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Notiziario quotidiano dal carcere

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Edizione martedì 24 dicembre 2024

 Ristretti Orizzonti, 24 dicembre 2024 Natale è una festa da passare CON, con i figli, con i genitori, con fratelli e sorelle. Per le persone detenute invece il Natale è SENZA, senza i figli, senza i genitori, senza fratelli e sorelle. Quei figli, quei genitori, quei fratelli e quelle sorelle preparano ogni Natale un posto a tavola, destinato a rimanere vuoto. I testi che seguono sono pezzi di vita poco natalizi, storie di Natale tristi: noi li dedichiamo prima di tutto a chi potrebbe fare qualcosa per cambiare le condizioni di vita delle persone detenute, e in particolare i loro rapporti con la famiglia.

 

di Eleonora Martini

Il Manifesto, 24 dicembre 2024 Suicidi, morti e sovraffollamento record: l’ultimo rapporto dell’Associazione Antigone. A Firenze deceduto un 28enne somalo, aveva fatto ricorso contro le condizioni inumane delle celle. La drammatica situazione delle carceri è una delle criticità più evidenti dell’anno che sta per finire. Con l’immagine tanto simbolica quanto straziante di un giovane somalo di 28 anni trovato morto per cause ancora da accertare ieri notte nella sua cella della casa circondariale fiorentina di Sollicciano (era, secondo l’associazione Altrodiritto, “uno di quei cento che avevano fatto ricorso ai magistrati per le condizioni di detenzioni inumane”).

 

di Paolo Fallai

Corriere della Sera, 24 dicembre 2024 Si chiude l’anno, è tempo di bilanci, di quelli che guardiamo distrattamente con un pensiero alla tavola imbandita e l’altro ai regali. Prendiamo due estratti: “I detenuti vivono abbandonati alla rinfusa in indecenti, asfissianti cameroni o costretti in parecchi in celle infelicissime”. E ancora: “Oltre tremila persone vivono là, dove non ne dovrebbero essere più di mille e cinquecento. Per sorvegliare un numero così ingente di detenuti necessiterebbe un adeguato corpo di sorveglianti, mentre le guardie e i carabinieri sono duecento in tutto. C’è poi il problema dei detenuti in attesa di giudizio che sono la quasi totalità: essi vedono passare i mesi senza sapere spesso di che cosa siano imputati”. Parole molto dure.

 

di Cardinale Matteo M. Zuppi

Il Dubbio, 24 dicembre 2024 Pubblichiamo di seguito un estratto dalla prefazione del Cardinale Matteo M. Zuppi al libro “I volti della povertà in carcere” di Matteo Pernaselci e Rossana Ruggiero. Desidero ringraziare di cuore i tanti che hanno contribuito a questo viaggio nel pianeta carcere. Non si tratta di un altro pianeta, ma dell’altra faccia del nostro, quella che non vogliamo vedere, che speriamo resti buia, ma che rappresenta quello che siamo; dobbiamo conoscerla e illuminarla con l’attenzione e l’amore, perché solo così siamo in grado di comprendere il resto. È un libro che ha coinvolto tanti, perché il metodo è lavorare insieme.

 

di Massimo Zanchin*

vocididentro.it, 24 dicembre 2024 È successo una sera nel bagnetto della mia cella, un ripostiglio cieco adibito in tal senso, mentre mi preparavo per andare a dormire. Ho prolungato lo sguardo allo specchio riflettendo su tutti i miei anni di detenzione e sull’imprecisato numero di anni che ancora dovrò vivere in questa situazione e in queste condizioni. Ad un certo punto, mentre mi fissavo preso da questo pensiero, mi sono posto una domanda: fino a che punto una persona, nella penosa e difficile condizione in cui vive, può definirsi ancora un essere umano? Qual è il limite? Inizialmente avevo l’impressione che fosse una di quelle domande destinate a rimanere nel vuoto; invece, una risposta istintivamente me la sono data: l’umano arriva fino a dove arriva l’amore dell’uomo, che non ha limiti se non quelli che noi diamo in quanto uomini.

