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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di mercoledì 6 marzo 2024
di Davide Varì
Il Dubbio, 6 marzo 2024 Responsabile dell’Osservatorio Carcere dell’Unione delle Camere Penali Italiane, l’avvocato attivo nella difesa dei diritti dei detenuti si è spento a 69 anni. L’addio dei colleghi: “Perdiamo forza e rappresentatività”. “Ha saputo coniugare, come nessuno, professione forense ed impegno civile, con la passione e l’eleganza che lo contraddistinguevano. Circa 20 anni fa, quando gli ultimi dovevano solo ‘pagare’ e non erano solo occasione per avere i riflettori accesi, ha compreso l’importanza della rieducazione nelle carceri, battendosi per legalità ed umanità della pena. Fondatore del Carcere Possibile onlus, ha ricoperto la carica di Responsabile dell’Osservatorio Carcere dell’Unione delle Camere Penali Italiane.
di Riccardo Polidoro
Il Dubbio, 6 marzo 2024 Riccardo Polidoro è stato, per il Dubbio, un compagno di battaglia. Resterà un esempio, resterà con la sua intelligenza e il suo generoso impegno nel pretendere un sistema penitenziario degno degli esseri umani, della Costituzione e dello Stato di diritto. Di fronte alla funesta spoon river dei suicidi dietro le sbarre, che nelle prime settimane dell’anno ha fatto registrare una sequenza terribile, con 21 vittime, lo scorso 15 febbraio Riccardo aveva firmato sul Dubbio un articolo indignato e combattivo: è il testamento che ci lascia e che qui vi riproponiamo con commossa gratitudine.
di Rossella Grasso
L’Unità, 6 marzo 2024 “Dal numero dei suicidi in carcere sappiamo che sovraffollamento non significa semplicemente troppe persone in uno spazio ma troppe persone in spazi totalmente inadeguati, non pensati, casuali”. Ne è convinta Marella Santangelo, Ordinario di Composizione architettonica e urbana e delegata al Polo Universitario Penitenziario (PUP) dell’Università Federico II di Napoli. L’architetto da anni indaga un tema fondamentale per la dignità umana, quello dello spazio. Ed è ancor più fondamentale se questo spazio è quello della detenzione: non è solo la quantità ma anche la qualità a determinare o meno l’azione della detenzione sul singolo e quindi sulla collettività. “Per questo motivo lavorare sugli spazi vuol dire lavorare sull’essenza della detenzione. Non è un problema di metri quadrati”, spiega la docente.
di Giuseppe Spadaro*
Il Domani, 6 marzo 2024 La giustizia penale minorile italiana - considerando che in Europa si è guardato al nostro sistema come ad un modello da seguire - forse non meritava le involuzioni normative recenti, che rischiano di riportaci indietro almeno di qualche decennio nella storia giuridica del nostro Paese. A partire almeno dal 1988, con l’entrata in vigore del codice di procedura penale minorile, l’Italia aveva scelto un’altra via dove “ragazzi dentro”, ovvero la risposta detentiva, era considerata l’extrema ratio.
di Luisa Brambilla
iodonna.it, 6 marzo 2024 Donne in carcere: la pena è più gravosa perché il sistema è pensato per gli uomini. Intervista a Micaela Tosato, di Sbarre di Zucchero. A dar vita a Sbarre di zucchero, movimento che sensibilizza su tutte le tematiche inerenti la vita carceraria, in particolare quella delle donne in carcere, è Micaela Tosato. Ha avviato l’associazione come account social nell’agosto di due anni fa e in breve tempo si è affermata come associazione che ha referenti in tutta Italia. È oggi uno dei canali che testimonia quotidianamente sulla condizione due volte penalizzante delle donne in carcere.
lospiffero.com, 6 marzo 2024 In occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, le delegazioni del Partito Radicale visiteranno diversi istituti penitenziari femminili italiani. “Quest’anno abbiamo pensato che fosse quanto mai necessario richiamare l’attenzione sulle donne detenute e sui bambini in carcere. Non è il classico modo per festeggiare la giornata delle donne ma pensiamo che sia il modo più appropriato per farlo. È un modo per cercare di porre l’attenzione sulle donne detenute, sulle loro condizioni di detenzione e per continuare a tenere aperto il capitolo della detenzione.
