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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di sabato 6 luglio 2024
CARCERI
di Mattia Feltri
La Stampa, 6 luglio 2024 Suicida in carcere numero cinquantatré del 2024, Ben Sassi Fedi, tunisino, vent’anni. Era arrivato in Italia a undici, da solo, su un camion che trasportava olio. Ha vissuto per strada, è finito in riformatorio, a diciotto anni e mezzo a Sollicciano dove giovedì s’è chiuso in cella e s’è impiccato. Sarebbe uscito fra poco più di un anno. Suicida in carcere numero cinquantadue, non ho trovato il nome, un italiano di trentacinque anni, tre figli, detenuto a Livorno in attesa di giudizio, qualche giorno fa s’è impiccato in cella con un laccio ricavato da pezzi di stoffa, giovedì è morto. Suicida in carcere numero cinquantuno, Yousef Hamga, egiziano, diciannove anni, detenuto a Pavia, s’è chiuso in cella e s’è impiccato qualche giorno fa, giovedì è morto. Sarebbe uscito fra poche settimane.
di Alessandro Barbano
Il Dubbio, 6 luglio 2024 Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo. Così recita il codice penale all’articolo 40, e c’è da chiedersi se questa modalità specifica di imputazione, che si richiama a un principio di responsabilità morale, possa riguardare solo il cittadino, e non anche e soprattutto lo Stato. Non impedire una catena di suicidi in un luogo, il carcere, dove la vita dei singoli è sotto il controllo totalitario dello Stato, non equivale forse a esserne corresponsabili?
di Nello Trocchia
Il Domani, 6 luglio 2024 I morti da inizio anno sono 52, cinque tra le forze dell’ordine, e aumentano gli abusi. La risposta dell’esecutivo è affidata a un provvedimento giudicato inutile e dannoso. “Inadeguato” per sindacati e addetti ai lavori, “infiltrato” per alcuni esponenti della maggioranza, “impreparato” per alcuni magistrati antimafia. Eppure Carlo Nordio resta incollato alla cadrega. Ministro della Giustizia che, per quanto riguarda il delicato dossier delle carceri italiane, per ora ha ottenuto risultati pari a zero.
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 6 luglio 2024 Carceri sovraffollate e “brutali”. In Gazzetta ufficiale il dl, si riparte dal Senato. Ma l’albo delle Comunità sarà pronto tra un anno. Dovrebbe iniziare già la prossima settimana, al Senato, l’iter di conversione in legge del decreto approvato mercoledì in Cdm e denominato dal governo “Carcere sicuro” proprio nello stesso frangente - non è ironia della sorte ma l’inevitabile tragedia annunciata da un’emergenza non più trascurabile - in cui si registrano ben tre suicidi di detenuti (a Pavia e Livorno, dove i due morti avevano già tentato di impiccarsi pochi giorni prima, e a Firenze Sollicciano dove la procura ha aperto un’inchiesta sul suicidio di un ventenne ed è anche scoppiata una fortissima protesta per la mancanza di acqua).
di Giunta dell’Unione delle Camere penali
camerepenali.it, 6 luglio 2024 Suicidi in carcere, i rimedi proposti dal Governo appaiono davvero insufficienti. È quanto mai impellente l’emanazione di provvedimenti idonei a risolvere, in tempi rapidi, la condizione in cui vivono e muoiono i detenuti nelle carceri italiane, partendo dall’approvazione del disegno di legge Giachetti-Bonino. Il documento della Giunta.
di Paolo Lambruschi
Avvenire, 6 luglio 2024 L’ex guardasigilli Marta Cartabia rilancia l’allarme sulle condizioni dei detenuti: “Interventi urgenti e pene alternative”. L’impegno delle diocesi nella mediazione tra rei e vittime. “Il sovraffollamento nelle carceri è tornato ai livelli del 2013 come il tasso di suicidi. È urgente perciò fare qualcosa per allevare la sofferenza e la disperazione dei detenuti. Facciamo filtrare un po’ di luce”. Se la giustizia è uno dei poteri meno partecipati dai cittadini, che delegano, Marta Cartabia con il suo appello lanciato ieri pomeriggio nell’assolata piazza della Borsa alla settimana sociale di Trieste, ha richiamato l’attenzione sulla sua faccia più nascosta, la pena.
