Rassegna stampa 26 novembre

 

Giustizia: la Finanziaria taglia 73 mln al "trattamento" detenuti

di Giovanni Negri

 

Il Sole 24 Ore, 26 novembre 2009

 

Il processo breve sarà pure, per dirla con Woody Allen, come curare il mal di testa con una decapitazione, ma, prima, bisognerebbe forse indagare sulle ragioni di quel mal di testa. E sulle possibilità di curarlo in maniera meno drastica. In questo senso è cruciale il nodo delle risorse da destinare all’amministrazione della giustizia. Perché senza risorse disponibili è molto difficile che i processi possano concludersi in tempi ragionevoli.

Tantomeno in quelli scanditi dal disegno di legge sul processo breve. Da questo punto di vista però non c’è da essere molto tranquilli. La versione della Finanziaria uscita dal Senato attesta infatti uno stato di previsione del ministero della Giustizia per il 2010 fermo a 7 miliardi e 408 milioni di euro con una riduzione rispetto alle previsioni assestate del 2009 di quasi 350 milioni. E non è che per i prossimi anni le cose siano destinate a migliorare. Per il 2011 la diminuzione dovrebbe proseguire con una previsione di spesa di 7.237 milioni, limite sostanzialmente confermato nel 2012 con 7.245.

La percentuale rispetto al bilancio dello Stato è gradualmente aumentata sino al 2004; negli anni 2005-2007, invece, si è collocata intorno all’1,6-1,7% per poi scendere a partire dal 2008 all’1,4% Nel dettaglio dei capitoli di spesa poi, i tagli interessano la grande maggioranza dei capitoli. A partire dal principale, relativo alle spese di giustizia, quelle destinate allo svolgimento del procedimento, sia civile sia penale, (vi rientrano, ad esempio, quelle relative alla notificazioni, alle perizie, alle testimonianze, alle traduzioni, alle estradizioni): la riduzione degli stanziamenti di competenza perii 2010 rispetto alle previsioni assestate 2009 è di 246,7 milioni di euro con un preventivo di spesa di 328.

Una cifra quest’ultima che Luigi Li Gotti (Idv) contesta come assolutamente insufficiente e pari a circa la metà delle risorse effettivamente necessarie. Il che non avrà certo effetti di accelerazione. Neppure a tenere presente che, per la prima volta, viene prevista nella manovra per la giustizia una voce specifica per le intercettazioni con un costo messo a bilancio di circa 180 milioni. Crollano anche le spese destinate all’acquisto di beni e servizi per i quali nel corso del 2009 sono stati di poco di più di 6 milioni, mentre nel 2010 si prevede di spendere circa 6 e mezzo. Difficoltà pure nel pagamento degli onorari agli avvocati d’ufficio: non è infatti prevista una destinazione specifica per retribuire il gratuito patrocinio. Anche sul versante dell’amministrazione penitenziaria cade la scure del legislatore con, ad esempio, un taglio di oltre 73 milioni di euro per il capitolo dedicato ai costi per il mantenimento, assistenza e rieducazione dei detenuti.

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, ancora lunedì, a margine di un convegno in Bocconi a Milano, ha promesso di recuperare risorse aggiuntive, ma bisognerà verificare la praticabilità delle soluzioni possibili, provando magari a tenere presente quanto ha chiesto la scorsa settimana l’avvocatura e cioè il reinvestimento nel sistema giustizia di tutto quanto incassato dall’Erario a titolo di contributo unificato e imposta di registro nel processo. Come pure andrebbe valutata l’efficacia della possibile ancora dì salvezza rappresentata dal Fondo unico giustizia che doveva incamerare i conti dormienti delle spese di giustizia collocati sia alle Poste sia in banca.

Giustizia: in Finanziaria 500 mln per costruzione nuove carceri

 

Ansa, 26 novembre 2009

 

Saranno finanziati con 500 milioni progetti di edilizia penitenziaria ed è previsto il recupero di risorse per 500-600 milioni attraverso la razionalizzazione di spese esistenti.

"Bene. Molto bene, la decisione della consulta del Pdl di prevedere in Finanziaria, tra l’altro, uno stanziamento di 500 milioni di euro per l’edilizia penitenziaria". Lo ha detto Luigi Vitali, responsabile nazionale Pdl dell’ordinamento penitenziario. "Siamo sulla strada giusta. Con i fondi già disponibili e con quelli aggiuntivi in Finanziaria - aggiunge - si può partire con un adeguato e rapido programma di edilizia penitenziaria, non dimenticando che potrebbe, ove necessario, ricorrersi anche ai privati per la sola realizzazione delle carceri. Come responsabile Pdl dell’ordinamento penitenziario mi auguro che possano esserci anche risorse per rimpinguare il corpo della polizia penitenziaria che, com’è comprensibile, attualmente non è tarato per una popolazione carceraria di oltre sessantamila unità".

Giustizia: Ue; Piano europeo per carcere e rimpatrio detenuti

 

Ansa, 26 novembre 2009

 

Nel quadro dell’approvazione del "Programma di Stoccolma 2010-2014 per un’area europea di libertà, di sicurezza e giustizia", il Parlamento europeo ha approvato oggi una risoluzione che getta le basi per il finanziamento di nuove carceri, da parte dell’Unione Europea, in quei Paesi nei quali il sovraffollamento è determinato anche dalla massiccia presenza di detenuti stranieri. Lo rende noto un comunicato del ministero della Giustizia.

"A distanza di pochi mesi - si legge nella nota - la proposta formulata dal Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a Stoccolma, in occasione della riunione dei ministri della Giustizia dei Paesi dell’Ue del luglio scorso, diventa un concreto progetto operativo che ha come obiettivo quello di garantire "norme minime relative alle condizioni delle carceri e dei detenuti".

"La mia idea - ha dichiarato "soddisfatto" il ministro Alfano che in questi mesi aveva chiesto e ottenuto l’appoggio del Vicepresidente della Commissione Jacques Barrot, dei ministri della Giustizia spagnoli succedutisi Lopez Aguilar e Francisco Caamano, e di quello svedese Beatrice Ask - è quella di ottenere il trasferimento dei detenuti nei loro di Paesi d’origine e l’elaborazione di un piano europeo per le carceri, anche tramite l’uso di fondi dell’Unione".

