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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di sabato 22 giugno 2024
CARCERI
di Gian Domenico Caiazza
Il Riformista, 22 giugno 2024 Ci è parso utile e per certi versi inevitabile dedicare la riflessione di PQM, questa settimana, al tema - in verità secolare - della pena. Ce lo impone la macabra e quasi petulante contabilità dei suicidi nelle nostre carceri, uno scandalo che non esiterei a definire mondiale, ma che continua a non interessare né chi ci governa, né la gran parte - io temo - della pubblica opinione. Perché quei suicidi, è ovvio, denunciano la insopportabilità della pena che quei detenuti erano chiamati ad espiare. Una intollerabilità che va misurata certamente rispetto alle concrete condizioni di espiazione, cioè le nostre vergognose, scandalose carceri; ma anche e forse innanzitutto rispetto al senso della espiazione in atto, ed alle prospettive che quella pena così espiata costruisce per la futura, riacquistata libertà.
di Vittorio Manes*
Il Riformista, 22 giugno 2024 La situazione delle carceri, il tasso di sovraffollamento e il numero dei suicidi sono lì a ricordarci, dolenti, la distanza siderale da ogni canone di umanità. “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”, recita la prima parte dell’art. 27, terzo comma, della Costituzione, a cui fa eco l’art. 3 della CEDU, vietando perentoriamente, oltre la tortura, tutte le pene o i “trattamenti inumani e degradanti”. Ma questo basilare canone di civiltà è molto più risalente, ed è parte dei presupposti stessi - i minima moralia - del legittimo esercizio della potestà punitiva: regola di esclusione ed al contempo condizione di legittimazione dello ius puniendi, ad alta densità assiologica.
di Giovanni Flora*
Il Riformista, 22 giugno 2024 In attesa di “qualcosa di meglio del carcere” e di “qualcosa di meglio della pena”, in carcere si continua a morire. Se, come e perché punire è da secoli uno dei fondamentali interrogativi del diritto penale. La concreta incidenza negativa della pena sui diritti fondamentali della persona, la sua “afflittività”, ne paiono caratteri identificativi sostanziali. Del resto, anche l’art. 25 comma 2 Cost. (“Nessuno può essere punito (..)”) evoca la categoria della “punizione” quale conseguenza della commissione di un fatto di reato, nell’implicito presupposto che ne ricorrano ovviamente tutte le condizioni (non ultima la capacità di intendere e di volere dell’autore).
di Daniele Negri*
Il Riformista, 22 giugno 2024 Punire prima. Punire subito. Punire, dunque, attraverso il processo penale. Profittando, cioè, degli atti di cui il processo si compone e dei suoi strumenti coercitivi pronti all’uso, per piegare gli uni e gli altri - sono diagnosi risalenti - a finalità di immediato controllo sociale. Più che “passione contemporanea”, secondo una felice immagine sociologica, pulsione “eterna” del potere e sentimento collettivo giunto al parossismo. La tortura ne ha rappresentato storicamente l’emblema. Esempio massimo della sofferenza corporale inferta agli inquisiti prima della sentenza, “straziati da tormenti certissimi” quantunque ne fosse dubbia la reità; finché la battaglia illuminista non ha fondato i moderni sistemi penali sulla presunzione d’innocenza e così stabilito che la legittimazione a punire possa discendere soltanto dal rimprovero di colpevolezza formulabile al termine dell’accertamento processuale.
di Eriberto Rosso*
Il Riformista, 22 giugno 2024 Nei contesti politico sociali nei quali a prevalere sono la cultura liberale e la forza dei diritti, è continua la discussione sulla natura e qualità della pena, che nel nostro ordinamento - nella forma della reclusione - è chiamata a definire la fattispecie penale, al fine quantomeno di individuare forme alternative di espiazione, benefici, interventi per rendere concreto il divieto di trattenere le persone in condizioni inumane o degradanti, per dare alla sanzione il ruolo che la Costituzione le assegna. Nel nostro Paese la realtà è il sovraffollamento e un numero impressionante di suicidi in carcere. Accanto alla pena del carcere vi è un fenomeno ben più corrosivo dei principi dello stato liberale, che desta inquietudine già nella sua definizione: carcerazione preventiva.
