Telefax 049.8712059. Mail: redazione@ristretti.it Sito internet: www.ristretti.org |
Roma: un Ispettore di Polizia Penitenziaria nominato Garante dei detenuti, scoppia la polemica
La notizia
Roma:
un Ispettore di Polizia penitenziaria nominato Garante dei detenuti | |
Lo Cascio nominato Garante dei detenuti, polemiche su scelta di Alemanno |
Ansa, 28 ottobre 2010
Vincenzo
Lo Cascio, funzionario della polizia penitenziaria, è il nuovo Garante per i
detenuti di Roma Capitale. Il sindaco Gianni Alemanno ha firmato ieri
l’ordinanza con la quale si conferisce l’incarico, secondo norme di legge,
per cinque anni. Lo Cascio, 40 anni, di origine siciliana, ha collaborato
nell’ultimo anno e mezzo con l’amministrazione capitolina soprattutto
occupandosi di lavori socialmente utili per i detenuti come quelli realizzati in
collaborazione con l’Ama e con la Sovrintendenza per i siti archeologici.
Nella
sua carriera Lo Cascio ha partecipato a molti progetti tra cui “l’Agenzia
nazionale promozione lavoro detenuti” e “Gruppi d’ascolto prevenzione
suicidi”. Fa parte del Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria:
il suo compito è quello di garantire la rappresentanza delle esigenze e delle
problematiche del mondo dei detenuti romani.
Lo Cascio nominato Garante
dei detenuti, polemiche su scelta di Alemanno
Ansa, 28 ottobre 2010
È
Vincenzo Lo Cascio il nuovo garante per i detenuti di Roma Capitale, nominato
dal sindaco Gianni Alemanno. Il suo però è un nome che fa discutere e divide,
a sinistra ma anche a destra: Lo Cascio, 40 anni, di origine siciliana, fa parte
del Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, seppure ora sia in
aspettativa: il suo compito è quello di garantire la rappresentanza delle
esigenze e delle problematiche del mondo dei detenuti romani. In sostanza, è un
agente della penitenziaria che controlla i detenuti.
A
molti politici non interessa che nell’ultimo anno e mezzo Lo Cascio abbia
collaborato con l’amministrazione capitolina occupandosi di lavori socialmente
utili per i detenuti come quelli realizzati in collaborazione con l’Ama e con
la Sovrintendenza per i siti archeologici. È di Francesco Storace, consigliere
della Destra capitolina, il commento più sprezzante: “Dopo la nomina di un
appartenente al Dap come garante comunale dei detenuti ci aspettiamo,
coerentemente, Alemanno nomini Dracula all’Avis”. Critico anche Ugo Cassone
(Pdl), che seppure si dice sicuro della professionalità di Lo Cascio, aggiunge
che “forse avremmo gradito di più la nomina di un avvocato e non di un
appartenente al Dap”.
Non
la pensa così il delegato alla sicurezza Giorgio Ciardi che considera la nomina
di Lo Cascio “una risposta professionalmente elevata a una richiesta di
maggior attenzione rispetto alle problematiche della condizione carceraria”.
In casa Pdl però anche il delegato del sindaco allo Sport Alessandro Cochi, in
quota Alemanno, esprime “qualche perplessità per il fatto che Lo Cascio
proviene dal Dap. Forse, qualora fosse necessario, si potrebbe pensare ad aprire
un tavolo con le associazioni perché ci sia equilibrio tra le diverse
posizioni”.
Da
sinistra piovono critiche: Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione
Antigone, che si batte per i diritti nelle carceri, parla dell’affidamento
dell’incarico come di “un caso unico e di cui non si è mai visto eguale nel
panorama mondiale dei diritti umani. È incredibile che un delicato compito come
quello di garanzia e tutela delle persone private della libertà venga affidato
proprio a chi ha poteri di custodia. Il garante deve essere una persona
terza”. Il capogruppo di Sel nel Consiglio regionale del Lazio Luigi Nieri
definisce la nomina “una provocazione che tradisce lo spirito di questa
istituzione. Come può pensare, Alemanno che un detenuto possa rivolgersi a un
poliziotto magari per denunciare maltrattamenti subiti proprio dagli stessi
poliziotti in carcere?”.
Il nuovo Garante dei
detenuti è un agente penitenziario
di
Patrizio Gonnella (Associazione Antigone)
Il Manifesto, 29 ottobre 2010
Emma
Marcegaglia a capo della Cgil, Luciano Tavaroli che diventa Garante della
Privacy, Silvio Berlusconi nominato a sorpresa Presidente della Corte
Costituzionale. Potremmo inventarci molte altre estrose combinazioni di ruoli e
persone ma esse non potranno mai essere così succose come l’episodio che
andremo a raccontare nelle prossime righe. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha
nominato un funzionario di polizia penitenziaria quale nuovo garante comunale
delle persone private della libertà. Non vorrei sbagliarmi, ma potrebbe essere
uno dei primi casi al mondo, se non l’unico.
Nei
giorni scorsi c’era capitato di sentire che in una regione del centro Italia
un direttore carcerario sarebbe stato candidato a divenire anch’egli garante
regionale dei detenuti. Avevamo espresso forti perplessità a riguardo. A noi
sembrava una anomalia visto che i requisiti minimi di terzietà e indipendenza
non sarebbero assicurati da chi ricopre funzioni di governo del sistema
carcerario. La nomina di Alemanno, però, è andata oltre ogni immaginazione
possibile.
Nei
confronti dell’ispettore Vincenzo Lo Cascio, neo garante romano dei detenuti,
non abbiamo in corso nessuna questione personale. La questione - come si diceva
una vola - è politica. A dire il vero è anche culturale. Il sindaco Alemanno
evidentemente non conosceva alcun professore, esperto in diritti umani,
avvocato, giurista, politico autorevole o degno a cui affidare l’incarico.
Evidentemente conosceva solo poliziotti.
Tutto
ciò accade nella città dove si è consumato uno dei crimini più efferati mai
visti in Italia ai danni di una persona privata della libertà personale
(Stefano Cucchi). Proprio in questi giorni il partito di Alemanno - per volontà
del premier in persona - sta presentando una proposta organica di riforma della
giustizia. Punto centrale è la separazione delle carriere. Un pubblico
ministero non deve mai fare il giudice e viceversa. A Roma invece un poliziotto
penitenziario può fare il garante dei detenuti. Qui le carriere non solo non
vengono separate ma sono addirittura fuse.
