Rassegna stampa 20 gennaio

 

Giustizia: Berlusconi; pronta bozza di riforma, stasera vertice

 

Reuters, 20 gennaio 2009

 

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha detto che stasera si terrà un vertice di maggioranza in cui esporrà la bozza di riforma della giustizia, in vista del consiglio dei ministri di venerdì prossimo che dovrebbe vararne almeno una parte. "Lo abbiamo anticipato a questa sera", ha detto Berlusconi ai giornalisti, rispondendo ad una domanda sul vertice della giustizia.

"Stasera avremo tutti i movimenti della coalizione che leggeranno l’ultima stesura della nostra riforma", ha aggiunto, a margine di una inaugurazione a Milano. "La presenteremo il 23 al tavolo del Consiglio dei ministri e penso che sarà approvata entro fine mese, non ci saranno soverchie difficoltà".

Al cdm di venerdì prossimo è attesa la riforma del processo penale con nuove norme che limitano l’iniziativa di indagine del Pm a vantaggio di una maggiore autonomia della polizia giudiziaria. Inoltre, riferiscono fonti politiche, sul tavolo dei ministri potrebbe arrivare un ddl delega sulla digitalizzazione del processo, il gip collegiale - quando deve pronunciarsi sulle misure cautelari - e la revisione dei distretti giudiziari.

Ma tra i nodi politici ancora da sciogliere vi è quello dei reati per i quali permettere le intercettazioni da parte della magistratura. Un ddl sull’argomento è già all’esame della commissione Giustizia della Camera, dove Lega Nord e An premono per un ampliamento dello spettro delle intercettazioni, mentre Forza Italia e il premier hanno finora frenato. Domani è l’ultimo giorno per presentare emendamenti in commissione e i tempi per un’intesa nel centrodestra stringono. La parte della riforma di rilevanza costituzionale - la divisione delle carriere in magistratura e la revisione del Csm - potrebbero invece essere affrontate in un secondo tempo, dopo il varo della prima tranche di provvedimenti.

Giustizia: Pd; testo del Governo non sia "prendere o lasciare"

 

Ansa, 20 gennaio 2009

 

Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. "Anche il Pd auspica la rapida presentazione di un testo del governo su cui avviare finalmente il dibattito parlamentare. Tuttavia, come sa bene il capogruppo del Pdl nella commissione giustizia della Camera, Enrico Costa, ogni testo di riforma legislativa che incide sui diritti dei cittadini deve avere tempi adeguati di discussione nelle aule parlamentari e le necessarie interlocuzioni con gli operatori del diritto.

È quanto è stato fatto in commissione Giustizia della Camera per la riforma sulle intercettazioni, sulla pedofilia, sullo stalking, sulla violenza sessuale e non si capisce perché non dovrebbe essere fatto proprio per le importanti riforme del processo penale e civile e per le riforme ordinamentali che toccano da vicino i cittadini, gli avvocati, i magistrati. Per questo - sottolinea - dal Governo non accetteremo un testo "prendere o lasciare" perché le convergenze e le condivisioni hanno bisogno di approfondimenti e di un confronto parlamentare costruttivo e alla luce del sole".

Giustizia: Di Pietro; no a inciuci, dialogo si fa in Parlamento!

 

Adnkronos, 20 gennaio 2009

 

"La storia del dialogo è un escamotage più per fare inciuci che per risolvere i problemi. Esiste già il Parlamento dove ci sono maggioranza e opposizione che responsabilmente valutano i provvedimenti in concreto. Altri tavoli sono solo sacrestie per trovare soluzioni che fanno comodo a quelli seduti intorno al caminetto".

Così il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, a margine della presentazione del libro "Il guastafeste" commenta le "prove di dialogo" sulla giustizia. "Noi di Idv abbiamo presentato 21 disegni di legge in Parlamento e siamo convinti che la giustizia abbia bisogno di interventi concreti e diversi da quelli proposti finora", ha ribadito Di Pietro sottolineando che "noi chiediamo innanzitutto un aumento di risorse finanziarie e di personale, poi riteniamo necessaria una serie di interventi per fare in modo che i processi siano più brevi e le pene siano certe, ivi compreso un aumento delle strutture carcerarie".

