Telefax 049.654233. Mail: redazione@ristretti.it Sito internet: www.ristretti.org |
Notiziario quotidiano dal carcere
--> Rassegne Tematiche <--
Edizione di sabato 24 febbraio 2024
di Ornella Favero
Ristretti Orizzonti, 24 febbraio 2024 Comincio con un aneddoto. Anni fa l’allora direttore della Casa di reclusione di Secondigliano, Liberato Guerriero, mi aveva raccontato un curioso episodio della sua vita da direttore: quando nel 2000 era stato approvato il nuovo Regolamento di esecuzione dell’Ordinamento Penitenziario, che prevedeva di togliere i banconi divisori con il vetro dalle sale colloqui e arredarle con dei tavolini, lui aveva incaricato subito dei detenuti della MOF (Manutenzione Ordinaria Fabbricati) di abbattere i banconi e iniziare l’adeguamento delle sale a quanto previsto dalla legge. Ebbene, invece che venire apprezzato, era stato subito stoppato e ricondotto ai tempi biblici che spesso caratterizzano l’Amministrazione centrale, tanto che poi a distanza di anni c’erano ancora carceri con l’orrendo bancone, fuorilegge sì, ma tollerato. Insomma, è vietato dare il buon esempio, metterebbe troppo in luce l’inerzia degli altri. E proprio quella possibile inerzia ha spinto la Corte Costituzionale a spiegarci bene quello che si deve fare con i colloqui intimi.
di Giulia D’Aleo
La Repubblica, 24 febbraio 2024 Polemica dal ministero alla Giustizia: “Le carceri hanno bisogno di serietà, non di propaganda”. L’associazione Ristretti Orizzonti: “La pronuncia della Consulta è tassativa e urgente”. Una stanza per scambiarsi affetto liberamente, senza controlli, riscoprendo un’intimità normalmente negata. La Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova potrebbe essere pioniera delle “stanze dell’amore” per i detenuti e le loro famiglie, adempiendo alla sentenza della Corte Costituzionale che a gennaio aveva dichiarato illegittimo il divieto assoluto all’affettività in carcere. Ma il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, frena gli entusiasmi: “Non esiste alcuna autorizzazione”.
di Alice D’Este
Corriere del Veneto, 24 febbraio 2024 Dopo la sentenza della Corte Costituzionale è stata annunciata la sperimentazione dei “colloqui intimi” nel carcere di Padova, il sottosegretario Ostellari: “Un tavolo di lavoro darà indicazioni alle strutture”. Una corsa in avanti troppo veloce. Che precorre i temi della Giustizia che, pure, si sta muovendo nella stessa direzione. A seguito della sentenza della Corte costituzionale (la 10 del 2024) che ha dichiarato illegittimo il divieto assoluto all’affettività in carcere, sono iniziate le riflessioni anche nel Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Proprio il 22 febbraio è stato sentito in Commissione giustizia alla Camera sull’emergenza carceri il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo.
di Lorenzo Attianese
ansa.it, 24 febbraio 2024 Spazi intimi in prefabbricati nel cortile dell’istituto di pena: i detenuti potranno risaldare i loro legami affettivi e sessuali con il partner. Il carcere di Padova si prepara ad essere il primo istituto dove i detenuti potrebbero avere momenti di riservatezza con il partner: un’idea a cui si intende dare seguito dopo la recente sentenza della Consulta, la quale ha stabilito l’illegittimità del divieto di colloqui intimi tra detenuti e familiari. E a distanza di poche ore dal suo annuncio, il cosiddetto progetto della “stanza dell’amore” è già un caso: il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari frena sottolineando che “in proposito non esiste alcuna autorizzazione specifica riguardante la Casa di reclusione Due Palazzi di Padova o altro istituto in Italia”.
di Liana Milella
La Repubblica, 24 febbraio 2024 La richiesta a sorpresa delle toghe della sinistra. Riguarderebbe soltanto i reati minori e le pene brevi. Sarebbe l’unico modo di svuotare le prigioni. Il segretario di Area Zaccaro: “Svuotare parzialmente le carceri, in modo da migliorarne le condizioni strutturali e dare senso alla funzione costituzionale della pena”. L’ultima amnistia risale al 1990. Ma copriva solo i reati fino a quattro anni. E ne escludeva molti, reati finanziari e di corruzione compresi. C’era un lungo e dettagliato elenco all’articolo 4. Nel Duemila, in occasione del Giubileo, l’ha chiesta in Parlamento Giovanni Paolo II in nome di un carcere umano. E 15 anni dopo Papa Francesco ha rilanciato la stessa istanza parlando di “grande amnistia”.
