Per ricordare Graziano "Dado" Scialpi: la rassegna stampa
Rassegna stampa
"Dado" non ce l'ha fatta..., comunicato di Ristretti Orizzonti
L’Usl aprirà un’indagine sugli esami eseguiti in ritardo, di Giovanni Viafora
La lenta agonia di Graziano Scialpi, morto numero 136 nelle carceri italiane, di Luigi Manconi
Esami
negati per un anno, carcerato muore di tumore, di Giovanni Viafora
Muore
in ospedale Graziano Scialpi, polemiche sui tempi del ricovero
È
morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, il giornalista di
Codroipo…
È
morto Graziano Scialpi, il vignettista di Ristretti Orizzonti
Graziano
è morto. No, Graziano è stato ucciso, di Riccardo Arena
Padova:
detenuto morto in ospedale, polemica su tempi ricovero
Trieste: morto Graziano Scialpi, uccise la cognata e accecò la moglie
"Dado"
non ce l'ha fatta..., comunicato di Ristretti Orizzonti
Graziano Scialpi non ce l'ha fatta. Graziano era
"Dado", era lo straordinario personaggio di quelle vignette che per
anni hanno fatto ridere amaramente, dalle pagine di Ristretti Orizzonti, tante
persone che hanno a cuore le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri
italiane.
Non sappiamo neppure se sia giusto dire "è morto di malattia": certo,
era malato, un tumore devastante che dai polmoni era arrivato dappertutto, ma
qualche domanda ci resta nel cuore e nella testa: perché ha sofferto così
tanto, un anno di dolori atroci in attesa di una risonanza magnetica che non
arrivava? era davvero una sofferenza "inevitabile"? perché un
ricovero solo quando le gambe ormai erano paralizzate e il male lo costringeva a
notti insonni con la paura di diventare matto dal dolore?
Noi di Ristretti Orizzonti, assieme alla cooperativa Altracittà e
all'associazione Granello di Senape, vogliamo ricordarlo così com'era davvero:
ci ha fatto ridere, piangere, arrabbiare, pensare, ora speriamo solo che la sua
storia serva a puntare un'attenzione nuova su chi sta male in carcere. Non si
può essere detenuti e pensare che, oltre che la libertà, sia così facile
anche perdere la salute.
L’Usl aprirà un’indagine
sugli esami eseguiti in
ritardo, di Giovanni Viafora
Corriere del Veneto, 19 ottobre 2010
Un anno di tormenti non ascoltati e di visite mediche negate: così è morto l’altro ieri in ospedale, per un tumore ai polmoni, Graziano Scialpi, il 48enne ex giornalista di Trieste Oggi, che dal 1996 scontava al “Due Palazzi” una condanna per omicidio. Ma dopo la denuncia alla
magistratura fatta dalla famiglia e la scioccante testimonianza del padre dell’uomo raccolta da questo giornale (“Mio figlio è stato lasciato morire senza neanche poter fare una risonanza - ha dichiarato il signor Vittorio Scialpi - non gli credevano e lo hanno tenuto dentro finché è rimasto paralizzato”) ieri è giunta la notizia che l’Usl 16 è pronta ad aprire un’indagine interna per chiarire eventuali responsabilità nella vicenda. A rendere noto il fatto è stato in prima persona il direttore generale dell’Usl 16 Fortunato Rao, sul quale da pochi mesi compete la gestione del servizio sanitario all’interno del carcere.
“Faremo tutti gli accertamenti per far luce sul caso - ha dichiarato il direttore - e se verranno evidenziati comportamenti scorretti non esiteremo ad intervenire”. La Procura intanto ha ordinato il blocco dei funerali e già domani potrebbe disporre l’autopsia sul corpo del defunto. Sempre la settimana prossima, invece, il legale della famiglia, l’avvocato Anna Maria Alborghetti, chiederà al magistrato di sentire alcuni testimoni: tra questi i genitori di Graziano e alcuni volontari che operano nella casa di reclusione e che erano a conoscenza del travaglio subito dall’uomo. Mentre agli atti potrebbe finire anche la drammatica intervista rilasciata da Scialpi a Radio Radicale appena lo scorso 28 settembre. Un’intervista nella quale diceva: “Sono in ospedale; ho scoperto solo adesso di avere un cancro ai polmoni: da un anno dicevo che avevo male, ma in carcere non mi hanno permesso di fare le analisi”.
