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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di martedì 30 gennaio 2024
di Ornella Favero*
Ristretti Orizzonti, 30 gennaio 2024 Vogliamo iniziare una riflessione sulla situazione nelle carceri a partire dalla sentenza della Corte Costituzionale 10/2024, che apre orizzonti nuovi, dichiarando l’illegittimità costituzionale dell’art. 18 dell’Ordinamento penitenziario “nella parte in cui non prevede che la persona detenuta possa essere ammessa, nei termini di cui in motivazione, a svolgere i colloqui con il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia”.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 30 gennaio 2024 L’ultimo caso nell’istituto di Imperia, dove un uomo si è impiccato nella sua cella. Bernardini e Giachetti in sciopero della fame. Il sistema carcerario italiano si trova di fronte a una grave emergenza, evidenziata non solo dal sovraffollamento, ma anche dall’incremento recente dei suicidi tra i detenuti. Sotto l’ombra lugubre delle mura di cemento, un’altra tragedia si è consumata nel sistema penitenziario italiano: un uomo sessantaseienne, in attesa di giudizio per tentato femminicidio, ha trovato la sua fine per impiccagione nella sua cella del carcere di Imperia. Siamo quindi alla tredicesima vita che si auto-annichilisce nel mese di gennaio, un dato che pone l’Italia di fronte a una crisi carceraria senza precedenti.
di Giuliano Foschini
La Repubblica, 30 gennaio 2024 L’ultimo si è tolto la vita domenica a Imperia. Tredici morti nel primo mese è il doppio del 2022 quando si raggiunse il record di 84 vittime. Detenuti e agenti stavolta uniti nella critica al ministro Nordio che ha parlato di “una malattia ineliminabile”. Leggetela così: “Dall’inizio dell’anno, in 28 giorni, 13 persone sotto la responsabilità di una famiglia, sono morte. Suicidate”. Verrebbe giù tutto. Le telecamere si assieperebbero fuori da quella casa, non si parlerebbe d’altro, si racconterebbero dettagli sui carnefici e sulle vittime. E invece: 13 persone dall’inizio dell’anno sono morte sotto la responsabilità dello Stato. In carcere. Eppure la cosa sembra interessare a pochissimi.
di Thomas Usan
La Stampa, 30 gennaio 2024 Tredici detenuti si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno. E dal primo gennaio al 30 novembre 2023 sono state ben 1.612 le aggressioni ai danni di agenti di polizia penitenziaria. Quello di oggi, a Imperia, è stato il tredicesimo suicidio in carcere dall’inizio del 2024. Una strage, che conta quasi una vittima ogni due giorni. I casi sono raddoppiati rispetto a un anno fa, quando i suicidi nei penitenziari, a gennaio, erano fermi quasi alla metà: sette.
di Carlo Di Gennaro
veneziatoday.it, 30 gennaio 2024 Di Giacomo (Osapp): “Si confermano gravi problematiche, prima fra tutte il sovraffollamento”. Con il dato aggiornato delle ultime ore, in Italia da inizio anno si registra un totale di 13 suicidi all’interno delle carceri. Alcuni istituti preoccupano particolarmente: al Montorio di Verona - su cui di recente si è soffermata l’attenzione mediatica perché tra i detenuti c’è Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin - si sono suicidati quattro reclusi negli ultimi due mesi, altri due hanno tentato di farlo. A Venezia il periodo più critico in questo senso è stata l’estate del 2023: tra giugno e luglio si sono tolti la vita il tunisino Bassem Degachi, il romeno Alexandru Ianosi e il brasiliano Alexandre Santos De Freitas, morto per avere ingerito tappi di bottiglia e palline da calcetto.
di Andrea Pugiotto
L’Unità, 30 gennaio 2024 Dice la Consulta: la progressiva affermazione del diritto all’affettività carceraria altro non è che “una tappa importante del percorso di inveramento del volto costituzionale della pena. L’ordinamento penitenziario non ne parla. Il codice penale non la contempla. Nessun giudice l’ha mai irrogata. Eppure - benché priva di base legale - la deprivazione della sfera affettivo-sessuale è una punizione accessoria regolarmente inflitta a detenuti e detenute, senza eccezione alcuna: presunti innocenti o rei condannati.