 

di Michela Di Biase*

L’Unità, 24 dicembre 2024 Mentre scrivo sono 17 i piccoli reclusi da innocenti nei nidi delle carceri e delle Icam, luoghi che ne pregiudicano la socialità, lo sviluppo, la salute fisica e psichica. La prima volta che ho incontrato la sguardo di un bambino in carcere è stato durante una visita a Rebibbia. Nel carcere femminile c’è una sezione nido dedicata ad accogliere le detenute madri con i loro bambini, uno spazio ricavato per loro, all’interno dell’istituto penitenziario, che affaccia su un quadrato di verde all’esterno delimitato da alte mura perimetrali. Quello che lo distingue dai comuni luoghi detentivi sono i colori tenui e qualche immagine di cartoni animati dipinti sulle pareti. Per il resto nulla di quel luogo parla di infanzia, semmai ogni cosa ne è la negazione: le porte chiuse a chiave, l’esiguità degli spazi, le sbarre alle finestre, la solitudine.

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 24 dicembre 2024 Il sottosegretario alla Giustizia smentisce le frizioni ipotizzate per la testimonianza nel processo a suo carico. “Nessun clima teso, nessun problema con Giovanni Russo”: così al Dubbio il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove smentisce le ricostruzioni che ipotizzano forti frizioni tra lui e l’ormai ex capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria che si è dimesso venerdì scorso. Secondo alcune fonti, Russo sarebbe stato “dimissionato” dal potente sottosegretario di Fratelli d’Italia. La ragione principale risiederebbe nel fatto che proprio Russo sia andato a testimoniare nel processo a carico di Delmastro per rivelazione di segreto d’ufficio, nell’ambito della vicenda Cospito.

 

di Nello Trocchia

Il Domani, 24 dicembre 2024 L’addio di Giovanni Russo dal Dap e i rapporti complicati con il sottosegretario, che ha impiegato due anni per occupare i gangli decisivi del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. I “graditi” avanzano ai vertici del dipartimento di gran carriera, alcuni sindacati pendono dalle sue labbra, anche in carcere tra i comandanti c’è la corsa a chiedergli udienza perché lui dalla tolda di comando ascolta e decide. Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha impiegato due anni per occupare i gangli decisivi del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e prendersi definitivamente il carcere, fieramente rivendicato come il suo regno, in nome del padre.

 

di Luigi Manconi

La Repubblica, 24 dicembre 2024 Rivolgendosi alla classe politica Papa Francesco chiede che “si assumano iniziative di speranza, forme di amnistia o di condono delle pene”. Così l’indulgenza religiosa incontra la norma giuridica, laica e civile che ritroviamo nella nostra Costituzione. Chi ascolterà e farà sue queste parole? Il Giubileo è il luogo e il tempo dove si incontrano - sin dalla Bolla pontificia che lo indice - due parole preziose e ormai rare: indulgenza e clemenza. In particolare, c’è oggi una parola al mondo più maltrattata e mortificata, irrisa e umiliata di “clemenza”?

 

di Valentina Stella

Il Dubbio, 24 dicembre 2024 Per il viceministro Sisto “deciderà il referendum”. Michelotti (FdI): “Si tratta di una riforma sacrosanta”. “Quella sulla separazione delle carriere è la riforma delle riforme” ha ribadito ieri il vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto per cui “vogliamo che l’arbitro non sia della stessa città di una delle due squadre”. Quindi un giudice terzo ed imparziale. Ma che succede se, secondo statistiche ufficiali in primo grado la percentuale di assoluzioni è del 50 per cento, e se proprio due processi, per alcuni definiti “politici”, come quello contro Matteo Renzi e Matteo Salvini, si concludono con un nulla di fatto? E chi si aspettava un depotenziamento della battaglia rimarrà assai deluso.

