Rassegna stampa 20 febbraio

 

Indulto: Manconi; sento ancora bugie, basta luoghi comuni

 

Apcom, 20 febbraio 2007

 

"Come noto, una bugia ossessivamente ripetuta rischia di diventare un luogo comune diffusamente accettato e, a proposito del provvedimento di indulto, questa constatazione trova continue conferme". Il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi replica duramente al senatore di An Alfredo Mantovano, che in un comunicato diffuso oggi ha criticato le politiche del governo sulle carceri e i dati sul provvedimento di clemenza.

Una volta smentiti tutti, ma proprio tutti, gli stereotipi sull’indulto, come abbiamo fatto oggi con una ricerca scientifica inappuntabile - scrive Manconi - viene riproposta per l’ennesima volta una vecchia bugia. Nel corso della seduta della commissione Giustizia del Senato del 28 luglio 2006 riportai le stime, le uniche allora formulabili, sugli effetti diretti e immediati del provvedimento di clemenza. Parlai solo ed esclusivamente di "effetti diretti e immediati". E i risultati diretti e immediati dell’indulto corrisposero a quanto da me riferito in commissione Giustizia: la cifra complessiva dei beneficiari, di cui oggi abbiamo dato notizia, corrisponde alla somma degli effetti diretti e immediati e di quelli indiretti e successivi. Ovvero - spiega - i beneficiari del provvedimento che si trovavano in attesa di giudizio, quelli in misure alternative, quelli scarcerati nei mesi successivi.

"Per quanto riguarda le questioni di merito, che non sembrano interessare in alcun modo il senatore Mantovano, mi limito - aggiunge il sottosegretario - a due precisazioni: come mai il precedente governo di centrodestra non si è occupato del vero dato che dovrebbe suscitare allarme sociale? Ovvero la totale inefficacia del carcere nelle condizioni pre-indulto rispetto ai suoi fini istituzionali e costituzionali, confermata dal dato relativo alla recidiva ordinaria (68%)". Inoltre, conclude Manconi formulando la seconda precisazione, "per quanto riguarda i dati relativi agli effetti della legge Fini Giovanardi, non vorrei maramaldeggiare: le cifre richiamate da Mantovano non hanno alcun valore scientifico e risultano politicamente risibili".

Indulto: Mantovano (An); non si gioca con numeri e impegni

 

Apcom, 20 febbraio 2007

 

"Non si può giocare né con i numeri né con gli impegni". L’ex sottosegretario all’interno Alfredo Mantovano non ha gradito i dati sull’indulto divulgati oggi dal ministero della Giustizia. "Al varo del provvedimento - scrive quindi in una nota il senatore di An - ci era stato detto che esso avrebbe interessato 12.000 condannati, e invece troviamo conferma di ciò che all’epoca denunciavamo: fuori dal carcere ne sono andati quasi 26.000, cui devono aggiungersi gli oltre 17.000 che erano in misure alternative alla detenzione. Totale: 42.000!".

"Avevate accolto - scrive ancora Mantovano rivolgendosi direttamente all’esecutivo di centrosinistra - ordini del giorno tesi ad ampliare la capienza delle strutture penitenziarie e ad aumentare il personale, e oggi ci dice che non servono nuove carceri: pensate di svuotarle in permanenza? Viene da immaginarlo - prosegue Mantovano - dal momento che solo la prosecuzione del piano Castelli di aumento dei posti per i detenuti può impedire nuovi sovraffollamenti. Invece di programmare altri danni, provate a onorare gli impegni assunti col Parlamento al momento del varo dell’indulto, tutti clamorosamente inattuati".

Indulto: perché la Campania ha il "record" dei recidivi?

 

Il Mattino, 20 febbraio 2007

 

C’è il caso del pusher di vico Lammatari arrestato due ore dopo l’indulto, poi c’è Domenico D’Andrea - il Pippotto di fama nazionale - che avrebbe ucciso l’edicolante Salvatore Buglione durante una tentata rapina, e Vincenzo Avolio, che ottenuta clemenza manda i suoi killer a compiere una vendetta datata dieci anni, culminata nel delitto di Modestino Bosco a Secondigliano.

Sono le tante facce dei recidivi in Campania, quelli che sono tornati in cella dopo aver ottenuto clemenza, dopo aver festeggiato la scarcerazione grazie all’indulto: su 2893 liberati, 445 sono stati riacciuffati. Sono i recidivi campani, un fenomeno che dà alla regione il record di arresti di gente scarcerata grazie al provvedimento deciso a Montecitorio.

Sei mesi dopo il discusso provvedimento del ministro Clemente Mastella - votato a larghissima maggioranza dal Parlamento - i dati assegnano la maglia nera in Campania. Il tasso di "recidiva" nostrano - si legge in una nota di via Arenula - si staglia sul 15,38 per cento (445 rientrati in carcere in sei mesi) di indultati ed è seguito dalla Liguria (14,72 per cento) e dalla Toscana (14,26 per cento). Diversi invece i numeri degli scarcerati grazie all’indulto suddivisi per regione. Il numero maggiore di "graziati" ha riguardato la Lombardia (3665 soggetti), la Campania (2893), la Sicilia (2664), e il Piemonte (2263).

