Per ricordare Graziano "Dado" Scialpi: la rassegna stampa

 

Rassegna stampa

  1. "Dado" non ce l'ha fatta..., comunicato di Ristretti Orizzonti

  2. L’Usl aprirà un’indagine sugli esami eseguiti in ritardo, di Giovanni Viafora

  3. La lenta agonia di Graziano Scialpi, morto numero 136 nelle carceri italiane, di Luigi Manconi

  4. Esami negati per un anno, carcerato muore di tumore, di Giovanni Viafora

  5. Muore in ospedale Graziano Scialpi, polemiche sui tempi del ricovero

  6. È morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, il giornalista di Codroipo…

  7. Detenuto malato muore, è polemica sui ritardi nelle cure

  8. È morto Graziano Scialpi, il vignettista di Ristretti Orizzonti

  9. Graziano è morto. No, Graziano è stato ucciso, di Riccardo Arena

  10. Diagnosi e cure tardive: Graziano non ce l’ha fatta

  11. Radiocarcere: detenuto muore per tumore ai polmoni

  12. Padova: detenuto morto in ospedale, polemica su tempi ricovero

  13. Detenuto muore per tumore: stava male, non gli credevano

  14. Trieste: morto Graziano Scialpi, uccise la cognata e accecò la moglie

"Dado" non ce l'ha fatta..., comunicato di Ristretti Orizzonti

Graziano Scialpi non ce l'ha fatta. Graziano era "Dado", era lo straordinario personaggio di quelle vignette che per anni hanno fatto ridere amaramente, dalle pagine di Ristretti Orizzonti, tante persone che hanno a cuore le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane.
Non sappiamo neppure se sia giusto dire "è morto di malattia": certo, era malato, un tumore devastante che dai polmoni era arrivato dappertutto, ma qualche domanda ci resta nel cuore e nella testa: perché ha sofferto così tanto, un anno di dolori atroci in attesa di una risonanza magnetica che non arrivava? era davvero una sofferenza "inevitabile"? perché un ricovero solo quando le gambe ormai erano paralizzate e il male lo costringeva a notti insonni con la paura di diventare matto dal dolore?
Noi di Ristretti Orizzonti, assieme alla cooperativa Altracittà e all'associazione Granello di Senape, vogliamo ricordarlo così com'era davvero: ci ha fatto ridere, piangere, arrabbiare, pensare, ora speriamo solo che la sua storia serva a puntare un'attenzione nuova su chi sta male in carcere. Non si può essere detenuti e pensare che, oltre che la libertà, sia così facile anche perdere la salute.

 

L’Usl aprirà un’indagine sugli esami eseguiti in ritardo, di Giovanni Viafora

Corriere del Veneto, 19 ottobre 2010


Un anno di tormenti non ascoltati e di visite mediche negate: così è morto l’altro ieri in ospedale, per un tumore ai polmoni, Graziano Scialpi, il 48enne ex giornalista di Trieste Oggi, che dal 1996 scontava al “Due Palazzi” una condanna per omicidio. Ma dopo la denuncia alla
magistratura fatta dalla famiglia e la scioccante testimonianza del padre dell’uomo raccolta da questo giornale (“Mio figlio è stato lasciato morire senza neanche poter fare una risonanza - ha dichiarato il signor Vittorio Scialpi - non gli credevano e lo hanno tenuto dentro finché è rimasto paralizzato”) ieri è giunta la notizia che l’Usl 16 è pronta ad aprire un’indagine interna per chiarire eventuali responsabilità nella vicenda. A rendere noto il fatto è stato in prima persona il direttore generale dell’Usl 16 Fortunato Rao, sul quale da pochi mesi compete la gestione del servizio sanitario all’interno del carcere.
“Faremo tutti gli accertamenti per far luce sul caso - ha dichiarato il direttore - e se verranno evidenziati comportamenti scorretti non esiteremo ad intervenire”. La Procura intanto ha ordinato il blocco dei funerali e già domani potrebbe disporre l’autopsia sul corpo del defunto. Sempre la settimana prossima, invece, il legale della famiglia, l’avvocato Anna Maria Alborghetti, chiederà al magistrato di sentire alcuni testimoni: tra questi i genitori di Graziano e alcuni volontari che operano nella casa di reclusione e che erano a conoscenza del travaglio subito dall’uomo. Mentre agli atti potrebbe finire anche la drammatica intervista rilasciata da Scialpi a Radio Radicale appena lo scorso 28 settembre. Un’intervista nella quale diceva: “Sono in ospedale; ho scoperto solo adesso di avere un cancro ai polmoni: da un anno dicevo che avevo male, ma in carcere non mi hanno permesso di fare le analisi”.

