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OSSERVATORIO
PERMANENTE SULLE MORTI IN CARCERE
Radicali Italiani, Associazione
“Il Detenuto Ignoto”, Associazione “Antigone”
Associazione A “Buon Diritto”,
Redazione “Radiocarcere”, Redazione “Ristretti Orizzonti”
Suicidio a Rebibbia è l’ultimo atto di una tragica serie:
in
una settimana 3 detenuti sono morti e 2 sono ricoverati in fin di vita
all’ospedale
Per
le carceri italiane una settimana da dimenticare: il suicidio di Riccardo Greco,
avvenuto la scorsa notte nel carcere di Rebibbia, è solo l’ultimo atto di una
tragica serie che sembra non aver fine e che finora ha causato la morte di 3
detenuti, mentre altri due sono ricoverati all’ospedale in coma irreversibile.
Da inizio anno a livello nazionale salgono a 41 i detenuti suicidi (35
impiccati, 5 asfissiati col gas e 1 sgozzato), mentre il totale dei detenuti
morti nel 2010, tra suicidi, malattie e cause “da accertare” arriva a 113
(negli ultimi 10 anni i “morti di carcere” sono stati 1.711, di cui 597 per
suicidio).
Palermo, 4 agosto: in cella con altri 8
detenuti è colpito da un infarto, arriva all’ospedale in coma
Nel
carcere Ucciardone di Palermo Dino Naso, 41 anni, è in una cella assieme ad
altri 8 detenuti. Nove persone pressate in 12 metri quadri, il caldo asfissiante
si somma al fumo delle sigarette e Dino, che ha problemi cardiaci, chiede
all’agente che gli apra la porta, perché non riesce a respirare.
La
porta rimane chiusa e l’uomo all’improvviso si accascia sul pavimento, un
medico accorre e cerca di rianimarlo, poi ne dispone il trasferimento
all’Ospedale. Secondo i familiari, il personale del carcere sarebbe
intervenuto in ritardo e dal malore al trasferimento in Ospedale sarebbero
trascorse due ore. Replica il direttore vicario dell’Ucciardone, Carmen
Rosselli: “Abbiamo garantito la massima assistenza, il detenuto era in preda a
una crisi respiratoria e ha lasciato la cella con le sue gambe”. Fatto sta che
Dino Naso è arrivato all’Ospedale già in coma ed il giorno successivo al
ricovero è sopraggiunta la morte cerebrale.
Udine, 4 agosto: si impicca in cella, è all’ospedale in coma profondo
e si valuta espianto organi
Pochi
minuti dalla mezzanotte, approfittando del cambio della guardia, Ramon Berloso
si impicca nella sua cella del carcere di Udine. Viene soccorso quasi subito e
trasportato in Ospedale, ma ugualmente sprofonda in uno stato di coma dal quale
non si risveglierà più. Fabio Pasquariello, comandante del nucleo
investigativo di Udine, ha incontrato i medici della clinica Universitaria dove
l’uomo è ricoverato, ed è lui a tracciare un parallelo con Eluana Englaro:
“Come lei anche Berloso ha riportato ingenti danni a causa dell’anossia
cerebrale - dice. I medici escludono che possa tornare alla coscienza, ma il suo
corpo è sano”.
Ebbene,
è proprio questa condizione ad aprire ora un doppio scenario: il coma profondo
può evolvere nella morte cerebrale, oppure nello stato vegetativo, cioè in una
condizione di incoscienza che, come insegna il caso Eluana, può permanere
immutata per anni. In caso di morte cerebrale potrebbe prendere corpo
l’ipotesi dell’espianto degli organi. Un’eventualità che, a quanto
appreso, l’ospedale avrebbe già preventivato e della quale i medici avrebbero
cominciato a parlare con la madre di Berloso, sua congiunta più prossima.
Spetterà a lei, infatti, autorizzare l’operazione e mettere così in moto il
protocollo per l’espianto.
Brondisi, 5 agosto: si impicca in cella, aveva già tentato suicidio
perché non poteva vedere figli
Mohamed
Hattabi, tunisino di 43anni, si impicca durante la notte nel carcere di
Brindisi; la mattina dello stesso giorno aveva già tentato il suicidio
tagliandosi le vene, ma era stato soccorso in tempo. L’uomo era sotto stretta
sorveglianza: aveva già cercato, in passato, di togliersi la vita, senza però
riuscirci. Era disperato, a quanto pare, per via della lontananza dai due
figlioletti di nove e sei anni.
Non
era stato possibile incontrarli, come ogni mese, perché alla fine di luglio la
moglie dell’uomo era stata arrestata su ordine di carcerazione per un vecchio
furto di alcune bottiglie, in un supermercato. La donna deve scontare una
condanna a tre mesi di reclusione, sarebbe presto uscita, perché può
beneficiare della sospensione condizionale della pena, ma nel frattempo i due
bimbi sono stati affidati a una coppia di amici che li avrebbero ospitati fino
al momento del ritorno a casa della madre. Il 43enne non sapeva nulla di quanto
era accaduto fuori dalla casa circondariale in cui era detenuto per scontare la
pena che gli era stata inflitta: era stato condannato per droga e armi, sarebbe
uscito nel 2012. Probabilmente sarebbe stato trasferito in un penitenziario,
lontano da Brindisi e dai suoi bambini che hanno continuato a vivere con la
madre, brindisina, e che frequentano la scuola dalle suore. È stato forse il
timore di non rivederli per lungo tempo, la sofferenza dovuta al regime
carcerario, l’insostenibile dolore provocato dalla distanza dai figli, a
causarne il suicidio.
Frosinone, 6 agosto: detenuto ha un
arresto cardiaco, il defibrillatore non funziona
Mauro
M., detenuto 32enne tossicodipendente, malato di Hiv e sottoposto a terapia
psichiatrica muore in cella. La causa del decesso, secondo le autorità
sanitarie del carcere, sarebbe un arresto cardio-circolatorio. L’infermeria
dell’Istituto di Frosinone è dotata di un defibrillatore semi-automatico.
Questo strumento salvavita, stando a quanto appreso dal Garante dei detenuti del
Lazio Angiolo Marroni sarebbe stato però inutilizzabile, perché avrebbe le
batterie scariche e le placche scadute.
“Probabilmente
la morte per cause naturali di quest’uomo non farà gridare allo scandalo
contro il sovraffollamento e le precarie condizioni di vita nelle carceri
italiane - ha aggiunto il Garante - ma per l’ennesima volta invito tutti
quanti a chiedersi se fosse davvero il carcere, e non una struttura esterna
adeguata, la soluzione migliore per una persona in quelle condizioni di
salute”.
Questo
notiziario è registrato al Registro Stampa del Tribunale di Padova (n° 1964
del 22 agosto 2005)
e al Registro Nazionale degli Operatori della Comunicazione (n° 12772 del 10
dicembre 2005).
Ha ottenuto il Marchio di Certificazione dell'Osservatorio A.B.C.O. dei Beni
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