Il numero più esiguo di scarcerati era stato in Valle d’Aosta (150). Il Molise resta invece il territorio meno colpito dal fenomeno dei recidivi. Territorio a scarsa incidenza di criminalità. La regione che ha dato i natali al ministro Mastella è dunque anche quella che offre maggiore preoccupazione allo stesso guardasigilli. Una circostanza non occasionale - si legge in una nota di via Arenula - che viene ricondotta alla recrudescenza criminale che ha scandito gli ultimi sei mesi dell’anno, gli stessi scanditi dalle liberazioni di massa.

Nel corso dell’ultimo semestre del 2006, infatti, è stata registrata in città e in provincia un’impennata di omicidi, con numeri da emergenza nazionale. Il 2006 si è poi concluso con novantasei omicidi, un numero che evidenzia lo stato di allarme nel distretto. Alcuni delitti, come più volte ha sottolineato il procuratore aggiunto Franco Roberti a capo della Dda di Napoli, hanno visto coinvolti personaggi recentemente scarcerati grazie al dispositivo di clemenza. Non è un caso, infatti, che nell’area metropolitana napoletana, a partire dallo scorso ottobre, è stato calato il cosiddetto "piano Amato", con l’innesto di centinaia di divise in più.

Un piano che ha inevitabilmente fatto impennare anche le stime degli arresti, facendo schizzare al primo posto la Regione in materia di recidivi. Possibile anche un’analisi dei reati consumati dai recidivi: chi torna a delinquere commette innanzitutto reati contro il patrimonio (46,38%), o viola la legge "Fini-Giovanardi" sulla droga (14,48%). Tra i recidivi rientrati in carcere ci sono i giovanissimi (19,96% tra i 18 e i 20 anni). Numeri che hanno anche una matrice femminile. Tante anche le detenute che hanno usufruito dell’indulto in Campania. Tra queste anche molte detenute madri. Il numero di bambini in cella assieme alle mamme (che non superano i tre anni di età) si è dimezzato: passando da una sessantina a una trentina.

 

Il Pm: poche alternative per chi ha abbandonato la galera

 

"Non credo che l’allarme sull’indulto sia stato del tutto ingiustificato, specialmente in Campania dove non c’è una barriera netta tra la criminalità organizzata e quella comune". Il Pm antimafia Raffaele Cantone ribadisce i suoi dubbi sul provvedimento adottato sei mesi fa. I dati forniti dal ministero ci mostrano che in Campania c’è il più alto numero di recidive.

 

Un fenomeno preoccupante?

"Anzitutto non è ancora passato tempo sufficiente per una valutazione attendibile. Non mi sembra che una differenza del 3,5 per cento in più sia schiacciante, ma dimostra una maggiore gravità del fenomeno criminale. Ho sempre sostenuto che l’indulto non è la causa più significativa dell’aumento della criminalità, e i dati non particolarmente negativi confermano questa tesi. Comunque bisogna tenere presente il dato assoluto delle scarcerazioni e dei rientri".

 

Alcuni dei malviventi usciti dal carcere in Campania sono stati uccisi. Che cosa è successo?

"Non so con precisione quanto sia numericamente rilevante il dato sugli omicidi. Ma il fenomeno è collegato con la specifica realtà campana dove i reati comuni spesso vengono commessi anche dalla criminalità organizzata. A volte perfino i furti sono messi a segno da camorristi. Ed è probabilmente per questo che i criminali una volta in libertà diventano vittime di agguati. In Campania, e soprattutto a Napoli, c’è una particolare forma di criminalità organizzata molto variegata e diffusa sul territorio".

 

Perché il suo giudizio sull’indulto resta negativo?

"Perché l’effetto non va considerato solo sulla ripresa della criminalità, ma anche sulla certezza della pena. Se questa non viene scontata per intero non si dà certo un esempio di credibilità. E infatti credo che sia abbastanza raro che negli altri Paesi si utilizzi uno strumento così generalizzato come il nostro indulto. E non basta. A mio parere c’è un altro dato sul quale riflettere: non ci si è preoccupati del reale reinserimento degli ex carcerati".

 

Sciopero della fame dei detenuti scarcerati

 

Un sit-in al Comune per combattere l’indifferenza e sensibilizzare la società. Ieri mattina dieci ex detenuti si sono radunati dinanzi al Comune per chiedere di essere aiutati a cercare lavoro. "Oggi siamo liberi - spiega il portavoce del gruppo, Vincenzo Cefariello - ma siamo condannati dalla società a non lavorare. Abbiamo una famiglia da mantenere e nelle prossime ore faremo venire qui anche i nostri figli, stiamo facendo lo sciopero della fame e potremmo anche decidere di portare coperte e dormire in strada. Siamo disposti a qualunque tipo di lavoro, abbiamo parlato anche con il sindaco di Ercolano". Poco dopo le 8 di ieri, a raggiungere i disoccupati sono stati gli agenti del commissariato di polizia e i carabinieri della locale tenenza per controllare che si trattasse di una manifestazione pacifica.