"Tra le proposte che si stanno ventilando - ha aggiunto l’ex pm - c’è una riduzione del sistema delle intercettazioni, una proposta che noi riteniamo criminogena perché le intercettazioni sono uno strumento necessario per scoprire i reati e noi, che i reati li vogliamo scoprire, vogliamo che ci siano". Infine il leader dell’Idv ha ribadito che "anche la proposta di lasciare la gestione delle notizie di reato alla polizia giudiziaria siamo convinti sia insensata e fraudolenta perché toglie la direzione dell’indagine al pubblico ministero e si verrebbe a creare un filtro sulle notizie di reato".

Giustizia: Tenaglia (Pd); da Fondazioni un contributo tecnico

 

Apcom, 20 gennaio 2009

 

Quello delle Fondazioni Italianieuropei e Liberal è un "contributo tecnico" al dibattito sulla giustizia. Lo dice il ministro-ombra della giustizia Lanfranco Tenaglia rispondendo ai giornalisti al termine del seminario sulla giustizia che ha visto la convergenza di Massimo D’Alema e Pier Ferdinando Casini su un pacchetto di proposte di riforma della giustizia. Tenaglia ricorda a questo proposito che "la proposta del Pd è chiara, complessiva, organica" e sottolinea che "molte soluzioni indicate dal documento delle fondazioni coincidono con quelle del Pd".

Le differenze, però, non mancano, a cominciare dalla riforma del Csm: "Il Pd ritiene che si possa e si debba fare molto attraverso la legge ordinaria: la riforma della legge elettorale, riportare il numero a 30 componenti, la sezione disciplinare autonoma e altre misure sul potere di dare pareri al parlamento e pratiche a tutela".

Giustizia: inchiesta "Why not"; il Csm sospende il Pm Apicella

 

Ansa, 20 gennaio 2009

 

Sospensione dalla funzioni e dallo stipendio per il Procuratore Capo di Salerno Luigi Apicella, trasferimento dalla sede e dalle funzioni per il Pg di Catanzaro Enzo Iannelli, il suo sostituto Alfredo Garbati e per i due pm di Salerno Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. È la decisione presa dalla sezione disciplinare del Csm nei confronti dei magistrati coinvolti nel caso De Magistris.

Accolte in parte le richieste del guardasigilli Alfano - Il Tribunale delle Toghe ha accolto in parte le richieste di provvedimenti cautelari sollecitate dal guardasigilli Angelino Alfano e dal Pg di Cassazione Vitaliano Esposito: ha sospeso Apicella, come richiesto dal ministro (il Pg aveva invece presentato un’istanza di trasferimento nei confronti del Capo della Procura di Salerno), trasferito Iannelli, Garbati, Nuzzi e Verasani, ma non ha adottato alcun provvedimento contro i magistrati di Catanzaro, Domenico De Lorenzo e Salvatore Curcio (anche per questi ultimi due Alfano aveva chiesto il trasferimento). La decisione della sezione disciplinare è giunta dopo quasi cinque ore di Camera di Consiglio.

L’inchiesta Why not non si fermerà - Il Csm, dunque, ha rigettato la richiesta di trasferimento per De Lorenzo e Curcio, titolari dell’inchiesta Why not, che fu avocata a De Magistris. Nei confronti di Apicella, il Tribunale delle toghe ha disposto anche il collocamento fuori dal ruolo organico della magistratura. Sarà ora la terza commissione di Palazzo dei Marescialli a dover proporre al plenum le nuove sedi per i magistrati trasferiti. La decisione della disciplinare potrà essere impugnata dai magistrati sanzionati davanti alle sezioni unite civili della Cassazione. Alfano soddisfatto - Il guardasigilli, Angelino Alfano, sarebbe soddisfatto dalla sentenza emessa stasera dalla sezione disciplinare del Csm sui magistrati di Salerno e Catanzaro, protagonisti dello scontro tra Procure sul caso De Magistris. In ambienti del Ministero della Giustizia, si fa in fatti rilevare un sostanziale accoglimento di tutte le richieste avanzate dal guardasigilli, anche quelle più gravi.

