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Carceri: sezioni di "accoglienza e attenzione", dal 10 agosto
Adnkronos, 16 giugno 2007
Visita medica e colloquio con uno psicologo nelle prime 12 ore dall’arrivo in cella; un libretto informativo (tradotto in più lingue straniere) sulle regole del carcere e sui diritti dei detenuti; doccia, acqua e cibo garantiti appena si varca la soglia del penitenziario, anche se le cucine sono chiuse; primi giorni di detenzione in una sezione "ad hoc", fatta da camere di due-tre posti, dove si può beneficiare di più lunghi periodi all’aria aperta per socializzare con altri detenuti: entro il prossimo 10 agosto le 205 carceri italiane si dovranno adeguare alle nuove regole.
Ogni anno le celle delle 205 carceri italiane si chiudono dietro le spalle di 90mila persone. Per chi è alla prima esperienza di carcere è l’inizio di un periodo duro e pieno di incognite in un luogo dove le parole "certezza della pena" e "rieducazione" appaiono vuote e senza significato. Ogni anno circa 50-60 detenuti si tolgono la vita perché ritengono che non ci sia vita in carcere, e arrivano a maturare questa decisione per lo più nel primi periodo di detenzione. Per ridurre questo drammatico impatto, il ministero della Giustizia ha deciso di cambiare le regole. Una circolare diramata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) dispone che entro il prossimo 10 agosto ogni carcere abbia una "sezione di accoglienza ed attenzione", fatta di stanze con al massimo due-tre posti, dove ai nuovi detenuti saranno garantiti visita medica e colloquio con uno psicologo nelle prime 12 ore; un libretto (tradotto in più lingue straniere) sulle regole del carcere e sui diritti dei detenuti; doccia, acqua e cibo anche se le cucine sono chiuse; più lunghi periodi all’aria aperta per socializzare con altri detenuti; uno sportello informativo per detenuti e familiari nei penitenziari più grandi come, ad esempio, S. Vittore (Milano), Regina Coeli e Rebibbia (Roma), Secondigliano (Napoli). La nuove linee guida - si legge nelle 13 pagine della circolare - garantiranno un "filtro" tra l’esterno e l’interno del carcere. Ciascun penitenziario avrà uno "staff di accoglienza multidisciplinare" composto da direttore, medico, educatore, psichiatra, psicologo, infermiere, polizia penitenziaria, che dovrà assicurare misure urgenti per tutelare la salute dei nuovi detenuti ed evitare possibili atti di autolesionismo. Medico e psicologo intervengono entro le prime 24 ore; in caso di detenuti tossicodipendenti (attualmente ce ne sono circa 10mila, pari al 22% del totale), viene attivato il Ser.T.; se necessario, viene attivato un più approfondito screening delle condizioni pisco-fisiche del detenuto. "Visto che non c’è più il sovraffollamento di qualche tempo fa, questo è un buon momento per fare interventi radicali e per risolvere il problema della gestione dei nuovi giunti - spiega Sebastiano Ardita, responsabile della Direzione generale dei detenuti e del trattamento che ha scritto la circolare voluta dal capo del Dap Ettore Ferrara - e le regole nuove puntano ad abbattere il rischio suicidi e a creare le condizioni per svolgere le finalità proprie della detenzione, innanzitutto la certezza della pena e la rieducazione". La circolare viene giudicata "assai efficace" dal sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi per ridurre "il più possibile il dramma dell’impatto del carcere e il rischio di suicidi il cui numero osserva si è particolarmente ridotto negli ultimi nove mesi grazie a un minor affollamento e a una conseguente maggiore vivibilità delle carceri". Rispetto ad un anno fa, quando i detenuti erano arrivati a sforare quota 60mila, l’indulto varato il 31 luglio 2006 ha rappresentato una "boccata di ossigeno": i detenuti - in base ai dati del 31 maggio scorso - sono 43.494, di cui la maggior parte (25.407) in attesa di giudizio. Gli stranieri sono 15.406 (circa il 35% del totale) e poco meno di diecimila i tossicodipendenti. A beneficiare dell’indulto, sino ad oggi, sono stati 18.287 ex detenuti condannati in via definitiva e 8.084 in custodia cautelare. Polizia Penitenziaria negli Uepe: comunicato della Fp-Cgil