La lenta agonia di Graziano Scialpi, morto numero 136 nelle carceri italiane, di Luigi Manconi
L’Unità, 18 ottobre 2010
La sera del 14 ottobre intorno alle ore 23 è morto Graziano Scialpi. Aveva 48 anni ed era detenuto da tempo nella casa di reclusione di Padova dove collaborava come disegnatore alla rivista Ristretti Orizzonti. Suo era il personaggio di Dado, protagonista di quelle strisce. Da un anno circa, Scialpi, accusava dolori diffusi che dallo scorso novembre erano diventati intollerabili. I medici hanno sempre minimizzato e per un anno non hanno ritenuto opportuno sottoporlo a risonanza magnetica. Qualche mese fa Scialpi ha iniziato a orinare con difficoltà, problema attribuito a “disturbi dell’età” da uno dei sanitari.
La notte del 23 agosto si è ritrovato paralizzato. La mattina successiva è stato portato all’ospedale sulla sedia a rotelle e con le manette ai polsi. È stato operato immediatamente, essendo stato riscontrato un carcinoma che dal polmone aveva ormai invaso spina dorsale, midollo, ossa, cervello. Si è spento l’altra sera nell’ospedale civile di Padova.
Graziano Scialpi è il 136° detenuto morto nel corso del 2010, nel sistema penitenziario italiano, per cause che vengono definite - non so se più per ottusità o per crudeltà - “naturali”. Nello stesso periodo 55 sono stati i suicidi all’interno della popolazione detenuta.
Esami negati per un anno, carcerato muore di tumore,
di
Giovanni Viafora
Corriere
Veneto, 16 ottobre 2010
L’ultimo,
affannoso respiro Graziano Scialpi lo ha esalato la notte scorsa. A fianco del
suo letto d’ospedale faceva capolino una vignetta mandatagli appena due giorni
prima dall’amico Staino. Con scritto: “Reagisci”. Ma Graziano, il 48enne
ex giornalista di Trieste Oggi, che da anni era detenuto a Padova per
l’omicidio della cognata e il ferimento della moglie - fatto avvenuto nel
1996, che ebbe grande eco su tutta la stampa - non ce l’ha fatta. È morto per
un tumore devastante ai polmoni e alla schiena, che lo aveva colpito un anno fa.
La
sua agonia, però, ora rischia di aprire un nuovo caso, perché la famiglia
dell’uomo - che tramite l’avvocato Anna Maria Alborghetti ha presentato un
esposto in procura - chiama in causa direttamente i responsabili sanitari della
casa di reclusione “Due Palazzi”.
“Dallo
scorso novembre mio figlio chiedeva di fare una risonanza magnetica per cercare
di capire la natura del fortissimo mal di schiena che lo tormentava - racconta
con la voce rotta il signor Vittorio Scialpi, padre di Graziano - ma nessuno gli
ha mai permesso di fare una neanche una visita. Lo hanno tenuto dentro finché
una notte lo hanno trovato paralizzato. Finché era troppo tardi”.
Rivissuta
dalle parole del padre, la vicenda di Scialpi, che in questi anni aveva prestato
intelligenza, umorismo e passione alla rivista dei detenuti “Ristretti
Orizzonti”, è sconvolgente. A tratti quasi irreale. “Lui era arrivato al
punto di trascinare le gambe sul pavimento, ma neanche in quel caso gli
credevano”, afferma l’anziano genitore.
Vittorio,
originario di Codroipo (Udine), riprende la storia dall’inizio: “I primi
segni della malattia sono apparsi nel novembre 2008 - sussurra - all’epoca mio
figlio godeva del regime della semilibertà e di giorno lavorava all’esterno
del carcere, così quando usciva si comprava degli antidolorifici per il mal di
schiena.
Già
allora aveva chiesto il permesso di farsi visitare, ma non gli fu concesso. I
problemi sono arrivati qualche mese dopo, quando a Graziano è stata revocata la
semilibertà, perché gli avevano trovato nel sangue le tracce di quegli
oppiacei che aveva assunto per calmare il dolore. Tornato dentro non gli hanno
fatto prendere nemmeno il Voltaren e così le cose di sono immediatamente
aggravate”.