"Abbiamo spiegato alle forze dell’ordine le nostre ragioni - afferma un altro rappresentante degli ex detenuti, Giovanni Uccello - e speriamo che presto qualcuno decida di ascoltare i nostri bisogni perché chiediamo solo un reinserimento in società". Venerdì il gruppo di disoccupati, tutti usciti dal carcere in seguito all’indulto, aveva inviato una lettera al capo dello stato Giorgio Napolitano, al ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ai presidenti di Regione e Provincia, Antonio Bassolino e Dino Di Palma e al sindaco di Ercolano, Nino Daniele chiedendo un sostegno concreto. Due degli ex detenuti avevano anche annunciato di voler organizzare una manifestazione, che poi si è attuata ieri con la presenza di dieci disoccupati che sono scesi in strada con striscioni e manifesti, destando la curiosità anche dei numerosi passanti.

"Chiediamo lavoro per il futuro delle nostre famiglie" e "Lavoro per tutti", le frasi impresse sugli striscioni. E poi una lettera aperta alla città scritta sottoforma di volantino. "Ci appelliamo a voi umilmente e degnamente - è scritto nella missiva - per essere aiutati a trovare lavoro qui a Ercolano, che è la città in cui viviamo. Chiediamo aiuto al clero, sindacati, imprenditori privati ed enti pubblici finché qualcuno possa aiutarci". Secondo i carabinieri, i manifestanti hanno precedenti per reati contro il patrimonio, rapina, contrabbando di sigarette e spaccio di stupefacenti. "Reati - ricorda un manifestante - che abbiamo commesso anni fa e per i quali abbiamo già pagato. Ora siamo liberi ma senza un’occupazione. Chiediamo lavoro, solo lavoro".

Mafia: Lumia; trasformazione 41-bis in legge è un boomerang

 

Apcom, 20 febbraio 2007

 

La trasformazione del 41 bis in "una legge si sta trasformando in un boomerang pericoloso. La scorsa settimana il Procuratore Grasso aveva evidenziato, proprio in commissione Antimafia, che molti boss erano fuoriusciti dal regime del 41 bis grazie ai ricorsi davanti ai Tribunali di Sorveglianza". Lo afferma Giuseppe Lumia, vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia, commentando la notizia dei 5 boss coinvolti nelle stragi di mafia ai quali è scaduto il regime del carcere duro.

Lumia, quindi, ricorda che "ad un allentamento amministrativo dentro la carceri, avvenuto nel passato, si sta sommando una interpretazione della normativa che mette a rischio la sicurezza di interi territori. Al momento la situazione è paradossale, se il 41 bis funziona, non consentendo contatti con l’esterno per continuare a comandare nelle cosche, si rischia che arrivi una sentenza che non tiene conto della storia criminale del boss, della sua più o meno attuale importanza nelle gerarchie della cosca di appartenenza. Qualcosa va cambiato nelle norme, e presto, nel frattempo sono sicuro - conclude l’esponente della Quercia - che l’attenzione sul territorio e nelle carceri rimarrà alta".

Sanità: tagli in Finanziaria, scioperano i medici penitenziari 

 

Redattore Sociale, 20 febbraio 2007

 

E per solidarietà, domani, medici, infermieri e tecnici di laboratorio delle case circondariali si asterranno dal lavoro. Amapi: "La scure si abbatterà sui medici di guardia e gli specialisti". Sono 350 i dottori dipendenti dello Stato.

Non mangiano più, come segno di protesta e, insieme, di solidarietà nei confronti dei loro pazienti. A suscitare le protesta di 10 medici penitenziari, l’intero direttivo dell’Associazione Medici dell’Amministrazione penitenziaria italiana (Amapi), i tagli previsti dalla Finanziaria 2007: 13 milioni di euro in meno per curare i detenuti malati. Lo sciopero della fame, iniziato ieri, durerà fino a quando il Governo non verrà incontro alle loro richieste. E per domani è in programma anche lo sciopero nazionale dei loro colleghi: medici, infermieri e tecnici di laboratorio che lavorano nelle case circondariali italiane. "Garantiremo solo l’assistenza per le emergenze -spiega Francesco Ceraudo, presidente dell’Amapi e medico del carcere Don Bosco di Pisa-. In queste settimane abbiamo cercato di farci sentire, abbiamo scritto anche al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ma nessuno sta facendo qualcosa per scongiurare il disastro sanitario negli Istituti di pena italiani".