di Susanna Marietti*
Il Fatto Quotidiano, 30 gennaio 2024 Si apre finalmente la possibilità di garantire una vita sessuale alle persone detenute, a oggi da sempre negata nelle carceri italiane, a differenza di quanto accade in altri paesi europei. La Corte Costituzionale ha infatti reso nota la sua storica risposta al magistrato di sorveglianza del tribunale di Spoleto Fabio Gianfilippi - in un procedimento nel quale l’associazione Antigone aveva partecipato con un proprio atto di intervento - che la interrogava sul fatto se non fosse in contraddizione con i principi della Costituzione italiana la norma dell’ordinamento penitenziario che impone il controllo visivo del personale di custodia su tutti gli incontri che la persona detenuta effettua con i propri cari.
di Denise Amerini*
collettiva.it, 30 gennaio 2024 La Corte Costituzionale afferma con una sentenza il diritto delle persone ristrette a trascorrere ore in intimità con il coniuge senza il controllo audiovisivo. È di pochi giorni fa la sentenza 10/2024 della Corte Costituzionale, con la quale si dichiara l’illegittimità dell’articolo 18 dell’ordinamento penitenziario, laddove “non prevede che la persona detenuta possa essere ammessa a svolgere i colloqui con il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia”.
di Anna Grazia Stammati*
cobas-scuola.it, 30 gennaio 2024 Il 2024 sembra essere iniziato, in carcere, sotto i peggiori auspici, con un andamento molto vicino all’annus horribilis, ovvero il 2022, caratterizzatosi per l’alto numero di suicidi tra la popolazione detenuta (circa 87 in un solo anno). Al 25 gennaio, infatti, sono 29 i morti nelle carceri italiane, di cui ben 11 per suicidio, mentre, proprio in questi stessi giorni, l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per aver violato il divieto di tortura e trattamento inumano o degradante (articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo), in quanto non ha garantito le cure mediche necessarie a un detenuto, pur avendo stabilito che la prigione era compatibile con il suo stato di salute.
di Enrico Sbriglia*
L’Opinione, 30 gennaio 2024 Chissà quante volte, verso le sei del mattino, mentre era inseguito dai pensieri, accucciato sotto la coperta di lana cotta dell’amministrazione penitenziaria, ruvida, così come lo sono le lenzuola e la federa che corredano il letto, meglio dire la branda ancorata alla parete, di acciaio, verniciata di un arancione spento, dove al posto della rete o delle doghe di legno, c’è una lamiera d’acciaio bucherellata, con sopra il materasso di una mescola antincendio spugnosa, avrà sentito il clangore della pesante chiave che ruota all’interno della serratura del blindato della sua cella.
di Enrico Netti
Il Sole 24 Ore, 30 gennaio 2024 Oggi la firma del protocollo tra Fipe, il ministero della Giustizia e Seconda Chance. I reclusi vicini al fine pena possono lavorare all’esterno per poi rientrare in carcere. Viene firmato oggi il protocollo tra Fipe-Confcommercio, il Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) presso il ministero della Giustizia e l’associazione Seconda Chance per creare percorsi di inserimento nel mondo del lavoro di detenuti.
ansa.it, 30 gennaio 2024 400 pc e 1.800 ore di video-lezioni in 190 istituti penitenziari. Quattrocento PC, con oltre 1.800 ore di video-lezioni destinati dalla Rai ai 20mila studenti detenuti presenti nei 190 istituti penitenziari. Sarà presentato giovedì 1 febbraio, alle ore 11 nella casa circondariale di Civitavecchia (Via Aurelia nord km 79,500 Roma), il programma “Scuola esercizio di libertà”, accordo tra Rai e ministero della Giustizia, che si inserisce nell’ambito del progetto quadro “La Cultura rompe le sbarre” di Rai Per la Sostenibilità-ESG.
GIUSTIZIA
di Liana Milella
La Repubblica, 30 gennaio 2024 È l’unico provvedimento firmato solo dal Guardasigilli: contiene anche la prima stretta sulle intercettazioni e impone l’interrogatorio dell’indagato prima dell’arresto. Subito in aula il no all’abuso d’ufficio e la prima stretta sulle intercettazioni. Se la maggioranza la spunta, potrebbe arrivare già questa settimana in aula al Senato il primo e unico disegno di legge del Guardasigilli Carlo Nordio. Quello che cancella il reato di abuso d’ufficio e comincia a vietare la possibilità di pubblicare le intercettazioni che vedono coinvolte terze persone.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 30 gennaio 2024 Il più grave errore giudiziario di sempre. L’incredibile vicenda dell’ex pastore sardo, assolto dopo oltre 32 anni passati in carcere da innocente. Il depistaggio nelle indagini, i giudici che hanno fatto carriera, l’assoluzione nel processo di revisione- Quando lo scorso 27 novembre è stato scarcerato dopo oltre 32 anni, in attesa della sentenza del processo di revisione, Beniamino Zuncheddu si è avviato a piedi per tornare a casa. Una casa che era stato costretto a lasciare all’età di 26 anni, distante quaranta chilometri dal carcere da cui stava uscendo, quello di Cagliari Uta.