"Questo riconoscimento internazionale - conclude il Guardasigilli - contribuisce a realizzare uno degli obiettivi del governo presieduto da Silvio Berlusconi, che è quello di razionalizzare il sistema carcerario e garantire migliori condizioni ai detenuti".

"Esprimo gratitudine - conclude il ministro Alfano - ai deputati europei Salvatore Iacolino e Mario Mauro, che hanno portato avanti in sede europea, con grande impegno e determinazione, la mia proposta consentendone la trasposizione pratica in un progetto che contribuirà a darà respiro alla situazione carceraria in Italia".

Giustizia: Osapp; insufficienti i soldi in Finanziaria per carceri 

 

Ansa, 26 novembre 2009

 

I 500 milioni di euro previsti in finanziaria per la costruzione di nuove carceri "non sono certo sufficienti e non risolveranno il problema del sovraffollamento". A sostenerlo è Leo Beneduci, segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria (Osapp), secondo cui con la cifra stanziata sarà possibile "realizzare appena 7.650 posti in più, quelli delle 17 carceri leggere destinate agli arrestati previste nell’ultima bozza del piano carceri che ipotizza la costruzione di 24 nuovi istituti entro il 2012 per un totale di 21mila posti e per un costo complessivo di 1,4miliardi di euro".

"Nel frattempo però - aggiunge l’Osapp - i detenuti avranno superato le 70 mila unità e saremo di nuovo daccapo". Il sindacato, inoltre, lamenta il fatto che in finanziaria non siano previsti soldi per l’assunzione di nuovi agenti penitenziari: "Se si costruiscono nuove carceri serve un maggiore numero di agenti, almeno quattromila in più rispetto all’organico attuale. Probabilmente, come l’Osapp sospetta da tempo - conclude Beneduci - i privati verranno coinvolti non solo nella costruzione delle nuove carceri ma anche nella sorveglianza".

Giustizia: Ristretti Orizzonti; a novembre 12 "morti di carcere"

 

Redattore Sociale - Dire, 26 novembre 2009

 

Sono 160 i decessi da gennaio a oggi. Dei 1.543 morti in carcere dal 2000 a oggi il 60% era in attesa di giudizio".

Di carcere si muore con frequenza allarmante e spesso a morire sono persone giovani e giovanissime. Con i decessi di Alessio Scarano, 24 anni, trovato morto nella sua cella nel carcere di Cuneo, e di Simone La Penna, 32 anni, morto nel Centro Clinico di Regina Coeli, il numero delle persone decedute dietro le sbarre nel mese di novembre arriva a quota dodici (160 da gennaio a oggi, ndr). Fra loro, soltanto tre avevano più di 50 anni, le altre nove sono state stroncate da suicidi, overdosi, a volte anche morti per motivi apparentemente inspiegabili. Ma c’è un altro dato, se possibile ancora più allarmante. Se si va a guardare la posizione giuridica delle 1.542 persone morte in carcere dal 2000 a oggi si può osservare che "il 60% di loro era in attesa di giudizio, quindi, tecnicamente, più di mille persone innocenti sono morte in carcere", denuncia il centro studi "Ristretti Orizzonti" del carcere di Padova. Si tratta, in molti casi, di una "non colpevolezza" reale, e non soltanto formale, dato che il 40% delle persone incarcerate viene poi assolta a processo.

 

Morti violente in carcere, in Italia più frequenti che in Usa

 

Nelle carceri italiane le morti violente sono quattro volte più frequenti che nei penitenziari degli Stati Uniti. Nel nostro paese si sono verificate, dal 2000 al 2008, una media di 10,24 morti violente (suicidi o omicidi) su 10 mila detenuti (elaborazione del centro studi Ristretti Orizzonti del carcere di Padova su dati del Dap Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria). In pratica un suicidio ogni mille detenuti circa. Nelle carceri americane invece i detenuti che si sono tolti la vita o che sono stati uccisi (tra il 2000 e il 2006) sono 2,55 ogni 10mila. Una morte violenta ogni 4mila reclusi.

In termini assoluti, nel 2006, a fronte di una popolazione carceraria di oltre 2 milioni 250mila persone, le morti violente sono state 596 (497 suicidi e 99 omicidi). Nel 2008 in Italia, a fronte di una popolazione detenuta pari a un cinquantesimo di quella americana (51.167 unità) i suicidi sono stati 45. "Rispetto agli anni Ottanta - spiega Francesco Morelli, curatore del dossier "Morire di carcere" - le autorità americane sono riuscite ad abbattere di due terzi il numero di suicidi in carcere. Malgrado il raddoppio della popolazione detenuta".

Negli anni ‘80 la frequenza delle morti violente nelle carceri americane era superiore a quella italiana, ma dopo una serie di interventi, tra i quali la costituzione di uno staff composto da 500 operatori (in prevalenza psicologi) che si è fatto carico della formazione permanente del personale penitenziario (a cominciare dagli agenti) sulla prevenzione del suicidio e degli atti violenti, il tasso di suicidi e omicidi si è ridotto di quasi il 70%. Dalla metà degli anni ‘90 ad oggi questo livello è rimasto pressoché costante, malgrado l’aumento considerevole della popolazione detenuta. In Italia il tasso di mortalità dei detenuti per "cause violente" negli ultimi 30 anni si è mantenuto su valori costanti, con "picchi" di suicidi in corrispondenza delle situazioni di massimo affollamento degli istituti di pena.

Giustizia: in Parlamento indagine su diritto salute dei detenuti

 

Apcom, 26 novembre 2009

 

La Commissione parlamentare sugli errori sanitari avvierà un’indagine su diritti alla salute dei detenuti, lo annuncia il presidente Leoluca Orlando, sottolineando la necessità di un’inchiesta "organica", come ha dimostrato il caso di Stefano Cucchi, morto nel reparto protetto dell’ospedale Pertini di Roma, sei giorni dopo il suo arresto.

"La Commissione che presiedo ha deliberato di attivare una inchiesta sulla garanzia del diritto alla salute per soggetti detenuti presso strutture penitenziarie del nostro Paese", dichiara Orlando in una nota, sottolineando: "L’esigenza di una organica inchiesta sugli errori sanitari e sulla garanzia del diritto alla salute nelle strutture penitenziarie è di grande significato e richiama elementari valori di civiltà, come purtroppo emerso in occasione del decesso del giovane Stefano Cucchi". "L’ufficio di presidenza - conclude il presidente della Commissione - proporrà, in occasione della prossima seduta, un programma di audizioni, insieme alle modalità di svolgimento dell’inchiesta".