di Angela Stella
L’Unità, 24 febbraio 2024 Dopo l’iniziativa di Md con Antigone e l’Unione delle camere penali, la corrente progressista guidata da Zaccaro si spinge oltre e sfida Governo e Parlamento: “Soluzioni di clemenza, come amnistia e indulto, per reati minori e pene brevi”. I magistrati si scagliano anche contro i Cpr. “È improcrastinabile l’individuazione di soluzioni politiche atte a decongestionare effettivamente e rapidamente le nostre carceri. Un approccio pragmatico e di sano realismo dovrebbe orientare un tale intervento verso l’adozione di soluzioni di clemenza, quale un provvedimento di amnistia e indulto per i reati minori e le pene detentive di breve durata”: è questa la proposta lanciata ieri dalla corrente progressista della magistratura, AreaDg.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 24 febbraio 2024 Suicidi in cella, parla il segretario di AreaDg Giovanni Zaccaro: “L’edilizia penitenziaria ha tempi troppo lunghi”. “Amnistia e indulto per i reati minori e le pene detentive di breve durata”: è questa la proposta lanciata dalla corrente progressista della magistratura, AreaDg. Ne parliamo con il Segretario, Giovanni Zaccaro.
di Rocco Vazzana
Il Dubbio, 24 febbraio 2024 Diciotto anni. Tanto è passato dall’ultimo indulto della storia Repubblicana. A Palazzo Chigi sedeva Romano Prodi, per il suo secondo e breve governo, in via Arenula c’era Clemente Mastella che un ruolo determinante avrà, di lì a poco, proprio per sgambettare il Professore. Eppure, al netto dell’instabilità ontologica di quegli esecutivi, il 31 luglio del 2006 il centrosinistra riesce a far passare in Parlamento (a maggioranza dei due terzi in ciascuna Camera) l’indulto “per tutti i reati commessi fino al 2 maggio 2006, nella misura non superiore a tre anni per le pene detentive e non superiore a 10.000 euro per quelle pecuniarie”, si legge sul sito del ministero della Giustizia. “Sono stati esclusi tuttavia i reati di maggiore allarme sociale, quali, ad esempio, associazioni sovversive, sequestro di persona, atti di terrorismo, pornografia minorile, violenza sessuale, tratta di persone, usura. Si applicherà la revoca del beneficio dell’indulto per i recidivi che, entro cinque anni, commettano un reato che preveda una pena detentiva non inferiore a due anni”.
di Errico Novi
Il Dubbio, 24 febbraio 2024 Il piano sulle carceri: la legge Giachetti-Bernardini andrà riformulata, e resterà in capo all’opposizione. Contrordine: la Lega non ci sta. O meglio: Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia e primissima linea, sull’esecuzione penale, non solo del governo ma anche del Carroccio, dice che “il sovraffollamento non si risolve con gli svuota-carceri”. Lo fa dopo che prima la Stampa e poi il Dubbio hanno dato notizia della disponibilità, da parte dell’Esecutivo, a lasciar arrivare al traguardo la proposta di legge presentata da Roberto Giachetti.
di Gian Domenico Caiazza
Il Riformista, 24 febbraio 2024 L’emergenza drammatica delle carceri italiane suggerisce - per quanto possibile - di liberare il tema dagli schemi rigidi delle contrapposizioni ideologiche, alla doverosa ricerca di soluzioni pragmatiche e concretamente perseguibili. Avviare un percorso di riforme che, senza la pretesa di impossibili abiure o palingenesi culturali sulle contrapposte idee della pena, porti fuori le nostre carceri dalle sabbie mobili di una incombente tragedia, è ragionevolmente possibile. Certo, bisogna sgombrare il campo dalle finte soluzioni.
