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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione di martedì 31 dicembre 2024

di Luigi Manconi

Il Giornale, 31 dicembre 2024 Il sistema penitenziario attuale è un corpaccione enfiato e febbricitante, che va ricondotto a più ragionevoli proporzioni perché vi si possano attuare riforme strutturali. Egregio Direttore, ho molto apprezzato il suo editoriale di venerdì scorso, “Il tabù dell’indulto”. In particolare, l’assunto da cui muove l’intero ragionamento: ovvero la violazione sistematica da parte dello Stato dei “patti sottoscritti con i cittadini che alla voce detenzione prevedono condizioni chiare e inderogabili di dignità e sicurezza sia per i detenuti sia per il sistema carcerario addetto alla loro custodia. Se queste condizioni vengono a mancare in modo grave e continuo, lo Stato si mette sullo stesso piano dei rei, in pratica è uno Stato fuorilegge”.

 

di Alessandro Bergonzoni

La Repubblica, 31 dicembre 2024 Una preghiera laica e un augurio per il nuovo anno. Anni fa lo dissi in uno spettacolo: “Trecentosessantacinque vescovi entrino ogni giorno nelle carceri, non solo il Papa alcune volte, e vedrete come si mangerà meglio, si piangerà tutti, ci si sentirà diversi e sotto osservazione. Nessun abuso in presenza di tali Presenze”. Basterebbe poco, di vescovi ce ne sono tanti in Italia. Più dei nostri ministri incapaci di aprire qualsiasi porta, Santa o laica, a sbarre o del Paradiso. Anzi, solo bramosi di chiuderne fino all’asfissia anche dentro a un cellulare. Non ci si inchini, ossequiosi e meschini, davanti a sua Santità, se si gode, demoniaci, nel veder morire!

 

di Angela Stella

L’Unità, 31 dicembre 2024 Bilancio a conclusione di questo anno: cosa ha fatto il ministro della Giustizia per le carceri? Nulla, e dire che prima di essere Guardasigilli si professava vicino al pensiero radicale. Sicuramente il ministro della Giustizia Carlo Nordio stasera potrà brindare per aver abrogato quest’anno il reato di abuso d’ufficio e per essere riuscito ad incardinare nell’aula della Camera il suo ddl costituzionale per la separazione delle carriere, dichiarando così guerra all’Anm. Ma di certo non potrà alzare il calice se prende atto di quello che non ha fatto per le carceri. Il suo 2024 è stato caratterizzato da una serie di interviste in cui ha offerto diversi annunci che non si sono mai trasformati in qualcosa di concreto.

 

di Mons. Vincenzo Paglia

L’Unità, 31 dicembre 2024 La clemenza sarebbe un segnale forte, politico, umano, verso il mondo delle carceri. Ricordo Giovanni Paolo II, nel discorso al Parlamento italiano. Era il 14 novembre 2002. Le sue parole erano solenne e gravi: “Merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l’impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società”. (En passant, in quel discorso il Papa si riferì anche “alla crisi delle nascite”, al “declino demografico”, chiedendo “una netta inversione di tendenza”. E siamo ancora qui).

 

di Tiziana Maiolo

Il Dubbio, 31 dicembre 2024 Chi ha la cultura liberale di Brunetta e Pinelli sa bene che un provvedimento rivolto ai condannati per reati minori può stroncare la recidiva. Gentile Ministro Carlo Nordio, questa lettera potrebbe esserle indirizzata da Renato Brunetta, attuale presidente del Cnel, già ministro della Funzione pubblica e storico esponente della parte libertaria di Forza Italia, ma soprattutto impegnato al suo fianco nel progetto “Recidiva zero”, un programma che, tramite l’inclusione lavorativa dei detenuti, non solo recuperi il condannato, ma risarcisca le vittime e la società attraverso la caduta della recidiva. Vasto programma? No, se la teoria ha la forza di darsi tempi certi e investimenti sicuri.

 

di Pietro Pellegrini*

L’Unità, 31 dicembre 2024 Le parole del Papa a Rebibbia e gli appelli di Mattarella sullo stato delle carceri porteranno davvero a qualcosa? Bisogna iniziare con il risolvere il sovraffollamento. “Aprire le porte significa aprire il cuore alla speranza” ha detto Papa Francesco nel carcere di Rebibbia. Dopo il presidente Mattarella e tanti appelli della società civile sullo stato delle carceri, avrà un maggiore ascolto il Papa? Secondo Platone “la mente non si apre se prima non si è aperto il cuore”. Si apriranno i cuori dei politici per una qualche soluzione efficace come indulto o amnistia? Forme di liberazione anticipata, revisione delle leggi sulle droghe e un cambio di politiche migratorie, nessuna detenzione per madri con figli, rinuncia a decreti come quello “sicurezza” sarebbero una sorta di straordinaria illuminazione.

