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Giustizia: il Cavaliere ha già pronto il "decreto sicurezza" di Marco Galluzzo
Corriere della Sera, 1 maggio 2008
Processi molto più brevi, meno patteggiamenti, pene più alte contro furti, rapine, delitti ai danni delle donne e delle persone portatrici di handicap. Una profonda revisione dei benefici carcerari, dalla sospensione condizionale all’affidamento ai servizi sociali. Linea guida: quando si entra in galera uscirne deve essere più difficile di quanto lo sia oggi. Berlusconi ha lavorato a queste misure di suo pugno, nelle ore sottratte alla composizione del governo. E ha terminato il lavoro. Il decreto sulla sicurezza, una versione rivista del testo che nel 2005 non fu possibile varare per l’opposizione dell’Udc sarà varato nel primo Consiglio dei Ministri e sarà una delle risposte del Cavaliere all’an-sia del suo elettorato. Quello che lo ha portato al governo, comprese dunque le istanze leghiste, ma anche quello che ha scelto solo Pdl, fatto vincere Alemanno nella Capitale: "Sarà una vera, grande stretta sulla sicurezza, di cui beneficeranno tutti gli italiani". C’è anche questo sul tavolo del presidente del Consiglio in pectore. Lo studio di Palazzo Grazioli in queste ore è un via vai di richieste, riunioni, tira e molla sulle 60 caselle da riempire per il governo. Ci sono da accontentare sei piccoli partiti, da deludere più di un amico: "Al momento ho ancora sei donne in lista per il posto di ministro delle Pari opportunità, cinque di loro certamente si incazzeranno", chiosa Berlusconi nel pomeriggio, parlando con uno dei suoi ospiti. Lo è andato a trovare anche Gianfranco Rotondi, Dc per le Autonomie, piccola pattuglia di deputati (4) e grande feeling con il leader del centrodestra, che della Dc è anche Presidente onorario. Rotondi di mattina minaccia, si fa per dire, l’appoggio esterno al governo. Nel pomeriggio Berlusconi premia la fedeltà dell’alleato, dimostrata negli ultimi anni: lo accontenterà, almeno sembra, e anche se in modo simbolico, facendolo ministro dei rapporti con l’Onu. Un inedito, ma pur sempre un ministero, con tanto di diritto ad entrare e uscire quando si vuole dal Consiglio dei Ministri. Di tutto questo ovviamente il Cavaliere non ne può più: "Ho solo una grande voglia di iniziare a governare, dare risposte alla gente". Alcuni aggiustamenti avverranno dopo: "Con 60 caselle non è facile formare un governo, basti pensare che i sottosegretari saranno 40 e le Commissioni parlamentari sono 30, figuriamoci chi resterà in ufficio a lavorare quando tutte le Commissioni saranno convocate", prevede Francesco Nucara, che come Rotondi va a rappresentare le istanze dei Repubblicani a Palazzo Grazioli. Sui calcoli di Nucara conviene anche Berlusconi e c’è da giurare che i numeri del governo lieviteranno con il passare dei mesi. Sempre che arrivi il permesso del Quirinale. Giustizia: la poltrona più rovente? è quella di via Arenula di Riccardo Arena
www.radiocarcere.com, 1 maggio 2008
Che Marcello Pera possa diventare il prossimo Ministro della Giustizia, resta per lui un desiderio, ma nella realtà è solo una possibilità. Voci di corridoio. Che Berlusconi abbia oggi il problema di chi mettere sulla poltrona rovente di via Arenula, è una certezza. Lo scenario è più o meno questo. Claudio Scajola ha declinato l’invito per fare il Guardasigilli. Troppe grane. Il difficile rapporto con i magistrati e un agosto troppo caldo nelle carceri. Arduo dargli torto. Elio Vito non sembra più avere molte possibilità. Berlusconi non vedrebbe di mal occhio Castelli. Ma non si può dare tutto alla Lega: Interni, Riforme e ora anche la Giustizia! In An si fanno i nomi di Mantovano e della Bongiorno. Ma pare che lo stesso Fini sia titubante. Le ragioni: Mantovano in passato fu tentato di passare con Storace. La Bongiorno non è iscritta la partito. Morale: stallo. A Berlusconi serve uno che gli sia fedele. Uno che faccia le riforme volute senza temere le reazioni della magistratura o le rivolte in carcere. Forse l’autorevolezza nella scelta del Ministro potrebbe superare queste difficoltà. Ma questo criterio di scelta appare estraneo ai ragionamenti Berlusconiani. Giustizia: oltre 52mila detenuti, la metà in attesa di giudizio
