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Giustizia: il "pacchetto" che infrange un tabù della sinistra di Massimo Giannini
La Repubblica, 31 ottobre 2007
Forse è troppo illudersi che il pacchetto sicurezza approvato ieri dal governo sia il primo atto fondativo della "rivoluzione d’ottobre" avviata con la nascita del Partito democratico. Ma una cosa si può dire: con quei cinque disegni di legge varati dal Consiglio dei ministri la sinistra supera un suo atavico tabù. Sfida la destra sui valori della legalità e gli sfila il monopolio della lotta alla microcriminalità. Sappiamo bene che qui ed ora, quel pacchetto ha un forte appeal propagandistico, più che un reale impatto politico. Si tratta di provvedimenti che se tutto va bene (perché il governo resiste) otterranno la ratifica parlamentare tra un paio d’anni. E se tutto va male (perché il governo cade) non la otterranno mai. Un decreto legge avrebbe avuto tutt’altro significato. Sappiamo altrettanto bene che, qui ed ora, quel pacchetto può produrre un certo effetto emotivo sulla società civile, ma nessuna efficacia pratica nei confronti di chi delinque. La certezza delle pene effettive, applicate nei tribunali dal potere giudiziario, conta più delle misure repressive decise a tavolino dal potere esecutivo. Ma per la sinistra si tratta comunque di una svolta culturale. Di un tentativo di ridefinire la propria identità, non più in base ai vecchi ideologismi (bisogna comprendere prima di tutto le ragioni del reo) ma alla luce dei nuovi paradigmi (bisogna difendere prima di rutto i diritti della vittima). Conia consapevolezza che il vero "soggetto debole" è sempre e comunque chi subisce il reato, non chi lo commette. L’ala radicale dell’Unione è scontenta. Ma è difficile leggere una "deriva securitaria" da Codice Rocco, nell’introduzione di nuovi reati come l’impiego dei minori nell’accattonaggio o nell’attribuzione di poteri supplementari ai sindaci. C’è il tentativo di fornire una risposta alle paure e alle inquietudini comuni della stragrande maggioranza degli italiani. La prova sta nelle reazioni positive dei sindaci del centro sinistra e in quelle imbarazzate e imbarazzanti del centrodestra, con Fini e Pisanu costretti a dire "non basta", e a ripescare la metafora stantia della "montagna che partorisce i topolini". La Cdl ha accusato un colpo che non si aspettava, tanto più su un terreno che considera di sua competenza. E, invece, oggi più che mai, bisogna ripetere fino alla noia che la sicurezza non è né di destra né di sinistra. Nella modernità liquida in cui siamo immersi, è un valore trasversale per eccellenza; E la legalità, nel mondo instabile in cui viviamo, è un principio bipartisan per definizione. Per questo preoccupa il no dell’opposizione agli appelli al dialogo lanciati dalla maggioranza. Ma ormai non c’è più da stupirsi: dalla legge elettorale alla riforma del Welfare, non c’è un solo "tavolo" al quale il centrodestra, ancora una volta militarizzato dal Cavaliere, sia disposto a sedersi. È un male per la democrazia, è un danno per il Paese. Bisogna dare atto a Giuliano Amato di aver tenuto duro, di fronte all’intollerabile "fuoco amico" che la sinistra massimalista gli ha scaricato contro. Quasi come se una delle menti più lucide del costituzionalismo italiano e del riformismo socialista fosse riducibile alla banale e bruttissima copia di Rudy Giuliani, l’ex sceriffo di New York. E soprattutto bisogna dare atto a Romano Prodi di aver lanciato un segnale di vitalità: nonostante i conflitti interni alla sua coalizione, il premier conferma la sua tempra di combattente. Il pacchetto sicurezza è un altro passo nella terra incognita del nuovo riformismo. Per questo si può collegare, quanto meno idealmente, al lungo cammino cominciato sabato dal Pd. Se non fosse tristemente nota la precarietà strutturale di questa maggioranza, verrebbe voglia di credere al sogno di un governo di legislatura. Purtroppo l’ennesimo voto a "geometria variabile" delle infide truppe mastellate e dipietriste, stavolta sulla commissione d’inchiesta per il G8 di Genova, è stato un brusco risveglio. Ci ha riprecipitato immediatamente nella dura realtà. Giustizia: niente resterà impunito, quando andiamo a votare? di Andrea Fabozzi
Il Manifesto, 31 ottobre 2007
L’ultimo "pacchetto sicurezza" voluto dal centrosinistra - ed erano allora i ladri di appartamento a minacciare la pacifica convivenza, non ancora i lavavetri - diventò legge dello stato nel marzo di sei anni fa. Meno di due mesi dopo Berlusconi vinse le elezioni. Ieri; in dichiarata continuità con lo sfortunato 2001, il traballante governo Prodi ha varato cinque nuove leggi sulla sicurezza firmate torse per ima coincidenza dal ministro dell’interno Amato, presidente del Consiglio in uscita all’epoca del primo pacchetto. Auguri. Dentro questo nuovo pacchettone ci sono talmente tante cose che inevitabilmente qualcuna è positiva, come la correzione della deregulation sul falso in bilancio o alcune norme per la lotta alla mafia. Tutto il resto è pessimo. La tardiva modifica della legge Cirielli, il più celebre obbrobrio della scorsa legislatura, è mirata solo ad allungare i termini di prescrizione. Ma se quella legge era stata definita "degna del terzo Reich" era perché aboliva per i recidivi il principio costituzionale della pena mirata alla rieducazione. E questo non è stato modificato. Comprensibilmente, perché quell’impostazione repressiva e vendicativa è la stessa del pacchetto Amato (e un po’ Mastella), si parli di immigrati da espellere a cura del prefetto, di carcere da dispensare sostanzialmente con l’inganno (cioè non consentendo a chi non dispone di un avvocato di lusso di accedere alle misure alternative) o di ambulanti di merce contraffatta da punire più severamente degli evasori totali. In linea con questo principio che è però l’opposto non solo del programma fossile dell’Unione ma anche della più recente proposta - governativa - di riforma del codice penale, e così giustamente aspettandosi il conforto dell’opposizione, la maggioranza confida in larghe intese parlamentari sulla sicurezza. E il ministro Mastella si mette a stringere un po’ i detenuti per trovare altro spazio in carcere: l’ha promesso sul serio, "qualche migliaio di posti in sei-sette mesi". Auguri anche a lui e stia tranquillo, nel pacchetto non c’è nessuna aggravante per chi avesse eventualmente contribuito a truffare l’Unione europea in compagnia delle opere. I ministri della sinistra, non tutti, si sonò astenuti. Non c’è infatti un limite massimo alle astensioni: in teoria si può restare in un governo anche senza votarne mai i provvedimenti. Se poi la si pensa come Pecoraro Scanio - "l’astensione in consiglio dei ministri diventa sempre un voto favorevole in parlamento" - non si perde nemmeno il buonumore. E non lo perdono i sindaci sceriffi, perché Amato promette che se il parlamento andrà piano il pacchettone si trasformerà in un decreto legge. La demagogia ha i suoi tempi e le sue regole: si alzano le pene per reati che resteranno senza un colpevole identificato, mentre già si commissiona un sondaggio. Il governo ha comunicato così ieri pomeriggio che l’85% dei cittadini approva i suoi editti sulla sicurezza. E allora, quando andiamo a votare? Giustizia: Veltroni; si tratta di misure socialmente equilibrate
