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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di giovedì 1 febbraio 2024
di Ugo Magri
La Stampa, 1 febbraio 2024 La denuncia del capo del Dap durante l’incontro con il presidente della Repubblica: già 13 morti suicidi dall’inizio dell’anno. Le carceri ungheresi, certo, ma anche quelle italiane. Sergio Mattarella è molto preoccupato per quanto sta accadendo nei nostri istituti di pena e per comprendere meglio, o forse anche per mandare un segnale a chi dovrebbe darsi una mossa, ha ricevuto sul Colle il capo del Dap (Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria), Giovanni Russo. Il comunicato stampa diffuso in serata dal Quirinale è piuttosto parco di informazioni sui contenuti del colloquio.
di Liana Milella
La Repubblica, 1 febbraio 2024 Colloquio ieri al Quirinale. Da 9 giorni in sciopero della fame Roberto Giachetti e Rita Bernardini di “Nessuno tocchi Caino”. Oggi al Senato le interrogazioni di Forza Italia di M5S sui penitenziari italiani al Guardasigilli Nordio. Sergio Mattarella è preoccupato per la situazione delle carceri in Italia. Per questo ieri pomeriggio ha convocato al Quirinale il capo del Dap, il pm antimafia napoletano Giovanni Russo. Un colloquio di oltre mezz’ora, in cui il presidente ha espresso tutta la sua preoccupazione e il suo allarme per i 13 suicidi che si sono verificati nel solo mese di gennaio, una cifra record, come ha documentato Repubblica.
di Dario Lucisano
L’Indipendente, 1 febbraio 2024 A gennaio nelle carceri italiane si sono registrati 13 suicidi, il numero più alto negli ultimi 10 anni, che supera di gran lunga i 7 del 2022, anno in cui i suicidi nei penitenziari hanno toccato il loro apice, arrivando a toccare quota 85. L’ultimo risale al 29 gennaio, ed è stato segnalato dalla Uil-Pa, il ramo della Polizia Penitenziaria della Uil. Secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, la problematica è irrisolvibile, eppure uno dei principali fattori di disagio segnalato più volte dalle organizzazioni per i diritti dei detenuti è l’alto tasso di sovraffollamento degli istituti, a cui vanno aggiunte anche le condizioni spesso ai limiti in cui vivono i carcerati italiani, non raramente privati di spazi sociali, adeguata formazione, e qualche volta addirittura di prime necessità come l’acqua calda.
di Ilaria Dioguardi
vita.it, 1 febbraio 2024 Le foto e i video della 39enne italiana hanno fatto il giro del mondo. Sta destando scalpore il fatto che sia entrata in un’aula di tribunale ungherese con mani e piedi incatenati. Patrizio Gonnella (presidente di Antigone): “In Italia rischiamo di emulare l’est dell’Europa. Il sovraffollamento medio è al 117,2% e i suicidi in carcere nel 2024 sono già 13. Per fortuna ci sono i volontari e le associazioni”.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 1 febbraio 2024 Ogni giorno, su queste pagine del Dubbio, denunciamo gli abusi e le gravi criticità che riguardano il nostro sistema penitenziario. Tuttavia, è necessario fare attenzione nel paragonare la situazione italiana a quella dell’Ungheria di Orban, attualmente soggetta a procedura d’infrazione europea per plurime violazioni dello Stato di diritto. L’immagine di Ilaria Salis con mani e piedi incatenati richiama da vicino ciò che avveniva nel nostro Paese fino a 30 anni fa. Si potevano vedere detenuti con le catene ai piedi, e non era raro osservare i reclusi che venivano condotti dal carcere alle aule di tribunale legati a una catena.
di Angela Stella
L’Unità, 1 febbraio 2024 “In Italia abbiamo oltre 100 carceri, sui 189 totali, con una media di sovraffollamento del 150%. Quindi ce ne sono alcune in cui il sovraffollamento supera il 200%”. Rita Bernardini, Presidente di Nessuno Tocchi Caino, sta conducendo uno sciopero della fame per chiedere alla Presidente del Consiglio Meloni di mettere in campo iniziative al fine di diminuire la pressione della popolazione carceraria.