di Glauco Giostra*
Il Dubbio, 30 gennaio 2024 Era innocente. Beniamino Zuncheddu ha scontato più di 32 anni di dura detenzione perché ritenuto colpevole dell’uccisione di tre pastori e del ferimento di un quarto. All’epoca, il pastore superstite, dopo aver inizialmente negato la possibilità di individuare l’aggressore in quanto questi aveva il volto coperto da una calza, sollecitato più volte a riconoscere in Beniamino Zuncheddu l’omicida, sia mostrandogli una sua foto, sia precisando che aveva un movente e nessun alibi, se ne convinse (“io mi convinsi”) e puntò l’indice accusatore contro di lui in ogni grado del processo, che si concluse con la condanna all’ergastolo dell’imputato.
di Mario Chiavario
Avvenire, 30 gennaio 2024 Qualche giorno fa le immagini di una sfilata di toghe rosse hanno evidenziato l’aspetto più spettacolare di un cerimoniale d’altri tempi: si trattava, come si sa, dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte di Cassazione, cui avrebbe fatto seguito, dopo beve tempo, quella nelle sedi delle 26 Corti d’appello. E ci si può domandare se, a prescindere dall’effetto scenico, non prevalga il rischio di ridurre tali eventi a “un rituale solenne nella forma, ma sostanzialmente ripetitivo e, quindi, inutile”, avente, come unica alternativa a sua volta negativa, il trasformarli in cahiers de doléances.
di Simona Musco
Il Dubbio, 30 gennaio 2024 Il corpo di Beniamino Zuncheddu è stato piegato più dalla speranza che dal torto subito. Una speranza che ha risvegliato in lui il pensiero, tenuto a bada per 33 anni, di poter vedere riconosciuta quell’innocenza che ha sempre urlato, ma che nessuno ha mai voluto ascoltare. Perché la sua non è una semplice storia di errore giudiziario: quello a suo danno assomiglia più a un complotto, una macchinazione che ha stritolato la vita di un uomo privandolo di tutto. Zuncheddu è entrato in carcere da giovane, a 27 anni, accusato per una strage, quella del Sinnai, che non ha mai compiuto. E ne è uscito da vecchio, come ha riassunto lui stesso.
di Francesca Scopelliti*
Il Dubbio, 30 gennaio 2024 È la storia di un italiano, uno di noi: si chiama Beniamino Zuncheddu, nel 1991 ha 27 anni, è un bel giovanotto sardo, fisico asciutto, una curata chioma nera, un bel sorriso che mostra tutti i suoi denti, e nessuna ruga. Ma soprattutto ha mille aspettative per il suo futuro: una moglie, dei figli, un importante allevamento di pecore. Tutto può sognare e programmare tranne che di venire accusato di un triplice omicidio, essere condannato all’ergastolo e farsi 33 anni di galera: innocente! Nel momento del fattaccio, Beniamino è da un’amica, lontano dal luogo del delitto ma il tronfio protagonismo delle forze dell’ordine supportato da avvocati sciattoni e giudici superficiali lo condannano senza uno straccio di prova, valorizzando l’accusa di un teste e rinunciando alla verifica dell’alibi.
avellinotoday.it, 30 gennaio 2024 I Garanti delle persone private della libertà personale della Campania si sono riuniti per discutere dei problemi degli istituti di pena e dell’Area penale esterna, provincia per provincia. Ieri si è tenuto un incontro tra i Garanti delle persone private della libertà personale della Campania, presso l’Ufficio del Garante campano Samuele Ciambriello. Presenti il Garante di Napoli Tonino Palmese, la Garante di Benevento Patrizia Sannino, il Garante di Avellino Carlo Mele. L’obiettivo è mettere a fuoco l’emergenza carceri in Campania, anche alla luce degli ultimi suicidi, discutendo dei problemi degli Istituti di pena e dell’Area penale esterna, provincia per provincia. Dalla riunione è stato prodotto un documento in cui si riscontrano le principali criticità.
