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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di mercoledì 16 ottobre 2024
di Letizia Lo Giudice
Il Manifesto, 16 ottobre 2024 I dati sulla criminalità sono ai minimi storici e restituiscono il fotogramma di un’Italia in cui si uccide poco, se non le donne, il che deve allarmare. Ma il parallelo fotogramma che torna indietro dal microcosmo penitenziario restituisce un responso antitetico: il sovraffollamento carcerario supera il 130%. La ragione è di immediata percezione. Il carcere ha tradito la sua vocazione di extrema ratio, trasformandosi in una “pattumiera” entro cui gettare i bisognosi, i poveri e quelli che il Welfare State non ha saputo sostenere. Là dove fallisce il sistema assistenziale ecco che gli istituti di pena si sovraffollano fino a deflagrare.
di Stefano Anastasìa*
Ristretti Orizzonti, 16 ottobre 2024 Per chi abbia fiducia nello stato di diritto è inconcepibile che una sentenza della Corte costituzionale non venga presa in considerazione da un’amministrazione pubblica dieci mesi dopo la sua pubblicazione. Così è per la sentenza n. 10 del 26 gennaio 2024, che ha giudicato illegittima la norma dell’ordinamento penitenziario che obbliga al controllo visivo sui colloqui dei detenuti e delle detenute con i propri partner: a dieci mesi dalla decisione della Corte, che io sappia alcun colloquio riservato è stato autorizzato. Laddove qualche direzione di carcere era pronta a farlo, è stata bloccata dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, in attesa degli esiti dei lavori di un misterioso gruppo di studio ministeriale, quando invece in alcuni istituti basterebbe oscurare le finestrelle sulle porte delle stanze dei colloqui con i gruppi familiari per consentire la riservatezza degli incontri.
di Mirko Labriola
Corriere del Mezzogiorno, 16 ottobre 2024 I dati diffusi dal Garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello. A ottobre 2022, nel momento in cui si insedia l’attuale Governo, le carceri minorili ospitavano 392 persone, numero in linea con il dato immediatamente precedente la pandemia. Al 15 settembre 2024 erano 569. In ventidue mesi i giovani detenuti sono cresciuti del 48%. Un’impennata senza precedenti e che non trova alcun fondamento in un parallelo aumento della criminalità minorile, che è anzi in calo da diversi anni. Sono alcuni dati diffusi da Samuele Ciambriello, Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nel convegno “Minori: Mare dentro, male fuori” nella sala del Consiglio regionale.
di Alvaro Belardinelli
tecnicadellascuola.it, 16 ottobre 2024 In Italia un minorenne violento, pieno di rabbia e rancore, che abbia commesso piccoli reati o sia rimasto impigliato nella rete delle droghe leggere e accusato di spaccio, facilmente finisce in un carcere minorile. È giusto trattarlo da belva feroce? È questo il modo corretto per “curare” la sua tendenza a delinquere? No di certo: nella maggioranza dei casi - anche grazie alle mafie, “agenzie educative” saldamente radicate nel nostro Paese - il carcere minorile è solo il primo gradino di una truculenta carriera sulla via del crimine, spesso destinata a terminare col carcere a vita o con la morte violenta. La media nazionale di recidiva nel commettere nuovi reati dopo il carcere minorile è poco al di sotto del 70%. E i minori detenuti aumentano ogni anno di più.
ansa.it, 16 ottobre 2024 Adottata la raccomandazione. Invito a un utilizzo “legittimo e proporzionato”. Garantire che l’uso dell’intelligenza artificiale da parte dei servizi penitenziari e di libertà vigilata rispetti i diritti umani e la dignità dei detenuti, dei soggetti in libertà vigilata e del personale. Questo l’obiettivo della raccomandazione ai suoi 46 Stati membri adottata dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. In particolare, i governi sono invitati a garantire che i servizi carcerari e di libertà vigilata usino le tecnologie in modo legittimo e proporzionato e solo se contribuiscono alla riabilitazione degli autori di reato. Le tecnologie non devono sostituire il personale penitenziario e di sorveglianza nel lavoro quotidiano e nell’interazione con gli autori di reato, ma piuttosto assisterlo in tale lavoro e aiutare il sistema penale, in particolare nell’esecuzione delle sanzioni e delle misure penali, migliorando la riabilitazione e riducendo la recidiva.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 16 ottobre 2024 Audizione informale ieri in commissione Giustizia della Camera di Riccardo Turrini Vita, nell’ambito dell’esame della proposta di nomina a presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, in particolare sull’accertamento dei requisiti posseduti. Il problema sollevato dalle opposizioni nei giorni scorsi era che ci fosse una “palese incompatibilità che rende fuorilegge” la nomina. Aveva scritto il Partito democratico in un comunicato: “La legge che istituisce la figura del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale è molto chiara. Essa prevede che i membri siano scelti tra persone che non sono dipendenti delle pubbliche amministrazioni e che garantiscano indipendenza e competenza nelle discipline relative ai diritti umani”.