La finanziaria 2007 ha previsto un taglio di 13 milioni di euro, pari al 20% delle risorse che erano state stanziate nel 2006. Secondo l’Amapi, che conta 5 mila iscritti fra medici e infermieri, sarà soprattutto il personale precario a farne le spese e, di conseguenza, la salute dei detenuti. Oggi nelle carceri italiane sono solo 350 i medici dipendenti dello Stato. Al loro fianco prestano servizio 2.600 medici con contratti di collaborazione o di prestazione: 1.400 sono medici di guardia che garantiscono l’assistenza 24 ore su 24 e 1.200 invece sono gli specialisti (cardiologo, psichiatra, infettivologo). "Non abbiamo ancora dati precisi, ma la scure della Finanziaria si abbatterà sui medici di guardia e gli specialisti - sottolinea Francesco Cerando -.

Secondo le nostre stime, vi sarà una riduzione del 50% delle ore di presenza di psichiatri e cardiologi, mentre altri medici come l’infettivologo o il dermatologo sono destinati a scomparire". Anche la presenza di infermieri sarà ridotta di circa il 30%. "La sanità in carcere non è un lusso di cui si possa fare a meno - commenta il presidente dell’Amapi -. Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione e vale anche per i detenuti. Inoltre, senza medici in carcere si dovrà ricorrere di più ai ricoveri negli ospedali che hanno costi maggiori: per ogni detenuto infatti servono cinque o sei agenti di scorta".

Per domani, inoltre, è prevista una manifestazione nazionale a Pisa (il ritrovo è alle ore 10 davanti al carcere Don Bosco), mentre saranno organizzati presidi di fronte alle case circondariali di Palermo (Ucciardone), Roma (Rebibbia), Napoli (Secondigliano) e Monza. La situazione più difficile si registra nel carcere di Poggio Reale a Napoli, dove c’è l’unico centro chirurgico della Campania. "Già nell’agosto 2006 mancavano fondi a disposizione - dice Vittoriano L’Abbate, membro del direttivo dell’Amapi e chirurgo nel penitenziario che ospita 1.800 detenuti -. Gli interventi erano stati ridotti del 60%, possiamo solo immaginare cosa accadrà con i nuovi tagli".

Sanità: interrogazione On. Migliori e Ulivi su tagli delle risorse

 

Camera dei Deputati - Seduta n° 102 dell’1.02.2007

 

Migliori e Ulivi. - Al Ministro della Giustizia. - Per sapere - premesso che:

la legge finanziaria ha drasticamente ridotto i fondi riservati alla medicina penitenziaria: la riduzione è calcolata nell’ordine di oltre 13 milioni di euro; si prospetta con certezza una situazione di ingovernabilità sanitaria; è stata paventata, all’interno degli istituti di pena la soppressione fin dal mese di febbraio del servizio medico durante il periodo notturno e in alcune fasce orarie di quello infermieristico professionale, si prevede inoltre, la riduzione del monte orario della guardia medica, per arrivare poi a non più prevedere il servizio di medicina specialistica;

nella popolazione detenuta vi è altissima incidenza di patologie infettive e degenerative che impongono un costante monitoraggio, senza dimenticare le urgenze di tipo psichiatrico e i numerosi casi di persone che si trovano in pericolo di vita: singolare ritenere possibile che a queste esigenze rispondano altre persone differenti dal personale medico e infermieristico, ma non resta altro da pensare che il Governo ritenga in grado di rispondere a queste circostanze gli agenti di polizia penitenziaria già gravati dal loro compito ordinario; l’emergenza è a livello nazionale, le conseguenze sono letteralmente catastrofiche -:

se non si ritenga urgente adottare iniziative normative volte a rivedere le previsioni relative ai fondi della medicina penitenziaria, ad avviso degli interroganti irresponsabilmente ridotti.

Sanità: Bernardini (Radicali) scrive lettera aperta a Mastella

 

Agenzia Radicale, 20 febbraio 2007

 

Egregio Ministro, so che Lei è dettagliatamente informato in merito alla drammatica situazione della medicina penitenziaria perciò non voglio, in questa breve lettera, elencare problemi che Lei ben conosce. Mi preme però sottolineare - e non solo perché da sempre i radicali si sono occupati delle carceri e di chi ci vive, siano essi detenuti o personale penitenziario - che stiamo parlando di un problema, quello della salute che, ben prima dei drastici tagli del 2007, vedeva il nostro Paese gravemente inadempiente rispetto al dettato Costituzionale che indica il diritto alla salute come uno dei diritti fondamentali della persona, imponendo allo Stato di garantire cure gratuite ai più indigenti; invece, Signor Ministro, sia per i tossicodipendenti, sia per i seriamente disabili o affetti da gravi patologie, in più casi ci si è trovati - e ci si trova ancora di più oggi - di fronte al più totale e colpevole abbandono. Egregio Ministro Clemente Mastella, la prego di ascoltare l’appello accorato che Le rivolgono i medici e gli infermieri penitenziari che oggi hanno scelto come forma di dialogo con Lei e con le istituzioni l’azione nonviolenta dello sciopero della fame. Grazie per l’attenzione. Con i migliori saluti.