di Giuseppe Losappio*
Il Riformista, 22 giugno 2024
“Da millenni gli uomini si puniscono e da millenni si domandano perché lo facciano”. La soluzione è meno sanzioni e più cultura, meno carcere e più alternative alla reclusione. Nonostante secoli e secoli di speculazione, il grande enigma di fondo della materia penale ancora non è stato dipanato. “Da millenni gli uomini si puniscono e da millenni si domandano perché lo facciano”. La domanda di Eugene Wiesnet non ha ancora trovato una risposta risolutiva ed anche autori - come dire - (decisamente) meno agnostici (come Hassemer) parlano di un tema “ingombrante, luccicante, affascinante e minaccioso allo stesso tempo”; “una seduzione oscura”. Un aspetto fondamentale della fascinazione del diritto penale è il rapporto con il male, compreso quello intrinseco allo stesso sistema delle punizioni.
di Stefano Anastasia*
Il Riformista, 22 giugno 2024 Che senso ha la pena oggi? Che senso ha una pena che si riproduce apparentemente senza scopo, come esito finale di una macchina che si muove per inerzia e che inerzialmente assorbe e sputa corpi e vite che le sono capitate negli ingranaggi? La Costituzione pone un limite e fissa uno scopo. Il limite, condiviso da ogni ordinamento giuridico degno di questo nome, tanto da essere universalmente riconosciuto nella Dichiarazione dei diritti umani nelle Nazioni unite, è quello del divieto di trattamenti contrari al senso di umanità (difficile capire come esso sia compatibile con la previsione normativa della pena di morte, ancora diffusa fuori dall’Europa, ma tant’è…). Lo scopo è quello della “rieducazione”, e dunque - fuori da antiquate concezioni moralistiche o autoritarie - quantomeno della prospettiva del reinserimento sociale del condannato in condizioni di autonomia e legalità.
di Claudia Fusani
Quotidiano del Sud, 22 giugno 2024 Sembra che per il governo 46 suicidi in cella e altri 56 morti in carcere per cause “altre” non siano un’emergenza: il pacchetto carceri, annunciato dal ministro Nordio, è stato rinviato a luglio. Le emergenze invece sono i “pro vita” nei consultori per mortificare chi ha già deciso di abortire, sono i cambi di destinazione d’uso per gli immobili che il Piano salva-casa di Salvini ha liberalizzato (per cui vedremo garage diventare B&B in base al silenzio assenso). E lo sono, un’emergenza, tutte le materie tra le più svariate normate a suon di decreti - ben 66 - in 18 mesi di governo. Ma non sono un’emergenza quelle 46 persone che affidate al carcere per espiare una pena - spesso solo in carcerazione preventiva - hanno costruito in qualche modo un cappio per metterselo al collo e suicidarsi.
di Thomas Usan
La Stampa, 22 giugno 2024 Quest’anno nelle carceri italiane ci sono stati 102 decessi, di cui 46 suicidi. Più di 100 decessi in 170 giorni. Per essere precisi 102. Nelle carceri italiane, nel 2024, muore una persona quasi ogni giorno e mezzo. Per entrare nei dettagli, 46 sono i suicidi (conteggiando anche il caso del giovane nel Cpr di Roma), a cui sono si aggiungono 56 morti per altre cause. L’ultimo caso risale allo scorso giovedì (20 giugno), quando nella casa circondariale di Novara un 20enne si è tolto la vita. “Mai abbiamo raggiunto un numero così elevato - commenta Aldo Di Giacomo, segretario nazionale di S.PP (Sindacato di Polizia penitenziaria). Siamo a giugno e il rischio, purtroppo sempre più concreto, è quello di superare l’anno più nero, il 2022, con un totale di 84 suicidi più 87 morti per altre cause”.
di Emilia Rossi
Il Dubbio, 22 giugno 2024 Il 15 gennaio di quest’anno, a pochi giorni dalla fine del suo mandato, il Collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà ha avvertito la responsabilità, propria della sua funzione di organismo di prevenzione, di segnalare la situazione drammatica delle carceri italiane che si stava profilando (sovraffollamento al 127,54% con crescita costante di 400 presenze al mese, 4 suicidi nei primi 9 giorni dell’anno) e che confermava i segnali di allarme già rilevati nel corso del 2023, presentati al Parlamento con la relazione annuale.