 

La lenta agonia di Graziano Scialpi, morto numero 136 nelle carceri italiane, di Luigi Manconi

 

L’Unità, 18 ottobre 2010 

La sera del 14 ottobre intorno alle ore 23 è morto Graziano Scialpi. Aveva 48 anni ed era detenuto da tempo nella casa di reclusione di Padova dove collaborava come disegnatore alla rivista Ristretti Orizzonti. Suo era il personaggio di Dado, protagonista di quelle strisce. Da un anno circa, Scialpi, accusava dolori diffusi che dallo scorso novembre erano diventati intollerabili. I medici hanno sempre minimizzato e per un anno non hanno ritenuto opportuno sottoporlo a risonanza magnetica. Qualche mese fa Scialpi ha iniziato a orinare con difficoltà, problema attribuito a “disturbi dell’età” da uno dei sanitari.
La notte del 23 agosto si è ritrovato paralizzato. La mattina successiva è stato portato all’ospedale sulla sedia a rotelle e con le manette ai polsi. È stato operato immediatamente, essendo stato riscontrato un carcinoma che dal polmone aveva ormai invaso spina dorsale, midollo, ossa, cervello. Si è spento l’altra sera nell’ospedale civile di Padova.
Graziano Scialpi è il 136° detenuto morto nel corso del 2010, nel sistema penitenziario italiano, per cause che vengono definite - non so se più per ottusità o per crudeltà - “naturali”. Nello stesso periodo 55 sono stati i suicidi all’interno della popolazione detenuta. 

 

Esami negati per un anno, carcerato muore di tumore, di Giovanni Viafora

 

Corriere Veneto, 16 ottobre 2010

 

L’ultimo, affannoso respiro Graziano Scialpi lo ha esalato la notte scorsa. A fianco del suo letto d’ospedale faceva capolino una vignetta mandatagli appena due giorni prima dall’amico Staino. Con scritto: “Reagisci”. Ma Graziano, il 48enne ex giornalista di Trieste Oggi, che da anni era detenuto a Padova per l’omicidio della cognata e il ferimento della moglie - fatto avvenuto nel 1996, che ebbe grande eco su tutta la stampa - non ce l’ha fatta. È morto per un tumore devastante ai polmoni e alla schiena, che lo aveva colpito un anno fa.

La sua agonia, però, ora rischia di aprire un nuovo caso, perché la famiglia dell’uomo - che tramite l’avvocato Anna Maria Alborghetti ha presentato un esposto in procura - chiama in causa direttamente i responsabili sanitari della casa di reclusione “Due Palazzi”.

“Dallo scorso novembre mio figlio chiedeva di fare una risonanza magnetica per cercare di capire la natura del fortissimo mal di schiena che lo tormentava - racconta con la voce rotta il signor Vittorio Scialpi, padre di Graziano - ma nessuno gli ha mai permesso di fare una neanche una visita. Lo hanno tenuto dentro finché una notte lo hanno trovato paralizzato. Finché era troppo tardi”.

Rivissuta dalle parole del padre, la vicenda di Scialpi, che in questi anni aveva prestato intelligenza, umorismo e passione alla rivista dei detenuti “Ristretti Orizzonti”, è sconvolgente. A tratti quasi irreale. “Lui era arrivato al punto di trascinare le gambe sul pavimento, ma neanche in quel caso gli credevano”, afferma l’anziano genitore.

Vittorio, originario di Codroipo (Udine), riprende la storia dall’inizio: “I primi segni della malattia sono apparsi nel novembre 2008 - sussurra - all’epoca mio figlio godeva del regime della semilibertà e di giorno lavorava all’esterno del carcere, così quando usciva si comprava degli antidolorifici per il mal di schiena.

Già allora aveva chiesto il permesso di farsi visitare, ma non gli fu concesso. I problemi sono arrivati qualche mese dopo, quando a Graziano è stata revocata la semilibertà, perché gli avevano trovato nel sangue le tracce di quegli oppiacei che aveva assunto per calmare il dolore. Tornato dentro non gli hanno fatto prendere nemmeno il Voltaren e così le cose di sono immediatamente aggravate”.

