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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di lunedì 4 novembre 2024
GIUSTIZIA
di Francesco Da Riva Grechi
L’Identità, 4 novembre 2024 L’allarmismo di questi giorni sui casi riscontrati e riscontranti di hackeraggio e accesso ai sistemi informatici di istituzioni, banche e autorità di polizia sono ampiamente giustificati e rischiano davvero di inquinare in maniera grave e irreversibile la nostra vita democratica. Opportuna l’iniziativa del governo per inasprire le peni dei reati relativi. Ma purtroppo non sufficiente. Né si può lasciare anche questa volta il compito di risolvere i problemi alla magistratura, che di per sé ha la naturale tendenza ad allargare il proprio potere ma è pur vero che, in maniera meno appariscente, è troppe volta chiamata a colmare i vuoti lasciate da autorità amministrative che non funzionano e non vogliono adempiere i loro doveri verso i cittadini.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 4 novembre 2024 L’inchiesta sul dossieraggio scoppiata a Milano qualche giorno fa e che vede coinvolti nomi della finanza, non solo non rappresenta un caso isolato bensì è solo l’ultimo di una serie di episodi analoghi accaduti dall’inizio dell’anno nel nostro Paese. Si è cominciato a marzo con il cosiddetto “Caso Striano/Laudati”. Il primo Tenente della Guardia di Finanza, il secondo un magistrato in pensione, già in funzione alla Dna: entrambi finiti nella maxi inchiesta della Procura di Perugia, condotta da Raffaele Cantone, per presunti accessi abusivi alle banche dati della Direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo, e la conseguente rivelazione di documenti segreti e veri e propri dossier su vip e politici.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 4 novembre 2024 Nell’indagine milanese in 14 casi l’accesso abusivo alle banche dati protette viene contestato a “pubblici ufficiali non identificati”. Un fatto tecnicamente impossibile: ogni accesso è tracciato ed è facile risalire agli autori. Cosa c’è dietro? Lo scandalo spionaggio emerso dall’inchiesta milanese sulla società Equalize non è solo uno scandalo di controlli mancati all’interno delle forze dell’ordine da parte di chi aveva il dovere di controllare, come abbiamo raccontato in questi giorni. Leggendo con attenzione l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale di Milano emerge un altro dettaglio piuttosto singolare e finora ignorato: su 145 capi di imputazione, in 14 casi il reato di accesso abusivo a sistema informatico viene contestato agli indagati in concorso con “un pubblico ufficiale ...
di Gennaro Grimolizzi
Il Dubbio, 4 novembre 2024 L’inchiesta sui dossieraggi della Procura di Milano rappresenta il pericoloso tentativo di condizionare non solo la politica, ma anche l’economia. “Credo che quanto emerso - sostiene il professor Salvatore Sica, ordinario di Diritto privato all’Università degli Studi di Salerno faccia sorgere più di un dubbio rispetto all’esistenza di un disegno preciso. La divisione politica, poi, tra maggioranza e opposizione è ancora più inquietante. D’altra parte questo è lo stesso tema per cui, in particolar modo a sinistra, bisognerebbe rendersi conto che la battaglia per un ripristino della separazione dei poteri e per un giornalismo corretto, non invasivo, ma non per questo sottomesso, non è di destra. Non è una battaglia solo di una parte politica, ma è una battaglia direi comune, istituzionale.
di Riccardo Arena
La Stampa, 4 novembre 2024 Profumo di libertà per i mafiosi sepolti da ergastoli o condannati a pene pesanti: per poche ore o per pochi mesi, grazie a permessi premio concessi a detenuti-modello; o in attesa di una sentenza definitiva che non arriva a distanza di anni dagli arresti. Sono poco meno di una ventina i boss tornati in Sicilia o comunque usciti in permesso o in semilibertà. Numero che ricomprende anche coloro che sono fuori per la scadenza dei termini di custodia cautelare. Segno che la magistratura di sorveglianza crede alla volontà di riscatto di gente ormai anziana, fra i 70 e gli 80 anni ...
trapanisi.it, 4 novembre 2024 Chiesti interventi urgenti per migliorare le condizioni di vita dei detenuti. Il Codacons lancia un appello al Ministero della Giustizia e alle altre Autorità competenti per affrontare con urgenza la situazione di sovraffollamento nelle carceri siciliane. I dati del 2024 indicano che la capienza delle strutture penitenziarie nell’Isola è ampiamente superata, con conseguenze gravi per la dignità e la salute psicofisica dei detenuti. “Il carcere - sottolinea il segretario nazionale Francesco Tanasi - deve rappresentare un luogo dove chi ha sbagliato possa espiare la propria pena, ma sempre nel rispetto dei diritti umani fondamentali. La pena, già di per sé afflittiva, non deve trasformarsi in una condizione disumana e degradante.