 

Rita Bernardini (Segretaria di Radicali Italiani)

Sanità: dai Radicali un appello per detenuto con grave psicosi

 

Agenzia Radicale, 20 febbraio 2007

 

Dichiarazione di Salvatore Ferraro, membro della giunta di Radicali Italiani e dell’associazione il Detenuto Ignoto:

Si chiama William Picca, non mangia più dal 4 febbraio non assume liquidi da cinque giorni. È affetto dal 1992 da "psicosi delirante allucinatoria con ideazione auto-soppressiva". È detenuto in carcere. Fino a ieri a Taranto. Oggi, forse, alle Molinette di Torino.

In passato, ha commesso dei reati (tutti non ostativi: riciclaggio di automobili). L’ultimo risale al 1995, ben dodici anni fa, quindi. Il dovuto conto presentato dallo Stato gli ha fatto trascorrere un po’ di tempo in detenzione domiciliare. L’assoluta incompatibilità, infatti, tra le sue condizioni psichiche e il regime intramurario è stata accertata da un numero esorbitante di perizie e consulenze (circa duecento!).

Nel mese di febbraio, per una scelta di ermeneutica peritale, il Tribunale di sorveglianza di Taranto ha deciso, contraddicendo tutto il vissuto detentivo del Picca, di spostare la collocazione detentiva da quella domiciliare a quella intramuraria, con grande sconcerto e incredulità da parte dei familiari. Giova sottolineare che il Picca non ha commesso più reati dal 1995 e che per lui è stata affermata una declaratoria di non pericolosità sociale.

È opportuno, soprattutto, considerare che, secondo quanto affermato dal Prof. Pietro Sangiorgio, specialista in psichiatria "il quadro clinico e la disabilità personale e sociale del Picca controindicano misure di detenzione in ambiente istituzionale come il carcere: l’isolamento sociale del paziente dalla famiglia e il conseguente venir meno di alcune difese egosintoniche a essa legate, farebbero precipitare l’attuale precario equilibrio verso la depressione psicotica franca e il suicidio,come unica soluzione possibile alle sue angosce. Per il Tribunale di Taranto, al contrario, la sua sarebbe una "malattia mentale grave" ma non una "grave infermità fisica". Mi appello alla radicale sensibilità di ognuno di noi, a Radio Radicale, a Radio Carcere, ai deputati e ai militanti di monitorare questa vicenda all’uopo di evitare tragici epiloghi.

Roma: per nuovi giunti a Regina Coeli ore d’aria "razionate"

 

Redattore Sociale, 20 febbraio 2007

 

Con una visita al carcere romano di Regina Coeli è proseguito oggi il viaggio tra gli istituti penitenziari organizzato dal Prc in collaborazione con l’associazione Antigone. Si tratta di 50 visite che saranno distribuite nell’arco dei prossimi sei mesi. L’intento è quello di verificare le condizioni di detenzione dopo l’applicazione del provvedimento di indulto, con particolare riguardo però al funzionamento dell’assistenza sanitaria. Questa mattina la visita al carcere di Regina Coeli e l’intero programma sono stati spiegati ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa, durante la quale si è parlato anche delle tappe precedenti a quella di Roma, visto che il viaggio è partito ufficialmente il 15 febbraio scorso. Alla conferenza stampa hanno partecipato, tra gli altri, i presidenti dei gruppi parlamentari del Prc alla Camera e al Senato, Gennaro Migliore e Giovanni Russo Spena, insieme all’assessore regionale Luigi Nieri e al presidente di Antigone, Patrizio Gonnella.

Molto importante, per esempio, la prima tappa del viaggio, quella appunto del 15 febbraio nell’Opg, Ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli, alla quale hanno partecipato Francesco Caruso, deputato indipendente del Prc, Sergio Piro del Forum salute mentale e Dario Stefano Dell’Aquila, presidente dei Antigone di Napoli. Nella struttura sono presenti attualmente circa un centinaio di internati. "Sono rimasto scioccato - ha dichiarato Caruso - dalle condizioni di detenzione di larga parte degli internati. Se si eccettua infatti un reparto ristrutturato di recente, ho visto celle in disastrate condizioni igienico-sanitarie". Disperate anche le condizioni di buona parte dei detenuti, che sempre secondo Caruso, pur mostrando il loro stato, conservano la lucidità necessaria per raccontare le loro storie. Il deputato indipendente ha anche annunciato che proporrà alla Commissione Affari Sociali della Camera l’avvio di un’indagine conoscitiva formale sullo stato degli Opg in Italia. Nel frattempo si chiede al ministro della Giustizia, Mastella e al sottosegretario Manconi un intervento immediato perché si possano prendere i provvedimenti adeguati.

Per quanto riguarda la visita a Regina Coeli, sono state riscontrate anomali per quanto riguarda il servizio "nuovi giunti". "Spesso - racconta Gennaro Santoro del Prc, che questa mattina era presente alla visita al carcere romano - il servizio nuovi giunti viene utilizzato per gli isolamenti. Capita dunque ad alcuni detenuti di poter avere solo 15 minuti di passeggio, invece di due o quattro ore al giorno come previsto dalla norma". Sempre secondo Santoro, lascia molto a desiderare anche l’ambiente delle docce (che risultano insufficienti e spesso in locali troppo umidi).