di Giuseppe Legato
La Stampa, 6 luglio 2024 L’ex capo del Dap nel biennio del Covid: “È giunto il momento di ripensare il carcere: non più come isolamento e separazione dal mondo esterno”. “Al netto di reati molto gravi che impongono temi di sicurezza seri è giunto il momento di ripensare il carcere: non più come isolamento e separazione dal mondo esterno. Non riesce a rieducare come dovrebbe anzi, deprime e induce a sottostimarsi. I suicidi hanno raggiunto numeri drammatici. E bisognerebbe cominciare seriamente a riflettere su un’amnistia”. Parla Bernardo Petralia ex magistrato dirigente, già Procuratore generale di Reggio, membro del Csm, ma soprattutto vertice del Dap dal 2020 al 2022, il biennio del Covid. Con rara franchezza affronta il tema dell’emergenza carceri il giorno dopo l’approvazione, da parte del governo, del decreto “Carceri sicure”.
di Simona Musco
Il Dubbio, 6 luglio 2024 “Siamo abituati a confondere la colpa con la responsabilità. Il carcere è lo specchio della società: se produce disagio, il disagio si manifesta. Ma per far sì che il carcere serva a qualcosa dobbiamo riempire i vuoti con valori e parole. I ragazzi chiedono di essere visti”. A dirlo è Girolamo Monaco, direttore dell’Istituto per minorenni di Treviso.
di David Allegranti
La Nazione, 6 luglio 2024 “L’Europa ci bastona da anni ma non cambia niente. Neanche per chi ci lavora. Non bastano i decreti svuota carceri. Sollicciano andrebbe abbattuto e ricostruito”. Un altro grido inascoltato. Un ragazzo di 20 anni detenuto nel carcere di Sollicciano si uccide, a febbraio aveva denunciato l’inferno in cui era costretto a vivere. Celle ricoperte di muffa, topi, cimici, scarafaggi. Un crescendo di orrore che porta i più fragili a considerare il suicidio unica via di fuga. Un posto che non è ancora la morte ma non è più la vita. Gaia Tortora - giornalista, vicedirettrice del TgLa7, figlia di Enzo - in quell’inferno è entrata un anno fa e ha scritto per questo giornale un reportage che terminava così: “Ecco, a Sollicciano non esiste più neanche la speranza. Sollicciano è la nostra indifferenza, la nostra impotenza, la nostra sconfitta. La nostra vergogna”. Ma non c’è solo Firenze. Stiamo vivendo la più grave emergenza carceraria italiana di tutti i tempi.
di Mario Neri
Il Tirreno, 6 luglio 2024 La senatrice: il decreto Nordio è inutile, dannoso e senza coperture. “Siamo di fronte ad una strage che si vuole ignorare. I numeri sono terribili e raccontano la realtà delle nostre carceri. A Sollicciano si è tolto la vita un ragazzo di soli 20 anni, a Livorno un uomo di 35, il 53esimo dall’inizio dell’anno. Rischiamo di superare tutti i record”. Ilaria Cucchi c’è stata ad aprile nella prigione fiorentina di Sollicciano. Visita a sorpresa, come consentito ai parlamentari. “Un carcere inumano”, lo definì la senatrice di Sinistra Italiana e sorella di Stefano, il ragazzo morto ammazzato da detenuto dopo un pestaggio in una stazione dei carabinieri a Roma.