di Biagio Salvati
Il Mattino, 4 novembre 2024 L’uomo si stava disintossicando ma era rientrato in carcere dopo una condanna di cumulo di pene (10 anni). ha usato lenzuola come corda. Ancora un dramma della solitudine nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere dove tra la festività di Ognissanti e il giorno dedicato ai defunti, un detenuto di 53 anni ha deciso di togliersi la vita. Vincenzo Bellafesta, di Caserta, era tornato in carcere dopo un lungo periodo di libertà a seguito del cosiddetto “cumulo di pena” per un totale di dieci anni di reclusione: sedici episodi legati a reati come piccoli furti e ricettazione commessi nel corso di diversi anni. Bellafesta, sposato e con figli, negli ultimi tempi aveva rifiutato i colloqui con i familiari e stava uscendo da un periodo di tossicodipendenza.
di Luca Fazzo
Il Giornale, 4 novembre 2024 Armando: “Fuori mi piaceva un’altra farina”. Ora fa pane e dolci. E anche gli ergastolani al carcere duro studiano per la laurea. Per anni è stato sulle pagine dei giornali, accusato e condannato per un delitto che nega di avere commesso. È il primo volto umano che appare, dentro la prima cinta del carcere di Opera. Appesantito, i capelli ormai bianchi. È piegato in giardino su un arbusto di rosa, che cerca in qualche modo di tenere in vita. “Ecco, io sono come questa roba qui. Si sta chiusi qua dentro, si invecchia, i giorni non hanno senso”.
di Roberta Barbi
vaticannews.va, 4 novembre 2024 All’evento in Senato “Oltre il carcere: misure di comunità per una giustizia educativa” la testimonianza della Comunità Giovanni XXIII che da 20 anni sperimenta le Cec - comunità educanti con i carcerati - in cui sono state accolte e restituite alla vita oltre quattromila persone. C’è la storia di Giulianone - in tutto 27 anni di pena - che la sera stessa della sua uscita dal carcere dopo la prima condanna a 7 anni è tornato immediatamente a delinquere; poi c’è Paolo che parla della rabbia che monta in cella e che una volta fuori fa da molla per affrontare un delitto ancora più grande; e c’è Gianluca arrivato alla devianza per una violenza che lo ha segnato per tutta la vita.
venetonews.it, 4 novembre 2024 Il progetto “Kutub Hurra/Un ponte per” è indirizzato ai detenuti arabofoni. Si tratta di un’attività già sperimentata da un anno nella Casa di reclusione di Padova oltre che in altre carceri italiane e promossa a Padova dalla Biblioteca, dalle cooperative AltraCittà e Orizzonti e dal Garante dei detenuti, in stretto rapporto con l’associazione “Un ponte per”, che si occupa di programmi di cooperazione e solidarietà internazionale, e l’”Association Lina Ben Mhenni”, con sede in Tunisia, che rifornirà gratuitamente la biblioteca della Casa Circondariale di Padova di libri di autori e autrici arabofoni, scritti nella lingua madre.
di Gilberto Bazoli
laprovinciacr.it, 4 novembre 2024 Lo speciale concerto per i detenuti di un trio d’archi d’eccezione. Il progetto di Agon Ensemble, le emozioni di Moruzzi, Shek e Costanzo. Il sabato sera davanti al pubblico incantato del Museo del Violino. Il mattino dopo tra i detenuti meravigliati di Ca’ del Ferro. Con la stessa passione, la stessa maestria, la stessa voglia di regalare bellezza. “Quello nella Casa circondariale è stato un momento emozionante per noi che crediamo nel valore sociale della musica. Speriamo di ripetere questa esperienza in altri luoghi come le scuole, le case di riposo e gli ospedali”. Protagonista di questa domenica speciale dietro le sbarre un trio d’archi d’eccezione formato dal violoncellista cremonese Marco Mauro Moruzzi ...
di Giovanni Bogani
luce.lanazione.it, 4 novembre 2024 “Qui è altrove” è un film di Gianfranco Pannone che racconta laboratori teatrali con i detenuti: “Aniello Arena e altri hanno fornito prove magnifiche sul palco, provenendo dal mondo dietro le sbarre”. Il teatro ti può fare uscire da una prigione mentale. Ti permette di affrontare paure, complessi, fantasmi. Ti fa uscire dai labirinti della solitudine. Ti fa capire che altri vivono i tuoi sogni e i tuoi timori. Il teatro - la pratica del teatro - può anche farti uscire da una prigione reale. O almeno, può rendere meno opprimenti le pareti di un carcere. Può contrastare l’effetto più silenzioso e devastante che il carcere produce: spegnere la vitalità, la creatività, la speranza. Armando Punzo da 35 anni cura laboratori teatrali con i detenuti del carcere di Volterra.
