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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione domenica 8 dicembre 2024
di Paolo Doni
L’Eco di Bergamo, 8 dicembre 2024 “Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza” ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riecheggiando la Costituzione, che all’articolo 27 stabilisce che la pena deve avere una funzione rieducativa. Eppure i numeri presentati il 6 dicembre alla Commissione regionale in visita alla Casa circondariale don Fausto Resmini di via Gleno, numeri che riflettono la realtà del sistema carcerario italiano, non fanno intravedere, purtroppo, segnali di speranza. Tutt’altro.
di Salvatore A. Bravo
girodivite.it, 8 dicembre 2024 Sui suicidi in carcere cade la mannaia del “politicamente corretto”: sono uomini che hanno commesso reati, per cui, sembra, che le loro vite siano “esistenze di scarto”. Non hanno un volto, non hanno una storia, sono solo degli accidenti in una realtà socio-politica dominata dalla gerarchizzazione del dolore. La sofferenza di un uomo che ha commesso un reato, di cui non si conosce la storia, sembra evaporare come il senso di giustizia e di umanità che dovrebbe essere la struttura portante di una società democratica.
di Nello Trocchia
Il Domani, 8 dicembre 2024 Giovanni Russo, il responsabile dell’amministrazione penitenziaria, aveva promesso occupazione. Ma a un anno di distanza da quell’impegno la situazione dietro le sbarre è sempre più drammatica, mentre proprio questa settimana è stato superato il record di suicidi in cella in un anno. “Io nel giro di un anno sarò in grado di offrire a più della metà dei detenuti del nostro paese un’attività lavorativa”. Una promessa dal sapore del miracolo quella pronunciata, 14 mesi fa, da Giovanni Russo, il capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, magistrato in aspettativa e scelto dal governo delle destre per guidare il disastrato universo carcerario. Prima di entrare nel merito del roboante impegno assunto, più di un anno fa, bisogna svelare uno dei tratti distintivi di Russo: il silenzio.
di Patricia Iori
ultimavoce.it, 8 dicembre 2024 La pubblicazione del calendario 2025 della Polizia Penitenziaria ha scatenato un acceso dibattito politico e sociale, portando alla luce questioni delicate relative alla rappresentazione delle forze dell’ordine e ai valori costituzionali che ne guidano l’operato. Al centro delle polemiche vi è il video promozionale del calendario, che ha suscitato perplessità e critiche da parte del Partito Democratico e di altre forze politiche, generando interrogativi sul messaggio trasmesso dall’iniziativa. Il video promozionale, pubblicato per accompagnare il lancio del calendario, mostra immagini incentrate su situazioni operative della Polizia Penitenziaria. Tra le scene evidenziate figurano agenti in assetto antisommossa, equipaggiati con manganelli, scudi e armi. La narrazione visiva sottolinea il carattere repressivo ...
di Luca Fazzo
Il Giornale, 8 dicembre 2024 Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, difende la Polizia penitenziaria: “Ci hanno lavorato docenti della Cattolica. Accuse demenziali”. “La verità è che a questi della sinistra le divise stanno antipatiche, tutto qui. È più forte di loro. E hanno una idiosincrasia inguaribile per la parola sicurezza”. Andrea Delmastro delle Vedove, sottosegretario FdI alla Giustizia con delega alle carceri, è da venerdì nel mirino delle opposizioni per il calendario 2025 della Polizia penitenziaria. Calendario, dice il Pd, “violento e machista”.
di Michele Magno
Il Riformista, 8 dicembre 2024 La democrazia italiana è malata? Diciamo che il suo fondamento - la separazione dei poteri - non se la passa bene. Discutiamo di Parlamenti e governi, elezioni e partiti come se fossero ancora i pilastri della vita pubblica. Non è così, o non è più solo così. In Italia il gioco democratico è ormai vistosamente condizionato da un potere di corpo che trascende il circuito del voto: la magistratura.