a cura di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 22 giugno 2024
La lettera dei detenuti del carcere di Brescia-Canton Mombello restituisce in tutta la sua drammaticità le condizioni ai limiti dell’umano in cui si vive nella maggior parte dei penitenziari italiani. I numeri sono spietati: a metà 2024 siamo già a 45 suicidi. Un macabro record assoluto, se confrontato con lo stesso periodo degli anni precedenti. Il sovraffollamento comincia ad avvicinarsi ai livelli della sentenza Torreggiani della Cedu. In Italia, secondo il Dap, al 31 maggio ci sono 61.547 reclusi, 1.381 in più rispetto a inizio anno (+ 2,3%). Lunedì prossimo a Montecitorio è calendarizzata la proposta di legge sulla liberazione anticipata speciale di Roberto Giachetti (Italia Viva) e Nessuno Tocchi Caino. Una soluzione che può ridurre il sovraffollamento, allentare la tensione, dare respiro agli stessi agenti, ormai allo stremo.
di Antonio Gelardi*
vocididentro.it, 22 giugno 2024 Il dramma dei suicidi e la ennesima generale situazione di disagio che attraversa il mondo delle carceri richiede una riflessione sui possibili, necessari, interventi di contrasto rispetto alle criticità che attraversano la quotidianità penitenziaria, anche cercando di immaginare scenari del tutto diversi da quelli attuali. È in proposito di estremo interesse, quindi da riprendere, la riflessione espressa dall’ex Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria il Presidente Carlo Renoldi a conclusione del suo mandato con una nota pubblicata nella rivista Sistema penale e che qui riporto: “Il carcere di domani, accanto all’area, numericamente minoritaria, delle persone di più elevato spessore criminale, rispetto a cui è irrinunciabile la presenza negli spazi detentivi del personale di polizia, non potrà che evolversi nella direzione, comune al resto d’Europa, di una polizia che “sta fuori dal carcere” ...
di Ilaria Dioguardi
vita.it, 22 giugno 2024 Dopo i quattro suicidi dello scorso weekend nelle carceri italiane, ieri a Novara si è tolto la vita un ventenne. Giuseppe Nese, vice presidente dell’Osservatorio permanente regionale per la sanità penitenziaria della Campania, spiega che da sette anni ci sono “Piani nazionali per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti e per minori”. Ma a volte vengono dimenticati. Media italiana più alta di quella europea. “Da 30 anni in Italia l’essere presente in carcere piuttosto che essere libero determina un aumento del rischio suicidario che varia da 15 a 20 volte, è un dato costante”, dice Giuseppe Nese, psichiatra, vice presidente dell’Osservatorio permanente regionale per la sanità penitenziaria della Campania.
di Donatella Zorzetto
La Repubblica, 22 giugno 2024 Ad Alghero il primo congresso nazionale della Società Italiana di Psichiatria e Psicopatologia Forense (Sippf). “Possibile liberare 400 posti per chi ha davvero bisogno di cure e aiuto”. A distanza di 10 anni dalla chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Legge 81 del 2014) non si è ancora trovata la formula funzionale per la presa in carico degli autori di reati definiti “non imputabili per la presenza di una patologia mentale e riconosciuti socialmente pericolosi”. Le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) sarebbero dovute essere la soluzione. Non lo è stata, almeno finora.
dire.it, 22 giugno 2024 L’ex ministro della Giustizia al congresso della Società Italiana di Psichiatria e Psicopatologia forense: “Il paziente psichiatrico autore di reato da un lato non deve trovarsi nelle condizioni di mettere a rischio la visione della sicurezza condivisa socialmente, dall’altro gli va garantita la salute con una corretta gestione sanitaria. Questo alla luce della crescita - 10% all’anno - dell’emergenza di salute mentale nelle carceri”. “Serve una prospettiva più ampia per risolvere il problema durante la detenzione e dopo l’uscita dal carcere. Il paziente psichiatrico autore di reato da un lato non deve trovarsi nelle condizioni di mettere a rischio la visione della sicurezza condivisa socialmente, dall’altro gli va garantita la salute con una corretta gestione sanitaria, in particolare quella relativa alla salute mentale. Questo proprio alla luce della crescita - 10% all’anno - dell’emergenza di salute mentale nelle carceri italiane”.
di Riccardo Lo Verso
livesicilia.it, 22 giugno 2024L’ultimo caso ha riguardato il lievito e la farina vietati al boss stragista Pietro Rampulla detenuto al 41 bis. Non tutte le regole sono uguali. Ci sono delle variazioni sul tema delle restrizioni previste dal protocollo del carcere duro. Alcune lasciano perplessi, hanno il sapore amaro della vessazione. Va detto, anche a prezzo di essere tacciati di parteggiare per il diavolo. L’obiettivo è impedire i contatti fra i boss detenuti e il mondo esterno, recidere la catena di comando per i capimafia più pericolosi e carismatici. Obiettivo sacrosanto, oltre che auspicabile. Scorri l’elenco dei ricorsi e ci si scontra con l’illogicità di regole che variano di carcere in carcere. Niente lievito e farina ...