Comunicato stampa, 16 giugno 2007
Incontro con il Vicepresidente Commissione Giustizia della Camera e il Vicepresidente Comitato Problemi Penitenziari. Così come vi avevamo annunciato nel comunicato dell’8 giugno scorso, in data odierna questa O.S. e una delegazione di assistenti sociali penitenziari è stata ricevuta dagli On.li Crapolicchio e Farina, Componenti della Commissione Giustizia della Camera, già firmatari della interrogazione parlamentare presentata al Ministro della Giustizia riguardante il DM che prevede, in alcuni Uepe, la sperimentazione dell’inserimento del Corpo della Polizia penitenziaria con l’Istituzione dei nuclei di verifica e controllo. La delegazione degli Assistenti sociali intervenuti all’incontro, composta da un componente la delegazione trattante del coordinamento nazionale lavoratori del comparto Ministeri penitenziari Fp-Cgil, quattro Ass. sociali Fp-Cgil di cui una in rappresentanza del CASG, ha avuto modo di esporre tutte le perplessità che la suddetta questione ha suscitato tra i lavoratori del settore e ribadire le motivazioni avanzate a sostegno della richiesta di immediata sospensione del provvedimento. Tale posizione è stata riaffermata dalla Fp-Cgil e dai lavoratori presenti manifestando la necessità di avviare sulla questione un opportuno confronto di più ampio respiro, un confronto che necessariamente dovrà esplicarsi soprattutto sul piano politico e sociale, che consenta riflessioni approfondite sulle modalità di esecuzione della pena ed in particolare dell’esecuzione penale esterna che coinvolga le diverse componenti, un confronto, quindi, mirato all’individuazione di un progetto condiviso che eviti lo scontro tra professionalità. L’incontro si è concluso con la disponibilità e l’impegno dei parlamentari ad intraprendere fin da subito interventi mirati all’obiettivo proposto, primo fra tutti, un incontro con il Sottosegretario alla Giustizia prof. Manconi. È di tutta evidenza che l’attenzione della Fp-Cgil sulla questione è e rimarrà alta, vi terremo informati sui prossimi sviluppi e appuntamenti.
Il Coordinatore Nazionale Penitenziari C.M. Lina Lamonica Roma: Maurizio Turco (Radicali) fa visita a Danilo Coppola
Ansa, 16 giugno 2007
"Mi sto spegnendo...". L’immobiliarista romano Danilo Coppola confessa al deputato della Rosa nel Pugno Maurizio Turco, che oggi è andato a trovarlo a Regina Coeli, di stare davvero molto male in carcere. È dimagrito 12 chili da quando venne arrestato il primo marzo e ogni volta che mangia non riesce a trattenere il cibo. Un perito nominato dal Tribunale, racconta Turco, "ha dichiarato che l’imputato non era compatibile con il regime carcerario. Ma il Tribunale del Riesame, invece di accettare la perizia, ha chiesto un supplemento d’indagine nominando altri periti che presumibilmente giureranno lunedì prossimo". "Il che significa - aggiunge il deputato della Rosa nel pugno che è il primo parlamentare che è andato a trovarlo in carcere - che la prossima relazione potrebbe essere pronta tra un mese, un mese e mezzo". Un altro mese, mese e mezzo cioè di "galera in più per Coppola". L’immobiliarista romano, accusato di bancarotta fraudolenta, "è l’unico che per reati fiscali sia in carcere da tre mesi", precisa Maurizio Turco. E soffrendo di claustrofobia per un incedente che gli capitò qualche tempo fa "Coppola vive questa sua detenzione seguendo una terapia farmacologica a base di antidepressivi". Ma questa situazione non può durare a lungo, aggiunge l’esponente della Rnp, perché Danilo Coppola "sta soffrendo davvero". "Da 60 giorni infatti - racconta Turco - è praticamente in regime di isolamento nel settore di osservazione psichiatrica e quando ha le sue crisi di panico, molto simili a quelle epilettiche, neanche riesce più a muoversi...". "Non riesce a capire il perché di questo accanimento giudiziario nei suoi confronti. Perché ci sia tutta questa sproporzione tra il reato di cui è accusato e il