Dire, 31 ottobre 2007
"L’approvazione del pacchetto sicurezza da parte del Consiglio dei ministri è una decisione di notevole importanza che va incontro alle esigenze di sicurezza che i cittadini, giustamente, vogliono siano garantite". Questo il commento del sindaco di Roma, Walter Veltroni, al pacchetto sicurezza varato dal governo. "Grazie a queste nuove misure - prosegue Veltroni - è possibile una migliore azione di contrasto e prevenzione dei reati, in sintonia con i cambiamenti sociali che stanno vivendo tutte le nostre comunità. La sicurezza dei cittadini, il rispetto delle regole sono al centro dell’azione riformatrice del governo - conclude il sindaco di Roma - ora i cittadini sanno che possono contare su misure efficaci e socialmente equilibrate che contribuiranno, concretamente, a determinare quel clima di sicurezza e serenità che è compito di politici e amministratori garantire". Giustizia: Amato; il giudice spiegherà perché non incarcera
Ansa, 31 ottobre 2007
"Non si può prevedere la carcerazione preventiva automatica in un Paese con la nostra Costituzione, però si può chiedere al giudice, davanti a certi reati, che dimostri le ragioni per cui non incarcera". Lo ha detto il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, commentando l’approvazione, nel pacchetto sicurezza, delle misure sulla certezza della pena. "Davanti a reati particolarmente significativi - secondo il ministro - si deve dimostrare che non ci sono le ragioni per una carcerazione preventiva. Dal barbiere - è l’esempio di Amato - si può dire "questi aumentano le pene, ma poi il processo non si celebra mai", qui no, perché queste norme prevedono che il giudice, che ha ritenuto di incarcerare, a quel punto deve portare immediatamente in giudizio il detenuto". E il patteggiamento in appello, aggiunge, "viene escluso, troppo comodo farlo". Giustizia: Ferrero; norme indigeste, ma di più non si poteva di Luca Fazio
Il Manifesto, 31 ottobre 2007
"La realtà è un disastro". Parte da qui, anzi termina qui, la chiacchierata con il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero che ieri, dovendolo digerire, si è astenuto sul cosiddetto "pacchetto sicurezza" del governo. Intende dire che su un tema delicato come la sicurezza bisogna necessariamente graduare il conflitto, "perché devo sapere fino a dove posso portare la mia gente". Spiccato senso della realtà, nodo impossibile da sciogliere per chi da un anno e mezzo sbatte la testa sulla stessa domanda: "E l’alternativa qual è?".
Ministro, perché si è astenuto? Il "pacchetto" è nato male perché è il risultato di una campagna messa in piedi da alcuni partiti del centrosinistra per sdoganare la questione della sicurezza declinandola come ha sempre fatto la destra. Abbiamo litigato a lungo e abbiamo corretto alcuni errori macroscopici (e non dimentichiamo la reintroduzione del falso in bilancio), ma l’impianto è rimasto tale e quale: si continua a confondere la marginalità con l’ordine pubblico e non si distingue tra repressione e politiche di inclusione. Il punto non è aumentare le pene, lo sanno tutti che l’80% dei reati in Italia resta impunito.
Nel merito, cosa non le piace? Le misure per la sicurezza urbana, tra cui è prevista la procedibilità di ufficio per i writer, e più in generale la costruzione di nuovi poteri per i sindaci che mescolano amministrazione locale e ordine pubblico, una strada pericolosa perché l’insicurezza verrà agitata da chi avrà il problema di farsi eleggere. Semmai c’è un problema di democratizzazione della polizia. E poi i venditori di griffe false: era previsto addirittura l’arresto immediato e siamo arrivati ad un inasprimento delle pene, è comunque una cosa che non sta né in cielo né in terra. Inoltre, sono convinto che sia un errore escludere le pene alternative per certi reati: sono i classici reati dai commessi più poveri e credo che queste persone si potrebbero più facilmente recuperare tenendole fuori dal carcere.
Mastella le ha definite "astensioni benevole", insultante se significa che non cambiano il provvedimento… Altrimenti sarebbe stato un voto contrario, intendeva dire che sulla sicurezza abbiamo portato a casa risultati importanti ma ancora non basta. Così possiamo continuare a incidere, la discussione continuerà.
Di questo governo rimarrà nella memoria la propaganda securitaria che colpisce i marginali, e poco altro. Di fronte a questa deriva, il Prc cosa è riuscito a ottenere? Fino ad oggi noi abbiamo prodotto la politica della riduzione del danno, e per me questa azione non è sganciata dal fatto di poter approvare in tempi brevi la nuova legge sull’immigrazione, spero entro la fine dell’anno. Non dimentichiamo il punto di partenza, la furibonda campagna sicuritaria dei sindaci del centrosinistra, e posso assicurare che il governo ha saputo mediare e di molto rispetto alle loro richieste. E non dimentichiamo che questo è il governo che con l’indulto ha svuotato le carceri. Il Partito democratico è nato sotto l’egemonia culturale di certi sindaci e a noi è toccato il compito di limitare i danni. Inoltre, tenuta del governo permettendo, sto portando avanti una guerra di trincea anche per cercare di modificare la legge sulle droghe Fini - Giovanardi, se entro marzo non ci riesco non sarò più ministro. Si tratta di due passaggi fondamentali per riuscire a gestire il disagi nelle città. Gli elettori si aspettavano di più. Dati i rapporti di forza, il punto è come riusciamo a portare a casa il massimo possibile. Sul tema della sicurezza, attorno cui la destra ha svolto e svolge un lavoro sulla sua massa, la sinistra non c’è mai stata: e certi errori si pagano. A volte siamo un po’ troppo idealisti, pensiamo che basti avere ragione per ottenere le cose, e invece non è così.
Dato per perso il Pd, la cosiddetta "cosa rossa" sarà capace di presentarsi come alternativa sul tema della sicurezza? Non do per perso il Pd. E noto che sul "pacchetto" sicurezza in parte si sono astenuti anche Pecoraro Scanio e Mussi, ed è la prima volta che succede. Si tratta di un fatto che fa ben sperare, anche se in termini politici sappiamo che paga poco essere alternativi a chi ha una visione prettamente sicuritaria della società.
