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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di domenica 1 dicembre 2024
di Alice Dominese
Il Domani, 1 dicembre 2024 Il numero di detenuti che lavora dovrà essere tagliato per budget insufficiente. La replica di Nordio: “Aumentati i fondi”. In almeno tre regioni italiane, le persone detenute che lavorano in carcere dovranno essere ridotte entro fine anno, perché i soldi stanziati dal ministero non bastano. Il taglio al personale dovrebbe riguardare in particolare i detenuti caregiver e chi opera nel settore culturale. “Dal suo insediamento il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha più volte parlato dell’importanza del lavoro in carcere per il reinserimento sociale delle persone detenute e per abbattere il tasso di recidiva, ma nella pratica si sta facendo l’esatto opposto”. Queste le parole di Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale Antigone ...
di Diana Zogno
L’Unità, 1 dicembre 2024 Nella vita a Rebibbia “vedi la tossicodipendenza, l’uso e abuso di psicofarmaci, donne che girano come zombie. Puoi assistere alla morte”. A testimoniarlo è Bruna Arcieri, detenuta, appartenente a quell’esiguo numero di reclusi che, in Italia, con l’applicazione dell’art. 21 della legge sull’ordinamento penitenziario, possono uscire dal carcere per essere assegnati a lavori esterni agli istituti penitenziari. L’occasione per parlare della sua e di altre storie che vivono e percorrono le carceri arriva con il seminario “Le attività d’inclusione durante e dopo la detenzione” organizzato da Unitelma Sapienza lo scorso 28 ottobre per raccontare il lavoro che l’Ateneo e il contact center in particolare, sta portando avanti a Roma in partnership con la cooperativa Etam, coordinata da Don Sandro Spriano.
di Federico Piana
L’Osservatore Romano, 1 dicembre 2024 A colloquio con l’ispettore generale dei cappellani italiani, don Raffaele Grimaldi. Dopo i presunti abusi ai detenuti vulnerabili del carcere di Trapani, il sacerdote ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, ribadisce la necessità di maggiore attenzione e misericordia anche in vista dell’imminente Giubileo del 2025: “La Chiesa, con i cappellani ed i volontari, in prima linea per portare speranza”.
di Anna Grazia Concilio
spazio50.org, 1 dicembre 2024 Michele Recupero racconta Crivop Italia Odv una storia di sostegno e assistenza per i detenuti e le loro famiglie. La vita dentro le sbarre è il suo pane quotidiano. Michele Recupero, classe 1967, ex guardia particolare giurata, presiede la Crivop Italia Odv e opera in 20 istituti penitenziari, raggiungendo Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Calabria, Sicilia, con un grande esercito di 185 volontari. Grazie anche a un protocollo di intesa con il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria rinnovato il 24 giugno 2024: “Era il 2006 - racconta - quando mi chiesero di occuparmi di Maurizio, un senzatetto che si rivelò essere un ex detenuto. Da quel momento, sempre più enti caritativi locali iniziarono a chiedermi di prendermi cura di altre persone in difficoltà.
di Augusto Minzolini
Il Giornale, 1 dicembre 2024 Il ministro fa tanti annunci ma le sue iniziative sono caute. In mezzo al guado troppi provvedimenti. Alla fine il ministro Nordio ha deciso di non presentare il provvedimento che prevedeva l’illecito disciplinare per magistrati che intervenissero pubblicamente su argomenti o casi e che poi non si astenessero dal giudicare su quel tema. Il Guardasigilli dopo tanti proclami, se per timore o prudenza non è dato sapere, ha preferito soprassedere. Eppure si tratta di un principio sacrosanto quello che suggerisce alle toghe il silenzio su questioni che in un modo o nell’altro riguardano la loro attività di giudice visto che un magistrato - a sentire una massima che solo a parole ci collega a Beccaria “non solo deve essere ma anche apparire imparziale”.
di Francesca Barra
L’Espresso, 1 dicembre 2024 Sopravvissuta all’avvelenamento che ha ucciso il marito, Monica Marchini ora racconta la sua storia. “Non ci saranno vincitori né vinti in questo processo, solo dolore”. È la frase che ha pronunciato Monica Marchioni, la mamma di Alessandro Leon Asoli condannato a trent’anni di reclusione per aver ucciso nel 2021 il patrigno Loreno Grimandi, 56 anni, e aver tentato di avvelenare anche lei, con pennette condite con il veleno. “Ci auguravamo l’ergastolo, alcuni per giustizia e io per il terrore che potesse uscire dal carcere troppo presto e tentare nuovamente di uccidermi. Mi auguro che lui possa davvero comprendere ciò che ha fatto; pentirsi profondamente e riuscire a rinascere in qualche modo”.
