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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di venerdì 12 luglio 2024
di Gabriella Cerami
La Repubblica, 12 luglio 2024 54 suicidi nel 2024 e 61 mila detenuti, ma i posti sono solo 47.300. Rispetto al 2023 si sono tolte la vita già 20 persone in più. E a Trieste rivolta per il caldo. Il carcere diventa condanna a morte e il numero delle sue vittime continua a salire. Chi è chiamato a fare le leggi, intento nell’abolizione del reato di abuso d’ufficio, sembra non accorgersi dello scempio e lascia le donne in stato di gravidanza e con bambini di un anno dietro le sbarre. C’è infatti un decreto carceri in discussione in commissione al Senato che nulla contiene per far fronte all’emergenza che vede detenuti accalcati in condizioni disumane. Ieri la rabbia è esplosa nel carcere di Trieste dove, anche a causa del caldo soffocante, le persone si sono ribellate: urla, vetri rotti, incendi e feriti.
di Franco Mirabelli
Il Dubbio, 12 luglio 2024 Il tragico bollettino sulle carceri italiane oggi registra, da inizio anno, oltre 50 suicidi trai detenuti, 5 tra gli agenti di custodia, 14000 presenze oltre alla capienza. Purtroppo non siamo di fronte ad una situazione eccezionale, la condizione di degrado delle carceri italiane sta diventando un dato permanente, che si aggrava di continuo a fronte dell’inerzia grave del governo. Non servono quindi misure emergenziali. È evidente che il recente decreto Nordio sembra davvero colpevolmente inutile ad affrontare il dramma delle carceri italiane.
di Emilia Vera Giurato
Il Dubbio, 12 luglio 2024 C’è un silenzio assordante che tuona come un colpo di arma da fuoco. Un macabro rintocco di morte rimbomba dentro le mura dei nostri istituti penitenziari, ovattati dal resto del mondo, insonorizzati, dimenticati; uno ogni 3 giorni. Nelle carceri italiane la gente si suicida, uno ogni tre giorni nel 2024, fino ad oggi e le statistiche degli anni precedenti fanno rabbrividire, non concedendo alcun margine di aspettative positive. La società civile non fiata, la magistratura - ad eccezione di poche, timide voci - tace. La politica, scellerata ed ottusa, manifestamente inadeguata, prova a barcamenarsi tra le proteste degli avvocati e delle associazioni e la propria incapacità di porre rimedio ad una spaventosa roulette russa che è diventata marchio e simbolo ...
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 12 luglio 2024 “Il Governo adotti interventi immediati contro l’emergenza carceraria”. A chiederlo sono gli avvocati penalisti e i magistrati, per una volta, insieme nel cercare di sensibilizzare il governo e l’opinione pubblica sul dramma dei suicidi in carcere e del sovraffollamento. Ieri a Roma in Piazza dei Santi Apostoli si è svolta la manifestazione nazionale dell’Unione camere penali italiane (Ucpi) sull’emergenza carceri. A prendere parola sul palco, insieme a tanti penalisti e ad alcuni esponenti politici (Giachetti, Rossomando, Magi, Verini, Borghi, Cucchi), anche il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, che ha criticato il decreto legge sulle carceri recentemente varato dal governo: “È un decreto che non dice nulla e che contraddice se stesso.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 12 luglio 2024 Avvocatura e magistratura si ricompattano per la difesa dei diritti dei detenuti e contro il recente decreto carceri, in un momento tragico in cui siamo arrivati a 55 suicidi e il sovraffollamento in alcuni istituti arriva a superare anche il 200%. L’occasione è la manifestazione “Fermare i suicidi in carcere - Non c’è più tempo”, organizzata ieri dall’Unione delle Camere penali a Roma. Il patto culturale sul tema tra le toghe, che sembrava essersi rotto qualche mese fa, si è ricucito con l’intervento del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: “Sono qui per un plauso alle Camere penali per questo meritorio impegno e per la fatica per fare da pungolo al potere politico perché c’è una emergenza e per attestare l’attenzione e l’interesse anche della magistratura associata su questi temi.
di Rosetta Papa e Paolo Siani
La Repubblica, 12 luglio 2024 Sono 20 le mamme in Italia che vivono in carcere con i loro bambini e sono 12 le donne con una gravidanza in corso. Il ministro Nordio alla Camera a proposito del carcere ha parlato di umanizzazione della pena, ma contemporaneamente il governo nel disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” (C. 1660) approvato in commissione giustizia alla Camera prevede l’abolizione del rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena per le donne incinte”. Bisognerebbe pertanto rivedere il concetto di umanizzazione considerando che la misura raggiunge donne e bambini, quindi “di che umanizzazione parliamo?”.