di Roberto Monteforte
L’Osservatore Romano, 6 luglio 2024 Il carcere è sofferenza e privazione della libertà. Ma la pena non è fine a se stessa, è finalizzata al reinserimento nella società. Per questo il tempo della detenzione non deve essere “un tempo vuoto”, ma riempito dalle attività trattamentali, quindi lo studio, la formazione, lo sport e il lavoro. Sono questi gli strumenti per strappare alla rassegnazione o alla vecchia vita la persona “ristretta”.
di Guglielmo Gallone
L’Osservatore Romano, 6 luglio 2024 “Il carcere che vorrei non esiste. Perché, per come la vedo io, il carcere andrebbe abolito”. A lanciare questa provocazione è una persona che il sistema detentivo italiano lo conosce bene: Luca Pagano è entrato nell’Amministrazione penitenziaria nel 1979, è stato direttore presso diversi Istituti (da Pianosa a Taranto, passando per Alghero, Asinara, Nuoro, Piacenza, Brescia, infine Milano San Vittore) e dal 2004 ha ricoperto vari incarichi dirigenziali. “Lo so, è un sogno irrealizzabile - prosegue Pagano parlando al nostro giornale - questa società ha poca fantasia. Tuttavia, ci possiamo avvicinare il più possibile a certi ideali”. Come? “Beh, i passi in avanti fatti dalla legislatura internazionale e italiana in questo senso sono tantissimi: le misure alternative dell’ordinamento penitenziario, la riforma del codice di procedura penale, la riforma Cartabia, la sentenza Torreggiani della Corte Europea o le sentenze della Corte costituzionale per l’ergastolo ostativo”.
di Mario Neri
Il Tirreno, 6 luglio 2024 Cinque persone stipate in15 metri: “Come si vive nell’inferno dietro le sbarre, dove ogni speranza rischia di cancellarsi dalla mente”. Dietro le sbarre, in Toscana, c’è tutto quello che un carcere non dovrebbe essere. Si vive, si dorme, si mangia, ci si riposa, ci si allena, ci si dispera, si piange, si compiono i più elementari bisogni fisiologici in soli tre metri quadrati. “E per di più lordi - avverte Giuseppe Fanfani, Garante dei detenuti regionale. Sì perché ogni cella misura 15 metri quadrati ed è destinata a 5 detenuti, dunque nei tre metri va calcolato anche lo spazio comune riservato ad armadietti o altri oggetti”. Un letto a castello su un lato, uno sull’altro, uno singolo nel mezzo e un minuscolo bagno spesso destinato a diventare una latrina puzzolente.
di Valentina Marotta
Corriere Fiorentino, 6 luglio 2024 Il ragazzo che si è ucciso chiedeva il ripristino delle condizioni minime di vivibilità. In cella senza acqua, con i topi e le cimici. Fedi, a 20 anni, aveva fatto pace con il proprio passato: dal rocambolesco viaggio nascosto in un camion che lo aveva portato dalla Tunisia in Italia, all’approdo nel centro per minori non accompagnati, fino a condurre una vita sprezzante delle regole fatta di piccoli furti e rapine. Aveva accettato di scontare tre condanne (due emesse dal tribunale per i minori e l’ultima del tribunale ordinario a 2 anni e 10 mesi) ben sapendo che avrebbe abbandonato Sollicciano nel 2025. Ma era insofferente alla vita nel carcere, fatta di degrado.
di Matteo Lignelli
La Repubblica, 6 luglio 2024 Il presidente della Camera penale invita il ministro Nordio e la presidente Meloni. “Se lo Stato non riesce a garantire la vita delle persone allora è responsabile della loro morte”. “Sollicciano è un inferno”. Su questo sono d’accordo tutti quelli che prendono la parola fuori dal carcere dove si è tolto la vita Fedi, detenuto di 20 anni di origini tunisine. Il 54esimo suicidio nelle carceri italiane del 2024, un gesto estremo che ha fatto da detonatore per la rivolta dei detenuti di Sollicciano, sedata questa mattina, 5 luglio. I reclusi hanno incendiato lenzuola e materassi gridando di essere trattati “come animali” e uno dei loro (poi ritrovato) era stato perso di vista dopo essere salito sul tetto.