di Manuela Plastina
La Nazione, 4 novembre 2024 Abatangelo oggi alla presentazione di “Pensando ad Anna”, ispirato alla sua vita. Prima mondiale oggi alla terza giornata del Festival dei Popoli di Firenze (ore 18.30, cinema La Compagnia) per “Pensando ad Anna”, film sulla storia dell’ex br Pasquale Abatangelo, presente nelle principali rivolte che hanno scosso negli anni 70 le carceri italiane. La pellicola, di Tomaso Aramini, è in selezione nel concorso italiano e Abatangelo, secondo quanto riferito dagli organizzatori, sarà in sala e interverrà al termine della proiezione. Nato a Firenze il 2 novembre 1950, ex delinquente politicizzato e cofondatore dei Nap, organizzazione armata di sinistra attiva nei diritti dei detenuti, venne arrestato nel 1974 dopo un conflitto a fuoco con i carabinieri in cui rimase seriamente ferito e fu imprigionato alle Murate.
di Fabio Benincasa
Corriere della Calabria, 4 novembre 2024 Matteo Zilocchi, nel suo libro, racconta di un ex braccio armato della mala calabrese. “Ho avuto paura di ricascarci, ma oggi sono libero”. Scegli di stare dalla parte sbagliata, percorri le scorciatoie che conducono ad una vita segnata da sangue e crimine, silenzio e omertà, danari e fughe. La ‘ndrangheta promette potere e arruola con facilità i suoi soldati. Poi un giorno, il sogno di rimanere impuniti dopo aver commesso svariati crimini svanisce quando le forze dell’ordine bussano alla tua porta e ti stringono le manette ai polsi. Inizia tutta un’altra storia, una vita dietro le sbarre passata a rinnegare quella scelta, a pentirsi dei reati commessi. Si passa dalla ‘ndrangheta all’inferno del carcere.
di Valentino Sgaramella
Gazzetta del Mezzogiorno, 4 novembre 2024 Gli hanno rinnovato la patente per altri 2 anni. Stefano Romei, 97 anni tra un mese, guida ancora in tranquillità la sua Fiat 500. Dal 1956 al 1991 è stato maestro elementare nel carcere di Turi. Questo anziano signore che ci accoglie nel suo appartamento dai modi garbati e gentili, conserva un pezzo di storia cittadina. La sua famiglia è di Montevarchi, in provincia di Firenze. Il papà, Settimio, nel 1928 è inviato al carcere di Turi come agente di polizia penitenziaria, conoscerà Antonio Gramsci e Sandro Pertini. Negli anni ‘40, Stefano, dopo la maturità magistrale, diviene maestro elementare. Cultore di musica, diviene organista e fisarmonicista. Grazie al giovane arciprete e cappellano del carcere, don Peppino Contento, Romei sarà organista ufficiale di tutte le chiese turesi.
AFFARI SOCIALI
di Fulvio Bufi
Corriere del Mezzogiorno, 4 novembre 2024 Spari e selfie sui social, indagine estesa anche ai genitori. “Provvedimento per molti versi rivoluzionario, ma necessario: troppa violenza”. Dice: “Gli zingari”. Dove hai preso la pistola? “Dagli zingari”. E sarà pure vero. E se è vero, certo non lo ha scoperto guardando Gomorra, anzi forse è stato uno come lui a spiegarlo a quelli di Gomorra come fanno i ragazzini a procurarsi una pistola. Anche sporca, che ha già sparato e magari chissà se non pure ucciso. Dettagli. Ai ragazzini protagonisti di questo crimine senza clan né boss che sta facendo piangere Napoli, ragazzini che vivono nei social con le loro pose caricaturali da trapper sfigati, basta solo avercelo il ferro, estensione mortale di un coraggio che non hanno, perché nemmeno a botte sanno fare ...
di Gianluca Nicoletti
La Stampa, 4 novembre 2024 Ho visto frotte di bambini giocare entusiasti nel “Villaggio Difesa” al Circo Massimo, molto più divertiti di quelli che vidi un anno fa al villaggio di Babbo Natale a Villa Borghese. Quando mai capita a una bimbetta bionda alta mezzo metro di poter giocare alla “piccola sminatrice”, sotto la guida attenta di un vero artificiere in mimetica e anfibi. Prima cerca con il metal detector, piano piano con un pennello libera l’area dal terriccio, poi finalmente appare la mina con la spoletta bene in vista. “Adesso possiamo farla scoppiare?”, dice la piccina, fiera della sua caccia al tesoro. “Beh no, adesso non si può c’è troppa gente!”. Infatti tutt’intorno una folla di mamme, papà e bimbi di tutte le età con gli smartphone in mano, in fila per far provare al loro tesoruccio la delizia del piccolo incursore.