Vittorio, si ferma. E ricorda: “A quel punto abbiamo sollecitato i responsabili della struttura detentiva, perché permettessero alcune visite specialistiche. Io stesso avevo chiesto al giudice di sorveglianza di consentire a mio figlio un’uscita: lo avrei accompagnato io dal dottore. Niente, hanno cincischiato”.

A marzo 2010 la malattia si è fatta sempre più aggressiva. Scialpi chiede nuovamente di potersi sottoporre ad una risonanza e questa volta i responsabili medici del carcere accettano. Ma accade l’inverosimile. “Caricano Graziano su una ambulanza e lo portano in ospedale - ricorda il padre - ma il giorno della visita era quello sbagliato. La visita era l’indomani. Così conducono di nuovo mi figlio in carcere, ma il giorno dopo non lo riportano in ospedale”.

Il 30 aprile 2010 Scialpi, sofferente, viene portato in pronto soccorso: gli fanno soltanto una visita ortopedica e gli danno dei palliativi. “In casa di reclusione, però, durante le ferie i medici non gli somministravano medicinali. E così Graziano rimaneva piegato dal dolore - prosegue il signor Vittorio. Un giorno sono stato costretto a interrompere il nostro colloquio perché lui non ce la faceva”.

Prima dell’estate il padre compra un busto al figlio, però c’è chi non permette l’ingresso in cella dell’attrezzo. “Ho dovuto spedirlo due volte e solo alla terza, grazie alla benevolenza di qualche agente, Graziano ha potuto ricevere il busto e indossarlo”, riprende Vittorio. Si arriva ad agosto. Graziano ormai non muove più le gambe. E una notte rimane paralizzato. Gli agenti dunque decidono di portarlo immediatamente in ospedale.

“I medici gli fanno le lastre e appena le vedono lo portano in sala operatoria - sussurra il signor Vittorio - aveva un tumore enorme, partito dai polmoni ed esteso fino alla schiena. Bastava fargli quegli esami un anno prima e forse non sarebbe finita così”. Graziano è morto ieri notte. Sul suo caso ora farà luce probabilmente la magistratura. Questa mattina, intanto, in carcere è stato distribuito un volantino. Con scritto: “Dado se n’è andato, ciao Graz”. Dado era il personaggio dei fumetti inventato da Graziano Scialpi, l’ex giornalista morto con a fianco la vignetta dell’amico Staino.

 

Muore in ospedale Graziano Scialpi, polemiche sui tempi del ricovero

 

Il Mattino, 16 ottobre 2010

 

È morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, detenuto nel carcere Due Palazzi e da tempo affetto da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale. Da un anno chiedeva inutilmente ai medici del carcere di essere sottoposto ad un esame radiologico

È morto nell’ospedale di Padova durante la notte di giovedì Graziano Scialpi, il detenuto che, affetto da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale, da un anno chiedeva inutilmente ai medici del carcere “Due Palazzi di Padova”, dove era detenuto, di essere sottoposto ad un esame radiologico.

Ex giornalista, il 21 dicembre 1996 uccise a colpi di pistola in un appartamento di viale Miramare a Trieste la cognata Giovanna Flamigni e rese cieca l’allora moglie Fernanda. È stato condannato a 30 anni di carcere che stava scontando nel penitenziario di Padova.

Ne dà notizia in una nota il sito www.radiocarcere.com. “Graziano è stato ucciso - afferma Riccardo Arena che cura il sito web - la sua è infatti una delle tante morti causate dal carcere e dalla negazione del diritto alla salute. Era un anno che Graziano chiedeva di essere curato, da un anno accusava dei terribili dolori. Ma nulla è stato fatto. Nessuna cura. Nessuna analisi. Poi, come raccontato dallo stesso Graziano ai microfoni di Radiocarcere su Radio Radicale, alla fine di agosto si è trovato paralizzato nella sua cella e le sue condizioni erano talmente gravi da non riuscire neanche ad urinare. Solo allora - continua Arena - i medici del carcere Due Palazzi di Padova, si sono decisi a portare Graziano in ospedale, dove gli è stato diagnosticato un tumore ai polmoni e alla spina dorsale”. Giovedì 14 ottobre, verso mezzanotte, Graziano è morto e “la sua storia - conclude la nota - è la storia di un omicidio commesso in carcere e dal carcere”. Scialpi collaborava con la rivista Ristretti Orizzonti e spesso interveniva nella rubrica “Lettere dal carcere”, che il Mattino di Padova dedica al carcere.

