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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di martedì 4 giugno 2024

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 4 giugno 2024 A togliersi la vita due detenuti a Cagliari e a Venezia: sale a 38 il numero dei reclusi che si sono tolti la vita da gennaio. Ma gli appelli dei Garanti e la proposta di legge Giachetti restano lettera morta. La situazione nelle carceri italiane si aggrava ulteriormente con due nuovi suicidi nel giro di pochi minuti, portando a 38 il numero di detenuti che hanno scelto di togliersi la vita dall’inizio dell’anno. Il primo caso riguarda un giovane detenuto extracomunitario, A.M., di 23 anni, che ha tentato il suicidio per impiccagione nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta tra giovedì e venerdì scorso. Dopo due giorni di agonia nel reparto di Rianimazione, è deceduto domenica mattina. Questa tragedia si è verificata proprio nel giorno del 78º anniversario della Repubblica Italiana, aggiungendo ulteriore di sconforto.

 

di Fulvio Fulvi

Avvenire, 4 giugno 2024 I penalisti: “Vergognosa tragedia”. I Garanti: “Negli istituti mancano le minime condizioni di sicurezza”. Gli ultimi due detenuti sono stati trovati senza vita nella loro cella a distanza di poche ore, domenica scorsa, festa della Repubblica e della Costituzione, nelle Case circondariali di Venezia e Cagliari. E così, dall’inizio dell’anno, sono saliti a 38 i suicidi dietro le sbarre. Un’emergenza intollerabile, un esito del sovraffollamento e di condizioni spesso invivibili per chi è costretto a scontare la pena in galera, dove gli addetti alla sorveglianza scarseggiano e le possibilità di occupare le proprie giornate in modo utile sono quasi sempre inesistenti. Nonostante l’art. 27 della nostra Carta.

 

di Fulvio Fulvi

Avvenire, 4 giugno 2024 Il governo ha istituito i “Gio”, Gruppi specializzati nella repressione delle rivolte. Il sindacato degli agenti penitenziari: “Il governo sul tema è in stato confusionale”. Come garantire più sicurezza all’interno degli istituti di pena? E quali provvedimenti prendere per reprimere le rivolte e gli atti di violenza dietro le sbarre (eventi per fortuna abbastanza rari)? Il governo, tramite il sottosegretario alla Giustizia con delega alla Polizia penitenziaria, Andrea Delmastro delle Vedove, ha pensato di istituire il “Gio”, gruppo anti-sommossa di pronto intervento. Un “pugno fermo”, dunque, contro le intemperanze manifestate “in massa” dai detenuti.

 

di Nello Trocchia

Il Domani, 4 giugno 2024 L’idea di un gruppo d’intervento operativo che dovrebbe sedare e contenere le rivolte in carcere. L’acronimo è Gio. E indica il gruppo d’intervento operativo che dovrebbe sedare e contenere le rivolte in carcere. È stato presentato nei giorni scorsi, con toni trionfalistici, dal sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, che ha indicato in quello francese il modello seguito, dimenticando le criticità emerse negli anni, la carenza di personale e anche i fallimenti che da sempre hanno segnato gli interventi di gruppi esterni negli istituti del nostro paese. Andiamo con ordine e ripartiamo dalle ragioni che hanno spinto il governo a creare questo nuovo gruppo.

 

di Antonio Mastrapasqua*

Il Riformista, 4 giugno 2024 Da Salis a Forti, politici e magistrati si somigliano più di quanto si possa credere. Intenti a cercare simboli, distratti di fronte alla realtà dei cittadini in carne e ossa. Uno su mille ce la fa. Non è confortante per gli altri 999. La proporzione è più o meno quella delle vittime della malagiustizia. Circa mille all’anno i cittadini italiani che subiscono ingiusta detenzione. Ilaria Salis non è tecnicamente in questa contabilità, poiché la sua detenzione si è consumata in Ungheria. E prima di ogni sentenza è impossibile definire una detenzione “ingiusta”, se non per le disumane condizioni in cui la giovane maestra milanese è stata esposta e sottoposta prima e durante l’avvio del processo a suo carico.

