Rassegna stampa 21 gennaio

 

Giustizia: politica e magistratura, uno spettacolo grottesco

 

Il Foglio, 21 gennaio 2007

 

Volete sapere come mai Totò Cuffaro può uscire a testa alta da un tribunale che lo ha condannato a cinque anni per favoreggiamento, perché può restare al suo posto con il conforto della maggioranza dei siciliani pronti a rivotarlo non una ma cento volte?

Perché la giustizia italiana è in uno stato grottesco di faziosità politica, di totale delegittimazione, un sistema che ha perduto ogni credibilità. Perché conviviamo in modo barbarico con il "concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso", uno sgorbio di pseudo-reato da stato di polizia che farebbe ridere il mondo intero, se solo il mondo avesse ancora lo stomaco di occuparsi della giustizia italiana; e uno sfregio al comune senso di giustizia in nome del quale si tiene in carcere con accuse infamanti un poliziotto denunciato via delazione autorizzata e codificata come "pentimento" dagli stessi boss che aveva fatto arrestare, uno a favore della cui integrità hanno testimoniato capi della polizia, ministri dell’Interno e capi dello stato (Bruno Contrada); e un insulto al senso comune giuridico che è stato usato da magistrati invasati, fanatizzati, costituitisi in partito antimafia e incapaci di combattere la criminalità mafiosa entro le regole della legge, con lo stile e le procedure e la forza della legge, ma abilissimi nel costruire carriere mediatiche, cortine fumogene sul terzo e quarto livello, scaltri nell’inventare e rilanciare filoni di inchiesta che prevedono la resurrezione a intermittenza di accuse di probabile stragismo, di mafîosità eventuale e concorsuale e di non si sa che cosa d’altro a carico di coloro che considerano avversari politici, il tutto purtroppo anche in buona fede (almeno in certi casi), con l’idea che con simili mezzi si possa perseguire il bene della giustizia contro il male dell’ingiustizia.

Volete sapere perché Clemente Mastella può abbattere il governo e la sua maggioranza dopo essere stato abbattuto come un piccione, ultimo nella serie dei ministri della Giustizia sgraditi e fulminati dalla casta codina e reazionaria della corporazione togata?

Perché gli amministratori del grottesco giudiziario all’italiana, impersonati da figure al di sotto di ogni sospetto, lo hanno raso al suolo, lui e la sua famiglia e il suo partito, tirandogli contro l’accusa di avere concusso il presidente della Regione Campania per aver negoziato con lui una nomina in un ente pubblico, e lo hanno fatto contando sul solito, "buco" mediatico, su quei poveretti delle Iene o altri gabibbi, ormai dominatori del sistema della stupidità televisiva: ecco in che mani siamo, ecco perché le crisi politiche si aprono ormai, ma è solo una storia tragicomica che si ripete coattivamente da quasi due decenni, in condizioni pietose per l’immagine del paese che hanno i suoi cittadini e il mondo intero.

Volete sapere perché un sapore di farsa circonda ormai tutto, dalla discussione sulla legge elettorale ai cambiamenti nel sistema politico, dalla fondazione dei nuovi partiti democratico e del popolo delle libertà fino al dialogo tra Berlusconi e Veltroni, fino alle grandi manovre delle diverse oligarchie di partito e alla vita stessa del Parlamento e di tutte le istituzioni comprese le più alte, in un assedio dei rifiuti napoletani che continua imperterrito a umiliare la Repubblica i cui magistrati sono stati incapaci di bloccare quattro famiglie camorriste padrone del campo?

Perché questo è un paese in cui, mentre sale la marea nera della monnezza, da Napoli al capo dell’opposizione si fa un processo per corruzione dopo aver intercettato sue telefonate private e irrilevanti penalmente nel corso delle quali raccomandava la sorte di un paio dì ragazze vogliose di andare in tv, e questo dopo avere consegnato alla stampa lo scalpo del nemico e dopo aver finto di condurre un’inchiesta per fuga di notizie contro i giornalisti ai quali le bobine delle intercettazioni erano state girate.

 

Perché i capi di imputazione si cambiano ad libitum, se serve a cercare di incastrare l’uomo politico di cui un ministro dell’attuale governo, il celebre Tonino, disse "io a quello lo sfascio" quando vestiva la toga.

Perché si premiano i moralisti giudiziari e politici che si fanno fare prestiti a tasso zero dai loro inquisiti, che viaggiano in Mercedes acquisite alla garibaldina, che trovano il modo di sistemare i figli in appartamentini cocotte nel centro di Milano, e poi vorrebbero dettarci le regole del buon costume.

Volete sapere perché tutto, dalle guerre per banche alla formazione dei gruppi dirigenti dei partiti, dalla battaglia per la presidenza della Repubblica agli equilibri nel sistema di potere, è inquinato radicalmente, è sputtanato senza rimedio?

Perché non c’è giornale che sia al di sopra del sospetto, e sia così generale la rincorsa demagogica a piazzarsi in pole position nella sassaiola mediatica contro la casta dei politici eletti? E perché la lingua della politica sia diventata afona, e sorde le orecchie delle molte persone intelligenti e perbene che il popolo elegge a rappresentarlo ogni cinque anni?