di Errico Novi
Il Dubbio, 6 marzo 2024 Come già avvenuto in Senato, ieri anche la commissione Giustizia di Montecitorio ha approvato un parere che suggerisce al Governo i controlli sui neo magistrati. Costa: “Ma sui fuori ruolo è un flop”. Convinto che, se già all’epoca in cui era un aspirante civilista, fossero state in vigore le verifiche sull’equilibrio delle toghe, quella scena non l’avrebbe vissuta. Magari non c’entra il fatto che anche alla Camera, come al Senato, di avvocati ce ne sono abbastanza, ma comunque ieri la commissione Giustizia di Montecitorio ha approvato analogamente a quanto era avvenuto a Palazzo Madama con il testo dell’azzurro Pierantonio Zanettin - l’invito all’Esecutivo a “valutare la possibilità” di prevedere i controlli psicologici in fase d’ingresso, cioè per i futuri concorsi, in magistratura.
di Paolo Maddalena*
Il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2024 Mercoledì, 28 febbraio 2024, la Commissione Giustizia del Senato, nell’esprimere “parere favorevole” sul decreto attuativo della riforma Cartabia del 2022 sull’ordinamento giudiziario, licenziato a novembre dal Consiglio dei Ministri, ha inserito nel parere l’”incoraggiamento” a prevedere “test psicoattitudinali” per “aspiranti magistrati”. Questo “incoraggiamento”, che può apparire di carattere marginale, è in realtà un ennesimo provvedimento, minuto e insidioso, che inerisce a una politica perseguita da tempo dai governi degli ultimi trenta anni, ed ora, in modo davvero concludente, dall’attuale governo in carica, il cui fine ultimo è quello di concentrare i poteri in una sola persona, e dare così un colpo finale all’unità del “Popolo italiano”, e a ciò che resta del nostro “Stato comunità”.
di Giulia Merlo
Il Domani, 6 marzo 2024 “Il giornalista verifica che l’informazione sia fondata, non da dove la fonte l’ha presa”. I presunti usi illeciti di strumenti dell’Antimafia “sono stati individuati: il sistema di prevenzione funziona”. L’inchiesta di Perugia sulla presunta fuga di notizie dalla banca dati della procura nazionale antimafia vede tra gli indagati un finanziere, un magistrato e anche tre giornalisti d’inchiesta di Domani. La vicenda solleva interrogativi sul rapporto tra organi inquirenti e stampa e sulla libertà di informazione. “Un diritto che va tutelato, anche se oggetto di costante bilanciamento”, dice il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia.
di don Luigi Ciotti
Avvenire, 6 marzo 2024 Nelle ultime settimane abbiamo saputo di nuove minacce contro alcuni sacerdoti, da parte di ambienti mafiosi. E c’è chi, anche con intenti lodevoli, ha parlato di “preti antimafia”, “preti di frontiera”. Queste definizioni però non aiutano, lo dico come qualcuno che se le è viste attribuire a sua volta. Non sono d’aiuto perché fanno passare l’idea che l’opposizione al crimine organizzato sia un’opzione facoltativa, e non una necessità ovvia per chi predica il Vangelo. Noi siamo sacerdoti come gli altri, coi nostri limiti, le nostre fatiche, ma anche con la gioia di spendere la vita per dare vita. Sappiamo che testimonianza cristiana e responsabilità civile devono saldarsi, per offrire un esempio coerente di servizio alle persone.
GIURISPRUDENZA
di Debora Alberici
Italia Oggi, 6 marzo 2024 Neppure se ha commesso reati molto pesanti (ad esempio un omicidio), afferma la Cassazione. La patologia deve esigere un trattamento sanitario non attuabile in regime di carcerazione. Chi è affetto da una grave depressione non può scontare il carcere neppure se ha commesso reati molto pesanti, un omicidio ad esempio. La Cassazione penale, sentenza 9432 del 5/3/2024, riconosce una patologia che impedisce di vivere dignitosamente. Ad avviso della prima sezione, ai fini del differimento facoltativo della pena, ai sensi dell’art. 147, primo comma, n. 2) cod. pen., o della detenzione domiciliare ai sensi dell’art. 47-ter, comma 1-ter, Ord. pen., la malattia da cui il detenuto è affetto deve essere grave, cioè tale da porre in pericolo la vita o da provocare rilevanti conseguenze dannose ...