di Paolo Fruncillo
La Discussione, 22 giugno 2024 Il cardinale Zuppi: è un piccolo gesto, ma di grande attenzione. Fa caldo per tutti, ma nelle carceri è ancora più caldo perché le densità per cella sono alte: quasi diecimila persone in più rispetto ai posti disponibili. In alcuni istituti si ritrovano anche oltre 400 detenuti in eccesso rispetto a quelli previsti. Un piccolo gesto di solidarietà arriva dalla Cei per “rinnovare la forte vicinanza della Chiesa in Italia ai detenuti, specialmente quelli più fragili”: nel mese di giugno saranno distribuiti 2.000 ventilatori a 30 Istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale, nell’ambito del progetto “Semi di tarassaco volano nell’aria”, coordinato dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica e dall’Ispettorato Generale dei cappellani delle carceri, con il supporto della Presidenza della Cei.
di Angela Stella
L’Unità, 22 giugno 2024 “Si criminalizzano le lotte sociali e civili, il testo abolisce lo Stato di diritto”, tuonano in conferenza stampa Asgi, Antigone e Amnesty. Nelle carceri vietato protestare, e c’è anche la norma anti-zingari. Neanche Alfredo Rocco, ministro di Grazia e Giustizia di Mussolini, era arrivato a “pensare” norme come quelle contenute nel ddl sicurezza, varato dal governo Meloni, e attualmente all’esame del Parlamento. Il provvedimento è improntato ad una logica “repressiva, securitaria e disumanizzante”, si strumentalizzano le “paure delle persone” e si punta alla “criminalizzazione delle lotte sociali e civili” verso una “rottura dello Stato di diritto”.
di Giuseppe Spadaro*
Il Domani, 22 giugno 2024 Le segnalazioni di minori denunciati e/o arrestati per violenza sessuale, tra il 2022 ed il 2023, registrano un incremento dell’8,25% sul totale. Dall’approccio alla sessualità che manifestano in particolare i maschi minori d’età, emerge a volte la totale inconsapevolezza con la quale è considerato l’atto sessuale, del tutto estraneo alla sfera estremamente intima dell’individuo che viene nell’atto stesso coinvolta. Il Servizio Analisi Criminale, della Direzione Centrale della Polizia Criminale, ha pubblicato in aprile 2024 il Rapporto Criminalità minorile e gang giovanili che esamina le segnalazioni di minori della fascia d’età 14-17 anni, denunciati e/o arrestati sul territorio nazionale, estrapolate dalla Banca Dati delle Forze di Polizia, con riferimento al periodo 2010-2023.
di Lorenzo Grossi
Il Giornale, 22 giugno 2024 L’emendamento prevede, rispetto al ddl voluto da FdI, la quintuplicazione della reclusione e il raddoppio della multa: verrebbe punito anche il pubblico ufficiale che registra il nascituro. Contro la maternità surrogata è in arrivo una stretta ulteriore: la Lega ha infatti un emendamento al disegno di legge proposto da Fratelli d’Italia, che vieta la pratica anche se commessa all’estero e che è all’esame della commissione Giustizia del Senato. Il partito guidato da Matteo Salvini intenderebbe combattere la pratica dell’utero in affitto con la reclusione da 4 a 10 anni e una multa da 600 mila euro a 2 milioni, oltre a punire il pubblico ufficiale che registra i figli nati da quella pratica. Il gruppo leghista di Palazzo Madama ha depositato così due emendamenti ...
ansa.it, 22 giugno 2024 “Non parteciperò come relatore ai convegni di formazione”. Il magistrato Nicola Scalabrini, sostituto procuratore a Bologna e componente della giunta distrettuale dell’Anm, ha comunicato ai rappresentanti locali degli organi associativi degli avvocati (consiglio dell’ordine, fondazione forense e camere penali) che non parteciperà più come relatore a convegni di formazione organizzati dagli stessi avvocati, anche quelli dove la sua presenza era già programmata. Il suo è un gesto di rottura e dal valore anche simbolico, che arriva dopo una presa di posizione di alcuni consigli dell’ordine (Bologna, Brescia, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Venezia) in favore della riforma sulla separazione delle carriere in magistratura.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 22 giugno 2024 Riforma costituzionale della giustizia: ne parliamo con il deputato del Pd, ed ex guardasigilli, Andrea Orlando. “I magistrati sono cittadini come gli altri e devono poter far parte dei comitati che ritengono e l’Anm ha come funzione la tutela della magistratura. Quando ero Ministro, l’Anm ha anche aspramente criticato delle mie iniziative ma io non ho mai messo in discussione la titolarità dei magistrati a svolgere anche una contestazione politica”.