Forse non è un caso che proprio mentre il governo approva il "pacchetto", a Bologna vengano sgomberate le Case occupate. Sono errori gravi. Affrontare i conflitti urbani generati dalla mancanza di case con una politica repressiva non fa che aumentare il livello di insicurezza, i cittadini si sentiranno sempre più insicuri e non basterà sistemare un poliziotto ogni tre portoni. Ieri a Roma, per banali questioni di traffico, un automobilista quasi è stato ammazzato a colpi di mazza, e un altro è stato accoltellato. L’aumento della paura crea solo tensioni e porta all’imbarbarimento della società.
A proposito di case, l’Unione Inquilini sostiene che il provvedimento recentemente approvato dal Cdm, trattandosi di un disegno di legge, non blocca gli sfratti esecutivi nella capitale. È emergenza? Ci vogliono due mesi per riconvertire un decreto legge, ma abbiamo ottenuto garanzie sul fatto che le forze dell’ordine non procederanno agli sgomberi, esattamente come è accaduto lo scorso anno. Anzi, invito le organizzazioni di categoria a segnalarci eventuali problemi.
La Commissione d’inchiesta per il G8, fortemente voluta dal Prc, è stata affossata da Di Pietro e Mastella. Un altro schiaffo. Può il Prc limitarsi a dire che così non va perché quella Commissione era prevista nel programma? E l’alternativa qual è? Qui ci vorrebbe una riflessione più ampia. Gli altri, il centrodestra di Berlusconi, li abbiamo già visti all’opera. Noi dobbiamo affrettarci a fare una legge elettorale che ci permetta di non essere più in questa situazione... molto brutta. È un fatto gravissimo la bocciatura della Commissione sui fatti di Genova, tanto più se pensiamo che un agente torturatore di Bolzaneto rischia 30 mesi di galera e un venditore di borsette false 24. Ci vuole una mobilitazione forte nel paese, dobbiamo riprendere il lavoro di insediamento sociale, sul piano politico non ci sono i rapporti di forza. Giustizia: Pecoraro Scanio; avremo più tutela ambientale
Dire, 31 ottobre 2007
"Il pacchetto sicurezza introduce norme importanti per l’ambiente e misure per il contrasto alla criminalità. Con le norme sul falso in bilancio e sulla prescrizione si cancellano alcune delle leggi vergogna del precedente governo, in coerenza col programma dell’Unione". Lo dice il presidente dei Verdi e ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. Con questo Pacchetto - continua Pecoraro - "aumenta la legalità ed i cittadini saranno più tutelati. Ci sono norme importanti per la tutela dell’ambiente, come il potenziamento del nucleo operativo della Forestale e l’introduzione del processo per direttissima per gli incendiari. Mai più scarcerazioni facili per chi brucia i boschi". Sono stati introdotti- conclude il leader del Sole che ride- "miglioramenti importanti sulla lotta alla criminalità e sulla banca dati del Dna, ma la parte riguardante la sicurezza urbana rimane ancora confusa". Giustizia: Mussi; eccessivo indurimento su sicurezza urbana
Dire, 31 ottobre 2007
Il ministro dell’Università Fabio Mussi si è astenuto su uno dei quattro testi del cosiddetto pacchetto sicurezza, quello riguardante la sicurezza urbana. Lo spiega il leader di Sinistra democratica, lasciando Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri. Mussi parla di "novità, miglioramenti che avevamo chiesto su tutti e quattro i testi. Ci sono alcune norme efficaci, in particolare per la lotta alla mafia, alla criminalità e anche quelle sulla banca dati del dna, dove si è prodotto un testo rispettoso della privacy". Poi precisa: "Mi sono astenuto sul testo che riguarda la sicurezza urbana, perché le trovo norme manifesto, un eccessivo indurimento, e dubito della loro particolare efficacia". "La parte sulla sicurezza urbana - spiega - era un po’ un manifesto di intenzioni, voleva essere un modo per fare la faccia feroce, ma senza essere convincente, questa è la ragione per cui mi sono astenuto". Il ministro ammette, comunque, che il pacchetto "contiene anche tante cose buone che avranno efficacia". Come la parte sulla mafia che "rafforza molto i poteri pubblici nell’uso dei beni mafiosi confiscati. Ci sono delle novità - sottolinea Mussi - per rendere le procedure più rapide ed efficaci". Il pacchetto ora "andrà in Parlamento. I provvedimenti contenuti restano quattro - chiude Mussi - più la novità importante del falso in bilancio". Giustizia: Bindi; siamo tra primi paesi contro abusi su minori
Dire, 31 ottobre 2007
"Grazie alle norme approvate oggi dal Consiglio dei ministri, l’Italia si colloca tra i paesi europei più avanzati nella lotta contro ogni forma di abuso sessuale verso i minori". Così il ministro per le politiche della Famiglia Rosy Bindi commenta l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del pacchetto sicurezza. "Finalmente - aggiunge - sono previste sanzioni specifiche per contrastare uno dei reati più subdoli e odiosi. Odioso perché le vittime sono bambini o ragazzi che utilizzano con grande frequenza e disinvoltura i nuovi mezzi di comunicazione. Subdolo perché si basa sul tradimento della loro fiducia da parte di adulti senza scrupoli, che sfruttano le originali opportunità di incontro e conoscenza messe a disposizione da internet o dai cellulari. Si rafforza, con un nuovo importante strumento di vigilanza e repressione, la nostra strategia per garantire la protezione dei più piccoli, vittime troppo spesso indifese in una società in cui cresce il tasso di violenza più o meno occulta", aggiunge Bindi, la quale sottolinea come "in questa strategia ci sono anche l’Osservatorio sulla pedofilia e la nuova Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei minori contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale, alla cui stesura abbiamo dato un contributo essenziale". Giustizia: Pollastrini; ora il pacchetto ha maggiore equilibrio
Dire, 31 ottobre 2007