di Paola Rossi
Il Sole 24 Ore, 6 marzo 2024 All’omicidio colposo stradale è pienamente applicabile l’attenuante comune dell’integrale risarcimento del danno avvenuto prima dell’avvio del processo. E, anche nel caso in cui il pagamento integrale sia effettuato dall’assicurazione, ma ne sia compiutamente dimostrata la tempestività e la riferibilità all’imputato della concreta volontà riparatoria rendendo possibile l’adempimento ante iudicium a favore delle parti offese. La Corte di cassazione con la sentenza n. 9180/2024 ha dettato un chiaro principio di diritto finalizzato a sciogliere i dubbi ancora esistenti sulla corretta interpretazione del n. 6 dell’articolo 62 del Codice penale, in particolare al fine di stabilirne l’applicabilità anche al caso in cui il reato commesso sia un omicidio.
di Paola Rossi
Il Sole 24 Ore, 6 marzo 2024 Lo straniero soccorso in mare può essere legittimamente oggetto di un decreto di respingimento e di conseguenza di un decreto di trattenimento in un Centro di permanenza per i rimpatri, ma solo se viene dimostrato che le forze di Polizia che richiedono la convalida dei provvedimenti “restrittivi” abbiano compiutamente informato il migrante di tutti i diritti - quale la protezione internazionale - che egli può legittimamente azionare nell’ambito dell’ordinamento nazionale. E tale informativa va - in qualsiasi caso - compiutamente somministrata, anche quando alle prime domande degli agenti lo straniero risponda di essere “un migrante economico”.
TERRITORIO
di Jacopo Storni
Corriere Fiorentino, 6 marzo 2024 Al Meucci 22 detenuti invece che 17, oltre la metà dei ragazzi ha disturbi psichici. Mai così tanti detenuti minorenni negli istituti penali a loro dedicati. È il dato del dossier Antigone dove anche il Meucci di Firenze risulta sovraffollato: 25 detenuti invece che 17 regolamentari. Secondo la ricerca sarebbe il decreto Caivano ad aver fatto alzare il numero di giovani detenuti.
di Nicoletta Tempera
Il Resto del Carlino, 6 marzo 2024 L’uomo, 40 anni originario di Ferrara, inalò gas da un fornellino nella cella Per la Procura non ci sono dubbi, fu un incidente: chiesta l’archiviazione. La rabbia della sorella: “La sorveglianza diminuì, non deve finire in questo modo”. “Chiediamo giustizia, chiediamo che venga appurata la verità e che la colpa non venga attribuita solo a lui: negligenze ci sono state. È nota la carenza di personale nel penitenziario oltre a tante altre problematiche. Quindi non si è trattato solo una valutazione medica approssimativa: il problema è tutta la gestione del carcere. La funzione della pena sarebbe quella di riabilitare una persona ma evidentemente non è così”.
di Ilaria Vesentini
Il Sole 24 Ore, 6 marzo 2024 L’iniziativa Fid-Fare Impresa in Dozza dal 2012 ha prodotto un forte calo dell’indice di reiterazione del reato: dal 60 al 10%. È una piccola officina meccanica come ce ne sono tante lungo la via Emilia, dove si assemblano e si montano componenti e gruppi per le macchine automatiche e dove sono assunti a tempo indeterminato una quindicina di dipendenti, con regolare contratto e stipendio. La particolarità di FID-Fare Impresa in Dozza, è che a lavorare sono i carcerati della casa circondariale di Bologna e che la fabbrica è racchiusa dentro le mura dell’istituto di pena in via del Gomito.
di Emiliano Moccia
vita.it, 6 marzo 2024 Il progetto “Arnie APErte” è promosso dall’associazione Facelia che si occupa di apicoltura didattica. “Le api insegnano come si vive in comunità” spiega la psicologa Alessia Laudisa. Dopo aver costruito e pitturato le arnie, i detenuti realizzeranno nel cortile della casa circondariale la struttura che ospiterà l’apiario olistico, che porta benessere alla salute delle persone.
vivomodena.it, 6 marzo 2024 Dal carcere S. Anna di Modena usciranno presto tortellini e altri tipi di pasta fresca fatta a mano. Saranno i detenuti a produrli utilizzando materie prime locali, a cominciare dalle verdure coltivate nell’orto del carcere. Il progetto è della cooperativa sociale Eortè di Limidi di Soliera (aderente a Confcooperative Terre d’Emilia) e si avvale della supervisione dello chef Rino Duca (osteria “Il grano di pepe” di Ravarino), che coordinerà la formazione dei detenuti e la produzione. La convenzione tra Eortè e la casa circondariale S. Anna è stata firmata ieri dal presidente della cooperativa Federico Tusberti e dal direttore dell’istituto Orazio Sorrentini. Il progetto, che ha il patrocinio del Comune di Modena, è co-finanziato dall’arcidiocesi di Modena-Nonantola, Bper e Fondazione Cattolica Assicurazioni.