 

di Vincenzo R. Spagnolo

Avvenire, 31 dicembre 2024 Interpellato dal gesto di Papa Francesco, con l’apertura della Porta Santa a Rebibbia, parla Riccardo Turrini Vita, da fine ottobre presidente del collegio che guida il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. La norma sulla pena detentiva per le madri con bimbi piccoli nel ddl sicurezza? “Ancora è in fase di discussione, non sarebbe corretto entrare nel merito” Le violenze sui reclusi? “È un tema serio che merita approfondimenti”.

 

di Frank Cimini

L’Unità, 31 dicembre 2024 Per la prima volta, dopo anni di carcere duro, la Corte di Cassazione ha accettato il ricorso di Giovanni Riina (figlio dell’ex capo di Cosa Nostra, Totò, morto nel 2017) contro il regime di 41 bis nel quale è detenuto. La motivazione della cassazione è molto semplice: la sua posizione di vertice all’interno di Cosa nostra non è mai stata accertata. Contro questa decisione si sono scagliati esponenti di Fratelli d’Italia, dei 5 Stelle e anche la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo.

 

di Edmondo Bruti Liberati

Il Dubbio, 31 dicembre 2024 Bilancio di fine Anno e propositi per il Nuovo. La politica securitaria che ha toccato il suo estremo nel decreto sicurezza. La situazione delle carceri: il numero spaventoso dei suicidi ne è l’aspetto più vistoso, ma la quotidianità è il sovraffollamento, che ha raggiunto livelli tali da mettere in crisi il principio costituzionale per il quale “le pene non possono costituire in trattamenti contrari al senso di umanità”. Il governo ha mostrato totale chiusura a misure che potessero alleviare la tensione. Il “garantista” Nordio ha assegnato e mantiene la delega alla Polizia Penitenziaria a quel sottosegretario Del Mastro, che in più occasioni ha dettato messaggi all’insegna delle “maniere forti”.

 

di Claudia Cerasa

Il Foglio, 31 dicembre 2024 Al di là degli schieramenti sta emergendo il nome del giurista che potrebbe soddisfare, in quota indipendente, le caratteristiche di autorevolezza ed equilibrio necessari: la sua nomina sarebbe anche un suggerimento di metodo per la scelta degli altri. Due settimane prima di Natale, subito dopo un nuovo giro a vuoto del Parlamento per l’elezione dei quattro giudici della Corte costituzionale attualmente vacanti, era stato il presidente della Consulta, Augusto Barbera, a far sentire in modo diretto il suo richiamo al mondo politico. Un comunicato inusuale, ma giustificato dal fatto che, seppure la mancanza di quattro membri non precluda il funzionamento della Corte - undici giudici è infatti il minimo legale - i ranghi ridotti tolgono funzionalità al lavoro e indeboliscono l’immagine di autorevolezza.

di Fabrizio Costarella e Cosimo Palumbo*

Il Dubbio, 31 dicembre 2024 Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 45280/2024), le cui motivazioni sono state depositate lo scorso 10 dicembre, contiene importanti affermazioni che, ove recepite, permetteranno di riallineare il sistema di prevenzione italiano al diritto convenzionale europeo. Partendo dalla necessità di una perimetrazione cronologica della pericolosità sociale, per evidenziarne la correlazione temporale con l’acquisto dei beni di cui sia chiesta la confisca, la Corte ritiene che vada individuato un affidabile dies a quo della pericolosità, al fine di ricostruire “condotte seriali che dimostrino l’attitudine alla commissione di reati produttivi di profitti illeciti”, ma anche una sequenza suscettibile di determinare l’acquisizione di un profitto illecito.

 

rainews.it, 31 dicembre 2024 Il Garante: la situazione si aggrava perché 261 spazi sono inagibili. Crescono suicidi e aggressioni al personale, sempre carente. Poche luci e tante ombre nel nono dossier sulle criticità strutturali e logistiche delle carceri piemontesi, presentato questa mattina a Torino dal garante regionale dei detenuti Bruno Mellano. Sono 4.500 i detenuti presenti nelle 13 carceri piemontesi, a fronte di 3.979 posti. Ci sono, dunque, 521 persone in più. E sono ben 261 i posti detentivi temporaneamente non disponibili, spesso per problemi strutturali degli edifici: la dimensione di un carcere di media grandezza. Il dramma del sovraffollamento, quindi, è ancora più grave.