Un funzionario della
Penitenziaria diventa Garante dei detenuti
Il Messaggero, 29 ottobre 2010
Vincenzo
Lo Cascio, funzionario della polizia penitenziaria, è il nuovo garante per i
detenuti di Roma Capitale. Lo ha nominato il sindaco Alemanno. Lo Cascio, 40
anni, ha collaborato nell’ultimo anno e mezzo con l’amministrazione
capitolina occupandosi di lavori socialmente utili per i detenuti.
Ha
spiegato: “Lavorerò solo nell’interesse dei detenuti. A fianco di Antigone
e di altre associazioni tenterò di dare un contributo a trovare la verità
sulle morti di Cucchi e La Penna, i due giovani detenuti romani per i quali la
magistratura sta accertando le cause del decesso”. Molte le polemiche sulla
scelta di un funzionario della polizia penitenziaria per il ruolo di garante dei
detenuti. Critiche dall’Associazione Antigone. Storace (La Destra): “La
prossima nomina sarà Dracula alla guida dell’Avis?”. Nieri (Sel): “Un
fatto inconcepibile e inaccettabile, perché tradisce lo spirito di questa
istituzione. Non si discute la persona né la polizia penitenziaria, è proprio
una contraddizione in termini”. Rita Bernardini, Radicale, invita alla
prudenza: “Vediamolo alla prova e poi giudichiamolo”.
Il nuovo Garante dei detenuti
è un funzionario della Polizia penitenziaria
RomaToday, 29 ottobre 2010
La
nomina di Vincenzo Lo Cascio, membro del Dap, come Garante dei detenuti ha
scatenato forti polemiche. Storace: “Ora ci aspettiamo, coerentemente, che
Alemanno nomini Dracula all’Avis”.
Vincenzo
Lo Cascio, funzionario della polizia penitenziaria, è il nuovo garante per i
detenuti di Roma Capitale. Il sindaco Gianni Alemanno ha firmato l’ordinanza
con la quale si conferisce l’incarico, secondo norme di legge, per cinque
anni. La decisione del sindaco ha da subito dato vita a numerose polemiche e
contestazioni, tutte fondate su di un’unica motivazione: Lo Cascio è un
membro del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, seppure
ora sia in aspettativa: il suo compito è quello di garantire la rappresentanza
delle esigenze e delle problematiche del mondo dei detenuti romani. In sostanza,
è un agente della penitenziaria che controlla i detenuti.
Il
commento più sprezzante è quello di Francesco Storace, consigliere della
Destra Capitolina che dichiara: “Dopo la nomina di un appartenente al Dap come
garante comunale dei detenuti ci aspettiamo, coerentemente, Alemanno nomini
Dracula all’Avis”.
Critico
anche Ugo Cassone (Pdl), che seppure si dice sicuro della professionalità di Lo
Cascio, aggiunge che “forse avremmo gradito di più la nomina di un avvocato e
non di un appartenente al Dap”.
In
casa Pdl però anche il delegato del sindaco allo Sport Alessandro Cochi, in
quota Alemanno, esprime “qualche perplessità per il fatto che Lo Cascio
proviene dal Dap. Forse, qualora fosse necessario, si potrebbe pensare ad aprire
un tavolo con le associazioni perché ci sia equilibrio tra le diverse
posizioni”.
Il
capogruppo di Sel nel Consiglio regionale del Lazio Luigi Nieri definisce la
nomina “una provocazione che tradisce lo spirito di questa istituzione. Come
può pensare, Alemanno che un detenuto possa rivolgersi a un poliziotto magari
per denunciare maltrattamenti subiti proprio dagli stessi poliziotti in
carcere?”
Il Garante dei detenuti è un
funzionario di Polizia penitenziaria
www.abitarearoma.net, 29 ottobre 2010
Con
Ordinanza del Sindaco, il Comune di Roma ha nominato quale Garante cittadino dei
Diritti dei Detenuti Vincenzo Lo Cascio, funzionario di Polizia Penitenziaria,
per 9 anni impegnato nei Gruppi Operativi Mobili (Gom), il nucleo della Polizia
Penitenziaria nato con il compito di intervenire nelle carceri in caso di
urgenza, stabilendo le modalità di intervento a sua discrezione.
“Vogliamo
ricordare che la figura del Garante cittadino dei diritti dei detenuti - scrive
la cooperativa sociale 29 giugno, che dalla sua nascita si prodiga per il
reinserimento sociale dei detenuti - ha visto ricoprire l’incarico, prima
Luigi Manconi e poi Gianfranco Spadaccia, due uomini cui i detenuti ed i loro
familiari potevano rivolgersi con fiducia certi del ruolo di garanti da essi
ricoperto testimoniato dalla loro storia personale e politica.
Ci
chiediamo se sia opportuno nominare a garante dei diritti dei detenuti una
persona che ha fatto parte di un corpo ad alta specializzazione repressiva.
Ci
chiediamo come possa un detenuto affidare le proprie ragioni ad una persona che
si è sempre contrapposta alla popolazione detenuta avendo del carcere una
visione meramente punitiva.
Inoltre
ci sembra grave che il Sindaco abbia ignorato il protocollo d’intesa siglato
tra la Regione Lazio, nella persona del Garante dei Diritti dei Detenuti, Avv.
Angiolo Marroni, la Provincia di Roma nella persona dell’Assessore ai Servizi
Sociali Claudio Cecchini ed il Comune di Roma nella persona dell’Assessore ai
Servizi Sociali Sveva Belviso che stabiliva che il garante regionale lavorasse
anche al servizio della Provincia e del Comune”.
Polemico
contro tale nomina è anche il gruppo Pd in Campidoglio. “Noi per primi, come
Pd, ci siamo posti sin dall’inizio della consiliatura il tema del Garante dei
detenuti ritenendo poi giusta e sensata la scelta di evitare una sovrapposizione
dei ruoli attraverso la firma di un protocollo tra Regione Lazio, Provincia di
Roma e l’allora Comune di Roma”. Ha affermato Daniele Ozzimo, vicepresidente
della Commissione Politiche Sociali e consigliere PD Roma Capitale.
“Riesce
quindi oggi difficile capire la decisione inaspettata e non comunicata agli
altri enti firmatari da parte del Sindaco Alemanno di contravvenire al
protocollo nominando come Garante dei detenuti di Roma, Vincenzo Lo Cascio. La
nomina di un funzionario della polizia penitenziaria risulta inopportuna e
sbagliata. Quale garanzia può dare una figura che svolge allo stesso tempo il
ruolo di controllore e quello di controllato?”.