carcere preventivo a cui è stato sottoposto. Coppola del resto - ricorda Turco - ha fatto cinque interrogatori senza mai volersi avvalere della facoltà di non rispondere. È uno che ha ammesso le sue responsabilità, quindi non capisco il perché di tutto questo rigore...". "Ho chiesto comunque la sua cartella clinica per capire per quali motivi il perito lo avesse giudicato incompatibile con il regime carcerario. E già vi avverto - dichiara Turco ai cronisti - che presenterò un’interrogazione parlamentare sul suo caso perché alla base di questa vicenda giudiziaria ci sono delle cose che non tornano. Ci sono delle questioni di politica carceraria che vanno capite meglio. Come spiegare ad esempio il fatto che Coppola possa fare tutti i colloqui che vuole , ma non possa stare agli arresti domiciliari?". Velletri: trenta detenuti assunti dalle cooperative agricole
Ansa, 16 giugno 2007
L’iniziativa è di quelle speciali e non coinvolge soltanto la casa circondariale di Velletri. Tre ex detenuti hanno avuto l’idea. A sostenerla la Coldiretti Lazio, che li ha aiutati nella creazione e nella costruzione d’impresa: nel caso specifico, una cooperativa agricola, che aderisce ad un consorzio che in 16 mesi, in 7 penitenziari laziali, ha già formato e assunto 30 detenuti. I quali dispongono oggi di un uliveto con annesso frantoio, una fungaia, un laboratorio per la conservazione e le confetture, una serra per fiori e ortaggi e una cantina sociale. Un’azienda agricola che non ha niente da invidiare alle altre, ma che è speciale perché è, prima di tutto, uno strumento di inclusione sociale. È stata presentata ieri a Velletri alla Camera di Commercio di Roma dall’assessore provinciale alle attività produttive, Bruno Manzi, dal garante regionale dei diritti dei detenuti, Angiolo Marroni, dal presidente della Coldiretti Lazio, Massimo Gargano, dal presidente del Consorzio Lavoro e libertà, Mauro Pellegrini, e dal direttore del carcere di Velletri, Giuseppe Macovec. Quest’ultimo ha prospettato le mosse per l’avvenire. "A Velletri - ha sottolineato - ci sarà una vera attività produttiva, capace di sostenersi con le sue sole forze e di confrontarsi con le altre imprese sul mercato". E Marroni ha aggiunto: "L’’idea diffusa è che se c’è più carcere c’è più sicurezza. Noi invece rispondiamo che a garantire le sicurezza c’è solo la cultura del lavoro e della legalità. Bisogna fare la riforma del codice penale dove ci sia meno carcere, non meno pene". Bari: da ex detenuti a tirocinanti, con progetto "Italia Lavoro"
Redattore Sociale, 16 giugno 2007
Presentato l’intervento dei ministeri del Lavoro e della Giustizia finalizzato al reinserimento lavorativo. In totale saranno 2000 i beneficiari in 14 città. Previsti sostegni economici e incentivi per le imprese. Aiutare gli ex tenuti liberati grazie all’indulto a trovare lavoro tramite tirocini formativi finalizzati all’assunzione. È questo l’obiettivo del progetto promosso dal ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, insieme al ministero della Giustizia e affidato a Italia Lavoro, presentato oggi a Bari, dove tutto è pronto per l’avvio. L’intervento è denominato "Lavoro nell’inclusione sociale dei detenuti beneficiari dell’indulto" e coinvolgerà 2000 persone domiciliate o residenti a Torino, Milano, Venezia, Genova, Trieste, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Cagliari, Catania, Messina e Palermo. Ai beneficiari, selezionati grazie agli sportelli territoriali attivati presso i Servizi per l’impiego - viene offerta la possibilità di seguire tirocini formativi della durata di 6 mesi, tenendo conto del loro livello di esperienza professionale, di attitudini e aspirazioni. Il progetto non prevede solo misure di sostegno al reddito per i beneficiari, che potranno contare su 450 euro mensili per tutta la durata del tirocinio, ma anche incentivi economici per le aziende coinvolte, che riceveranno un contributo di 1.000 euro per le attività di formazione, a fronte di un’assunzione a tempo determinato da 12 mesi in poi o a tempo indeterminato. Qualora