 

di Giuseppe Baldessarro

La Repubblica, 31 dicembre 2024 Il Garante regionale: “Sono 244 i morti dietro le sbarre in Italia, c’è una crisi grave del sistema penitenziario”. Wajdi si è tolto la vita mettendosi un cappio al collo. Era in isolamento nel carcere di Piacenza dove era arrivato dopo essere stato recluso a Modena e Ferrara. Di origini tunisine, aveva 27 anni, e alle spalle reati di spaccio e furto. Non era un criminale incallito, la sua è più una storia tipica di chi vive ai margini. Il prossimo 20 febbraio aveva l’udienza per chiedere l’affidamento in prova e probabilmente, spiega il suo legale Luca Romagnoli, avrebbe iniziato a lavorare: “C’era già l’accordo con un imprenditore disposto a dargli un’opportunità”. E tuttavia non ce l’ha fatta ad aspettare. Era provato, sotto stress. E l’isolamento non era d’aiuto, come non lo era il divieto di avere colloqui con la sua ...

 

di Simona Berterame

fanpage.it, 31 dicembre 2024 “Fatelo uscire, deve curarsi”. L’appello della sorella di Alessandro Atzeni, detenuto da mesi nonostante sia stato dichiarato dai medici non compatibile con il carcere. Dalla colonia penale al carcere nonostante le sue gravi patologie psichiatriche. La storia di Alessandro Atzeni è un calvario senza fine. Alessandro è un malato psichiatrico con doppia diagnosi e, a causa della sua condizione, era stato dichiarato persona socialmente pericolosa e ristretto nella colonia penale di Isili.

 

di Simona Lorenzetti

Corriere di Torino, 31 dicembre 2024 L’allarme del Garante regionale Mellano sui fondi non impiegati. I soldi ci sono: 25 milioni per il Ferrante Aporti, 12 milioni e 500 mila euro per il Lorusso e Cutugno (in particolare per il padiglione C), più altri milioni non ben quantificati che sono parte di un pacchetto nazionale per la manutenzione straordinaria. Peccato che siano fermi in un cassetto, congelati in attesa di progetti da modificare e approvare, cantieri da aprire e interventi da programmare in base alle priorità. Nel frattempo, nei penitenziari del Piemonte le inferriate si arrugginiscono, le tubature si rompono, gli arredi si consumano e gli spazi - siano le celle o le stanze dedicate alle socialità - diventano fatiscenti.

 

primavenezia.it, 31 dicembre 2024 L’avvocato Foffano: “Uno scenario degradante”. Nel 2024 anche tre suicidi all’interno degli istituti penitenziari veneziani. Il 2024 si chiude con un bilancio complesso per le carceri del Veneto, dove problemi strutturali e sociali si intrecciano a esperienze di resilienza e tentativi di riforma. A fare il punto è l’Avvocato Marco Foffano, con 12 anni di esperienza nel volontariato e garante dei detenuti di Venezia in uscita. Dopo due anni di mandato, interrotto prima della naturale scadenza, Foffano lascia una testimonianza chiara: il sovraffollamento resta il problema principale nelle carceri.

 

La Nazione, 31 dicembre 2024 Anche quest’anno, nel periodo natalizio, la delegazione pistoiese di “Nessuno tocchi Caino” si è recata in Santa Caterina, il carcere di Pistoia, per prendere visione della situazione attuale. Non era presente la presidente Rita Bernardini, e del consiglio direttivo mancavano Elena Baldi e Matteo Angioli. La delegazione era quindi rappresentata da Fausto Malucchi, don Massimo Biancalani, Peppino Zarrilli e Andrea Leo. Questo il testo della lettera diffusa dopo la visita in via dei Macelli.

 

di Vincenzo Ammaliato

Il Mattino, 31 dicembre 2024 La direttrice annuncia la pubblicazione del bando per il locale. Fra poco più di un anno chi nella provincia di Caserta, o nell’area metropolitana di Napoli avrà desiderio di andare a ristorante, fra la scelta dei locali potrà aggiungere anche la possibilità di andare in carcere. E non si tratta di un locale con un nome bizzarro, ma di un ristorante che si troverà proprio all’interno delle mura di una casa penitenziaria, con personale di cucina, sala e accoglienza scelto, formato e assunto fra i suoi detenuti. Per l’esattezza, si potrà mangiare nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in località San Tammaro.