 

di Alessandro Rigamonti

Corriere della Sera, 4 giugno 2024 L’Unione delle camere penali critica sull’intervista: “Offerta una visione delle condizioni detentive che non aiuta a migliorare la vita dei detenuti”. Vespa: “Non intendevo fare pubblicità alle carceri italiane. “Una differenza notte-giorno”. Così Chico Forti, detenuto nel carcere di Verona dopo 24 anni di reclusione in Florida, ha descritto il suo cambio di prigionia nel programma di Rai 1 “Cinque minuti” condotto dal giornalista Bruno Vespa. L’intervista non è piaciuta ai penalisti: “Quando attraverso la televisione pubblica si offre una distorta e irreale visione sulle condizioni detentive si rende un pessimo contributo al miglioramento delle condizioni dei detenuti”.

 

di Giunta e Osservatorio Carcere UCPI

camerepenali.it, 4 giugno 2024 Basta disinformazione sulle carceri. Diamo voce a chi non ha più voce. Quando attraverso la televisione pubblica nazionale si offre alla pubblica opinione una distorta ed irreale visione sulle condizioni detentive italiane, oltre che rendere un cattivo servizio di pubblica informazione, si rende un pessimo contributo al miglioramento delle condizioni in cui sono costretti a vivere i detenuti nelle carceri italiane. Quello che è avvenuto nei “cinque minuti” di Bruno Vespa dedicati, in prima serata sulla prima rete televisiva, alla condizione da “detenuto italiano” di Chico Forti, è emblematico sulla disinformazione sulle condizioni dei detenuti nelle carceri italiane.

 

camerepenali.it, 4 giugno 2024 Le motivazioni della Giuria. Il premio sarà consegnato ai figli di Riccardo Polidoro nel corso della sessione dedicata dell’Open Day dell’Unione Camere Penali il 7 giugno a Rimini. La Giuria del Premio “In difesa della dignità e della speranza dei detenuti - Riccardo Polidoro” ha deciso, all’unanimità, di assegnare il premio della prima edizione proprio a Riccardo Polidoro, alla sua storia, alla sua passione, al suo straordinario contributo in difesa della dignità e della speranza dei detenuti. Il premio sarà consegnato ai figli di Riccardo nel corso della sessione dedicata dell’Open Day dell’Unione Camere Penali il 7 giugno a Rimini.

 

di Mario Chiavario

Avvenire, 4 giugno 2024 Perché la riforma Nordio manca l’obiettivo che si prefigge. “E finalmente non accadrà più di essere indagati da un pubblico ministero che ci si può poi trovare come giudice nel corso successivo del processo”. Tranquilli. Neppure adesso esiste quell’eventualità, così evocata anche in qualche talkshow a sostegno del disegno di riforma di cui tutti discutono in questi giorni. Lo impedisce il Codice di procedura penale (art. 34 comma 3): nessuno può fare il giudice, in un determinato processo, quando vi abbia già “esercitato funzioni di pubblico ministero”.

 

di Ennio Amodio

Il Dubbio, 4 giugno 2024 Esplode la reazione della magistratura associata contro la riforma imperniata sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. E arriva a minacciare lo sciopero mostrando una forza polemica inversamente proporzionale alla fragilità dei motivi della protesta. Si fa suonare a pieno regime la sirena dell’allarme, come se stesse per incendiarsi la casa della giustizia penale nascondendo così le vere ragioni del veto posto nei confronti di un distacco della costola rappresentata dai magistrati della accusa dal corpo unitario dei togati.