un’azienda dovesse assumere un tirocinante prima della fine del suo percorso formativo, i contributi mensili per i mesi di tirocinio non svolti andranno all’impresa stessa. Il progetto, avviato alla fine del 2006, si concluderà a ottobre del 2008. In 10 territori sono già stati avviati 58 tirocini, 39 sono in via di definizione e saranno avviati entro fine mese. I tirocinanti sono per l’80% circa maschi, per il 90% italiani e per il 45% hanno un’età superiore ai 45 anni. I settori in cui sono stati inserito sono: ristorazione, mense aziendali, pulizie, pulizie industriali, edilizia, raccolta carta, manutenzione meccanica, manutenzione del verde pubblico, movimentazione merci, falegnameria. Una persona di 63 anni è stata inserita in un consorzio intercomunale della Provincia di Torino con attività di manutenzione del verde e pulizie. Il 24 aprile scorso, inoltre, è stata sottoscritta un’intesa tra Ministero del Lavoro, Italia Lavoro, Confservizi, Confcooperative e Legacoop, con la quale le tre associazioni d’impresa si sono impegnate a garantire, nelle aziende aderenti, la disponibilità di 1000 tirocini per altrettanti ex detenuti che partecipano al progetto di Italia Lavoro. L’intervento è realizzato in stretta collaborazione con le strutture dell’amministrazione penitenziaria, le regioni, le province - servizi per l’impiego e assessorati competenti -, i comuni Servizi sociali, consorzi della cooperazione sociale, imprese e consorzi d’imprese, associazioni datoriali, servizi territoriali dell’associazionismo sociale. L’indulto è nato dalla necessità di realizzare un atto di clemenza di fronte all’insostenibile situazione di sovraffollamento in cui versava il sistema delle carceri italiane e il 29 luglio scorso ha concesso uno sconto della pena di tre anni a tutti i detenuti che stavano scontando reati commessi fino al 2 maggio 2006, ridando la libertà a quasi 25.000 persone. Ma allo stesso tempo, ha anche messo molti ex detenuti di fronte alla difficoltà di reinserirsi in un tessuto familiare, sociale e produttivo dal quale erano stati a lungo esclusi, di ricostruire insomma quella rete di relazioni personali e professionali che è condizione necessaria alla loro piena riabilitazione e alla loro capacità di evitare la ricaduta nella delinquenza. Napoli: "Il carcere possibile"; teatro con i detenuti-attori
Il Mattino, 16 giugno 2007
Il carcere possibile, oggi organismo onlus nato nel 2003 da un progetto promosso dalla Camera Penale di Napoli, rinnova per il terzo anno, e in più stretta collaborazione con lo Stabile della Città, l’appuntamento al Teatro Mercadante con la rassegna dedicata alle realtà di teatro-carcere degli istituti di pena di Napoli, del territorio regionale e oltre. Sezione di un più vasto programma sostenuto dalla Camera Penale di Napoli, teso alla denuncia delle condizioni di vita all’interno degli Istituti Penitenziari, alla rieducazione e al reinserimento sociale dei detenuti, la rassegna annuale di teatro Il carcere possibile onlus, con le realtà messe in rete e la sua articolazione complessiva, è oggi uno tra i più sensibili progetti italiani di teatro-carcere. Ricco di appuntamenti, il programma parte mercoledì 20 giugno alle 18.00, con la consueta cerimonia dei saluti delle autorità e dei responsabili del progetto, da parte del direttore del Teatro Stabile Roberta Carlotto, del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Napoli Franco Tortorano, del presidente della Camera Penale di Napoli Ettore Stravino, del presidente de Il carcere possibile onlus Riccardo Polidoro. Alle ore 18.30, primo spettacolo in rassegna, Tutti i colori della notte, presentato dalla Compagnia Stabile Assai della Casa di Reclusione di Roma Rebibbia. Un testo di Marco Valeri, Augusto Guerrieri, Gaetano Campo, Antonio Lauritano interpretato da dodici attori e sei musicisti, su canzoni inedite di Roberto Turco e regia di Antonio Lauritano. Lo spettacolo alterna brani teatrali, testi poetici e canzoni lungo un itinerario che attraversa gli stati emotivi dell’attesa, dell’ansia, della paura, del