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 16 ottobre 2024 Presentate il 3 ottobre ma mai accettate, l’ex toga è ancora vicecapo della giustizia minorile. I deputati del Pd: “Incompatibile nella forma, perché quando è stato scelto era ancora dipendente del ministero di Giustizia, e nella sostanza per l’ambiguità dei ruoli”. “Incompatibile nella forma e nel merito”, la nomina a Garante nazionale dei diritti dei detenuti dell’ex magistrato Riccardo Turrini Vita, ancora di fatto alle dipendenze del ministero della Giustizia. Ne sono convinti i partiti di opposizione, a partire dal Pd, malgrado abbiano appreso dal diretto interessato, audito ieri in commissione Giustizia della Camera nell’ambito dell’iter di approvazione della nomina, che Turrini Vita ha rassegnato le proprie dimissioni da vice capo del Dipartimento di giustizia minorile e di comunità il 3 ottobre scorso.
GIUSTIZIA
di Gian Antonio Stella
Corriere della Sera, 16 ottobre 2024 L’attuale ministro della Giustizia, Carlo Nordio, quando era pubblico ministero era assai più aperto di oggi, tanto più sulle intercettazioni da secretare e “riassumere”. “Tutto sommato i cittadini hanno il diritto di essere informati”. Lo scriveva nel 1977 l’attuale ministro della giustizia Carlo Nordio. E la citazione è finita nel libro Informazione e giustizia, edito dall’Ordine dei giornalisti, preoccupato dalla piega che stanno via via prendendo gli interventi legislativi (non solo col governo Meloni che ha dato solo un’accelerazione) nei confronti del diritto-dovere di giornali e mass media di dare le notizie.
di Andrea Pugiotto
L’Unità, 16 ottobre 2024 L’ottava fumata nera è stato un brutto spettacolo d’arte varia. Ma in gioco c’è la salute della nostra democrazia. Tocca ai gruppi parlamentari, anche d’opposizione, ritrovare autonomia e prendere iniziativa. 1. Lo spettacolo d’arte varia andato in scena a Montecitorio, con l’ottava fumata nera per l’elezione del quindicesimo giudice costituzionale, è stato deludente. Una recita a soggetto in cui tutti gli attori si sono mostrati inadeguati ai ruoli chiamati a interpretare. Ne è uscito un melodramma parlamentare, utile soltanto a muovere il segnapunti a favore delle opposizioni e contro la maggioranza. Come se, in gioco, ci fosse esclusivamente la tigna della Presidente del Consiglio, impegnata in prove tecniche di premierato.
di Errico Novi
Il Dubbio, 16 ottobre 2024 C’è un’espressione chiave: “Effettività del divieto”. Compare nel parere sulla “legge Costa” approvato ieri, in forma identica, dalle due commissioni Giustizia, alla Camera e al Senato. L’espressione, per intenderci, è riferita alla “pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale”, reato “fantasma” attualmente previsto all’articolo 684 del codice e che punisce (o dovrebbe punire) chi infrange, tra l’altro, il precetto reintrodotto (esisteva già, fino al 2017) su iniziativa del deputato Enrico Costa. La norma, secondo il documento votato ieri da centrodestra e Italia viva, dovrebbe essere ampliata, andrebbe cioè “ripensato” il “sistema sanzionatorio” in modo da costituire “un ragionevole argine alla sistematica violazione” del divieto.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 16 ottobre 2024 Santalucia scrive a Nordio per denunciare le fragilità della rete giustizia: “Lavorare per una soluzione”. Profonda preoccupazione per la sicurezza dei sistemi informatici della rete giustizia: è questo il tema centrale della lettera inviata due giorni fa dal presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, al Guardasigilli Carlo Nordio. Nella missiva si chiede al ministro della Giustizia anche un incontro, a cui potrebbe prendere parte il capo del Dipartimento dell’Innovazione tecnologica di Via Arenula, per conoscere quanto previsto a tutela dei sistemi giudiziari e del lavoro dei magistrati.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 16 ottobre 2024 Di fronte al caso Scarpinato i grillini criticano la pubblicazione sui giornali di intercettazioni coperte da segreto, che però è sempre stata cavalcata per fini politici dal Movimento. Intervista surreale alla senatrice pentastellata Lopreiato. “Senza conoscere vergogna e con grande ipocrisia, i partiti della maggioranza cavalcano intercettazioni, riferite con svariate falsità da un quotidiano, che riguardano un parlamentare e che sono ancora coperte da segreto e come tali non rivelabili e non conosciute nemmeno dagli indagati”. Il Movimento 5 stelle, quello nato sul “vaffanculo” e sulla gogna nei confronti dei politici indagati (o soltanto intercettati), ha scoperto improvvisamente i danni causati dalla pubblicazione sui giornali di intercettazioni coperte da segreto e dal contenuto penalmente irrilevante.