Vittorio,
si ferma. E ricorda: “A quel punto abbiamo sollecitato i responsabili della
struttura detentiva, perché permettessero alcune visite specialistiche. Io
stesso avevo chiesto al giudice di sorveglianza di consentire a mio figlio
un’uscita: lo avrei accompagnato io dal dottore. Niente, hanno
cincischiato”.
A
marzo 2010 la malattia si è fatta sempre più aggressiva. Scialpi chiede
nuovamente di potersi sottoporre ad una risonanza e questa volta i responsabili
medici del carcere accettano. Ma accade l’inverosimile. “Caricano Graziano
su una ambulanza e lo portano in ospedale - ricorda il padre - ma il giorno
della visita era quello sbagliato. La visita era l’indomani. Così conducono
di nuovo mi figlio in carcere, ma il giorno dopo non lo riportano in
ospedale”.
Il
30 aprile 2010 Scialpi, sofferente, viene portato in pronto soccorso: gli fanno
soltanto una visita ortopedica e gli danno dei palliativi. “In casa di
reclusione, però, durante le ferie i medici non gli somministravano medicinali.
E così Graziano rimaneva piegato dal dolore - prosegue il signor Vittorio. Un
giorno sono stato costretto a interrompere il nostro colloquio perché lui non
ce la faceva”.
Prima
dell’estate il padre compra un busto al figlio, però c’è chi non permette
l’ingresso in cella dell’attrezzo. “Ho dovuto spedirlo due volte e solo
alla terza, grazie alla benevolenza di qualche agente, Graziano ha potuto
ricevere il busto e indossarlo”, riprende Vittorio. Si arriva ad agosto.
Graziano ormai non muove più le gambe. E una notte rimane paralizzato. Gli
agenti dunque decidono di portarlo immediatamente in ospedale.
“I
medici gli fanno le lastre e appena le vedono lo portano in sala operatoria -
sussurra il signor Vittorio - aveva un tumore enorme, partito dai polmoni ed
esteso fino alla schiena. Bastava fargli quegli esami un anno prima e forse non
sarebbe finita così”. Graziano è morto ieri notte. Sul suo caso ora farà
luce probabilmente la magistratura. Questa mattina, intanto, in carcere è stato
distribuito un volantino. Con scritto: “Dado se n’è andato, ciao Graz”.
Dado era il personaggio dei fumetti inventato da Graziano Scialpi, l’ex
giornalista morto con a fianco la vignetta dell’amico Staino.
Muore
in ospedale Graziano Scialpi, polemiche sui tempi del ricovero
Il
Mattino, 16 ottobre 2010
È
morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, detenuto nel carcere Due
Palazzi e da tempo affetto da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale. Da un
anno chiedeva inutilmente ai medici del carcere di essere sottoposto ad un esame
radiologico
È
morto nell’ospedale di Padova durante la notte di giovedì Graziano Scialpi,
il detenuto che, affetto da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale, da un
anno chiedeva inutilmente ai medici del carcere “Due Palazzi di Padova”,
dove era detenuto, di essere sottoposto ad un esame radiologico.
Ex
giornalista, il 21 dicembre 1996 uccise a colpi di pistola in un appartamento di
viale Miramare a Trieste la cognata Giovanna Flamigni e rese cieca l’allora
moglie Fernanda. È stato condannato a 30 anni di carcere che stava scontando
nel penitenziario di Padova.
Ne
dà notizia in una nota il sito www.radiocarcere.com. “Graziano è stato
ucciso - afferma Riccardo Arena che cura il sito web - la sua è infatti una
delle tante morti causate dal carcere e dalla negazione del diritto alla salute.
Era un anno che Graziano chiedeva di essere curato, da un anno accusava dei
terribili dolori. Ma nulla è stato fatto. Nessuna cura. Nessuna analisi. Poi,
come raccontato dallo stesso Graziano ai microfoni di Radiocarcere su Radio
Radicale, alla fine di agosto si è trovato paralizzato nella sua cella e le sue
condizioni erano talmente gravi da non riuscire neanche ad urinare. Solo allora
- continua Arena - i medici del carcere Due Palazzi di Padova, si sono decisi a
portare Graziano in ospedale, dove gli è stato diagnosticato un tumore ai
polmoni e alla spina dorsale”. Giovedì 14 ottobre, verso mezzanotte, Graziano
è morto e “la sua storia - conclude la nota - è la storia di un omicidio
commesso in carcere e dal carcere”. Scialpi collaborava con la rivista
Ristretti Orizzonti e spesso interveniva nella rubrica “Lettere dal
carcere”, che il Mattino di Padova dedica al carcere.