Agenzia Nova, 1 febbraio 2024
Con il ministro Nordio, “abbiamo incontrato al ministero il presidente del Garante nazionale dei detenuti, Maurizio d’Ettore, unitamente ai suoi colleghi Irma Conti e Mario Serio, per effettuare una prima ricognizione sulle criticità nelle carceri”. Lo ha detto il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, intervenendo a Sky Tg24. “Non seguiamo soltanto la strada di una ‘terapia generale’, ma riteniamo fondamentale indagare su ciò che accade nei singoli luoghi, con attenzione a ogni dettaglio - ha sottolineato -.
di Alessio Scandurra*
Left, 1 febbraio 2024 La Corte costituzionale con una sentenza storica ha ricordato che senza affettività, e quindi sessualità, è lesa la dignità delle persone detenute e si rischia di non rispettare la finalità rieducativa della pena. La Consulta ha fatto la sua parte, ora resta alla comunità penitenziaria tutta di fare la propria. Soprattutto di questi tempi non si fa altro che magnificare l’importanza della famiglia. E anche quando si parla di carcere, i pochi che si ricordano che per evitare la recidiva sono inutili le pene esemplari e sono invece fondamentali i percorsi di reinserimento sociale, anche in questo contesto sottolineano la centralità del ruolo della famiglia.
GIUSTIZIA
di Alberto Cisterna
L’Unità, 1 febbraio 2024 Da una parte la magistratura che dal 1992 in poi spazza via un’intera classe dirigente. Dall’altra Cosa nostra e le stragi. Fu allora che il sistema giudiziario assunse un enorme potere. Che dura ancora oggi. Il duro scontro tra politica e magistratura ha, come noto, radici profonde che risalgono alle origini della Seconda Repubblica nata dalle ceneri di Tangentopoli e dalle macerie fumanti delle stragi di mafia.
di Piero Sansonetti
L’Unità, 1 febbraio 2024 Matteo Salvini ci ha spiegato che se Ilaria Salis verrà condannata da un tribunale ungherese per avere preso a schiaffi due nazisti che stavano commemorando l’attività delle SS, l’Italia dovrà preoccuparsi di impedire a questa signora di insegnare nelle nostre scuole. Ilaria Salis è attualmente insegnante alle elementari. Dice Salvini che non è il caso di affidare l’educazione dei nostri bambini a una maestra che prende a schiaffi i nazisti. In realtà Ilaria si dichiara innocente, dice di non avere schiaffeggiato nessuno e le immagini riprese dalle telecamere, che la Procura ungherese usa come prova della sua colpevolezza, non dimostrano niente.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 1 febbraio 2024 Giusta l’indignazione per l’attivista ammanettata in Ungheria. Ma sul trattamento degli imputati nelle aule di giustizia e sulle condizioni delle carceri l’Italia non può dare lezioni a nessuno. “Sul caso Salis noi italiani non siamo nelle condizioni di dare lezioni a nessuno, né per quanto riguarda il trattamento degli imputati nelle aule di giustizia né sulle condizioni delle carceri”. Lo dichiara al Foglio l’avvocato Nicola Canestrini, esperto in cooperazione penale internazionale. Le immagini di Ilaria Salis legata per le mani e i piedi, e tenuta per una catena, durante l’udienza al tribunale di Budapest, hanno suscitato giustamente l’indignazione della politica e spinto le istituzioni ad attivarsi.