Perché un giorno vediamo in tv, ospite di una macchietta di conduttore unico delle coscienze che entra ed esce dal ruolo di Torquemada a seconda delle sue convenienze e di chi gli dà spago, il magistrato eroe De Magistris che esterna e dilaga con le sue formidabili accuse in una specie di romanzo dell’uomo solo in lotta con il potere, e il giorno dopo lui e la sua copine mediatica Clementina Forleo, dopo essere stati usati e aver tentato di usare il mezzo di comunicazione che parla a milioni di vittime mediatiche per minacciare sfracelli politici, interdire processi politici, liquidare con insinuazioni e minacce e vittimismi questo o quello, vengono giudicati inidonei alle loro inchieste, bollati come magistrati incapaci di scrivere le ordinanze giuste, passando dagli altari alla polvere mediante le sovrane decisioni del gran consiglio delle toghe.

Per tutte queste ragioni, finché non ci sarà un grande accordo e d’acciaio per incivilire questo paese barbarizzato dal 1992 ad oggi, e fra un po’ saranno vent’anni di giustizia politica e di abuso mediatico della giustizia, resteremo vittime del grottesco, succubi del grottesco, figurine ridicole e tragiche del grottesco giudiziario all’italiana.

Giustizia: Mastella contrattacca; arresti da pm incompetenti

 

La Repubblica, 21 gennaio 2007

 

Alla fine della settimana più dura, segnata dalla slavina giudiziaria che ha colpito in pieno la sua famiglia e mezzo partito spingendolo alle dimissioni da Guardasigilli, Clemente Mastella spara ad alzo zero: assicura di essere stato "eliminato perché ero amato dalla maggior parte dei magistrati", intima al Partito Democratico di espellere il Presidente della Provincia di Caserta, Sandro De Franciscis, e propone un decreto legge: "Ho fede nella magistratura - assicura - ma in quella giusta, che verifica l’esistenza difatti che hanno riscontro e legittimano nelle misure. Non credo invece a quei magistrati che si dichiarano incompetenti e poi ti arrestano. Se è così, bisogna fare un decreto legge per evitarlo perché questo può capitare a qualunque cittadino".

Sul piano politico, il leader dell’Udeur è cauto sulle sorti del governo ma netto nel lanciare un aut-aut al Pd: "Cosa aspetta - si chiede - a cacciare De Franciscis?", l’ex compagno di partito già tirato in ballo nei giorni scorsi per la parentela (acquisita) con il Procuratore Capo di Santa Maria Capua Vetere, Mariano Maffei. Al magistrato, Mastella riserva dai microfoni di Sky Tg24 un insulto, "è un farabutto", che provoca la reazione del Presidente dell’Anm, Simone Luerti: "Non vorrei che diventasse troppo frequente approfittare dell’immunità per esorbitare dai limiti".

Per tutta la giornata, iniziata a Ceppaloni, proseguita a Roma per il "Papa-day", e conclusa in serata con una fiaccolata di solidarietà ancora in provincia di Benevento, l’ex Guardasigilli mostra di avere tanta voglia di parlare. "Ho rappresentato il ministro scomodo che vuole la pace fra magistratura e politica. Davo fastidio. Complotto è una parola grossa? Anche i fatti lo sono".

Quindi rivela: "Importanti magistrati di sinistra mi hanno chiamato in queste ore, mi rimpiangono". Infine un ringraziamento alla moglie di Ciriaco De Mita per la solidarietà a Sandra Lonardo. Anche il parroco di Ceppaloni, padre Jean Marie Robert, ruandese da otto anni in Campania, agita il fantasma del complotto e sceglie rinviare i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio alla luce della svolta impressa alle indagini della magistratura. Sandra Lonardo, presidentessa del Consiglio regionale della Campania e moglie dell’ex ministro, è agli arresti domiciliari da mercoledì. E accusata di tentata concussione, avrebbe esercitato pressioni sul manager di un’azienda ospedaliera per costringerlo a nominare primari a lei graditi. Sabato ha consegnato al gip (che nei prossimi giorni trasmetterà gli atti a Napoli) una dichiarazione spontanea con la quale si dice vittima di "millanterie e falsità".

Ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere il consuocero di Mastella, Carlo Camilleri, destinatario di ordinanza in carcere ma in ricoverato ospedale per ragioni di salute. Sono detenuti in casa e due assessori regionali e due consiglieri regionali dell’Udeur.

"Mi sento agli arresti come mia moglie - dice ancora Mastella - non potevano arrestare me, hanno arrestato lei. Non voglio un ritorno alle manette come per Tangentopoli, questa è una vicenda molto diversa: non ci sono tangenti, non c’è un sistema di corruzione. Non voglio un clima di terrore nel mio Paese".

 

Mia moglie arrestata per liberare mio posto a ministero

 

"Ero un ministro scomodo e mia moglie è stata arrestata per occupare il ministero di Via Arenula. Quello che è accaduto me lo ha confermato". Questa la durissima accusa lanciata dall’ex Guardasigilli Clemente Mastella. In una lunga intervista a Sky Tg24, l’ex ministro sfoga la sua rabbia contro il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Mariano Maffei: "un farabutto - dice - che di diritto non sa nulla, non conosce le differenze fra decreto legge e un voto di fiducia". Ho rappresentato il ministro scomodo che vuole la pace fra magistratura e politica - sostiene il leader dell’Udeur - che desidera la normalità nel nostro Paese ma che non cede rispetto alle violenze di questo tipo. Complotto è una parola grossa? Ma i fatti sono grossi".