di Andreina Baccaro
Corriere di Bologna, 1 dicembre 2024 Hanno sfidato il freddo le decine di persone che ieri mattina hanno risposto all’appello del Comune di Bologna e dell’Ordine degli avvocati bolognesi a scendere in piazza per denunciare “una vera e propria emergenza umanitaria nelle carceri che richiede una mobilitazione pubblica”. L’appuntamento era in piazza Lucio Dalla in Bolognina, Navile, il quartiere che ospita il carcere Rocco D’Amato. “Come Comune di Bologna abbiamo deciso che non fosse più sufficiente fare il lavoro istituzionale che lungo questi due anni abbiamo fatto, con visite nelle carceri che hanno constatato una situazione davvero insostenibile e per noi incostituzionale, ma servisse prendere parola pubblica, perché non ci fosse semplicemente una cinica contabilità dei morti in carcere” ha detto l’assessore al Welfare Luca Rizzo Nervo.
di Sara Sonnessa
bolognacronaca.it, 1 dicembre 2024 Tra i partecipanti alla manifestazione c’è anche l’attore bolognese Alessandro Bergonzoni. Con un colpo deciso, il Comune di Bologna si fa portavoce di una battaglia che ha sollevato indignazione nelle piazze italiane: una condizione di sovraffollamento insostenibile e di violazioni sistemiche dei diritti umani nelle carceri italiane. È il 27 novembre quando la città scende in piazza Lucio Dalla per mobilitarsi contro la situazione nelle prigioni, che da troppo tempo registra numeri drammatici: 84 suicidi dall’inizio dell’anno e una popolazione carceraria che supera di gran lunga la capienza regolamentare.
tp24.it, 1 dicembre 2024 Pino Apprendi, garante dei detenuti di Palermo. Cosa accade nelle carceri, in particolare in quelle siciliane? Nei giorni scorsi abbiamo raccontato della maxi operazione che ha coinvolto diversi agenti di polizia penitenziaria, accusati di sevizie, minacce e tortura. Il giorno successivo, da Palermo, è arrivata la foto di un agente pestato da alcuni detenuti violenti. La polizia penitenziaria, in quel caso, ha diffuso l’immagine dichiarando: “Anche noi subiamo violenza.” Ma davvero le carceri sono ridotte a questo?
di Giuseppe D’Onchia
ilgazzettinodigela.it, 1 dicembre 2024 Il suo ufficio raramente ha la porta chiusa. In casi estremi, solo socchiusa. Perché la stanza del direttore è la stanza di tutti, nel rispetto reciproco dei ruoli. E delle direttive. Aprirsi al confronto con il proprio gruppo di lavoro è quotidiano, sviscerane i problemi e cercarne le soluzioni, è l’obiettivo comune. Lei ascolta, chiede, incoraggia, dice “noi”, dà meriti. Gabriella Di Franco, dirigente penitenziario, è il direttore della Casa circondariale di Enna, intitolata a Luigi Bodenza, l’assistente capo del corpo della Polizia Penitenziaria, assassinato nel 1994 dalla mafia.
Il Resto del Carlino, 1 dicembre 2024 Presente anche il prefetto: “Un importante momento di ascolto e condivisione”. L’assessore Coletti: “Ogni anno finanziamo con 185mila euro progetti e attività”. Testimoniare attenzione alla comunità penitenziaria e garantire impegno per il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti. Erano gli obiettivi della visita istituzionale all’Arginone che, nei giorni scorsi, ha visto protagonisti l’assessore alle Politiche socio-sanitarie Cristina Coletti, il prefetto Massimo Marchesiello, la nuova garante dei detenuti Manuela Macario, il dirigente penitenziario ad interim Stefano Di Lena, la comandante della polizia penitenziaria Annalisa Gadaleta e Annamaria Romano, funzionario giuridico-pedagogico che si occupa delle attività per i detenuti.