 

È morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, il giornalista di Codroipo…

 

Il Gazzettino, 16 ottobre 2010

 

È morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, il giornalista di Codroipo detenuto nel carcere “Due Palazzi” e da tempo affetto da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale.

 Il caso a suo tempo riempì le cronache dei giornali. Scialpi, allora trentaquattrenne e disoccupato, in preda a una profonda crisi depressiva, aveva sparato e distrutto la sua famiglia: salvo per miracolo il figlioletto di due anni, la moglie Fernanda era stata ferita e resa cieca e la cognata Giovanna Flamigni, che tentava di proteggerla, colpita a morte. Era il 21 dicembre del 1996. I coniugi non vivevano insieme in quel periodo perché la donna era preoccupata dalle condizioni psichiche del marito, rimasto senza lavoro a causa della chiusura del giornale di cui era dipendente. In appello la Corte di assise di Trieste aumentò di due anni la pena inflitta

 “Non ho sparato volontariamente, non ero andato a casa con quell’intenzione. Sono partiti i colpi...poi ho tentato di spararmi ma non ci sono riuscito” dichiarò al momento della sentenza. Quand’era detenuto nel carcere di Trieste allestì con i compagni l’Amleto di Shakespeare. Una sperimentazione che per lui fu preziosa: “Quando sono Amleto io evado, non mi sembra più di stare in cella”.

 Scialpi è ricordato in una nota da Ristretti Orizzonti: “Graziano era Dado, era lo straordinario personaggio di quelle vignette che per anni hanno fatto ridere amaramente, dalle pagine di Ristretti Orizzonti, tante persone che hanno a cuore le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane”. Dopo aver ricordato la malattia, vengono poste alcune domande sui tempi di ricovero dopo “un anno di dolori atroci in attesa di una risonanza magnetica che non arrivava?”. Sul sito di Radiocarcere - informa una nota - Riccardo Arena rileva che la scomparsa di Scialpi è “una delle tante morti causate dal carcere e dalla negazione del diritto alla salute”, indicando che era un anno che il detenuto chiedeva di essere curato ma solo ad agosto è stato portato in ospedale.

 

Detenuto malato muore, è polemica sui ritardi nelle cure

 

L’Arena, 16 ottobre 2010

 

È morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, detenuto nel carcere “Due Palazzi” e da tempo affetto da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale. Scialpi è ricordato in una nota da “Ristretti Orizzonti”: “Graziano era “Dado”, era lo straordinario personaggio di quelle vignette che per anni hanno fatto ridere amaramente, dalle pagine di “Ristretti Orizzonti”, tante persone che hanno a cuore le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane”. Dopo aver ricordato la malattia, vengono poste alcune domande sui tempi di ricovero dopo “un anno di dolori atroci in attesa di una risonanza magnetica che non arrivava”.

Sul sito di Radiocarcere - informa una nota - Riccardo Arena rileva che la scomparsa di Scialpi è “una delle tante morti causate dal carcere e dalla negazione del diritto alla salute”, indicando che era un anno che il detenuto chiedeva di essere curato ma solo ad agosto è stato portato in ospedale.

 

È morto Graziano Scialpi, il vignettista di Ristretti Orizzonti

 

www.innocentievasioni.net, 16 ottobre 2010

 

Da novembre in poi aveva cominciato ad avere dolori lancinanti, me nessun medico del carcere gli ha creduto, pensavano esagerasse. Quando ha cominciato a non muovere più le gambe e a non urinare, gli hanno detto che erano “disturbi dell’età” (aveva 48 anni). In un anno, non sono riusciti a fargli fare una risonanza magnetica, finché ad agosto una sera si è ritrovato paralizzato, la mattina dopo l’hanno ricoverato d’urgenza (con le manette) e operato subito: carcinoma che dal polmone aveva ormai invaso tutto, spina dorsale, midollo, ossa, cervello.