L’ex ministro di Grazia e Giustizia si rivolge al procuratore Mariano Maffei: "Si possono anche spendere miliardi in intercettazioni, ma non per fregare un ministro" e aggiunge: "siamo in presenza di un farabutto che di diritto non sa nulla, non conosce le differenze fra decreto legge, voto di fiducia e atto parlamentare, rischia di far cadere la Repubblica italiana nelle sua fondamenta della libertà e della democrazia e ha definito una forma di dittatura il modo con cui si è arrivati alla riforma dell’ordinamento giudiziario, mentre è stato il mio capolavoro politico. Per colpa di questo io non posso fare più il ministro. Uno che dice queste cose - conclude e Mastella - dovrebbe stare in qualche istituto e mi fermo qua per rispetto non del ruolo che esercita, ma dell’anzianità".

Giustizia: Bruno Tabacci (Udc); ora basta assolverci da soli...

di Fabio Martini

 

La Stampa, 21 gennaio 2007

 

Col compiacimento di chi si sente un libero pensatore, Bruno Tabacci scandisce parole grosse, che pochi altri politici possono permettersi: "Confesso che le brutte vicende di questi giorni - i rifiuti campani, la vicenda Mastella, la condanna a Cuffaro - mi hanno messo in una condizione di grande prostrazione. Nella vicenda politica oramai c’è soltanto la violenza delle diverse bande in campo. Comincio a provare disgusto per quel che siamo diventati: l’etica pubblica si disperde, siamo diventati campioni del conflitto di interesse, che esalta il nostro personale contro quello generale".

 

Il leader del suo partito, Pier Ferdinando Casini, ha tirato un sospiro di sollievo perché il Governatore di Sicilia Totò Cuffaro non è mafioso e dunque può restare al suo posto dopo una condanna a 5 anni. Lei condivide?

"Non sono d’accordo con la sottovalutazione fatta da Casini. La mia solidarietà umana a Cuffaro è fuori discussione, ma nella mia coscienza emerge un dissenso politico per l’indifferenza con la quale si valutano le sentenze giudiziarie. Qui non stiamo parlando di un divieto di sosta".

 

Quale il messaggio che viene fuori dalla vicenda? "Quello della furbizia.

Non si può ridurre tutto ad uno scontro tra poteri, nel quale oltretutto non emerge un’autorevolezza della politica, capace di indicare la strada di un rinnovamento anche alla magistratura. Una politica che si erge invece a difesa della casta".

 

Si obietta, il processo è lungo, fatto di tre gradi...

"Non è la prima volta che si ragiona così. Anche qualche illustre banchiere si è mosso sulla linea dell’irrilevanza della condanna di primo grado. Non è un esempio".

 

Con questo atteggiamento minimalista, non si alimenta il qualunquismo?

"Esattamente. Così si fa crescere l’antipolitica, non ci si può assolvere da soli in un sistema democratico fondato sulla divisione dei poteri. D’altra parte il giustizialismo e la risposta della piazza all’ebbrezza del sangue e alla decapitazione delle classi dirigenti, lo conosciamo già. Solo una politica alta e credibile può spingere la magistratura a recuperare appieno il senso dello Stato".

 

Lo spaccato offerto dall’inchiesta Mastella non racconta una politica impicciona sino a diventare soffocante?

"Emerge un quadro nel quale è difficile distinguere tra reato e costume, tra fatti penalmente rilevanti e abitudini consolidate. Si staglia la crisi di una politica arrogante, che giustifica ogni corporazione e furbizia, il prevalere dell’accaparramento personale sull’etica pubblica. Non sono più le raccomandazioni di Remo Gaspari. La sanità non è per il malato, ma per chi vi opera: la politica vuole controllare la sanità per controllare i bisogni dei cittadini nella debolezza della loro salute e condizionarne le scelte".

 

Nel Mezzogiorno l’etica pubblica fatica da decenni, ma al Nord la politica è davvero così disinteressata?

"Anche al Nord accadono certe cose e nella stessa Lombardia non è che i Formigoni ci vadano leggeri".

 

Se lei distingue le fasi del processo, non se la sente di rimproverare il segretario del suo partito, Lorenzo Cesa, o il collega di partito Cosimo Mele che sono ancora "a monte"...

"Non ho lesinato le critiche quando, nel venir meno dell’etica pubblica, poi si giustifica tutto".

 

Mastella che si è dimesso è meglio di Cuffaro?

"Dopo il suo intervento alla Camera, ho stretto la mano a Mastella e gli ho detto: dai subito dimissioni irrevocabili. Lui mi ha risposto: Prodi sta.... E io: Se pensi di utilizzare l’interesse di Prodi a galleggiare, non arrivi a stasera. Se pensava di restare, non lo ha fatto e ha dato il segno di come ci si deve comportare in questi casi".

Giustizia: Garante dei detenuti Marroni sul caso Carlo Parlanti

 

Comunicato stampa, 21 gennaio 2007

 

Il Garante dei diritti dei detenuti della Regione Lazio Angiolo Marroni, ha chiesto un incontro urgente all’ambasciata degli Stati Uniti in Italia per discutere della vicenda di Carlo Parlanti, un cittadino italiano di 44 anni rinchiuso dal 2005 in un carcere americano con l’accusa di stupro e maltrattamenti domestici nei confronti della sua ex convivente. A motivare la richiesta, ha spiegato Marroni, "le troppe incongruenze di una storia che hanno portato ad una incredibile serie di violazioni dei diritti elementari di quest’uomo".