di Eleonora Camilli
La Stampa, 4 novembre 2024 In caso di non convalida dei fermi, anche questa volta torneranno in Italia. La nave della Marina, la Libra, sta raggiungendo in queste ore il Mediterraneo Centrale, dove sarà operativa nei prossimi giorni in attesa di indicazioni dal governo. L’obiettivo è monitorare il flusso di arrivi di migranti di per poi accoglierli a bordo ed organizzare un nuovo trasferimento nell’hotspot in Albania, per quelli che rientrano nelle categorie previste dal protocollo con il governo di Tirana.
Il Fatto Quotidiano, 4 novembre 2024 Bonelli: “Sperpero per finanziare propaganda”. Tra una polemica politica e una “giudiziaria” il caso dei migranti “portati” in Albania, per poi essere ritrasferiti in Italia, potrebbe avere anche un risvolto giudiziario contabile per un potenziale danno all’Erario per gli stanziamenti del governo per l’operazione. Prima della bufera sulla spesa di quasi 9 milioni di euro per il vitto e alloggio degli agenti, sul tavolo dei magistrati della Corte dei Conti sono arrivati due esposti presentanti da parlamentari di Italia Viva e M5s e riguardano proprio i costi sostenuti per il trasferimento di 16 migranti nelle strutture del paese balcanico, alla metà dello scorso mese. I giudici non aveva convalidato il trattenimento dei migranti, provocando quindi il rientro in Italia.
di Chiara Sgreccia
Il Domani, 4 novembre 2024 I due naufraghi erano a bordo della piccola imbarcazione salvata dalla Life Support nelle acque Sar maltesi, insieme ad altre 37 persone. Sulla nave di Emergency si sentono al sicuro e spiegano cosa li ha spinti a partire. “Mia mamma è palestinese, mio padre siriano. Io sono nato e cresciuto a Damasco. Ma vivevo in Libano prima di partire per l’Europa. Mi sono spostato vicino Beirut perché in Siria non c’è vita, non si può fare niente. Solo cercare di guadagnare abbastanza per comprare il cibo”. Così racconta Amman, 23 anni, studente di medicina che sogna di proseguire gli studi in Germania: “Perché ci sono le università migliori - spiega - e poi ci abita mio zio, potrei andare da lui”.
ESTERI
di Riccardo Noury*
Il Fatto Quotidiano, 4 novembre 2024 Nel nord dell’Iraq c’è una struttura ufficialmente chiamata Centro comunitario per la riabilitazione di al-Jed’ah. È diretta dal ministero per le migrazioni e le persone sfollate. Di fatto, come ha recentemente accertato un’indagine di Amnesty International, è un luogo di tortura. Ad al-Jed’ah sono passati migliaia di iracheni trasferiti dai centri di detenzione del nordest della Siria, dove erano trattenuti per sospetti legami con lo Stato islamico. Dal 2021 ne sono stati rimpatriati 9500. Di questi, 2223 si trovano ancora nel centro: 278 uomini, 627 donne e 1318 persone minorenni. Le autorità irachene hanno intenzione di velocizzare il ritorno dei propri detenuti dalla Siria - si stima siano tuttora oltre 18.000 - in modo che la maggior parte di loro sia trasferita entro la fine del 2027.
di Elena Molinari
Avvenire, 4 novembre 2024 Reportage. L’incubo del 6 gennaio incombe, come il pericolo di incidenti dopo lo spoglio. Mentre Trump è accusato di blandire i gruppi che difendono un’ideologia contro i migranti, e a favore delle armi. “Lanciare operazioni coordinate con i gruppi di negazione delle elezioni come parte di un piano per condurre una sorveglianza paramilitare delle urne elettorali”. Questo invito di un membro della milizia American Patriots Three Percent, nota come AP3, è circolata su Telegram, la piattaforma basata in Russia divenuta il punto d’incontro degli estremisti di destra. Ne sono emerse molte negli ultimi giorni, grazie a un infiltrato e agli sforzi del gruppo statunitense per la trasparenza “Distributed denial of secrets” e puntano tutte nella stessa direzione.
DOCUMENTI
Articolo. "I liberi sospesi tra criticità presenti e prospettive di riforma", di Fabio Fiorentin
Articolo. "È compito della Repubblica. Note sul DDL Sicurezza", di Enrico Grosso