di Carmela Santi
Il Mattino, 1 dicembre 2024 “Confidate nella misericordia di Dio. Ognuno di noi è peccatore ma è speciale ed unico e quotidianamente è chiamato a seguire la strada della santità. Coraggio, pregate e seguite l’esempio di Carlo perché tutti abbiamo una speranza”. Così Antonia Salzano, la mamma del Beato Carlo Acutis nel videomessaggio ai detenuti del carcere di Vallo della Lucania, questa mattina, durante la cerimonia di presentazione del laboratorio di ostie “Pane Quotidiano Carlo Acutis” interno alla casa circondariale “Alfredo Paragano” di Vallo. Ed è stato intitolato al Beato Carlo Acutis, protettore dei millennial, che il 25 aprile 2025 durante il Giubileo sarà proclamato Santo da Papa Francesco, il laboratorio del carcere di Vallo della Lucania di produzione di ostie e particole destinate alla vendita per il culto.
di Giuliana Malaguti
Avvenire, 1 dicembre 2024 In redazione è arrivata la riflessione di una volontaria del Banco alimentare dopo la Colletta del 16 novembre scorso, che lei ha fatto nel carcere milanese di Opera. La pubblichiamo integralmente. Sabato 16 novembre, ore 8. In viale Ripamonti, a Milano, ci sono 3 gradi e una nebbia fittissima. Arrivo in anticipo al punto di incontro con Guido Boldrin, responsabile dei volontari di Incontro e Presenza nel carcere di Opera. Non lo incrocio da tanto, ma sono proprio felice di rivederlo. Iniziamo le pratiche per l’ingresso, ci vorrà un po’. Non c’è quell’atmosfera di festa gioiosa dei supermercati, pieni di pettorine svolazzanti arancioni, ma gli sguardi dei volontari brillano. Finiamo le procedure ed entriamo.
di Maurizio Gazzoni
dolcevitaonline.it, 1 dicembre 2024 Poco prima che venissi rilasciato dalla Casa Circondariale di Bergamo era entrato in funzione, all’interno della medesima un forno per il pane la cui produzione era gestita dai reclusi, previo un corso di formazione organizzato ad hoc. Uno o due giorni la settimana veniva distribuito a tutti i detenuti, in quantità ridotta, il pane prodotto dal forno in questione; ed a volte persino qualche pizzetta “sperimentale”. Recentemente ho saputo di analoghe iniziative rivolte alla produzione di ortaggi con il sistema della coltivazione biologica all’interno di Istituti ove spazi disponibili sono stati attrezzati allo scopo. Non voglio ripetermi soffermandomi sulla bassa qualità del vitto che viene somministrato all’interno delle carceri, e nemmeno sulle responsabilità rispetto a tali pessime condizioni ...
leccotoday.it, 1 dicembre 2024 La Casa circondariale di Pescarenico e la Nippon food academy hanno promosso un’attività inclusiva rivolta ai detenuti: “Opportunità di formazione e riabilitazione”. Lezioni di sushi in carcere. La casa circondariale di Lecco ha inaugurato un innovativo progetto formativo dedicato alla cucina giapponese, un’iniziativa di solidarietà che coniuga apprendimento culinario, integrazione e opportunità di crescita personale per i detenuti. Il corso “Tecniche di cucina giapponese” si è tenuto il 28 e il 29 novembre ed è stato condotto dai docenti Paolo Tucci e Takashi Kido, rispettivamente gastronomo e chef della Nippon Food Academy, nonché Jun Jie Sun, che ha sponsorizzato l’iniziativa.
Il Resto del Carlino, 1 dicembre 2024 Un progetto di solidarietà a Fermo: la cittadinanza invitata a donare addobbi natalizi per rendere più accogliente la casa di reclusione durante le festività. Iniziativa per favorire il reinserimento sociale dei detenuti. Un addobbo di Natale è un momento di vicinanza, è un attimo di festa e di condivisione anche dove c’è solitudine e attesa. Per questo la casa di reclusione di Fermo, in collaborazione con il comune, ha pensato ad un progetto che possa portare un po’ di calore alle persone recluse, nel tempo più difficile, quello del Natale. “Come è noto, spiega il direttore della casa di reclusione Serena Stoico, il periodo delle festività natalizie è particolarmente difficile per quanti si trovano in stato di privazione della libertà personale, lontani dai propri affetti e dalle proprie famiglie.
di Mauro Serra
L’Unione Sarda, 1 dicembre 2024 Chitarre, tastiere, violini, trombe, sax, flauti, e anche amplificatori e cavi per l’utilizzo degli strumenti. Nell’ambito del progetto “Tutto il mondo è musica”, il Rotary Club di Sanluri Medio Campidano, le Cooperative Alfa beta e Virginia hanno donato alla colonia penale Is Arenas, nel comune di Arbus, 33 strumenti, tra cui chitarre, tastiere, violini, trombe, sax, flauti, e anche amplificatori, cavi e per l’utilizzo degli strumenti. La donazione è stata fatta dopo aver svolto e sentito le esigenze delle persone all’interno della struttura penitenziaria.