Giustizia: Manconi; metà morti in carcere, senza causa chiara

 

Apcom, 26 novembre 2009

 

Il Comitato per la verità su Stefano Cucchi si occuperà anche del caso di Simone La Penna, il 32enne che è morto oggi all’interno del centro clinico del carcere romano di Regina Coeli. Lo ha annunciato il coordinatore del Comitato, Luigi Manconi, al termine dell’incontro a Montecitorio con il quale sono stati presentati i risultati del sopralluogo di questa mattina all’ospedale Pertini. "Ce ne occuperemo sicuramente", ha detto Manconi. "Vorrei farvi notare - ha aggiunto - che, secondo una indagine molto seria condotta da Ristretti Orizzonti, la maggior parte delle morti in carcere non ha una spiegazione puntualmente ricostruibile. Si tratta di morti le cui cause vanno ancora definite e in genere ci si accontenta della prima risposta. Rimangono quindi come morti non spiegate". "Non intendo dire - ha precisato - che si tratti di morti sospette, ma dico che tra queste ci sono molti casi di omissione di soccorso, di abbandono terapeutico, di grave e colpevole trascuratezza da parte dei sanitari".

Giustizia: Orlando (Pd); la magistratura faccia luce sui decessi

 

Agi, 26 novembre 2009

 

Andrea Orlando, presidente del forum Giustizia del Pd, ha sollecitato la magistratura a fare piena luce sugli ultimi casi di morte tra carcerati. "Con la morte di Simone La Penna sono oramai 12 i decessi avvenuti dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane. Su alcuni di essi dovrà far luce la magistratura", ha spiegato in una nota.

"È comunque chiaro che la situazione caratterizzata da un sovraffollamento che ha portato ormai a 65mila detenuti sono gravi, così come denunciato dagli operatori del settore penitenziario", ha sottolineato, "i prossimi tagli previsti dalla Finanziaria nel testo approvato dal Senato, che secondo alcune stime raggiungerebbero 800milioni di euro sull’insieme del comparto giustizia, aggraveranno e non di poco il quadro. Pensare di farvi fronte con l’alienazione dei beni confiscati alle mafie oltre che sbagliato è irrealistico".

Ora, ha concluso, "ci auguriamo che nel passaggio alla Camera della legge Finanziaria il governo recepisca le correzioni proposte dall’opposizione".

Giustizia: Pdci; ennesimo morto, fuori dal carcere malati gravi

 

Dire, 26 novembre 2009

 

"La notizia relativa alla morte di Simone La Penna, di 32 anni, avvenuta all’interno del centro clinico del carcere romano di Regina Coeli, deve aprire una seria discussione sulla qualità complessiva del sistema carcerario italiano e convincere il ministro della Giustizia Alfano a prevedere per i malati gravi di scontare la pena in luoghi diversi dalle carceri". È quanto afferma Pino Sgobio, dell’ufficio politico del Pdci, che prosegue: "L’escalation delle morti nelle carceri del nostro Paese è impressionante e non degno di un Paese civile".

Giustizia: don Spriano; manca la volontà, per fermare i suicidi

 

Agi, 26 novembre 2009

 

Non si vedono all’orizzonte "interventi che possano assolutamente eliminare queste problematiche gravissime dei suicidi". Lo denuncia il cappellano di Rebibbia, don Sandro Spriano, intervistato dalla Radio Vaticana in occasione del Consiglio pastorale nazionale dei cappellani delle carceri italiane. Secondo il sacerdote, "non si vede nessuna luce da nessuna parte". "È chiaro - spiega - che le condizioni di vita si possono cambiare, ma non vedo alcuna volontà da parte di noi liberi, da parte di chi ci governa, da parte di chi amministra, perché non ci sono soldi, perché non c’è la voglia". E allora, lamenta il cappellano di Rebibbia, "parlarne è quasi uno schiaffo a questi morti". In carcere finiscono, racconta il cappellano, prevalentemente "soggetti fragili" e non chi "ha la capacità, la forza e i soldi per potersi difendere".

"Non abbiamo numeri dietro le sbarre, abbiamo persone, e noi cosa facciamo come cristiani per convincere chi governa a intervenire al più presto?", si domanda don Spriano, per il quale chi è detenuto in condizioni come quelle di oggi "vede sulla sua pelle un’ingiustizia: le condanne - sottolinea - sono talmente pesanti molto spesso, e non aspettate in quel modo, che provocano proprio la disperazione dentro l’animo".

Giustizia: intervista a Rita Bernardini, in sciopero della fame

di Daniela Domenici

 

Ristretti Orizzonti, 26 novembre 2009

 

Inizia oggi l’ottavo giorno di sciopero della fame di Rita Bernardini, deputata radicale eletta nelle liste del Pd. Le abbiamo rivolto alcune domande in merito a questa sua protesta non violenta.

 

Cosa vuoi ottenere con questo sciopero della fame a oltranza a cui partecipano anche Irene Testa, Claudia Sterzi, Alessandro Litta Modigliani, Annarita Digiorgio e Riccardo Masi?

Voglio la calendarizzazione della mia mozione n°250, presentata alla Camera lo scorso 19 novembre, sulla situazione esplosiva nelle carceri italiane soprattutto dopo i recenti fatti di morti sospette come quella di Cucchi e di suicidi come il giovane Yassine. Sto raccogliendo firme intorno a questo mio testo, in questo momento siamo a quota 69, una bella cifra che spero di poter aumentare. Colgo inoltre l’occasione per ribadire il mio invito a tutta la comunità penitenziaria a unirsi a questa battaglia nonviolenta, per lottare insieme con proposte concrete.

 

Quanto tempo ancora pensi di continuare in questo sciopero? E la tua salute?

Sono abituata, sono una "pannelliana" convinta", una volta sono arrivata anche a 38 giorni e alla fine mi hanno dovuto fare le flebo di ferro.

 

Da cosa e quando è nato questo tuo interesse per il pianeta carcere?