Giustizia: Osapp; il sistema carcerario non è la "parte marcia"

 

Apcom, 20 gennaio 2009

 

"Mentre il mondo politico è tutto proteso a discutere su come riformare la Giustizia, quando ormai è ben chiaro che oltre al balletto politico non vi sia nulla che richiami il chiaro intendimento a fare poi le riforme, le operazioni di arresto avvenute questa mattina sono la dimostrazione lampante che lo Stato c’è ed è ben rappresentato da quelle istituzioni che portano avanti un lavoro di costante sacrificio".

Così Leo Beneduci, segretario generale dell’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria (Osapp), sull’arresto, compiuto questa mattina, dei referenti del clan Madonia. "Invitiamo Vizzini a ragionare sulle falle del sistema politico più che a quelle del sistema carcerario", scrive poi Beneduci in una nota commentando il proposito dell’esponente del Pdl di rilanciare il disegno sull’inasprimento del carcere duro: "Merito quindi alla Dda di Caltanissetta, ai Carabinieri, e alle forze dell’ordine tutte, tra cui anche la Polizia Penitenziaria, senza il cui apporto prezioso certe operazioni non sarebbero possibili".

"È inaudito - continua Beneduci - considerare ancora il sistema carcerario come la parte marcia dell’intera struttura giudiziaria, e non parlare di riforme laddove poi si sente maggiormente la necessità di implementare uomini e mezzi, e rivedere assetti organizzativi". "Ricordiamo ancora al presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, nonché esponente della Commissione Antimafia, che la gestione dei detenuti in stato di 41bis è solo la punta dell’iceberg dell’enorme lavoro che gli uomini e le donne del nostro Corpo di Polizia - conclude l’Osapp - sono tenuti a compiere giorno dopo giorno".

Giustizia: dal 1978 chiusi 100 manicomi, costruite 100 carceri

 

Giornale Italiano di Psicopatologia, 20 gennaio 2009

 

In concomitanza alla progressiva chiusura degli Ospedali Psichiatrici (evento che si è ultimato solo nel 2000), si è parimenti registrato, proprio a partire da quel periodo, un rilevante aumento dei detenuti ristretti nei nostri istituti penitenziari. Il dato appare inquietante: 100 Ospedali Psichiatrici chiusi, quasi 100 nuove carceri costruite.

Del resto è lo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) ad offrirci quelle cifre. Oggi in carcere sono presenti 22.625 malati psichiatrici, di cui: 11.160 (10,25%) depressi; 7.727 (6,04%) malati mentali gravi; 823 (0,78%) ritardi mentali; 2.915 (2,76%) affetti da malattie neurologiche.

Ed è sempre il Dap che, nel Convegno nazionale "La salute in carcere" tenutosi il 1 marzo 2008, ha ammesso che solo una minima parte dei detenuti con disturbi mentali è ristretta negli Opg (circa 1.300 nel 2005), la maggior parte si trova segregata in carcere.

Altrettanto degno di attenzione appare essere il consistente dato riguardante il numero dei Presidi residenziali socio-assistenziali non psichiatrici (295.034 degenti in 8.182 presidi nel 2001) ed il numero dei degenti lì ricoverati, in quanto appare verosimile che una quota non trascurabile di malati mentali sia ivi ricoverata.

Alla luce dei dati finora analizzati si può concludere che: "Se nel 1978 vi erano almeno 80.000 ricoverati in media presso le strutture pubbliche e private allora esistenti ed oggi i ricoverati in media si possono calcolare in circa 30.000, essendo tra l’altro la popolazione italiana cresciuta di almeno 5.000.000 di unità, dove sono finiti gli altri 50.000?". "Probabilmente una parte non trascurabile è ricoverata presso i numerosissimi Presidi residenziali socio-assistenziali non psichiatrici, un’altra porzione è per così dire desaparecido, almeno 10.000 di loro sono in carcere e tale quota cresce rapidamente ogni giorno, altre migliaia forse vivono nella società e sul famoso territorio.

Lazio: Destra; sanità carceraria, problemi urgenti ed evidenti

 

Il Tempo, 20 gennaio 2009

 

"Il caso denunciato dal Garante dei detenuti del Lazio e relativo al carcere di Velletri, dove da quattro mesi il dentista non può operare per carenze strutturali, è solo uno degli esempi di disfunzione rintracciabili nelle strutture penitenziarie della Regione che il passaggio delle competenza in tema di Sanità carceraria dall’amministrazione dello Stato a quella regionale non ha evidentemente aiutato a risolvere".