“Su
un tema così delicato come le carceri - ha aggiunto il consigliere Paolo Masini
- anche dopo gli ultimi avvenimenti, la scelta del Sindaco Alemanno lascia
allibiti e non garantisce sul rispetto dei diritti e sulla trasparenza di quanto
avviene nelle carceri. Il Garante dei detenuti nominato da Alemanno finirebbe
infatti a far due parti in commedia contravvenendo inevitabilmente alla funzione
di controllo per questo chiediamo al Sindaco di tornare sui suoi passi”.
Nella città di Cucchi, un poliziotto
come garante dei diritti dei detenuti
di Patrizio Gonnella (presidente di Antigone)
Il Manifesto, 31 ottobre 2010
Emma Marcegaglia capo della Cgil, Giuliano Tavaroli garante della Privacy, Silvio Berlusconi presidente della Corte costituzionale. Potremmo inventarci molte altre estrose combinazioni di ruoli e persone ma non potranno mai avvicinarsi all’episodio che andremo a raccontare nelle prossime righe.
Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha nominato un funzionario di polizia penitenziaria quale nuovo garante comunale delle persone private della libertà. Non vorrei sbagliarmi, ma potrebbe essere uno dei primi casi al mondo, se non l’unico. Nei giorni scorsi c’era capitato di sentire che in una regione del centro Italia un direttore carcerario sarebbe stato candidato a divenire anch’egli garante regionale dei detenuti. Antigone aveva espresso forti perplessità. A noi sembrava un’anomalia visti i requisiti minimi di terzietà e indipendenza delle Authority. La nomina di Alemanno, però, è andata oltre ogni immaginazione.
Nei confronti dell’ispettore Vincenzo Lo Cascio, neo garante romano dei detenuti, non abbiamo nessuna questione personale. Alemanno evidentemente non conosceva alcun professore, esperto in diritti umani, avvocato, giurista, politico autorevole o degno a cui affidare l’incarico. Evidentemente conosceva solo poliziotti. Tutto ciò nella città dove si è consumato uno dei crimini più efferati mai visti in Italia ai danni di una persona privata della libertà personale: Stefano Cucchi. Proprio in questi giorni il partito di Alemanno sta presentando una proposta organica di riforma della giustizia. Punto centrale è la separazione delle carriere. Un pm non deve mai fare il giudice e viceversa. A Roma invece un poliziotto penitenziario può fare il garante dei detenuti. Qui le carriere non sono separate. Sono addirittura fuse.
Il poliziotto-garante dei detenuti non lascerà la Polizia penitenziaria
di Dina Galano
Terra, 31 ottobre 2010
Il sindaco Alemanno ha nominato il nuovo Garante dei diritti delle persone recluse: è Vincenzo Lo Cascio, ispettore penitenziario. Che, nonostante la pioggia di critiche, ha scelto di non lasciare il Corpo.
Dopo quasi due anni di vacanza, Roma ha di nuovo il suo Garante dei diritti dei detenuti. Ironia della sorte, proprio la città che per prima in Italia ha istituito questa figura si trova oggi ad affidare l’incarico a un agente penitenziario. Che, carriera facendo, è arrivato al rango di ispettore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap).
Chi si occupa di carcere ha conosciuto Vincenzo Lo Cascio - questo il nome del nuovo Garante, ma non lo ricorda per impegno particolare. L’unica critica professionale mossa a Lo Cascio riguarda la sua decisione di non lasciare il Corpo di polizia, preferendo mettersi in aspettativa per tutto il quinquennio in cui svolgerà le funzioni di tutela dei detenuti.
La polemica, d’altra parte, ha totalmente investito la delibera del Campidoglio. Incompatibilità di cariche, così come una ridotta trasparenza e indipendenza della figura, rischiano di minare l’autorevolezza stessa del Garante. La scelta del sindaco Gianni Alemanno “è profondamente sbagliata perché svilisce il ruolo e fa pentire chi, come noi, ha tanto insistito per l’istituzione di questa figura”, ha commentato il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, notando come Lo Cascio “si sarebbe dovuto dimettere ben prima” della nomina capitolina. Fermo com’è al suo posto, invece, rende “evidente” quella incompatibilità che c’è tra le istanze del prigioniero e della sua guardia. Una “provocazione nei confronti dei detenuti”, ha aggiunto Lillo Di Mauro presidente della Consulta penitenziaria di Roma, un organo con cui il Garante è tenuto a lavorare in stretta collaborazione.
“Nemmeno ci hanno consultati”, ha chiosato Di Mauro sottolineando come “un ispettore di polizia penitenziaria evidentemente non possa rappresentare un soggetto super partes così come richiede il ruolo assegnato”. Insomma, difficile credere che un detenuto si rivolga al suo ex agente per denunciare un sopruso o una negligenza. Difficile credere che un ispettore penitenziario proceda nei confronti dei suoi ex colleghi o, meglio, di un suo superiore. Tolta ogni riserva sulla professionalità del singolo, la figura del Garante funziona “in base al rapporto di fiducia” che istaura con i reclusi. A descrivere in questi termini la speciale relazione è Gianfranco Spadaccia che è stato l’ultimo Garante capitolino il cui ufficio fu sciolto definitivamente nel 2008.
Spadaccia ha perfino memoria delle diverse assegnazioni che hanno singolarmente seguito i suoi quattro impiegati dopo la chiusura. “In pochi abbiamo fatto buone cose”, ha raccontato ricordando i convegni per il diritto allo studio o per la prevenzione dei suicidi in carcere. Ma anche le denunce: “atti di autopunizione, depressioni e violenze. Ce ne siamo sempre occupati”. Pur preferendo non sbilanciarsi sulla recente nomina (“Molto dipende dalle persone”) Spadaccia ha reso così l’idea di un lavoro “di confronto continuo con i detenuti, gli operatori, le amministrazioni locali”. In cui il Garante deve restare quell’ “occhio esterno che si muove all’interno del carcere”.