Per domani era prevista la visita al Cpt, Centro di permanenza temporanea di Lamezia Terme in Calabria, ma la tappa è stata rinviata. Molti dei parlamentari che avrebbero dovuto partecipare alla visita sono infatti impegnati in Parlamento per il voto molto delicato sulla missione in Afghanistan. Tra le prossime tappe del viaggio nelle carceri che durerà sei mesi ci sono il carcere di Voghera, quello di Civitavecchia e quelli dell’Emilia, San Vittore a Milano, il carcere di Taranto e quello di Palmi, nonché i carceri di Parma e di Avellino.

Palermo: scontri e arresti per la protesta degli ex detenuti

 

La Sicilia, 20 febbraio 2007

 

Polizia antisommossa, scontri e arresti. È stata particolarmente movimentata la mattina dei circa settanta ex detenuti che dal 3 dicembre sostano con tende davanti al Municipio di Palermo per chiedere lavoro, e che stamattina hanno bloccato l’ingresso del palazzo. Sono infatti intervenuti a sgomberarli agenti in tenuta antisommossa.

Secondo Filippo Accetta, portavoce dei manifestanti, ci sarebbero stati scontri tra la polizia e alcuni disoccupati. "Siamo stati trattati come delinquenti - accusa Accetta - Protestiamo da tre anni e mezzo, le istituzioni sanno chi siamo e cosa chiediamo, eppure siamo costretti a subire". L’amministrazione comunale non avrebbe mantenuto l’impegno di inserire circa 300 disoccupati nel bacino degli ex pip, piani d’inserimento professionale.

A seguito degli scontri, alcuni disoccupati sarebbero rimasti feriti e assistiti dal personale del 118. La polizia, che ha rimosso anche le tende dei dimostranti, ha arrestato tre persone, accusate di violenza, minacce e resistenza a pubblico ufficiale.

Agrigento: per i detenuti corso di elettricista-elettrotecnico

 

La Sicilia, 20 febbraio 2007

 

Una novità tra breve tempo diventerà realtà. Al Carcere Agrigentino in contrada Petrusa verrà attivato per i detenuti un corso di elettricista ed elettrotecnico. A proporre il progetto è stato l’istituto professionale di Stato per l’industria e l’artigianato "Alessandro Marconi" di Favara.

Ad appoggiare il progetto vi è anche l’assessore provinciale alla cultura Santino Lo Presti il quale ritiene il progetto: "Una buona occasione per i detenuti, in quanto, scontata la propria pena e avvalendosi del corso di formazione professionale , potranno reinserirsi, una volta usciti dal carcere, nel mondo del lavoro con una attività che potranno svolgere". Il corso dovrebbe partire a breve, dopo avere stipulato bene il programma da svolgere nella casa circondariale di contrada Petrusa.

Firenze: per un carcere che rieduchi servono nuove leggi

 

Toscana Tv, 20 febbraio 2007

 

L’Assessore all’accoglienza ed integrazione Lucia De Siervo commenta la relazione annuale del Garante dei detenuti: "il carcere deve essere luogo di rieducazione, ma servono nuove leggi nazionali".

"A Firenze abbiamo, oltre alla casa circondariale di Sollicciano, anche le strutture Mario Gozzini (Solliccianino) e il minorile del Meucci. Sicuramente la riflessione viene incentrata sul carcere più grande, su Sollicciano che, per i suoi numeri ha bisogno di una riflessione. Come ha già ricordato il Garante dei detenuti, c’è bisogno di intraprendere una linea nazionale ma anche locale". È questo il primo commento dell’assessore all’accoglienza e integrazione Lucia De Siervo, durante il consiglio comunale, dopo la relazione annuale del garante dei diritti dei detenuti Franco Corleone.

"Oggi siamo alla fase del dopo l’indulto che è servito, nel momento iniziale, per sbloccare un sistema ingolfato. Quindi è arrivato il momento di avere nuove regole - ha sottolineato l’assessore De Siervo - abbiamo bisogno che le commissioni parlamentari elaborino un disegno nuovo per il momento dello scontare la pena, perché non ci si può limitare a misure straordinarie, noi siamo perchè ci sia una risposta politica a questi problemi. Quindi, abbiamo bisogno di un carcere che sia all’altezza della nostra città e non un luogo di vera disperazione, ma un carcere che permetta a chi ha sbagliato di ripartire".