È
morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, il giornalista
di Codroipo…
Il
Gazzettino, 16 ottobre 2010
È
morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, il giornalista di Codroipo
detenuto nel carcere “Due Palazzi” e da tempo affetto da un tumore ai
polmoni e alla spina dorsale.
Il
caso a suo tempo riempì le cronache dei giornali. Scialpi, allora
trentaquattrenne e disoccupato, in preda a una profonda crisi depressiva, aveva
sparato e distrutto la sua famiglia: salvo per miracolo il figlioletto di due
anni, la moglie Fernanda era stata ferita e resa cieca e la cognata Giovanna
Flamigni, che tentava di proteggerla, colpita a morte. Era il 21 dicembre del
1996. I coniugi non vivevano insieme in quel periodo perché la donna era
preoccupata dalle condizioni psichiche del marito, rimasto senza lavoro a causa
della chiusura del giornale di cui era dipendente. In appello la Corte di assise
di Trieste aumentò di due anni la pena inflitta
“Non
ho sparato volontariamente, non ero andato a casa con quell’intenzione. Sono
partiti i colpi...poi ho tentato di spararmi ma non ci sono riuscito” dichiarò
al momento della sentenza. Quand’era detenuto nel carcere di Trieste allestì
con i compagni l’Amleto di Shakespeare. Una sperimentazione che per lui fu
preziosa: “Quando sono Amleto io evado, non mi sembra più di stare in
cella”.
Scialpi
è ricordato in una nota da Ristretti Orizzonti: “Graziano era Dado, era lo
straordinario personaggio di quelle vignette che per anni hanno fatto ridere
amaramente, dalle pagine di Ristretti Orizzonti, tante persone che hanno a cuore
le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane”. Dopo aver
ricordato la malattia, vengono poste alcune domande sui tempi di ricovero dopo
“un anno di dolori atroci in attesa di una risonanza magnetica che non
arrivava?”. Sul sito di Radiocarcere - informa una nota - Riccardo Arena
rileva che la scomparsa di Scialpi è “una delle tante morti causate dal
carcere e dalla negazione del diritto alla salute”, indicando che era un anno
che il detenuto chiedeva di essere curato ma solo ad agosto è stato portato in
ospedale.
Detenuto
malato muore, è polemica sui ritardi nelle cure
L’Arena,
16 ottobre 2010
È
morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, detenuto nel carcere “Due
Palazzi” e da tempo affetto da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale.
Scialpi è ricordato in una nota da “Ristretti Orizzonti”: “Graziano era
“Dado”, era lo straordinario personaggio di quelle vignette che per anni
hanno fatto ridere amaramente, dalle pagine di “Ristretti Orizzonti”, tante
persone che hanno a cuore le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri
italiane”. Dopo aver ricordato la malattia, vengono poste alcune domande sui
tempi di ricovero dopo “un anno di dolori atroci in attesa di una risonanza
magnetica che non arrivava”.
Sul
sito di Radiocarcere - informa una nota - Riccardo Arena rileva che la scomparsa
di Scialpi è “una delle tante morti causate dal carcere e dalla negazione del
diritto alla salute”, indicando che era un anno che il detenuto chiedeva di
essere curato ma solo ad agosto è stato portato in ospedale.
È
morto Graziano Scialpi, il vignettista di Ristretti Orizzonti
www.innocentievasioni.net,
16 ottobre 2010
Da
novembre in poi aveva cominciato ad avere dolori lancinanti, me nessun medico
del carcere gli ha creduto, pensavano esagerasse. Quando ha cominciato a non
muovere più le gambe e a non urinare, gli hanno detto che erano “disturbi
dell’età” (aveva 48 anni). In un anno, non sono riusciti a fargli fare una
risonanza magnetica, finché ad agosto una sera si è ritrovato paralizzato, la
mattina dopo l’hanno ricoverato d’urgenza (con le manette) e operato subito:
carcinoma che dal polmone aveva ormai invaso tutto, spina dorsale, midollo,
ossa, cervello.
