristretti Orizzonti, 19 ottobre 2024 Lettera aperta alle parlamentari e ai parlamentari della Repubblica. Non c’è più tempo: bisogna fermare la strage di vite e diritti nelle carceri italiane. Più di quanto non sia mai stato, le carceri italiane sono diventate un luogo di morte e disperazione. Dall’inizio dell’anno ormai ben oltre settanta le persone si sono tolte la vita dietro le sbarre, quanti non mai dall’inizio del secolo in poco più di nove mesi. E con loro hanno deciso di farla finita sette agenti di polizia penitenziaria. Ognuno di loro avrà avuto le proprie personali ragioni per arrivare a quella scelta ultima ed estrema, ma quelle morti ci interrogano sull’ambiente di vita e professionale in cui avvengono e sulle sue croniche carenze.
di Guido Vitiello
Il Foglio, 19 ottobre 2024 Dal 1992 spetta non più al Presidente della Repubblica, ma alla Camera e al Senato con maggioranza qualificata, l’approvazione dell’amnistia. Ma da allora, per questa ragione, non ce ne sono state più perché manca un’assunzione di responsabilità. Sottoscrivo - per quel che conta e per quel che conto - l’appello ai parlamentari di Luigi Manconi e altri per “fermare la strage di vite e diritti nelle carceri italiane” attraverso un provvedimento di clemenza, preferibilmente una legge di amnistia. Ma sottoscrivo non senza avvertire una grande ironia, che non riguarda soltanto la politica carceraria.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 19 ottobre 2024 Lo si sapeva già, ma il decreto carcere voluto dal ministro Nordio che, per sua natura, è emergenziale e quindi finalizzato a risolvere almeno a medio termine l’allarme sovraffollamento e suicidi, non funziona. A pesare sono le parole dell’avvocata Maria Brucale di Nessuno Tocchi Caino, che su Facebook punta il dito sull’inefficacia del decreto, nella parte in cui teoricamente avrebbe dovuto facilitare la liberazione anticipata. In sostanza, delinea uno scenario preoccupante di disomogeneità applicativa e interpretazioni contrastanti.
di Marianna Gatta
terzogiornale.it, 19 ottobre 2024 Una deriva criminalizzante, con l’abbandono di qualsiasi percorso rieducativo a favore del semplice “sbattili in galera”. Se un ragazzino di quattordici anni viene trovato con uno 0.4 di hashish e venti euro in tasca può essere portato in un istituto penale minorile, dove probabilmente si troverà a dividere la cella con un coetaneo colpevole di un reato ben peggiore. Se poi l’adolescente è un minore straniero non accompagnato, la situazione si aggrava ulteriormente. È l’effetto del “decreto Caivano” che ha previsto l’arresto in flagranza di reato per i minori, e ha esteso i casi di custodia cautelare in carcere, disposti anche per crimini di minore entità.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 19 ottobre 2024 A quasi un anno dalla storica sentenza della Corte costituzionale che ha garantito ai detenuti il diritto a colloqui intimi riservati, il Dap continua a far orecchie da mercante. Il Garante per il Lazio, Stefano Anastasìa, denuncia l’assurda situazione, definendola “inconcepibile” per uno Stato di diritto. La sentenza n. 10 del 26 gennaio 2024 aveva spalancato le porte ai colloqui riservati, ma a dieci mesi di distanza, secondo Anastasìa, “nessun detenuto ha ancora potuto usufruire di questo diritto”. Il caso di Viterbo è la punta dell’iceberg: 102 detenuti, come riportato da Il Dubbio, attendono da oltre 90 giorni una risposta alla loro richiesta di colloqui riservati, presentata il 2 giugno 2024.
di Leo Beneduci*
Il Fatto Quotidiano, 19 ottobre 2024 Con la pronuncia n.10 del 26 gennaio 2024, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 18 della Legge 354/1975 sull’ordinamento penitenziario, nella parte in cui non prevede che la persona detenuta, previi determinati requisiti, possa essere ammessa a svolgere colloqui con il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia, in pratica ritenendo ammissibile il coltivare momenti di affettività intima anche nel corso dell’esecuzione penale in carcere.
di Frank Cimini
L’Unità, 19 ottobre 2024 Nel discorso di inaugurazione del nuovo anno giudiziario il Procuratore di Perugia salta indietro di cinquant’anni e ci riporta alla strategia della tensione. Nella sua relazione in vista della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2025 il procuratore capo della Procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, per illustrare i pericoli derivanti dal terrorismo nella fase attuale, dopo aver citato il fenomeno islamico, che in verità in questo paese ha prodotto zero attentati, si concentra sul fronte interno. Il procuratore, da tempo magistrato molto mediatico, se la prende ovviamente con gli anarchici e, pur avendo in mano molto poco di concreto, lancia l’allarme ...