di Matteo Lignelli
La Repubblica, 6 luglio 2024 Un volontario dell’associazione Pantagruel: “Mi aveva confidato che non ce la faceva più”. Era arrivato in Italia a 11 anni. “Nonostante tutto Fedi era un ragazzo allegro, un amante della vita. Lo abbiamo sentito giovedì (il giorno del suicidio, ndr) ed era tranquillo. Vogliamo sapere la verità su quel che è successo ma non ci fanno parlare con nessuno del carcere”. La madre del detenuto di 20 anni di origine tunisina che giovedì si è impiccato nella sua cella di Sollicciano è sconvolta. Parla soltanto arabo e francese, così si è fatta aiutare da un parente che conosce l’italiano e che ieri, per tutta la mattina, ha provato a farsi passare qualcuno dentro il carcere. All’ambasciata e ai legali hanno invece chiesto aiuto per riconoscere il corpo e riaverlo in Tunisia.
di Francesco Ingardia
La Nazione, 6 luglio 2024 A Livorno un 35enne con tre figli si era impiccato il 2 luglio e giovedì è morto. E il 22 giugno scorso un altro detenuto era evaso scavalcando un cancello. Il garante Solimano: “Qui la testimonianza e del degrado e della fatiscenza”. Un’evasione e una tentata impiccagione. Detenuti che evadono, detenuti che soccombono. Anche Livorno nella lista nera della “strage senza fine” dei suicidi in carcere. Gli eventi degli ultimi dieci giorni che hanno investito la casa circondariale Le Sughere hanno palesato una volta di più la situazione d’emergenza (nazionale) dietro le sbarre.
di Alessandra Codeluppi
Il Resto del Carlino, 6 luglio 2024 Sono proseguiti ieri gli interrogatori, davanti al giudice Silvia Guareschi, degli agenti accusati a vario titolo di tortura, lesioni, falso nelle relazioni, verso un detenuto tunisino 44enne, fatto datato 3 aprile 2023, e ora a processo con rito abbreviato. Un agente semplice di 27 anni, difeso dagli avvocati Carlo De Stavola e Pierfrancesco Rossi, insieme ad altri tre, è accusato di averlo “sollevato di peso, dopo averlo denudato degli indumenti, afferrandolo dalla parte della federa, per poi condurlo nella cella di isolamento”. Poi insieme ad altri due, gli si contesta di “averlo colpito, senza cappuccio, con calci e pugni, per poi lasciarlo nudo dalla cintola in giù per oltre un’ora nonostante si fosse autolesionato”. Lui era addetto alla sezione ‘Spiraglio’, quella dell’isolamento.
di Davide Pinna
La Nuova Sardegna, 6 luglio 2024 Le radiografie non hanno mostrato “casi attivi”, dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi per un focolaio. È possibile tirare un sospiro di sollievo, al termine delle procedure di screening: a Bancali non esiste un pericolo di contagio di tubercolosi. Lo ha comunicato ieri con una nota la direzione sanitaria della Asl 1 al direttore della casa circondariale, Francesco Cocco, in attesa dell’incontro previsto per oggi.
di Diana Zogno
L’Unità, 6 luglio 2024 “Percorriamo il nostro viaggio in luoghi sacri, perché qui avvengono sacrifici, preghiere, pentimento, dolore e speranza”, sottolinea Elisabetta Zamparutti, tesoriere di Nessuno tocchi Caino. Siamo all’interno del carcere di Milano-Opera, dove anche il tempo non sembra scorrere in modo lineare, né lo spazio può essere pensato come uno spazio definito. Le idee e i ricordi si mescolano mentre scorrono liberi nei lunghi corridoi labirintici, tra le celle, oltre le finestre e il passare dei decenni.