Il Tempo, 1 maggio 2008
Carceri, case circondariali, istituti di pena. Quanti modi per dire una cosa sola: disagio. La capacità detentiva, infatti, è arrivata alla soglia della tollerabilità: con un totale di 52.587 detenuti, il complesso dei 207 istituti penitenziari italiani presenta situazioni di grave bisogno in termini di vivibilità, di servizi carenti, di inefficienza organizzativa per quelle che sono le forze di polizia impiegate sul campo. Per capire meglio l’atmosfera che si respira tra chi, non solo tra i detenuti, vede "il sole a spicchi", è necessario sciorinare una serie di dati relativi agli impressionanti ritmi di crescita della cosiddetta "permanenza carceraria": si calcola un’affluenza di mille unità al mese. E, a un’attenta lettura dei dati in esame, si riscontra la quasi totalità della capienza regolamentare superata in tutte le venti regioni del territorio nazionale. Uniche eccezioni l’Abruzzo, il Molise, la Sardegna, l’Umbria e la Valle d’Aosta. In altre regioni - Puglia, Marche e Trentino Alto Adige - la quota sta raggiungendo quella fatidica della tollerabilità. Soglia che in Emilia è stata già superata da tempo: a fronte di una detenzione "tollerabile" di 3.773 unità, si riscontra una presenza effettiva di 3.806 detenuti. Ma non finisce qui poiché, inevitabilmente, al sovraffollamento si unisce una promiscuità detentiva anomala che non permette al poliziotto penitenziario di far fronte a quelle che sono le più elementari esigenze di sicurezza nelle sezioni. Tutto questo a fronte della situazione dei detenuti in attesa di giudizio che rappresenta il 56 per cento del totale e di un organico di 44.600 agenti (dei quali 42.000 attualmente presenti) che non ha avuto integrazioni dal 1992: quando i detenuti erano 35.000. Giustizia: Castelli; Mastella un disastro, serve un manager
Il Tempo, 1 maggio 2008
I problemi sollevati dagli agenti della Penitenziaria li conosce bene. "La questione è molto complessa. Certo è che la gestione Mastella è stata disastrosa". Roberto Castelli, senatore della Lega Nord e ministro di Giustizia tra il 2001 e il 2006 nel governo Berlusconi, affronta deciso l’argomento. "Abbiamo uno dei corpi di polizia penitenziaria più importanti del mondo. Il rapporto è 1,1 detenuto per agente quando la media europea è di tre detenuti per un agente. Non parliamo poi degli Stati Uniti dove il rapporto è sette a uno. Quindi se dovessimo uniformarci all’Europa dovremmo ridurre il personale di un terzo".
Allora dov’è il problema? "Succede che non si riesce a governare il fenomeno. I penitenziari tra l’altro sono scarsamente automatizzati. Negli Stati Uniti due agenti gestiscono ascensori e porte di una struttura che ospita 800 detenuti. Da noi serve un esercito. Poi c’è il problema Nord Sud".
Anche in questo ambito? "Succede che la stragrande maggioranza degli agenti sono del Sud. Nell’ultimo concorso che è stato istruito durante la mia gestione i concorrenti più a nord erano di Napoli. Così si creano carenze di organici nelle carceri al nord perché comprensibilmente cercano tutti di tornare vicino casa. Ci vuole una forte volontà di arginare il fenomeno. Mastella ha fatto un disastro agevolando al massimo i rientri a casa. Il caso più eclatante che trovai quando ero ministro fu un penitenziario in una regione del Sud che aveva 40 agenti per meno di trenta detenuti".
Ma perché ai concorsi per la polizia penitenziaria non partecipano concorrenti del Nord? "È una questione di immagine e di tradizione. La Polizia Penitenziaria e l’Amministrazione dello Stato in genere sono due sbocchi privilegiati per l’occupazione nelle regioni del Sud. Ma anche questa mentalità va cambiando e va cambiata".