AFFARI SOCIALI
di Emilio Carelli
L’Espresso, 1 dicembre 2024 Dalla famiglia alla scuola siamo incapaci di comprendere dov’è il virus che distrugge ogni valore. “Adolescenti a mano armata” è il titolo di copertina che vi proponiamo questa settimana con l’intento di analizzare e comprendere il fenomeno sempre più diffuso della violenza fra i giovani minori, che in questi mesi ha provocato tante vittime innocenti, ragazzi uccisi il più delle volte per futili motivi, un insulto, un’occhiata di troppo, una scarpa pestata. Una escalation che riguarda non solo le periferie degradate delle grandi città, ma tutto il Paese. Un crescendo di episodi, confermato dai numeri, che non si manifesta soltanto là dove l’aumento della povertà, le difficoltà economiche e la crescita delle disuguaglianze sociali hanno alimentato un clima di rivolta, anche violenta, nei confronti delle istituzioni ...
di Floriana Bulfon
L’Espresso, 1 dicembre 2024 Girano con il coltello in tasca, o anche con la pistola. Per sentirsi grandi o esorcizzare i propri demoni. Viaggio in un malessere che dilaga. Contro il quale l’unica risposta è la repressione. Fallimentare. Parole come coltelli. Bastano un battibecco social o una lite ai tavoli di un pub per tirare fuori le lame. Si muore o si viene feriti per quelli che il Codice penale definisce “futili motivi” ma che esprimono un male profondo perché i protagonisti sono giovanissimi, parecchi sotto i diciott’anni e già a mano armata. Tantissimi quelli che vanno in giro con un coltello in tasca, di ogni ceto sociale e in qualsiasi città, dal Nord del benessere alle periferie estreme del Sud. Alcuni passano alla pistola prima di compiere la maggiore età e non la usano per rapinare ma tirano il grilletto per punire un’occhiata di troppo ...
di Francesca Del Vecchio
La Stampa, 1 dicembre 2024 È una marcia silenziosa quella che sfila in via Mompiani a Milano, quartiere Corvetto. Si ferma sotto al civico 6, dove vive la famiglia di Rami Elgaml, il 19 enne morto in scooter durante un inseguimento con i carabinieri nella notte tra sabato e domenica scorsi. I genitori del ragazzo hanno scelto di non partecipare alla fiaccolata organizzata dagli amici e condivisa anche dai collettivi di alcuni centri sociali e dai Giovani Palestinesi di Milano. Nonostante la freddissima serata milanese, le persone presenti erano circa 600. Tra loro anche la fidanzata di Ramy che si è inginocchiata, piangendo, davanti al luogo dove il 19enne domenica scorsa ha perso la vita. E dove i partecipanti al corteo hanno intonato in coro: “Giustizia, giustizia!”.
di Silvia Truzzi
Il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2024 L’effetto banlieue di Fontana (non Lucio), le infiltrazioni degli “specialisti della rivolta” di area anarchica, le “seconde generazioni emergenza nazionale” (e chi se non il ministro dei Trasporti che si occupa di tutto tranne che di trasporti?). Ramy aveva 19 anni, è morto domenica al Policlinico di Milano dopo un incidente avvenuto durante un inseguimento notturno: era sul sedile posteriore di uno scooter, ha perso il casco, la moto è scivolata e lui ha urtato violentemente la testa contro il marciapiede. I suoi amici non credono alla ricostruzione degli inquirenti: Ramy non è morto per la caduta dallo scooter, ma perché investito dalla pattuglia dei carabinieri che per otto chilometri lo ha inseguito. I ragazzi sono arrabbiati e il giorno dopo mettono a ferro e fuoco il quartiere ...
di Daniele Erler
Il Domani, 1 dicembre 2024 A pochi giorni dall’apertura dei mercatini, sono stati distrutti alcuni degli accampamenti dove si rifugiavano senzatetto e migranti. Intanto però le temperature scendono sotto allo zero e non ci sono abbastanza posti per accogliere tutti quelli che avrebbero bisogno di un letto. Nel giro di pochi giorni ci sono state quattro retate della polizia per sgomberare le tende che erano accampate a Bolzano, in varie zone della città: è successo a pochi giorni da una trasmissione di Rete4 che descriveva il degrado. In realtà, come ha specificato anche il sindaco Renzo Caramaschi - esponente del centrosinistra - le retate erano già state previste da almeno una settimana prima della curiosità mediatica nazionale.
