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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di sabato 23 novembre 2024
Ristretti Orizzonti, 23 novembre 2024 Gentili tutti, il Terzo Festival della comunicazione sulle pene e sul carcere, che si è svolto l’11 ottobre a Opera, è stato un momento importante per ritrovarci, e tornare a parlare insieme dei temi che ci sono cari. Il passo successivo è l’organizzazione di una videoconferenza per rilanciare le nostre attività. Noi della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia ci occupiamo da anni di informazione e comunicazione, in particolare con il Festival della comunicazione sulle pene e sul carcere, per questo riteniamo importante chiedervi di manifestarci il vostro interesse a partecipare a un incontro in ZOOM in data da stabilire per sviluppare i temi trattati a Opera con Luigi Ferrarella, anche in considerazione dell’uso delle tecnologie nelle carceri, che riteniamo vada rafforzato e promosso con determinazione.
di Alice Dominese
Il Domani, 23 novembre 2024 Una bozza di decreto del ministero della Giustizia prevede figure professionali qualificate a intervenire durante le proteste, per favorire la “de-escalation” evitando l’uso della forza. Non si tratta di nuove reclute per un organico già deficitario, ma di una specializzazione per chi è già in servizio. Sapp: “Non basta”. Antigone: “Avere figure del genere dovrebbe essere l’ordinarietà. La priorità sia il sovraffollamento”. Mentre il livello di tensione negli istituti di pena cresce, il ministero della Giustizia ha presentato una bozza di decreto che propone l’introduzione della figura professionale dei negoziatori per la gestione degli eventi critici in carcere. Il loro ruolo dovrebbe essere quello di favorire la “de-escalation” dei conflitti in modo pacifico.
di Sofia Antonelli*
L’Unità, 23 novembre 2024 Il caso dell’istituto siciliano, con 46 indagati e 11 agenti agli arresti, ricalca uno schema già visto, la sistematicità degli abusi racconta la normalizzazione di un “modus operandi”. E le vittime sono spesso i più fragili. “Un girone dantesco”. Così il procuratore Gabriele Paci ha definito il sistema di violenze e abusi messo in piedi all’interno della Casa Circondariale di Trapani. Sistema venuto alla luce grazie ad un’inchiesta avviata nel 2021 che vede oggi indagate 46 persone - di cui 11 agenti penitenziari agli arresti domiciliari - per vari reati tra cui tortura. Al centro dall’inchiesta non vi sono sporadici episodi di violenza, ma una vera e propria modalità di gestione dell’intero reparto che prevede derisioni, umiliazioni, violenze fisiche.
di Tommaso Panza
Il Domani, 23 novembre 2024 Intervista a Susanna Marietti (Antigone). Per la coordinatrice dell’associazione, le telecamere devono essere messe ovunque. “Da Delmastro messaggio pessimo. Il dl Caivano? Ha distrutto la giustizia minorile”. Sovraffollamento, suicidi, violenza. Le carceri italiane sono al collasso: oltre 60mila detenuti a fronte di poco più di 47mila posti disponibili. In 81 tra i reclusi si sono tolti la vita, sette gli agenti di Polizia penitenziaria. E poi i ripetuti episodi di tortura, pestaggi, abusi di stato. L’ultimo scoperto dalla procura di Trapani, che indaga su 46 agenti di Polizia penitenziaria in servizio nel carcere “Pietro Cerulli” di Trapani.
di Alice Oliverio
Il Manifesto, 23 novembre 2024 Il sottosegretario a Napoli rivendica ancora la frase sui soffocamenti. “Non voglio dare tregua alla mafia”. Poi rilancia: “Contrario a ogni svuota carceri”. “Ribadisco che non voglio dare tregua alla mafia”. Così il sottosegretario Andrea Delmastro torna a commentare la sua uscita sull’intima gioia che gli provoca sapere che i detenuti soffocano sul sedile posteriore dei nuovi mezzi della polizia penitenziaria. Di più, da Napoli, a margine dell’incontro organizzato dall’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria su “Carcere e criminalità 4.0. Sfide e opportunità per la polizia penitenziaria”, Delmastro insiste, aprendo anche squarci sulla sua vita domestica ...