Elisabetta Laganà (Cnvg) sulla nomina del Garante dei detenuti di Roma
Ristretti Orizzonti, 31 ottobre 2010
La figura del garante dei diritti delle persone private della libertà, figura istituzionalmente incaricata di verificare e garantire la presenza delle condizioni di esercizio dei diritti nell’istituzione carceraria, ha costituito un importantissimo passo nella direzione della tutela dei diritti in quelle realtà in cui spesso se ne verifica la negazione. Passo sostenuto da quelle istanze progressive e democratiche che da tempo ragionavano sulla necessità dell’idea del diritto come bene inalienabile del soggetto. La sua funzione, che deve necessariamente rivestire caratteri di terzietà, deve esercitarsi tra detenuti, amministrazione penitenziaria, giudici, e la sua nomina dovrebbe avere una forte investitura della comunità locale, proprio per dare corpo a quella indispensabile voce del sociale senza la quale nessuna vera riforma delle istituzioni, in particolare quelle totali, è possibile.
Al di là, quindi, dell’aspetto non irrilevante dei poteri di questa figura, la sua presenza dovrebbe costituire un elemento di continuità e di capacità di sensibilizzazione della cosiddetta società civile per il progetto di inclusione sociale delle persone che si trovano ristrette.
Pertanto la nomina come garante di Roma di una persona appartenente all’Amministrazione Penitenziaria, che come Volontariato non possiamo condividere, oltre agli aspetti evidenti di incompatibilità che ne snaturano il senso della figura terza, suona pertanto come molto più di una provocazione: è l’ulteriore segnale della negazione del ruolo e delle rappresentanze del mondo della società civile, della cultura, di tutti coloro che nel mondo dell’accademia, della rappresentanze sociali, della partecipazione alle tematiche dei diritti hanno espresso la capacità di attivarsi ed attivare risorse umani e culturali sul questo difficile fronte. Si manifesta quindi, con questa nomina, un conflitto evidente che risulterà estremamente problematico tra la funzione di tutela dei diritti e delle garanzie della popolazione detenuta.
Solo aprendosi all’esterno il carcere potrà riformarsi, solo favorendo processi di collaborazione e di partecipazione dei cittadini per inserire la gestione della detenzione e della pena in una complessità di operazioni, solo promuovendo relazioni di fiducia con chi da molto tempo si occupa di questi problemi a livello locale è possibile conseguire risultati in termini non emergenziali ma di stabile progettualità.
Così non è stato. Si è scelta la strada della semplificazione, della decisione dall’alto, congruentemente con uno stile ormai consolidato di processi decisionali che contraddistingue ormai molte delle nostre istituzioni. Su questa decisione nemmeno la “Consulta permanente cittadina del Comune di Roma per i problemi penitenziari” pare sia stata consultata, disconoscendo così erroneamente l’esperienza di una realtà che da molto tempo opera sul territorio. Scelta che non fa che potenziare la strada dell’esclusione del sociale nelle scelte che riguardano la pena e la sua esecuzione. La scelta di un garante dovrebbe avere una forte investitura dalla comunità, disporre di un forte rapporto con le situazioni locali e le associazioni. Altrimenti si complicano le cose, in un panorama già altamente problematico. Il problema della tutela della vita in carcere conosce oggi uno dei momenti peggiori L’intollerabile numero dei suicidi in carcere, due solo ieri, dimostra la tragica insostenibilità della situazione. Al momento attuale la strada della ragione appare molto impervia. Come volontariato pensavamo di essere ormai difficili allo stupore, ma veramente la realtà di una politica così assente alle voci del sociale supera ogni fantasia.
La gestione della detenzione e della pena devono essere inserite in una complessità di operazioni, le loro interrelazioni e la loro integrazione dovrebbe postulare una forte volontà politica da parte degli amministratori per realizzare una stretta collaborazione tra il Ministero, le Regioni, gli Enti Locali e la “società civile”, tutti organismi impegnati a diverso titolo e responsabilità, in una migliore gestione delle carceri, della pena e delle misure alternative. Solo attraverso una stretta collaborazione tra tutte queste parti sarà possibile cambiare qualcosa. Non certo affidandosi all’edilizia penitenziaria.
di Elisabetta Laganà
presidente Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia
Il nuovo Garante dei detenuti… è un
funzionario della Polizia penitenziaria
di Riccardo Polidoro (Associazione “Il carcere possibile onlus”)
Comunicato stampa, 31 ottobre 2010
Il conflitto d’interessi entra anche nelle carceri italiane. Contro eventuali abusi e prevaricazioni, i detenuti della capitale potranno rivolgersi direttamente ai possibili autori dei comportamenti illeciti. Storace: “ Ora Alemanno nomini Dracula all’Avis”.
La semplificazione amministrativa raggiunge l’apice a Roma. Non ci saranno più problemi burocratici, inutili tempi morti. Chi è ristretto negli istituti di pena e ritiene che non siano rispettati i suoi diritti potrà invocare l’aiuto di chi tali diritti gli nega. Davvero geniale. Non vi poteva essere scelta migliore. Il Garante dei diritti dei detenuti di Roma appena nominato dal Sindaco di Roma è - secondo le agenzie di stampa - persona vicina al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
Ingenuamente pensavamo che un “Garante” dovesse essere persona indipendente ed autonoma.
Sandro Favi, responsabile carceri del Partito Democratico, afferma: “Ci lascia perplessi la nomina a Garante dei diritti dei detenuti del comune di Roma dell’ispettore Vincenzo Lo Cascio, vicino a tutte le iniziative del capo del Dap Ionta, che in materia di trattamento penitenziario n on ha certamente brillato, ma ha previsto di utilizzare i fondi della cassa delle ammende per opere di edilizia penitenziaria invece che per programmi volti al recupero e al reinserimento dei detenuti”. Il commento più sprezzante è quello di Francesco Storace, consigliere della Destra Capitolina che dichiara: “Dopo la nomina di un appartenente al Dap come garante comunale dei detenuti ci aspettiamo, coerentemente, Alemanno nomini Dracula all’Avis”.
Critico anche Ugo Cassone (Pdl), che seppure si dice sicuro della professionalità di Lo Cascio, aggiunge che “forse avremmo gradito di più la nomina di un avvocato e non di un appartenente al Dap”.
In casa Pdl però anche il delegato del sindaco allo Sport Alessandro Cochi, in quota Alemanno, esprime “qualche perplessità per il fatto che Lo Cascio proviene dal Dap. Forse, qualora fosse necessario, si potrebbe pensare ad aprire un tavolo con le associazioni perché ci
sia equilibrio tra le diverse posizioni”. Il capogruppo di Sel nel Consiglio regionale del Lazio Luigi Nieri definisce la nomina “una provocazione che tradisce lo spirito di questa istituzione. Come può pensare, Alemanno che un detenuto possa rivolgersi a un poliziotto magari per denunciare maltrattamenti subiti proprio dagli stessi poliziotti in carcere?”.