Ritornando all’organizzazione. Qual è la sua ricetta per affrontare i problemi di gestione? "In primo luogo bisogna usare la massima severità. Quando si vince un concorso, almeno per dieci anni non si deve poter cambiare sede. Lo capisco che tra carovita, affitti e quant’altro, diventa difficile ma capire non vuol dire lasciar fare. Secondo, si devono automatizzare al massimo i penitenziari. Terzo, gli agenti, come avviene anche per le altre forze di polizia, vengono distratti in altre funzioni. Metà degli agenti penitenziari sono impegnati nei trasferimenti dei detenuti. Molti negli uffici. Altri usufruiscono di permessi maturati per aver fatto ore straordinarie. Poi c’è l’assenteismo endemico tra gli statali. Tutto ciò mette in crisi l’apparato. È un lavoro di grande pazienza. Ci si deve confrontare con le decisione del Tar al quale ricorrono tutti coloro che non sono soddisfatti delle decisioni prese. Ricordo che volevo trasferire il direttore di un carcere perché combinava pasticci. Il Tar ha bloccato tutto e il direttore è rimasto al suo posto. Ci vuole volontà e determinazione. Ci sarà molto da lavorare, Mastella ha sbracato tutto".
Un duro lavoro per il prossimo inquilino del Ministero di via Arenula... "È un posto per una persona appassionata di queste tematiche. Ci vuole un manager. Non un avvocato o un penalista. Non che non siano all’altezza, ma il Ministero va gestito in un altro modo. Il Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, ndr) in particolare ha bisogno di grandi capacità di management come se fosse un’azienda. Purtroppo succede che il ministro delega a un direttore generale e questi quando si trova di fronte a una serie di difficoltà si blocca. Tutti restano prigionieri del sistema senza riuscire a risolvere nulla. E lasciando fare si va avanti senza cambiare nulla". Giustizia: Osapp scrive lettera aperta a Premier Berlusconi
Corriere delle Sera, 1 maggio 2008
Il segretario generale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), Leo Beneduci, ha scritto una lettera aperta al futuro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, su alcuni punti fondamentali sulla situazione della polizia penitenziaria. Il sindacato rilancia: una riforma della Polizia Penitenziaria con autonomia funzionale e gerarchica del corpo dai funzionari e dirigenti dell’amministrazione; istituzione del capo della polizia penitenziaria quale figura meramente diversa dall’attuale capo del dipartimento; istituzione dei ruoli tecnici della polizia penitenziaria; riforma ed incremento dei ruoli direttivi e dirigenti del Corpo, e piena equiparazione alle altre forze di Polizia; incremento degli organici commisurati agli incrementi nella popolazione detenuta; riforma del processo penale e individuazione di strumenti alternativi al carcere per i reati di minore impatto sociale; soppressione del dipartimento della Giustizia Minorile e accorpamento con il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Inoltre, in una nota l’Osapp, spiega l’attuale situazione carceraria: "La capacità detentiva è arrivata alla soglia della tollerabilità: con un totale di 52.587 detenuti il complesso dei 207 istituti penitenziari italiani presenta situazioni di grave bisogno; in termini di vivibilità, in termini di servizi carenti, in termini di efficienza organizzativa per quelle che sono le forze di polizia impiegate sul campo. I ritmi di crescita della "permanenza carceraria" sono impressionanti: si calcola un’affluenza di 1.000 unità al mese. Ad un’attenta lettura dei dati che ci pervengono regolarmente, riscontriamo la quasi totalità della capienza regolamentare superata in tutte le 20 regioni del territorio nazionale: tranne Abruzzo, Molise, Sardegna, Umbria e Valle d’Aosta. In regioni come Puglia, Marche, Trentino Alto Adige, la quota sta pian piano raggiungendo quella fatidica della tollerabilità. In Emilia, invece, questa è già stata superata da tempo: a fronte di una detenzione tollerabile di 3.773 unità, riscontriamo una presenza effettiva di 3.806 detenuti. Giustizia: già in servizio agente che sparò a Gabriele Sandri di M. Vittoria Giannotti