 

di Mitja Gialuz

Il Domani, 24 dicembre 2024 I due proscioglimenti di Renzi e Salvini smentiscono i luoghi comuni che giustificherebbero la separazione. Ma l’esecutivo vuole andare avanti anche se la proposta avanzata da Carlo Nordio prevede di separare non le carriere, ma le magistrature. Con un effetto potenzialmente devastante. “Non luogo a procedere per Renzi, assoluzione per Salvini; quindi bisogna accelerare la separazione delle carriere”. Questo il mantra che risuona da alcuni giorni nel dibattito politico, rilanciato dalla presidente Giorgia Meloni subito dopo il verdetto di Palermo.

 

di Paolo Frosina

Il Fatto Quotidiano, 24 dicembre 2024 In 18 anni i passaggi sono stati in media 45 l’anno: lo 0,53% delle toghe. Otto giudici su 6.665, lo 0,12%, diventati pm. Ventisei pm su 2.186, l’1,19%, diventati giudici. Tanti sono i magistrati che nel 2023 hanno “traslocato” dalla funzione giudicante a quella requirente o viceversa: in totale 34 toghe su 8.851, lo 0,38%. Il dato è riportato in una tabella (riprodotta qui a fianco) allegata alle due bozze alternative - una di maggioranza e una di minoranza - del parere che il Consiglio superiore della magistratura dovrà esprimere sul ddl costituzionale sulla separazione delle carriere, in discussione in prima lettura nell’Aula della Camera.

 

di Tiziana Maiolo

Il Dubbio, 24 dicembre 2024 L’addio all’Anm del presidente diventa una difesa corporativa dei colleghi “dimenticando” le decine e decine di vittime degli errori giudiziari. Non una parola di autocritica (qualche errore l’avrà pur fatto), ma rivendicazione a palate delle parole magiche con cui si difende la categoria, che sono sempre Autonomia e Indipendenza e mai, per dimenticanza, Imparzialità, valore costituzionale di rango come le precedenti. Certo, evocare Enzo Tortora e la proposta parlamentare di istituire una giornata all’anno in cui, nel nome del giornalista morto di malagiustizia, si ricordino le migliaia di suoi fratelli e sorelle che hanno vissuto gli stessi drammi, molti con la vita distrutta fino al suicidio, per i quali nessuno ha assunto la propria responsabilità, va a toccare nervi scoperti.

 

di Gian Carlo Caselli

Il Dubbio, 24 dicembre 2024 Gentile Direttore: su “Il Dubbio” del 17 dicembre 2024 l’avvocato Francesco Petrelli polemizza con una mia intervista su “La Stampa” del 13 dicembre. La polemica è garbata e civile, per cui volentieri proverò a rispondere. Prima di tutto però debbo dire che non capisco l’accusa di ridurre a “incidenti” gli errori giudiziari, perché leggendo e rileggendo la mia intervista la parola’ “incidenti” non la trovo proprio. Ma veniamo al merito. L’avv. Petrelli mi contesta l’uso dei termini demagogico e populista in quanto riferiti a un fenomeno grave ed esteso come l’errore giudiziario che impone di riflettere sul corretto uso della giustizia.

 

di Jacopo Storni

Corriere Fiorentino, 24 dicembre 2024 Mohammed Wardi Ahmed, 28 anni, era arrivato a ottobre. Incerte le cause del decesso, si parla di assunzione di alcol e farmaci. Si tratta di uno dei cento carcerati che avevano fatto ricorso ai magistrati per avere la pena ridotta a causa delle condizioni “disumane e degradanti” del carcere fiorentino. A dare l’allarme, intorno alle 4.45, è stato il compagno di cella, che ha chiamato gli agenti penitenziari che hanno constatato il decesso. Ancora da accertare le cause, se morte naturale o altro, tra cui un’ipotesi di overdose anche se non sembra che il giovane facesse uso di sostanze. Sul corpo dell’uomo verrà adesso eseguita l’autopsia. Il ragazzo sarebbe dovuto uscire dal carcere a novembre 2025.