 

di Mariano Croce*

Il Domani, 4 giugno 2024 Le riforme costituzionali proposte dal governo rispondono a una visione in cui solo il potere esecutivo può rappresentare la volontà del popolo. Ma il voto al leader politico non è l’unico atto legittimante. Le più importanti riforme degli ultimi due decenni nel campo dei diritti sono state introdotte per iniziativa o per monito delle corti, cui i cittadini insoddisfatti si rivolgono con crescente frequenza. Il colpo di scure della corte di Manhattan sul capo biondastro di Donald Trump puntuale resuscita lo sdegno populista per l’ingerenza del potere giudiziario. Lo scorso giovedì l’ex presidente è stato dichiarato colpevole dei trentaquattro capi d’accusa relativi allo scandalo sessuale che avrebbe pesato sulle elezioni presidenziali del 2016.

 

di Luigi Ferrarella

Corriere della Sera, 4 giugno 2024 Disparità nella scelta di laici e togati per il Csm. E dubbi su chi abbia ancora la garanzia di essere sottoposto soltanto alla legge. Se a un summit di mafia un boss proponesse di scegliere per sorteggio i componenti della Commissione di Cosa Nostra, ne uscirebbe sciolto nell’acido, scherzava anni fa un inquirente quando, anche in una parte delle toghe disgustate dal correntismo corporativo e spartitorio, iniziava trovare consensi l’idea (ora fatta propria dalla modifica costituzionale proposta dal governo) di sorteggiare i membri togati del Consiglio superiore della magistratura.

 

di Ermes Antonucci

Il Foglio, 4 giugno 2024 “La riforma approvata in Cdm rafforza il ruolo del giudice e garantisce parità fra accusa e difesa”, dice il viceministro della Giustizia. “Nessun rischio per l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati. Il sorteggio libera le toghe dalle correnti”. “E’ una riforma equilibrata, elegante, rispettosa dei canoni costituzionali e che cerca di restituire lustro alle istituzioni, magistratura per prima. Il testo rafforza il ruolo del giudice e garantisce parità alle parti, secondo quanto già previsto dall’articolo 111 della Costituzione. Per certi versi, infatti, si può dire che la separazione delle carriere è già richiesta dall’attuale Costituzione: solo il giudice, è scritto, è terzo e imparziale, tutti gli altri restano autonomi e indipendenti”.

 

di Alessandro Parrotta*

Il Dubbio, 4 giugno 2024 Si è imposto un mantra: bisogna privilegiare l’efficienza della macchina giudiziaria Ma l’essenza del rito è l’oralità, che dà anche sostanza al rapporto tra assistito e difensore. La struttura processuale delineata nel codice del 1988 presentava solo due distinti modelli operativi in tema di partecipazione alle udienze, anche per i procedimenti in Corte d’Appello: l’udienza pubblica o l’udienza in Camera di consiglio, regolamentata dal codice di rito all’articolo 127 c. p. p., secondo l’originaria formulazione dell’articolo 599 comma 1 c. p. p., schema quest’ultimo che la Relazione al progetto preliminare qualificava come “importante innovazione della legge delega (direttiva 93)” n. 81 del 1987, in grado di garantire “la speditezza del rito e di consentire un risparmio di energie in fase di giudizio”.

 

di Mauro Palma

Il Manifesto, 4 giugno 2024 Addio al giurista. La passione per la giustizia ha guidato il suo percorso da magistrato, prima, nella fase di avvio di Magistratura democratica, con uno stretto legame con Ottorino Pesce nel periodo difficile, quando con disinvoltura venivano tolte a taluni magistrati le inchieste sui casi ‘sensibili’, poi nel dibattito teorico in seno alla stessa corrente. Difficile ricordare in poche righe Lugi Saraceni, la sua sensibilità, il rigore giuridico, l’etica come criterio del suo rapportarsi ai problemi e anche la capacità di sorridere, perché era di arguta compagnia. Era una persona che non separava l’acutezza analitica e la costante tutela di garanzie e diritti di ciascuna parte nel suo esercizio di magistrato, dal desiderio di tenere ferma la necessaria critica, così delineando un sapere giuridico denso di norme sì, ma non limitato a esse, bensì volto alla costruzione di quella cultura democratica che si nutre sempre del dubbio.