Il Dubbio, 6 luglio 2024 “Il tempo è finito. Una persona ogni tre giorni di toglie la vita nelle nostre carceri. In tanti muoiono per mancanza di cure, per abuso di psicofarmaci, per solitudine e abbandono”. E ancora: gli istituti di pena sono “luoghi sovraffollati e indecenti che interrompono la vita, spezzano gli affetti e negano ogni speranza di riabilitazione e di ritorno in società. Non possiamo permetterlo. Non possiamo subire inerti questa mattanza di Stato”. L’appuntamento in piazza per la maratona oratoria dei penalisti romani è arrivato nelle ore più drammatiche per il pianeta carcere.
L’Adige, 6 luglio 2024 Nel quadro dell’iniziativa nazionale ieri, 5 luglio, nel capoluogo si è svolto un evento all’esterno del Tribunale, per chiedere alle autorità uno scatto contro il degrado del sistema penitenziario: dall’inizio dell’anno sono stati 53 i suicidi fra i detenuti e la situazione è esplosiva anche nelle carceri minorili. Una maratona oratoria per sensibilizzare la popolazione sul sovraffollamento delle carceri italiane e sul fenomeno dei suicidi in carcere.
di Enrica Lattanzi
Avvenire, 6 luglio 2024 A Como il progetto di inclusione lavorativa con formazione per realizzare sistemi molto richiesti dalle aziende. Collaborano don Rigoldi, Intesa Sanpaolo, MekTech, Cooperativa Ozanam. “Non vedo l’ora di iniziare”. Sta negli occhi lucidi di Mohammed - che si allargano in un sorriso quando gli chiediamo cosa ne pensa del percorso in cui è stato inserito - il senso dell’iniziativa presentata a inizio settimana alla Casa Circondariale del Bassone di Como. Si tratta di un progetto imprenditoriale innovativo, tecnologico e altamente qualificante sviluppato all’interno del carcere, che comprende anche la sistemazione di un’intera ala della struttura: 180 metri quadri di spazi rimessi a nuovo, ritinteggiati e con gli impianti a norma che accolgono laboratorio di cablaggio e assemblaggio di quadri elettrici, palestra, aula informatica.
di Alice Bertino
La Voce e il Tempo, 6 luglio 2024 La drammaticità delle condizioni delle carceri italiane tra suicidi e sovraffollamento è tornato all’onore delle cronache anche se il muro del pregiudizio (“chi ha commesso un reato deve marcire in carcere”) spesso confina nell’indifferenza verso chi è dietro le sbarre. C’è chi invece - come questa rubrica - vuole fare sentire la voce dei ristretti cercando di comunicare le condizioni di chi si trova privato della libertà anche utilizzando i nuovi media frequentati dai più giovani.
di Marina Lomunno
La Voce e il Tempo, 6 luglio 2024 Non sono solo “dentro” i problemi che affliggono le nostre c arceri: per la maggior parte dei detenuti che finisce la pena e si lascia alle spalle la cella inizia un percorso in salita: se, come raccomanda l’art. 27 della nostra Costituzione, davvero il tempo trascorso dietro le sbarre “deve tendere alla rieducazione del condannato” in vista del suo reinserimento sociale, come mai nel nostro Paese la recidiva - cioè la ricaduta nel reato - per i reclusi che non hanno avuto la possibilità di un inserimento lavorativo sfiora il 70%, mentre per coloro hanno frequentato corsi di formazione e tirocini in azienda si abbassa al 2%?
Corriere della Sera, 6 luglio 2024 In scena per due sere lo spettacolo “Creta”, ultima produzione di un laboratorio molto partecipato nato nel 2012. Come la creta può essere plasmata, così anche l’essere umano può trasformarsi, assumere una nuova forma, magari ricomporre alcuni frammenti. Un ragionamento che è uno dei pensieri-guida della compagnia #SIneNOmine, nata nel 2012 da un laboratorio teatrale realizzato nella Casa di Reclusione di Spoleto e da allora attiva con numerosi spettacoli realizzati dagli attori-detenuti della media e dell’alta sicurezza: “Creta” è stato proprio il titolo andato in scena nei giorni scorsi in carcere, con due appuntamenti inseriti nel calendario del Festival dei Due Mondi.