di Giulia Mietta
Corriere della Sera, 30 gennaio 2024 Vittima un 66enne, che era in attesa del giudizio di primo grado per tentato femminicidio. De Fazio (Uilpa): “Il sistema non regge più, serve subito un decreto”. Una “strage continua”, scrive il sindacato di polizia penitenziaria Uilpa dopo la notizia dell’ennesimo suicidio in carcere, il tredicesimo in Italia dall’inizio dell’anno. Questa volta a Imperia. Vittima un detenuto di 66 anni, che si è impiccato. “Un italiano, originario di Villalba, in Sicilia, ma che risiedeva in Liguria - spiega il segretario generale Uilpa Gennarino De Fazio - e che era in attesa del primo grado di giudizio per il tentato femminicidio della moglie”.
di Andrea Aversa
L’Unità, 30 gennaio 2024 L’avvocato Cimiotta: “Denuncia per mancata sorveglianza”. La vittima aveva 30 anni ed è stata trovata impiccata. Caso archiviato come suicidio. Non è stata disposta l’autopsia. Il giovane aveva problemi psicologici ed era recluso per reati minori. Dopo il tragico episodio i detenuti della sezione 5 corpo 3 del penitenziario veronese hanno inviato una lettera al Dap e al Tribunale di Sorveglianza: “Sadek lasciato solo”. In merito ai tanti casi di suicidi avvenuti a Montorio (3 soltanto durante lo scorso mese di dicembre), l’onorevole Flavio Tosi ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia.
di Andrea Bucci
La Stampa, 30 gennaio 2024 E cala la mannaia della prescrizione. Tra le posizioni prescritte anche quella del medico che, secondo gli investigatori, prendeva il caffè mentre uno dei detenuti veniva riempito di pugni e calci. In carcere a Ivrea non ci fu tortura, ma solo lesioni. Il reato è stato derubricato, questa mattina, anche alla luce del pronunciamento della recente sentenza della Corte di Cassazione, dalla gip di Ivrea Marianna Tiseo che ha rinviato a giudizio oltre venti agenti di polizia penitenziaria per le presunte botte ai detenuti. Si tratta di episodi che risalgono al 2015 e 2016 e che sono stati avocati dalla procura Generale di Torino.
di Manuela Soressi
Il Sole 24 Ore, 30 gennaio 2024 Progetto per il lavoro dei detenuti della Casa Circondariale di Cuneo con la collaborazione di Joinfruit e di Open Baladin Cuneo. La prospettiva di una nuova vita passa anche dai colori e dai sapori di pomodori, zucchine, verdure a foglia, fragole, mirtilli e lamponi. Sono quelli che saranno coltivati nella serra appena inaugurata dalla Casa Circondariale di Cuneo e in 800 mq a campo aperto grazie al progetto “Liberi di Coltivare, coltivare una rinascita” promosso dall’OP Joinfruit e da Open Baladin Cuneo. Un’iniziativa nata per coinvolgere il territorio nell’azione rieducativa dei detenuti, attraverso la cooperazione tra le aziende e l’istituto penitenziario cuneese ...
comune.livorno.it, 30 gennaio 2024 Il primo febbraio la pubblicazione dell’avviso di manifestazione di interesse. Nell’avviso di manifestazione di interesse che Asa, soggetto attuatore degli interventi legati al Progetto Gorgona, pubblicherà il prossimo primo febbraio per l’individuazione di un operatore economico al quale affidare i lavori relativi all’ammodernamento dell’impianto di fitodepurazione saranno inserite premialità in caso di assunzione dei detenuti presenti sull’isola.
agensir.it, 30 gennaio 2024 Nel 2023 nelle carceri italiane si sono tolte la vita 69 persone. E già 11 sono stati i suicidi in questo primo mese del 2024. Proprio partendo da questo drammatico dato, che purtroppo cresce su base quasi quotidiana, l’Associazione Sbarre di Zucchero, insieme alla Fondazione Casa della Carità, promuove, a Milano, due incontri sul carcere.