"L’insieme dei testi varati dal Consiglio dei ministri risponde ad una domanda di sicurezza e legalità, ma nel rispetto dei diritti umani e della libertà delle persone". La ministra per i Diritti e le Pari Opportunità Barbara Pollastrini spiega così il suo sì al pacchetto sicurezza che ora "ha un maggior equilibrio e si è arricchito di norme alle quali tenevo e alle quali vincolavo il consenso, che oggi ho potuto dare serenamente". La ministra si riferisce all’inserimento, nel ddl sulla sicurezza urbana, della possibilità di rilasciare permessi di soggiorno e garantire l’accesso a programmi di assistenza per le donne extracomunitarie vittime di violenza in famiglia. "Le attuali norme in materia di soggiorno per lavoro - spiega - non offrono adeguate tutele alle centinaia di donne e ragazze di seconda generazione che trovino la forza di denunciare un parente violento". La donna titolare di un permesso di soggiorno per motivi familiari "rischia di scivolare nell’irregolarità e di incorrere nell’espulsione, se denuncia un familiare violento e se ne separa, perché facilmente non sarà in possesso di alcuni requisiti (alloggio e lavoro documentabili) richiesti per un titolo autonomo di soggiorno". Continua Pollastrini: altro punto, il fondo destinato all’assistenza alle vittime di tratta, rivolto a donne (ma anche giovani uomini) sottratte allo sfruttamento sessuale o lavorativo, minori vittime di sfruttamento sessuale, accattonaggio, traffico di organi. Infine, nel ddl è stato inserito, sulla certezza della pena, l’incidente probatorio protetto, cioè l’anticipazione della formazione delle prove, svolta in condizioni ambientali e psicologiche più favorevoli per la vittima che testimoni contro il coniuge, il convivente, il partner, o l’ex coniuge, l’ex convivente, l’ex partner e del giudizio immediato esteso ai casi di violenza sessuale e di maltrattamento in famiglia, qualora sia in corso una misura cautelare. "Il tutto - commenta - si traduce in tempi processuali più rapidi. È evidente che interpreto queste misure come parte del più ampio piano d’azione contro le molestie e le violenze che ha altri due obiettivi immediati". E cita l’approvazione, in Finanziaria, del "fondo di 20 milioni di euro per azioni di sensibilizzazione, campagne preventive, potenziamento dei centri antiviolenza e il via libera in tempi rapidi, alla Camera, delle due leggi su stalking e omofobia, frutto dello stralcio dal disegno di legge". Giustizia: Gonnella (Antigone); soltanto norme demagogiche
Ansa, 31 ottobre 2007
Il pacchetto sicurezza, appena approvato dal Governo è "un insieme di norme che non aiuteranno la giustizia e la sicurezza di questo Paese. Norme confuse, demagogiche, illiberali". A dichiararlo è Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione "Antigone" che si batte per i diritti nelle carceri. "Ci avevano detto che avrebbero riformato il codice penale e invece hanno nuovamente e disordinatamente messo mano alla custodia cautelare, alla Simeone - Saraceni, al sistema penitenziario" aggiunge Gonnella. E il sistema penitenziario, secondo il presidente di Antigone "non sarà capace di reggere l’impatto dell’ennesimo inutile e dannoso pacchetto sicurezza". "Al posto di rendere efficiente l’azione investigativa e di giustizia riducendo i tempi dei processi, si va ad alimentare un ulteriore e ingiustificato allarme sociale". Per Gonnella "si è accettato il ricatto di sindaci e media e si è trasformato il centro-sinistra in qualcosa di molto vicino alla destra. Bene hanno fatto quei Ministri che si sono astenuti". Giustizia: Barbagli; è la risposta che il paese si aspettava di Gino Cavallo
Il Mattino, 31 ottobre 2007
A chi come Marzio Barbagli, ordinario di sociologia all’università di Bologna, studia da anni le dinamiche criminali le differenze, molto in voga a sinistra in questi ultimi tempi, tra sicurezza reale e insicurezza percepita proprio non vanno giù. L’idea, insomma, che ci troveremmo di fronte ad una sorta di sindrome non suffragata dalle statistiche sui reati commessi la giudica sbagliata. E pericolosa.
Il "pacchetto sicurezza" varato ieri dal governo risponde perciò a problemi reali? "Concretissimi e comuni a tutti i grandi Paesi occidentali. Problemi peraltro che hanno cominciato a manifestarsi a partire dalla fine degli anni Sessanta. Studiandoli ci si rende conto di come la sensazione di insicurezza sia direttamente correlata al crescere dell’immigrazione. Poi la questione del degrado, che riguarda tutte le aree metropolitane. E che più correttamente andrebbe definito come l’uso distruttivo degli spazi comuni delle città a cui ciascuno di noi assiste".
Il problema quindi è reale. Lo sono altrettanto le risposte contenute nel "pacchetto"? "Intanto giudico positivo il fatto che a questo bisogno reale sia arrivata una risposta. Che certo poteva anche arrivare prima, senza astensioni semmai. E fermo restando che i numeri in Parlamento impongono molta cautela rispetto alle prospettive di una rapida approvazione".
L’aspetto del provvedimento che le è piaciuto di più? "Non ho avuto ancora la possibilità di analizzare in profondità il "pacchetto". A caldo posso dire che trovo molto importante aver messo a disposizione dei sindaci nuovi poteri, nuovi strumenti d’intervento. Positiva anche la scelta di intervenire sulle procedure di allontanamento degli immigrati irregolari. Un fenomeno che, come attestano i dati del Viminale, ha molto a che fare con l’incremento percentuale di alcune tipologie di reati".
Anche lei dalla parte del "sindaco-sceriffo"? "Lasciamo stare gli sceriffi. E pensiamo piuttosto a come, con qualche episodica esagerazione, il protagonismo dei sindaci sia stato uno dei più forti segnali di novità nella società italiana. Ecco, il "pacchetto" è la prova che qualcuno finalmente ha colto quei segnali. Ha capito che i sindaci contano".
Cosa mette nella lista delle cose che invece non vanno nel segno giusto? "Ad una prima scorsa a non convincermi è in alcuni casi il ricorso all’inasprimento delle pene. Una soluzione che, come l’esperienza dimostra, non basta. Soprattutto quando la sensazione prevalente è che quella pena non verrà scontata".