di Marco Alfieri
Il Sole 24 Ore, 6 marzo 2024 “Atacama è il luogo più inospitale della terra: un immenso deserto che si estende dal Perù al Cile. Ma è anche il luogo al mondo dove si vedono meglio le stelle”. Campeggia questa frase-manifesto sulla homepage del sito di Atacama 360, piccola casa di produzione digitale la cui peculiarità è quella di essere una “video factory” diversa da tutte le altre perché registi, direttori della fotografia, cameraman e fonici sono quasi tutti carcerati o ex carcerati. E si sa che un detenuto che lavora, statistiche alla mano, ha l’80% di probabilità in meno di essere recidivo.
comune.modena.it, 6 marzo 2024 Caterina Liotti racconta il progetto realizzato nella sezione femminile del Sant’Anna. Al centro percorsi di consapevolezza e sostegno, anche attraverso l’arte. La detenzione femminile in Italia è quasi invisibile, sia per le dimensioni numeriche sia per la scarsa pericolosità sociale. Alla fine del 2023 le donne detenute nelle carceri italiane erano 2.541 a fronte di 60 mila 166 uomini; in Emilia Romagna sono 151 (mentre gli uomini sono 3.572) e a Modena sono 32 le donne rinchiuse nella sezione femminile del carcere maschile di Sant’Anna. Numeri e situazioni che contribuiscono a far “sparire” le donne detenute, i loro specifici bisogni e le loro sofferenze.
redattoresociale.it, 6 marzo 2024 La scommessa del Csi di Reggio Calabria: negli ultimi diciotto mesi, 36 detenuti minorenni coinvolti in percorsi di volontariato sportivo all’interno delle associazioni, o in laboratori formativi Csi. Molti hanno ottenuto le qualifiche di educatore sportivo, arbitro o animatore dei centri estivi. Da autori di reato a promotori d’inclusione e di relazioni: è l’obiettivo e il risultato del progetto “Arianna. Fuori dal labirinto”, promosso dal Csi (Centro sportivo italiano) di Reggio Calabria e finanziato dalla Fondazione Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
CULTURA
di Liana Milella
La Repubblica, 6 marzo 2024 Il volume potrebbe uscire alla vigilia della conferenza stampa del presidente Barbera. Il titolo è di quelli giuridicamente incontestabili, “Le opinioni dissenzienti in Corte costituzionale “. Il sottotitolo recita anodino “Dieci casi”. E qui c’è già di che allarmarsi per via dell’autore, l’ex giudice della Consulta Nicolò Zanon. Perché, come ha già raccontato a dicembre la newsletter Toghe, proprio lui è già stato protagonista di una furiosa querelle a proposito della sua estrema voglia, dopo essersi lasciato alle spalle la porta della Corte, di raccontare mediaticamente tutto quello che non andava lì dentro, a partire soprattutto dalle decisioni, a suo avviso, decisamente contestabili.
di Carlo Ridolfi
Il Domani, 6 marzo 2024 Il film di Ludovica Fales racconta la vicenda reale di una diciassette rom a cui viene tolto il figlio. Un racconto corale, autentico, privo di paternalismi e contro i pregiudizi. Come in una favola antica, due bellissime ragazze vestite di rosso, sedute, mentre una pettina i lunghi capelli all’altra. “A cinque anni in casa anch’io leggevo Cinderella / in strada tutti mi chiamavano la zingarella...”, scandisce Militant A di Assalti Frontali nel brano e nel video “Il mio nome è Lala”, diretto dalla stessa regista Ludovica Fales.
AFFARI SOCIALI
di Riccardo Staglianò
La Repubblica, 6 marzo 2024 A volte basta un divorzio per passare da una vita dignitosa a una in cui ogni euro conta. Inizia con una minestra di ceci il nostro viaggio per capire cosa voglia dire, in concreto, fare molta, molta fatica ad arrivare alla fine del mese. Alla fine venne l’ora di cena. “Una cena semplice, va bene?” dice Giuseppe, quasi scusandosi, prima di affrontare l’ora di viaggio, metro più bus, che ci porterà da dove lavora a dove vive, nel bel mezzo del niente di San Giuliano Milanese. Nella villetta unifamiliare dell’ottantasettenne signor Renato, suocero di sua sorella, che quando lui è rimasto per strada gli ha offerto ospitalità.