Quando ero agli inizi della mia militanza tra i Radicali accompagnavo Marco Pannella e Emma Bonino nelle loro visite nelle varie carceri italiane; vedendo queste realtà di "vita ristretta" è stato naturale, per me, in un certo senso continuare la loro opera. Il "blitz" a Ferragosto scorso, quando molti giornalisti hanno trascorso un giorno all’interno di un carcere per vedere e toccare dal vivo come si vive là dentro, è stata un’idea mia. Nel prossimo ponte dell’Immacolata, a dicembre, verrò in Sicilia per visitare i centri di accoglienza per extracomunitari, la Sicilia ne ha il numero massimo. E martedì prossimo sarò in TV alla trasmissione "Matrix" per un confronto dialettico col ministro della giustizia Alfano.

Giustizia: Idv; rafforzare Uffici Garanti per diritti dei detenuti

 

Il Velino, 26 novembre 2009

 

"Domani pomeriggio incontrerò il presidente Montino e tra le varie questioni di politica locale per il Lazio, affronterò anche la questione carceraria, che di questi tempi non può essere abbandonata a se stessa specie in una regione ampia come il Lazio". Lo ha detto Stefano Pedica, senatore e segretario regionale del Lazio all’Idv, che ha aggiunto: "ribadirò a Montino quanto già detto la settimana scorsa al congresso della Uil penitenziaria, di lavorare per sanare le gravi carenze di organico della polizia ma anche il necessario rafforzamento delle strutture di sostegno come quelle che riguardano gli uffici dei garanti dei detenuti.

Nel Lazio - aggiunge -, per esempio il garante dei diritti dei detenuti si trova ad affrontare una mole enorme di lavoro per un territorio molto ampio. A mio avviso è necessario ed urgente prevedere figure che si possano affiancare in questa ardua missione, come di una direzione centrale che possa al meglio coordinare gli sforzi dei diversi garanti regionali e locali.

Non credo di sbagliarmi - conclude il segretario - quando dico che anche e proprio in campi come questo si rileverebbe essenziale l’apporto di una nuova cultura, di giovani professionisti che diano una diversa spinta su queste tematiche che necessitano in molti casi di quel cambiamento che può arrivare attraverso l’impiego di nuove e preparate forze".

Giustizia: al via progetto Miur, per reinserire i minori detenuti

 

Apcom, 26 novembre 2009

 

Al via un progetto pilota per il reinserimento dei minori detenuti: il primo stanziamento del Miur sarà di 1,5 milioni di euro e il progetto sarà avviato inizialmente in 6 istituti per poi estendersi a tutti quelli del territorio nazionale. Oggi, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, si è tenuta la riunione del Comitato e del gruppo di lavoro del programma "LeAli al Futuro" per l’istruzione negli istituti penali minorili. I due organismi sono costituiti da rappresentanti del Miur e del ministero della Giustizia, dai direttori degli istituti penali minorili e dai presidi delle scuole che hanno corsi di studio dentro tali istituti.

Nel corso della riunione sono state presentate le linee guida del progetto. "L’istruzione negli istituti penali minorili deve integrarsi al meglio con il sistema scolastico e di formazione professionale nazionale - ha detto il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini - per garantire un effettivo reinserimento scolastico e lavorativo. E’ importante che tutti coloro che operano in un settore così delicato contribuiscano all’elaborazione di una strategia nazionale per garantire un futuro anche a chi ha commesso qualche errore".Il ministro Gelmini, nel suo intervento conclusivo, ha ricordato la necessità di lavorare insieme per la stesura di nuove linee guida sull’istruzione per i minori che si trovano in stato di detenzione".

Il primo stanziamento del Miur per il programma è di 1,5 milioni di euro. Il progetto sarà avviato inizialmente in 6 istituti per poi estendersi a tutti quelli del territorio nazionale. Sono previsti percorsi di formazione indirizzati al personale educativo, rivolti congiuntamente a insegnanti, operatori socio-educativi e agenti di polizia penitenziaria.

Il Miur promuoverà la sottoscrizione di Protocolli di Intesa Tecnico-Operativi con Enti e Associazioni (il mondo dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, il volontariato, le realtà del privato sociale e dell’associazionismo) per sviluppare una rete integrata, estesa, qualificata e differenziata sul territorio nazionale per offrire tutte le opportunità di formazione e di inserimento lavorativo presenti sul territorio. Tali rapporti garantiranno percorsi di inclusione sociale delle persone entrate nel circuito penale, aumentando l’attuale offerta delle attività di formazione, supporto per l’orientamento e l’inserimento lavorativo, percorsi di formazione professionale rispondenti alle esigenze del mondo del lavoro.

L’offerta formativa sarà organizzata in moduli flessibili per consentire anche a chi ha una permanenza breve all’interno degli istituti penali di acquisire una certificazione del percorso formativo. Verranno inseriti nel curricolo educativo spazi di apprendimento che utilizzino la musica, l’arte, il teatro. Lo sviluppo della creatività è infatti particolarmente funzionale per promuovere il benessere, per sostenere processi di valorizzazione di sé e per far emergere le potenzialità personali come strumenti privilegiati di apprendimento.

Il successo lavorativo dei giovani in istituto, spiega in una nota il Ministero, è il presupposto per la loro autonomia personale e per la definitiva uscita dall’illegalità. A questo scopo verranno potenziati i laboratori esistenti e ne verranno creati di nuovi, in collaborazione con aziende e associazioni.

Inoltre si realizzeranno laboratori multimediali per la realizzazione di percorsi personalizzati. Dar credito alla formazione negli Istituti Penali significa anche promuovere specifici Progetti di Microcredito, in stretta collaborazione con gli Enti Locali, per favorire l’inserimento dei giovani nel mondo lavorativo. Nella sperimentazione è previsto il finanziamento di alcuni progetti nel campo dell’artigianato, in collaborazione con le associazioni di categoria.

Il progetto prevede la reintroduzione dell’insegnamento di "Cittadinanza e Costituzione": "È necessario ripartire dalle regole base della convivenza - spiega il Miur - dai principi fondamentali della Carta Costituzionale, in sintonia con quanto accade da questo anno scolastico, nelle scuole di ogni ordine e grado. Per promuovere un efficace percorso di educazione alla cittadinanza, la sperimentazione "LeAli al Futuro" prevede anche il potenziamento dei corsi di italiano per il recupero delle carenze linguistiche e l’insegnamento della Costituzione attraverso metodologie attive.