desiderio, della speranza. A seguire, alle 20.00, il secondo appuntamento della serata è con la Casa Circondariale di Poggioreale che presenta Mangiatene tutti, ideazione e regia di Pino Carbone da un progetto dello stesso Carbone e Patrizia Giordano. In scena Roberto De Bustis Figarola, Massimo De Masi, Antonio Madonna, Alessandra Sessa, Pasquale Spatuzzi. Suono di Giuseppe Stellato. "La storia da raccontare - dichiara il regista - è quella di Cristo, che potrebbe ricordare un lungo Calvario o richiamare ad una sofferta Passione." Giovedì 21 giugno alle 18.30, l’Opg di Aversa presenta lo spettacolo Noi aspettiamo (Godot?), liberamente ispirato a Aspettando Godot di Samuel Beckett, su progetto e regia di Anna Gesualdi e la supervisione di Enzo Moscato. Il vuoto e il silenzio come elementi e condizione creativa, genitrice: gli uomini protagonisti della storia sono "figli di se stessi", proprio come i personaggi di Aspettando Godot. A seguire, alle 20.00, la Casa Circondariale di Arienzo presenta Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta con la regia di Ilaria Pisa e Nunzia Paolazzi. Una rivisitazione dell’opera di Scarpetta, messa in scena dal laboratorio teatrale dell’istituto di pena. In uno scenario tipicamente napoletano, di grande povertà, i protagonisti si riscatteranno solo grazie ad un colpo di fortuna. Venerdì 22 giugno apre la terza serata, alle 18.30, l’Istituto di Secondigliano con lo spettacolo Lo stato di assedio, scene dal dramma di Albert Camus, su progetto di Alessandra Di Castri, Giorgia Palombi e Susanna Poole, presentato dall’Associazione Maniphesta Teatro - da sempre partecipe della rassegna - con la regia di Giorgia Palombi. Tragico e grottesco allo stesso tempo, questo dramma per la libertà vede protagonisti la peste, la sua segretaria ed una coppia di innamorati. Il contagio mette in luce la natura di ciascun personaggio, tra coraggiosi che diventano vigliacchi e deboli di cuore che dimostrano una forza inaspettata. Alle 20.00 altra presenza storica della manifestazione, la Compagnia I Liberanti della Casa Circondariale di Lauro (Avellino) che sarà di scena con lo spettacolo Nuvole, tratto da Le Nuvole di Aristofane, su regia di Antonella Monetti. La regia video è di Piero Vivenzio. Si riprende lunedì 25, alle 18.30, con i ragazzi detenuti dell’Ipm di Airola che con il Teatro Senza Quartiere saranno in scena in La tassa dell’ignoranza, liberamente tratto da La patente, Una voce e Enrico IV di Pirandello. Partecipano gli attori Enza Di Caprio e Luca Nicolò. La regia è di Antimo Nicolò. Nella giostra continua del gioco dei ruoli, complici quanto mai appropriati i personaggi disegnati da Pirandello, le maschere si ergono padrone ed invincibili, con la forza alienabile dell’immedesimazione. A seguire, alle 20.00, i ragazzi dell’Istituto Minorile di Nisida confermano ancora una volta l’adesione al progetto partecipando con lo spettacolo Sette cucuzze, tre felle. Su testo e regia di Alberto Ferraro e Marco Tricas, tre favole - una di origine sarda, una campana e una africana - vengono raccontate e interpretate sul filo espressivo tipico della tradizione orale della nostra regione. Martedì 26 giugno, ultimo giorno della rassegna con la Casa Circondariale di Benevento che alle 18.30 alla sala Ridotto del Mercadante sarà presente con il video dello spettacolo Il bar, opera prima del detenuto Giuseppe De Vincentis, interpretato da dodici attori-detenuti della compagnia Ragazzi dentro. La regia è di Michelangelo Fetto e Antonio Intorcia. Sempre alla sala Ridotto, alle 20.00, verrà proiettato il video dell’annunciato spettacolo Via Tarquinia 20. Biografie di un sogno, annullato per una prolungata indisposizione dell’attore protagonista, e presentato dalla compagnia Teatro 91 su regia di Emanuela Giordano. Il testo, vincitore del Premio di Teatro Civile Annalisa Scafi 2006, nasce da un laboratorio di scrittura, coordinato da Valentina Giacchetti nella Casa di Reclusione di Civitavecchia. Un atto unico, per nove uomini ed un canarino, che la regista ha creato con i detenuti