di Marina Piccone
L’Osservatore Romano, 1 dicembre 2024 I risultati delle ispezioni della Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili. “Vi diamo il benvenuto!”; “Siamo lieti di potervi assistere e sostenere durante il vostro soggiorno presso i nostri Centri”; “Infopoint h24”; “Programmazione di attività per il tempo libero e di laboratori occupazionali”: sono i cartelli che accolgono gli “ospiti” in quello che sembra essere un villaggio vacanze. E, invece, ci troviamo all’ingresso del Centro Permanenza Rimpatri (Cpr) di Ponte Galeria, a Roma, dove la scritta “Vi auguriamo un piacevole soggiorno” suona come la beffa finale. Perché di piacevole, nel Cpr, non c’è proprio niente.
di Detjon Begaj*
Il Manifesto, 1 dicembre 2024 La mobilitazione. Oggi e domani a Schengjin e Tirana proteste contro i Centri di detenzione per migranti. Le roboanti dichiarazioni e le conferenze stampa spettacolari sembrano un lontano ricordo. Sul campo, regna il silenzio. Per gli italiani che lavorano in Albania, ben più pagati e meglio trattati rispetto ai colleghi albanesi, questa missione sembra ormai una sfida alla noia. A Tirana non si discute molto del fallimento del protocollo. Nel pieno della discussione sul bilancio dello Stato albanese, a tenere banco sono le partecipatissime proteste dei pensionati. Proteste che hanno costretto Edi Rama a varare un bonus di fine anno che varia dai 100 ai 150 euro.
di Alessia Candito
La Repubblica, 1 dicembre 2024 “La prima cosa a cui pensi quando arrivi in un Paese democratico è: libertà. Sono venuta per trovare un posto sicuro”. Non era un’assemblea come quelle a cui per anni ha partecipato in Iran e in Kurdistan e l’hanno resa una nemica per il regime degli ayatollah, ma per la prima volta dopo mesi di detenzione con l’accusa di essere una scafista, Maysoon Majidi è tornata a parlare a una platea piena. Lo fa da donna libera: le accuse contro di lei sono crollate in aula e il tribunale non ha esitato a prenderne atto e liberarla. “Chi chiede asilo politico - dice - nel proprio Paese non ha vissuto facilmente, per questo quando arriva dovrebbe essere considerato con maggiore rispetto e non essere guardato male”.
di Rino Formica
Il Domani, 1 dicembre 2024 La strategia di von der Leyen e Weber ha aperto agli anti europeisti. In tempi di conflitti, senza forza la democrazia è destinata a morire. In queste settimane è sempre più evidente, su scala globale, che il disordine è accettato come fosse ordine. Elenco alcuni elementi. Fra un mese la Chiesa cattolica si troverà ad affrontare un evento straordinario, ma vissuto come ordinario, quello di un Giubileo in tempi di guerra. Significa, dal punto di vista pratico, un probabile spostamento di masse, di credenti e di fedeli in pellegrinaggio.
di Domenico Quirico
La Stampa, 1 dicembre 2024 In questa città dovevano restare intatti come sacre memorie solo il vuoto e le rovine. Inutile chiedersi chi ha ordinato ai ribelli anti-Assad di attaccare: hanno la loro agenda. Le cose in Siria hanno lo stesso odore anche se passano gli anni. In fondo è una guerra, gli uomini si uccidono fra loro, i morti sono pesanti e difficili da trasportare. Ci sono assassini che si credono eroi e eroi che si credono santi. Alcuni pensano che la guerra sia giusta, per tenere al potere Bashar al Assad e il suo regime o per abbatterlo; i jihadisti, addirittura, progettano di iniziare da qui a creare il paradiso in terra con il loro sistema binario: questo è “haram” e questo è “halal’’. Ad altri, forse la maggioranza, non importa nulla di questa mischia che dura dal 2011, solo restare vivi o trovare un posto dove esser sicuri ...
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Progetto "A scuola di libertà". Anno scolastico 2024-2025: prossimo incontro online il 12 dicembre
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CARITAS-Migrantes: "Presentazione del XXXII Rapporto Immigrazione" (Padova, 3 dicembre 2024)
Incontro-dibattito: "Essere donne in carcere" (Brescia, 3 dicembre 2024)
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