di Gian Domenico Caiazza
Il Riformista, 8 dicembre 2024 Questa storia dei cripto-telefonini, della quale sembra non interessare granché a nessuno (nella politica, nel mondo della giustizia, nell’accademia, nel giornalismo), può essere -forse già lo è - la porta di ingresso nel mondo del Grande Fratello. Non c’è un filo di retorica in quello che sto dicendo, e vi basterà leggere con attenzione questo numero di PQM per comprenderlo.
di Ilaria Sacchettoni
Corriere della Sera, 8 dicembre 2024 L’amarezza dei testimoni di giustizia (figura ben diversa dai “pentiti”), imprenditori e non, entrati nel programma di protezione dello Stato per aver denunciato mafia e corruzione. “Noi, abbandonati”. La legge che istituisce i testimoni di giustizia è la n. 45 del 2001. Prima questi coabitavano in un percorso giuridico-legislativo e in un programma di protezione nato per i pentiti di mafia. Importante (ma a tutt’oggi inapplicata) la legge istituita dal governo Letta nel 2013 con la quale si permette ai testimoni di giustizia di essere assunti nella pubblica amministrazione come avviene per le vittime del terrorismo e del crimine organizzato. Si stima che oggi i testimoni di giustizia siano almeno quaranta.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 8 dicembre 2024 L’ex senatore racconta il suo lungo calvario giudiziario, tra accuse infondate, intercettazioni illegali, gogna e sofferenze umane: “Il magistrato che sbaglia deve pagare”. La rinascita nel nome di Bruce Springsteen. La premessa è netta: “Se qualcuno pensa che dopo il mio proscioglimento io abbia stappato bottiglie di champagne è completamente fuori strada. Non c’è veramente nulla di cui festeggiare. Certo, c’è la soddisfazione di veder riconosciute le proprie ragioni, ma questo aumenta in maniera esponenziale l’amarezza. Ti chiedi: ma perché tutto questo?”. Il questo, a cui fa riferimento Stefano Esposito, parlamentare per due legislature nelle file del Pd, sono i 2.589 giorni trascorsi dentro un incubo giudiziario.
di Angiola Petronio
Corriere di Verona, 8 dicembre 2024 La mamma, con lui in ospedale, ha dato il permesso di staccarlo dalle macchine. È stata chiesta l’autopsia per Robert Octavian Radion, il 24enne che si è tolto la vita nella Casa circondariale di Montorio impiccandosi. La sua morte ha riaperto la questione dei suicidi in carcere. “Un carcere sovraffollato, senza occasioni di studio e lavoro per le persone detenute, per definizione non può rispondere alle finalità di rieducazione e reinserimento sociale che la Costituzione assegna alla pena. Finalità dimenticate da un governo che sta a guardare il perpetuarsi di una condizione detentiva inumana, che non è spiegabile se non con logiche punitive e di vendetta”.
di Patricia Iori
ultimavoce.it, 8 dicembre 2024 Il sistema penitenziario italiano si trova a fronteggiare una crisi sempre più drammatica, sottolineata da un dato inquietante: 86 suicidi tra i detenuti dall’inizio del 2024. Questo numero, il più alto mai registrato da quando l’organizzazione Ristretti Orizzonti ha iniziato a monitorare il fenomeno a livello nazionale, evidenzia una situazione critica che non può più essere ignorata. Tra questi tragici episodi, quello di Amir Dhouiou, un giovane di 21 anni che si è tolto la vita nel carcere Marassi di Genova il 4 dicembre, il quale rappresenta un ennesimo campanello d’allarme per le istituzioni.
di Ilaria Marchiori
antennatre.medianordest.it, 8 dicembre 2024 Tante le denunce sulla situazione al collasso nel carcere di Santa Maria Maggiore. Questa volta, però, il grido d’allarme arriva direttamente dai detenuti, in esclusiva ai nostri microfoni. || Le grida arrivano da una delle finestre sbarrate del carcere di Santa Maria Maggiore, a Venezia. In una mattinata qualunque, con la testa tra le sbarre per riuscire a farsi sentire, alla vista delle nostre telecamere, alcuni detenuti ci chiedono di raccontare, attraverso la loro voce, le condizioni in cui si vive nella struttura. L’ultimo suicidio, lo scorso 5 novembre, il terzo a Venezia dall’inizio dell’anno, il 79esimo in Italia.
