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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di venerdì 5 gennaio 2024
di Glauco Giostra
Il Dubbio, 5 gennaio 2024 Se infilassimo la mano nel sacco contenente tutti i file del confronto politico nel 2023, non ci sarebbe quasi tema che non ne sia stato oggetto: troveremmo persino un file con onanismi dialettici su “il o la Presidente?”. Ma c’è un dibattito che non riusciremmo mai, neppure rovistando accuratamente, a tirar fuori: quello sulla drammatica situazione carceraria.
di Ilaria Dioguardi
vita.it, 5 gennaio 2024 La popolazione detenuta continua a crescere. A fronte di 51.272 posti ufficialmente disponibili, le persone sono oltre 60mila, con un tasso di affollamento medio del 117,2% e una situazione gravissima in alcuni istituti. Un report di Antigone fotografa la situazione delle carceri italiane a fine 2023. “Fra un anno si supereranno le 67mila presenze come ai tempi della condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo”, avverte Alessio Scandurra, coordinatore dell’Osservatorio sulle condizioni di detenzione dell’associazione.
di Nicoletta Cottone
Il Sole 24 Ore, 5 gennaio 2024 Il pastore sardo è in carcere da 32 anni da innocente, accusato ingiustamente della strage di Sinnai. Attesa fine mese la sentenza del processo di revisione. La premier Giorgia Meloni ha parlato del caso di Beniamino Zuncheddu, scarcerato dopo 32 anni di ingiusta detenzione e in attesa della sentenza della Corte d’appello penale di Roma sul giudizio di revisione. Ne ha parlato rispondendo a una domanda di Radio Radicale, nel corso della conferenza stampa di inizio anno organizzata alla Camera dei deputati con la stampa parlamentare.
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 5 gennaio 2024 Dalla campagna elettorale in poi, la stretta relazione instaurata tra il sottosegretario di Fd’I e gli agenti. Nel suo Piemonte e non solo. La grigliata Sappe nel carcere di Biella, la cena Uspp nel giorno del rinvio a giudizio. Era il 27 luglio scorso quando il sindacato Sinappe si prese la libertà di organizzare, all’interno del carcere di Biella - nel cortile - una grigliata serale con tanto di logo della polizia penitenziaria alla quale parteciparono, secondo l’interrogazione parlamentare presentata subito dopo dal Pd, oltre ad alcuni dei 23 poliziotti che a febbraio vennero sospesi perché indagati ...
di Gian Domenico Caiazza
Il Riformista, 5 gennaio 2024 Se un augurio dobbiamo formulare al Paese ed a noi tutti in tema di giustizia penale, è che il 2024 non abbia nulla a che vedere con il 2023. Tanto alte erano le aspettative, legate all’avvento in via Arenula del ministro liberale Carlo Nordio, quanto desolante la lunga teoria di promesse mancate e di provvedimenti legislativi schiettamente illiberali. Non una delle riforme liberali annunciate è approdata in Gazzetta Ufficiale e nemmeno è stata seriamente impostata, mentre riforme di segno decisamente populista sono state varate a passo di carica.
di Fernanda Fraioli
Gazzetta del Mezzogiorno, 5 gennaio 2024 Che il rapporto debba essere disciplinato a dovere è cosa non soltanto nota, ma che non può più aspettare perché, se vero è che la giustizia si amministra in nome del popolo italiano, altrettanto vero è che questo debba essere messo al corrente di quel che lo riguarda.
di Gennaro Grimolizzi
Il Dubbio, 5 gennaio 2024 Sensazionalismo e suggestione possono impossessarsi dell’informazione e provocare seri danni. I rischi che si corrono anche in riferimento a recenti inchieste giudiziarie sono tanti, a partire dalla gogna mediatica. Ne abbiamo parlato con il professor Alberto Abruzzese, sociologo dei processi culturali e comunicativi.
di Lorenzo Zilletti*
Il Dubbio, 5 gennaio 2024 La vittima è la Costituzione. Sì, avete letto bene, sulla e c’è un accento. Si tratta di un accento grave, come giuridicamente, culturalmente e politicamente grave è quello che il senatore Balboni (FdI), in compagnia di un variopinto rassemblement di parlamentari (dal piddino Parrini, al grillino Marton, al rossoverde De Cristofaro), vorrebbe apprestarsi a fare sull’articolo 111 della Costituzione: introdurvi la figura della vittima.
di Andrea Aversa
L’Unità, 5 gennaio 2024 Ad Ancona c’è stata una protesta con due detenuti saliti sul tetto della struttura: uno di essi è caduto ed è stato soccorso. Inoltre ci sono giunte segnalazioni per presunti casi di mala sanità. In provincia di Caserta, per la Polizia Penitenziaria, c’è stata una rivolta che ha causato gravi danni e la presa in ostaggio di alcuni agenti. Ma il Garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello ha smentito.
di Ciro Cuozzo
Il Riformista, 5 gennaio 2024 “Con il nuovo decreto sarà sempre così”. “Secondo voi come è possibile che una rivolta che avrebbe visto protagonisti 230 detenuti sia rientrata nel giro di poco tempo con direttore, vice-direttore e magistrato di sorveglianza già tornati a casa?”. Parte con una domanda la prima risposta di Samuele Ciambriello, garante dei detenuti in Campania, quando gli viene chiesto cosa è effettivamente successo nel carcere Raffaele Uccella di Santa Marica Capua Vetere (Caserta), già tristemente noto per la mattanza durante le prime settimane di Covid che, ad oggi, vede decine di agenti penitenziari imputati.