 

Graziano è morto. No, Graziano è stato ucciso, di Riccardo Arena

 

www.radiocarcere.com, 15 ottobre 2010

 

Graziano era detenuto nel carcere Due Palazzi di Padova. Graziano era da un anno stava male. Da un anno chiedeva ai medici del carcere di essere visitato. Da un anno accusava dei terribili dolori. Nulla è stato fatto. Nessuna cura. Nessuna analisi. Anzi, i medici del carcere dicevano che Graziano fingeva… simulava una malattia! Ed infatti: a fine agosto Graziano è paralizzato nella sua cella. Sta talmente male che non riesce neanche ad urinare. Solo allora… solo allora, i “medici” del carcere 2 palazzi di Padova, si decidono a portare Graziano in ospedale. Ospedale dove si scopre che Graziano ha un tumore ai polmoni e alla spina dorsale. L’assassinio è compiuto. Giovedì 14 ottobre, verso mezzanotte, Graziano muore.

È la storia di un omicidio commesso in carcere e dal carcere. Ma forse ha ragione il ministro Alfano quando dice: “nelle carceri abbiamo seminato bene e continueremo a farlo”

 

Diagnosi e cure tardive: Graziano non ce l’ha fatta

 

Redattore Sociale, 15 ottobre 2010

 

A un anno di distanza dall’inizio del suo calvario, è morto il detenuto del carcere Due Palazzi di Padova che, dal letto d’ospedale, aveva contribuito con la sua storia a puntare un riflettore sulla problematica della tutela della salute in carcere.

A un mese dal ricovero e a un anno di distanza dall’inizio del suo calvario, è morto qualche ora fa Graziano Scialpi (48 anni), detenuto del carcere Due Palazzi di Padova che negli ultimi tempi, dal letto d’ospedale, aveva contribuito con la sua storia a puntare un riflettore sulla problematica della tutela della salute in carcere. Soltanto una settimana fa aveva raccontato a Redattore Sociale la sua vicenda: una prognosi tardiva, fortissimi dolori, esami ospedalieri saltati e l’epilogo, con una diagnosi di tumore incurabile.

“Ho cominciato a star male nel novembre del 2009 - aveva raccontato Graziano -. Quando finalmente mi fu prescritta una risonanza magnetica, mi accompagnarono in ospedale il giorno sbagliato e l’appuntamento saltò. Non venni giù riportato a fare l’esame”. Poi arrivò il 24 agosto di quest’anno, quando fu ricoverato: “Il tumore era partito dai polmoni e si era espanso.

Una parte della massa mi è stata tolta durante l’operazione, ma il resto non è operabile perché troppo esteso”.

Amaro il commento di Ristretti Orizzonti, che ha dato la notizia del decesso: “Non sappiamo neppure se sia giusto dire è morto di malattia - è scritto in una breve nota: certo, era malato, un tumore devastante che dai polmoni era arrivato dappertutto, ma qualche domanda ci resta nel cuore e nella testa: perché ha sofferto così tanto, un anno di dolori atroci in attesa di una risonanza magnetica che non arrivava? Era davvero una sofferenza “inevitabile”? Perché un ricovero solo quando le gambe ormai erano paralizzate e il male lo costringeva a notti insonni con la paura di diventare matto dal dolore?”.

Graziano era l’autore di quelle vignette che hanno accompagnato tanti numeri di Ristretti Orizzonti, vignette che “per anni hanno fatto ridere amaramente tante persone che hanno a cuore le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane”. Questo l’affettuoso saluto di tutto il team: “Noi di Ristretti Orizzonti, assieme alla cooperativa Altracittà e all’associazione Granello di Senape, vogliamo ricordarlo così com’era davvero: ci ha fatto ridere, piangere, arrabbiare, pensare, ora speriamo solo che la sua storia serva a puntare un’attenzione nuova su chi sta male in carcere. Non si può essere detenuti e pensare che, oltre che la libertà, sia così facile anche perdere la salute”.