GIUSTIZIA
di Giovanni Flora*
Il Riformista, 19 ottobre 2024 Un qualche cosa, dunque, che renderebbe più grave il nuovo delitto commesso in conseguenza di una constatata “insensibilità” del “reo” alla condanna precedentemente subita, indice di maggior capacità a delinquere. E questo è il primo punto su cui riflettere in una prospettiva di rifondazione del sistema sanzionatorio. Il recidivo sarebbe dunque soggetto tendenzialmente inemendabile e, in caso di recidiva reiterata, irrimediabilmente perduto. La logica è dunque, apparentemente, quella della maggiore rimproverabilità in chiave etico-retributiva. In realtà il sistema costruisce, sotto le mentite spoglie di una circostanza aggravante, un “tipo di autore”, “il recidivo” (infatti il codice elenca subito dopo le figure del delinquente abituale, professionale o per tendenza, al cui riconoscimento consegue ...
di Francesco Machina Grifeo
Il Sole 24 Ore, 19 ottobre 2024 Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 162 depositata oggi, che ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 14, comma 2-ter, del Dlgs 159/2011 limitatamente alle parole “se esso si è protratto per almeno due anni”. In caso di sospensione della misura di prevenzione a causa della detenzione, la pericolosità del soggetto deve sempre essere rivalutata dal giudice anche se il periodo di reclusione è stato inferiore ai due anni. Il principio di rieducazione della pena, unitamente a quello della attualità della “pericolosità sociale”, impone infatti che alla cessazione dello stato di detenzione il tribunale sarà tenuto a verificare, anche d’ufficio, la persistenza della pericolosità sociale dell’interessato.
di Paola Rossi
Il Sole 24 Ore, 19 ottobre 2024 All’atto della domanda del condannato di applicazione di Lpu il giudice ha il dovere di verificare la possibilità di conseguire l’ok dell’ente individuato anche fissando apposita udienza. Il giudice richiesto dell’applicazione di una sanzione sostitutiva deve utilizzare i termini e i mezzi di verifica messi a sua disposizione per valutare - anche dopo la pronuncia della condanna - il ricorrere dei presupposti per la concessione del beneficio, compresa l’acquisizione del consenso da parte dell’ente individuato dal condannato per lo svolgimento dell’attività lavorativa. Non basta quindi che al momento dell’istanza di applicazione della pena sostitutiva sia già stato acquisito il consenso di cui sopra perché sia da considerarsi legittima la negazione dell’accesso al beneficio.
TERRITORIO
di Sandro Marotta
torinocronaca.it, 19 ottobre 2024 “È mancato un peculiare livello di attenzione”. I familiari di Angelo Libero e i loro avvocati hanno convinto la gip a riesaminare il caso, che in precedenza era stato archiviato. Si dovevano adottare procedimenti e cure diverse per il detenuto? Angelo Libero “richiedeva un peculiare livello di attenzione”: così la giudice per le indagini preliminari del tribunale di Torino ha commentato, riaprendolo, il caso del detenuto Angelo Libero che si era tolto la vita in carcere a Torino l’anno scorso; sulla vicenda c’è già stato un procedimento a carico di ignoti, terminato però in un’archiviazione.
di Emilia Vera Giurato
L’Unità, 19 ottobre 2024 Provo a contagiargli speranza con gli occhi, con il sorriso. Non posso fare altro per queste anime in pena. Lo sono tutte; quelle colpevoli di più perché oltre alla restrizione, alla privazione della libertà, alla luce filtrata dalle grate, all’orizzonte fatto di spessi muri grigi, portano il peso insopportabile della colpa. Sono 38 le donne recluse nella sezione femminile del carcere di Reggio Calabria, che ne potrebbe contenere al massimo 26. Il sovraffollamento ha un impatto meno evidente rispetto alle sezioni maschili; i locali sono silenziosi, le celle (camere di pernottamento tecnicamente ma celle in verità) sono pulite, organizzate secondo un ordine forzato, che mal si concilia con gli spazi ristretti.
agensir.it, 19 ottobre 2024 I 25 anni di Odos, l’alternativa al carcere. “Scontare una condanna fuori dal carcere, in luoghi come Odós, aiuta ad abbattere la recidiva e i pregiudizi”, ha spiegato Danilo Tucconi, responsabile d’area della Caritas Bolzano-Bressanone, in occasione del convegno organizzato per i 25 anni del servizio, al quale ha partecipato anche il vescovo Ivo Muser. Il convegno “Cambiare per ricominciare”, tenutosi al Centro pastorale di Bolzano, ha approfondito il ruolo delle misure alternative alla detenzione e delle realtà che ne consentono l’esecuzione. Da 25 anni il servizio Odós della Caritas lavora a fianco di detenuti ed ex detenuti per favorire il loro reinserimento sociale.