di Pasquale Bronzo*
Il Riformista, 24 febbraio 2024 Il sovraffollamento carcerario è senza dubbio il primo male del nostro sistema punitivo. Anzitutto è l’ostacolo maggiore alla realizzazione della finalità rieducativa: risocializzare i detenuti - nel modo paradossale in cui il carcere ambisce a farlo, ossia separando le persone dalla società - è un affare faticoso, che richiede mezzi e competenze in grado di riempire di opportunità di autopromozione il tempo vuoto della detenzione. Nessun sistema espiativo, però, può permettersi un obiettivo così ambizioso coi nostri tassi di carcerazione; figuriamoci un paese come il nostro, in cui le risorse assegnate al sistema penitenziario fisiologicamente scarseggiano.
di Riccardo De Vito*
Il Riformista, 24 febbraio 2024 Le statistiche hanno molto da insegnare: il carcere tende a produrre più recidiva rispetto alle pene espiate in forme alternative. Nel carcere sovraffollato, questa inclinazione diventa certezza. Nella prigione rigurgitante di presenze i detenuti possono fare soltanto “il pieno di veleno”, per usare un’efficace espressione di Beppe Battaglia. È possibile cambiare rotta, ridurre i numeri e rendere il carcere un luogo meno violento? La domanda, finché la prigione rimarrà una delle alternative punitive, ha una sola risposta: non solo è possibile, ma doveroso, se aspiriamo a una sicurezza fondata sul rientro in società di persone responsabili.
di Fabio Gianfilippi*
Il Riformista, 24 febbraio 2024 Le case circondariali si fanno sempre più un “popoloso deserto”, in cui la condivisione forzata degli spazi angusti è dolorosa persino meno dell’assenza di prospettive. Un luogo dove le marginalità si sommano, quando invece dovrebbero essere affrontate. Il tempo in carcere è speso sempre nell’attesa. Innanzitutto della libertà. E poi della telefonata con i familiari, dell’udienza, dell’arrivo del medico specialista, del permesso, dell’autorizzazione a cambiare stanza, della visita dell’avvocato, dell’equipe di trattamento, del colloquio con il magistrato di sorveglianza.
di Cosima Buccoliero*
Il Riformista, 24 febbraio 2024 Quella in cui ci sia sempre una contaminazione, in cui i detenuti possono essere messi alla prova con misure all’esterno, e dove si curano le relazioni. Le persone non decidono così automaticamente di avviare un percorso di cambiamento. Io sono direttrice della Casa Circondariale di Monza, ma la mia esperienza più lunga è stata nel carcere di Bollate, che nel panorama penitenziario non può più considerarsi una sperimentazione, è una realtà che ha dato modo di dimostrare che è possibile “un altro carcere”.
di Sofia Ciuffoletti*
Il Riformista, 24 febbraio 2024 Ho sempre pensato di vivere in un paese dove le mamme e i bambini sono tra i simboli nazionalpopolari più (fin troppo) intoccabili. É sconfortante riconoscere come dipenda da quali madri e da quali minori. Il carcerario è una prospettiva particolarmente illuminante in questo senso. Le donne in carcere sono poche rispetto agli uomini, sono sempre state poche e questo a livello globale (i dati rivelano una omogeneità che attesta le donne detenute su una percentuale di circa il 6% del totale della popolazione detenuta). Al di là della questione sociologica (perché le donne delinquono così poco?
di Francesca Pesce*
Il Riformista, 24 febbraio 2024 I costi globali della pena detentiva sono smisurati. È impossibile ignorarli. A fronte delle sempre più evidenti criticità della pena detentiva e del sistema carcerario, del suo comprovato effetto criminogeno, della disumanità del sovraffollamento carcerario, del dolorosissimo e macabro quanto angosciante dato del numero di persone che in carcere si suicidano o esprimono agiti autolesivi, è necessario e urgente scardinare la cultura carcero-centrica che ancora intossica il dibattito e quindi l’agenda politico giudiziaria del nostro paese, la società e parte della magistratura.
GIUSTIZIA
di Iuri Maria Prado
L’Unità, 24 febbraio 2024 Il governo dà battaglia ai magistrati che disapplicano le leggi anti-immigrati e loda quelli che le applicano. L’avversione della destra di governo a qualsiasi intervento giudiziario in materia di immigrazione denuncia in modo molto efficace quale sia l’idea di giustizia coltivata da quelle parti: l’idea che la giurisdizione sia meno l’ambito di tutela dei diritti che una semplice articolazione del potere repressivo dello Stato. Con questo, di peggio: che quell’impostazione non è, per così dire, pervasiva, cioè non investe qualsiasi campo e rango dei rapporti tra i cittadini, ma riguarda il settore particolare della “canaglia”, mentre in favore della gente dabbene opera semmai un’ambizione opposta e cioè che l’intervento giudiziario sia cauto e ritenuto ...