 

Radiocarcere: detenuto muore per tumore ai polmoni

 

Agi, 15 ottobre 2010

 

È morto nell’ospedale di Padova durante la notte di giovedì Graziano Scialpi, il detenuto che, affetto da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale, da un anno chiedeva inutilmente ai medici del carcere ‘Due Palazzi di Padova’ dove era detenuto, di essere sottoposto ad un esame radiologico. Lo si legge in una nota del sito www.radiocarcere.com, che cura la rubrica Radiocarcere di Radio Radicale. “Graziano è stato ucciso - afferma Riccardo Arena che cura il sito web - la sua è infatti una delle tante morti causate dal carcere e dalla negazione del diritto alla salute. Era un anno che Graziano chiedeva di essere curato, da un anno accusava dei terribili dolori. Ma nulla è stato fatto.

Nessuna cura. Nessuna analisi. Poi, come raccontato dallo stesso Graziano ai microfoni di Radiocarcere su Radio Radicale, alla fine di agosto si è trovato paralizzato nella sua cella e le sue condizioni erano talmente gravi da non riuscire neanche ad urinare. Solo allora - continua Arena - i medici del carcere Due Palazzi di Padova, si sono decisi a portare Graziano in ospedale, dove gli è stato diagnosticato un tumore ai polmoni e alla spina dorsale”. Giovedì 14 ottobre, verso mezzanotte, Graziano è morto e “la sua storia - conclude la nota - è la storia di un omicidio commesso in carcere e dal carcere”.

 

Padova: detenuto morto in ospedale, polemica su tempi ricovero

 

Ansa, 15 ottobre 2010

 

È morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, detenuto nel carcere Due Palazzi e da tempo affetto da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale.

Scialpi è ricordato in una nota da Ristretti Orizzonti: “Graziano era Dado, era lo straordinario personaggio di quelle vignette che per anni hanno fatto ridere amaramente, dalle pagine di Ristretti Orizzonti, tante persone che hanno a cuore le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane”. Dopo aver ricordato la malattia, vengono poste alcune domande sui tempi di ricovero dopo “un anno di dolori atroci in attesa di una risonanza magnetica che non arrivava?”. Sul sito di Radiocarcere - informa una nota - Riccardo Arena rileva che la scomparsa di Scialpi è “una delle tante morti causate dal carcere e dalla negazione del diritto alla salute”, indicando che era un anno che il detenuto chiedeva di essere curato ma solo ad agosto è stato portato in ospedale.

 

Detenuto muore per tumore: stava male, non gli credevano

 

www.corriere.it, 15 ottobre 2010

 

Graziano Scialpi nel 1996 a Trieste uccise la cognata e ferì la moglie, che rimase cieca. In settembre aveva denunciato: solo adesso scoprono che ho un cancro.

È morto all’ospedale di Padova Graziano Scialpi, 48 anni, detenuto nel carcere Due Palazzi dopo aver ammazzato la cognata e ferito la moglie, affetto da un anno da un tumore ai polmoni e alla spina dorsale. Il 28 settembre aveva denunciato a Radio radicale la sua situazione: “È da un anno che stavo male, ma solo oggi scoprono che ho un tumore ai polmoni e alla spina dorsale”. Scialpi da un anno accusava terribili dolori e chiedeva ai medici visite in ospedale che, secondo Radio Carcere, gli sono state fatte fare solo recentemente.

La tragedia del 1996 - Scialpi, cronista freelance, un’esperienza al quotidiano Trieste Oggi e a La Cronaca, negli anni Novanta non aveva mai accettato la separazione dalla moglie. Qualche giorno prima di Natale, nel 1996, Scialpi era entrato nell’appartamento dove viveva la moglie Fernanda Flamigni (allora ventinovenne) davanti alla stazione di Trieste per riprendersi il figlio Umberto di due anni. Con sé aveva la pistola del padre. Con l’arma aveva sparato quattro colpi, uno dei quali aveva ucciso la cognata e ferito la moglie (che a causa del proiettile rimase cieca). Aveva poi tentato di uccidersi ma la pistola si era inceppata. In quel momento era disoccupato e con la casa ipotecata.

“Dado” - Scialpi, che stava scontando la pena nel carcere Due Palazzi di Padova, è ricordato in una nota da “Ristretti Orizzonti”, la cooperativa che sostiene e promuove le attività dei detenuti: “Graziano era Dado, era lo straordinario personaggio di quelle vignette che per anni hanno fatto ridere amaramente, dalle pagine di “Ristretti Orizzonti”, tante persone che hanno a cuore le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane”. Dopo aver ricordato la malattia, vengono poste alcune domande sui tempi di ricovero dopo “un anno di dolori atroci in attesa di una risonanza magnetica che non arrivava?”. Sul sito di Radiocarcere - informa una nota - Riccardo Arena rileva che la scomparsa di Scialpi è “una delle tante morti causate dal carcere e dalla negazione del diritto alla salute”, indicando che era un anno che il detenuto chiedeva di essere curato ma solo ad agosto è stato portato in ospedale.