Ad attivare il Garante la richiesta del Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, cui era arrivata la segnalazione da uno dei blogger italiani che si stanno interessando alla vicenda. Nato a Montecatini nel 1964, manager informatico, Carlo Parlanti vive per sei anni in California come project manager informatico nella multinazionale "Dole Fresh Vegetable".

Nel 2001 conobbe Rebecca White, con la quale ebbe una relazione che terminò dopo 9 mesi di vita in comune, nell’agosto 2002. Parlanti tornò in Italia, ignaro del fatto che, un mese prima, la White lo aveva denunciato affermando di essere stata picchiata, legata e stuprata. A lungo l’uomo ignorò l’accaduto: il mandato di cattura internazionale delle autorità statunitensi, infatti, non fu mai notificato in Italia, tanto che Parlanti continuò a vivere nel nostro Paese e a spostarsi per lavoro in Europa e in Canada.

Nel luglio 2004 Parlanti fu arrestato all’aeroporto di Dusseldorf e trasferito in carcere dove rimase per 11 mesi. Mentre gli Usa chiedevano l’estradizione, la giustizia italiana tentò invano di farlo rientrare in Patria perché la Procura di Milano, senza prove, non riscontrò i requisiti per richiederne la custodia cautelare e quindi l’estradizione. Il 3 giugno 2005 Parlanti fu estradato a Ventura, in California. A novembre, dopo aver rifiutato un patteggiamento che gli avrebbe consentito di rientrare in Italia entro 3 mesi, fu processo.

Nel corso de dibattimento la sua ex convivente confermò le precedenti accuse e aggiunse nuovi dettagli mai rivelati prima. Le versioni dei fatti sono sempre diverse, ed oggetto di continue ritrattazioni e revisioni. Otto testimoni, tra cui 3 poliziotti e la manager di un ristorante, testimoniano che la donna non presentava segni di violenza.

Il 20 dicembre 2005 la giuria popolare emise il verdetto di colpevolezza per i 3 capi di accusa: stupro, sequestro di persona e maltrattamenti domestici. Per il giudice che ha emesso la condanna a 9 anni di reclusione per stupro e maltrattamenti domestici, "seppur non vi siano referti medici e la sig.ra White sia stata inconsistente e quanto raccontato va oltre la realtà, penso che Parlanti l’abbia danneggiata psicologicamente da renderla inconsistente".

Oggi Parlanti è detenuto nel carcere di Avenal ed è in condizioni fisiche incompatibili con la detenzione, bisognoso di cure e di verifiche sanitarie urgenti (una Tac per una massa all’apice del polmone destro). Nella sua lettera all’ambasciata (inviata anche al Ministero della Giustizia e all’onorevole Marco Zacchera, vicepresidente della Commissione italiani nel mondo, che si è occupato del caso), il Garante Angiolo Marroni ha anticipato che chiederà di esplorare "tutte le possibilità affinché Parlanti possa beneficiare di una riapertura del caso e di cure mediche immediate".

"Alle autorità diplomatiche statunitensi - ha aggiunto Marroni - chiederò anche che sia valutata la possibilità di ottenere l’estradizione in base alla Convenzione di Strasburgo del 1983. Dal 2004 ad oggi, invece di alimentare tanti dubbi, le autorità giudiziarie americane avrebbero potuto lavorare per chiarire il quadro di questa oscura vicenda e, soprattutto, per garantire ad un cittadino italiano il suo sacrosanto diritto di sentirsi innocente fino a prova contraria".

 

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Campobasso: nuovo Vescovo incomincia visitando i detenuti

 

Ansa, 21 gennaio 2007

 

Un segnale forte. Un segnale di come sarà la sua opera pastorale a Campobasso. Il nuovo vescovo mons. Giancarlo Bregantini ha scelto il carcere di via Cavour per la sua prima uscita pubblica dopo il solenne insediamento dell’altro giorno.

Ha voluto incontrare i detenuti, "i più deboli", come li ha definiti. Nel corso di una celebrazione semplice ed intensa, mons. Bregantini ha invitato i detenuti a riempire il loro tempo in carcere con idee e progetti. Ha parlato con tutti, per ognuno ha avuto una parola di conforto e di comprensione. Ad accoglierlo la direttrice del penitenziario e il giudice di sorveglianza. Hanno partecipato alla celebrazione religiosa anche diversi detenuti musulmani e ortodossi. Un detenuto calabrese ha dato il benvenuto al nuovo vescovo in dialetto calabrese quasi a segnare il legame tra la Calabria, dove mons. Bregantini ha svolto per tredici anni la sua missione pastorale nella diocesi di Locri, e il Molise. Una giornata intensa che lascia intendere con chiarezza quale sarà l’impegno di Bregantini. Vicino agli umili prima di tutto.

Immigrazione: Nazioni Unite; l’Italia discrimina i Rom e i Sinti

 

Redattore Sociale, 21 gennaio 2007

 

Rom: il Governo italiano è invitato a comparire davanti al Comitato per l’eliminazione delle discriminazioni razziali (Cerd) dell’Onu, che si riunirà il 20 febbraio 2008.

European Roma Rights Centre (Errc), Centre on Housing Rights and Evictions (Cohre), Osservazione e Sucar Drom, hanno infatti inviato al Cerd un duro rapporto sulla situazione delle minoranze Sinti e Rom nel nostro Paese. Il Cerd dovrà appurare le violazioni degli articoli 2, 3, 4, 5, 6 e 7 della "Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazioni razziali".