 

di Christian Donelli

parmatoday.it, 24 dicembre 2024 Il Garante Regionale dei detenuti Roberto Cavalieri ha fatto visita al carcere di Parma, nella nottata tra il 23 e il 24 dicembre. “Sono da poco passate le due di notte e da poco sono uscito dal carcere di Parma. Ho voluto effettuare una visita notturna durata 3 ore per vedere dal vivo il lavoro notturno della Polizia penitenziaria. Con un giovane vice-ispettore, a capo della sorveglianza generale dell’istituto, ho fatto il cosiddetto “giro della conta” seguendolo.

 

stampaparlamento.it, 24 dicembre 2024 Ieri mattina il Garante dei diritti della persona della Regione Friuli Venezia Giulia, Enrico Sbriglia, assieme a Piero Mauro Zanin, già presidente del Consiglio regionale, e ad Anna Malisani del Partito Radicale, hanno effettuato una visita alla casa circondariale “Ernesto Mari” di Trieste, al fine di conoscerne meglio le criticità. Lo si legge in una nota del Garante. Accolta dalla direttrice in missione, che è direttore titolare della casa circondariale di Gorizia, Caterina Leva, dalla comandante Annamaria Peragine e dagli altri operatori, la delegazione ha constatato come fossero in corso importanti lavori di risistemazione interna degli spazi detentivi.

 

di Donatella Tiraboschi

Corriere della Sera, 24 dicembre 2024 Il vescovo Beschi in visita in via Gleno: “Come Elisabetta, vorrei diceste “no” a cosa non è giusto”. La detenuta più giovane ha 19 anni ed è finita dentro per una rapina, la più anziana ne ha 73. È il sorriso di don Fausto Resmini che segna il percorso nella visita al carcere. Le sue foto si trovano appese un po’ dovunque, sui muri e sulle porte fino all’ingresso della sezione femminile. Le sbarre del portone di ferro, oltre il quale si intravedono le 16 celle, sono addobbate con un festone verde, il colore della speranza, mentre lo stipite della porta del locale che funge da piccola chiesa (una semplice stanza con immagini sacre e sedie) è sormontato da una scritta: misericordia e perdono. Non è la porta santa che Papa Francesco aprirà a Rebibbia tra qualche giorno, ma il significato è lo stesso ...

 

Il Resto del Carlino, 24 dicembre 2024 Grazie alla collaborazione tra la Casa di Reclusione di Fermo e le tante associazioni sportive e di volontariato presenti sul territorio e che hanno risposto positivamente all’invito della direzione di prendere parte con le loro iniziative alle attività da proporre ai ristretti per il periodo delle festività natalizie, il Natale è arrivato anche nella Casa di Reclusione di Fermo. Dopo il successo che ha avuto la iniziativa della “Pallina sospesa” patrocinata dal Comune di Fermo, molteplici sono le attività che si stanno svolgendo in questi giorni in favore dei detenuti.

 

di Alex Corlazzoli

Il Fatto Quotidiano, 24 dicembre 2024 Mogli, figli, mamme, papà, fratelli di persone detenute, dalle nove alle dieci e mezza del 25 dicembre, potranno telefonare in diretta allo 02.33001001 e rispondere ai messaggi di auguri raccolti nelle carceri. A portare il Buon Natale nelle carceri di Bollate, Rebibbia e Lodi quest’anno ci hanno pensato i volontari e “Radio Popolare” che domattina farà da “ponte” tra i detenuti e i parenti che grazie alle frequenze della storica radio milanese potranno scambiarsi gli auguri pur non vedendosi in faccia. Protagonista dell’iniziativa “Fuori di cella” sarà la parola: quella delle persone in cella, registrata nei giorni scorsi con l’autorizzazione delle direzioni; quella di mogli, figli, mamme, papà, fratelli che dalle nove alle dieci e mezza potranno telefonare in diretta allo 02.33001001 per far arrivare i loro messaggi ...