 

di Luigi Ferrajoli

Il Manifesto, 4 giugno 2024 Ha impersonato per molti decenni un modello esemplare di magistrato, per il suo impegno costante a sostegno dei valori del giusto processo e delle garanzie delle persone contro l’arbitrio giudiziario. Con Luigi Saraceni viene a mancare una delle figure più limpide e generose di Magistratura Democratica. Luigi ha impersonato per molti decenni un modello esemplare di magistrato, per il suo impegno costante a sostegno dei valori del giusto processo e delle garanzie delle persone contro l’arbitrio giudiziario. Il garantismo fu per lui molto di più di un insieme di regole a tutela dei diritti fondamentali. Fu soprattutto il frutto di una scelta morale, che comportava un atteggiamento esistenziale di rispetto, di empatia e di umana comprensione e solidarietà con le persone giudicate, soprattutto se deboli e senza difese.

 

di Nello Trocchia

Il Domani, 4 giugno 2024 Uno dei primi poliziotti penitenziari condannati per tortura racconta il caos degli istituti di pena. Ha fatto appello, e ora racconta le disfunzioni del sistema e quello che considera il “tradimento” del governo. “Lei lo ha fatto il militare? In un corpo ci si copre e ci si spalleggia, ma io non ho mai picchiato nessuno”. A parlare così è un agente di Polizia penitenziaria, non uno qualsiasi, ma uno dei primi condannati per tortura in Italia dall’introduzione del reato nel 2017. Mentre il governo presenta il GIO, il Gruppo d’intervento operativo, per sedare le rivolte in cella, il poliziotto ci racconta di carcere, violenze, e svela un sistema al collasso. In un attimo si sbriciola la propaganda governativa che inaugura nuovi gruppi mentre mancano 18mila unità.

 

Corriere della Calabria, 4 giugno 2024 Il 5 giugno, a Palazzo dei Bruzi a Cosenza, la maratona oratoria per fermare i suicidi in carcere. Un ordinamento penitenziario che consente o soltanto tollera, ritenendolo legale e legittimo, un sistema penitenziario, quello delle carceri italiane, che, negli ultimi venti anni, ha generato, mediamente, un suicidio ogni settimana può ritenersi distante dalla pena di morte? Il pensiero della pena di morte è solo apparentemente distante dal nostro stato di diritto; riflettiamo: oramai siamo indifferenti rispetto alle continue morti nelle carceri italiane. E allora, siamo certi di non essere pronti ad accettare l’idea di un carcere incostituzionale, di un carcere tortura, di un carcere che è pena di morte?

 

di Ennio Neri

castedduonline.it, 4 giugno 2024 Preoccupati i detenuti, i familiari e gli operatori penitenziari. Maria Grazia Caligaris: “Limitare l’orario di lavoro dei medici dell’emergenza alle ore notturne, dalle 20 alle 8, sembra significare che durante la giornata non possano verificarsi situazioni pericolose per l’incolumità di una persona detenuta”. “Il servizio dei Medici del 118 nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta, da sabato 1 giugno, è garantito solo per 12 anziché per 24 h. Lo ha stabilito la Direttrice Generale dell’Areus (Azienda Regionale Emergenza Urgenza della Sardegna) Simonetta Cinzia Bettelini. Una decisione che ha creato viva preoccupazione tra i detenuti, i familiari e gli operatori penitenziari del più grande Istituto detentivo dell’isola”.

 

Il Mattino, 4 giugno 2024 “Non può chiudere, non deve chiudere. L’esperienza della coop Le Lazzarelle, nata nel 2010 all’interno del carcere femminile di Pozzuoli, rende concreto il principio della funzione rieducativa della pena, e rappresenta un positivo modello nazionale, tanto da essere stata premiata dal presidente della Repubblica. A seguito dell’ultimo, e più violento, sciame sismico del 20 maggio, le detenute del carcere di Pozzuoli sono state trasferite in altri istituti della Campania per ragioni di sicurezza poiché la struttura è stata compromessa dai ripetuti episodi sismici”.