di Edmondo Bruti Liberati
Il Domani, 24 febbraio 2024 Populismo penale a giorni alterni. Il ministro Carlo Nordio in un convegno del novembre scorso si esprimeva contro gli aumenti di pene: “Non credo che chi deve commettere un delitto vada prima a compulsare il codice penale per veder se la pena è aumentata o diminuita”, ma subito aggiungeva che “per certi settori sia importante che lo Stato dia un segno di attenzione e che questo segno di attenzione spesso può e deve avere un sigillo penale”. Nuova teoria sulla pena che oltre alle tradizionali finalità di repressione e prevenzione, vedrebbe quella “segnaletica”. Con il rischio di creare confusione, come accade nelle strade quando diversi e contraddittori segnali si affollano e così è avvenuto con l’omicidio nautico e le pene per gli scafisti.
di Ilaria Dioguardi
vita.it, 24 febbraio 2024 Un figlio, A., che è stato cinque anni in penitenziari e in comunità. Una mamma, Rossella, che per sostenerlo, s’è messa a studiare e impegnata nell’associazionismo. “Noi genitori ci sentiamo abbandonati”, racconta. È “arrabbiata con il mondo delle carceri” la mamma di A., uomo di 33 anni, uscito recentemente dal carcere. Ma è anche piena di energia, di voglia di capire suo figlio e di aiutarlo. Studia psichiatria, è un’attivista. La storia di Rossella Biagini e di suo figlio A. chiude una serie di articoli di VITA dedicati al tema della salute mentale nelle carceri italiane. “A. mi ha chiamato un pomeriggio di due mesi fa, dicendomi che non sapeva come venire a casa.
di Titti Beneduce
Corriere del Mezzogiorno, 24 febbraio 2024 L’uomo sta scontando a Poggioreale una condanna per reati sessuali da quando ne aveva 87. Nel padiglione “Venezia” ci sono anche otto ultraottantenni. “Oggi nella mia visita al carcere di Poggioreale ho incontrato un detenuto di 92 anni e nello stesso reparto ho parlato a lungo con un ultra ottantenne: ce ne sono in tutto otto. Nessuno per una condanna di omicidio, tutti ristretti per ragioni di sicurezza e non di civiltà giuridica. Non è in gioco solo la dignità dei diversamente liberi. Si tratta di preservare la loro stessa vita, vista la loro avanzata età”. È l’appello lanciato dal garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, dopo avere incontrato alcuni detenuti del reparto “Venezia”, dove si trovano le persone condannate per reati sessuali.
Il Riformista, 24 febbraio 2024 Uno sciopero generale e pacifico. Lo hanno annunciato ben 114 detenuti del carcere di Parma nel tentativo di porre attenzione sul tema del miglioramento delle condizioni carcerarie. Tra le azioni previste e annunciate ufficialmente, lo sciopero della fame, ma non solo.
udinetoday.it, 24 febbraio 2024 Il Garante dei Diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale Franco Corleone il primo a cominciare il “digiuno per la dignità”. Venerdì 23 febbraio si è svolto un lungo sulle condizioni del carcere in Italia e, nello specifico, a Udine. Più di trenta persone, appartenenti alle associazioni di volontariato e del terzo settore ma anche consiglieri comunali e regionali, si sono confrontate per trovare una soluzione al sovraffollamento e garantire il diritto alla salute da parte della Regione Friuli Venezia Giulia. “Per dare forza alle proposte individuate è stata condivisa l’idea di costruire una carovana che attraversi le istituzioni con un digiuno che aiuti la consapevolezza collettiva dell’urgenza di un cambio di passo” ...
di Irene Famà e Ludovica Lopetti
La Stampa, 24 febbraio 2024 Perquisizione negli uffici del Lorusso e Cutugno e delle Molinette, il faro degli inquirenti sul mancato ricovero della detenuta. Susan John voleva tornare in Nigeria. Riabbracciare il marito e il bimbo di quattro anni. Ma lì, dietro le sbarre, non le ha dato forza nemmeno il pensiero di potersi, un domani, riunire alla sua famiglia. Si è lasciata andare. Giorno per giorno. Rifiutando cibo e acqua. È morta in cella l’11 agosto 2023, dopo tre settimane di digiuno. Per quella vicenda, la procura ha indagato due medici del carcere Lorusso e Cutugno per omicidio colposo. Non avrebbero prestato attenzione adeguata alle condizioni della donna. Insomma: omissioni e negligenze.