L’Italia è accusata di aver adottato una serie di provvedimenti, sia a livello nazionale che locale, atti colpire le comunità Rom e Sinti, dai 14 patti per la sicurezza al decreto Amato sulle espulsioni dei cittadini comunitari. Alla fine di dicembre 2007 - dice il rapporto - un centinaio di persone sono state espulse in Romania e più di 1.000 abitazioni di fortuna sono state distrutte a Roma, con l’allontanamento forzato degli abitanti, la maggior parte dei quali finiti senza fissa dimora. Un clima di "odio" fomentato anche dalle dichiarazioni di alti esponenti politici, denuncia il rapporto, puntualmente riprese dalla stampa nazionale.

Un clima che ha fatto aumentare gli episodi di razzismo anti-Rom, "fino a livelli isterici", secondo il Presidente di Osservazione, Piero Colacicchi. E intanto continuano - sostiene il rapporto - pratiche di segregazione scolastica e di esclusione dalle politiche per la casa. Rom e Sinti continuano ad essere relegati nei campi, allestiti in zone periferiche o fuori dalle città e in condizioni non abitabili.

Un capitolo a parte del rapporto è quindi dedicato alla situazione di Rom e Sinti apolidi, quasi sempre figli di famiglie provenienti dalla ex-Jugoslavia e non riconosciuti né come cittadini italiani né come cittadini del Paese dei genitori. E in tutto questo, l’Italia non ha ancora riconosciuto Rom e Sinti come minoranze linguistiche nazionali, pur avendo una legge sulle minoranze (la 482/99). Un’ultima sezione è quindi dedicata ad una serie di raccomandazioni per il Governo italiano per migliorare la situazione di Rom e Sinti in Italia. Raccomandazioni che Colacicchi riassume così: "La proposta è una e una sola, che in tutte le occasioni in cui vengono prese decisioni su Rom e Sinti, Rom e Sinti partecipino".

Il rapporto verrà discusso il 20 febbraio 2008 a Ginevra di fronte al Cerd, che quindi, sentito anche il Governo italiano, in sedute successive, preparerà una raccomandazione all’Italia. Colacicchi si aspetta "una posizione severa", perché "la situazione negli ultimi anni è molto peggiorata". Per l’Italia non sarà la prima volta.

Il caso Rom e Sinti era già stato portato all’attenzione del Cerd nel 1999. Altri rapporti sono stati inviati da Osservazione alla European Commission Against Racism and Intolerance (Ecri) nel 2000 e nel 2002. OsservAzione e Sucar Drom, fanno parte del "Comitato Rom e Sinti insieme", nato nel 2007. Anche loro saranno presenti alla due giorni su Rom e Sinti voluta dal ministero dell’Interno nei giorni del 22 e 23 gennaio. "Un convegno troppo incentrato sulla sicurezza - lamenta Colacicchi -, ma comunque una prima occasione per riaprire un dibattito sulla questione".

Droghe: ecco le nuove sostanze sul "mercato dello sballo"

di Valentina Avon

 

La Stampa, 21 gennaio 2007

 

L’ecstasy non basta più: il mercato dello sballo si rinnova di continuo Nomi esotici e misteriosi, "cavalli di Troia" verso sostanze più pesanti.

La droga non è solo un problema sociale, è un mercato fiorente, che non conosce crisi. Con le sue strategie di marketing. "Il lancio di sostanze differenziate è una costante. Come per ogni mercato a forte concorrenza, c’è la continua ricerca di prodotti nuovi": Giovanni Serpelloni, che dirige il dipartimento dipendenze di Verona, non è sorpreso dalle evoluzioni della chimica e del mercato degli stupefacenti.

Sostanze da fumare, inalare, inghiottire, spesso con nomi esotici e sigle misteriose: Khat, Ketamina, Shaboo, Crystal Meth, Ice, Ghb, Bzp, Mccp. Alcune sono droghe cosiddette etniche, legate a tradizioni e costumi di Paesi lontani, altre sono frutto di sapienza chimica. Le une e le altre circolano sempre più anche nel mercato italiano, come segnala l’ultima relazione della Direziono centrale dei servizi antidroga del Ministero dell’Interno, riferita all’anno appena concluso, sui sequestri da parte delle forze dell’ordine.

Che registra un aumento del 500 per cento. E dove si specifica: "Si ritiene peraltro che l’offerta di queste sostanze sia maggiore di quanto non dicano i sequestri". Che avvengono soprattutto nel Nord Italia. Con un aumento stimato del 6 per cento di consumatori. Allucinazioni Allucinogeni da laboratorio, amfetamine e metamfetamine rappresentano la fetta più consistente. La ketamina, un anestetico veterinario (non a caso è chiamata anche "droga dei cavalli") a bassi dosaggi scatena sensazioni di morte apparente e dissociazione dal proprio corpo, oltre che fenomeni di allucinazione. Bzp e Mccp condividono il composto originale, la piperazina, una metamfetamina. Come la metamfetamina più famosa, l’mdma (l’ecstasy), sono smerciate in forma di pasticche.

Sostanza completamente diversa dall’ecstasy nella composizione, ma chiamata comunemente "ecstasy liquida" per gli effetti che provoca (è anche nota come "droga dello stupro"), è il Ghb, il gamma-idrossibutirato, liquido incolore, inodore, insapore. È ricavato da due solventi industriali, il gamma-butirolactone (Gbl) e il butanedio (Bd), che possono a loro volta essere usati come sostituti dello stesso Gbh. Particolarmente devastanti sono gli effetti dello shaboo, o chrystal meth, o ice, metamfetamina particolarmente pura che ha l’aspetto di frammenti di ghiaccio, che si filmano.