Parla dell’indulto? "Appunto, parlo di quello sciagurato provvedimento. Ora sarà più complicato convincere i cittadini che stavolta la risposta è di segno ben diverso. Si tratta in buona sostanza di recuperare credibilità". Giustizia: Dap; soddisfazione per "sì" alla banca dati del Dna
Ansa, 31 ottobre 2007
"Un grande passo in avanti per l’Amministrazione Penitenziaria e per il Corpo di Polizia Penitenziaria l’istituzione di una Banca dati del dna assicurerà alle nostre Forze di polizia e a quelle degli altri Paesi europei un importante strumento investigativo nel contrasto alla delinquenza". Ettore Ferrara, capo del Dap, commenta così l’approvazione in Consiglio dei Ministri del ddl che istituisce la banca dati del Dna presso il Dipartimento della Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno. "La Polizia Penitenziaria - spiega Ferrara - avrà la responsabilità del laboratorio centrale per la Banca dati, cui spetta la tipizzazione del profilo del Dna e la conservazione dei campioni biologici dal quale verranno estratti i profili. Il controllo della Banca dati, che conserverà i campioni raccolti per 20 anni, sarà esercitato dal Garante per la protezione dei dati personali". Il capo del Dipartimento sottolinea che alla Polizia Penitenziaria "va il meritato riconoscimento per l’elevato livello di professionalità raggiunto negli ultimi anni, con l’istituzione dei ruoli tecnici che andranno ad operare in questa nuova struttura investigativa. Un’occasione di crescita per tutto il Corpo di Polizia Penitenziaria che da anni attendeva l’istituzione dei ruoli tecnici come naturale sviluppo delle competenze acquisite nella complessa attività che svolge per garantire la tutela della legalità e il rispetto dei diritti umani delle persone detenute". Giustizia: Anci; il "pacchetto" è un primo passo importante
Dire, 31 ottobre 2007
"Sicuramente l’approvazione in Consiglio dei Ministri del "pacchetto sicurezza" è un primo passo importante che ci consentirà di dare risposte alla forte domanda di sicurezza dei nostri concittadini". Così Leonardo Domenici, Sindaco di Firenze e Presidente dell’Associazione dei Comuni, che ricorda che l’Anci "ha collaborato alla stesura di una parte del pacchetto sicurezza, e, anche se ancora non conosciamo i termini con i quali il Consiglio dei Ministri lo ha approvato, sicuramente le norme in esso contenute, che riguardano la sicurezza urbana e la lotta al degrado, sono aspetti positivi e importanti". Nell’auspicare che il Parlamento "voglia condividere l’importanza di una rapida approvazione di tutte le modifiche legislative contenute nel pacchetto, Domenici conclude sottolineando che "ciò testimonierebbe la attenzione e la vicinanza del Parlamento ad una delle esigenze più forti espresse dai cittadini, garantendo risposte certe ed incisive. E come ho già detto più volte, quelle misure servono a tutelare proprio i soggetti più deboli". Insomma, conclude il presidente Anci, "nessun sindaco vuol fare lo sceriffo o sostituirsi ai Prefetti e le norme contenute nel pacchetto certamente non vanno in questa direzione". Giustizia: Confcommercio; le richieste accolte solo in parte
Dire, 31 ottobre 2007
"Accolte solo in parte le richieste del mondo del commercio, per fronteggiare adeguatamente l’emergenza criminalità e soprattutto in dubbio l’ipotesi che questo governo e questo parlamento possano approvare in tempi brevi i cinque disegni di legge". Questo è il commento di Luca Squeri, Presidente della Commissione Sicurezza di Confcommercio, sul pacchetto sicurezza approvato oggi dal Consiglio dei Ministri. "Pur apprezzando alcune misure come l’inasprimento delle pene contro chi vende merci contraffatte - continua Squeri - quello che ancora manca è un vero, reale segnale di discontinuità rispetto al passato per mettere in campo misure di contrasto più forti e più efficaci contro la criminalità organizzata e non". Insomma, conclude il Presidente di Confcommercio, "rispetto a questa emergenza nel nostro Paese, ci si aspettava un unico provvedimento approvato per decreto". Giustizia: Mdc Junior; adeguate misure tutela per i minori
Redattore Sociale, 31 ottobre 2007
Apprezzamento per la previsione di pena di reclusione da uno a tre anni per chi adesca minori su internet o con altri mezzi di comunicazione, come i cellulari. "Accogliamo favorevolmente le nuove norme a tutela dei minori varate dal Consiglio dei Ministri: percepiamo attenzione su vecchi e nuovi problemi che insidiano i nostri figli ed è giusta l’attenzione sollevata dal Pacchetto Sicurezza". È il commento di Lucia Moreschi, responsabile nazionale del Dipartimento Junior del Movimento Difesa del Cittadino, associazione di consumatori impegnata nel monitoraggio dei fenomeni socio culturali considerati più a rischio per i minori. Tra le principali misure contenute nel pacchetto sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri, l"attenzione di Mdc Junior va, infatti, alla previsione di pena di reclusione da uno a tre anni per chi adesca minori su internet o con altri mezzi di comunicazione, come i cellulari. Problema sollevato da tempo anche dall’associazione di consumatori impegnata, come reso noto nell’ultimo Rapporto Baby Consumers, nel monitoraggio dei rischi determinati da un uso improprio ed inconsapevole delle nuove tecnologie da parte di bambini ed adolescenti. E che il nostro sia un paese a due velocità, dove da una parte ci sono minori lasciati soli con il cellulare o davanti ad internet e dall’altra minori sfruttati o ridotti a schiavitù, viene evidenziato da un’altra norma varata dal Consiglio dei Ministri e cioè l’introduzione del reato di impiegare i minori in accattonaggio, altra misura che vede il benestare del Movimento Difesa del Cittadino. "Le norme varate dal Consiglio dei Ministri ci pongono nella direzione di un paese veramente civile, che non accetta nessun tipo di sfruttamento ed abuso per gli individui più giovani della propria società" conclude Lucia Moreschi - ma non lasciamo mai soli bambini davanti a tv, computer magari con un cellulare in mano". Giustizia: Save the Children; anche interventi contro disagio
Redattore Sociale, 31 ottobre 2007