di Ginevra Lamberti
Il Domani, 30 gennaio 2024 Un romanzo che ha come protagonista un’ex detenuta mostra la sospensione del tempo che si crea in cella. E costringe il lettore a fare i conti con una realtà spaventosa: nessuno è immune dal male e dalla colpa. Il lunedì di novembre in cui Emilia e Riccardo imboccano un sentiero dal nome evocativo (Stra’ delle Forche, si chiama) non è un lunedì qualunque. È il giorno dei morti e una figlia insieme al padre si addentra in un bosco per raggiungere Sassaia, minuscola frazione semi-abbandonata, celata allo sguardo del consorzio umano. Là Emilia spera di trovare un rifugio. Non crede (non davvero) che in alcun luogo al mondo, per quanto isolato, possa esistere per lei occasione di una nuova vita. Soprattutto, non crede di meritarla.
di Maurizio Ermisino
retisolidali.it, 30 gennaio 2024 Io sono vulnerabile, dunque vivo. Arte è amare la realtà! è un progetto che usa forme artistiche diverse per affrontare la vulnerabilità umana. Siamo a Velletri, nell’ex Carcere Pontificio. Entrare nell’ex Carcere Pontificio di Velletri, dove siamo stati a visitare Io sono vulnerabile, dunque vivo. Arte è amare la realtà!, un progetto transdisciplinare a cura di Sergio Mario Illuminato, che abbraccia diversi linguaggi artistici approfondendo il tema della vulnerabilità umana, è un insieme di sensazioni contrastanti. E molto forti. L’ingresso nell’antico istituto di detenzione, dove non ci sono più detenuti dal 1992, è chiaramente un momento molto sconvolgente già di per sé.
di Antonio Maria Mira
Avvenire, 30 gennaio 2024 Le procure sono preoccupate per gli arrivi massicci di giovani non accompagnati: non si riescono a garantire percorsi di accoglienza e integrazione. Allarme minori stranieri non accompagnati. Accoglienza in condizione “drammatiche” e sempre più ragazzi che finiscono nei giri criminali. A denunciarlo i magistrati di varie procure in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. C’è una parola che è stata citata più volte nel corso degli interventi sabato scorso. La parola minori. Minori e criminalità, minori e droga, minori e violenza, minori e scuola, minori e emarginazione, minori e mancanza di tutele. Ma soprattutto minori stranieri non accompagnati (Msna).
di Federico Berni
Corriere della Sera, 30 gennaio 2024 Ilaria Salis, insegnante 39enne detenuta a Budapest da quasi un anno, è comparsa davanti ai giudici in catene, con le manette ai polsi e alle caviglie. È accusata di aver aggredito due estremisti di destra. Entra in aula sorridendo. Jeans, maglione a righe e capelli lunghi. A vederle solo il volto, ispira quasi serenità. È quando lo sguardo si allarga su tutta la sua figura, il corpo minuto ma atletico di una donna che ha sempre fatto sport, che l’immagine si fa molto più dura. Ilaria Salis, imputata davanti all’autorità giudiziaria ungherese, detenuta a Budapest da quasi un anno, compare infatti davanti ai giudici in catene. Ha le manette ai polsi e alle caviglie. I ceppi, a loro volta, sono legati fra loro a un cinturone, attaccato ulteriormente a una sorta di guinzaglio, tenuto dalle guardie penitenziarie.
di Flavia Perina
La Stampa, 30 gennaio 2024 Manette e guinzaglio a catena, saldamente tenuto in mano da un agente: le immagini del processo ungherese a Ilaria Salis dovrebbero scandalizzare l’Italia e l’Europa più degli abbracci di Victor Orban a Vladimir Putin e delle sue intemerate contro “l’Unione stupratrice”. Sono la prova provata che nello spazio di libertà che immaginiamo di abitare, nel Continente dello Stato di diritto che celebriamo ogni giorno, esiste un’area franca in cui una militante coinvolta nei tumulti contro una manifestazione neonazista può essere trattata così. Come un animale da tenere al laccio.
di Patrizio Gonnella
Il Manifesto, 30 gennaio 2024 La procura ha formalizzato una richiesta a undici anni di carcere di fronte a lesioni personali lievissime. Qualche graffio o poco più. L’arretramento dello Stato di diritto ungherese è da ieri sotto gli occhi di tutti. E a tutti è sbattuto in faccia con quelle immagini di Ilaria Salis ammanettata mani e piedi tra due poliziotti incappucciati e in tuta mimetica. È la più esplicita rappresentazione di sé che potesse fare la giustizia penale ai tempi di Viktor Orbàn. È una iconografia poliziesca da regime. Una fotografia che le autorità ungheresi, per nulla preoccupate della presenza di osservatori esterni e di telecamere, hanno voluto ostentare al mondo per raccontare ciò che a loro dire dovrebbe incutere la giustizia penale: terrore, sfiducia, umiliazione, vergogna.