 

Trieste: morto Graziano Scialpi, uccise la cognata e accecò la moglie
di Maddalena Rebecca

Il Piccolo, 15 ottobre 2010

Graziano Scialpi, l’ex giornalista di 48 anni che nel dicembre del 1996 in un appartamento di viale Miramare freddò a colpi di pistola la cognata e accecò la moglie, è morto all’Ospedale civile di Padova. Leggi tutto Il suo cuore ha cessato di battere poco dopo la mezzanotte nella stanza in cui era stato ricoverato alla fine di agosto e dove, appena pochi giorni fa, aveva ricevuto la notizia della sospensione della pena per motivi di salute. Era malato da tempo.
Il tumore aveva seriamente compromesso il funzionamento dei polmoni e aggredito la spina dorsale, tanto da convincere appunto la direzione del carcere Due Palazzi di Padova, dove stava scontando una condanna a 30 anni (scesi poi a 24 per effetto di indulto e buona condotta), a trasferirlo dalla cella al reparto di Oncologia. Un trasferimento giudicato però colpevolmente tardivo dai genitori di Scialpi, che hanno seguito e accudito il figlio fino all’ultimo, e dalle voci raccolte da Radiocarcere e Radio Radicale. “Graziano è stato ucciso - si legge nella nota comparsa poche ore dopo il decesso sul sito internet www.radiocarcere.it.
La sua è una delle tante morti causate dal carcere e dalla negazione del diritto alla salute. Era un anno che Graziano chiedeva di essere curato, da un anno accusava terribili dolori. Eppure non è stato fatto nulla. Gli sono stati negati sia l’esame radiologico richiesto sia le cure di cui avrebbe avuto bisogno - scrive l’autore della rubrica Riccardo Arena. rilanciando un’accusa mossa da tempo dai genitori dell’ex detenuto - . Qualcosa si è mosso solo lo scorso agosto, quando è stato trovato paralizzato nella sua cella in condizioni così gravi da non riuscire più neppure a urinare. Solo allora i medici del Due Palazzi si sono decisi a portarlo in carcere dove gli è stato diagnosticato il cancro. La sua - conclude la nota - è la storia di un omicidio commesso in carcere e dal carcere”.
Una storia che lo stesso Graziano Scialpi di recente aveva raccontato in un’intervista al Piccolo , ammettendo di tornare spesso indietro con la memoria a quel maledetto 21 dicembre del ‘96. “Certo che ci penso - aveva dichiarato dal suo letto d’ospedale - . Come fa un uomo a dimenticare un episodio del genere? È un episodio che ha modificato e violentato la vita di più famiglie e ha gettato la mia nel girone più buio dell’inferno. Ho capito subito che avevo sbagliato e che avevo commesso il più violento dei crimini. Me ne sono pentito immediatamente. Tuttora ritengo giusto che io debba pagare per il male che ho fatto agli altri, ma perché dovrei restare in carcere per trent’anni? Perché la legge non deve essere uguale per tutti?
Nella mia cara Trieste - aveva aggiunto riferendosi a Roberto Ruzzier, lo squartatore di San Giacomo - un altro assassino è stato condannato a meno di vent’anni di carcere anche se, dopo aver ucciso una persona, l’aveva fatta a pezzettini e gettata nel cassonetto dei rifiuti. Perché, insomma, due pesi e due misure?”. Parole in grado di riaprire ferite peraltro impossibile da rimarginare del tutto. Come quelle di Fernanda, la moglie a cui la folle violenza dell’ex giornalista, allora 34enne, tolse per sempre l’uso della vista. Lui voleva punirla per aver “osato” chiedere la separazione. E l’ha fatto sparandole in faccia con la pistola sottratta al padre. La stessa calibro 22 da cui partirono i proiettili costati la vita alla cognata Giovanna Flamigni, maestra d’asilo di 24 anni, uccisa mentre nella stanza a fianco piangeva disperato il figlio di Scialpi, di appena due anni.


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