luccaindiretta.it, 8 dicembre 2024 Il dottor Cornacchia: “Mi è stato imposto di uscire dal carcere alle 18 anche in prossimità e durante colloqui con soggetti a grave rischio suicidario”. Bufera nel carcere San Giorgio di Lucca, dove dopo 30 anni di servizio lo psicologo Vito Michele Cornacchia ha dato le dimissioni. Una lettera infuocata, con il quale il professionista fortemarmino, 67enne, anche professore universitario a contratto nell’Ateneo pisano, ha elencato una serie di vicende che lo hanno fatto decidere a lasciare, con dispiacere, l’incarico. “Mi sono sentito umiliato come persona, non potevo più lavorare. E allora ho detto basta”, ha spiegato alla nostra redazione, precisando anche l’ultimo episodio: “Mi è stato impedito di parlare con un detenuto ad alto rischio di suicidio”.
di Raffaella Calandra
Il Sole 24 Ore, 8 dicembre 2024 Le presenze nel penitenziario sono 1.077 per 700 posti. La direttrice Palù: “Imprese al nostro fianco”. Applausi, poi risotto e panettone. Il libretto in mano, lo sguardo sul maxischermo. Seduti nella rotonda, gruppi di detenuti di San Vittore seguono le storie di Leonora e Alvaro, “gettati nel mondo - per dirla con uno di loro - dalla forza del destino”. Parla dei protagonisti de “La Forza del destino”, l’opera di Giuseppe Verdi - che apre la stagione scaligera di quest’anno - ma Antonio, recluso qui già da qualche anno, parla anche di sé e di tanti che come lui si sono “ritrovati in carcere, per una catena di errori, di casualità, di scelte sbagliate e per l’assenza di una rete intorno. Quasi non comprendi fino in fondo quello che stai facendo - racconta - fino a che non realizzi di essere qua”.
Il Resto del Carlino, 8 dicembre 2024 Oggi, alle 19, per la prima volta verrà presentato “Fegato” al di fuori dell’istituto penitenziario, presso il Teatro Julio Cortazar di Pontelagoscuro (Via della Ricostruzione 40 - Pontelagoscuro), con il coinvolgimento di due ex attori detenuti.”Fegato”, drammaturgia e regia di Marco Luciano. Con Luigi Marietti, Rimi Mezami, le attrici e gli attori di Teatro Nucleo. In greco antico Prometheus è “Colui che pensa prima”. Ma se Prometeo avesse saputo cosa l’umanità sarebbe diventata, avrebbe comunque rubato il fuoco agli dèi e subito il martirio eterno sui monti del Caucaso con il suo fegato dilaniato ogni giorno dall’aquila Aithon?
di Gabriella Cuoco
Il Mattino, 8 dicembre 2024 È stato il primo di nove pranzi, tutti in agenda nel periodo natalizio nelle carceri campane, organizzato dalla comunità di Sant’Egidio nella casa circondariale di Arienzo. I prossimi nel Casertano si terranno il 16 a Carinola e il 27 a Santa Maria Capua Vetere. Trentanove detenuti, tra i più poveri all’interno della struttura di via Appia, che accoglie 92 reclusi a fine pena che provengono soprattutto dal carcere di Secondigliano, hanno potuto condividere un momento di gioia, degustando un pranzo preparato per l’occasione dallo chef Peppe Daddio della scuola di cucina Dolce & Salato di Maddaloni, affiancato da un detenuto al quale, per l’occasione, ha fatto confezionare un grembiule personalizzato, in collaborazione con le aziende ...