Agenzie di stampa
Di Mauro (Consulta
problemi penitenziari): nomina di Lo Cascio è illegittima
Lillo
di Mauro Consulta permanente cittadina del Comune di Roma per i problemi
penitenziari). La nomina dell’ispettore Lo Cascio Vincenzo a Garante del
Comune di Roma è incompatibile con la delibera n° 90 del 14 maggio 2003.
Premesso
che la Consulta penitenziaria del Comune di Roma è sempre stata vicina alle
istanze e alle proteste del personale di polizia penitenziaria e delle aree
pedagogiche degli istituti per le condizioni inumane in cui sono costretti ad
operare, che ha sempre rispettato il ruolo e le funzioni che sono chiamati a
svolgere all’interno e all’esterno degli istituti penali ciò non toglie che
siamo rimasti sgomenti alla notizia che il Comune di Roma abbia nominato garante
dei detenuti un ispettore di polizia penitenziaria che evidentemente non può
rappresentare una figura super partes così come richiede il ruolo assegnato.
Inoltre la nomina risulta incompatibile con quanto previsto dall’art. 2 della
delibera del Comune di Roma n. 90 del 14 Maggio 2003 che istituisce il garante:
“L’incarico
è incompatibile con l’esercizio di funzioni pubbliche nei settori della
giustizia e della sicurezza pubblica. È esclusa la nomina nei confronti del
coniuge, ascendenti, discendenti, parenti e affini fino al terzo grado di
amministratori comunali”.
Ma
soprattutto appare come una vera e propria “provocazione” nei confronti dei
detenuti di cui dovrebbe garantire i diritti. Non sappiamo cosa abbia suggerito
il Sindaco di Roma a tale scelta ma la riteniamo errata e di cattivo gusto. Tra
l’altro ciò che ci stupisce di più è che il sindaco Alemanno non abbia
sentito il dovere di “consultarci” disconoscendo in questo modo un ruolo che
ci è stato assegnato con deliberazione comunale già dal 1997 ben sei anni
prima dell’istituzione del garante tant’è che lo stesso garante come
previsto dall’art. 4 della delibera 90 del 2003:
“Il
Garante, almeno una volta l’anno, riferisce alla Consulta cittadina per i
problemi penitenziari e alle associazioni maggiormente rappresentative dei
detenuti, tenendo conto delle osservazioni da queste ricevute.”
Meglio
sarebbe stato che il Sindaco si fosse impegnato attraverso i suoi assessorati a
garantire le prestazioni necessarie al recupero e reinserimento delle persone
detenute e invece in questi due anni abbiamo assistito ad un progressivo
smantellamento di tutte quelle azioni e buone prassi nei confronti dei detenuti
e del personale degli istituti che avevano reso Roma una città
all’avanguardia a livello nazionale e internazionale.
L’attuale
amministrazione appena insediata ha ben pensato di smantellare il Piano per le
carceri del comune di Roma che aveva reso possibile sviluppare un insieme di
attività di accoglienza, inserimento lavorativo, culturali, sociali
indispensabili al “recupero” dei detenuti concertate con le istituzioni
interessate. Cosi come è stata impropriamente interrotta prima della scadenza
la convenzione tra il Comune e il Tribunale Ordinario di Roma in applicazione
dell’art. 54 D.Lvo 28 agosto 2000 n° 274 per l’applicazione delle pene a
Lavori di Pubblica Utilità. Un protocollo che, attraverso la restituzione del
danno, l’educazione civica e la presa in carico della persona per un futuro
reinserimento sociale e lavorativo, garantiva sicurezza ai cittadini.
Una
Amministrazione che ha tentato e in parte vi è riuscita di togliere alle
cooperative di tipo”B” che garantiscono l’inserimento lavorativo agli ex
detenuti e agli svantaggiati in genere, gli appalti sul verde pubblico, che non
istituisce più le borse lavoro necessarie all’inserimento lavorativo dei
detenuti, che non prevede fondi per i bandi a favore di detenuti ed ex detenuti,
che ha svuotato di fatto il servizio innovativo delle biblioteche in carcere
ecc… che si limita a finanziare pochi servizi avviati dalla precedente
Amministrazione attraverso il V Dipartimento insufficienti a rispondere alle
esigenze di una popolazione detenuta che a Roma supera le 3000 persone tra
uomini e donne senza parlare delle migliaia in esecuzione penale esterna.
Non
è questo di cui hanno bisogno i detenuti ma soprattutto non è questo di cui ha
bisogno la città di Roma e la sicurezza dei cittadini perché senza attività
di accoglienza, recupero e reinserimento quando le persone vengono liberate se
disperate e senza lavoro possono di nuovo compiere reati. (Ansa)
Lo Cascio: lavorerò solo
nell’interesse dei detenuti
“Chiederò
presto l’aspettativa dalla polizia penitenziaria e dimostrerò da subito, con
i fatti, di essere il garante esclusivamente dei detenuti e non di altri”.
Vincenzo Lo Cascio, ispettore dei baschi azzurri appena nominato dal sindaco
Gianni Alemanno garante dei detenuti di Roma, risponde così a chi mette in
dubbio la sua imparzialità.
“Le
polemiche lasciano il tempo che trovano. Ho sempre lavorato con passione e lo
proverò sul campo. Non voglio neanche difendermi - afferma Lo Cascio. A parlare
per me c’è quanto ho fatto sino ad ora, con progetti di recupero del
patrimonio ambientale per conto del Dap, e ci sarà anche la mia attività
futura”. Il primo impegno che il neo garante dei detenuti di Roma intende
assumere è quello di “lavorare a fianco di Antigone e di altre associazioni
per dare un contributo a trovare la verità sulle morti di Stefano Cucchi e di
Simone La Penna”, i due giovani detenuti romani su cui la magistratura di Roma
sta accertando le cause del decesso.
Lo
Cascio annuncia anche l’intenzione di presentare a breve “un progetto per
impegnare i detenuti romani in lavori socialmente utili” e di volersi occupare
innanzitutto “di coloro che in carcere sono malati”.