L’Unità, 1 maggio 2008
Nuova destinazione per Luigi Spaccarotella, il poliziotto accusato di aver ucciso il tifoso laziale Gabriele Sandri, sparando due colpi di pistola all’autogrill di Badia al Pino lo scorso 11 novembre. Dopo un lungo periodo trascorso in malattia, entro una ventina di giorni, l’agente della Polizia stradale di Battifolle dovrebbe rientrare in servizio, stavolta in forza al Compartimento regionale della Polizia ferroviaria, alla stazione fiorentina di Santa Maria Novella. Un trasferimento "cautelativo" è la precisazione che arriva nel pomeriggio dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza. E per stroncare le polemiche sul nascere si assicura che l’agente, 35 anni, "svolgerà in futuro mansioni assolutamente non operative". La notizia del trasferimento, infatti, aveva suscitato qualche perplessità in relazione all’eventualità che l’agente potesse trovarsi, in futuro, a scortare i tifosi laziali in trasferta nel capoluogo toscano. Una trasferta, quella laziale, da sempre considerata difficile sul fronte dell’ordine pubblico per i rapporti storicamente non idilliaci tra le due tifoserie. La nuova assegnazione di Spaccarotella è stata ufficializzata la settimana scorsa tanto che l’agente, qualche giorno fa, è già arrivato a Firenze e si è presentato ai suoi superiori. Secondo i vertici della Polizia ferroviaria, però, Spaccarotella sarà operativo solo tra una ventina di giorni quando il dirigente, ora in ferie, avrà deciso in concreto le mansioni da fargli svolgere. Una decisione che ha scatenato la rabbia dei familiari della vittima. "Lo stato d’animo della mia famiglia è esacerbato - Sandri, ai microfoni di una radio romana - una decisione di questo genere non fa altro che aumentare la nostra amarezza e il nostro sconforto. Stiamo perdendo la proverbiale calma che ci ha sempre contraddistinto. a favore di questa persona è stato usato un metro assolutamente garantista. La cosa assurda è che quest’uomo è stato trasferito a solo centro metri da casa. E oltretutto non è stato neppure tutelato a dovere visto che la sua destinazione è stata resa nota attraverso una fuga di notizie". Intanto il processo che vede l’agente imputato con l’accusa di omicidio volontario va avanti, anche se è slittata al 25 settembre prossimo l’udienza preliminare. Lazio: in 7 giorni morti due detenuti con problemi psichici
La Repubblica, 1 maggio 2008
Due detenuti sono morti nel giro di una settimana all’interno di due carceri del Lazio, Frosinone e Regina Coeli, ed avevano una cosa in comune: erano affetti da gravi problemi psichici. La notizia è stata diffusa dal Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni. Stefano M., 40 anni, invalido al 100%, è morto la notte tra il 22 e il 23 aprile a Regina Coeli dove era da un anno in custodia cautelare: l’uomo, che aveva alle spalle diversi ricoveri in ospedali giudiziari, più volte in carcere aveva avuto comportamenti aggressivi verso se stesso e verso gli altri e, per questo, dopo essere stato anche ricoverato in osservazione psichiatrica, era da qualche giorno sottoposto a strettissima sorveglianza e guardato a vista. L’agente, poco dopo la mezzanotte del 22 aprile, insospettito dal suo silenzio ha dato l’allarme ma il medico di turno non ha potuto far altro che certificare il decesso. Sul suo corpo è stata poi effettuata l’autopsia ed ora si attendono le conclusioni del medico legale. L’altro detenuto morto in carcere si chiamava Orazio I., aveva 35 anni: tossicodipendente, era arrivato nel carcere di Frosinone, il 5 aprile scorso ed è morto ieri mattina nel reparto d’isolamento dell’istituto della città ciociara. Subito dopo essere arrivato a Frosinone, aveva avuto comportamenti violenti e aggressivi, tentando più volte di farsi del male da solo e dando fuoco alla cella. Sembra che la morte di entrambi i detenuti sia stata causata da arresto cardiocircolatorio. "Al di là delle conclusioni dell’autorità giudiziaria - ha detto