di Angelo Picariello
Avvenire, 23 novembre 2024 “Il novanta per cento dei detenuti nelle carceri nemmeno dovrebbe essere lì”. L’affermazione è perentoria, e non riguarda solo i potenziali innocenti reclusi, ma anche - e soprattutto - i casi di persone colpevoli, sì, ma che trarrebbero maggiore giovamento per sé stessi e per la società da un espletamento della pena diverso dal carcere. Lo pensa, a ragion veduta, il professor John Braithwaite, considerato il “padre” della giustizia riparativa. E l’insufficiente deterrenza che mostra persino la pena capitale (basti pensare al proliferare di reati di sangue negli Usa che ancora la prevedono) impone di esplorare anche questa strada diversa, “che è anche più efficiente”, assicura Braithwaite, docente dell’Università di Camberra, insignito venerdì al Quirinale del premio Balzan.
di Conchita Sannino
La Repubblica, 23 novembre 2024 In Cdm le sanzioni per le toghe che commentano le norme di cui si occupano. Conflitto quotidiano. Un avviso al giorno. O un paletto, una stoccata o una nuova norma che delimiti il campo. Anche ieri, l’offensiva del governo sulla giustizia, che allarga il solco tra politica e magistratura, non conosce soste. Prima la presidente Giorgia Meloni: che rivendica con i sindaci dell’Anci la cancellazione dell’abuso d’ufficio, indicando come pericolo scampato “i lunghi e disonorevoli processi” per i buoni amministratori. Nelle stesse ore, da un convegno a Firenze, calano ancora sul caso migranti - i duri, affilati distinguo contro le toghe da parte di un autorevole parterre: Carlo Nordio, Alfredo Mantovano, Fabio Pinelli.
di Irene Famà e Paolo Festuccia
La Stampa, 23 novembre 2024 Il decreto legge nell’agenda del Consiglio dei Ministri di lunedì. Nordio: no al diritto creativo. Una battaglia lunga. Da una parte il governo e dall’altra le toghe. Il primo fronte è il prossimo decreto legge che il governo è pronto a varare lunedì in consiglio dei ministri, il secondo, apparentemente teoretico ma in realtà di sostanza, sul prevalere della giurisprudenza italiana al cospetto di quella europea. Vince l’una o l’altra. In sostanza, hanno ragione i giudici di Bologna che sul nodo “Paesi sicuri” hanno inviato le carte alla Corte europea o il governo che sulla crisi del centro migranti in Albania si è mostrato pronto a fare le barricate?
di Mario Di Vito
Il Manifesto, 23 novembre 2024 Il vicepresidente del Csm si schiera col governo. Critiche da Md e da Area: “Vorrebbe dei magistrati assoggettati al legislatore”. Anche Nordio all’incontro di Firenze: “Non c’è spazio per il diritto creativo”. Ma il presidente della Consulta Barbera ricorda che una norma si può disapplicare. L’incontro organizzato a Firenze dalla Corte dei conti s’intitolava “Giustizia al servizio del paese”. I convitati - soprattutto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario Alfredo Mantovano e il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli - lo hanno evidentemente inteso come “Giustizia al servizio di chi governa il paese”. E così è passata un’altra giornata di attacchi della destra ai giudici. Questa volta il punto d’attacco è stato l’articolo 101 della Costituzione ...
di Valentina Stella
Il Dubbio, 23 novembre 2024 Responsabilità civile dei magistrati, il deputato di FI critica la norma attuale: via di fuga dagli errori. I magistrati non pagano mai per i loro errori. È questo il senso della polemica sollevata ieri dal deputato di Forza Italia, Enrico Costa. In un momento in cui il governo si appresta a varare nel Consiglio dei Ministri di lunedì una nuova norma sul disciplinare delle toghe che amplierà di molto le possibilità del ministro della Giustizia di esercitare l’azione disciplinare contro le toghe troppo esposte pubblicamente, il parlamentare azzurro rilancia anche la questione della responsabilità civile dei magistrati, definendola “una legge che è una immunità”.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 23 novembre 2024 Negli ultimi dieci giorni tre processi per voto di scambio politico-mafioso che avevano travolto importanti amministrazioni locali sono finiti con l’assoluzione degli imputati. Fare politica, cioè cercare consensi, costituisce ormai una pratica da kamikaze. Fare politica a livello locale, cioè ottenere consensi (leggasi voti) per poter essere eletti a incarichi di governo, sta diventando impossibile. Anzi, costituisce ormai una pratica da kamikaze. Colpa di una magistratura che tende a vedere il marcio ovunque, ma anche di una politica che, pur di soddisfare gli istinti forcaioli dell’opinione pubblica, ha inasprito alcuni reati, rendendoli però sempre più evanescenti. Si prenda il reato di voto di scambio politico-mafioso.
di Francesco Patanè
La Repubblica, 23 novembre 2024 Zoom sui penitenziari dopo il caso Trapani: nelle strutture dell’Isola oltre 7mila reclusi, l’otto per cento in più. Negli istituti minorili di Palermo e Acireale alta tensione fra i ragazzini italiani e gli stranieri. Sono sovraffollate, non hanno medici né psicologi di supporto, in alcuni casi hanno zone senza luce e acqua e arrivano a ospitare fino a 18 detenuti in celle fatiscenti di 30 metri quadrati. Sono le carceri siciliane, 23 strutture fra case circondariali e istituti di pena che cadono a pezzi. Per sorvegliare i 7.073 detenuti il Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) fa i salti mortali: mancano 584 agenti su un organico di 4.195 effettivi.