Sono previste inoltre azioni di riparazione del danno, attraverso adeguate attività di volontariato, per formare una coscienza civica responsabile. Il reato va infatti analizzato anche come comportamento che incrina la convivenza sociale e che richiede - oltre ad una pena - una riparazione attraverso comportamenti pro-sociali che possano portare alla reintegrazione del reo nella società civile. Ne conseguirà un processo di auto responsabilizzazione dei giovani che potranno, attraverso questa esperienza, rielaborare il conflitto e i motivi che lo hanno causato, avvertendo la necessità di mettere in atto azioni di riparazione.

Al fine di realizzare azioni di inclusione sociale, si organizzeranno incontri tra alunni appartenenti all’ambiente scolastico intra ed extra-murario, mediante l’ausilio di metodologie innovative quali l’educazione fra pari e il cooperative learning. L’educazione alla genitorialità vuole aiutare i giovani detenuti a elaborare le esperienze vissute e a costruire nuove relazioni su presupposti diversi da quelli passati. In tal senso, gli operatori saranno formati per affrontare la frequente conflittualità presente nelle famiglie di giovani con problemi di devianza. In questo percorso educativo si mira a promuovere la capacità di gestire i conflitti familiari con un’utenza delicata come quella penale minorile, spesso caratterizzata da una ricerca di genitorialità precoce.

Giustizia: 50 carceri senza direttore titolare, 6 non inquadrati

 

Adnkronos, 26 novembre 2009

 

"Circa 50 istituti penitenziari sono senza direttori titolari e questo nonostante l’amministrazione penitenziaria disponga di circa 500 dirigenti". È quanto denuncia Quirino Catalano in rappresentanza del Coordinamento nazionale penitenziario, per il quale "la direzione generale del personale del Dap si ostina a non inquadrare nella dirigenza ben sei direttori penitenziari, che da anni hanno svolto il loro ruolo con impegno e sacrificio e che oggi con l’emanazione della cd legge Meduri si sono visti privare della loro funzione, poiché tutti gli istituti ,con una legge discutibile, sono passati alla dirigenza". Continua Catalano: "Gli istituti scoppiano per la presenza eccessiva dei detenuti e urge sia un piano di recupero del personale direttivo che l’adozione di misure alternative alla detenzione. Invece, si continuano a tenere 50 istituti senza direttore titolare, che vengono coperti in modo sporadico con l’invio di dirigenti in missione e quindi con un aggravio di spese e sei direttori inutilizzati per un cavillo giuridico che per altri nella stessa situazione non è stato posto".

Lettere: i detenuti da varie carceri scrivono a Riccardo Arena

 

www.radiocarcere.com, 26 novembre 2009

 

Cara Radiocarcere, siamo i detenuti della sezione D del carcere di Piacenza e vi scriviamo perché abbiamo fatto un esposto alla Procura circa la morte di un nostro compagno che si chiamava Isam Khaudri. Isam è morto il 4 novembre dopo aver inalato il gas della bomboletta che usiamo per cucinare. Isam quando è morto si trovava nella cella di isolamento proprio perché qualche giorno prima era stato sorpreso a sniffare il gas.

Ora noi ci chiediamo come mai Isam non sia stato sorvegliato 24 ore su 24 mentre era nella cella di isolamento. Ci chiediamo come mai Isam, avendo tale tendenza a inalare il gas, non sia stato assistito da personale specializzato. Ci chiediamo come mai Isam, pur stando in isolamento perché aveva sniffato del gas, aveva nella cella di isolamento una bomboletta di gas, che lo ha portato alla morte. Queste sono le domande che ci facciamo e che abbiamo posto ai Pm di Piacenza nel nostro esposto-denuncia. Isam era straniero, ma era anche sposato con una donna italiana con la quale aveva avuto anche una figlia. Insomma Isam aveva una famiglia che non pensava di riavere il proprio caro dentro una bara. Tutto questo non è giusto e noi vogliamo che si identifichino i responsabili, si chiariscano le modalità della morte e che si faccia giustizia.

 

56 detenuti dal carcere di Piacenza

 

Caro Arena, mi chiamo Antonio e, pur essendo di Milano, mi trovo ristretto in un carcere della Calabria. Ovvero in un carcere assai distante da luogo dove risiede la mia famiglia. Ti scrivo da una cella del carcere di Vibo Valentia. Una cella piccola, fatta per ospitare al massimo quattro detenuti, dove dentro siamo costretti a viverci in otto! Otto persone rinchiuse in un piccolo spazio per 21 ore al giorno. Come si può chiamare vita questa?

Oggi la situazione qui nel carcere di Vibo Valentia, come altrove, è al collasso. Noi detenuti siamo costretti a vivere in modo disumano, ovvero in un modo che non è rispettoso delle persone. La carenza di igiene è ovunque. Ed ovunque qui c’è sporcizia e cattivi odori. È un vero abbrutimento della persona stare chiusi qui dentro. Come se non bastasse ogni nostro movimento è disciplinato da un rigido regolamento. Non possiamo chiedere nulla, non possiamo fare nulla. Qualsiasi nostra volontà deve passare per la famosa domandina. La cosa che ci fa più rabbia è che al Ministero della Giustizia conoscono come viviamo ma non fanno nulla per migliorare le cose. È una vera vergogna. Con me ti salutano anche i miei compagni della cella n. 9: Biagio, Alessandro, Aldo, Vincenzo, Francesco e Giuseppe.

 

Antonio, dal carcere di Vibo Valentia

 

Carissimo Riccardo, sai bene che prima ero detenuto nel carcere di Oristano, poi solo perché abbiamo scritto al direttore del carcere sono stato trasferito qui nel carcere di Sassari. Devi sapere che il carcere di Sassari è una struttura vecchissima e qui tutto è sporco e tutto è rovinato. In cella siamo ben 7 detenuti e praticamente viviamo ammassati uno su l’altro, costretti a dormire su letti arrugginiti. Ti assicuro che qui la vita è inimmaginabile. La cella è sporca, vecchia e con i muri scrostati e praticamente viviamo in condizioni igieniche disumane. Il vitto che ci danno è una sbobba schifosa e non possiamo neanche andare all’ora d’aria in quanto il cortile non è grande abbastanza per ospitare 150 detenuti.