di Mauro Bazzucchi
Il Dubbio, 1 febbraio 2024 Non poteva non cogliere la palla al balzo, Matteo Salvini, della vicenda che vede coinvolta Ilaria Salis, per aprire un altro fronte in maggioranza, sperando di portare a casa un dividendo politico ai danni di Fratelli d’Italia. È sotto gli occhi di tutti la difficoltà della premier Meloni a gestire l’amico e alleato politico Orban (in trattativa per entrare nell’Ecr, partito dei Conservatori europei guidato dalla stessa Meloni) per l’ennesimo affaire che lo rende incompatibile con l’appartenenza all’Ue. Un imbarazzo che decisamente non riguarda il Capitano: intercettato dai giornalisti (guarda caso a Bruxelles), il leader della Lega ha detto la sua senza risparmiarsi ...
di Mario Di Vito
Il Manifesto, 1 febbraio 2024 Il caso. “Ha assaltato un gazebo nel 2017”, ma in realtà è stata assolta. Salvini: “Non credo possa fare la maestra”. Schlein: “Ipocrita”. Non basta la detenzione in un carcere terrificante. Non bastano nemmeno le catene e il guinzaglio con cui è stata portata in carcere. Per Ilaria Salis c’è anche la pena accessoria della macchina del fango della Lega, che ha scagliato contro la 39enne maestra elementare un’accusa clamorosamente falsa. Tutto è cominciato nella mattinata di ieri, con una nota in cui il Carroccio: “Il 18 febbraio 2017, a Monza, un gazebo della Lega veniva assaltato da decine di violenti dei centri sociali, e le due ragazze presenti attaccate con insulti e sputi da un nutrito gruppo di facinorosi. Per quei fatti Ilaria Salis è finita a processo, riconosciuta dalle militanti della Lega”.
di Simone Canettieri
Il Foglio, 1 febbraio 2024 Il leader della Lega attacca, Meloni abbozza ma la pensa come lui. Sono il poliziotto buono e quello cattivo del “caso Salis”. Giorgia Meloni e Matteo Salvini, gratta gratta, la pensano quasi alla stessa maniera sulla ragazza italiana comparsa in ceppi - mani, piedi e guinzaglio - in un’aula del tribunale di Budapest. Ce l’hanno con la sinistra che se la prende con Orbán. Certo, il leader della Lega, in versione l’Ispettore Matteo, tira fuori cartucce dal Viminale (fasulle). Dice che la 39enne non può tornare a fare la maestra e la dipinge come facinorosa accusandola di aver assaltato nel 2017 un gazebo della Lega (falso). Questione di stile e propaganda, perché intanto Meloni è stata costretta a muoversi presso “l’amico Viktor” sotto la spinta dell’opinione pubblica.
di Mario Di Vito
Il Manifesto, 1 febbraio 2024 Il caso Ilaria Salis. Intervista all’ex giudice della Corte europea dei diritti umani: “Il modo di presentare l’imputata è una messa in scena per il pubblico. Oltre all’umiliazione e all’offesa alla dignità c’è violazione della presunzione di innocenza”.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 1 febbraio 2024 Il caso di Ilaria Salis, l’antifascista italiana rinchiusa da quasi un anno nel carcere di massima sicurezza di Budapest e portata nell’aula di tribunale in catene, apre lo spazio per una riflessione più ampia su come la presentazione pubblica degli imputati incida sulla formazione del giudizio collettivo da parte della giuria popolare o persino dei giudici togati.
di Cataldo Intrieri
linkiesta.it, 1 febbraio 2024 Il pastore assolto dopo trentadue anni di condanna all’ergastolo deve la sua libertà a un buon avvocato, altrimenti sarebbe ancora ingiustamente in carcere. Mentre la revisione del processo a Olindo e Rosa è stata sponsorizzata da un programma che fa un uso disinvolto di scoop veri o presunti. L’incredibile vicenda del pastore Beniamino Zuncheddu, assolto dopo trentadue anni di condanna all’ergastolo, deve scuotere la coscienza civile del Paese sulla terribile condizione nelle carceri italiane - in cui migliaia di detenuti sono abbandonati al proprio destino come in una grande discarica umana.