Nieri: (Sel): un fatto inaccettabile,
una provocazione
“Diversi
anni fa, in qualità di assessore capitolino, fui tra i promotori, insieme ad
alcune realtà associative, della figura del Garante dei detenuti del Comune di
Roma. Si trattò della prima esperienza simile in Italia. Un’iniziativa
pensata per assicurare la tutela dei diritti delle persone private delle libertà
personali, che rappresentò una delle proposte più avanzate della Giunta
Veltroni sul fronte della tutela dei diritti civili. Chiamammo allora a
ricoprire questo incarico Luigi Manconi, figura autorevole, in grado di svolgere
questo incarico senza condizionamenti. Apprendiamo oggi dagli organi di stampa
che a svolgere questo delicato compito è stato chiamato un funzionario della
polizia penitenziaria.
Un
fatto inconcepibile e inaccettabile, perché tradisce lo spirito di questa
istituzione - è quanto dichiara Luigi Nieri, Capogruppo di Sinistra Ecologi
Libertà nel Consiglio regionale del Lazio - In discussione, infatti, non è il
profilo personale di Vincenzo Lo Cascio, né la polizia penitenziaria. Tuttavia
il fatto che sia nominato Garante un funzionario della polizia penitenziaria è
una contraddizione in termini, anche perché a Vincenzo Lo Cascio non è stato
chiesto nemmeno di licenziarsi, al fine di garantire una equidistanza tra le
parti. In questo modo, dunque, si toglie forza, autorevolezza e autonomia di
giudizio a una figura che dovrebbe essere super partes. Come può pensare,
Alemanno, che un detenuto possa rivolgersi a un poliziotto, magari per
denunciare maltrattamenti subiti proprio dagli stessi poliziotti in carcere? È
evidente che siamo di fronte a una provocazione, a una decisione figlia di una
cultura non liberale”. “Invitiamo dunque Alemanno, nel caso in cui non abbia
già nominato il Garante, di ripensarci e ascoltare le associazioni o chi ha già
lavorato alla realizzazione di questo importante progetto - conclude Nieri”.
Ozzimo (Pd): sbagliata nomina Lo
Cascio a Garante dei detenuti
”Noi
per primi, come Pd, ci siamo posti sin dall’inizio della consiliatura il tema
del Garante dei detenuti ritenendo poi giusta e sensata la scelta di evitare una
sovrapposizione dei ruoli attraverso la firma di un protocollo tra Regione
Lazio, Provincia di Roma e l’allora Comune di Roma. Riesce quindi oggi
difficile capire la decisione inaspettata e non comunicata agli altri enti
firmatari da parte del Sindaco Alemanno di contravvenire al protocollo nominando
come Garante dei detenuti di Roma, Vincenzo Lo Cascio”. Lo ha detto Daniele
Ozzimo, vicepresidente della Commissione politiche Sociali e consigliere Pd di
Roma Capitale.
“La
nomina di un funzionario della polizia penitenziaria - secondo Ozzimo - risulta
inopportuna e sbagliata. Quale garanzia può dare una figura che svolge allo
stesso tempo il ruolo di controllore e quello di controllato?”. (Ansa)
Marroni (Garante Lazio): collaborare
con chi tutela i diritti dei detenuti
“Non
entro nel merito della decisione, legittimamente criticabile, del sindaco di
Roma Gianni Alemanno. Mi limito solo a ricordare che considero ancora
perfettamente valido il Protocollo che firmammo a febbraio 2009 con gli
assessori alle politiche sociali di Comune e Provincia di Roma, Sveva Belviso e
Claudio Cecchini, che rinunciavano a nominare i propri garanti per investire le
risorse risparmiate in politiche volte al miglioramento della vita in
carcere”. Lo dichiara, in una nota, il Garante dei diritti dei detenuti del
Lazio Angiolo Marroni. “Ribadisco altresì la mia volontà - ha concluso
Marroni - a collaborare con tutti coloro che intendono occuparsi della tutela
dei diritti dei detenuti e delle drammatiche problematiche del mondo del
carcere”. (Ansa)
D’Annibale (Pd): Alemanno
così si tuffa nel ridicolo
“Non
conosco il nuovo Garante dei detenuti di Roma Capitale scelto dal Sindaco
Alemanno e non entro nel merito di un giudizio sulla persona. Certo è che la
scelta di far ricoprire questo ruolo a un funzionario di polizia penitenziaria
mi sembra incompatibile e del tutto inopportuna. Fa carta straccia del
protocollo sottoscritto dall’assessore Belviso e da quello provinciale
Cecchini e dal garante regionale dei detenuti Marroni. Il protocollo prevedeva
semplicemente di rafforzare il ruolo del garante regionale.
Dunque
un metodo scorretto per arrivare ad una scelta assurda e premiare gli amici
degli amici. Nessun detenuto si potrà sentire garantito fino in fondo nei suoi
diritti da chi, non solo ha fatto parte, ma addirittura ancora fa parte del
personale deputato alla sua detenzione. Credo sia indispensabile che un ruolo
del genere venga ricoperto da un soggetto terzo, estraneo all’ambiente
penitenziario come è Angiolo Marroni. Sarebbe figura libera da condizionamenti,
meno esposta a interessi di parte e davvero vicina ai bisogni dei detenuti e
delle loro famiglie”. (Apcom)
Bernardini (Radicali): no
stroncature preventive, prova e poi giudichiamolo
Questa
volta non sono d’accordo con i miei amici di Antigone (che non finirò mai di
ringraziare per il prezioso rapporto annuale sulla detenzione in Italia) sulla
stroncatura della nomina a Garante dei detenuti di Roma del Dott. Vincenzo Lo
Cascio che - precisiamolo -
nell’accettare l’incarico, dichiara di abbandonare il Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria di cui fa parte. Mi spiego. Da tempo il
dott. Lo Cascio si occupa per il Dap di reinserimento lavorativo dei detenuti e
conosce alla perfezione la macchina burocratica che per il Ministero della
Giustizia si occupa del trattamento dei detenuti.
Da
quel che so ha lavorato bene, per quanto sia possibile farlo in una situazione
generale di collasso del sistema penitenziario e facendo parte di una struttura,
il Dap, che dovrebbe essere profondamente riformata per la sua elefantiasi
dovuta soprattutto alle centinaia di agenti ivi distaccati mentre nelle carceri
il corpo è in grave carenza di organico e allo stremo delle forze fisiche e
psicologiche. Vediamolo alla prova e poi giudichiamolo.
Del
resto penso che, proprio per le modalità della scelta che ha portato al suo
nome e per la del tutto relativa “anomalia” che rappresenta, il dott. Lo
Cascio sarà osservato sicuramente con attenzione grande per non dire
pregiudiziale. Aggiungo che se oggi le agenzie avessero battuto la notizia che
il Presidente di Antigone Patrizio Gonnella fosse stato nominato “garante”
dei detenuti, io avrei applaudito, nonostante Gonnella sia stato per diversi
anni Direttore di Carcere.