È una droga chimica e etnica, nasce a Manila ed è diffusa nella comunità filippina, anche se da qualche anno ha iniziato a passare anche per mani, e bocche, italiane. Non richiede sintesi chimica invece il khat, praticamente una verdura, si mastica per ottenere effetti simili a quelli dell’amfetamina, che viene dall’Africa, soprattutto dalla Somalia.

E questi sono solo alcuni esempi, i più noti e diffusi, ora anche in Italia, di uno stupefacente panorama, più o meno chimico, estremamente mobile. E velenoso. Rave e discoteche Sono sostanze per lo più eccitanti, bene si adattano al divertimento, a rave, discoteche o feste private, usate soprattutto dai giovanissimi ma non solo, come per tutti gli stupefacenti il consumo è sempre più trasversale a classi sociali e di età.

Raimondo Pavarin è a capo dell’Osservatorio dipendenze di Bologna, capofila di uno studio nazionale su percezione, comportamenti, sostanze, promosso da diversi soggetti, pubblici e privati. Conclusa una prima fase di duemila interviste fatte in luoghi diversi, ancora in via di elaborazione, ha raccolto gli intervistatori in un focus group, da cui è emerso che se oltre la metà degli intervistati fa uso di cannabinoidi, praticamente tutti fanno uso di alcol, e sempre frequente è l’abitudine alla poliassunzione, soprattutto fra i cocainomani, quelli che Pavarin chiama "sperimentatori" rappresentano una piccola percentuale.

Ma ad alto rischio: "Dovendo fare una classifica, il livello di pericolosità di queste sostanze è molto alto, superiore alla cocaina e di poco inferiore all’eroina. In merito alle motivazioni, si vede come se chi si fa le canne ha obiettivi di socializzazione, e chi usa eroina dice di farlo "perché è buona", chi assume queste sostanze chimiche e allucinogene lo fa per provare altri stati di coscienza.

Va detto però che la loro diffusione è anche un effetto di mercato, con obiettivi precisi: "Il vero bene rifugio, quello che nella economia legale potrebbe essere il mattone, nel mercato degli stupefacenti è l’eroina, il cui uso non a caso sta nuovamente aumentando".

Non è certo la prima volta che Riccardo Gatti, che dirige il dipartimento dipendenze di Milano, lancia l’allarme: "C’è attenzione per queste sostanze, etniche o chimiche, perché sono relativamente nuove, ma bisogna fare attenzione a non farsi distrarre dalle vere emergenze, che restano eroina e cocaina".

Poco importa che non siano solo le grandi organizzazioni criminali a occuparsi dello smercio, spesso legato al "fai da tè" degli stessi consumatori. "Sono cavalli di troia - rincara Serpelloni - droghe sperimentali di passaggio, con un ciclo di vita breve, ma con un importante ruolo di richiamo per poi dirottare i consumatori sui soliti stupefacenti, soprattutto l’eroina.

Che è anche il grande sedativo, in grado di compensare gli effetti di sovreccitazione dovuti al consumo di queste sostanze. Con le quali il problema non è la dipendenza, ma la psicosi e i gravi danni neurologici che provocano in chi le assume". Come in ogni mercato, legale o illegale che sia, l’arrivo delle novità ha sempre il solito obiettivo: mantenere il trend. E i profitti.

Tra i derivati farmacologici della piperazina c’è anche il viagra. "Special K", "KitKat", "SuperK" Un anestetico usato dai veterinari. Nell’uomo induce forti allucinazioni. Viene venduto sotto forma di polvere bianca o in soluzione acquosa. "Magie mint", "Morning glory" Una serie di piante del Centro America dove sono considerate "magiche"; salvia divinorum ("magie mint"), argyreia nervosa, ipomea violacea, rivea corymbosa.

Alcune hanno un effetto stimolante e antidepressivo, simile alle anfetamine, altre favoriscono allucinazioni. Sono ancora poco conosciuti. Gli effetti intossicanti per il momento noti sono: stati d’ansia, insonnia, mal di testa, dolori muscolari, perdita di peso, nausea e vomito. Produce sensazioni di freddo, allucinazioni visive a breve termine, disturbi di coordinazione che possono durare anche per 18-24 ore. In gergo viene chiamato "Kit kat" o "Special K". Provoca nausea, vomito e disturbi mentali, ansia, attacchi di panico, depressione, allucinazioni. La dose singola è di circa 300 milligrammi. Hanno effetti allucinogeni.

Quelli della salvia sono causati dal principio attivo Salvinorina, le altre contengono un allucinogeno simile all’Lsd. Sono poco conosciuti, vengono comunque riportati stati di depressione, nausea, vertigini. Queste "droghe furbe" vengono assunte per bocca.

Droghe: ricerca su malattie nervose ed endo-cannabinoidi

 

Redattore Sociale, 21 gennaio 2007

 

Ricerca congiunta tra Fondazione Santa Lucia, Università Tor Vergata e Università di Teramo. Cambia l’approccio farmacologico, basato sui derivati della canapa indiana, a malattie come Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla.

La prestigiosa rivista "Nature Neuroscience" ha appena pubblicato una ricerca proveniente dall’Italia che potrebbe rimettere in discussione alcuni meccanismi fondamentali nella trasmissione nervosa e nel trattamento farmacologico di sue importanti disfunzioni. Per i risultati di questo studio si ipotizza un notevole impatto sulle strategie di sviluppo di nuovi farmaci capaci di contrastare le malattie nervose e quelle periferiche.