Save the Children giudica positivamente l’approvazione del pacchetto sicurezza, ma invita a un più attento esame delle problematiche relative ai minori. "Serve un approccio di lungo periodo, non assistenzialistico". Riguardo al pacchetto sicurezza, Save the Children invita a un più attento esame delle problematiche relative ai minori, pur individuando alcuni aspetti positivi. Secondo il pacchetto, "chi si avvale per mendicare di una persona minore di 14 anni viene punito con la reclusione fino a 3 anni e arrestato immediatamente in caso di fragranza di reato. Il nodo che tuttavia sembra non venire sciolto riguarda le sorti dei minori, nel caso in cui ad esempio le persone arrestate siano i genitori. In particolare è fondamentale riuscire a definire, caso per caso, i confini tra il grave sfruttamento e altri fenomeni, come ad esempio l’impiego di minori in attività di mendicità all’interno di un’economia di tipo familiare senza che i genitori siano responsabili di violenze, maltrattamenti o gravi negligenze. Solo in tal modo si potranno adottare misure che guardino effettivamente al superiore interesse del minore e la perdita della potestà di genitore, in tal senso, non deve essere utilizzata come pena per gli adulti, poiché a volte può provocare danni più gravi e irreparabili per i minori stessi". Save the Children ritiene che la perdita della potestà nel caso in cui i reati di riduzione o mantenimento in schiavitù, tratta, siano commessi rispettivamente dal genitore o dal tutore, possa essere una misura volta a contrastare tali fenomeni. E sottolinea comunque la necessità di integrare misure di tipo repressivo con altre di supporto e sensibilizzazione delle famiglie. Occorre pertanto , da un lato, investire anche in politiche di contrasto alla povertà e al disagio sociale in favore dei gruppi sociali più vulnerabili, anzitutto la popolazione Rom, con un approccio di lungo periodo e non assistenzialistico e con interventi che promuovano l’uguaglianza sostanziale (promozione dell’inserimento lavorativo e abitativo, superamento dei campi Rom e della segregazione abitativa), affinché le famiglie non siano indotte dall’estrema indigenza a mandare i minori a svolgere attività su strada. Dall’altro, è altrettanto importante promuovere interventi di sensibilizzazione delle famiglie sui diritti dei minori alla protezione dallo sfruttamento, all’istruzione, al tempo libero. Nel caso di minore coinvolto in attività illegali, inoltre, è imprescindibile valutare attentamente se lo stesso sia o meno vittima di tratta o sfruttamento, sia al fine di graduare la pena fino alla non perseguibilità ove il minore si trovi in stato di soggezione (come esplicitato dalla Convenzione del Consiglio di Europa di lotta alla tratta), sia ai fini dell’applicazione delle norme e dei programmi a tutela delle vittime di tratta o sfruttamento (art. 18 T.u. 286/98, art. 13 legge 228/03 ecc.). Fondamentale a tal proposito è l’immediata adozione di un protocollo per l’identificazione dei minori vittime di tratta/sfruttamento, in frontiera e sul territorio (come previsto dal Piano d’azione Europeo di contrasto alla tratta). Save the Children, inoltre, richiama all’utilizzo maggiore delle pene alternative alla detenzione per i minori, in modo uniforme su tutto il territorio e che non discrimini fra minori italiani e stranieri. Giustizia: Sappe, bene banca Dna, ma servono finanziamenti
Ansa, 31 ottobre 2007
"Siamo soddisfatti che la nostra richiesta espressa al ministro della Giustizia Clemente Mastella lo scorso luglio sia stata valutata e prevista nel provvedimento discusso nel Consiglio dei ministri ma è altrettanto necessario che ora siano previsti stanziamenti". Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), commenta così l’approvazione, nell’ambito del Pacchetto sicurezza, del disegno di legge che istituisce la banca dati del Dna con la conseguente creazione di un laboratorio tecnico di polizia penitenziaria. Se stabilire specifiche funzioni e mansioni tecniche è per la polizia penitenziaria "un’esigenza non più rinviabile", il sindacato sottolinea l’altrettanto necessaria previsione di finanziamenti per il sistema carcere e di nuove assunzioni, "perché quando si parla di sicurezza - conclude Capece - non si può non parlare di Polizia penitenziaria, un corpo di polizia dello Stato gravemente sotto organico". Giustizia: Saso (An); per "rieducare" propongo lavori forzati
Ansa, 31 ottobre 2007
"È chiaro che con l’abolizione di ogni carattere meramente afflittivo della pena, operata con l’introduzione della legge 354 del 1975 e dal Regolamento di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 230 del 2000 non si può parlare di lavori forzati". Lo dice il Consigliere Regionale imperiese, Alessio Saso, sulla sua proposta di Legge Regionale. "Ma nell’attesa e nella speranza che venga approvata, a livello nazionale - prosegue - la proposta di An di modifica all’art. 23 del codice penale in materia di obbligo di lavoro per i detenuti e gli internati, quindi nell’ottica di una pena concepita anche come risarcimento del danno alla società - ha dichiarato Saso - credo di aver trovato un giusto compromesso presentando in Regione Liguria una proposta che prevede "Interventi Regionali diretti a favorire il Percorso rieducativo dei Detenuti attraverso lo svolgimento di Lavori di Pubblica Utilità. Si parte innanzitutto dal presupposto che il periodo della detenzione non debba essere un ‘tempo vuotò, ma, al contrario, individua nell’opportunità di svolgere lavori di pubblica utilità lo strumento fondamentale per concretizzare un vero percorso rieducativo. Prevede la concessione di contributi a soggetti sia pubblici che privati che presentino dei progetti finalizzati alla realizzazione di lavori di pubblica utilità avvalendosi di persone in stato di detenzione ammessi al lavoro esterno. Si pensa, per fare alcuni esempi, a progetti legati alla manutenzione e cura del verde, delle strade, alla pulitura degli alvei dei fiumi, proponendo ai destinatari una formazione alla cultura ed al rigore del lavoro, oltre alle nozioni pratiche di base, ed, in particolare, delle regole comportamentali e relazionali, oltre, naturalmente, all’impegno nell’esecuzione del lavoro stesso. Nel contempo i Comuni, le Province, i soggetti che si volessero avvalere dei contributi previsti, potrebbero, in parte, far fronte a quei lavori pubblici, per i quali i fondi scarseggiano sempre ed il personale addetto è insufficiente. L’alta percentuale di recidivi che tornano a delinquere dimostra l’incapacità di autodisciplinarsi, ritengo che il rigore del lavoro, ed anche la fatica che comporta il lavoro materiale, sia la migliore garanzia per un effettivo recupero educativo, recupero non più affidato alla semplice e passiva permanenza in una cella, tutto quanto conciliato con l’utile ed apprezzato intervento a favore delle comunità locali". Parma: un detenuto napoletano 46enne muore per infarto
Ansa, 31 ottobre 2007
È morto per un arresto cardiaco in via Burla, dove era detenuto in regime 41 bis, Vincenzo Oliviero, 46 anni, esponente del clan camorristico Birra di Ercolano. Vincenzo Oliviero, veniva soprannominato "papa buono" o "papà buono"; era stato arrestato in giugno durante un blitz - 53 arresti in tutto - in Campania. Perugia: Vinti (Prc) chiede verità su morte di Aldo Bianzino
Asca, 31 ottobre 2007