Corriere della Calabria, 23 novembre 2024 “Il Governo si compiace del disagio, se non anche della sofferenza inferta ai detenuti nei trasferimenti sui blindati della Polizia Penitenziaria”. “Soltanto pochi giorni fa un giovane detenuto di 28 anni si è tolto la vita nella casa di reclusione di Catanzaro. La notizia, diffusa dalla stampa, suscita tristezza e rinnova il sentimento di sgomento, ci tocca da vicino, perché si tratta di un suicidio avvenuto nelle carceri cittadine e perché questo estremo gesto di disperazione denuncia ancora una volta, ove ve ne fosse la necessità, le gravi inadeguatezze che accompagnano la detenzione”. È quanto evidenzia in una nota il Consiglio Direttivo e l’Osservatorio Carcere della Camera Penale di Catanzaro “Alfredo Cantafora”.
anconatoday.it, 23 novembre 2024 Aveva preso la scabbia e per questo era stato messo in isolamento. Lì ha tentato di uccidersi, impiccandosi con un laccio alle sbarre della finestra del bagno. Grave un detenuto di 50 anni, italiano. Il gesto risale a mercoledì scorso ed è avvenuto nel carcere di Barcaglione. A salvarlo sono stati i poliziotti della penitenziaria che si sono accorti e sono entrati nella cella tagliando subito il cappio. Lo hanno adagiato sul pavimento. Non respirava e hanno iniziato le manovre per rianimarlo. Nel frattempo è stato chiamato il 118 e sono arrivati i sanitari in carcere che hanno continuato con la rianimazione. Quando ha ripreso a respirare è stato portato d’urgenza in pronto soccorso all’ospedale di Torrette. Poi il trasferimento al nosocomio di Jesi dove è ricoverato in prognosi riservata.
di Giovanni Fiorentino
firenzetoday.it, 23 novembre 2024 La deputata di Forza Italia punta il dito contro le problematiche della struttura. “Ho visto una situazione sicuramente difficile e complessa, ma non così drammatica come qualcuno vuol fare credere. A mio avviso, il problema principale del carcere di Prato, come già avevo denunciato ad agosto, è la pianta organica: mancano dipendenti e figure apicali. Lo scorso settembre ho consegnato una relazione al viceministro Francesco Paolo Sisto. E dopo il consiglio comunale, solleciterò altri interventi risolutivi”. È il pensiero della deputata Erica Mazzetti, al termine della visita effettuata nelle scorse ore all’interno del penitenziario di via Montagnola, a margine della quale ha preannunciato per il carcere di ...
La Nazione, 23 novembre 2024 Don Vincenzo Russo: “Forse dovrebbero essere trasferiti tutti i detenuti”. Su Sollicciano non intendendo placarsi i venti di bufera. Dopo l’ennesimo provvedimento del tribunale di sorveglianza che bacchetta l’amministrazione penitenziaria per le condizioni igienico-sanitarie del penitenziario, anche l’ex cappellano Vincenzo Russo torna sul tema dei diritti dei detenuti e soprattutto delle responsabilità dei vertici del dipartimento. “Nell’ultimo periodo il carcere di Sollicciano è senza direttore, a motivo di assenza per malattia”, esordisce il religioso. “Questa mancanza non è qualcosa che si possa trascurare - continua - dal momento che un luogo così gravato da preoccupanti problemi e questioni non risolte non può permettersi il lusso di rimanere senza riferimenti certi e soprattutto operativi”.
ancecatania.it, 23 novembre 2024 Intesa tra Ance, Ente Scuola Edile, Udepe e Associazione Difesa e Giustizia APS ETS. Prosegue l’impegno di Ance Catania nel sociale e nel processo di rieducazione dei condannati attraverso la formazione professionale e il lavoro. Un nuovo passo è stato fatto con il protocollo firmato dai Costruttori etnei, dall’Associazione Difesa e Giustizia APS ETS, dall’Ente Scuola Edile e dall’UDEPE (Ufficio Distrettuale di Esecuzione penale Esterna) di Catania. Tra i pilastri dell’accordo l’articolo 15 e il 17 della Costituzione che, rispettivamente, prevedono che “il trattamento del condannato e dell’internato è svolto avvalendosi principalmente dell’istruzione, della formazione professionale ...