Marroni - due persone sono morte in luoghi dove non dovevano stare: il carcere. È evidente che, fra i detenuti, la patologia psichiatrica non può essere gestita solo con il carcere o l’uso massiccio di farmaci. Per ogni tipo di malattia è importante intervenire con tempestività garantendo le cure adeguate ai pazienti. Per questi motivi è fondamentale il passaggio della medicina penitenziaria dal ministero di Giustizia ai Servizi Sanitari Regionali, cosa che nel Lazio è già stata avviata in alcune realtà ma che ora è necessario accelerare". Foggia: detenuto ai domiciliari, ma lavorava in cantiere edile
www.luceraweb.it, 1 maggio 2008
Un sanseverese di 44 anni è stato arrestato dai carabinieri di Casalnuovo Monterotaro con l’accusa di evasione. L’uomo, che doveva scontare una pena di 3 mesi e 2 giorni agli arresti domiciliari, è stato invece scoperto dai militari a lavorare in un cantiere edile di Casalnuovo. In effetti i carabinieri si erano recati in quel cantiere poiché, su disposizione del Tribunale di sorveglianza di Foggia, per accertare se vi fossero le condizioni affinché un uomo, agli arresti domiciliari, potesse svolgervi in alcuni momenti della giornata attività lavorativa senza che vi fossero controindicazioni. Giunti sul posto i militari hanno identificato tutti i presenti e con grande sorpresa hanno scoperto che tra gli operai c’era proprio il detenuto che aveva avanzato la richiesta e che in quel momento avrebbe dovuto trovarsi nella propria abitazione. Subito per lui è scattato l’arresto per evasione ed è stato rinchiuso nel carcere di Lucera. Varese: esce dal carcere, casa è occupata da un clandestino
Varese news, 1 maggio 2008
Appena uscito di cella dopo aver finito di scontare una pena, torna a casa ma ci trova un ospite inatteso: un clandestino che si era installato alla bell’e meglio nella sua dimora. È successo ad un detenuto appena scarcerato, residente a Cairate in un appartamento di una casa a corte. Tornato dalla detenzione, quando si aspettava di potersi accomodare finalmente solo dopo tanto tempo in forzata compagnia dietro le sbarre, si è ritrovato l’inatteso ospite in casa. Questi era entrato approfittando dell’abitazione vuota e apparentemente abbandonata, e deve essere rimasto, all’incontro, non meno sorpreso del residente titolare. I Carabinieri della stazione di Fagnano Olona erano già attivati in questi giorni per un’operazione di controllo anticlandestini in vari stabili della zona: hanno dapprima portato al comando l’intruso, un marocchino, per poi trarlo in arresto per la violazione delle normative sull’immigrazione, oltre che per la violazione di domicilio. Sono comunque in corso ulteriori accertamenti da parte dell’Arma per chiarire eventuali precedenti a carico dell’uomo Immigrazione: Fassino; modificheremo insieme la Bossi-Fini…
Dire, 1 maggio 2008
"La legge Bossi-Fini non prevede l’accompagnamento alla frontiera per chi viene allontanato: siamo d’accordo a modificare la legge per prevedere l’accompagnamento". Lo dice a Porta a Porta l’esponente del Pd Piero Fassino, interloquendo con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. "È evidente - dice Fassino - che se i cittadini sentono che una persona ha reiterato un reato e non è stato espulso provino disagio, ma è una semplificazione quella di dire che il centrosinistra è lassista. In realtà - spiega l’esponente del Pd - lo stesso Franco Frattini ha affermato pubblicamente, due giorni dopo le elezioni politiche, che la Bossi-Fini non prevede l’accompagnamento, mentre in campagna elettorale è stato detto che eravamo noi a non volerli fare". Per Alemanno, però, "le politiche del governo Prodi in questi anni non sono state tese a migliorare quella legge, ma a depotenziarla". Immigrazione: Alemanno; via i delinquenti che violano leggi
Dire, 1 maggio 2008