La Prealpina, 19 ottobre 2024 Protocollo della Prefettura che mira a favorire il reinserimento sociale di chi sta in carcere o è appena uscito. “Tanti non sono delinquenti incalliti”. Dalla prefettura di Varese, guidata da Salvatore Pasquariello, un importante passo avanti per il reinserimento dei detenuti. Di questo si è parlato in un incontro, con tutte le autorità del territorio, nella sala del Consiglio provinciale a Villa Recalcati. Il punto di partenza il “protocollo di intesa per promuovere e sostenere il reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute, ex detenute e in esecuzione penale esterna” sottoscritto a luglio. Sono state condivise le “buone prassi” per facilitare il percorso di reinserimento socio-lavorativo dei detenuti.
di Niccolò Gramigni
La Nazione, 19 ottobre 2024 Lo studio condotto da Ordine degli Psicologi della Toscana, Università di Palermo e L’altro diritto onlus. La detenzione può influire sulla personalità delle persone detenute per reati mafiosi? E lo studio? Sono le domande da cui è partita la ricerca presentata oggi all’interno della casa di reclusione di San Gimignano dai soggetti che l’hanno condotta: l’Ordine degli Psicologi della Toscana, il Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche, dell’Esercizio Fisico e della Formazione dell’Università di Palermo e L’altro diritto-Centro di ricerca interuniversitario su carcere, devianza a marginalità e governo delle migrazioni.
tg24.sky.it, 19 ottobre 2024 Gli ultimi dati delineano un quadro peggiore dell’anno scorso: 75 suicidi dietro le sbarre, sovraffollamento di più del 130 per cento. Per sensibilizzare l’opinione pubblica, in piazza a Napoli viene installata una “cella virtuale” nella quale le persone possono entrare per comprendere cosa significhi la detenzione. L’ultimo report del Garante nazionale dei detenuti, lo scorso settembre, contava 67 suicidi in carcere, in Italia, nel 2024. Il bilancio si è già aggravato in una manciata di giorni: si contano 75 suicidi, come emerge dai dati pubblicati da “Ristretti Orizzonti”, la rivista nata nel carcere di Padova e nell’istituto penale femminile della Giudecca che è diventata un vero e proprio osservatorio sulle condizioni di detenzione.
di Fabio Postiglione
Corriere della Sera, 19 ottobre 2024 La rappresentazione, aperta alla città, è in calendario per il 25 ottobre all’interno del carcere di Bollate. Ci sono progetti dal forte valore simbolico. Una rappresentazione nel carcere di Opera aperta alla città è uno di questi. “Extravagare. Rituale di reincanto”, spettacolo di Opera Liquida, compagnia fondata da Ivana Trettel 16 anni fa e composta da detenuti ed ex detenuti attori della Casa di reclusione di Milano Opera, a un anno dal debutto e dopo essere andato più volte in scena con successo nei teatri della città torna il 25 ottobre alle 20.30 (biglietti entro il 20 ottobre sul sito www.operaliquida.org) sul suo palco d’elezione, quello del carcere dove è nato.
chiesadibologna.it, 19 ottobre 2024 Una visione da “dentro”. È quella che offre il libro “Osteria Formativa Brigata del Pratello” presentato giovedì 10 ottobre presso l’Auditorium Enzo Biagi della Sala Borsa. È uno dei frutti di un’iniziativa che da anni offre ai giovani detenuti del carcere minorile del Pratello di seguire percorsi formativi. È quindi il racconto di un’esperienza fatta dentro un luogo chiuso come il carcere, ma anche dell’interiorità dei ragazzi che attraverso questa esperienza preparano il loro futuro. La Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Emilia-Romagna, Claudia Giudici, ha sottolineato che questi progetti permettono ai ragazzi che vengono da vissuti difficili, di avere una seconda opportunità.