"La morte in carcere di Aldo Bianzino (un 42enne arrestato per coltivazione di canapa indiana nel suo cascinale di Pietralunga, trovato cadavere in cella e morto presumibilmente per lesioni interne) continua ad avere contorni oscuri: vogliamo sapere essa sia dovuta a cause naturali o se siamo di fronte a qualcosa di più drammatico". Lo ha affermato il capogruppo regionale Stefano Vinti (Prc-Se) ricordando che "il viceministro Luigi Manconi ha visitato ieri il carcere di Capanne, assicurando per quanto di competenza, che si adopererà per la verità". Vinti ha anche aggiunto che mentre il Pubblico ministero (Giuseppe Petrazzini) ha disposto consulenza tecnica per verificare tempi e modalità della morte, indiscrezioni dicono che un detenuto avrebbe sentito Bianzino chiedere aiuto. Tutto questo mentre attendiamo i reperti istologici e gli esami tossicologici". "Di certo - ha continuato Vinti - sappiamo che un arrestato resta in isolamento fino a quando non lo vede il giudice delle indagini preliminari. Il carcere è ancora oggi una realtà chiusa: per questo abbiamo sostenuto l’istituzione nella nostra regione del Garante delle carceri: una scelta di civiltà. A distanza di un anno però occorre che l’intera comunità politica regionale riconosca la necessità della nomina del Garante, con la duplice funzione di controllo, per le competenze proprie dell’amministrazione regionale, e di moral suasion, per le competenze del ministero della Giustizia, al fine di imboccare un percorso virtuoso per la piena affermazione, senza se e senza ma, del pieno riconoscimento della dignità umana". "Chiediamo chiarezza - ha concluso il consigliere regionale - sulla morte di Aldo Bianzino; chiediamo la verità, chiediamo una spiegazione coerente con quello che è accaduto". Intanto nel quadro delle indagini non viene escluso che il Pm disponga un incidente probatorio davanti al Gip Claudia Mattini, in merito alle affermazioni di uno o più detenuti che sosterrebbero che il Bianzino aveva chiesto, inascoltato, aiuto allo agente di custodia di turno. Lazio: denuncia sulle condizioni di vita a Rebibbia femminile
Asca, 31 ottobre 2007
"Parlare di ingiustizie e di situazioni aberranti nel carcere femminile di Rebibbia è forse poco, quello che ho trovato è un mondo discriminato, abbandonato dove non vengono tutelati i bisogni primari come quelli ad esempio legati alla sanità, dove gli operatori penitenziari, lasciati soli, sopperiscono a tutte le carenze e necessità, fornendo esempio di solidarietà nonostante le carenze di organico". Lo dichiara Peppe Mariani, Consigliere dei Verdi alla Regione Lazio, al termine della visita nell’istituto penitenziario femminile, dove ha fatto tappa la carovana degli invisibili. "Ma ciò che veramente fa gridare alla vergogna - spiega Mariani - è la situazione dei circa 30 bambini rinchiusi in carcere insieme con le loro madri, costretti la sera a dormire in infermeria e di giorno in un unico posto, isolati dalle loro famiglie padri, fratelli, nonni, costretti a vivere in un luogo chiuso ma unico mondo a loro concesso". Droghe: via libera a test obbligatori per i lavoratori a rischio
Notiziario Aduc, 31 ottobre 2007
Via libera ai test antidroga per i lavori a rischio. La Conferenza Unificata ha infatti ratificato oggi l’intesa per prevedere controlli periodici, sull’eventuale uso di sostanze stupefacenti o psicotrope, a garanzia della salute e della sicurezza dei lavoratori con mansioni che possono comportare rischi per sé o per i cittadini. L’intesa - fortemente voluta dal Ministro della Salute Livia Turco - colma una lacuna normativa protrattasi per ben 17 anni. Essa dà infatti attuazione alle previsioni previste in tal senso dall’articolo 125 del DPR n.309/1990 "Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza". L’intesa - fa sapere il ministero della Salute in una nota - prevede l’effettuazione di controlli a garanzia della salute e sicurezza dei lavoratori e dei cittadini utenti, esposti al rischio di incidenti gravi e mortali dovuti alla pericolosa condizione di alterazioni dell’equilibrio psicofisico per assunzione di sostanze stupefacenti e psicotrope da parte degli stessi lavoratori. Tali controlli, i cui costi sono a carico del datore di lavoro, prevedono visite mediche ed esami di laboratorio da effettuare in conformità alle procedure diagnostiche e medico-legali che verranno definite nel dettaglio entro i prossimi 90 giorni con Accordo tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome. Il provvedimento è rivolto ai lavoratori che svolgono mansioni particolarmente delicate per la sicurezza collettiva nel settore dei trasporti, come conducenti di autobus, treni, navi, piloti di aerei, controllori di volo, addetti alla guida di macchine di movimentazione terra e merci, ecc, o per quanti si trovano a maneggiare sostanze pericolose come gas tossici, esplosivi e fuochi d’artificio. Il provvedimento si propone di "assicurare una efficace prevenzione degli infortuni e degli incidenti, con la immediata sospensione temporanea dell’idoneità per tali delicate mansioni del lavoratore risultato positivo agli accertamenti sanitari; "favorire il recupero della tossicodipendenza del lavoratore, avviandolo verso idonei programmi di riabilitazione al termine dei quali sarà possibile la riammissione alle precedenti mansioni; "scongiurare il passaggio da un uso saltuario di droghe ad uno stato di tossicodipendenza, prevedendo controlli specifici e periodici da parte del medico competente in collaborazione con il Sert locale o di competenza. Il provvedimento non si pone alcun obiettivo "punitivo" nell’effettuazione dei controlli previsti, sia di screening sia di accertamento di tossicodipendenza. Non vi è nessun licenziamento per i lavoratori in difficoltà che accettino il percorso di riabilitazione. Infatti in caso di positività degli accertamenti sanitari l’accordo prevede che il datore di lavoro è tenuto a sospendere il lavoratore dall’espletamento delle mansioni, ma la libera accettazione da parte del lavoratore di sottoporsi a percorsi di recupero, fornisce ampie garanzie della conservazione del posto di lavoro per tutto il periodo necessario per il recupero. Qualora sia accertato un uso solo occasionale, il medico competente può riconsiderare l’inidoneità del lavoratore, dopo parere favorevole in tal senso del Sert. In questo caso il medico, al fine di certificare l’idoneità, provvederà a effettuare controlli ripetuti per escludere ulteriori assunzioni di droghe. È prevista, inoltre, la possibilità per il lavoratore di essere adibito a mansioni diverse in considerazione della forte valenza sociale di integrazione rappresentata dal lavoro. Qualora, in caso contrario, l’interessato non intendesse liberamente partecipare a percorsi di recupero resterebbe preclusa la specifica attività particolarmente a rischio identificata nell’accordo. Stante la natura sperimentale dell’accordo stesso è stato opportunamente previsto che sulla base delle esperienze acquisite e dell’evoluzione delle conoscenze scientifiche l’accordo stesso può essere aggiornato. Il testo integrale dell’intesa è disponibile sul portale del ministero della Salute. Droghe: Torino; conferenza stampa su petizione narco-sala
Notiziario Aduc, 31 ottobre 2007