Lo ha detto il capogruppo alla Regione Lazio della Lista Storace, Vladimiro Rinaldi, commentando la proposta del Garante per i detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, di istituire un Osservatorio permanente sullo stato di salute dei reclusi. "Ma giusto o meno che sia, la competenza è ormai della Regione e la proposta di Marroni andrebbe valutata attentamente - ha aggiunto Rinaldi -.

In parallelo, tuttavia, voglio ricordare che come ho avuto modo di verificare personalmente, insieme al mio collaboratore dottor Daniele Belli, negli istituti penitenziari del Lazio le problematiche connesse alla tutela del diritto alla salute dei detenuti sono evidenti e urgentissime da tempo. Mesi fa - specifica Rinaldi - abbiamo denunciato la mancanza di personale medico-sanitario nel carcere di Velletri, la necessità di ripristinare tutta una serie di figure professionali nella casa circondariale di Frosinone, dove il cardiologo e il gastroenterologo sono assenti da mesi. Questo per limitare l’inevitabile ricorso, con i relativi rischi per il paziente e costi, alle strutture civili esterne.

E ancora - prosegue Rinaldi -, abbiamo sollecitato l’impegno della Asl di competenza a destinare e predisporre alcuni dei locali del nosocomio Reatino alla degenza dei detenuti gravi. Per lo stesso motivo - conclude Rinaldi -, anche il presidio sanitario dovrebbe essere prolungato, dalle attuali 10 ore ad un’assistenza h24".

Sulmona: internato di "Casa di lavoro" in coma per overdose

 

Ansa, 20 gennaio 2009

 

Lo hanno trovato a terra nella sua cella in stato di incoscienza. Si tratta di un internato della casa lavoro del super carcere di via Lamaccio, strappato alla morte per overdose di stupefacenti che aveva assunto all’interno della struttura penitenziaria, grazie all’intervento tempestivo dei soccorsi. Il fatto è accaduto la settimana scorsa, ma è trapelato dalle mura dell’istituto solo oggi. L’uomo è di Napoli e ha 40 anni. A salvarlo l’intervento dei medici e del personale del 118 dell’ospedale di Sulmona, allertati dalla direzione. Una volta arrivati nella cella del detenuto lo hanno trovato in stato comatoso.

Pochi giorni prima, un altro internato che rientrava da un periodo di licenza era stato soccorso dal personale del 118 dell’ospedale di Sulmona, dopo essersi sentito male all’interno della stazione ferroviaria del capoluogo peligno. Su entrambi gli episodi la Procura di Sulmona ha aperto due inchieste; stessa cosa è stata fatta dalla direzione del carcere. Sul fatto indagano la Procura della Repubblica e l’Amministrazione penitenziaria, e l’attenzione degli inquirenti è rivolta al compagno di cella del detenuto, rientrato da una licenza il giorno stesso e sospettato di aver fornito lo stupefacente.

L’uomo, nella notte dell’8 gennaio scorso, è stato trovato riverso in terra dagli agenti penitenziari, che avevano sentito dei rumori e notato il compagno di cella che tentava di rianimarlo versandogli dell’acqua sul volto.

Le guardie hanno fatto irruzione nella cella e hanno subito dato l’allarme al 118. L’uomo è giunto al pronto soccorso dell’ospedale peligno con una temperatura corporea vicina ai 31 gradi, quindi in ipotermia da collasso cardiocircolatorio, ma è stato salvato. Alla perquisizione della cella è stata rinvenuta dell’eroina e addosso al detenuto alcune dosi di hashish. L’eroina è stata inalata, in quanto non sono state rinvenute siringhe.

Bologna: Radicali visitano l'Ipm; ambienti squallidi e insalubri

 

Agi, 20 gennaio 2009

 

Ieri, in occasione della giornata di servizio alla comunità, promossa per il Martin Luther King Day dal Comitato inaugurale del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, la deputata radicale Rita Bernardini ha visitato il carcere minorile di Bologna, accompagnata da Monica Mischiatti e Piero Capone, membri rispettivamente del Comitato Nazionale e della Giunta di Segreteria di Radicali Italiani.