 

chiesadimilano.it, 24 dicembre 2024 “La cura improbabile” è il toccante documento di un’esperienza straordinaria di incontro e rinascita. Una storia di Natale fuori dagli schemi. Un video per dare voce e visibilità a un progetto unico in Italia: “Emozioni all’Opera”. Promosso dalla Fondazione Sacra Famiglia in collaborazione con l’Associazione In Opera, l’iniziativa coinvolge un gruppo di pazienti psichiatrici e una ventina di detenuti del carcere di massima sicurezza di Milano Opera. Il video, disponibile sul canale YouTube di Fondazione Sacra Famiglia, documenta questa esperienza straordinaria e offre uno sguardo inedito sul potere delle relazioni.

 

di Ilaria Dioguardi

vita.it, 24 dicembre 2024 Vera Negri Zamagni, storica dell’Economia, ha analizzato per due anni il lavoro della cooperativa sociale nata nell’istituto di pena di Padova. Ne ha tratto un libro per l’editrice Il Mulino. Spiega a Vita: “Dovrebbe essere normale che nelle carceri si dia lavoro alle persone detenute, invece ahimè non lo è. Mi è sembrato importante, con questo mio lavoro, mostrare che si può fare e come si può fare”. La cooperativa sociale Giotto “oggi non esisterebbe, se le persone che ne hanno dato il via nel lontano 1986 non avessero incontrato la figura di un prete straordinario impegnato con la vita fino nel midollo. Si tratta del servo di Dio don Luigi Giussani.

 

di Ferruccio de Bortoli

Corriere della Sera, 24 dicembre 2024 Il valore della solidarietà italiana è altissimo e sottostimato. È costituito da milioni di persone, volontari, caregivers che ogni giorno fanno qualcosa per gli altri, i più fragili. E, a volte, non ci tengono nemmeno a farlo sapere. Facciamoci un regalo. Non costa nulla. Quale? Un attimo d’attesa. L’Italia ha un grande capitale sociale che non è purtroppo un attivo patrimoniale. Invidiato da altri Paesi più ricchi di noi. Avessimo potuto contabilizzarne gli effetti nella legge di Bilancio - aggredita dalle corporazioni e veicolo di mance e mancette - trascorreremmo un Natale più sereno. Avremmo meno timori nel futuro. Il valore della solidarietà italiana è altissimo e sottostimato. È costituito da milioni di persone, volontari, caregivers che ogni giorno fanno qualcosa per gli altri, i più fragili.

 

di Silvia Avallone

Corriere della Sera, 24 dicembre 2024 Ho letto il saggio di Jonathan Haidt dal sottotitolo “Come i social hanno rovinato i nostri figli” e vorrei che in Italia e nel mondo producesse lo stesso casino che ha provocato negli Usa. Erano meno ansiogeni gli anni prima dello smartphone, con il cellulare e Internet sul pc a casa. “Fossero almeno felici! Ma non lo sono: al contrario, sono tristi” mi racconta un’insegnante delle superiori, “non li abbiamo mai visti così tristi prima dell’avvento degli smartphone”. “Tutti gli anni, e sottolineo tutti, si verifica almeno un caso di una ragazza che cambia scuola dopo la diffusione di foto intime sui social” si sfoga una docente delle medie, “e non ti dico i pianti e le angosce per queste chat piene di insulti e derisioni”.