di Enrico Sbriglia*
Il Dubbio, 1 febbraio 2024 Mentre continuavo a pensare al caso “Zuncheddu”, riponendo una scatola aperta contenente dei libri, sullo scaffale di una delle tante librerie che, come mute sentinelle, vegliano la mia casa, ho scorto un libro di qualche anno fa, prematuramente ingiallito (Pacini Editore, 2016), “Lettere a Francesca”, di Enzo Tortora. Sono quelle che Enzo, da detenuto innocente, scrisse alla compagna, Francesca Scopelliti. Il libro mi era stato donato da un amico che non c’è più, l’Avv. Sen. Antonino Caruso, già Presidente della Commissione Giustizia, il quale, in quella veste, sostenne convintamente, divenendo per me una sorta di nume tutelare, la proposta di legge sulla dirigenza penitenziaria, nominata “Meduri”, dal nome di un altro senatore, primo firmatario della stessa.
di Simona Musco
Il Dubbio, 1 febbraio 2024 La procuratrice generale di Milano: “È importante che i pm raccolgano elementi anche a favore dell’imputato, se mi venisse tolta questa possibilità, non so se riuscirei a continuare a fare il mio lavoro”. Quando i colleghi della Corte d’Appello di Roma hanno pronunciato la parola assoluzione non è riuscita a trattenere le lacrime. E anche se si trovava a chilometri di distanza, a Milano, dove guida la procura generale dal 2021, Francesca Nanni ha esultato. È anche merito suo se oggi, a 33 anni di distanza dal suo arresto ingiusto, Beniamino Zuncheddu è un uomo libero. Un uomo che ha pagato per un delitto mai commesso, un uomo la cui vita è stata letteralmente sequestrata dallo Stato.
di Monia Sangermano
strettoweb.com, 1 febbraio 2024 Via libera della Cassazione alle videochiamate con Skype per i detenuti al 41 bis. Respinto il ricorso del ministero della Giustizia. Anche i detenuti al 41 bis potranno fare colloqui via Skype. È quanto affermato dalla Corte di cassazione che, con la sentenza 4282/24 del 31 gennaio 2024, ha respinto il ricorso del ministero della giustizia. Ad avviso della prima sezione penale, il detenuto sottoposto a regime differenziato, ai sensi dell’art. 41-bis Ord. pen., può essere autorizzato ad avere colloqui visivi con i familiari, in situazioni di impossibilità o, comunque, di gravissima difficoltà ad effettuare i colloqui in presenza - mediante forme di comunicazione audiovisiva controllabili a distanza, secondo modalità esecutive idonee ad assicurare il rispetto delle cautele imposte dal citato art. 41-bis.
di Irene Famà
La Stampa, 1 febbraio 2024 Parla la madre di Andrea Pagani: “L’ultima sua lettera prima di Natale”. “Ha ucciso suo padre, mio marito, mi ha strappato alla sua compagnia. Ma una madre non abbandona un figlio. Andrea ora è morto e non so nemmeno di cosa. Anche lui merita giustizia”. Maddalena Carrara ha un cuore così grande da lasciare spiazzati. Vedova per mano del figlio, ora si batte perché venga fatta chiarezza sulla sua morte. Andrea Pagani, 47 anni, è stato trovato senza vita in carcere a Ivrea. Gli avevano diagnosticato un’influenza, curato con Tachipirina e Brufen.
di Simona Musco
Il Dubbio, 1 febbraio 2024 La drammatica lettera di una delle due professioniste indagate insieme all’avvocata per la perizia sulla madre accusata di aver ucciso la sua bimba di 18 mesi. “Ho lavorato ricoprendo vari ruoli nelle carceri della Lombardia per quasi 30 anni. Ho dato la mia vita per quel posto. Ora quello che mi sta accadendo lo vivo con angoscia e stupore allo stesso tempo. Sono affranta e basita. Sono riusciti a spaventarmi e umiliarmi per motivi che fatico a comprendere”.