La ricerca si è focalizzata sulle alterazioni del sistema endocannabinoide e sull’azione svolta da due neurotrasmettitori implicati sia nelle tossicodipendenze sia nelle malattie infiammatorie e degenerative del cervello. Il lavoro scientifico si è svolto presso l’Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata e l’Università di Teramo; coinvolto, come supporto, anche lo statunitense The Scripps Research Institute.

Si legge in una nota: "Le aree del cervello si scambiano informazioni mediante una fitta rete di segnali generati dai neurotrasmettitori: tra questi vi sono i cannabinoidi endogeni o endocannabinoidi, la cui azione è simile a quella di alcuni estratti della canapa indiana (cannabis) come hashish e marijuana. Il sistema degli endocannabinoidi si attiva in diverse malattie infiammatorie e degenerative del cervello, presumibilmente per frenare il danno neuronale. Due sono gli endocannabinoidi più coinvolti in tali patologie: l’Aea (anandamide) e 2-Ag (2-arachidonilglicerolo). Come già osservato nella sclerosi multipla, sarebbe soprattutto Aea ad attivarsi in caso di malattie neurodegenerative ed infiammatorie, con un effetto neuroprotettivo. Per potenziare la sua azione attualmente sono usati a scopo terapeutico i cannabinoidi vegetali derivati dalla canapa indiana che, però hanno effetti collaterali tipici di queste sostanze psicoattive".

Finora Aea e 2-Ag erano ritenuti cooperativi e capaci di svolgere, fondamentalmente, le stesse azioni biologiche. Per tale motivo erano bersagli quasi equivalenti per lo sviluppo di farmaci contro gravi patologie neurodegenerative quali la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson, la còrea di Huntington, la sclerosi multipla e la sclerosi laterale amiotrofica, come pure per patologie periferiche quali obesità, cirrosi epatica e infertilità.

Ora questa ricerca ha evidenziato, per la prima volta, che Aea e 2-Ag possono inibirsi reciprocamente. In particolare si è dimostrata la capacità di Aea di ridurre i livelli endogeni di 2-Ag. Quindi Aea svolgerebbe il ruolo di endocannabinoide "buono" e il suo effetto neuroprotettivo in certe patologie scaturirebbe dall’inibizione di quello "cattivo", 2-Ag, che ha invece un ruolo prodegenerativo ed è in grado di bloccare alcune sinapsi che normalmente tendono a preservare l’integrità neuronale.

"La scoperta - affermano gli scienziati - comporta una radicale rivisitazione delle azioni svolte da questi fondamentali neurotrasmettitori ed apre interessanti prospettive nell’approccio farmacologico a quelle patologie correlate a disfunzioni del nostro sistema endocannabinoide. I risultati della ricerca suggeriscono lo sviluppo di farmaci in grado di stimolare la produzione nel cervello di Aea ma non di 2-Ag oppure, al contrario, di inibire la produzione di 2-Ag. Infatti, le attuali terapie basate sui derivati della canapa indiana attivano indiscriminatamente i recettori dei cannabinoidi del cervello (sia quelli per l’anandamide che per il 2-arachidonilglicerolo), con un effetto contemporaneamente antidegenerativo e prodegenerativo, oltre ad avere degli effetti indesiderati".

Droghe: Lucca; i genitori sono perplessi sull’utilizzo del "kit"

 

Notiziario Aduc, 21 gennaio 2007

 

Anche in Versilia, come quiche mese fa a Milano, è arrivato il ciclone del kit anti-droga. La giunta di centrodestra di Pietrasanta ha spedito una lettera ai genitori dei 450 adolescenti del paese: sindaco e assessori inviteranno padri e madri a ritirare in farmacia il kit per l’esame delle urine, da utilizzare per scoprire se i propri figli fanno uso di sostanze stupefacenti, dai cannabinoidi all’eroina.

L’iniziativa si infrange però contro il muro di un tabù. Quasi nessun genitore sente il problema come suo: "Ho fiducia in mio figlio, per me non è necessario - risponde la signora Pardini - capisco che in altre situazioni può essere un’iniziativa utile". Mentre il signor Ferrari afferma di non essersi "mai dovuto porre il problema, è una cosa che non tocca la mia famiglia". Quindi la lettera con l’invito in farmacia finirà nel cestino.

L’idea è stata portata in giunta da Ermanno Sorbo, assessore allo Sport, medico, padre di due figli, dei quali uno adolescente: "È un’iniziativa che ho voluto prendere pensando anche al mio ragazzo di diciassette anni, alle cose che girano in posti come le discoteche che frequenta. Può essere un aiuto alle famiglie per risolvere problemi di droga prima che sia troppo tardi".

Da Broscia il presidente dell’Ago, Associazione italiana genitori, Davide Guarneri la pensa diversamente: "Mettiamoci anche nei panni dei genitori. Noi siamo convinti che bisogna puntare tutto su un lavoro di tipo educativo, sul dialogo con i propri figli e anche su un percorso di formazione dei genitori". L’unico aspetto positivo dell’invito in farmacia, per l’Age, "ci può essere se inteso come provocazione che serva a creare un dialogo tra genitori e figli, però devono seguire altre politiche serie che vadano a colpire le cause remote del problema".