Anzi,
mi auguro che al più presto si istituisca il Garante delle persone private
della libertà a livello Nazionale - fatto peraltro necessario considerata la
normativa europea - nel qual caso non avrei nulla in contrario che a ricoprire
questo incarico fosse proprio Patrizio Gonnella.
Al
Sindaco di Roma Gianni Alemanno mi permetto di suggerire - come stanno facendo
decine di sindaci in tutta Italia - di sostenere la proposta di legge radicale
per estendere il sindacato ispettivo anche ai sindaci delle città ove insistono
gli istituti penitenziari. È fondamentale infatti che i sindaci, sui quali
ricade a livello territoriale il problema del reinserimento sociale dei
detenuti, abbiano la possibilità di visitare il carcere in ogni suo angolo,
come oggi possono fare i parlamentari e i consiglieri regionali. (Ansa)
Gonnella (Antigone): il Garante dei
detenuti deve essere “persona terza”
“La
nomina di Vincenzo Lo Cascio, ispettore della polizia penitenziaria, a garante
dei detenuti di Roma è un caso unico e di cui non si è mai visto eguale nel
panorama mondiale dei diritti umani”. Lo dichiara Patrizio Gonnella,
presidente dell’associazione Antigone, che si batte per i diritti nelle
carceri.
“Appare
incredibile - dice Gonnella - che un delicato compito come quello di garanzia e
tutela delle persone private della libertà venga affidato proprio a chi ha
poteri di custodia. Sarà difficile che anche il più leale dei poliziotti
penitenziari - aggiunge Gonnella - possa svolgere bene un compito che può
mettere in difficoltà proprio i suoi colleghi”.
“La
nomina a garante dei detenuti di un ispettore di polizia penitenziaria, che ha
lavorato nei nuclei operativi mobili (Gom) con il compito di mantenere ordine e
disciplina negli istituti di pena - dichiara Gonnella - rappresenta il tentativo
di svilire questa funzione. Il Garante dei detenuti deve essere, necessariamente
persona terza, come dicono gli organismi internazionali - insiste Gonnella -
autorevole e con una lunga militanza in materia di diritti umani. Se a garanzia
delle persone private della libertà in una città come Roma teatro, negli
ultimi tempi, di gravi fatti come il caso Cucchi o La Penna si sceglie un
poliziotto penitenziario - conclude Gonnella - allora è meglio non nominare
nessuno”. (Asca)
Storace (La Destra): dopo Lo Cascio
Alemanno nomini Dracula all’Avis
“Dopo
la nomina di un appartenente al Dap come garante comunale dei detenuti ci
aspettiamo, coerentemente, Alemanno nomini Dracula all’Avis”. Lo ha detto il
consigliere comunale de La Destra Francesco Storace in merito alla nomina di
Vincenzo Lo Cascio, funzionario della Polizia penitenziaria, a garante per i
detenuti di Roma capitale. (Ansa)
Lumia (Pd): nomina lo Cascio è
Garanzia per i diritti dei detenuti
“Apprendo
con favore la notizia della nomina di Vincenzo Lo Cascio a garante per i
detenuti di Roma. Di lui apprezzo le capacità professionali ed il profilo umano
che ho avuto modo di constatare quando collaborava col Movi (Movimento per il
volontariato italiano). Lo Cascio conosce alla perfezione la macchina
burocratica ed ha maturato importanti esperienze nel settore del recupero e
dell’inclusione sociale. Sono convinto che saprà svolgere con competenza
l’incarico ricevuto a garanzia dei diritti dei detenuti”. Lo dichiara il
senatore del Pd Giuseppe Lumia. (Adnkronos)
Cecchini (Provincia Roma): credo Lo
Cascio abbia curriculum incompatibile con carica
“Non
conosco personalmente Vincenzo Lo Cascio, e non ho nessun motivo per mettere in
dubbio che abbia tutte le capacità umane e professionali per essere un buon
garante dei detenuti. Credo però che il suo curriculum lo renda incompatibile
con questo incarico per una questione di forma e di opportunità. A vigilare sui
diritti dei detenuti è bene che sia una parte terza, né un ex detenuto, né un
ex dipendente della polizia penitenziaria, ma semplicemente una persona che
voglia essere attenta a quel che succede nelle carceri e mettersi a disposizione
di chi, già privato della libertà personale, non ha abbastanza voce per far
valere i propri diritti”. Lo afferma in una nota l’assessore alle Politiche
sociali della Provincia di Roma, Claudio Cecchini.
“Non
serve una sensibilità al di sopra della media per immaginare che un funzionario
della polizia penitenziaria possa essere visto con qualche pregiudizio dai
detenuti, e già questo punto di partenza è un passo falso, se al garante si
vuole attribuire un’autorevolezza che lo ponga, come sarebbe giusto, al di
sopra delle parti. Nel 2009, per conto della Provincia di Roma, ho firmato un
protocollo d’intesa con l’assessore comunale ai servizi sociali, Sveva
Belviso, e con il Garante regionale per i detenuti, Angiolo Marroni, per una
collaborazione in questo campo. Di quel protocollo - conclude Cecchini - voglio
confermare la validità. Credo però che a questo punto alla Provincia e al
Garante regionale sia richiesto uno sforzo in più di attenzione e di ascolto:
essere al di sopra delle parti mi pare oggi un requisito ancora più necessario
per mantenere credibilità istituzionale, prima di tutto verso la popolazione
carceraria del nostro territorio, e in seconda battuta verso tutti i
cittadini”. (Dire)
Alzetta (Roma in Action): un po’
come mettere il lupo a guardia delle pecore
Con
ordinanza del sindaco Gianni Alemanno, il Comune di Roma ha nominato quale
garante cittadino dei diritti dei detenuti Vincenzo Lo Cascio, funzionario di
Polizia Penitenziaria, per nove anni impegnato nei Gruppi operativi mobili (Gom).