"Abbiamo raccolto il grido di dolore della Direttrice del Carcere di Via del Pratello, Paola Ziccone che - a nostro avviso - coincide con quello dei ragazzi e del personale dell’Istituto minorile bolognese", ha dichiarato Rita Bernardini, che è membro della Commissione giustizia della Camera.

"Fatiscenza dell’edificio (un ex convento), locali insalubri, mura e scale pericolanti come certificato dalla Asl, personale del tutto insufficiente a mettere in atto politiche trattamentali volte al recupero dei 15 ragazzi che al 90 per cento sono immigrati dal Marocco, dalla Tunisia e dalla Romania.

Chi si meraviglia delle tensioni che sono sfociate in aggressioni vuol dire che è stato sempre sordo alle ragionevoli richieste della Direttrice che, con molta franchezza, ci ha spiegato che fra tre mesi - dopo il taglio del 40 per cento delle spese vive messo in atto dal Ministero della Giustizia - si troverà nella condizione di dover scegliere se tagliare il cibo o il vestiario, se ridurre le già magre spese per l’igiene e la pulizia o per l’indispensabile consulenza degli psicologi. Sembra incredibile che nella ricca e dotta Bologna possa esistere un luogo come quello che abbiamo visitato oggi.

Cosa hanno fatto in questi anni le istituzioni locali? Fiumi di denaro pubblico sperperati nell’impossibile trasformazione di un antico convento in luogo di custodia e recupero sociale di minorenni che finiscono in prigione per lo più per piccoli furti e reati connessi all’abuso di sostanze stupefacenti. Abbiamo visitato il piano dove sono ubicate le celle che ospitano i 15 ragazzi: sembra che si sia speso l’equivalente di un miliardo di vecchie lire per una "ristrutturazione" fatta di ambienti squallidi, con mobilia dissestate e brandine rifatte con vecchie coperte militari.

Il dirigente della Giustizia Minorile, dott. Pino Centomani non la finiva più di parlare degli altri lavori iniziati 7 anni fa e mai completati, lavori che dovrebbero prevedere un nuovo Centro di Prima accoglienza e una Comunità di recupero. Lavori a singhiozzo perché le imprese aggiudicatrici sono fallite, perché quelle che hanno fatto i lavori li hanno fatti sbagliati, perché chi doveva vigilare - come la Sovrintendenza alle opere pubbliche - non ha vigilato.

Alla fine, l’unica osservazione concreta l’ha fatta la direttrice, chiedendosi per quale ragione la Cassa delle Ammende abbia accantonato il progetto "percorsi" che può dare un sostanziale contributo all’aspetto rieducativo dei minori. Lo chiederemo al Ministro Alfano che ancora non ha risposto ad un’interrogazione sulla Cassa, forse perché non è in grado di rispondere ai pesanti rilievi di gestione già avanzati dalla Corte dei Conti".

 

Nanni (Idv): grave situazione Istituto Minorile Pratello

 

La "grave situazione logistica" in cui versa l’Istituto penale minorile del Pratello di Bologna è al centro della mozione presentata oggi alla Regione Emilia Romagna dal capogruppo dell’Idv Paolo Nanni. Nello specifico, il documento impegna il presidente della Regione Vasco Errani, anche in qualità di presidente della Conferenza Stato-Regioni, ad intervenire presso il Governo affinché "riconsideri il bilancio della Giustizia, prendendo atto che in queste condizioni è di fatto preclusa ogni possibilità di trattamento e recupero, ed è questo un dovere costituzionale dello Stato".

Bologna: "miseria nera" in Dozza, città dona prodotti igienici

 

La Repubblica, 20 gennaio 2009

 

La GD, storica azienda bolognese della famiglia Seragnoli, ha donato 8mila euro: serviranno all’Avoc, l’associazione dei volontari del carcere, a comprare indumenti per i detenuti che non possono permettersi neppure un cambio di biancheria. Anche Coop Adriatica si è data da fare: il suo regalo natalizio agli abitanti della Dozza sono stati 40 cartoni di prodotti per l’igiene personale. Dallo shampoo al sapone, dal dentifricio agli spazzolini da denti.