Sul tema della sicurezza il nuovo sindaco di Roma, Gianni Alemanno, non ha dubbi: "Via i delinquenti che hanno violato la legge". Parlando nel corso di una conferenza stampa in Campidoglio, il primo cittadino aggiunge che "sui campi nomadi faremo un’operazione graduale" con l’obiettivo "di espellere quelli che hanno violato la legge e di operare un meccanismo per sgomberare i campi abusivi". L’operazione, precisa Alemanno, "non si farà da oggi a domani" e sarà portata a termine con "attenzione e ampia collaborazione con le associazioni. Ci sarà una doppia mobilitazione, per la sicurezza e per la solidarietà. Non ci sarà confusione tra i due aspetti". Il sindaco di Roma, infine, attacca chi lo ha preceduto: "Ci concentreremo sul grande e immane problema di recuperare il ritardo di 15 anni dovuto ad un assurdo lassismo e ad un’assoluta ipocrisia verso chi ha violato legge colpendo non i ricchi e i benestanti ma i poveri e i deboli della nostra città". E Alemanno lancia uno slogan: "Liberarci dall’insicurezza e occupare con la solidarietà". Perché, dice il neo sindaco, "lavoreremo sul versante di allontanare chi ha violato la legge e non è cittadino italiano ma parallelamente cercheremo, in base al principio della sussidiarietà, di mobilitare le realtà vive sul territorio, le associazioni, le parrocchie e i presidi di socialità per aiutare chi ne ha bisogno. Noi - aggiunge Alemanno - crediamo profondamente in quest’opera di ricostruzione dei legami sociali, e siamo convinti che debba marciare insieme alla sicurezza". Immigrazione: Moratti; adesso il Viminale non mi lasci sola
Il Sole 24 Ore, 1 maggio 2008
Non lo dice, ma si capisce che Letizia Moratti, da che è sindaco, s’è sentita con le spalle scoperte, in prima linea, sul fronte della sicurezza. E che ora, dopo l’accoppiata Palazzo Chigi - Campidoglio, conta non sia più così. Berlusconi le ha garantito a breve il pacchetto sicurezza e ora Gianni Alemanno a Roma affianca Milano. "Credo che il pacchetto su cui si sta lavorando, se sarà come mi ha confermato Silvio Berlusconi un decreto legge conterrà misure come si richiede a un decreto, ispirate cioè a necessità e urgenza. In sintesi: certezza della pena, nessuno sconto per i recidivi, processo per direttissima in caso di flagranza di reato, inasprimento dei minimi della pena per reati contro le fasce più esposte, tipo le violenze sessuali, le truffe agli anziani, lo sfruttamento dei minori".
Non sono tutte misure a posteriori, a reato già consumato? "La prevenzione si fa attraverso l’educazione, è una responsabilità diversa, anche mia come di Alemanno. Ma pure un decreto legge deve disinnescare e dissuadere dal compiere violenze. Le misure di prevenzione sono necessarie, è ovvio, ma se poi un sindaco, a Milano come a Roma, non ha mezzi per espellere i clandestini, la prevenzione non è più sufficiente. Un tumore non si cura con un’aspirina".
Appena eletto sindaco Alemanno ha richiesto poteri commissariali per i Prefetti, esattamente come lei nel 2006. Ma siamo nel 2008 e ancora si attende… "Con Alemanno ci siamo già sentiti per coordinarci e far pressione sul Governo. Ho sentito il prefetto per telefono ieri, qualche tempo fa gli avevo inviato una lettera a proposito della direttiva Ue recepita in Italia lo scorso luglio (requisiti di permanenza in Italia degli immigrati comunitari e possibilità di espellerli, ndr.). In base a quella direttiva io ho provveduto a identificare 1.600 persone e a effettuare i dovuti accertamenti nei 3 mesi successivi (la legge prevede che il comunitario che nell’arco di 3 mesi non dimostri di aver trovato un lavoro stabile per vivere in Italia possa essere espulso, ndr). Al termine di quelle verifiche c’erano 30 persone che non potevano restare. Ancora intorno al 24 aprile dai miei uffici è partita una lettera al Prefetto".
Che è successo? "Il Prefetto mi ha fatto sapere che senza un decreto interministeriale ha le mani legate, l’unica cosa che può fare è convocare i 30 e dire loro che devono lasciare l’Italia. Le pare efficace?".
I poteri commissariali consentirebbero di superare l’ostacolo? "No, i poteri commissariali riguardano la potestà di trovare un’ubicazione per chi viene in Italia. Occorrono tanto quelli, quanto il decreto interministeriale".