Ristretti Orizzonti, 1 febbraio 2024 La segreteria dell’Osservatorio carcere-territorio di Milano mostra grande preoccupazione rispetto ai fatti recenti verificatisi a margine di un processo penale pendente in corte d’Assise a Milano. È stata aperta un’indagine nei confronti di due operatrici sanitarie che lavorano in carcere ritenendo inidonei e non pertinenti gli interventi posti in essere, condivisi e trasmessi all’Autorità giudiziaria. Un intervento così diretto sul merito dell’assistenza psicologica e clinica realizzata all’interno delle carceri e prevista dall’ordinamento penitenziario rischia di paralizzare un sistema già in perenne affanno per la scarsità di risorse ...
Corriere del Trentino, 1 febbraio 2024 Le Acli non ci stanno. “Apprendiamo con sconcerto e profondo rammarico - scrive il presidente Luca Oliver - la notizia del mancato rinnovo dell’autorizzazione ad entrare nel carcere comunicata a Piergiorgio Bortolotti, infaticabile promotore di iniziative in favore dell’integrazione dei più deboli e membro del consiglio provinciale delle Acli”. A nome di “tutto il movimento aclista”, Oliver presenta “una civile protesta nei confronti di una decisione che penalizza ingiustamente il lavoro di una persona che per oltre dieci anni ha lavorato in carcere a fianco dei detenuti, nel pieno rispetto delle autorità preposte alla sorveglianza e dei responsabili della struttura ...
di Massimo Selleri
Il Resto del Carlino, 1 febbraio 2024 “Fare impresa in Dozza” è un’azienda metalmeccanica e fattura 300mila euro all’anno. Passare dalla cultura dell’espediente a quella del lavoro mantenendo quelli che sono i canoni tipici di una qualsiasi azienda. È la sfida che sta vincendo “Fare impresa in Dozza”, l’impresa sociale che a maggio compirà 12 anni e che è nata all’interno della Casa circondariale di Bologna. Il progetto è stato avviato nel 2012 da G.D., IMA, e Marchesini Group e a questi tre colossi della Packaging Valley nel 2019 si è unita anche Faac, la multinazionale leader nella produzione di cancelli automatici. Al fianco di queste realtà imprenditoriali ha giocato, e gioca tuttora, un ruolo fondamentale anche la Fondazione Aldini Valeriani che si occupa di formazione professionale a tutto tondo.
circolocubounibo.it, 1 febbraio 2024 Il libro è una finestra di libertà: tanto più se chi lo legge è costretto fra le mura di un carcere. Le porte della casa circondariale ‘Dozza’ di Bologna si aprono per lasciare entrare altri giovani lettori, ma anche gli stessi scrittori e oratori illustri come il latinista ed ex rettore Unibo prof. Ivano Dionigi, il quale ha parlato del “De rerum natura” di Lucrezio. Il Circolo dei lettori della Dozza nasce cinque anni fa dalla collaborazione fra la struttura penitenziaria, l’università e la biblioteca Sala Borsa, altro luogo dove si svolgono gli incontri.
di Silvia Stilli*
Corriere della Sera, 1 febbraio 2024 All’indomani della Conferenza Italia-Africa, l’analisi di Aoi: i Governi mondiali immaginano l’Africa come un grande bacino per estrarre materie prime in cambio di una cooperazione basata sui trasferimenti di competenze tecnologiche che il popolo africano non è in rado di valorizzare.
di Rachele Callegari
Avvenire, 1 febbraio 2024 Democrazia contro dittatura, alla fine usano lo stesso sistema di punizione: il capestro. Ma a Teheran 60 donne del carcere di Evin, di fronte all’ennesima esecuzione, si ribellano e rifiutano il cibo. Da un lato l’Alabama, l’Occidente, la democrazia. Dall’altro l’Iran, il Medio Oriente, la Repubblica islamica. Due apparenti antitesi che la scorsa settimana si sono rese protagoniste di un medesimo episodio, l’esecuzione della condanna a morte di un detenuto.