C’è stata una risposta di buona volontà all’allarme lanciato sulle pagine di Repubblica dalla Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune, Desi Bruno, che circa un mese fa aveva parlato del Natale durissimo che aspettava i circa 1.060 ospiti del carcere bolognese. Un Natale senza niente, di povertà e quindi di privazione anche delle cose essenziali. La sua voce era stata raccolta e rilanciata da Mattia Fontanella e da Roberto Morgantini.

DA Fontanella del Comitato delle memorie, e da Morgantini, che è responsabile dell’ufficio stranieri della Cgil, un appello a donare un euro. I bolognesi hanno risposto e ora si fanno i conti. In un solo giorno, il banchetto aperto per poche ore la vigilia di Natale in piazza del Nettuno, sotto il grande abete del Comune, ha raccolto 500 euro.

"Significa che 500 persone hanno accolto l’invito dell’iniziativa "donate un euro per un detenuto" - dice Bruno - e questo è un buonissimo inizio. Molti hanno aderito con un gesto di solidarietà importante. Abbiamo ricevuto tante richieste di informazioni. I banchetti riprenderanno".

Nei prossimi giorni partirà anche il progetto di una cena di autofinanziamento organizzata da Cgil e Coop Adriatica. La campagna di Fontanella e di Morgantini ha ricevuto l’adesione di molti nomi illustri: Marco Paolini, Guido Fanti, Giovanni Nicolini, Alessandro Bergonzoni, Roberto Roversi, Eugenio Riccomini, Vito, Ivano Marescotti, Roberto Grandi, Carlo Lucarelli, Marcello Fois, Giampiero Rigosi, Paolo Nori, Paolo Buconi.

Oltre a tutti i parlamentari bolognesi di centro sinistra: Gianluca Beneamati, Rita Ghedini, Antonio La Forgia, Donata Lenzi, Paolo Nerozzi, Giancarlo Sangalli, Salvatore Vassallo, Valter Vitali, Sandra Zampa. Proprio Ghedini e Lenzi nei giorni scorsi hanno visitato la Dozza accompagnate dalla Garante. In particolare le parlamentari hanno potuto vedere da vicino la zona che ospita i detenuti in attesa di giudizio, circa 700 persone, praticamente i tre quarti della attuale popolazione carceraria bolognese.

Un’area, dice Bruno, "in cui i reclusi vivono in condizioni incivili, in tre in 10 metri quadrati, con materassi ridotti a strisce di gomma sporche e bagni ammuffiti". L’amministrazione penitenziaria gode di fondi sempre più risicati, mentre il numero dei detenuti cresce in maniera esponenziale. In carcere la povertà è miseria nera.

Significa, dice Bruno, non avere i soldi per comprare un francobollo, oppure un sapone, o un pacco di biscotti. Significa non poter scrivere una lettera, o fare una telefonata per parlare con i parenti che magari vivono in un altro paese, magari straniero. E la conseguenza è l’interruzione di ogni rapporto familiare, la perdita dell’identità, e spesso anche della dignità.

Pordenone: reinserito e poi espulso al primo giorno di lavoro!

di Martina Milia

 

Messaggero Veneto, 20 gennaio 2009

 

Espulso al suo primo giorno di lavoro. Cacciato dall’Italia dopo che il Ministero aveva speso denaro per il suo recupero, dopo che con buona volontà l’uomo aveva ottenuto un contratto di lavoro regolare ed era pronto a ricominciare una vita con la compagna e il figlio di nove anni. La storia - quanto mai paradossale - è quella di un cittadino romeno di 30 anni, sei dei quali trascorsi in carcere. L’avventura del giovane, che chiameremo Radu, inizia nel 2002 quando viene arrestato a Padova e condannato a sei anni e nove mesi di reclusione per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

La sentenza di condanna prevede anche l’espulsione a fine pena, ma lui presenta ricorso e la causa è ancora in piedi. I primi quattro anni in carcere li trascorre a Pordenone, dove entra in confidenza con uno dei volontari che prestano servizio. È allora che chiede il suo aiuto per quando terminerà di scontare la sua pena. Gli ultimi due anni di carcere Radu li trascorre tra Palermo e Agrigento.