di Sara Sonnessa
torinocronaca.it, 19 ottobre 2024 Un’iniziativa che vede le lodi dei Garanti: “Sacro il diritto all’affettività”. La Casa Circondariale di Ivrea sta vivendo un momento di svolta: per la prima volta, i detenuti possono accogliere i propri cani durante le visite dei familiari, e nel frattempo, tra le mura del carcere, i ristretti si prendono cura di alcuni gattini. L’iniziativa, accolta con entusiasmo dai garanti per i diritti delle persone private della libertà, Bruno Mellano e Raffaele Orso Giacone, rispettivamente garante regionale e garante di Ivrea, rappresenta un importante passo avanti per garantire ai detenuti un diritto spesso negato: l’affettività. Giacone ricorda che una sentenza della Corte Costituzionale del 1999 aveva già riconosciuto questo come un vero e proprio diritto soggettivo.
di Francesco Riccardi
Avvenire, 19 ottobre 2024 Ci sono i numeri che parlano di un record negativo: 5,7 milioni di persone in povertà assoluta nel nostro Paese, di cui 1,3 milioni minori, mai così tanti. E percentuali che segmentano l’insieme per territorio e tipologia familiare, misurando dove e quanto il morbo della miseria colpisca: il Sud sempre in difficoltà e il Nord che peggiora, i nuclei numerosi ad essere maggiormente a rischio e le famiglie di stranieri a rappresentare quasi un terzo del totale dei bisognosi, perché tra gli immigrati più di quattro su dieci ne sono affetti, come in un’epidemia.
di Andrea Fabozzi
Il Manifesto, 19 ottobre 2024 Fallimento e reazione. È la storia del potere politico che si pretende immune dal rispetto delle leggi, la vittoria elettorale come unico crisma riconosciuto della legalità. Ho i voti quindi posso. Nella sua marcia sullo stato di diritto, la destra italiana registra continue sconfitte, ma arretrando trascina con sé il paese. Ogni volta un passo indietro lungo la scala della democrazia e della civiltà. L’ultima, prevedibilissima, sconfitta con la mancata convalida dei trattenimenti dei pochi migranti rimasti nei campi di concentramento in Albania porta con sé immediato un nuovo annuncio. Arriverà un nuovo decreto, arriverà subito, entro due giorni, per cambiare la lista degli “Stati sicuri”.
di Claudio Del Frate
Corriere della Sera, 19 ottobre 2024 Il provvedimento riguarda i 12 stranieri che si trovano nei centri al di là dell’Adriatico. Bangladesh ed Egitto non sono “paesi sicuri”. La sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti all’interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader in Albania. Il provvedimento era stato disposto per i dodici stranieri dalla questura di Roma il 17 ottobre scorso, i quali fanno parte dei 16 migranti (dieci provenienti dal Bangladesh e 6 dall’Egitto) trasportati in Albania al Cpr di Gjader dalla nave Libra della Marina militare italiana.
di Paolo Delgado
Il Dubbio, 19 ottobre 2024 L’opposizione, oltre a bersagliare in coro e molto rumorosamente il governo per la figuraccia, mettono sul tavolo, in Europa, addirittura la possibile procedura d’infrazione. Ora la guerra tra centrodestra e magistratura è totale, forse persino più esasperata che negli anni del conflitto fra i togati e Silvio Berlusconi. È stato solo il caso a volere che l’esplosione di un conflitto di tali proporzioni sul fronte dell’immigrazione coincidesse con l’arringa difensiva dell’avvocato e deputata leghista Bongiorno al processo contro Salvini per il caso Open Arms. Però nessun regista avrebbe potuto fare di meglio. Il colpo inflitto alla premier dai magistrati della sezione immigrazione del tribunale di Roma è pesantissimo.
di Francesco Verderami
Corriere della Sera, 19 ottobre 2024 Lunedì un testo con le nazionalità di chi potrà essere trasferito. Non è il solito derby tra politica e magistratura. Stavolta il conflitto è sui poteri dello Stato. Un nodo delicato che preannuncia uno scontro di sistema. Lo si intuisce dal modo in cui la premier commenta la sentenza dei giudici di Roma che impone al governo di riportare in Italia i dodici migranti appena trasferiti in Albania: “Il problema non è quel centro di accoglienza. Il problema è che è molto difficile cercare di dare risposte alla Nazione quando si ha anche l’opposizione di parte delle istituzioni”.