Graziano è morto. No, Graziano è stato ucciso,
di
Riccardo Arena
www.radiocarcere.com,
15 ottobre 2010
Graziano
era detenuto nel carcere Due Palazzi di Padova. Graziano era da un anno stava
male. Da un anno chiedeva ai medici del carcere di essere visitato. Da un anno
accusava dei terribili dolori. Nulla è stato fatto. Nessuna cura. Nessuna
analisi. Anzi, i medici del carcere dicevano che Graziano fingeva… simulava
una malattia! Ed infatti: a fine agosto Graziano è paralizzato nella sua cella.
Sta talmente male che non riesce neanche ad urinare. Solo allora… solo allora,
i “medici” del carcere 2 palazzi di Padova, si decidono a portare Graziano
in ospedale. Ospedale dove si scopre che Graziano ha un tumore ai polmoni e alla
spina dorsale. L’assassinio è compiuto. Giovedì 14 ottobre, verso
mezzanotte, Graziano muore.
È
la storia di un omicidio commesso in carcere e dal carcere. Ma forse ha ragione
il ministro Alfano quando dice: “nelle carceri abbiamo seminato bene e
continueremo a farlo”
Diagnosi
e cure tardive: Graziano non ce l’ha fatta
Redattore
Sociale, 15 ottobre 2010
A
un anno di distanza dall’inizio del suo calvario, è morto il detenuto del
carcere Due Palazzi di Padova che, dal letto d’ospedale, aveva contribuito con
la sua storia a puntare un riflettore sulla problematica della tutela della
salute in carcere.
A
un mese dal ricovero e a un anno di distanza dall’inizio del suo calvario, è
morto qualche ora fa Graziano Scialpi (48 anni), detenuto del carcere Due
Palazzi di Padova che negli ultimi tempi, dal letto d’ospedale, aveva
contribuito con la sua storia a puntare un riflettore sulla problematica della
tutela della salute in carcere. Soltanto una settimana fa aveva raccontato a
Redattore Sociale la sua vicenda: una prognosi tardiva, fortissimi dolori, esami
ospedalieri saltati e l’epilogo, con una diagnosi di tumore incurabile.
“Ho
cominciato a star male nel novembre del 2009 - aveva raccontato Graziano -.
Quando finalmente mi fu prescritta una risonanza magnetica, mi accompagnarono in
ospedale il giorno sbagliato e l’appuntamento saltò. Non venni giù riportato
a fare l’esame”. Poi arrivò il 24 agosto di quest’anno, quando fu
ricoverato: “Il tumore era partito dai polmoni e si era espanso.
Una
parte della massa mi è stata tolta durante l’operazione, ma il resto non è
operabile perché troppo esteso”.
Amaro
il commento di Ristretti Orizzonti, che ha dato la notizia del decesso: “Non
sappiamo neppure se sia giusto dire è morto di malattia - è scritto in una
breve nota: certo, era malato, un tumore devastante che dai polmoni era arrivato
dappertutto, ma qualche domanda ci resta nel cuore e nella testa: perché ha
sofferto così tanto, un anno di dolori atroci in attesa di una risonanza
magnetica che non arrivava? Era davvero una sofferenza “inevitabile”? Perché
un ricovero solo quando le gambe ormai erano paralizzate e il male lo
costringeva a notti insonni con la paura di diventare matto dal dolore?”.
Graziano
era l’autore di quelle vignette che hanno accompagnato tanti numeri di
Ristretti Orizzonti, vignette che “per anni hanno fatto ridere amaramente
tante persone che hanno a cuore le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri
italiane”. Questo l’affettuoso saluto di tutto il team: “Noi di Ristretti
Orizzonti, assieme alla cooperativa Altracittà e all’associazione Granello di
Senape, vogliamo ricordarlo così com’era davvero: ci ha fatto ridere,
piangere, arrabbiare, pensare, ora speriamo solo che la sua storia serva a
puntare un’attenzione nuova su chi sta male in carcere. Non si può essere
detenuti e pensare che, oltre che la libertà, sia così facile anche perdere la
salute”.