In altre parole siamo costretti a restare chiusi in cella 24 ore su 24 e ti assicuro che vivendo così il tempo ti ammazza veramente. Per quanto mi riguarda ho il problema della lontananza dalla mia famiglia. Mia moglie e i miei 2 figli vivono in Puglia e io non li vedo da tanto tempo. Chiedo solo di poter scontare la mia pena vicino alla mia famiglia, ma anche questa semplice richiesta sempre impossibile in un mondo come il carcere. Sappi che con me ti salutano i mie compagni di cella che sono: Andrea, Massimo, Franco, Simone, Salvatore e Sebastiano

 

Maurizio dal carcere di Sassari

Puglia: le galere regionali sono inumane, scioperano i penalisti

 

Ansa, 26 novembre 2009

 

I penalisti baresi aderiranno domani all’astensione dalle udienze, proclamata dall’Unione nazionale Camere penali, per protestare contro la mancanza di iniziative per affrontare l’emergenza carceri, "causa di inaccettabili violazioni dei diritti umani" e contro l’inasprimento del 41 bis, il regime del carcere duro previsto per mafiosi e terroristi. I penalisti baresi domani organizzeranno un dibattito dal titolo "Il carcere: serve?" previsto nel pomeriggio nella facoltà di giurisprudenza.

Secondo gli avvocati, "La situazione delle carceri pugliesi è drammatica". Stando ai dati forniti dal sindacato Sappe - è detto in una nota - il 2 novembre scorso in Puglia la popolazione carceraria rispetto alla effettiva capienza degli istituti era questa: Altamura 90 presenze su 56 posti; Bari oltre 600 su 290; Foggia 750 su 370; Lecce 1280 su 660; Lucera 230 su 125; Taranto 500 su 220; Trani 260 su 220 con mezzo carcere chiuso; Turi 169 su 112.

"I detenuti - aggiungono i penalisti - vivono ammassati in celle di piccolissime dimensioni, in precarie condizioni igieniche, in violazione dei principi di rispetto della persona ribaditi nella legislazione penitenziaria. Il tutto con l’ovvia conseguenza di far venire meno la finalità ultima della pena, rappresentata dalla piena rieducazione del condannato. In questa assurda situazione è già intervenuta la Corte Europea dei diritti dell’Uomo che ha ritenuto disumane le condizioni di detenzione in spazi così ristretti, condannando lo Stato italiano al risarcimento dei danni". La proposta dei penalisti è di non "illudersi di risolvere il problema con la costruzione di nuovi istituti penitenziari, per i quali mancano i fondi e personale" ma di "rivedere profondamente la normativa vigente, limitando la custodia cautelare in carcere solo ai reati più gravi e ripristinando efficaci misure alternative alla detenzione".

Cuneo: muore detenuto 24enne. La famiglia "non è un malore"

 

www.cronacaqui.it, 26 novembre 2009

 

"Voglio sapere come è morto mio nipote. Se è stato picchiato, se è stato ucciso da qualcuno". A parlare è Graziella Marchese, 71 anni, nonna di Alessio Scarano, 24 anni, torinese, deceduto nella serata di martedì nel carcere di Cuneo dove, sabato scorso, proveniente dalle Vallette, era stato trasferito.

"Da quello che ci hanno comunicato dalla prigione - spiegano la nonna e lo zio del ragazzo, Roberto Fusaro - Alessio si era coricato sulla branda della sua cella dopo aver partecipato ad una partita di calcio nel campetto del carcere. Poi, quando gli agenti si sono avvicinati, lo hanno trovato cadavere. Ci hanno detto che è morto per cause naturali ma lui stava bene, non aveva alcun problema fisico. Per noi questa morte è un mistero e vogliamo vederci chiaro".

La famiglia si è rivolta all’avvocato Roberto Brizio che ha nominato un perito di parte che questa mattina parteciperà all’autopsia, disposta dal magistrato, sul corpo del povero giovane. Dal carcere di Cuneo confermano la morte sospetta: "Secondo un primo referto, il decesso sarebbe sopraggiunto per cause naturali. In ogni caso è stata avviata un’inchiesta interna al penitenziario e si attendono i risultati dell’autopsia".

Ma, sempre secondo la versione ufficiale, il giovane non sarebbe stato trovato cadavere: "Quando il personale di servizio si è avvicinato per somministrargli una terapia, il ragazzo era ancora vivo, ansimava e si è tentato di rianimarlo, anche se inutilmente".

Alessio Scarano era finito dietro le sbarre nel giugno scorso e avrebbe dovuto scontare una pena di 11 mesi per alcune sentenze passate in giudicato, le ultime si riferivano al furto di autoradio perpetrato nel 2004 in alcuni parcheggi del centro città.

Il ragazzo aveva trascorsi da tossicodipendente ma, come sostengono la madre, Maria Teresa Fusaro e la nonna, "Da almeno un anno era uscito dal tunnel della droga, specie dopo il ricovero presso la comunità Arcobaleno all’interno del carcere torinese". Dunque, il giovane non sarebbe dovuto rimanere in prigione ancora per molto: "A maggio sarebbe uscito - dice lo zio - e, a questo punto, io mi chiedo perché sia stato trasferito a Cuneo".

Portato in quel penitenziario senza avvisare i parenti: "I perché su questa morte sono tanti - aggiunge Claudia, un’amica di famiglia - a cominciare proprio dal trasferimento in un carcere di massima sicurezza che era stato costruito per rinchiudere i brigatisti e che, invece, viene utilizzato anche per i poveracci. Senza contare, poi, che Alessio era ormai a fine pena".

Nessuno sapeva, tant’è che lunedì scorso la madre del giovane si è presentata alle Vallette per incontrare il figlio e solo quando è arrivata lì ha saputo che Alessio era a Cuneo. "Noi, per ora, non accusiamo nessuno - dice la nonna - ma abbiamo dei sospetti e non riusciamo ad accettare una morte così, senza un perché".