Perplessità sui kit emergono anche dal punto di vista giuridico, come spiega Alessandro Traversi, che sottolinea come essere minorenni non significhi essere privi di diritti, se è vero che un genitore ha tutto il diritto di pretendere che il proprio figlio non si droghi "esistono anche altri metodi, di educazione prima e di controllo poi".

Droghe: Torino; alle narco-sale hanno preferito... il degrado

 

Notiziario Aduc, 21 gennaio 2007

 

Dopo aver appreso dai quotidiani locali che ieri mattina è stato scoperto in via Borsi a Torino un appartamento utilizzato come luogo di consumo di droghe e di spaccio: "una discarica di degrado, disperazione e droga", i promotori della petizione per l’istituzione di una narco-sala a Torino, Domenico Massano (Associazione Radicale Adelaide Aglietta), Alessandro Orsi (Malega9 Produzioni), Franco Cantù (Forum Droghe), hanno dichiarato: "La realtà non si lascia manipolare da giochetti politici e richiama i nostri consiglieri alle loro responsabilità: in assenza di servizi capaci di offrire alternative ai cittadini tossicodipendenti li si condanna a frequentare quelle che sui quotidiani odierni sono descritte come discariche di degrado e disperazione e vengono impropriamente e/o provocatoriamente chiamate narco-sale.

Ricordiamo che tali luoghi nulla hanno a che vedere con il servizio di riduzione del danno comunemente chiamato narco-sala o, più correttamente, sala del consumo che è un luogo protetto e igienicamente garantito per l’assunzione di sostanze psicoattive (che il consumatore si procura all’esterno), è un ambiente gestito da uno staff sanitario professionale, formato allo scopo, ed è parte di una più ampia rete di servizi, al fine di raggiungere il più alto numero possibile di tossicodipendenti, in particolare quella fascia di tossicodipendenti più marginale e difficilmente agganciabile con altri tipi di servizi. Le sale del consumo sono una concreta iniziativa di riduzione del danno per tutelare la vita e la salute del cittadino tossicodipendente, per restituirgli maggiore dignità ed autonomia e per offrirgli un’occasione di incontro con persone che possano sostenerlo ed indirizzarlo in un’eventuale percorso di recupero.

Con il NO di lunedì da parte dei nostri consiglieri comunali alla mozione Grimaldi, che proponeva di sperimentare una sala del consumo a Torino, l’unica alternativa rimasta per molti cittadini tossicodipendenti sono questi luoghi di sporcizia e degrado che aumentano esponenzialmente i rischi per la vita e la salute e che inevitabilmente tenderanno a moltiplicarsi. Ricordiamo che la nostra petizione popolare, con cui la cittadinanza ha chiesto al Comune di attivarsi per la sperimentazione di almeno una sala del consumo a Torino, è stata presentata la scorsa settimana ed è ancora lì ad attendere che qualche consigliere coraggioso si faccia carico della responsabilità di riportare in aula il dibattito sull’unica proposta concreta, capace di offrire un’alternativa possibile a tanti cittadini che rischiano quotidianamente tra rifiuti e disperazione e che non possono continuare ad essere ignorati."

Stati Uniti: come pena alternativa 4 ore di lavoro all’obitorio

 

Ansa, 21 gennaio 2007

 

Punizione esemplare per l’attrice Lindsay Lohan, condannata a trascorrere i prossimi giorni tra i cadaveri. Sentenza al limite dello spettacolare quella inflitta all’attrice, colpevole di aver guidato in stato d’ebbrezza e condannata per questo motivo ai servizi sociali in un obitorio. La severità della punizione sarebbe legata al fatto che la Lohan è stata giudicata recidiva dopo essere stata arrestata per quattro volte lo scorso anno.

Il suo avvocato, Blair Berk, ascoltato dal giudice nell’udienza dello scorso 17 gennaio ha però ottenuto che la povera ragazza possa scontare, dopo qualche giorno nell’obitorio, il resto della condanna in un pronto soccorso. Lo scopo della condanna è far capire alla Lohan quanto possano essere gravi le conseguenze di un incidente causato da guida sotto l’influenza dell’alcol. Si spera, insomma, che lo choc di vedere cadaveri prima e feriti poi, la possa convincere a non mettersi al volante quando, all’uscita da uno dei suoi folli party, è ubriaca.

L’attrice Lindsey Lohan, 21 anni, dovrà lavorare per quattro ore al giorno in un obitorio, così avrà modo di verificare di persona cosa significa morire o mettere a repentaglio la vita di altri, come lei ha rischiato di fare guidando in stato di ebbrezza e sotto gli effetti della cocaina. A questa logica da "legge del contrappasso" si ispira la ratio alla quale un giudice di Los Angeles si è ispirato per punire l’attrice dopo che era stata fermata dalla polizia per guida pericolosa ed le era stato riscontrato un alto tasso di alcool nel sangue.

L’attrice - come ha riferito il suo legale - ha già trascorso due mesi lavorando in una comunità, ma per rendere compiuta la sua riabilitazione dovrà completarla prestando servizio per due giorni, per almeno quattro ore, in un obitorio, in modo tale che si possa rendere conto di quali possono essere le conseguenze di una guida in stato di ebbrezza. Lo scorso anno Lindsey Lohan era stata arrestata due volte, sempre per lo stesso motivo: guida pericolosa, alcool, coca. L’attrice era anche rimasta detenuta in carcere per 84 minuti, per essere poi rilasciata su cauzione. Successivamente era stata condannata ad un periodo di riabilitazione, che si conclude appunto con queste otto ore a contatto con cadaveri veri.

 

 

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