GIUSTIZIA
di Claudio Castelli*
Il Domani, 12 luglio 2024 La giustizia minorile, vittima di plurimi interventi riformatori spesso inconsapevoli delle conseguenze e sempre a costo zero, giace in una lenta agonia di cui le vittime sono i minori nel cui primario interesse la giustizia deve essere esercitata. Ed il rinvio aggrava e non risolve la situazione. Con l’art. 12 del decreto legge 4 luglio 2024 n. 92 è stata prorogata di un anno la costituzione dei nuovi Tribunali per le persone, le famiglie e i minori. In apparenza solo la saggia decisione di posticipare l’avvento di una riforma allo stato del tutto impreparata e che, se attuata, avrebbe portato alla distruzione della giustizia minorile e della famiglia.
di Enrico Costa*
Il Foglio, 12 luglio 2024 Lentezza dei processi e spettacolarizzazione mediatica determinano una torsione tutta italiana: così la riforma tenta di correggere un sistema che punisce anche gli innocenti. L’elemento centrale intorno a cui ruota tutto il sistema della giustizia è il tempo. Giorni, mesi, o anni fanno un enorme differenza per chi deve rispondere di un reato e difendersi, per chi è persona offesa, per chi svolge le indagini e dispone le accuse, per la stampa che racconta i fatti, per il cittadino che si informa. In un paese ideale le indagini sono coperte dal più assoluto riserbo, il processo pubblico si svolge a ridosso delle indagini, la sentenza definitiva giunge rapidamente, la stampa si interessa al dibattimento ben più che alle indagini e, nell’illustrare le accuse, tiene sempre conto della presunzione di innocenza. Così una persona che viene indagata e ne esce da innocente non subisce nessuna cicatrice indelebile per il sol fatto di essere entrata nel frullatore giudiziario.
di Lirio Abbate
La Repubblica, 12 luglio 2024 C’è impunità per i reati dei colletti bianchi mentre si preme sulla tolleranza zero per i ladruncoli. L’abolizione del reato di abuso d’ufficio come ha voluto il ministro della Giustizia Carlo Nordio - che si prepara a mettere all’incasso altre riduzioni legislative che riguardano strumenti utili a contrastare non solo la criminalità organizzata ma anche i reati contro la pubblica amministrazione e in particolare la corruzione - ci porta a una doppia visione della legge, e di conseguenza all’affermazione che la giustizia non è più uguale per tutti. Perché per i cittadini comuni che commettono reato è prevista una tolleranza zero, mentre una sorta di impunità, per legge, spetta per i reati rivolti - fino a ieri - agli “eccellenti” o ancor meglio ai “colletti bianchi” ...
di Mauro Bazzucchi
Il Dubbio, 12 luglio 2024 L’ok al ddl Nordio non placa le polemiche. Le toghe: “È amnistia”. Forza Italia: “Idee conservatrici”. Non si placano le polemiche dopo l’approvazione definitiva del ddl Nordio. Ed è scontro frontale soprattutto tra maggioranza e magistratura. Infatti l’Anm ha fatto sentire in più sedi la propria voce, con il presidente Giuseppe Santalucia: “Da oggi tutti coloro che sono stati condannati per abuso d’ufficio si rivolgeranno al giudice per chiedere l’eliminazione della condanna. È una piccola amnistia per i pubblici ufficiali: avremo 3-4mila persone, o forse di più, che chiederanno la revoca della condanna ...
di Vincenzo R. Spagnolo
Avvenire, 12 luglio 2024 Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati: sulla separazione delle carriere non escludiamo lo sciopero. “L’abrogazione di una norma incriminatrice crea inevitabilmente un vuoto e determina una situazione di impunità”. Scuote lentamente la testa, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia. Più che rassegnato, il tono pare quello di chi ha maturato, a quarantott’ore dal voto della Camera, l’amara consapevolezza del fatto che ormai, con l’approvazione definitiva del disegno di legge Nordio, la controversa cancellazione del reato di abuso d’ufficio sia divenuta realtà.