Radiocarcere:
detenuto muore per tumore ai polmoni
Agi,
15 ottobre 2010
È
morto nell’ospedale di Padova durante la notte di giovedì Graziano Scialpi,
il detenuto che, affetto da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale, da un
anno chiedeva inutilmente ai medici del carcere ‘Due Palazzi di Padova’ dove
era detenuto, di essere sottoposto ad un esame radiologico. Lo si legge in una
nota del sito www.radiocarcere.com, che cura la rubrica Radiocarcere di Radio
Radicale. “Graziano è stato ucciso - afferma Riccardo Arena che cura il sito
web - la sua è infatti una delle tante morti causate dal carcere e dalla
negazione del diritto alla salute. Era un anno che Graziano chiedeva di essere
curato, da un anno accusava dei terribili dolori. Ma nulla è stato fatto.
Nessuna
cura. Nessuna analisi. Poi, come raccontato dallo stesso Graziano ai microfoni
di Radiocarcere su Radio Radicale, alla fine di agosto si è trovato paralizzato
nella sua cella e le sue condizioni erano talmente gravi da non riuscire neanche
ad urinare. Solo allora - continua Arena - i medici del carcere Due Palazzi di
Padova, si sono decisi a portare Graziano in ospedale, dove gli è stato
diagnosticato un tumore ai polmoni e alla spina dorsale”. Giovedì 14 ottobre,
verso mezzanotte, Graziano è morto e “la sua storia - conclude la nota - è
la storia di un omicidio commesso in carcere e dal carcere”.
Padova:
detenuto morto in ospedale, polemica su tempi ricovero
Ansa,
15 ottobre 2010
È
morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, detenuto nel carcere Due
Palazzi e da tempo affetto da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale.
Scialpi
è ricordato in una nota da Ristretti Orizzonti: “Graziano era Dado, era lo
straordinario personaggio di quelle vignette che per anni hanno fatto ridere
amaramente, dalle pagine di Ristretti Orizzonti, tante persone che hanno a cuore
le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane”. Dopo aver
ricordato la malattia, vengono poste alcune domande sui tempi di ricovero dopo
“un anno di dolori atroci in attesa di una risonanza magnetica che non
arrivava?”. Sul sito di Radiocarcere - informa una nota - Riccardo Arena
rileva che la scomparsa di Scialpi è “una delle tante morti causate dal
carcere e dalla negazione del diritto alla salute”, indicando che era un anno
che il detenuto chiedeva di essere curato ma solo ad agosto è stato portato in
ospedale.
Detenuto
muore per tumore: stava male, non gli credevano
www.corriere.it,
15 ottobre 2010
Graziano
Scialpi nel 1996 a Trieste uccise la cognata e ferì la moglie, che rimase
cieca. In settembre aveva denunciato: solo adesso scoprono che ho un cancro.
È
morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, 48 anni, detenuto nel carcere
Due Palazzi dopo aver ammazzato la cognata e ferito la moglie, affetto da un
anno da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale. Il 28 settembre aveva
denunciato a Radio radicale la sua situazione: “È da un anno che stavo male,
ma solo oggi scoprono che ho un tumore ai polmoni e alla spina dorsale”.
Scialpi da un anno accusava terribili dolori e chiedeva ai medici visite in
ospedale che, secondo Radio Carcere, gli sono state fatte fare solo
recentemente.
La
tragedia del 1996 - Scialpi, cronista freelance, un’esperienza al quotidiano
Trieste Oggi e a La Cronaca, negli anni Novanta non aveva mai accettato la
separazione dalla moglie. Qualche giorno prima di Natale, nel 1996, Scialpi era
entrato nell’appartamento dove viveva la moglie Fernanda Flamigni (allora
ventinovenne) davanti alla stazione di Trieste per riprendersi il figlio Umberto
di due anni. Con sé aveva la pistola del padre. Con l’arma aveva sparato
quattro colpi, uno dei quali aveva ucciso la cognata e ferito la moglie (che a
causa del proiettile rimase cieca). Aveva poi tentato di uccidersi ma la pistola
si era inceppata. In quel momento era disoccupato e con la casa ipotecata.
“Dado”
- Scialpi, che stava scontando la pena nel carcere Due Palazzi di Padova, è
ricordato in una nota da “Ristretti Orizzonti”, la cooperativa che sostiene
e promuove le attività dei detenuti: “Graziano era Dado, era lo straordinario
personaggio di quelle vignette che per anni hanno fatto ridere amaramente, dalle
pagine di “Ristretti Orizzonti”, tante persone che hanno a cuore le
condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane”. Dopo aver ricordato
la malattia, vengono poste alcune domande sui tempi di ricovero dopo “un anno
di dolori atroci in attesa di una risonanza magnetica che non arrivava?”. Sul
sito di Radiocarcere - informa una nota - Riccardo Arena rileva che la scomparsa
di Scialpi è “una delle tante morti causate dal carcere e dalla negazione del
diritto alla salute”, indicando che era un anno che il detenuto chiedeva di
essere curato ma solo ad agosto è stato portato in ospedale.