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 23 novembre 2024 A Regina Coeli, in scena la pièce delle ex detenute “Le donne del muro alto”. La cella dove Olympe de Gouges venne rinchiusa prima di salire al patibolo, rea secondo i suoi giudici - tutti uomini - di aver espresso nei suoi scritti proto femministi pensieri troppo libertari e contrari alla violenza di Stato, era “lunga 6 piedi e larga 4”. A conti fatti, equivalgono a circa 2,5 metri quadri, secondo il sistema metrico decimale che sarebbe stato introdotto di lì a poco nel mondo dalla Francia repubblicana giacobina. Non i 3 metri quadri di spazio vitale - esclusi arredamenti - richiesti oggi per ciascun detenuto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (a cui l’Italia ancora troppo spesso non si attiene), ma per essere il 1793 neppure così male, verrebbe da pensare.
AFFARI SOCIALI
di Andrea Polo*
Il Fatto Quotidiano, 23 novembre 2024 Marco ha 18 anni, Giovanni 14; ormai stanno per affacciarsi all’età adulta e, nonostante qualche arrabbiatura scolastica, dico con soddisfazione che sono dei bravi ragazzi e se c’è una cosa che mi rende orgoglioso di loro è il grande rispetto con cui trattano le altre persone e il modo con cui da sempre risolvono e hanno risolto i loro piccoli e grandi conflitti. Mai con le mani, sempre con le parole. Questo imprimatur, spero, farà di loro uomini corretti nei rapporti interpersonali; primo fra tutti quello con l’altro genere. Purtroppo, le cronache di questi anni raccontano troppo spesso di violenze e maltrattamenti nei confronti nelle donne e la mia paura, ammetto, è che sentirne parlare così spesso rischi di farci sembrare la cosa “normale”, quando normale non lo è affatto.
di Adil Mauro
Il Manifesto, 23 novembre 2024 Centri antiviolenza. Tra le luci e le ombre dei Centri in cui ci si occupa degli uomini che maltrattano. In Italia sempre più realtà associative affrontano la violenza contro le donne occupandosi degli uomini che la agiscono. I centri per uomini autori di violenza (Cuav) sono in rapido aumento, come evidenzia la seconda indagine nazionale del 2023 realizzata nell’ambito del “Progetto ViVa”, frutto di un accordo di collaborazione tra Cnr e Dipartimento per le pari opportunità. Al 31 dicembre 2022 i Cuav presenti sul territorio erano 94, con 141 punti di accesso totali tra sedi principali e secondarie.
di Giansandro Merli
Il Manifesto, 23 novembre 2024 Partono gli operatori sociali, l’ente gestore mantiene solo direttore e amministrativi. “Lo staff presente nei centri in Albania è stato ridotto al livello minimo, restano solo i lavoratori necessari per la manutenzione della struttura e per fornire i servizi di base agli agenti che si occupano della sicurezza e a quelli presenti nel penitenziario”, afferma l’eurodeputato tedesco di Volt Damian Boeselager. Ieri ha visitato il centro di Gjader con una delegazione del suo partito, “movimento progressista pan-europeo”, che a Strasburgo ha eletto cinque deputati. Nella visita ne erano presenti quattro - da Germania e Olanda - insieme ai co-presidenti italiani di Volt Daniela Patti e Guido Silvestri e a quella Ue Francesca Romana D’Antuono.
di Franz Baraggino
Il Fatto Quotidiano, 23 novembre 2024 Tra disillusione sui rimpatri e futuro incerto: “Si riparte ad aprile, forse”. Dopo il trattenimento di una ventina di migranti, tutti trasferiti in Italia per incompatibilità tra le procedure d’asilo svolte e il diritto europeo, nei centri di Shengjin e Gjader è rimasto solo il personale e gli operai che lavorano nei cantieri di strutture ancora da completare. Tanto che la visita della delegazione di Volt Europa e dei suoi europarlamentari “è stata accolta come piacevolissimo diversivo”, raccontano i due copresidenti del “primo partito paneuropeo” in Italia, Daniela Patti e Guido Silvestri, al termine del loro giro a Gjader. “Sulle procedure di rimpatrio non c’è un protocollo, dicono che va ancora definito”, è stato spiegato loro dai funzionari dell’ambasciata e di polizia che li hanno accompagnati.