CULTURA
di Stefano Maria Capilupi
huffingtonpost.it, 8 dicembre 2024 Leggere il pubblicista, che può essere oggetto di studio, ma non di grande ammirazione. E leggere il romanziere, che è motivo di catarsi per tutte le nazioni. Nei Demòni è scritto: “Se vuoi conquistare il mondo intero, conquista te stesso”. Dostoevskij ha sempre mostrato una ricerca e definizione di sé da parte dell’individuo che conoscesse e allo stesso tempo fuggisse l’inclinazione a dominare o ad essere dominati. Lo scrittore ha così conquistato e liberato sé stesso in ogni romanzo, come un novello Dante, ma con tutta la sensibilità della compassione, della ragione e della teodicea dell’epoca moderna. Vediamo ora in che contesto nazionale e storico il grande romanziere ragionasse sulla giustizia durante gli ultimi anni della sua vita.
di Lucia Bellaspiga
Avvenire, 8 dicembre 2024 Creata nel carcere di Secondigliano con i legni colorati delle barche dei migranti, suonerà nelle parrocchie di tutto il pianeta. La staffetta di pace parte oggi da Milano e raggiungerà ogni nazione. Una strana chitarra colorata. Apparentemente. In realtà un messaggio così potente che tutto il mondo già richiede la sua presenza e lei, di mano in mano, da oggi viaggerà tra i continenti, di chiesa in chiesa, e poi nei monasteri e nelle missioni più lontane, nell’intimità delle clausure o nelle piazze, nelle scuole e nelle carceri, nelle metropoli affollate o nei deserti dove solo gli eremiti ascolteranno la sua voce, tra le favelas e nelle chiese di montagna.
di Igor Traboni
Avvenire, 8 dicembre 2024 Il Rapporto 2024 fotografa una società turbata. Aumenta il divario città/campagne e preoccupa l’istruzione. Aumenta la paura nei confronti degli immigrati. Una società italiana turbata e in profondo cambiamento, con l’acuirsi della crisi del ceto medio e preoccupazioni crescenti per i flussi migratori: è questa la fotografia che il Censis scatta per il Rapporto 2024, diffuso oggi. Un Paese che non cresce, ma “galleggia”: gli Italiani sono infatti affetti da “sindrome da galleggiamento”, con il ceto medio “sfibrato” mentre i redditi reali sono calati del 7% in 20 anni.
di Francesco Grignetti
La Stampa, 8 dicembre 2024 Breve riassunto di un mese di cronaca nera impazzita. A Latina scoppia una rissa in discoteca: tre giovani tra 16 e 18 anni feriti a coltellate, di cui uno molto grave. A Lucca, un signore sgrida due giovani vandali che si accanivano contro la recinzione della sua casa: lo aggrediscono con due fendenti all’addome. A Napoli tre giovanissimi sono stati uccisi da altri giovanissimi nel giro di pochi giorni, per vendette, liti, e per un assurdo gioco con una pistola. A Siracusa, sempre in una discoteca, un sedicenne accoltella un diciannovenne perché aveva offerto una sigaretta alla sua fidanzatina. A Milano, un capotreno ferma una coppia di ventenni che non avevano il biglietto, e lo accoltellano. La lama era nella borsetta di lei, ma l’ha usata lui.
di Alessio Gaggioli
Corriere della Sera, 8 dicembre 2024 L’incontro in un locale nel centro storico di Firenze. Le sue parole, i nostri rimorsi: “Abbiamo solo questo da offrire? Ride, seduta, quasi sdraiata, sulle ginocchia del ragazzo con cui sta passando la serata. Capiremo dopo in realtà che è come se ridesse per non piangere. Che entrambe le cose sono forse solo un sintomo, seppur opposto, di una corsa sfrenata. Come se stesse correndo per non cadere. Ride, ride, ridono nell’angolo del locale, a un passo dal bancone. Un drink, un altro ancora per non arrestare la corsa, per non fermare lo sballo. Il down, la caduta, è sempre dietro l’angolo, lì dove ci sono i cattivi pensieri, le tristezze, la presa di coscienza che non ne puoi ormai fare a meno se vuoi divertirti, se non vuoi pensare. Di colpo però l’euforia finisce.
di Alice Dominese
L’Espresso, 8 dicembre 2024 Per gestire richieste di soggiorno e rimpatri il governo non intende solo delocalizzare i centri di permanenza. Ma farne sorgere di nuovi e riaprire quelli chiusi. Tra le proteste. Delocalizzarli sì, modello Albania. Ma anche costruirne di nuovi. Per il governo, la soluzione Cpr, centri di permanenza per il rimpatrio, resta una priorità, malgrado le comunità locali, anche con amministrazioni di colore politico diverso, si contrappongano all’idea di avere questi luoghi di prigionia nel proprio territorio. Accanto a chi li rifiuta per motivi di sicurezza e ordine pubblico, per altri il cuore del problema è la gestione securitaria dell’immigrazione e la persistente violazione dei diritti umani documentata dentro ai Cpr.