di Antonella Trentini*
Il Dubbio, 22 giugno 2024 Il Ministro Nordio sta lavorando incessantemente per riformare una delle più riformate e irriformabili realtà: la giustizia. Unaep segue con estrema attenzione questo lavoro, dato che da anni ritiene che la vera, reale, efficace riforma della giustizia troverà concretezza quando tutti coloro che devono attuarla si troveranno sullo stesso piano costituzionale.
di Maria Brucale*
L’Unità, 22 giugno 2024 Era il gennaio 2022. Giuseppe, detenuto nel carcere di Milano Opera, cade nella propria cella e viene ricoverato di urgenza in stato di incoscienza. L’esito è un “trauma cranico con ecchimosi periorbitale destra e contusione periorbitale sinistra e una frattura delle ossa nasali”. Non è la prima volta che succede. Giuseppe è affetto dal morbo di Parkinson, oltre a tante altre patologie che rendono la sua vita detentiva una costante sofferenza e comportano la necessità dell’affidamento completo alla pietà e al buon cuore del suo compagno di cella, Giovanni, che ne ha cura, lo lava, lo veste, si occupa di lui in tutte le necessità del quotidiano, anche nei bisogni fisiologici, come un infante.
di Luca Fiori
La Nuova Sardegna, 22 giugno 2024 Un detenuto si è dato fuoco nell’infermeria della Casa circondariale di Bancali nella sera del 21 giugno. In passato l’uomo si sarebbe già reso protagonista di eventi critici durante la detenzione. Lo rende noto il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Sappe, che annuncia una manifestazione di protesta venerdì 28 giugno sotto gli uffici del Provveditorato penitenziario regionale di Cagliari. Secondo la denuncia del Sappe un uomo, di origine marocchina, si è cosparso il corpo di di alcool e si è dato fuoco a fine serata. Oltre a lui sono rimasti ustionati e contusi anche alcuni agenti di polizia penitenziaria intervenuti per salvare l’uomo, ora ricoverato nel centro ustionati dell’ospedale di Sassari.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 22 giugno 2024 Il 27 aprile 2022 avevano “brutalmente aggredito” un detenuto di 43 anni con problemi psichici: una nuova sentenza scuote il sistema penitenziario. L’ennesima sentenza ha scosso il sistema carcerario italiano, mettendo in luce la “tortura di Stato” avvenuta nel penitenziario di Bari. Nove agenti della polizia penitenziaria sono stati condannati per aver “brutalmente aggredito” un detenuto di 43 anni con problemi psichici, in una vicenda che solleva interrogativi inquietanti sulle condizioni all’interno delle carceri italiane.
di Marianna Gulli
milanotoday.it, 22 giugno 2024 I ricavati del disco saranno devoluti a Cooperativa Articolo 3 per permettere ai detenuti di continuare a fare musica. Un disco ideato e realizzato all’interno delle mura del carcere. Si chiama ‘Mezz’ora d’aria’ ed è stato registrato all’interno dell’istituto di reclusione di Bollate. Il progetto è nato dalla collaborazione tra Rude Records, casa discografica milanese con sede ad Assago, e Cooperativa Articolo 3 che dentro al carcere lavora da anni. L’idea è arrivata dopo una giornata organizzata dall’etichetta dentro l’istituto, un momento di volontariato che si è trasformato in un’iniziativa durata circa un anno. I ragazzi di Rude Records hanno incontrato i detenuti di Bollate e hanno insegnato loro tutto quello che c’è dietro la creazione di un album musicale. A partire dall’allestimento di una sala di registrazione.