di Fulvio Fulvi
Avvenire, 5 gennaio 2024 Sul numero di telefonate che i detenuti possono fare ai parenti, carcere che vai, regole che trovi. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio lo aveva promesso alla vigilia di Ferragosto dopo la sua visita alle Vallette di Torino in seguito alla morte di due giovani recluse, una per suicidio, l’altra, madre di due bambini, per inedia dovuta a disperazione: “Due chiamate in più al mese per tutti”.
di Angiola Petronio
Corriere del Veneto, 5 gennaio 2024 Polemica dell’associazione “Sbarre di zucchero” sul trattamento riservato al 22enne reo confesso del femminicidio di Giulia Cecchettin. La direttrice smentisce: “L’infermeria reparto a sé ma nessun trattamento di favore”. Tre. Talmente “invisibili” da essersi suicidati. Eterei, come gli altri 490. E uno, assolutamente “appariscente”. È su questa proporzione che trascorrerebbe la vita nel carcere di Montorio, a Verona. Quello in cui, come in tutti i penitenziari italiani, i detenuti sono accatastati per il sovraffollamento e la mancanza cronica di agenti di polizia penitenziaria.
di Emanuele Lombardini
Avvenire, 5 gennaio 2024 Morire in carcere, o peggio ancora morire di carcere. Una condizione che in alcuni penitenziari ha superato il livello di guardia. Lo certifica il report dell’associazione “Ristretti Orizzonti” che nella triste classifica annuale dei morti suicidi in cella del 2023 - ben quattro vittime per penitenziario - ha messo a fianco di Regina Coeli e San Vittore anche il più piccolo istituto di Terni. Cosa sta accadendo da mesi nell’istituto umbro? E come si spiega tutto questo?
di Francesco Patané
La Repubblica, 5 gennaio 2024 Intervista al Garante palermitano per i diritti dei detenuti: “La Regione presieduta da Schifani non sta facendo nulla per garantire ai detenuti il diritto alla salute”. “Nelle carceri siciliane non è garantito il diritto alla salute, ci sono detenuti con gravi problemi psichici e di tossicodipendenza che nemmeno dovrebbero entrare in cella e i percorsi di reinserimento sono pochi e inefficaci. Questo porta alla violenza e ai suicidi a cui assistiamo nelle strutture detentive dell’Isola”. Pino Apprendi, il garante palermitano per i diritti dei detenuti, è appena uscito dall’istituto penale per minorenni Malaspina di Palermo dopo l’ennesimo episodio di violenza.
di Gerlando Cardinale
agrigentonotizie.it, 5 gennaio 2024 Il presidente della Camera, Angelo Nicotra: “I fatti andranno accertati ma vanno garantiti i diritti dei detenuti, non si possono negare acqua calda e assistenza medica”. “Senza entrare nel merito dei fatti accaduti nel carcere di Agrigento, che verranno accertati, va detto - come recita la Costituzione - che il trattamento carcerario non può essere contrario al senso di umanità e tendere alla rieducazione del condannato”.
AFFARI SOCIALI
di Gianluca Nicoletti
La Stampa, 5 gennaio 2024 Le critiche di protagonismo al padre di Giulia sono stereotipi della tragedia classica. C’è chi invoca una dimensione “punitiva” del dolore, ma giudicarlo è sbagliato. Quando la collettività si pone di fronte a forme di elaborazione “attive” di una sofferenza, il giudizio è sempre implacabile. Non si tollera l’uscita dai canoni tradizionali dell’afflizione che impongono riserbo, silenzio, annientamento.
di Barbara Stefanelli
Corriere della Sera, 5 gennaio 2024 La causa del New York Times contro OpenAi e Microsoft avrà conseguenze per il futuro dei media. E non solo. La parola dell’anno che si è appena chiuso è stata “intelligenza-artificiale”, perché nessun sintagma racchiude con più efficacia quel combinato di speranza e timore/terrore con cui guardiamo al nostro futuro, prossimo e remoto. Non a caso uno degli ultimi atti del 2023 - significativi per noi tutti, giornalisti e lettori - è stata la causa aperta dal New York Times contro OpenAi e Microsoft dopo mesi di trattative che avevano l’obiettivo di raggiungere un punto d’equilibrio quanto ...
di Angela Nocioni
L’Unità, 5 gennaio 2024 Lamette ingerite dai detenuti al Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Milano. E polizia antisommossa la notte di capodanno a quello di Gradisca d’Isonzo, provincia di Gorizia. Il 31 dicembre al Cpr di Gradisca - senza riscaldamenti dagli inizi di dicembre - è stata anticipata la chiusura delle gabbie: alle 21 invece che alle 24. Tre ore in meno d’aria ai detenuti. In seguito alle rimostranze di alcuni dei prigionieri è intervenuta la polizia in tenuta antisommossa. Manganellate contro chi protestava, raccontano da là dentro. Il tentativo di sequestro dei telefoni cellulari ha causato ulteriori reazioni e proteste.
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