di Francesca Morandi

laprovinciacr.it, 4 giugno 2024 Gli studenti che hanno vinto le borse di studio. “Buttare le chiavi sono tre parole semplici, con un peso importante. Però le persone nei nostri giorni le usano con leggerezza. A volte le persone usano questa frase quando riempiono una stanza con tutte le cose che non piacciono più. Ed è così che vedono noi carcerati: oggetti da buttare dentro una stanza e buttare le chiavi”. Ma “buttare le chiavi non è scritto nella Costituzione politica dello Stato italiano”. Quelle stesse chiavi “sono un simbolo di libertà, opportunità e, soprattutto, di una nuova vita”.

 

di Fabio Luongo

Il Giorno, 4 giugno 2024 I musicisti del Corpo di Villasanta insegnano a suonare tromba, trombone, tuba a una quindicina di reclusi. Il progetto sociale si propone come apripista in tutta Italia e culminerà con un concerto interno. Ora ci sono le lezioni di strumento, ma l’obiettivo è arrivare a fare presto un piccolo concerto tra le mura del carcere. Se la musica è libertà, per loro lo è ancora di più. Da qualche mese i detenuti della casa circondariale di Monza sono protagonisti di un progetto portato avanti dal Corpo musicale di Villasanta, che con due suoi membri è impegnato a insegnare a un gruppo di persone recluse a suonare tromba, trombone, tuba e altri ottoni. Un modo originale per rendere meno duro il carcere e favorire il recupero sociale di queste persone.

 

Gazzetta del Sud, 4 giugno 2024 Mercoledì 5 giugno a Messina la presentazione del volume del prof. Giuliano Amato, scritto con la giornalista Donatella Stasio, che racconta i cinque anni in cui la Corte Costituzionale si è aperta al dialogo per diffondere la “mentalità costituzionale”: concluderà il prof. Gaetano Silvestri. La comunicazione istituzionale come necessario strumento di efficienza, partecipazione e consapevolezza, su cui si fondano doveri e libertà civiche: un principio che vale per tutte le pubbliche amministrazioni, e ancor più per un’amministrazione molto speciale, come la Corte Costituzionale, organismo dell’apparato statale che, come la figura del presidente della Repubblica, si erge a garanzia della nostra Costituzione, e del suo prezioso bagaglio di valori e tutele.

 

di Eleonora Lombardo

La Repubblica, 4 giugno 2024 Daria Bignardi racconta le carceri. Un libro, un saggio narrativo che con una scrittura intima e autobiografica mappa le vite che scorrono dentro e intorno alle carceri italiane: Daria Bignardi nel suo “Ogni prigione è un’isola”, che sarà presentato a Una Marina di libri venerdì alle 20,30, racconta che in nessun luogo come il carcere si scopre il valore della libertà e dell’urgenza di cambiare tutto.

 

di Annalisa Cuzzocrea

La Stampa, 4 giugno 2024 Il presidente emerito della Consulta: “La Carta è scritta per i tempi lunghi, chi vuole cambiarla deve saperlo. Non c’è dibattito sulla riforma. La democrazia presuppone disponibilità ad intese, condizione che non c’è”. “Le Costituzioni si fanno quando i popoli sono sobri a valere per quando sono ubriachi”. Questa, per Gustavo Zagrebelsky, è una buona definizione di Costituzione. Che richiama - non è un caso che il presidente emerito della Consulta lo faccia - quel che va ripetendo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: la Carta è stata scritta per i tempi lunghi. Anche questo, deve tenere a mente chi si propone di cambiarla.