AFFARI SOCIALI
di Mauro Gentile
La Voce e il Tempo, 6 luglio 2024 In un caso su tre sono bastati meno di cinque minuti, per portare a termine un altro 30% delle udienze. È il tempo trascorso davanti al giudice di pace per convalidare (o rigettare) la richiesta di trasferimento di un immigrato nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino (Cpr). Una durata simile, meno di cinque o non oltre i dieci minuti, tra il 70 e l’80% per cento dei casi, quello delle udienze relative alla prima, seconda e terza proroga. Solo per l’1% il tempo dedicato ad affrontare il caso è risultato maggiore di un’ora. Gli esiti? Nove volte su dieci il giudice di pace ha convalidato il trattenimento richiesto dalla Questura e, nell’83% dei casi, le motivazioni di accoglimento della domanda di convalida sono state espresse attraverso un modulo prestampato.
di Franz Baraggino
Il Fatto Quotidiano, 6 luglio 2024 La Corte europea ordina all’Italia di liberare e curare Camelia. Che i Centri di permanenza per il rimpatrio, i famigerati Cpr, siano un buco nero che strappa la dignità alle persone è cosa nota. Eppure non può esistere assuefazione di fronte a storie degradanti, per le vittime e non solo, come quella di Camelia, una donna che si fa chiamare Giovanni, con evidente “incapacità di intendere e di volere”, di relazionarsi: non si fa avvicinare, urla se vede qualcuno, specialmente donne o personale sanitario. Tuttavia è stata rinchiusa e isolata in una cella del Cpr di Roma Ponte Galeria per nove mesi, senza cure adeguate e con il trattenimento prorogato dal giudice di Pace su richiesta della Questura di volta in volta, nonostante di lei non si conosca di preciso nemmeno la nazionalità ...
di Mario Riccio*
Il Dubbio, 6 luglio 2024 Nel lontano 2006, nel pieno del caso Welby, l’allora ministra della Salute - Livia Turco - chiese al Consiglio Superiore di Sanità (CSS, organo tecnico dello stesso ministero) di definire cosa si intendeva per accanimento terapeutico e se Welby ne fosse al momento sottoposto. Con l’evidente intento - pur non dichiarato - di approvarne il distacco dal ventilatore qualora il CSS avesse decretato che Welby era sottoposto a tale trattamento. Il CSS rispose - come era ovvio - che non era possibile definire cosa fosse l’accanimento terapeutico, stante l’assoluta soggettività del concetto.
di Linda Maggiori
Il Manifesto, 6 luglio 2024 Il report. Impennata di azioni legali, arresti, multe, misure preventive, sanzioni pecuniarie spropositate contro attiviste e attivisti. Il caso Nicoletta Dosio. Un’ondata repressiva sta investendo chi manifesta pacificamente per la protezione dei territori e per la giustizia climatica. È quanto emerge dal rapporto “Diritto, non crimine. Per la Madre Terra, la giustizia sociale, ambientale e climatica”. Il report a cura della Rete in Difesa e dell’Osservatorio Repressione, è scaturito da un gruppo di lavoro promosso all’indomani della visita nell’aprile 2023 in Italia di Michel Forst, relatore speciale delle Nazioni Unite per i difensori dell’ambiente, unendo avvocati e legali dei movimenti No Tap, No Tav, Greenpeace Italia, Amnesty International Italia, Yaku, A Sud, Extinction Rebellion XR! Italia, Fridays for Future, Ultima Generazione, Osservatorio Repressione, Per il Clima fuori dal Fossile, Controsservatorio Valsusa e Case Italia.
DOCUMENTI
Articolo: "Carceri sicure? Preferiamo ignorare che si continua a morire per pena", di Claudio Bottan
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Convention del Movimento No Prison: "Le carceri incostituzionali" (Assisi-PG, 17 e 18 ottobre 2024)
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