Ha introdotto la conferenza stampa Giulio Manfredi (Direzione Nazionale Radicali Italiani): "Partimmo con la raccolta firme sulla petizione il 21 settembre, un mese fa, dopo un lungo lavoro di preparazione e di formazione. Credevamo di essere soli ma una settimana dopo ben 20 consiglieri comunali di Torino presentarono una mozione che contemplava anche, fra l’altro, la richiesta di istituzione di una narco-sala in città. Abbiamo continuato a raccogliere firme dei cittadini perché riteniamo che siano necessarie, indispensabili, due gambe (quella istituzionale e quella popolare) per raggiungere la meta. Ho letto che il sindaco Chiamparino scriverà al ministro Turco per richiedere "ulteriori elementi tecnici"; ma il "know how" in materia esiste già, si è formato nel corso di almeno dodici anni di politiche di riduzione del danno nella città di Torino. Ribadiamo, inoltre, che la narco-sala è compatibile con la legge vigente, poiché l’art. 79 del Dpr 309/90 punisce l’utilizzo di locali a fini di spaccio; la narco-sala è un servizio socio-sanitario di riduzione del danno e non rientra, quindi, nella fattispecie suddetta.". Domenico Massano (giunta segreteria Associazione Radicale Adelaide Aglietta): "Siamo per una cittadinanza attiva e consapevole. È stato preziosa la sinergia venutasi a creare fra le tre diverse associazioni promotrici e cittadini non riconducibili a nessuna delle tre, partendo dalla scintilla scaturita dal documentario "La Stanza dei figli" di Alessandro Orsi e Malega9. Alla nostra proposta politica è stata contrapposta una protesta ideologica, basata sulla paura e sulla chiusura. Invece, questa città deve aprirsi, fornendo servizi per tutti, nessuno escluso. Abbiamo ricevuto molte adesioni "pesanti", fra cui quelle di Leopoldo Grosso (Gruppo Abele), Bianca Guidetti Serra, Don Andrea Gallo di Genova, la Cnca del Piemonte, la LILA nazionale, Gianni Vattimo, Carmelo Palma". Franco Cantù (Coordinamento operatori servizi a bassa soglia del Piemonte): "Spesso mi chiedo chi siano i consulenti tecnici dei politici che sono così ferocemente contrari alle narco-sale; forse, non esistono. Ripetiamolo: non bisogna confondere due servizi profondamente diversi: la somministrazione controllata di eroina è un servizio di alta soglia, perché è rivolto ai tossicodipendenti cronici, con criteri di accesso molto restrittivi; la narco-sala è un servizio di bassa soglia, facilmente accessibile, che contempla al suo interno sia l’aspetto sanitario sia l’aspetto sociale. L’esperienza della raccolta firme ha dimostrato che, se c’è il modo di spiegare le cose, i cittadini rispondono.". Alessandro Orsi (Malega9 Produzioni): "Sono soddisfatto sia per le firme raccolte sia perché l’alleanza fra associazioni molto diverse fra loro ha tenuto ed ha fruttato. La narco-sala non si sovrappone agli altri servizi già presenti, non toglie loro spazio; semplicemente, offre un’alternativa al buio e alla disperazione che gli altri servizi non riescono ad intercettare. La narco-sala è un luogo dove è possibile instaurare un rapporto con persone che non sono in grado di scegliere di staccarsi dalle sostanze.". Susanna Ronconi (Presidente Forum Droghe): "Do una definizione della raccolta firme per la narco-sala: prove tecniche di decisione politica partecipata. Io lavoro nei servizi di riduzione del danno da 15 anni; gli inizi furono molto difficili; allora, non era previsto alcunché fra il consumo di droghe e l’astinenza totale. Dalla mia esperienza sul campo ho tratto l’esigenza della necessità di instaurare un dialogo circolare fra tecnici, politici e tutta la città. L’esperienza dei tavoli l’ha dimostrato: si può parlare di queste cose con tutti, anche con chi la pensa diversamente. E ci vorrebbe un po’ di coraggio, uno sguardo che sappia vedere cosa accade da altre parti; noi siamo qui a batterci per una narco-sala a Torino, Barcellona ne ha cinque perfettamente funzionanti.". I promotori della petizione popolare tenteranno nei prossimi giorni di organizzare momenti di dibattito e di confronto nelle circoscrizioni di Torino, dove è in atto una controffensiva del centrodestra, che, sfruttando la sindrome Nimby ("Non nel mio cortile!"), sta cercando di far approvare mozioni anti-narcosala. Martedì 6 novembre, alle ore 20:30, presso la sede radicale di via Garibaldi n. 18, riunione di tutti i militanti della raccolta firme sulla petizione, per fare il punto della situazione e per organizzare una presenza pubblica per lunedì 12 novembre, quando il Consiglio Comunale di Torino discuterà la mozione sulla narco-sala. Usa: gli appunti dei detenuti diventano una galleria on-line
Agr, 31 ottobre 2007
Ci sono disegni, ritratti, mappe schizzate. Scarabocchi o pensieri più articolati sotto forma di lettere, riflessioni, poesie. Tutto affidato a fogli di carta volanti, post-it, infilati dentro libri o sulle copertine di riviste. Parole a caso, a fianco di invocazioni a Dio: è questo il tesoro raccolto da un volontario in servizio nelle biblioteche delle prigioni americane, fotografato e poi messo online. Il suo "bottino" l’autore, che rimane anonimo, lo ha affidato a Flickr: tutti possono consultarlo sul sito di condivisione di foto e lasciare commenti sulle testimonianze ritrovate fra le pagine dei volumi. Minuti, ore e giorni dilatati danno tempo ai detenuti per riflettere sulle grandi questioni: Dio, la giustizia, ciò che è giusto o sbagliato. Ma anche per annoiarsi, finendo magari a disegnare le pastiglie di cioccolata M&M’s. C’è un pò di tutto in questo catalogo dal carcere: da note intime: "A volte credo che non dovrei essere mai nato...quando amo qualcuno lo faccio a lungo e per davvero", al disegno di una macchina curata in ogni dettaglio. Dalla lettera di una donna al suo compagno ("Non metterti a bere gin, ho visto i danni che fa...Siamo una cosa sola, noi due, per sempre"). A giudizi politici, come le corna del diavolo dipinte sulla testa di Bush insieme al "666" sulla fronte, sulla copertina di un settimanale. O ancora la "propaganda neo-con" aggiunta a penna sopra un numero della rivista National Review. Quelle in mostra in rete sono istantanee impalpabili eppure fortissime. Momenti di disperazione - "Sono innocente, sono qui per un’ingiustizia" - o di ispirazione, dai salmi cristiani alle meditazioni sulla vita", che trova sempre il modo di rendere spettacolare anche qualcosa di orribile". E non mancano neppure sarcasmo o ironia affettuosa: come nel libro mandato da una donna al fratello in carcere. Spera che lo trovi piacevole, ma una cosa è certa: avrà sicuramente il tempo per leggerlo, e lei glielo ricorda dalla prima pagina del testo. Australia: ex detenuto compra la cella per conservare vini
Agr, 31 ottobre 2007
Un ex detenuto di Melbourne, in Australia, si era affezionato talmente alla sua cella che ora se la compra, non per viverci ma per ospitarvi la sua collezione di vini pregiati. Graeme Alford che negli anni ‘70 ha scontato diversi anni per malversazione e poi per rapina a mano armata nell’ex carcere di Pentridge, ora convertito in complesso residenziale e commerciale, ha firmato oggi il contratto di acquisto della cella 43, nella stessa sezione D in cui fu rinchiuso Ronald Ryan, l’ultimo detenuto impiccato in Australia prima che vi fosse abolita la pena di morte. Alford si era già affermato come avvocato penalista, ma il vizio del gioco e l’amore per l’alcool furono la sua rovina. Indebitato con gli allibratori, rubò denaro dai fondi fiduciari dei suoi clienti e fu incarcerato per 16 anni. Poco dopo il suo rilascio tentò di rapinare una banca a mano armata, e fu condannato ad altri sette anni. Una volta scontata la pena nel 1980, decise finalmente di cambiare vita, giurando di non bere più. Da allora ha scritto libri sulla sua esperienza e ha iniziato una nuova carriera come psicologo.
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