di Fiorenza Sarzanini
Corriere della Sera, 19 ottobre 2024 La decisione del giudice di Roma che nega il rimpatrio dei cittadini stranieri trasferiti in Albania era ampiamente prevedibile. Nei giorni scorsi altri giudici si sono espressi in identico modo decidendo di non convalidare il trattenimento di cittadini stranieri che, dopo lo sbarco, erano stati trasferiti in centri di permanenza che si trovano in Italia. Tutte le ordinanze emesse nelle ultime due settimane si basano su una sentenza della Corte di giustizia europea che il 4 ottobre scorso ha ridefinito il criterio di “Paese sicuro” ponendo dei vincoli stretti alla possibilità di rimpatriare i migranti negli Stati di provenienza.
di Claudio Cerasa
Il Foglio, 19 ottobre 2024 Si può non condividere il metodo scelto da un governo sulle politiche migratorie, ma c’è un interrogativo di fondo a cui bisogna trovare una risposta: chi decide quali sono i paesi sicuri dove possono essere rimandati i migranti che arrivano in Italia senza averne il diritto? Il modello albanese su cui l’Italia ha scelto di scommettere per provare a ridurre il numero di migranti irregolari che arrivano sulle nostre coste contiene tutti gli elementi per animare ancora a lungo discussioni e divisioni profonde all’interno del mondo della politica. Il modello può essere legittimamente considerato come un esempio da studiare per capire se l’esternalizzazione della gestione dell’immigrazione può produrre efficienza o quantomeno un effetto deterrente ...
di Vladimiro Zagrebelsky
La Stampa, 19 ottobre 2024 Le dimissioni del Consiglio per le relazioni con l’Islam, operante nell’ambito del Ministero dell’Interno, richiamano all’attenzione un problema che riguarda l’Italia nei suoi rapporti con le comunità islamiche. Si tratta della mancanza del loro riconoscimento legale, frutto e causa di difficoltà di rapporti con le autorità dello Stato e di problemi relativi alla libertà religiosa garantita dalla Costituzione. V’è poi discriminazione rispetto al trattamento di altre confessioni religiose e, più in generale, impatto negativo sulla percezione pubblica di quel particolare aspetto del fenomeno religioso: non riconosciuto perché - così si intende - non merita di essere riconosciuto.
di Gianni Pardo
Italia Oggi, 19 ottobre 2024 Israele sta agendo in nome della giustizia-vendetta. Ma anche gli orrori perpetrati dal nazismo furono commessi con il sostegno della legislazione allora vigente. Se c’è un errore esiziale è confondere legge e giustizia. La legge è un dato di fatto (un testo approvato da una certa autorità statuale e seguendo certe procedure) la giustizia è invece un’esigenza teorica che nessuno può garantire. Forse Dio, almeno per i credenti. Per il resto dobbiamo accontentarci della verità processuale (e non della verità storica) e dell’applicazione delle norme come le intende il giudice. In fondo nelle nostre città non ci dovrebbe essere un Palazzo di Giustizia ma un Palazzo della Legge.
di Diana Zogno
L’Unità, 19 ottobre 2024 Il Giappone, insieme agli Stati Uniti, resta l’unica nazione, tra le democrazie industrializzate membri del G7, a praticare la pena di morte. Il paese detiene circa 106 persone in attesa della pena da eseguire mediante impiccagione, con un’attesa media anche di decenni per la revisione delle condanne o l’esecuzione. La pena capitale nel Paese del Sol Levante ha origini antiche, nonostante una prima abolizione fosse già avvenuta nel 724 per mano dell’imperatore Shōmu, sotto l’influenza del buddismo. La pratica è stata poi ripresa e da quando il codice penale giapponese ha subito l’influenza occidentale, nel corso dell’era Meiji, ha autorizzato la pena di morte per i crimini “più atroci”. Nel 1945, durante l’occupazione da parte degli Stati Uniti, infatti, l’estrema pena fu mantenuta all’interno dell’ordinamento giudiziario.
di Veronique Viriglio
agi.it, 19 ottobre 2024 Nella regione con la più alta percentuale di minori detenuti, il parlamento approva una riforma che abbassa l’età della responsabilità penale a 10 anni. Ma si teme che la nuova legge possa avere un duro impatto sui giovani aborigeni. Una controversa riforma è stata varata nel territorio del Nord dell’Australia dove l’età penale è stata abbassata da 12 a 10 anni, in un tentativo di contrastare l’aumento della delinquenza giovanile. Si tratta effettivamente della regione con la più alta percentuale di minorenni detenuti nel Paese, pertanto la misura è stata accolta come un tentativo di arginare il fenomeno, ma si teme che possa avere un duro impatto sui giovani aborigeni.
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Notiziario video Europa Settegiorni di Internazionale: "In Europa ci sono troppe persone in carcere"
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