di Valentina Marotta
Corriere della Sera, 24 febbraio 2024 La denuncia della Camera penale. Il pubblico ministero non aveva chiesto la condanna o l’assoluzione per maltrattamenti in famiglia ma il giudice aveva già deciso. Il legale chiede e ottiene l’astensione del presidente e di due giudici. La presidente del tribunale: “Faremo chiarezza”. Sfogliando il fascicolo del giudice, un avvocato trova la sentenza già scritta, ma il processo non è ancora finito. Il legale ha chiesto e ottenuto l’astensione del presidente e dei due giudici che compongono il collegio in un processo per maltrattamenti in famiglia.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 24 febbraio 2024 Nel cuore dell’Abruzzo, da oltre un decennio, un’ombra di speranza si insinua tra le mura carcerarie, infrangendo il gelido silenzio che le avvolge. È il riflesso della rivista Voci di dentro, un canto di libertà dietro le sbarre. Nata dall’impeto coraggioso di Francesco Lo Piccolo, giornalista e presidente della Onlus Voci di dentro, questa pubblicazione si erge a baluardo della giustizia e dei diritti umani, offrendo una voce a coloro che il sistema penale ha ridotto a mera “cosa”, privandoli della loro umanità.
di Chiara Pizzimenti
vanityfair.it, 24 febbraio 2024 “Io sono Cassandra” è lo spettacolo del Teatro dei Venti con le detenute della Casa Circondariale di Modena. Siamo andati a vederlo. “Che bello portare uno spettacolo sul destino in carcere”. “Che coraggio portare uno spettacolo sul destino in carcere”. I pensieri arrivano uno dopo l’altro a spettacolo iniziato. Erano altri quelli prima di entrare nella sala, anzi prima di entrare nel Casa Circondariale di Modena dove questo spettacolo del Teatro dei Venti, Io sono Cassandra, viene messo in scena con un gruppo di detenute del carcere come attrici.
AFFARI SOCIALI
di Michele Passione*
Ristretti Orizzonti, 24 febbraio 2024 In un bel volume di qualche anno fa (La Corte nel contesto) la Prof.ssa Tega rilevava come “ragionare per stagioni significa riconoscere che il ruolo della Corte […] cambia nel tempo, anche se non cambiano le disposizioni costituzionali a essa dedicate. Ciò che muta è il contesto complessivo: il tipo di domande rivolte alla Corte da una società che è sempre più insoddisfatta delle risposte della politica e si rivolge agli organi di garanzia, chiedendo loro di intervenire a tutela, ad esempio, delle libertà civili e sociali […]”.
di Massimo Giannini
La Repubblica, 24 febbraio 2024 Non sono episodi casuali o isolati. Al contrario. Riflettono un clima di autoritarismo che c’è, nel Paese, e che questo governo e questa maggioranza alimentano ogni giorno, con l’azione e con la comunicazione. D’accordo, il fascismo in Italia non tornerà. I quadrumviri in camicia nera non marceranno su Roma, dove tutt’al più convergono un centinaio di forconi e una ventina di trattori intruppati sul Raccordo Anulare. Le squadracce di Pavolini e Farinacci non bruceranno sedi di partito, sindacati, giornali, anche se l’attacco alla libera informazione è molto in voga, lo squadrismo digitale è vivo e vegeto e migliaia di nuovi arditi fanno il saluto romano gridando “presente”.
di Franco Giubilei
La Stampa, 24 febbraio 2024 A Pisa e Firenze la polizia carica: 13 feriti. I docenti: “Violenza inaudita”. Il suono vagamente tranquillizzante di “cariche di alleggerimento”, come sono state definite dalle questure interessate, non deve ingannare: ieri, a Pisa e Firenze, polizia e carabinieri hanno risolto a manganellate situazioni che non sembravano foriere di problemi particolari, il che avrebbe reso più comprensibile la mano pesante dei reparti mobili. Niente caschi o bastoni fra i manifestanti per il cessate in fuoco in Palestina, perlopiù studenti medi, come dimostra il bilancio delle cariche pisane, tredici feriti dieci dei quali minorenni; piuttosto un tentativo, più dimostrativo che altro, di forzare i blocchi degli agenti antisommossa ...