Trieste: morto Graziano Scialpi,
uccise la cognata e accecò la moglie
di Maddalena Rebecca
Il Piccolo, 15 ottobre 2010
Graziano Scialpi, l’ex giornalista di 48 anni che nel dicembre del 1996 in un appartamento di viale Miramare freddò a colpi di pistola la cognata e accecò la moglie, è morto all’Ospedale civile di Padova. Leggi tutto Il suo cuore ha cessato di battere poco dopo la mezzanotte nella stanza in cui era stato ricoverato alla fine di agosto e dove, appena pochi giorni fa, aveva ricevuto la notizia della sospensione della pena per motivi di salute. Era malato da tempo.
Il tumore aveva seriamente compromesso il funzionamento dei polmoni e aggredito la spina dorsale, tanto da convincere appunto la direzione del carcere Due Palazzi di Padova, dove stava scontando una condanna a 30 anni (scesi poi a 24 per effetto di indulto e buona condotta), a trasferirlo dalla cella al reparto di Oncologia. Un trasferimento giudicato però colpevolmente tardivo dai genitori di Scialpi, che hanno seguito e accudito il figlio fino all’ultimo, e dalle voci raccolte da Radiocarcere e Radio Radicale. “Graziano è stato ucciso - si legge nella nota comparsa poche ore dopo il decesso sul sito internet www.radiocarcere.it.
La sua è una delle tante morti causate dal carcere e dalla negazione del diritto alla salute. Era un anno che Graziano chiedeva di essere curato, da un anno accusava terribili dolori. Eppure non è stato fatto nulla. Gli sono stati negati sia l’esame radiologico richiesto sia le cure di cui avrebbe avuto bisogno - scrive l’autore della rubrica Riccardo Arena. rilanciando un’accusa mossa da tempo dai genitori dell’ex detenuto - . Qualcosa si è mosso solo lo scorso agosto, quando è stato trovato paralizzato nella sua cella in condizioni così gravi da non riuscire più neppure a urinare. Solo allora i medici del Due Palazzi si sono decisi a portarlo in carcere dove gli è stato diagnosticato il cancro. La sua - conclude la nota - è la storia di un omicidio commesso in carcere e dal carcere”.
Una storia che lo stesso Graziano Scialpi di recente aveva raccontato in un’intervista al Piccolo , ammettendo di tornare spesso indietro con la memoria a quel maledetto 21 dicembre del ‘96. “Certo che ci penso - aveva dichiarato dal suo letto d’ospedale - . Come fa un uomo a dimenticare un episodio del genere? È un episodio che ha modificato e violentato la vita di più famiglie e ha gettato la mia nel girone più buio dell’inferno. Ho capito subito che avevo sbagliato e che avevo commesso il più violento dei crimini. Me ne sono pentito immediatamente. Tuttora ritengo giusto che io debba pagare per il male che ho fatto agli altri, ma perché dovrei restare in carcere per trent’anni? Perché la legge non deve essere uguale per tutti?
Nella mia cara Trieste - aveva aggiunto riferendosi a Roberto Ruzzier, lo squartatore di San Giacomo - un altro assassino è stato condannato a meno di vent’anni di carcere anche se, dopo aver ucciso una persona, l’aveva fatta a pezzettini e gettata nel cassonetto dei rifiuti. Perché, insomma, due pesi e due misure?”. Parole in grado di riaprire ferite peraltro impossibile da rimarginare del tutto. Come quelle di Fernanda, la moglie a cui la folle violenza dell’ex giornalista, allora 34enne, tolse per sempre l’uso della vista. Lui voleva punirla per aver “osato” chiedere la separazione. E l’ha fatto sparandole in faccia con la pistola sottratta al padre. La stessa calibro 22 da cui partirono i proiettili costati la vita alla cognata Giovanna Flamigni, maestra d’asilo di 24 anni, uccisa mentre nella stanza a fianco piangeva disperato il figlio di Scialpi, di appena due anni.
Questo
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