 

di Francesco Grignetti

La Stampa, 24 dicembre 2024 Il vertice di Palazzo Chigi conferma il piano immigrazione: nuovi trasferimenti a gennaio. Tajani: “Le soluzioni innovative vengono apprezzate”. L’opposizione: “È un fallimento”. Nessun tentennamento sul modello Albania. La premier e l’intero governo ci si giocano la faccia e quindi ieri s’è tenuta una riunione ristretta, prima del Consiglio dei ministri del pomeriggio, per fare il punto e ribadire che quella è la strada. La “soluzione innovativa”, per dirla con le parole di Giorgia Meloni, che non s’è trattenuta dalla soddisfazione nel corso del vertice. “La Cassazione ci dà ragione. Da gennaio ripartiamo con i trasferimenti in Albania. E ora che la competenza sui trasferimenti passa alle corti d’Appello, siamo fiduciosi che le cose miglioreranno”.

 

di Andrea Fabozzi

Il Manifesto, 24 dicembre 2024 Ci sono molti motivi per cui il governo in carica avrebbe fatto bene a convocare un vertice straordinario l’antivigilia di Natale. Dal crollo della produzione industriale alla dinamica negativa dei salari, dall’aumento della povertà assoluta al disastro della sanità pubblica al record di analfabetismo funzionale tra i paesi industrializzati, non c’è ricerca né dato di esperienza che in questa fine d’anno non stia fotografando i problemi drammatici e urgenti del nostro paese. Ma non è di questi problemi che si sono occupati Meloni e i suoi ministri. Anteponendo ancora la propaganda al governo, sono tornati sui centri di deportazione e detenzione dei migranti in Albania. Un crudele pasticcio che dura da mesi e che non ha prodotto nulla se non sofferenza per qualche decina di migranti, traghettati avanti e indietro ...

 

di Marika Ikonomu

Il Domani, 24 dicembre 2024 La premier ribadisce che i Centri per migranti sono “innovativi”. In assenza di decisioni dei giudici, a gennaio riprendono i trasferimenti. Il governo italiano ci riprova, e fa l’ennesimo tentativo per salvare i centri in Albania, presentati come “soluzione innovativa” per la gestione dei flussi migratori. Forte dell’assoluzione in primo grado di Matteo Salvini nel caso Open Arms e in vista del passaggio di competenza sui trattenimenti dalle sezioni specializzate dei tribunali alle Corti d’appello, la maggioranza ripete a gran voce che il protocollo Italia-Albania funzionerà, che è un modello ed è guardato con interesse da molti stati dell’Unione, e che l’ultima decisione della Cassazione ha dato ragione all’esecutivo.

 

di Stefano Marinelli

ilpost.it, 24 dicembre 2024 “L’inefficacia nel far eseguire i mandati di arresto contro Putin e Netanyahu non dipende dai difetti di un singolo procuratore o di un singolo stato, ma da un difetto strutturale della giustizia internazionale che è priva del potere di far eseguire le proprie decisioni. Ma in anni in cui gravi crimini internazionali vengono perpetrati in maniera manifesta, con i responsabili che ostentano sicurezza per la propria impunità, la giustizia internazionale sta vivendo un’evoluzione silenziosa. La denuncia di violazioni delle regole internazionali, anche quando perpetrate dagli stati più potenti, e il proliferare di strumenti locali per far fronte alle atrocità di regimi e guerre, costituiscono la funzione più realistica e realizzabile della giustizia internazionale nelle condizioni attuali”.

 

di Elena Molinari

Avvenire, 24 dicembre 2024 “Sono più convinto che mai che dobbiamo abolire l’uso della pena di morte a livello federale”, ha detto il presidente uscente. Tre detenuti rimarranno nel braccio della morte. Un atto finale, e storico, di pietà, e coraggio prima di uscire di scena. Raccogliendo l’appello di papa Francesco e di decine di associazioni religiose, per i diritti umani, di procuratori e di familiari di vittime di omicidio, Joe Biden ieri ha commutato le condanne a morte di 37 dei 40 detenuti nelle carceri federali. La conversione della pena in ergastolo arriva a un mese dal ritorno di Donald Trump, che nel suo primo mandato volle un numero elevato di iniezioni letali, promettendo di fare lo stesso a partire da gennaio.