TERRITORIO
reggiotoday.it, 16 ottobre 2024 La seduta, tenuta presso l’aula commissioni del Consiglio regionale della Calabria, si è incentrata sulla tutela dei diritti delle persone detenute, riguardo alla genitorialità e alla condizione delle donne in carcere. La Commissione regionale per l’uguaglianza dei diritti e delle pari opportunità fra uomo e donna, presieduta dalla prof.ssa Anna De Gaio, ha tenuto, venerdì 11 ottobre, una significativa seduta presso l’aula commissioni A. Acri del Consiglio regionale della Calabria, incentrata sulla tutela dei diritti delle persone detenute, con particolare riguardo alla genitorialità e alla condizione delle donne in carcere.
di Giovanni Seu
mitomorrow.it, 16 ottobre 2024 Pochi giorni fa si è suicidato il 75° detenuto dall’inizio dell’anno. È avvenuto proprio a San Vittore, il carcere più sovraffollato d’Italia, ma c’è chi non demorde e prova a dare un po’ di sollievo. Bisogna partire dai numeri che rivelano bene tutta la drammaticità della situazione nelle carceri in Italia. Venerdì scorso un detenuto di 44 anni di origini pugliesi in carcere per reati correlati agli stupefacenti, con fine pena provvisorio fissato al 2027 si è suicidato in una cella di San Vittore. “Si tratta del 75° recluso che si toglie la vita dall’inizio dell’anno in Italia, in una strage continua”, ha affermato Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa, il sindacato della Polizia Penitenziaria.
di Lucio Boldrin*
formatrieti.it, 16 ottobre 2024 Mi accingo a scrivervi qualcosa in merito alla realtà carceraria non senza difficoltà e ritrosia e pessimismo perché sono stanco di parole e parole” scrive Padre Lucio da anni ormai cappellano di Rebibbia, struttura che ‘abita’ dalle 8.30 alle 19.30 sei giorni su sette. Non mi soffermerò sui numeri dei suicidi tra i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria, il sovraffollamento e la sempre maggiore crescente mancanza di agenti e del personale medico, paramedico e di persone nell’area educativa, e neppure delle condizioni delle carceri italiane obsolete e carenti a livello igienico. Ne ho sentito parlare e letto ovunque. Penso anche la maggior parte di voi. Ma come vivono i detenuti in molte carceri italiane?
di Carlotta Rocci
La Repubblica, 16 ottobre 2024 Il Magistrato di Sorveglianza ha rigettato il ricorso di un detenuto che protestava per le condizioni disumane. Negli ultimi quindici anni è entrato e uscito dal carcere di Torino almeno una quindicina di volte. Celle piccole, con almeno due ma a volte anche quattro compagni di stanza, “condizioni inumane”, per l’uomo, 42 anni, che - assistito dall’avvocato Alessandro La Macchia - ha presentato un ricorso al tribunale di sorveglianza chiedendo una “riduzione della pena detentiva” per le condizioni in cui è stato detenuto. Nell’interpretazione della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo sono da considerarsi “inumane” le situazioni che rendono la pena “non solo particolarmente difficoltosa ma totalmente squalificante della dignità umana”.