di Marco Bresolin
La Stampa, 24 febbraio 2024 Le vittime sono prevalentemente donne e transgender: le cifre ufficiali parlano di 3.800 persone, ma secondo il report del Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa questo numero sarebbe 5 volte maggiore. Le cifre ufficiali dicono che ogni anno tra le 2.100 e le 3.800 persone vengono identificate come potenziali vittime della tratta in Italia. Ma si tratta di numeri che “non riflettono la reale entità del fenomeno a causa delle insufficienti procedure per l’identificazione delle vittime e del ridotto tasso di segnalazione dei diretti interessati perché temono di essere espulsi o sanzionati”. Le persone realmente a rischio sarebbero infatti tra le 15 mila e le 20 mila.
di Niccolò Zancan
La Stampa, 24 febbraio 2024 E l’Italia spesso non riesce a distinguere fra vittime e carnefici. Gli schiavi sono fra noi. Dormono accanto a noi. Producono per noi. Sono nei campi del Ragusano, chiusi dentro case di campagna, guardati a vista dai cani, al lavoro per coltivare il famoso pomodorino che tutto il mondo ci invidia. Picchiati, presi in ostaggio, privati dei documenti, messi al lavoro nelle serre. Sono in Basilicata, “operazione Women Transfer”. Ottantasette vittime, donne povere della Moldavia, chiamate come collaboratrici domestiche nelle province di Potenza e Matera.
di Youssef Hassan Holgado, Lorenzo Sassi e Nello Trocchia
Il Domani, 24 febbraio 2024 Il 26 febbraio del 2023 un’imbarcazione con a bordo circa 180 persone si schianta al largo delle coste del comune calabrese: i morti sono 94, tra cui 35 minori. Uno dei naufragi più letali mai avvenuti sulle coste italiane su cui ancora non c’è giustizia. Il governo ha approvato il decreto Cutro e firmato accordi internazionali con l’intento di arginare i flussi migratori. Ma i morti in mare in questo inizio 2024 sono il doppio rispetto allo scorso anno
di Giuseppe Sarcina
Corriere della Sera, 24 febbraio 2024 Nessuno, finora, è riuscito neanche ad avviare un negoziato per porre fine alla guerra. Non la Cina, non l’India. Inutili i tentativi anche della Turchia, del Vaticano, dell’Arabia Saudita. Due anni senza pace. Due anni di tentativi diplomatici falliti. Nessuno, finora, è riuscito neanche ad avviare un negoziato per porre fine alla guerra in Ucraina. Non la Cina, non l’India. Inutili i tentativi anche della Turchia, del Vaticano, dell’Arabia Saudita.
di Sebastiano Canetta
Il Manifesto, 24 febbraio 2024 Ok alla legge. Il Bundestag approva la norma, ora manca solo il sì del Bundesrat, ultimo formale ostacolo prima dell’entrata in vigore definitiva prevista dal prossimo 1 aprile. Il Cannabis act della Germania diventa finalmente legge. Dopo due anni di annunci sul via libera imminente, la fine dell’estenuante trattativa con i proibizionisti di Bruxelles per armonizzare la norma tedesca con il diritto Ue, e l’inappellabile decisione del Consiglio federale di stoppare gli ultimi tentativi di annacquare tutto da parte dei Land a guida Cdu-Csu, il Bundestag ha approvato la norma che sdogana l’utilizzo creativo della marijuana. Ora manca solo il Sì del Bundesrat, ultimo formale ostacolo prima dell’entrata in vigore definitiva.
DOCUMENTI
Scheda di presentazione del libro: "Da vicino nessuno è lontano" di ULEPE Pistoia
APPUNTAMENTI
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione dal 26 febbraio al 3 marzo 2024
Seminario: "Violenza sulle donne. Un'analisi a più voci" (Bologna, 28 febbraio 2024)
CORSI FORMAZIONE
BANDI E CONCORSI
Questo
notiziario è registrato al Registro Stampa del Tribunale di Padova (n° 1964 del
22 agosto 2005)
e al Registro Nazionale degli Operatori della Comunicazione (n° 12772 del 10
dicembre 2005).
Ha ottenuto il Marchio di Certificazione dell'Osservatorio A.B.C.O. dei Beni
Culturali