A livello locale l’assessore De Siervo ha ricordato le varie attività che svolge il comune di Firenze in collaborazione con le associazioni, che comprendono varie aree: da quelle culturali e sportive, all’informazione e di ascolto, a quelle di orientamento e di inserimento lavorativo a favore di soggetti detenuti. Inoltre sono previste attività di accompagnamento dei minori figli di detenute dal carcere di Sollicciano all’Asilo nido, ma anche attività d’interpretariato linguistico per i detenuti di Sollicciano. Per quanto riguarda i centri d’accoglienza che possono accogliere i detenuti per vari motivi, l’assessore ha ricordato vari centri, tra cui il centro Oasi, il Samaritano, Casanova, il Centro d’accoglienza "S. Maria", il Centro Sociale Attavante.

Tra i vari progetti sostenuti ricordiamo "La poesia delle bambole", il laboratorio femminile interno ed esterno di costruzione bambole. Il "Laboratorio biciclette": un’officina interna a Sollicciano di riparazione biciclette; noleggio in città in collaborazione con Firenze parcheggi e il "Teatro in carcere 2006", il Laboratorio teatrale alla sezione femminile di Sollicciano. Infine il "Progetto Theo", che accoglie donne con figli da 0 a 3 anni.

"Una delle ultime iniziative intraprese per il carcere di Sollicciano - ha spiegato l’assessore De Siervo - è stata la pubblicazione di una guida che è punto di riferimento per il detenuto che entra in carcere, e dove sono raccolte regole di gestione e di organizzazione del carcere stesso".

"Queste sono attività svolte a livello locale, ma sicuramente ci vuole un piano nazionale forte su come noi intendiamo gli istituti penitenziari e forse ripensare ad una territorializzazione delle pene - ha proseguito l’assessore -. Sarebbe opportuno togliere da Sollicciano un po’ di sezioni, poiché lì dentro ci sono tutte le sezioni possibili e immaginabili di tutto l’arco penale esistente. Invece, con meno sezioni il carcere potrebbe svolgere più efficacemente, oltre alla sua funzione di reclusione anche quella di ripartenza delle persone recluse".

"Un ultimo accenno sugli educatori, che sono molto pochi, quindi su questo ci vuole una svolta - ha concluso l’assessore - . Come facciamo a dire che deve essere un luogo di rieducazione se poi mancano proprio queste figure. È importante quindi una richiesta al ministero della giustizia ma poi anche, forse, alla regione per aiutarci a fare in modo che il carcere di Firenze sia un momento, un’occasione di ripartenza per tutti coloro che devono scontare la pena e che dovranno poi reintegrarsi nella società".

Savona: mancano gli agenti, carcere Sant’Agostino nel caos

 

Secolo XIX, 20 febbraio 2007

 

Avvocati costretti a lunghe attese prima di poter parlare con i propri clienti, visitatori soprattutto di sesso femminile che riescono ad arrivare al colloquio con un carcerato senza neppure esser perquisite.

È quanto sta accadendo al carcere Sant’Agostino di Savona, dove l’ormai cronica carenza di personale di sorveglianza sta creando ogni giorno nuovi problemi. A lanciare l’allarme sono i responsabili del Sappe, il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria. "Al Sant’Agostino di Savona - denuncia Roberto Martinelli, segretario nazionale aggiunto del Sappe - mancano attualmente una quindicina delle cinquantacinque persone di polizia penitenziaria previste in organico. Per essere più precisi, mancano dieci agenti, due sovrintendenti e due ispettori.

Una situazione gravissima che costringe il personale in servizio a turni pesantissimi e allo stesso tempo provoca delle disfunzioni di una certa gravità. Riteniamo quindi sia giunto il momento che i competenti uffici prendanoseriamente in esame la gravissima situazione in cui si trova il carcere di Savona, e anche non solo per quanto riguarda la copertura dei posti di agenti che dovrebbero essere in servizio".

Anche se non lo dice apertamente, Roberto Martinelli riporta all’attenzione dell’opinione pubblica la drammatica situazione in cui si trova il Sant’Agostino. Una struttura ormai fatiscente, all’interno della quale nonostante i risvolti dell’indulto si trovano attualmente rinchiusi 45 detenuti a fronte di una capienza prevista per 36.

"Andare avanti in questo modo non è più possibile - aggiunge il segretario aggiunto del Sappe - a Savona vi è un carcere che si trova in condizioni allucinanti, all’interno del quale è difficile vivere per i detenuti ma anche operare per gli agenti della polizia penitenziaria. È ora che il Comune e il Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria di Genova affrontino il problema con la dovuta serietà. È da troppo tempo che su questa questione vengono fatte soltanto delle parole che poi finiscono sempre con il non tramutarsi in fatti concreti".

Unabomber: incidente probatorio, Zornitta rimane indagato

 

La Repubblica, 20 febbraio 2007

 

L’ingegnere Elvo Zornitta resta indagato nell’inchiesta Unabomber. Lo ha comunicato la procura di Trieste al termine dell’incidente probatorio sul lamierino di un ordigno inesploso attribuito a Unabomber, trovato nella chiesa di Santa Agnese di Portogruaro, in provincia di Venezia, nell’aprile del 2004. Per la Procura della Repubblica di Trieste "il metodo di valutazione statistico adottato dal perito Alessio Plebe (nominato dal gip di Trieste ndr) non è del tutto adeguato al puntuale apprezzamento di modifiche di entità così limitate quale quella accertata sul bordo del lato b del lamierino".