di Marta Borghese
La Repubblica, 16 ottobre 2024 “Dietro le sbarre per trent’anni ho visto l’inferno in 38 carceri. All’uscita ho trovato il vuoto”. “Sa quanti ne ho visti di vecchietti con il catetere che non ce la fanno più, che ti chiedi che cosa ci facciano ancora lì. Curati e monitorati, c’è scritto nei referti. Curati e monitorati”. Scuote la testa V.D., sessant’anni o poco più, di cui 33 trascorsi nei penitenziari: “Quando sei in carcere - esordisce - devi solo pregare di stare bene di salute”. Lui ne ha cambiati 38: Poggioreale, Secondigliano, Genova, Foggia. Una sfilza infinita di sezioni speciali. “Un mattatoio” commenta di qualcuno. Il passato è nella camorra degli omicidi per strada.
di Massimo Massenzio
Corriere di Torino, 16 ottobre 2024 In aula parla uno dei detenuti. Aveva segnalato alla Procura e in seguito, con una seconda lettera, ritrattò. “Un agente mi disse “ricordati che hai bisogno di noi”, ritira la denuncia e spiega che ti sei fatto male da solo”. “Me ne hanno fatte di tutti i colori”. È quanto ha detto in tribunale a Torino un detenuto chiamato a testimoniare al processo sui presunti casi di maltrattamento avvenuti fra il 2017 e il 2018 all’interno del carcere delle Vallette. Fra i 22 imputati ci sono numerosi agenti di polizia penitenziaria. L’uomo è un 54enne originario di Alessandria, recluso dal 2014, con alcuni problemi di carattere psicologico.
di Nicola Buonaiuto e Giuseppe Pergola*
tusciaweb.eu, 16 ottobre 2024 L’azienda Asl Roma F ospita nel proprio distretto di Civitavecchia due sedi carcerarie: il cosiddetto “Nuovo Complesso” con 547 detenuti e la “Casa di reclusione di Civitavecchia” che ne ospita 91. Le precedenti normative nazionali hanno sancito il trasferimento delle funzioni in materia di sanità penitenziaria dal ministero di Grazia e Giustizia ai sistemi sanitari regionali. L’assistenza sanitaria del locale sistema penitenziario è quindi oggi in carico al sistema sanitario regionale ed operativamente alla Asl Roma 4. La realtà carceraria nel nostro paese vive notoriamente di carenze strutturali, strumentali e di personale, rendendo spesso gli ambienti di vita dei detenuti e del personale di assistenza poco adeguati.
La Nazione, 16 ottobre 2024 Vab e Alia in campo per il progetto Ulepe. Da detenuti a operatori ecologici per il completo reintegro nella società. Il progetto che ha ricevuto il patrocinio del Comune di Prato, è gestito operativamente dalla Vab che si occupa di coordinare l’attività a titolo gratuito: l’associazione seguirà le persone adulte imputate e condannate che sono attualmente seguite dall’ufficio Ulepe, Ufficio locale esecuzione penale esterna di Prato appartenente al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. In pratica i volontari di Vab Prato si occuperanno di assegnare alle persone le varie attività, seguendole con dei tutor nelle fasi operative sul territorio e comunicando mensilmente all’Ufficio del ministero le ore svolte insieme ad una relazione sul contributo individuale ...
Famiglia Cristiana, 16 ottobre 2024 Grazie all’impegno congiunto delle associazioni “Seconda Chance” e “Sport senza Frontiere” partiranno a dicembre i lavori per realizzare nel Penitenziario napoletano il più grande polo sportivo carcerario in Italia con la realizzazione di due campi di padel e la ristrutturazione del campo di calcio attuale. “Si tratta di un’iniziativa di rieducazione attraverso lo sport”, spiega Flavia Filippi, fondatrice di “Seconda Chance”, “e si fonda sull’idea che il carcere non debba essere solo un luogo di detenzione, ma anche uno spazio di crescita personale e di riqualificazione”.
di Raffaella Calandra
Il Sole 24 Ore, 16 ottobre 2024 Se è vero - per dirla con John Donne - che “nessun uomo è un’isola”, per comprendere davvero le voci di un carcere bisogna ascoltare anche quelle che restano fuori. Come in certe sere alle Mantellate a Roma o intorno a via Filangieri a Milano, quando il vento ripete nomi di mariti, figli, fratelli - quasi solo uomini - scanditi a squarciagola da donne che fanno giungere così il proprio abbraccio al di là di blindo e cancelli.