Non è un detenuto modello, ma quando esce cerca di cambiare. Ad agosto, terminata la pena, Radu raggiunge il volontario che aveva incontrato a Pordenone. L’uomo mantiene la parola e si impegna a ospitarlo per tutto il periodo in cui il ragazzo, che parla bene l’italiano, lavorerà nell’ambito di un programma di inserimento del Ministero della Giustizia. La cooperativa che partecipa al progetto percepisce mille euro a fondo perduto per farlo lavorare mentre Radu riceve da Roma uno stipendio di 650 euro mensili.

L’ultimo giorno di "stage" è il 14 gennaio, ma per l’ex detenuto c’è una bella sorpresa: dal 15 gennaio la cooperativa lo assume. C’è aria di cambiamento, una nuova vita sembra possibile. A Natale Radu riesce anche a tornare in Romania e riabbracciare suo figlio: quando il padre era stato arrestato il bambino aveva solo tre anni.

Giovedì, giorno del nuovo inizio, Radu si reca lavoro da dipendente, ma viene raggiunto da una telefonata dei carabinieri, che lo invitano a presentarsi in caserma. Gli uomini dell’arma gli notificano la sentenza del magistrato di sorveglianza di Agrigento, che respinge il suo ricorso e provvede all’immediata espulsione.

Dal momento che non ci sono voli aerei prima della mattina seguente l’uomo viene trattenuto in Questura tutta la notte. In 5 mesi di libertà, non ha mai tentato di fuggire, nemmeno quando l’hanno chiamato i carabinieri, ma "dura lex sed lex". Dopo aver passato la notte accampato su una sedia, venerdì mattina Radu viene imbarcato sul primo aereo per Timisoara. I soldi per pagarsi un mezzo di trasporto fino a casa - dall’aeroporto al suo domicilio ci sono mille chilometri - glieli presta il volontario.

La compagna tornerà in Romania a giorni, con il volo che aveva acquistato per andare a prendere il figlio. Al di là dei tempi e delle scelte della giustizia restano i dubbi su una procedura controversa. Se si ritiene che un cittadino sia socialmente pericoloso anche dopo il carcere perché farlo rimanere in Italia quattro mesi prima di rimpatriarlo? Perché spendere soldi del contribuente per reinserirlo nella società? Perché dare a un uomo l’illusione di potersi davvero rifare una vita e poi strappargliela all’improvviso?

Immigrazione: 20.617 detenuti stranieri; 10% per "Bossi-Fini"

 

Redattore Sociale - Dire, 20 gennaio 2009

 

Né ladri, né assassini: il 9,4% degli stranieri viene denunciato per violazione della Bossi-Fini. Nel 2007, 860.982 segnalazioni di reato: il 35% (pari a 304.433 segnalazioni) riguardavano immigrati.

Non hanno rubato né ucciso, ma rischiano di finire in cella comunque. È quel che accade agli immigrati senza permesso di soggiorno, che pur avendo ricevuto un decreto d’espulsione non lasciano l’Italia. Quando vengono di nuovo sorpresi senza documenti in regola, le forze dell’ordine li denunciano per violazione delle legge Bossi-Fini.

Succede al 9,4% degli immigrati per i quali è iniziato un procedimento giudiziario (dati Istat riferiti al 2005): su 234.283 stranieri denunciati, 21.996 hanno violato le norme sull’immigrazione. Il dato su quanti stranieri finiscono nelle aule dei tribunali per la legge Bossi-Fini emergono a margine del convegno di presentazione del XIV rapporto Ismu.

"Non tutti questi stranieri finiscono in carcere - spiega Andrea Di Nicola, ricercatore di sociologia giuridica all’Università di Trento -. Se la clandestinità diventerà reato (come previsto dal pacchetto sicurezza approvato per ora solo dal Senato, ndr), il numero di immigrati denunciati solo per questo aumenterà molto, andando a intasare le aule giudiziarie e le nostre carceri".