di Giansandro Merli
Il Manifesto, 30 gennaio 2024 La Farnesina convocherà l’ambasciatore ungherese a Roma Adam Kovacs per protestare contro le condizioni di detenzione di Ilaria Salis e parallelamente si farà sentire presso le autorità magiare a Budapest. La Farnesina convocherà l’ambasciatore ungherese a Roma Adam Kovacs per protestare contro le condizioni di detenzione di Ilaria Salis e parallelamente si farà sentire presso le autorità magiare a Budapest. La mossa arriva dopo la diffusione delle immagini che ritraggono la concittadina trascinata in tribunale con guinzaglio e catene nell’udienza che si è tenuta ieri.
di Pasquale Pugliese*
Il Fatto Quotidiano, 30 gennaio 2024 L’apparente cortocircuito della storia che ha fatto sì che alla vigilia del Giorno che le Nazioni Unite dedicano alla memoria dell’Olocausto, la Corte internazionale di giustizia rendesse pubblica la sentenza che riconosce la plausibilità delle accuse di genocidio dei palestinesi rivolte dal Sudafrica ad Israele - chiedendone di interrompere immediatamente tutte le violenze che possono renderlo effettivo - è in realtà un inveramento della funzione pedagogica e programmatica, non solo celebrativa, del 27 gennaio.
di Nathalie Tocci
La Stampa, 30 gennaio 2024 Una milizia della Resistenza islamista in Iraq uccide tre soldati americani in una base militare della coalizione anti-Isis in Giordania, ferendone altri 34. Il presidente americano Joe Biden punta il dito contro l’Iran, in quanto sostenitore della milizia irachena, e promette una risposta. Al tempo stesso la diplomazia si intensifica nella ricerca di una via di uscita dalla guerra sanguinosa di Israele nella Striscia di Gaza. Come spiegare l’apparente schizofrenia tra deterrenza militare e diplomazia e quale delle due forze è messa meglio in questo momento? Che siamo nel vortice dell’escalation regionale è noto da tempo.
di Giulia Pompili
Il Foglio, 30 gennaio 2024 Giorgia Meloni promette concretezza ai leader africani e ingaggia un duello con la Francia. L’endorsement dell’Unione europea. I corridoi di Palazzo Madama sono tutto un brulichio di commessi, capi delegazione, funzionari che corrono a occupare stanze e a posizionare le bandiere per i bilaterali - “quella che è, São Tomé e Príncipe?”, “me serve Mozambico di là!”. Il Vertice Italia-Africa, per la prima volta trasformato da Meloni in un vertice a livello di capi di stato e di governo, è un po’ una prova generale del G7 a guida italiana, confuso quanto basta per essere un vertice di 12 ore (domenica sera c’è stata soltanto la cena al Quirinale), senza alcun tavolo di lavoro collettivo ...
di Maurizio Ambrosini
Avvenire, 30 gennaio 2024 È una buona cosa sostenere lo sviluppo dell’Africa. Il fatto che se ne discuta seriamente, insieme ai leader africani, che si elabori un piano di aiuti pluriennale, che si preveda di stanziare risorse sostanziose: tutto questo va nella giusta direzione. Purché si tenga conto della preoccupazione delle Ong: rispettare l’impegno di dedicare alla cooperazione internazionale lo 0,70% del Pil, senza dirottare risorse dalla cooperazione alle imprese private.
di Mariano Giustino
Il Riformista, 30 gennaio 2024 Alla fine li hanno impiccati i quattro prigionieri politici curdi in Iran che avevano lanciato un disperato appello ai leader dell’Unione europea, al mondo libero, affinché ponessero fine alle loro relazioni diplomatiche e commerciali con la Repubblica Islamica, per fermare il boia che quotidianamente, all’alba, nell’ora della prima preghiera del mattino, impicca gli oppositori e i pacifici manifestanti del movimento “Donna, Vita, Libertà”. Pejman Fatehi (28 anni, di Kamyaran), Mohsen Mazloum (27 anni, di Mahabad), Vafa Azarbar (26 anni, di Bukan) e Mohammad Hajir Faramarzi (28 anni, di Dehgolan), quattro giovani curdi accusati di essere stati spie del Mossad. Hanno subito un processo sommario.
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