autori e ex detenuti attori. La proiezione vedrà presenti, insieme al pubblico, tutti i curatori, i responsabili, gli operatori e i registi protagonisti della rassegna. Al termine del video, i saluti e un brindisi per darsi appuntamento alla prossima edizione. L’ingresso agli spettacoli e alle due proiezioni è gratuito ed è garantito fino a esaurimento dei posti disponibili. La rassegna "Il carcere possibile onlus" è realizzata in collaborazione con il Mercadante Teatro Stabile di Napoli; con il contributo del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli; con il patrocinio di Regione Campania, Provincia di Napoli, Comune di Napoli. Cuneo: teatro in carcere, organizzato da insegnanti del Ctp
www.cuneocronaca.it, 16 giugno 2007
Questa mattina al carcere di Cuneo si è tenuta una rappresentazione teatrale dal titolo "Abu Quir e Abu Sir". Numerosi gli intervenuti: almeno 50 gli spettatori intenti ad assistere allo spettacolo che ha messo in scena una favola tratta dalle mille e una notte, riscritta dagli insegnanti del Ctp Ivana Sciandra, Andrea Vezza e Norma Silvestro per i detenuti del Cerialdo di Cuneo. Sul palcoscenico sette attori, quattro di nazionalità marocchina, due albanesi ed un tunisino. Emozionatissimi per il loro debutto, hanno fatto mostra di un tanto profondo quanto inaspettato talento. Ecco il racconto di una nostra improbabile inviata, mia madre. Non so dire quanti cancelli ho attraversato. Cinque, sette. Sì, almeno sette. Mi hanno chiesto se avevo precedenti penali alle spalle, se qualcuno della mia famiglia era rinchiuso lì dentro. Naturalmente no. Finalmente ecco che mi fanno entrare nel salone adibito a cinema del Carcere Cerialdo di Cuneo. Sono mesi che questi ragazzi, che certo nella loro vita fuori di qui si dilettavano in ben altre attività, stanno preparando lo spettacolo. Tra una lezione e l’altra, frequentano le scuole medie, hanno provato e riprovato le battute, e finalmente: eccoli sulla scena. Ma prima il discorso del Direttore, Giuseppe Forte, che ha sottolineato l’importanza dell’evento: "Abbiamo favorito volentieri questa iniziativa. Tutte le nuove esperienze che possono aiutare le persone detenute sono le benvenute". Le difficoltà che hanno incontrato i coraggiosi insegnanti sono state molte, ma non certo quelle che immaginano i lettori di cuneocronaca.it, come ad esempio problemi di condotta! I detenuti che hanno iniziato le prove a febbraio hanno dato il cambio ad altri dopo la loro scarcerazione, e ogni volta era tutto da rifare. Difficile anche trovare il materiale di scena perché com’è noto le carceri non navigano nell’oro ed è stato necessario inventare le scenografie, molto artigianali, con lenzuola, cartone e tanto altro. Ostacolo meno arduo del previsto quello della lingua, quasi tutti gli attori conoscevano l’italiano quando sono arrivati qui, e l’unico che non lo parlava non ha impiegato molto tempo ad impararlo. Applausi prolungati alla fine dello spettacolo, che ha dipinto un ritratto del bene e del male riassunto nella frase finale: "chi fa il bene avrà il meglio, non sperate di ricavare zucchero dalle radici amare, dal sapore si riconosceranno sempre le cose." Alla fine ho salutato i miei colleghi ed ho guardato commossa i detenuti ricevere i complimenti da parte di una suora che li segue e che in cambio ha ottenuto innumerevoli baci ed abbracci. Mi sono chiesta mille volte perché quei ragazzi si trovino lì dentro. Per curiosità e soprattutto per meraviglia: dolci e mansueti come appaiono con la loro suora, quali crimini avranno mai commesso? Ma non posso avere risposta. Vengo accompagnata nuovamente attraverso i cancelli verso l’uscita. Mi fermo ancora qualche secondo e mi volto per salutare quelle temibili pareti. Poi esco, e torno a respirare aria di libertà. Droghe: il Ser.T. è stato "sfrattato" dal carcere di Rebibbia
Ansa, 16 giugno 2007