di Pasquale Napolitano
Il Giornale, 8 dicembre 2024 La giudice di Vibo vanifica il decreto Piantedosi: solo l’ultimo atto di un braccio di ferro tra poteri. L’ultimo atto, esclusivamente per una questione cronologica, è stato scritto due giorni fa al Tribunale di Vibo Valentia, in Calabria: il giudice Ida Cuffaro ha disapplicato la norma, contenuta del decreto Piantedosi del 2023, che prevede il sequestro amministrativo di 20 giorni per le navi Ong che si rifiutano di adempire agli ordini della Guardia Costiera. La norma è “cassata”, lo Stato deve pagare 10mila euro all’Ong Sea-Eye. È solo l’ennesimo capitolo della lunga guerra portata avanti dalle toghe contro l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
di Vincenzo R. Spagnolo
Avvenire, 8 dicembre 2024 Una tv albanese mostra i poliziotti italiani assegnati ai Centri, che ammettono di fare “i turisti” perché le strutture sono vuote. Le opposizioni: uno spreco assurdo. L’imbarazzo del Governo. Non c’è pace per i due controversi Centri per migranti costruiti dal governo italiano in Albania. In attesa delle decisioni della Cassazione e della Corte di giustizia europea sui cosiddetti “Paesi sicuri”, a riaccendere le polemiche è un’inchiesta del canale tv albanese Syri. Con una telecamera nascosta, una inviata del programma Piranjat (“I piranha”, servizi nello stile delle “Iene”) ha ripreso il soggiorno di alcuni agenti delle forze dell’ordine italiane a Shengjin, località dove si trova una delle due strutture, vuote da giorni nelle more dei pronunciamenti giudiziari.
di Mariano Croce*
Il Domani, 8 dicembre 2024 Ciò che è accaduto in Romania, con l’intervento della Corte che ha annullato il voto, stupisce solo chi non vuol riconoscere il nodo cruciale delle straordinarie trasformazioni in atto: il conflitto tra un modello di governo a trazione giurisprudenziale e uno a trazione esecutiva, a tutto danno della tradizionale “democrazia legislativa”. Quanto accaduto in Romania lo scorso venerdì è segno di una transizione epocale con tutta l’eclatanza del caso: la Corte costituzionale ha annullato l’esito del voto popolare alle elezioni presidenziali. È l’ennesima, vivida incarnazione del crescente conflitto tra i poteri dell’esecutivo e quelli del giudiziario, tipico delle attuali transizioni di sistema.
di Alessandra Ghisleri
La Stampa, 8 dicembre 2024 Il 48% degli intervistati ha paura che il conflitto tra Russia e Ucraina si allarghi e coinvolga l’Europa. Nella fascia 18-24 anni la percezione cambia: il 50% pensa che le minacce di Mosca siano solo propaganda. I conflitti internazionali stanno scuotendo e agitando gli animi delle persone in tutto il mondo. È un periodo turbolento che preoccupa per la situazione delle guerre e dei conflitti internazionali che stanno minando non solo la sicurezza nazionale, ma anche i sistemi economici, sociali e le stabilità politiche dell’intero globo. Le continue ostilità in Ucraina, iniziate nel 2022 con l’invasione russa, continuano a essere una fonte significativa di angoscia per l’opinione pubblica, che in maggioranza (con una media negli anni tra il 48,0% e il 52,0%) fin dall’inizio del conflitto non ha mai gradito l’invio di armi ...
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Il Riformista-PQM. "Il Grande Fratello. L’incubo delle intercettazioni di massa è già realtà"
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"Dialoghi abolizionisti". Ogni settimana un nuovo intervento di riflessione sulla prospettiva del superamento del carcere. (qui l'indice degli episodi)
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