 

Il Giorno, 31 dicembre 2024 Il progetto “Cucinare al Fresco”, che da sette anni impegna un gruppo di detenuti della Casa circondariale Bassone di Como, dopo i ricettari ha presentato il calendario 2025. Il secondo, per la precisione, la cui realizzazione è supportata dalla Camera Penale di Como e Lecco, in un’ottica di esempio virtuoso di come la creatività e la collaborazione possano diventare strumenti di rieducazione e di reinserimento sociale. Coordinati da alcuni volontari, i detenuti hanno creato una vera e propria redazione giornalistica per elaborare ricettari con piatti ideati utilizzando gli ingredienti e le attrezzature disponibili all’interno della struttura.

 

di Rosanna Borzillo

Avvenire, 31 dicembre 2024 Chi è in carcere perché non ha fatto l’incontro giusto e chi invece è stato baciato dalla fortuna: l’abbraccio tra un detenuto e il ballerino e conduttore televisivo, originario di Torre Annunziata, Stefano De Martino, suggella in qualche modo l’appuntamento promosso dalla comunità di Sant’Egidio al carcere napoletano di Secondigliano nei giorni scorsi. De Martino, come ha spiegato, ha rincontrato un suo compagno d’infanzia proveniente da un contesto difficile che è in carcere a scontare la sua pena. “A tutti va dato la possibilità di ricominciare”, ha commentato il cardinale Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli.

 

di Giuliano Santoro

Il Manifesto, 31 dicembre 2024 La direttiva del Viminale per Capodanno rafforza il Daspo urbano, la discrezionalità e le emergenze penali. Sarà un capodanno con meno diritti, anche se la notizia viene impacchettata in mezzo all’allarme petardi e frullata nel contesto delle eterne emergenze sicurezza dichiarate di continuo, soprattutto in occasione di grandi eventi. Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha inviato una direttiva ai prefetti per sottolineare l’importanza di individuare, con apposite ordinanze, aree urbane dove vietare la presenza di “soggetti pericolosi” o con precedenti penali e poterne disporre l’allontanamento.

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 31 dicembre 2024 Nell’ordinanza sul ricorso del governo, la Suprema Corte rinvia la decisione finale ai giudici europei ma fissa alcuni paletti: i tribunali possono disapplicare i decreti solo se vi vedono “irragionevolezza”. Con una ordinanza “interlocutoria” ma di ben trentacinque pagine, la prima sezione civile della Cassazione ha fornito un indirizzo interpretativo sulla designazione di un Paese terzo come “sicuro”, riaccendendo le polemiche su migranti e piano Albania che hanno egemonizzato negli ultimi mesi il dibattito sulla politica giudiziaria. La questione era stata congelata in attesa che la Corte di Giustizia Ue si pronunci il 25 febbraio, dopo i rinvii dei Tribunali di Firenze, Bologna e Roma. Ma adesso gli ermellini hanno riaperto la partita.

 

di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 31 dicembre 2024 Per i giudici il magistrato esamina i singoli casi. Polemica tra FdI e Pd. “Non c’è perfetta simmetria” tra le “eccezioni personali” e le “eccezioni territoriali”. La Corte di Cassazione torna sul tema dei rimpatri accelerati dei migranti irregolari in Paesi di origine inseriti nella lista dei Paesi sicuri. Lo scorso 4 ottobre la Corte di giustizia Ue aveva deciso che non può essere considerato sicuro un Paese se una parte del suo territorio non lo è (come la Transnistria in Moldavia). Il Tribunale di Roma e altre sezioni specializzate hanno dato per scontato che ciò vale anche quando ci sono categorie di persone non protette. Ma secondo la Cassazione non è così.

 

di Giansandro Merli

Il Manifesto, 31 dicembre 2024 I giudici rinviano la sentenza. Ma il governo parte alla carica: “Ci ha dato ragione”. L’opposizione: “Non capiscono le ordinanze”. Prima di decidere sui trattenimenti in Albania la Cassazione vuole sapere cosa stabilirà la Corte di giustizia Ue sulla classificazione dei paesi come sicuri. Lo ha reso noto ieri con una “ordinanza interlocutoria” relativa ai ricorsi del Viminale contro le decisioni del tribunale civile capitolino che a metà ottobre aveva liberato i primi richiedenti asilo trasferiti oltre Adriatico. Alla Corte di Lussemburgo l’udienza sarà il 25 febbraio, la sentenza è attesa in primavera.