di Giulia Merlo
Il Dubbio, 12 luglio 2024 Il professore spiega la toppa del nuovo reato di peculato per distrazione. “L’ipotesi di incostituzionalità dell’abrogazione non è ancora esclusa”. In un trucco da illusionista, il guardasigilli Carlo Nordio ha da un lato abrogato l’abuso d’ufficio, dall’altro lo ha parzialmente reintrodotto con il peculato per distrazione. Con un obiettivo: evitare la procedura di infrazione Ue. Segno che anche il governo ha ben chiari i rischi di incostituzionalità. “L’abuso d’ufficio è reato in tutti i paesi europei tranne da noi, ora”, e “il vuoto di tutela per i cittadini nei confronti dei pubblici funzionari infedeli è evidente”, spiega Gian Luigi Gatta, ordinario di diritto penale presso l’università di Milano e già consigliere giuridico della ministra della Giustizia, Marta Cartabia.
di Grazia Longo
La Stampa, 12 luglio 2024 Il presidente dell’Anticorruzione: “Così si creano vuoti normativi Rischiamo di ritrovarci davanti a casi di incomprensibili impunità”. Sono molti i dubbi e le perplessità di Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac in sigla). Sull’abolizione dell’abuso d’ufficio “non voglio entrare nel dibattito politico. Ricordo solo che in generale dai presidi anticorruzione dipende anche la crescita economica e lo stesso conseguimento degli obiettivi Pnrr: occorre garantire trasparenza e imparzialità dell’amministrazione per evitare che venga meno la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”.
di Mauro Bazzucchi
Il Dubbio, 12 luglio 2024 La commissione Affari costituzionali della Camera scalda i motori sulla “madre” di tutte le riforme. Audizioni dalla prossima settimana. La macchina della separazione delle carriere si è messa in moto, ma per aver un buon abbrivio dovrà ancora attendere un po’. Quello che è certo, è che l’approvazione del ddl Nordio sull’abuso d’ufficio e sulle intercettazioni, col voto favorevole dei centristi dell’opposizione, ha dato al percorso della “madre” di tutte le riforme della giustizia nuova linfa.
di Antonio Alizzi
Il Dubbio, 12 luglio 2024 L’avvocato Ugo Ledonne, del foro di Cosenza, si era opposto alle domande che il giudice aveva rivolto al testimone già sentito ad indagini difensive. La controversia è nata quando il penalista Ledonne ha ritenuto che tali domande potessero compromettere la genuinità delle risposte, inducendo il teste a fare confusione sugli eventi. Ricordiamo che il diritto di opporsi a domande suggestive o nocive è un pilastro fondamentale del contraddittorio. Tale diritto trova fondamento nel comma 6 dell’articolo 499 del codice di procedura penale e nella giurisprudenza della Corte di Cassazione (Cass. Sez. IV, 6.2.2020 n° 15331, n. sez. 251/ 2020).
GIURISPRUDENZA
di Marina Castellaneta
Il Sole 24 Ore, 12 luglio 2024 Tutela rafforzata per gli avvocati, essenziali per amministrare la giustizia. Interpretato l’articolo 8 della Cedu sul diritto al rispetto della vita privata. La Corte europea dei diritti dell’uomo rafforza il diritto alla difesa anche attraverso la protezione degli avvocati che, in base alla Convenzione europea, devono beneficiare di una tutela rafforzata in quanto essenziali nell’amministrazione della giustizia. Pertanto, per Strasburgo, le autorità nazionali non possono controllare i documenti di un avvocato che va in carcere per conferire con il proprio cliente.
di Francesco Machina Grifeo
Il Sole 24 Ore, 12 luglio 2024 Lo hanno chiarito le Sezioni unite penali, sentenza n. 27727 depositata oggi, affermando un principio di diritto, al termine di una dissertazione di 50 pagine. Sì alla differenziazione delle posizioni tra i concorrenti nel reato di cessione di sostanza stupefacenti. È possibile, infatti, attribuire soltanto ad alcuni la “lieve entità” sulla base dei “mezzi”, delle “modalità o delle circostanze” dell’azione. Lo hanno chiarito le Sezioni unite penali, sentenza n. 27727 depositata oggi, affermando, al termine di una dissertazione di 50 pagine, che: “il medesimo fatto storico può configurare, in presenza dei diversi presupposti, nei confronti di un concorrente, il reato di cui all’art. 73, co. 1 ovvero co. 4, del Dpr 9 ottobre 1990 n. 309 e nei confronti di altro concorrente il reato di cui all’art. 73, comma 5, del medesimo Dpr”.