 

di Alessandra Ziniti

La Repubblica, 4 giugno 2024 La partenza del protocollo spostata al 15 settembre. I naufraghi soccorsi da navi militari italiane verranno poi trasbordati a sud di Lampedusa. Ancora soldi investiti dal governo nel protocollo Albania che non si sa ancora quando partirà. Agli 850 milioni già preventivati per la realizzazione e la gestione dei centri a Shengjin e Gjader per i prossimi cinque anni, adesso arriva pure l’appalto per una nave privata che dovrà portare i migranti dal Mediterraneo all’Albania. Tredici milioni e mezzo se ne andranno solo per il noleggio, per 90 giorni, di una nave con il relativo equipaggio che - si apprende leggendo il bando pubblicato dal Viminale - sarà incaricato di scortare 200 migranti alla volta, più 100 uomini di scorta, fino al porto di Schengjin dove è in allestimento l’hotspot ...

 

di Giansandro Merli

Il Manifesto, 4 giugno 2024 Il Viminale cerca un mezzo in affitto. Domani Meloni a Tirana, spot pre-elettorale ma solo a metà. Fino a tredici milioni e mezzo ogni tre mesi. Tanto l’Italia è pronta a spendere per il noleggio di una nave destinata a trasportare i migranti in Albania. Era uno degli ultimi tasselli mancanti per un quadro economico esaustivo del protocollo con Tirana: un miliardo di euro in totale. Mentre i documenti per la ricerca dell’ente gestore dei tre centri (hotspot, trattenimento, Cpr) sono stati pubblicati sul sito della prefettura di Roma, quelli relativi alle “Consultazioni preliminari di mercato” per la nave sono apparsi sulla pagina della polizia di stato, tra 28 e 30 maggio. Se n’è accorta ieri l’Ansa.

 

di Daniele Castellani Perelli

La Repubblica, 4 giugno 2024 La scorsa settimana la Commissione ha chiuso la procedura con la Polonia, mentre rimane aperto il caso Ungheria. Gli strumenti con cui l’Ue difende la democrazia e i diritti sono anzitutto l’articolo 7 e il meccanismo di condizionalità. Ecco come funzionano. L’ultima puntata della battaglia per la difesa dello stato di diritto nell’Ue si è svolta la settimana scorsa. E ha avuto un esito finalmente positivo. La Commissione europea ha infatti deciso di chiudere la procedura contro la Polonia, e ciò nonostante il Paese non abbia ancora approvato tutte le riforme che erano state richieste.

 

di Francesca Ghirardelli

Avvenire, 4 giugno 2024 Dopo il fermo di avvocati e attivisti anti-Saied, nel mirino gli operatori delle Ong. “Ridotta al minimo la protezione dei profughi”. Amnesty: l’Ue riveda gli accordi. “La situazione qui sta precipitando” mette subito in chiaro, all’inizio della conversazione, una fonte ben informata che a Tunisi opera all’interno del sistema di protezione e assistenza di migranti e richiedenti asilo. Chiede di rimanere anonima, perché il contesto si fa rischioso e perché non sono tempi, questi, di disapprovare apertamente chi governa il Paese. Il riferimento non è solo agli arresti di avvocati e attivisti critici nei confronti delle politiche del presidente Kais Saied, né all’intensificazione di sgomberi e deportazioni di massa di cittadini stranieri sub-sahariani irregolari, operazioni che proseguono dall’estate 2023, pur a intensità variabile.

 

di Riccardo Noury*

Il Fatto Quotidiano, 4 giugno 2024 Dall’ottobre 2023 Amnesty International ha condotto indagini approfondite su 16 attacchi aerei delle forze israeliane contro la Striscia di Gaza, che hanno ucciso 370 civili, tra cui 159 bambini, e ferito altre centinaia di persone. L’ultima ricerca è stata resa nota alla fine di maggio: riguarda tre attacchi - uno sul campo rifugiati di al-Maghazi il 16 aprile e due su Rafah il 19 e il 20 aprile - che hanno ucciso 44 civili palestinesi tra cui 32 bambini: ulteriori prove, sottolinea l’organizzazione per i diritti umani, dell’ampio schema di crimini di guerra commessi dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza negli ultimi ormai quasi otto mesi.