di Francesca Visentin
Corriere dell’Alto Adige, 16 ottobre 2024 Una mostra e conferenze con donne icone di impegno nel mondo, come Narges Mohammadi. Da Narges Mohammadi, Premio Nobel per la Pace 2023, attivista iraniana in carcere per la lotta in difesa dei diritti umani, alle palestinesi Sumaya Farhat Naser e Hiyam Marzouqa-Awad, Bolzano si prepara ad accogliere voci di libertà, contro guerra, oppressione, diritti violati. Il Centro per la Pace di Bolzano ha organizzato fino a domenica una settimana di sensibilizzazione alla pace, insieme all’istituto “De pace fidei”. Domani al centro Pastorale di piazza Duomo (ore 18) arrivano le attiviste palestinesi, la scrittrice Sumaya Farhat Naser e la medica Hiyam Marzouqa-Awad, a lungo primaria del Caritas Baby Hospital, che oltre alla conferenza, incontreranno gli studenti e le studentesse delle scuole.
AFFARI SOCIALI
di Walter Veltroni
Corriere della Sera, 16 ottobre 2024 Gli episodi di violenza di questi giorni che hanno come protagonisti i nostri giovani. È un’emergenza. “È sempre successo”. Così di solito si sente rispondere chi considera i fatti di cronaca terribili di questa stagione del nostro vivere come qualcosa di spaventosamente nuovo, di spaventosamente inedito. Invece i rassicuratori ci invitano a non preoccuparci - cosa vuoi che sia se nelle scuole americane si spara - con centinaia di morti, se gli adolescenti soffrono come cani - in fondo sono pochi e non votano - se le strade di questo povero Paese - non diversamente da quelle francesi o inglesi - sono macchiate di sangue bambino. “È sempre successo” dicono, citando la storia di Novi Ligure o quella di Pietro Maso. Ma quei casi sono estratti da diversi decenni di vita italiana ...
di Claudio Zoccheddu
La Nuova Sardegna, 16 ottobre 2024 La deputata di Avs ha visitato il Centro di permanenza per i rimpatri: all’interno migranti, detenuti con problemi psichici. Il report diventerà un esposto alla Procura di Nuoro. La descrizione non lascia spazio alle interpretazioni: lager. Il Cpr di Macomer, cioè il Centro di permanenza per i rimpatri, descritto durante la conferenza stampa della deputata Francesca Ghirra, pare una struttura che arriva dal passato più buio dell’umanità, dove il rispetto dei diritti umani non sembra ammesso all’ingresso. Il racconto è devastante già a partire dai presupposti: “Quello di Macomer è il più impenetrabile tra i Cpr italiani”, ha ripetuto più volte l’avvocato Cesare Mariani, che ha partecipato alla visita per conto dell’associazione Naga.
di Andrea Sparaciari
La Notizia, 16 ottobre 2024 Sono già due - ma saranno molti di più - i detenuti del Cpr di via Corelli che chiederanno di essere parti civili nel processo. Mentre il governo pubblicizza ovunque il suo centro albanese, sui Centri permanenza e rimpatrio “nostrani” cala il silenzio. E invece di cose ce ne sarebbero da dire, a partire dagli ultimi sviluppi dell’inchiesta milanese sul Cpr di via Corelli a Milano, nel quale i migranti, secondo le indagini dei pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri e del Nucleo di polizia economica finanziaria della Gdf, sarebbero stati rinchiusi in condizioni “disumane” e “infernali”.
di Susanna Marietti*
Il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2024 La delocalizzazione degli esseri umani, come oggetti, come pesi morti, come spazzatura da portare in discarica. I primi migranti detenuti sono stati caricati su una nave che da Lampedusa li farà sbarcare in Albania, paese dove il governo italiano ha costruito due hotspot per trattenerli, più un carcere per essere pronti ad arrestarli qualora commettessero un reato. Scelta provvida, quest’ultima, vista la prossima introduzione del reato di rivolta nei centri per migranti, configurabile anche nei casi di resistenza passiva (per definizione: quando non si fa nulla).