TERRITORIO
di Rinaldo Frignani
Corriere della Sera, 12 luglio 2024 Stefano Anastasia ha tracciato il bilancio del 2023 in 14 istituti di pena nella regione. Problemi e gravi carenze a Regina Coeli e a Rebibbia. Detenuti in aumento a Casal del Marmo e anche al Cpr di Ponte Galeria. Sovraffollamento cronico, strutture che necessitano di interventi urgenti, suicidi dietro le sbarre (anche di personale della polizia penitenziaria, come accaduto lo scorso fine settimana), episodi di autolesionismo e dipendenze da farmaci e stupefacenti (il 50% del totale in regione rispetto al 25-29% nazionale). Un quadro inquietante quello descritto ieri dal Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia presentando in Consiglio regionale la Relazione 2023 sull’attività del suo ufficio.
di Marco Feliziani
Il Messaggero, 12 luglio 2024 Presentata una denuncia sulla morte del 30enne romeno, avvenuta mercoledì in carcere. Una morte, subito liquidata come naturale, che ha portato oltre 50 detenuti del penitenziario alla rivolta. L’altro ieri nel carcere Nicandro Nizzo la giornata è stata infernale, la miccia della protesta presto diventata rivolta sarebbe stata proprio la morte del detenuto 30enne. La vittima è Alexandru Bustei, romeno finito in cella per rapina impropria. A presentare la denuncia l’avvocato del foro di Frosinone Danilo Dipani.
di Gianpaolo Sarti
La Repubblica, 12 luglio 2024 Rivolta nel carcere di Trieste, con incendi e urla. Tutte le strade attorno alla casa circondariale, che si trova in centro, sono state chiuse per ragioni di sicurezza e polizia e carabinieri si sono schierati in tenuta antisommossa per un blitz nella struttura. Dopo un tentativo di mediazione tra agenti in strada e detenuti, anche il responsabile carcere della Camera penale Enrico Miscia e la Garante per i detenuti Elisabetta Burla hanno provato ad avviare un negoziato ma anche questo tentativo è fallito. Le forze dell’ordine, in tenuta anti-sommossa, hanno fatto irruzione nella struttura e sembra che ci siano stati scontri. Stando a quanto si apprende, ci sarebbero stati scontri tra le persone detenute e gli agenti. Dall’esterno si sono sentite urla, rumore di vetri rotti e si percepisce un forte odore di bruciato.
di Federica Nannetti
Corriere di Bologna, 12 luglio 2024 Una situazione “a dir poco allarmante”, anzi, “fuori controllo” per certi aspetti: incendi, ricoveri in ospedale per assunzione eccessiva di farmaci, opposizioni rispetto alla misura di isolamento disciplinare. A denunciare, ancora una volta, la grave condizione del carcere bolognese della Dozza, già provato dal sovraffollamento - al momento i detenuti sono 845, a fronte di circa 500 posti - e dalla carenza cronica di personale, è stata ieri, scrivendo direttamente al provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, la Fp Cgil, che ha ribadito come “gli eventi critici” si stiano susseguendo a un “ritmo vertiginoso”. “Le pretese dei carcerati”, poi, risultano essere sempre “più pressanti”, ha aggiunto il sindacato, segnalando anche come ai nuovi arrivati vengano fornite lenzuola di carta, in mancanza di quelle regolamentari.
di Maria Ducoli
La Nuova Venezia, 12 luglio 2024 Nel carcere di Santa Maria Maggiore ci sono oltre 30 gradi negli spazi detentivi, in cui convivono 250 persone a fronte di 100 posti. La Cgil: “La casa circondariale? Una polveriera”. Caldo, dappertutto e per tutti, ma per alcuni, i più fragili, più di altri. Nelle celle della casa circondariale di Santa Maria Maggiore, a Venezia, i condizionatori non ci sono e nelle celle i gradi superano di gran lunga i 30. Un caldo ancora più difficile da sopportare, dal momento in cui il carcere è sovraffollato e conta 250 detenuti a fronte di un centinaio di posti, tanto che in alcune celle è stato inserito un terzo letto per farceli stare tutti. Spazi ristretti, sovraffollati, in cui l’afa è ancora più sofferta.