Avvenire, 4 giugno 2024 Hanno sottoscritto l’appello 36 prigioniere del carcere politico di Evin, a Teheran. L’attivista l’8 giugno ancora davanti ai giudici per aver denunciato le molestie sessuali dietro le sbarre. L’8 giugno prossimo Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace nel 2023, sarà ancora di fronte ai giudici. L’udienza riguarda nuovi capi d’imputazione per l’attivista iraniana, vicedirettrice del Centro difensori dei diritti umani (Drhc), in carcere già da oltre 10 anni, con 20 ancora da scontare. Questa volta è “propaganda contro il regime”, per le sue denunce sulle molestie e le violenze sessuali subite dalle detenute nelle carceri.

 

Il Dubbio, 4 giugno 2024 Ci sono storie di attivisti che si trovano reclusi per aver parlato di democrazia e storie di avvocati che sono stati puniti per l’attività professionale che svolgono. Da quel 4 giugno 1989 è cambiato poco, se non nulla. “Per 35 anni, tutti i massimi dirigenti cinesi, da Li Peng a Xi Jinping, si sono preoccupati di cancellare i ricordi del 4 giugno 1989 perseguitando coloro che pacificamente chiedono di assumersene la responsabilità. Tutti coloro che hanno a cuore la giustizia dovrebbero chiedere pubblicamente alle autorità cinesi di rilasciare immediatamente e senza condizioni questi e tutti gli altri prigionieri di coscienza in Cina”.

 

DOCUMENTI

Articolo: "Giustizia per i morti in carcere", di Marcello Pesarini

Articolo: "Più carcere e manganelli contro i tipi d’autore", di Francesco Lo Piccolo

Articolo: "Capitale umano. Cinque detenuti nel restauro dei beni culturali", di Adriano Baffelli

PETIZIONI

Proposta di legge "Sciascia-Tortora" per una amministrazione della giustizia (più) umana e consapevole. Per aderire clicca QUI

"Istituiamo la giornata nazionale della Giustizia Riparativa". Petizione diretta a Carlo Nordio, Ministro della Giustizia

APPUNTAMENTI

"Dialoghi in libertà. Racconti dal carcere". Ciclo di seminari organizzato dal Polo Universitario Penitenziario (C.C. Siena, fino al 4 giugno 2024)

Seminario: "Donne e carcere. La genitorialità dietro le sbarre" (Perugia, 6 giugno 2024)

VIII° Open Day Unione Camere Penali Italiane: "Alienazione e accelerazione. Dignità dell'Uomo, tra carcere e intelligenza artificiale" (Rimini, 7 e 8 giugno 2024)

La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione fino al 9 giugno 2024

Mostra: "Volti Fuori. I ritratti dei detenuti”. Opere realizzate dai detenuti del corso di fotografia sul ritratto e l’autoritratto (Orvieto, fino al 9 giugno 2024)

Convegno. "L'accesso alla giustizia per le vittime di reato con status migratorio irregolare: quadro normativo, prassi locali e strategic litigation" (Milano, 11 giugno 2024)

Seminario del Cesvot: "Giustizia di comunità. Il ruolo del Terzo settore" (Firenze, 14 giugno 2024)

Convegno SEAC: "Disagio sociale e salute mentale nei luoghi di privazione della libertà" (Roma, 15 giugno 2024)

Incontro. "Forme e scopi della pena legale: crisi o palingenesi?". Presentazione libro "Punizione", di Giovanni Fiandaca (Roma, 18 giugno 2024)

Ciclo seminari Università di Milano: "Oltre ai limiti: formare e formarsi in carcere" (Milano, varie date fino al 18 giugno 2024)

Ordine degli Avvocati di Firenze e Università di Firenze: "Ciclo di incontri sui diritti umani" (Firenze, fino al 10 luglio 2024)

Camera Penale di Pescara. "Ciclo di seminari in Diritto dell'esecuzione penale e penitenziaria" (Pescara, fino al 12 luglio 2024)

BANDI E CONCORSI

Premio "Carlo Castelli, concorso letterario riservato ai ristretti delle carceri italiane e degli istituti per minori" (Scadenza 10 giugno 2024)