di Luigi Daniele*
Il Manifesto, 1 febbraio 2024 Poche ore dopo le misure ordinate dalla Corte dell’Aja, i governi occidentali tagliano i fondi all’Unrwa, annullando di fatto le richieste del tribunale e violando essi stessi la Convenzione contro il genocidio: sarebbero in posizione di autonome violazioni dei propri doveri imperativi di prevenzione. Gaza continua a essere un campo di morte. Distese di macerie e corpi si estendono per chilometri nei luoghi in cui sorgevano le già immiserite città dell’enclave sotto assedio. Diecimila i bambini uccisi in tre mesi, settemila le donne. Sessantacinquemila feriti, moltissimi dei quali nei primi anni di vita.
di Letizia Tortello
La Stampa, 1 febbraio 2024 L’ex giudice del Ruanda, Silvana Arbia, dopo l’apertura del procedimento per le accuse di genocidio: “Se è uno Stato di diritto, lo dimostri. La Convenzione su questo crimine è nata proprio dopo la Shoah”. “Israele è uno Stato di diritto: bene, lo dimostri”. La Corte di Giustizia dell’Aia ha emesso un’ordinanza che avrà anche scontentato le parti in guerra (i palestinesi si aspettavano il cessate il fuoco, Gerusalemme parla di sentenza “antisemita”), ma ha un’importanza giuridica internazionale che dovrebbe produrre un effetto a farfalla. Quel che sembra un battito d’ali, potrebbe diventare uno tsunami. A spiegarla così è la giudice Silvana Arbia, ex procuratrice internazionale dei crimini del Ruanda ed ex cancelliera della Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia.
di Federico Rampini
Corriere della Sera, 1 febbraio 2024 “Datemi l’autorità per farlo, e chiudo la frontiera subito”. Questa non è una promessa di Donald Trump in campagna elettorale. Sono parole di Joe Biden, è lui ad averle pronunciate in un comizio. Amici e avversari concordano in questa constatazione: ormai Biden ha fatto un dietrofront totale sull’immigrazione, fino al punto di abbracciare la linea di Trump. Aveva cominciato alla chetichella, riprendendo la costruzione del Muro al confine del Messico. Ma fino a pochi giorni fa Biden si allineava su Trump quasi di nascosto, senza ammetterlo apertamente, per paura di scatenare una rivolta nell’ala sinistra del suo partito.
di Anna Lombardi
La Repubblica, 1 febbraio 2024 Portland in Oregon dichiara lo stato d’emergenza. Nel 2023 i morti in città per overdose dal farmaco sono stati oltre mille. Il centro è invaso dai tossici e molte aziende e cittadini si sono trasferiti altrove. Ma il problema riguarda tutti gli Stati Uniti. Il Fentanyl assassino costringe Portland - la città più popolata dell’Oregon, celebre per la sua animatissima scena artistica - a dichiarare 90 giorni di stato d’emergenza. L’annuncio è parte di uno sforzo per contrastare l’uso della droga che negli Stati Uniti, ormai da 30 anni, rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica. Tanto da aver contribuito ad abbassare a 78 anni l’aspettativa di vita nel Paese.
DOCUMENTI
Articolo. "Rapporto tra ergastolo e finalità rieducativa della pena", di Rossella De Rose
APPUNTAMENTI
Presentazione del libro: "Di sasso in sasso", di Arrigo Cavallina (Verona, 1 febbraio 2024)
La Newsletter di Liberi dentro – Eduradio & Tv. Programmazione fino al 4 febbraio 2024
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BANDI E CONCORSI
Bando Servizio Civile Universale. Centro Servizi per il Volontariato di Padova e Rovigo: i progetti del territorio (Scadenza 15 febbraio 2024)
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