L’ultima notizia di Alessio vivo, la famiglia l’ha ricevuta poche ore prima della comunicazione della sua morte, nel pomeriggio di martedì, quando alla nonna è stato recapitato un telegramma proveniente dalla casa circondariale cuneese e spedito lunedì: "Ciao nonna, per favore telefona a mamma e dille che mi hanno portato a Cuneo. Baci nonna, ti voglio bene. Alessio".

 

L’autopsia: morto per "cause naturali"

 

Morto per cause naturali. Sarebbe questo il risultato dell’autopsia sul cadavere di Alessio Scarano, il detenuto di 24 anni morto l’altro ieri nel carcere Cerialdo di Cuneo. Secondo quanto si è appreso l’esame autoptico, eseguito oggi, confermerebbe l’arresto cardiocircolatorio causato da un infarto. Trasferito quattro giorni fa da Torino a Cuneo, Scarano è stato colpito da un malore mentre si trovava in una cella della 1/a sezione giudiziaria. L’addetto all’infermeria incaricato delle terapie serali lo ha trovato disteso sul letto, apparentemente addormentato. L’infermiere ha tentato di svegliarlo, senza riuscirci e ha dato l’allarme.

Una equipe del 118, intervenuta nel carcere, ha intubato Scarano. Tutti i tentativi di tenerlo in vita, però, sono stati inutili. Il decesso è stato accertato alle 21.38. La salma, su disposizione della magistratura, è stata trasferita nella sala mortuaria del cimitero di Cuneo. Alessio Scarano, pregiudicato, tossicodipendente, doveva scontare un residuo di pena (furti e rapine) che si sarebbe concluso nell’ottobre 2010.

Roma: detenuto muore per anoressia, nel carcere Regina Coeli

 

Asca, 26 novembre 2009

 

Un uomo di 32 anni è morto all’interno del centro clinico del carcere romano di Regina Coeli. Lo rende noto il garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. A quanto appreso l’uomo, Simone La Penna, era in carcere per reati legati alla droga ed è stato trovato morto giovedì mattina nel suo letto. Soffriva di anoressia nervosa ed era detenuto dall’8 giugno per reati di droga nel carcere romano di Regina Coeli: stamani è stato trovato morto nel suo letto al centro clinico dell’istituto penitenziario. La scorsa notte aveva parlato fino all’1 con altri tre detenuti ricoverati nel centro clinico. Alle 3, quando è stata fatta la conta, alla vigilanza del carcere tutto è sembrato normale, ma stamani alle 8, alla conta del mattino, La Penna non ha risposto. Quando gli agenti si sono avvicinati - il suo letto era a circa due metri dalla postazione di controllo - era con la testa riversa in basso ed è stato inutile l’intervento di due medici e di un infermiere. A quanto si è appreso, il corpo era ancora caldo e La Penna sarebbe probabilmente morto all’alba.

Tutto fa pensare che la sua morte sia dovuto a cause naturali. In mattinata il medico legale, su disposizione del pm Marcello Monteleoni, dall’esame esterno del corpo non aveva riscontrato né segni di violenza né punture d’ago. Immediatamente è stata avvisata la famiglia e in carcere sono arrivati i genitori e la sorella.

Con l’anoressia nervosa La Penna aveva perso quasi 30 chili e aveva grandi carenze di potassio che gli provocavano problemi ai muscoli. Era stato più volte visitato tra luglio e ottobre in vari ospedali, tra i quali il Sandro Pertini, nel cui reparto detentivo è morto di recente Stefano Cucchi. Domani il magistrato darà l’incarico per eseguire l’autopsia.

Per reati connessi alla droga il detenuto doveva scontare una pena fino al 2011, mentre era in attesa dell’appello per una sentenza di 4 anni e 8 mesi sempre per droga. Infine, c’era una terza indagine in cui era coinvolto, sempre per droga.

"Nell’ultimo anno a Regina Coeli - ha ricordato il direttore del carcere, Mauro Mariani - nessun detenuto è morto in istituto, ma due, a marzo e ad agosto, sono morti in ospedale. A Regina Coeli abbiamo una notevole struttura clinica, da un anno gestita direttamente dall’Asl e molti detenuti vengono portati qui proprio in ragione delle loro condizioni e perché vengono garantiti frequenti controlli".

 

Peciola (Sl): altra morte che si poteva evitare

 

"Un’altra morte nelle carceri italiane e del Lazio, che poteva essere evitata, e su cui è necessario fare immediatamente chiarezza. Un caso che si va ad aggiungere alle altre 12 morti nel Lazio e 159 in Italia, dall’inizio dell’anno". Lo dice in una nota Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sinistra e Libertà e coordinatore del Gruppo Federato della Sinistra in Provincia.

"Tra l’altro, come nel caso di Stefano Cucchi, anche il 32enne morto a Regina Coeli, si trovava in stato di custodia cautelare in carcere per reati di droga. Ma soprattutto, soffriva di anoressia nervosa, per cui le sue condizioni di salute erano assolutamente incompatibili con il regime detentivo - conclude Peciola -. Le misure cautelari troppo spesso diventano un’anticipazione della misura afflittiva della carcerazione, in stridente contrasto con il dettato costituzionale del principio della presunzione di non colpevolezza".

Benevento: un detenuto tenta di evadere, bloccato dagli agenti

 

Il Velino, 26 novembre 2009

 

"È solo grazie alla professionalità, alle capacità ed all’attenzione del personale di Polizia penitenziaria che al carcere di Benevento è stato sventato ieri un clamoroso tentativo di evasione da parte di un detenuto particolarmente pericoloso".

Lo ha dichiarato Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi azzurri, in relazione a quanto avvenuto ieri nel carcere di Benevento. "I colleghi - ha raccontato Capece - hanno bloccato il fuggitivo che stava tentando di scavalcare il muro di cinta. Bravissimi i colleghi di Benevento, che lavorano sotto organico e in condizioni difficili. Questo grave episodio conferma ancora una volta le gravi criticità del sistema carcere. La situazione delle carceri in Italia è drammatica a causa del sovraffollamento, dovuto ad una costante crescita dei detenuti che dall’inizio del 2009 sono aumentati di oltre 10 mila unità, mentre il personale di Polizia penitenziaria continua a diminuire di circa mille unità all’anno, tant’è che allo stato attuale mancano oltre cinquemila agenti rispetto alle piante organiche previste dal decreto ministeriale del 2001".