Gli operatori del Ser.T. carcerario sono stati sfrattati dai locali che occupavano, nel carcere di Rebibbia. Lo rende noto un comunicato della direzione del Ser.T., sottolineando che sono state "bloccate anche le linee telefoniche in uscita dal Ser.T., rendendo impossibile i contatti con i Ser.T. territoriali". Il responsabile dell’Osservatorio di Tutela e Sviluppo dei Diritti dell’Associazione "Giuseppe Dossetti" Corrado Stillo ha detto: "Mentre recenti analisi confermano a Roma il primato di consumi di sostanze stupefacenti e di morti per droga apprendiamo increduli che il Servizio Sert per i detenuti di Rebibbia anziché essere potenziato viene addirittura sfrattato dai suoi locali. A nulla è valso l’accordo siglato tra la Regione Lazio ed il Ministero di Giustizia per la tutela della salute dei detenuti e per i servizi erogabili dal Sert a favore della popolazione carceraria". Stati Uniti: il "primato" mondiale dei suicidi tra i giovani
Redattore Sociale, 16 giugno 2007
Triste primato per gli Stati Uniti. Dagli anni Ottanta sono il paese con la più alta percentuale al mondo di suicidi giovanili, con circa 6.000 adolescenti all’anno che si tolgono la vita. Il triplo rispetto agli anni Cinquanta. Il suicidio rappresenta negli Usa la seconda causa di morte per i giovani, dopo gli incidenti. E per ogni adolescente che si toglie la vita, altri 51 tentano il suicidio senza riuscire nell’intento. I dati sono già abbastanza allarmanti, eppure il tasso di suicidio tra i giovani americani è soltanto un quinto di quello dei loro coetanei reclusi negli istituti di pena minorile statunitensi, dove 57 adolescenti ogni centomila si tolgono la ogni anno. Il 99% impiccandosi, ai lacci delle scarpe o alle lenzuola. Tra il 1995 e il 1999 i suicidi di minori detenuti negli Usa sono stati 110. Maschi per l’80%, tre su quattro vivevano in celle singole e uno su otto era stato segnalato come a rischio suicidio. Tra la popolazione detenuta adulta, il tasso dei suicidi è addirittura 165 volte maggiore del dato medio, facendo segnare due vittime ogni cento detenuti. I dati sono stati citati dallo psichiatra Joseph Penn (Usa), durante la presentazione, a Roma, della ricerca sulla prevenzione dei suicidi negli istituti di pena minorile realizzata nel carcere romano di Casal del Marmo. "In carcere i suicidi tra i giovani sono più numerosi e più violenti", ha detto lo psichiatra. Tra i fattori di maggiore esposizione al rischio suicida, Penn ha ricordato "psicopatologie, abuso di alcool e droghe, depressione, comportamenti antisociali, impulsività, violenza e aggressività". Ma anche fattori contingenti, come il sovraffollamento degli istituti o le violenze e le umiliazioni subite in carcere da parte degli altri reclusi. E il rischio è maggiore in alcuni periodi: subito dopo l’ingresso in istituto, dopo il la sentenza, al ricevimento di cattive notizie da casa, o dopo lunghi periodi di detenzione. Il sistema penale minorile statunitense negli ultimi anni sta registrando, secondo Penn, un crescente sovraffollamento e una costante riduzione della formazione degli agenti e del personale clinico e sociale. "Non ci sono politiche di formazione - ha detto lo psichiatra americano - e il sistema sta fallendo nella presa in carico dei soggetti a rischio in un clima di deliberata indifferenza". Secondo Penn, occorre identificare i soggetti più a rischio di suicidio già a partire dal momento dell’arresto e del trattenimento in questura, per poi far loro utilizzare dei test di autovalutazione durante i colloqui di ingresso in carcere. Penn consiglia il Maysi-2, un questionario che gli adolescenti compilano da soli, in meno di 10 minuti e che può essere interpretato anche da personale non specializzato. Penn ha quindi proposto: "Più formazione e maggiore comunicazione tra personale di polizia e staff clinico", ma anche capacità di raccogliere notizie sui precedenti casi di suicidio per mettere in discussione le misure di sicurezza, unitamente a una revisione dell’architettura delle celle e di piccoli particolari, come la sostituzione dei lacci delle scarpe con delle strisce di velcro, per togliere ai soggetti a rischio, strumenti con cui farsi del male o togliersi la vita.
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