“Una nomina inaccettabile” per Andrea Alzetta di Roma in Action. “È un
po’ come mettere il lupo a guardia delle pecore o nominare un pedofilo maestro
alle elementari...”, commenta in una nota. (Dire)
Masini (Pd): scelta che lascia
allibiti, da Alemanno una decisione priva di senso
“Ci
sembra assolutamente priva di senso la decisione di nominare come garante dei
detenuti un funzionario della Polizia Penitenziaria. Su un tema così delicato
come le carceri anche dopo gli ultimi avvenimenti la scelta del sindaco Alemanno
lascia allibiti e non garantisce sul rispetto dei diritti e sulla trasparenza di
quanto avviene nelle carceri. Il Garante dei detenuti nominato da Alemanno
finirebbe infatti a far due parti in commedia contravvenendo inevitabilmente
alla funzione di controllo per questo chiediamo al Sindaco di tornare sui suoi
passi”. Lo dice in una nota Paolo Masini, consigliere Pd di Roma Capitale.
(Redattore Sociale)
Osapp: fieri di Lo Cascio, simbolo
evoluzione della Polizia penitenziaria
“La
nostra organizzazione è fiera della designazione dell’Ispettore di polizia
penitenziaria Vicenzo Lo Cascio quale nuovo garante dei detenuti della
Capitale”. A dichiararlo è Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp
(Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria). “A nome di tutta
la categoria - prosegue Beneduci - facciamo gli auguri al nuovo funzionario e
nostro collega”. “Con l’incarico affidato ad uno dei nostri - prosegue -
cade definitivamente, almeno a Roma, quel muro fatto di luoghi comuni e di
sospetti, di accuse infondate e di insane contrapposizioni, nella battaglia
verso un sistema penitenziario migliore al suo interno e per l’intera società
civile”. “Un ringraziamento, quindi, - conclude Beneduci - al sindaco
Alemanno per aver compreso questo. E un grande in bocca al lupo al nuovo Garante
dei detenuti del Lazio, simbolo del riscatto di tutta la categoria e con il
quale siamo pronti a collaborare al meglio delle nostre possibilità”. (Apcom)
Luigi Pagano: soddisfazione per Lo Cascio garante detenuti a Roma
"Mi si permetta di complimentarmi con il sindaco di Roma Gianni Alemanno per aver scelto Vincenzo Lo Cascio quale garante dei detenuti della Capitale. Conosco personalmente Lo Cascio perché oramai da anni collabora con il Provveditorato di Milano nella realizzazione di svariate attività che hanno come obiettivo il rispetto dei diritti dei detenuti e il loro reinserimento sociale e di lui ho potuto apprezzare spiccate capacità tecniche e doti, non comuni, di equilibrio e trasparenza. Orgoglioso, quindi, per questo incarico che viene affidato a un operatore penitenziario segno di grande apprezzamento per il nostro lavoro da parte dei massimi responsabili degli enti locali. Sono sicuro che i detenuti delle carceri romane avranno in lui vero garante rispettoso dei loro diritti e persona in grado di favorire l'interazione tra carcere e società". Lo afferma Luigi Pagano, Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria della Lombardia. (Il Velino)
Sindacato Funzionari Polizia: soddisfazione per Locascio garante detenuti di Roma
"L'Anfap, Associazione nazionale dei funzionari di Polizia penitenziaria, apprende con vivo piacere l'incarico che il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha appena conferito a Vincenzo Lo Cascio, ispettore di Polizia Penitenziaria". A dichiararlo è Silvio Gallo, presidente dell'Anfap, che valuta positivamente la scelta di Vincenzo Lo Cascio quale Garante dei detenuti per Roma Capitale per l'esperienza maturata e le numerose iniziative, in favore delle persone detenute, curate nel corso della sua attività di servizio. Preferiamo non cadere nella rete delle polemiche tessuta, in queste ore, da chi negativizza la scelta di un appartenente alla Polizia Penitenziaria nel delicato ambito di tutela e garanzia per cittadini e stranieri ristretti nei penitenziari della capitale. Per ora ci limitiamo sostenere, con orgoglio, la valutazione operata dal Sindaco Alemanno perché è una scelta vincente, prosegue Silvio Gallo, in quanto cade su chi il mondo penitenziario lo conosce con i fatti, non su quotidiani o con le passerelle di ferragosto. Forse prima di sentenziare, e giudicare l'operato di chi ancora non ha agito, bisognerebbe conoscere il difficile lavoro che quarantamila poliziotti penitenziari, sotto organico di 6mila unità e con una popolazione detenuta che sfiora cifra 70mila, ogni giorno svolgono per dare, da un lato, sicurezza ai cittadini liberi e dall'altro garantire che l'esecuzione dei provvedimenti restrittivi disposti dall'Autorità giudiziaria sia conforme alla Legge tenendo massima l'attenzione verso i disagi della popolazione detenuta. Sono circa 200 i casi in cui solo il tempestivo e professionale intervento della Polizia Penitenziaria ha scongiurato il peggio di fronte a gesti autosoppressivi posti in essere da persone detenute, ma nessuno lo dice o se ne ricorda. Siamo consapevoli, conclude Silvio Gallo, delle difficoltà, dei pregiudizi che Vincenzo Lo Cascio dovrà superare e per questo gli esprimiamo la nostra solidarietà augurandogli buon lavoro". (Il Velino)
Favi (Pd): perplessità per nomina Lo Cascio a
Garante dei detenuti di Roma
“Ci lascia perplessi la nomina a Garante dei diritti dei detenuti del comune di Roma dell’ispettore Vincenzo Lo Cascio, vicino a tutte le iniziative del capo del Dap Ionta, che in materia di trattamento penitenziario non ha certamente brillato, ma ha previsto di utilizzare i fondi della cassa delle ammende per opere di edilizia penitenziaria invece che per programmi volti al recupero e al reinserimento dei detenuti”. È quanto afferma Sandro Favi, responsabile carceri del Partito Democratico. “Le polemiche seguite alla nomina dell’ispettore Vincenzo Lo Cascio - continua Favi - dimostrano quanto sia urgente l’approvazione di una legge che istituisca questa figura a livello nazionale e la raccordi con quelli degli enti locali”. “Per il Pd - conclude Favi - la figura del garante deve essere caratterizzata da indipendenza, autonomia e comprovata professionalità nel campo della difesa dei diritti umani”.
(Adnkronos)
Questo
notiziario è registrato al Registro Stampa del Tribunale di Padova (n° 1964
del 22 agosto 2005)
e al Registro Nazionale degli Operatori della Comunicazione (n° 12772 del 10
dicembre 2005).
Ha ottenuto il Marchio di Certificazione dell'Osservatorio A.B.C.O. dei Beni
Culturali
Se volete cancellarvi dalla nostra mailing list cliccate qui