di Gianfranco Schiavone
Il Manifesto, 16 ottobre 2024 Tutto quello che non sta in piedi nell’operazione Albania. A partire dalle procedure di screening che non poggiano su nessuna norma di legge ma sulla semplice prassi. La prima cosa da chiedersi di fronte alla notizia che sedici migranti sono stati trasportati forzatamente in Albania è come sia stata decisa la selezione. Come e perché, vale a dire, questi sedici sono stati separati dagli altri per i quali invece il soccorso in mare si conclude in Italia, dove accedono alle procedure di asilo ordinarie e vengono ospitati in strutture aperte. Non occorrono competenze tecniche particolari per capire che questa selezione incide sulla condizione giuridica (e sulla vita) delle persone interessate.
di Claudio Cerasa
Il Foglio, 16 ottobre 2024 Cortocircuiti e miti da sfatare. La domanda in fondo è semplice e riguarda il famoso piano elaborato dal governo italiano per esternalizzare in Albania uno degli ingranaggi che riguardano la gestione del flusso dei migranti. Domanda semplice: ma oltre alla propaganda c’è qualcosa di più? Questa mattina, come forse già sapete, arriveranno in Albania i primi migranti intercettati dalla Marina militare italiana in acque internazionali. L’accordo tra il governo italiano e quello albanese prevede i seguenti punti. L’Albania ha dato all’Italia il permesso di realizzare due strutture dedicate alla gestione dei flussi dei migranti.
di Vitalba Azzollini*
Il Domani, 16 ottobre 2024 La sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia Ue, vincolante sia per il giudice del rinvio sia per tutti i giudici degli stati membri (quindi anche per quelli italiani), potrebbe incidere sull’attuazione del Protocollo insieme ad altre pronunce attese nei prossimi mesi. Mettendo a rischio il trattenimento di migranti nel paese. In questi giorni si sente spesso richiamare una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CgUe) che potrebbe vanificare l’attuazione del protocollo con l’Albania. Occorre spiegare gli impatti concreti di questa sentenza, unitamente ad altre, attese nei prossimi mesi.
ESTERI
di Pasqualina Napoletano
Il Manifesto, 16 ottobre 2024 Commenti In questa situazione ampiamente fuori controllo e che può produrre esiti ancor più catastrofici, alcune iniziative sono preziose quale quella di alcuni parlamentari europei di dar vita a un intergruppo “Pace e disarmo” in seno al Parlamento europeo. Di giorno in giorno cresce il divario tra la gravità della situazione sugli innumerevoli fronti di guerra e la debolezza della risposta politica e sociale. Sembra di essere in un altro mondo rispetto a quell’aprile 2003 in cui su moltissimi balconi sventolava la bandiera della pace, eppure eravamo noi, e avevamo, appunto, il coraggio della pace.
di Tiziano Saccucci
Il Manifesto, 16 ottobre 2024 Rilascio di migliaia di detenuti. La legge coinvolge 1.520 persone, resta aperta la questione dei militanti di Daesh non siriani. Su proposta del secondo forum delle tribù siriane tenutosi ad Heseke il 25 maggio 2024, l’Amministrazione Autonoma Democratica del Nord-Est della Siria (Daanes) ha emanato un’amnistia generale che prevede il rilascio di migliaia di detenuti, inclusi appartenenti allo Stato Islamico. “L’amnistia ha coinvolto finora 1.520 persone, tra cui 63 donne. Ad oggi ne sono state rilasciate 1.120, di cui 35 donne. Le restanti 400 persone saranno rilasciate in fasi successive”, Spiega Abdulkarim Omar, Rappresentante in Europa della Daanes.
Nigrizia, 16 ottobre 2024 Che da molti anni il regime del Fronte patriottico rwandese (RPF) di Paul Kagame, al potere dal genocidio del 1994, faccia ricorso a torture e trattamenti disumani all’interno delle strutture di detenzione in Rwanda non è una novità. A tornare a denunciare questa pratica è ora un nuovo, dettagliato rapporto di Human Rights Watch. “Gravi abusi dei diritti umani, compresa la tortura, sono all’ordine del giorno in molti centri di detenzione del Rwanda”, scrive HRW, che si è concentrata su tre strutture: le carceri di Rubavu e Nyarugenge e Kwa Gacinya, un’immobile nel quartiere Gikondo, a Kigali, usato come struttura di detenzione non ufficiale.
DOCUMENTI
APPUNTAMENTI
Seminario formativo Università Roma Tre: "Carcere e rieducazione" (Roma, 17 ottobre 2024)
Assemblea del Movimento No Prison: "Le carceri incostituzionali" (Assisi-PG, 17 e 18 ottobre 2024)
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione fino al 20 ottobre 2024
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