di Anna Oliverio Ferraris
La Stampa, 6 marzo 2024 “Non avrei mai immaginato di portare via la vita a una persona, ma preferisco portarla via a quel coglione prima che lui porti via l’unica ragione della mia vita, cioè mia madre”. “Ho paura che i miei fratelli maschi copino il comportamento di mio padre”. “Spero che tutti gli uomini brucino all’inferno”. “Io non ce la farò più e l’ammazzerò”. Sono alcune delle frasi che sono state enucleate dal diario di Makka, la ragazza di diciannove anni che a Nizza Monferrato ha ucciso a coltellate il padre di cinquant’anni, un uomo che faceva boxe e arti marziali.
di Francesca Spasiano
Il Dubbio, 6 marzo 2024 Gli atti di nascita dei bambini con due mamme non si toccano, almeno per ora. Il maxiprocesso civile di Padova si chiude con una prima vittoria per le famiglie composte da coppie omogenitoriali: il tribunale ha dichiarato inammissibili gli oltre trenta ricorsi presentati dalla procura, che chiedeva la rettifica degli atti di nascita già registrati rimuovendo il cognome della cosiddetta madre “intenzionale”, cioè colei che non ha partorito il figlio.
di Giovanna Trinchella
Il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2024 A Padova i certificati dei bambini con due mamme non possono essere cancellati dall’anagrafe, a Milano invece sì. È il paradosso giuridico che si è venuto a creare nel giro di un mese con due verdetti sulla medesima questione: l’impugnazione da parte delle procure dei certificati su input del ministero dell’Interno in seguito a una sentenza della Cassazione a sezioni Unite che però era intervenuta sul caso di due papà. Martedì il Tribunale veneto ha respinto al mittente il ricorso in quanto la procura “non era legittimata”, mentre solo un mese fa nel capoluogo lombardo i giudici di appello, ribaltando un verdetto del Tribunale, hanno dato il via libera alla cancellazione della madre intenzionale.
di Luca Liverani
Avvenire, 6 marzo 2024 È il primo gruppo dei 1.500 migranti previsti dell’accordo tra governo, Acnur, S.Egidio, Arci, Fcei. Impagliazzo: “Nuova vita in Italia”. Miraglia: “Alla guardia costiera in Libia 71 milioni di euro”. Sono sopravvissuti alla traversata nel deserto, a privazioni, a violenze nei centri di detenzione. Un viaggio terribile per fuggire da dittature o guerre: da Eritrea, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Somalia, Sudan e Sud Sudan, dalla Palestina e dalla Siria. Sono i 97 profughi atterrati ieri pomeriggio all’aeroporto di Fiumicino con un Airbus A320 della Buraq Air decollato da Tripoli. Tirati fuori dalle carceri libiche dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, saranno accolti in Italia da Arci, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei) e Inmp.
di Fabiana Magrì
La Stampa, 6 marzo 2024 Gelo di Hamas sui negoziati: “Il tempo sta per scadere”. L’appello di Biden a Tel Aviv: “Fermare le armi per il Ramadan, nessuna scusa per bloccare gli aiuti”. Gantz vede Blinken e Austin. La chiave per sbloccare un accordo è nelle mani della fazione palestinese e “spetta ad Hamas” la decisione di raggiungere un cessate il fuoco. L’ha detto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden alla stampa mentre si recava da Camp David alla Casa Bianca. L’ha affermato anche il segretario di Stato Antony Blinken al fianco del primo ministro del Qatar Muhammad Abd al-Rahman Al Thani a Washington. E Israele lo sottoscrive. Il portavoce dell’ufficio del premier Avi Hyman ha ripetuto che le richieste sono sul tavolo e che manca la risposta di Hamas.
di Fabio Carminati
Avvenire, 6 marzo 2024 Un nuovo rapporto delle Ong denuncia che nel periodo delle proteste per l’uccisione di Mahsa Amini il regime ha superato del 43% l’anno precedente: è la cifra più alta dal 2015. Il principio numero uno del regime degli ayatollah è sempre lo stesso: negare, comunque. Il secondo rispondere con il silenzio ai continui rapporti che ogni anno registrano l’aumento del ricorso alla pena di morte come principale strumento di controllo della sicurezza, come gli arresti e le delazioni. I classici sistemi dittatoriali di un regime che si perpetua fondandosi sulla paura e sul capestro delle impiccagioni.
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