Ok, il decreto interministeriale per le espulsioni deve essere concordato tra i componenti del governo, i poteri commissariali chi li può attribuire? "Tocca al Viminale, che avrebbe dovuto provvedere già 2 anni fa".
Amato sta per essere espulso dal ministero degli Interni, i poteri commissariali stanno per arrivare? "Berlusconi mi ha assicurato che il pacchetto sicurezza sarà tra le priorità, sono certa che questa emergenza sarà presa in considerazione. Io ho già iniziato ad anticiparla al dottor Letta, ora lasciamo il tempo ai tecnici di lavorare e al provvedimento di fare il suo iter in Consiglio dei Ministri. Sono sicura che rispetto ai 2 anni attesi finora, la questione sarà affrontata entro qualche settimana".
Il lavoro di promozione internazionale che ha portato Milano a ospitare l’Expo può contribuire anche sul fronte immigrazione? "Non vorrei che l’Expo sembrasse la panacea di tutti i mali. L’ultimo governo Berlusconi aveva stretto accordi con l’Albania, che avevano fermato le "carrette del mare", per bloccare gli immigrati a monte, prima di vederli arrivare e doverli poi espellere. Dopo non è stato fatto nulla di tutto questo. Mi sono trovata io a essere invitata dal ministro degli Interni romeno ad andare a discutere là con alcune organizzazioni, con un paio di città, per agevolare il rimpatrio. Era chiaramente una surroga impropria, questi sono temi da concordare tra governo e governo e sono sicura che in questo modo il fenomeno si può alleggerire".
Dunque... "Voglio dire, tornando all’Expo, che il filo rosso che lega tutti i nostri programmi nei 7 anni da qui all’Expo è l’aiuto ai vari Paesi a costruirsi in loco il proprio capitale umano attraverso scuole, ospedali, enti di ricerca perché le persone vivano meglio nei loro Paesi d’origine. Progetti che abbiamo già avviato come il sostegno alle rimesse degli immigrati nei loro Paesi d’origine o il fondo per il microcredito possono essere un contributo a una risposta strutturale che non sia solo bloccare chi è qua, ma alleviare la pressione migratoria sul nostro Paese". Gran Bretagna: carceri affollate, detenuti "ospitati" negli ostelli
Apcom, 1 maggio 2008
Il governo di Londra ha deciso di costruire circa 150 ostelli in diverse zone residenziali dell'Inghilterra e del Galles per far fronte al sovraffollamento delle carceri. Stando a quanto rivelato oggi dal quotidiano Telegraph, le strutture dovrebbero essere completate entro il mese prossimo e ospiteranno i detenuti ormai vicini al termine della loro condanna, che rischiano di essere rimessi in libertà per sovraffollamento dei centri di detenzione, e quelle in attese di giudizio. Il quotidiano denuncia la mancata consultazione da parte delle autorità con la popolazione dei centri urbani interessati dal progetto e l'eventuale rischio sicurezza, per l'assenza di personale di controllo 24 ore su 24 nelle nuove strutture. Il ministro della Giustizia ombra, Nick Herbert, ha criticato la decisione di inviare i carcerati in zone residenziali "semplicemente perché il governo non è riuscito a garantire sufficienti centri di detenzione, e ha doppiamente sbagliato a non consultare la popolazione locale". Un consigliere del comune di Enfield, a nord di Londra, si è detto "furioso" per la decisione del governo di non consultare le autorità locali, dal momento che proprio a Enfield verranno costruiti 13 ostelli. Il progetto viene difeso dal Sottosegretario per i centri di detenzione, David Hanson, che nega problemi di sicurezza e precisa che le strutture ospiteranno solo le persone in attesa di processo. "Sono strutture dove andranno le persone che non sono state giudicate colpevoli - ha detto - la magistratura ha affermato che non ci sono rischi a lasciarle nelle comunità in attesa di giudizio". Tuttavia, denuncia il Telegraph, sul sito della società chiamata a gestire questi nuovi stabili, Clearsprings, si legge che gli ostelli "ospiteranno i criminali vicini alla scadenza della loro condanna e che potrebbero essere rimessi in libertà in base al "Home detention curfew". Il progetto, si legge ancora sul sito, prevede che in questo caso le persone detenute siano dotate di braccialetti elettronici.
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