di Francesca Spasiano
Il Dubbio, 23 novembre 2024 Le donne non sono più soltanto un bottino di guerra. Peggio: sono il terreno sul quale oggi si combattono i conflitti. Ad ogni latitudine, in ogni parte del mondo in cui il corpo delle donne è ancora usata come arma. Perché sono le donne, nelle zone di guerre, a pagare il prezzo più alto. Senza alcun bisogno di stilare una gerarchia del dolore tra le popolazioni civili che ne subiscono le conseguenze più drammatiche. È questo il messaggio che la senatrice Susanna Donatella Campione ha voluto rilanciare a una manciata di giorni dal 25 novembre. Componente della commissione Giustizia di Palazzo Madama e della delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare dell’Osce, la parlamentare di Fratelli d’Italia è impegnata in una battaglia mirata a disciplinare l’uso della violenza sessuale come strumento di guerra.
di Sara De Vido*
Il Manifesto, 23 novembre 2024 La prospettiva del diritto internazionale sulla discriminazione di Stato, ancora diffusa in molti Paesi. La violenza di genere contro le donne, come afferma la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa per la prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica del 2011, entrata in vigore dieci anni fa, “è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione”.
di Riccardo Redaelli
Avvenire, 23 novembre 2024 La decisione della Corte penale internazionale era attesa, prevista e di fatto quasi inevitabile, alla luce dei massacri di civili compiuti vicendevolmente da Hamas e dalle forze militari israeliane. Così come del tutto prevedibili le reazioni indignate da parte di Tel Aviv e degli Stati Uniti ai mandati di arresto contro il primo ministro Bibi Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant, con la solita accusa alla Corte di essere “antisemita”. Il governo di estrema destra israeliano, del resto, usa questa accusa con troppa facilità contro chiunque dissenta dai metodi brutali usati contro i palestinesi o si indigni per i quasi cinquantamila morti, moltissimi dei quali donne e bambini.
di Luigi Ferrajoli
Il Manifesto, 23 novembre 2024 Le reazioni stupefatte e indignate al mandato d’arresto della Cpi per Netanyahu e Gallant ci dicono che il diritto c’è ancora, ma i potenti non sono disposti a sopportarlo. Il mandato di arresto per crimini contro l’umanità e per crimini di guerra, emesso dalla Corte penale internazionale contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della difesa Yoaf Gallant e il capo militare di Hamas Mohammed Deif, ci dice una cosa elementare ma inaccettabile per gli odierni poteri selvaggi. Ci dice che esiste ancora un diritto internazionale; che c’è un giudice all’Aja; che all’esercizio sregolato della forza ci sono ancora limiti giuridici. Le motivazioni del mandato informano i governanti di Israele e l’intera comunità internazionale che i palestinesi sono esseri umani.
di Gabriele Della Morte
Il Domani, 23 novembre 2024 “Ci sono fondati motivi per ritenere che non sia possibile individuare alcuna chiara necessità militare o altra giustificazione per le restrizioni poste all’accesso delle operazioni di soccorso”. Appaiono ineccepibili le dichiarazioni che accompagnano la decisione della Camera preliminare della Corte penale internazionale di accettare la richiesta del procuratore della scorsa primavera e di emettere dei mandati di arresto con riferimento alla situazione palestinese. Benché si tratti di semplici comunicati stampa - gli atti ufficiali sono secretati per ragioni di sicurezza - essi lasciano intravedere un quadro probatorio di grande rilevanza.
di Renzo Guolo*
Il Domani, 23 novembre 2024 La decisione della Cpi renderà impossibile ogni processo negoziale a Gaza e in Libano. Gli estremisti Ben Gvir e Smotrich già reclamano l’annessione di “Giudea e Samaria”. Il mandato di cattura spiccato dalla Corte penale internazionale per Netanyahu e Gallant, avrà effetto sulla guerra in Medio Oriente? Condizionerà in un senso o nell’altro i protagonisti del conflitto, Israele e Hamas, l’Iran e i suoi proxies, o i paesi arabi della regione? La risposta è no. Almeno sul breve termine. Può, invece, ottenere l’irrigidente effetto di rendere impossibile ogni residua prospettiva negoziale. Come mostrano le reazioni in Israele alla pronuncia dell’Aja, sfociate nella dura, trasversale, prevedibile critica a organismi internazionali, si tratti dell’Onu o della Cpi, ai quali non riconosce alcuna legittimità.
DOCUMENTI
Ristretti Orizzonti Marassi. Numero 9, novembre 2024
Articolo: "I giudici nemici della patria?", di Glauco Giostra