Oggi - ha ricordato il segretario del Sappe - nelle carceri italiane ci sono più di 66 mila detenuti, dei quali oltre 25 mila sono stranieri, soprattutto extracomunitari. E questi emblematici dati fanno comprendere anche ai non addetti ai lavori come i livelli di sicurezza dei nostri penitenziari siano assai limitati e in quali drammatiche e difficili condizioni lavorino i nostri agenti. I due terzi dei reclusi sono in attesa di giudizio, anche questo rappresenta un’anomalia del nostro sistema. A Benevento abbiamo circa 400 detenuti presenti in struttura che ha una capienza regolamentare di 247 posti e gli agenti che devono ricoprire più posti di servizio. E allora rivolgiamo un grande plauso ai colleghi di Benevento che hanno impedito il verificarsi di una evasione nel penitenziario".

Vasto (Ch): 3-4 detenuti in cella, proteste per sovraffollamento

 

Agi, 26 novembre 2009

 

È arrivata anche alla casa di reclusione di Vasto (Chieti), la protesta dei detenuti per il sovraffollamento dei penitenziari italiani. Ieri sera, dalle 19.20 alle 20.00, i reclusi hanno urlato e battuto sulle inferriate delle celle pentole e stoviglie per richiamare l’attenzione delle istituzioni sulle condizioni di vita nelle case di pena. A Torre Sinello, attualmente, gli ospiti sono 275, sistemati in camere da 3 o 4 posti. La capienza regolamentare complessiva prevede 180 posti, con una tolleranza consentita fino a 250 detenuti.

Pescara: consigliera Pd visita il carcere; affollato ma ben tenuto

 

Agi, 26 novembre 2009

 

Il consigliere regionale del Pd Marinella Sclocco ha visitato il carcere San Donato di Pescara. "La situazione - ha detto - è uguale a quella degli altri istituti di pena: c’è carenza di personale e sovraffollamento. Il carcere - ha precisato - è ben tenuto e pulito e il direttore è una persona in gamba. Però in alcuni casi ci sono cinque o anche sette detenuti per cella. Ci sono anche celle con tre disabili." Il consigliere del Pd ha poi sottolineato che ci sono pochi agenti e "che fanno anche molti turni". Per Sclocco si tratta di "un problema nazionale che riguarda la sicurezza in generale e la condizione delle carceri in tutta Italia".

Vicenza: presto la città avrà un Garante dei diritti dei detenuti

 

Redattore Sociale - Dire, 26 novembre 2009

 

L’istituzione ufficiale è attesa a breve in consiglio comunale. Il sindaco Variati: "Reputo questo provvedimento doveroso perché è inerente ai diritti della cittadinanza che il comune di Vicenza, come previsto nel suo statuto, promuove".

Presto anche Vicenza avrà un garante dei detenuti: l’istituzione ufficiale è attesa a breve in consiglio comunale L’annuncio viene dal sindaco Achille Variati, che ieri ha presentato alla giunta la proposta di deliberazione, nata da una proposta del consigliere comunale del Pdl Francesco Rucco e da un appello ricevuto dalla Camera penale vicentina.

"Il garante - ricorda Variati - è un organo di garanzia che in ambito penitenziario ha funzione di tutela delle persone limitate o private della libertà personale. Riceve segnalazioni sul mancato rispetto della normativa penitenziaria e dei diritti fondamentali dell’uomo, e si rivolge all’autorità competente per chiedere spiegazioni, sollecitando gli adempimenti o le azioni necessarie". Nata in Svezia nel 1809, questa figura negli anni si è diffusa fino ad essere presente in quasi tutti i Paesi europei.

"Reputo questo provvedimento - aggiunge Variati - doveroso perché è inerente ai diritti della cittadinanza che il comune di Vicenza, come previsto nel suo statuto, promuove". Il garante sarà nominato dal sindaco attraverso una valutazione dei curricula presentanti in seguito alla promozione della carica. Si tratta di una carica gratuita, della durata di 5 anni e la nomina avverrà tra persone che risiedono a Vicenza "d’indiscusso prestigio nel campo delle scienze giuridiche, dei diritti umani, delle attività sociali negli istituti di prevenzione e di pena, nei centri di servizio sociale".

Il garante, che si appoggerà per la sua attività all’ufficio comunale del difensore civico, avrà in particolare il compito di promuovere l’esercizio dei diritti e delle opportunità di partecipazione alla vita civile. Sarà suo compito anche promuovere iniziative di sensibilizzazione pubblica sul tema dei diritti dei detenuti.

Televisione: sabato a "Ippocrate", l’emergenza carceri e l’Aids

 

Il Velino, 26 novembre 2009

 

Sabato 28 a mezzogiorno (e, in replica, alle 20, la domenica alle 5,30 - 11,30 - 21,30, il mercoledì alle 20,30), "Ippocrate" su Rainews24 si occuperà dell’emergenza carceri, 20mila detenuti in più rispetto alla capacità d’accoglienza delle strutture stanno facendo scoppiare proteste in molti penitenziari. Quali sono le loro condizioni si salute? Tossicodipendenza, malattie osteo-articolari, Aids, ma anche la tubercolosi sono molto diffuse: come interviene l’Amministrazione Carceraria? In studio, ospite di Gerardo D’Amico, Fabio Gui, collaboratore del Garante Regionale del Lazio per i Diritti dei Detenuti, che si occupa in particolare di sanità nelle carceri.

Nella seconda parte di "Ippocrate" si parlerà di un’altra emergenza, del tutto dimenticata: la ripresa dei contagi da HIV nel nostro Paese. Sono soprattutto giovanissimi e persone anziane, arrivano in ospedale in Aids conclamato perché nei loro comportamenti sessuali a rischio neppure considerano la possibilità di infettarsi. A Milano 2 persone al giorno diventano sieropositive senza saperlo, sono crollate le percentuali di quelli che fanno il test. Mentre 10 anni fa il 20 per cento dei cittadini sessualmente attivi aveva paura di infettarsi, siamo scesi al 5 per cento. Di oggi. Anche grazie alla mancanza di campagne pubbliche informative. Ospiti in studio Stefano Vella, immunologo dell’Istituto Superiore di Sanità, e Filippo von Schloesser, presidente di Nadir.

 

 

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