di David Allegranti
La Nazione, 12 luglio 2024 Le risposte del magistrato di sorveglianza alle richieste effettuate dai carcerati. Ma che fine fanno i ricorsi ex articolo 35 bis O.P. presentati dai detenuti nel carcere di Sollicciano? Finiscono davanti alla magistratura di sorveglianza, che può accoglierli o meno. Può capitare però che le risposte date ai ristretti lascino qualche perplessità: “Con riferimento alla mancanza di acqua calda nel lavandino che si trova all’interno delle camere detentive, ritiene questo magistrato che la fornitura di acqua calda all’interno della cella non sia un diritto essenziale garantito al detenuto, ma una fornitura che si può pretendere solo in strutture alberghiere”.
di Jacopo Storni
Corriere Fiorentino, 12 luglio 2024 “La salubrità e l’igiene sono i requisiti minimi di un carcere. Sollicciano non può restare così. Se si esercita solo un’attività di contenimento è assolutamente inutile”. A dirlo è la direttrice del carcere fiorentino, Antonella Tuoni, dopo il suicidio in cella del 20enne Fedi. Ieri i funerali del ragazzo. “Ho vissuto questo suicidio come direttrice del carcere e come madre, perché la vittima è un giovane di 20 anni. Vedendo quel corpo sul pavimento il mio pensiero è corso immediatamente a mio figlio, poco più grande. È innegabilmente una sconfitta, e direi un lutto per lo Stato, poiché le persone detenute sono affidate alla sua custodia”. Sono le parole della direttrice del carcere fiorentino di Sollicciano Antonella Tuoni a pochi giorni dal gesto estremo di Fedi, il ventenne tunisino che si è tolto la vita nella sua cella.
di Angela Stella
L’Unità, 12 luglio 2024 “Fermare i suicidi in carcere - Non c’è più tempo” è il titolo della manifestazione organizzata ieri dall’Unione delle Camere Penali a Roma. Ad oggi siamo a 55 suicidi. Oltre ai penalisti italiani, sono intervenuti tanti esponenti della società civile, dell’associazionismo, non solo forense, e della politica. Per la vice presidente del Senato, la dem Anna Rossomando: “Stiamo alzando la voce di fronte a una condizione che è insostenibile. Nel mio intervento ho ribadito come il tanto sbandierato decreto carceri del governo in realtà non servirà a niente rispetto alle emergenze che ci sono in carcere oggi. Da qui la nostra determinazione a sostenere in parlamento tutta una serie di proposte per riempire un decreto vuoto e provare a far fronte davvero all’emergenza”.
AFFARI SOCIALI
di Franco Corleone
L’Espresso, 12 luglio 2024 Lo stallo sul giudice costituzionale scaduto è un assaggio dell’abuso di potere della maggioranza. Per la terza volta il presidente della Corte Costituzionale, Augusto Barbera, è sceso in campo per denunciare la mancata elezione di un/a sostituto/a della giudice Silvana Sciarra, scaduta l’11 novembre dell’anno scorso, da parte del Parlamento. Sono passati quasi otto mesi e la mancanza del plenum si rivela imbarazzante. Cinque votazioni sono state senza esito, con l’espressione totale di schede bianche, senza alcuna indicazione di un nome per raggiungere il quorum dei 3/5 dei componenti dell’Assemblea, cioè 363 voti.
di Viviana Daloiso
Avvenire, 12 luglio 2024 Il decreto del ministero della Salute inserisce il cannabidiolo nella tabella B dei medicinali dopo i pareri dell’Iss e del Css. La protesta degli imprenditori della canapa. Sono - o meglio sarebbe dire “sono stati finora” - i protagonisti indiscussi sugli scaffali dei cannabis shop: infiorescenze da fumare, cristalli da fondere e inalare, resine, olii sublinguali, compresse. Tutti rigorosamente a base di cannibidiolo, noto anche come Cbd, una delle sostanze estratte dalla cannabis sativa insieme al ben più noto tetraidrocannabinolo (Thc).
di Michele Giorgio
Il Manifesto, 12 luglio 2024 Il caso della salma di Walid Daqqa, popolare detenuto politico palestinese deceduto tre mesi fa, non ancora restituita alla famiglia. “Questa non è una democrazia, una democrazia non porta avanti vendette”. Sanaa Salameh tre mesi fa avrebbe voluto dare un ultimo abbraccio al marito Walid Daqqa morto lo scorso 7 aprile di cancro in prigione. Sino ad oggi non è riuscita neppure a dargli una sepoltura. Il governo Netanyahu ha deciso di non restituire il corpo alla famiglia e di trattenerlo allo scopo di usarlo in uno possibile scambio di prigionieri.
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