Nel 2007 in Italia, secondo il rapporto Ismu, ci sono state 860.982 segnalazioni di reato: il 35% (pari a 304.433 segnalazioni) riguardavano immigrati. Un numero alto, visto che equivale a circa 904 segnalazioni per ogni 10mila stranieri, mentre per gli italiani le segnalazioni sono state 97,8 su ogni 10mila. "La maggior parte dei reati sono commessi da immigrati senza permesso di soggiorno", precisa Andrea Di Nicola. Nelle carceri la situazione non è migliore. Su 55.057 detenuti (al 30 giugno 2008), 20.617 sono stranieri, pari al 37,4% della popolazione carceraria. "Non vuol dire però che gli immigrati sono più cattivi degli italiani - avverte Andrea Di Nicola -.

Gli stranieri in realtà commetto reati più visibili come il furto e più facilmente perseguibili, mentre altri reati, come per esempio la corruzione, sono più difficili da identificare. Inoltre, nelle carceri ci sono così tanti stranieri perché molti di loro non possono accedere agli arresti domiciliari non avendo una dimora".

Immigrazione: rimpatri diretti da Lampedusa, è presa in giro

 

Corriere della Sera, 20 gennaio 2009

 

"L’avevamo detto che era una presa in giro e i fatti lo stanno dimostrando. Da una parte ci sono stati appena 50 rimpatri diretti e dall’altra in un solo giorno ne sono sbarcati 200 ed altri sono in arrivo. Andando avanti così in poco tempo a Lampedusa ci saranno più immigrati che residenti".

Non accenna ad abbassare i toni il sindaco Bernardino De Rubeis che dopo l’ultimo sbarco trova nuovi argomenti per attaccare il ministro dell’Interno Maroni e minaccia lo sciopero generale. "L’idea dei rimpatri diretti non regge - insiste - lo ripetiamo: l’identificazione non è semplice e i tempi sono lunghi. E come pensare di svuotare il mare col cucchiaino. Lo dimostra il numero di ospiti del Cpa che non accenna a diminuire, con gravi conseguenze per l’igiene e l’ordine pubblico. Se poi qualcuno ha deciso che quest’isola deve diventare l’Asinara, cioè un grande carcere a cielo aperto, allora ce lo dicano chiaramente. Ma sappiano che siamo pronti alle barricate".

E le sue ragioni il sindaco le ha ripetute anche in piazza tenendo un comizio per spiegare e programmare nuove iniziative di lotta. "Ci accusano di razzismo ma razzisti sono altri. Noi vogliamo invece che venga garantita l’identificazione certa degli immigrati e non si corra il rischio, per troppa fretta, di mandare in Egitto gente di altre nazionalità". E avverte: "Non si illudano di ricattarci. Continuano a dirmi di abbassare i toni facendo capire che Lampedusa potrebbe essere tagliata fuori dalle tappe del prossimo G8. Ma se pensano che io possa barattare un passaggio del G8 col futuro della mia isola si sbagliano. Se questo è il prezzo da pagare, me ne frego anche del G8".

Polonia: detenuto si suicida, ministro della Giustizia si dimette

 

Apcom, 20 gennaio 2009

 

Il Ministro della Giustizia polacco Zbigniew Cwiakalski ha rassegnato le dimissioni in seguito alle discussioni "isteriche" sorte dopo un apparente suicidio in carcere di Robert Pazik, coinvolto in un caso di sequestro e omicidio del 2001. Il primo ministro Donald Tusk ha accolto le dimissioni di Cwiakalski, che ha dichiarato: "non ho nessuna critica da fare al premier. Per quanto mi riguarda vale ancora il valore della responsabilità politica".

Pazik è stato trovato impiccato in cella. Il terzo caso di apparente suicidio - sulla dinamica sta ancora investigando la polizia - commesso all’interno dello stesso gruppo armato sgominato nel 2001, i cui membri sono stati condannati per aver sequestrato e poi ucciso Krzysztof Olewnik, figlio di Wlodzimierz Olewnik, noto uomo di affari polacco sequestro di persona e omicidio. In carcere si sono già tolti la vita i complici Wojciech Franiewski e Slawomir Kosciuk.

 

 

Segnala questa pagina ad un amico

Per invio materiali e informazioni sul notiziario
Ufficio Stampa - Centro Studi di Ristretti Orizzonti
Via Citolo da Perugia n° 35 - 35138 - Padova
Tel. e fax 049.8712059 - Cell: 349.0788637
E-mail: redazione@ristretti.it
 

 

Precedente Home Su Successiva