di Floriana Rullo
Corriere di Torino, 22 giugno 2024 Era il 1998 e Daria Bignardi lavorava a Tempi Moderni su Italia 1. È in quel periodo, quasi trent’anni fa, che ha iniziato a occuparsi di carceri. “Credo di aver cominciato per caso - racconta - ma è una realtà che mi ha sempre incuriosita. A venticinque anni, mi scrivevo con un mio coetaneo condannato a morte negli Stati Uniti. Quando poi ho cominciato a fare l’autrice, è venuto naturale coinvolgere le carceri nel mio lavoro”. Oggi alle 11.30 è ospite di “Talk” a Novara, una due giorni di incontri dal vivo organizzati da Il Post con il patrocinio e il sostegno della Città di Novara e la Fondazione Circolo dei lettori presso gli spazi Nova. In dialogo con lei c’è Luca Misculin. Bignardi presenta anche il suo ultimo libro, pubblicato da Mondadori, “Ogni prigione è un’isola”, in cui riporta diverse storie ...
di Marta Blumi Tripodi
Corriere della Sera, 22 giugno 2024 Regola numero uno: mai chiedere per quale reato sei “dentro”. Regola numero due: costruirsi un futuro dopo la povertà e l’emarginazione. Ecco Kayros, dove la trap serve a salvare i ragazzi “maledetti” delle banlieue italiane. Ultimo ospite illustre, Baby Gang, ora ai domiciliari. Don Claudio Burgio: “Ha fatto un pezzo sulle botte prese al carcere minorile Beccaria e nessuno l’ha ascoltato. Però era tutto vero”.
a cura di Mario Lavìa
Il Riformista, 22 giugno 2024 Paolo Guzzanti torna in libreria con una critica radicale al racconto tradizionale della storia di questo Paese. La magistratura, le inchieste, la politica: pagina dopo pagina sbriciola le nostre certezze. Più che di “controstoria”, termine un pochino ambiguo e tronfio, questa di Paolo Guzzanti è una critica radicale al racconto tradizionale della storia di questo Paese, persino certe volte demolitoria di cose che tutti consideriamo acquisite. Guzzanti è un giornalista - un grande giornalista - non è uno storico. Pertanto la consapevole sua “partigianeria” va tenuta presente: questo è un libro politico il cui senso è nello schierarsi contro la verità ufficiale.
di Markus Krienke
L’Osservatore, 22 giugno 2024 “La persona è il diritto umano sussistente”: è una delle definizioni più note e sempre attuali di Antonio Rosmini che è risuonata varie volte anche durante il convegno “Diritto, libertà e pubblica felicità. Antonio Rosmini e la responsabilità civile oggi”, tenutosi dal 13 al 14 giugno, al Consolato italiano a Lugano e presso l’Università della Svizzera italiana. Dopo i saluti iniziali del Console Gabriele Meucci, dell’Amministratore apostolico Mons. Alain De Raemy, del Consigliere di Stato Gabriele De Rosa (in videoregistrazione), dei rappresentanti del Municipio Luigi Di Corato e della Facoltà di Teologia Gabriela Eisenring (in sostituzione del Rettore Prof. René Roux), nonché dei Direttori dei due Centri di Studi rosminiani a Stresa e Trento ...
di Virginia Tonfoni
Il Manifesto, 22 giugno 2024 Quando il fumetto Julian Assange. WikiLeaks e la sfida per la libertà di informazione di Gianluca Costantini e Dario Morgante (in libreria per Altraeconomia) fu pubblicato in Italia per la prima nel 2011, Assange era ancora un uomo libero, ma come spiega l’illustratore e attivista nella prefazione “un anno dopo la sua storia cambiò radicalmente e si trovò costretto a cercare rifugio nell’Ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove chiese asilo politico nel giugno 2012 per sfuggire alle autorità britanniche che intendevano estradarlo in Svezia, dove era accusato di presunti reati sessuali”. Dal 2019 il giornalista è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh in attesa dell’esito del processo di estradizione verso gli Stati Uniti dove rischia una condanna fino a 175 anni di carcere ...
di Giorgio Vincenzi
Il Manifesto, 22 giugno 2024 Antonella Napoli, giornalista e autrice del libro “La luce oltre il buio”, Edizioni All Around, che racconta le storie di 34 bambini-soldato. L’infanzia rubata. Questa è la realtà dei bambini-soldato. “Soldatini che ascoltano ordini e non favole, che non sognano perché dormono poco e combattono tanto. Non possiamo restare indifferenti al destino di questi bambini. Quel “fato” al quale spesso si sottraggono fuggendo, magari provando a raggiungere l’Europa dove vita, salute, libertà, educazione, benessere, scuola, sicurezza ambiente, svago, famiglia e gioco sono diritti acquisti che riempiono l’infanzia di gioia e colori”, afferma Antonella Napoli, giornalista e scrittrice, esperta di questioni internazionali e africanista ...
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