Come in altre occasioni, la Procura si è affidata a un comunicato. "Restano dunque limitatamente alla perizia Plebe - ha spiegato la Procura - le iniziali difformità tra le conclusioni del consulente tecnico del pubblico ministero (e della difesa) e quelle dei periti del gip, in particolare sull’estensione dell’accertata modifica del bordo del lamierino e sulla causa della stessa".

Nel comunicato, firmato dal sostituto procuratore della Repubblica di Trieste, dottor Pietro Montrone, la procura ha ribadito che "l’incidente probatorio è stato dichiarato chiuso dal gip e gli atti restituiti al pubblico ministero per le valutazioni di competenza, ovvero per la prosecuzione delle indagini preliminari". Il procuratore generale di Trieste, Beniamino Deidda, nel ribadire la propria serenità e tranquillità, ha confermato che l’ingegner Elvo Zornitta "anche alla luce degli esiti dell’incidente probatorio" continua a essere l’unico indagato nell’inchiesta sul bombarolo del Nordest. Il comunicato è firmato dal pm Pietro Montrone.

"C’è stata molta discussione ma non sono io a dover tirare le somme. Si è cercato di approfondire molto la mia perizia rispetto a quelle precedenti", ha detto il professor Alessio Plebe. "Ci sono molte cose ancora al vaglio, non di mia competenza, e quindi - ha aggiunto - non me la sento di dire niente di più". Plebe, docente dell’Università di Messina, era stato incaricato del Gip di Trieste Enzo Truncellito a svolgere una nuova perizia, dopo che la difesa aveva affermato che il lamierino era stato modificato. Uno degli avvocati di Zornitta, Maurizio Paniz, ha affermato che la difesa continua ad essere molto serena e tranquilla.

"Addirittura - spiega il legale - c’è stata una conferma più significativa in chiave difensiva, perché i Ris hanno individuato alcune altre fotografie scattate nel momento in cui il lamierino è entrato in possesso del Lic di Mestre il 14 marzo 2006. In queste fotografie si identifica che il lamierino era ancora in posizione originale, mentre a metà maggio non era più in posizione originale". "Adesso che ho parlato coi miei avvocati sono davvero molto, ma molto più sereno di prima", ha detto Elvo Zornitta, mentre si trova con la famiglia a Siena per trascorrere alcuni giorni di vacanza. "Dal colloquio con Paniz e Dell’Agnolo - ha aggiunto - ho appreso che l’udienza di oggi ha dissipato le ultime nubi che rimanevano e, quindi, ora attendiamo fiduciosi il deposito di questa ennesima perizia e le decisioni del pubblico ministero".

Asti: delegazione dei Radicali Italiani in visita al carcere

 

Agenzia Radicale, 20 febbraio 2007

 

Resoconto della visita effettuata da Bruno Mellano, Nicoletta Chiornio e Alessandro Rosasco.

Questo pomeriggio, una delegazione guidata dal deputato radicale della Rosa nel Pugno, Bruno Mellano, accompagnato da Nicoletta Chiornio, dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta e Alessandro Rosasco del Comitato Nazionale di Radicali Italiani ha effettuato una visita al carcere di Asti.

Prima della visita alle sezioni la delegazione ha incontrato il direttore Domenico Minervini. Numerose sono state le visite radicali negli ultimi anni ma questa è stata la prima dopo l’approvazione del provvedimento di indulto da parte del Parlamento. L’incontro è servito ad affrontare i principali temi della casa circondariale: il numero dei detenuti, le scarcerazioni effettuate, i progetti in corso, la carenza di personale e la situazione strutturale dell’edificio.

La delegazione ha poi visitato la sezione dove erano in corso i colloqui con i familiari. I detenuti ad oggi presenti nella casa circondariale sono 175, rispetto ai 340 di inizio agosto, prima dell’effetto indulto che aveva portato l’istituto al minimo storico di 153 presenze. 24 detenuti sono i tossicodipendenti in trattamento "Subitex" a mantenimento, un surrogato del metadone da assumere per via orale sotto forma di compressa ogni 48 ore; le caratteristiche di questo farmaco sono la totale assenza di controindicazioni e la prescrizione stabilita dal Ser.T.

Parte dei progetti formativi e lavorativi da anni messi in campo dall’equipe trattamentale ha dovuto fare i conti con le scarcerazioni dell’indulto. Anche in questa struttura si conferma il dato nazionale di una percentuale bassissima di rientri in carcere di beneficiari dell’indulto di agosto.

Il direttore ha comunicato alla delegazione la notizia, confermata proprio in data odierna con lettera dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero di Giustizia, della decisione dell’apertura di due nuove sezioni di alta sicurezza a Saluzzo e ad Asti dedicate in modo particolare ai condannati per reati legati alla riduzione in schiavitù.

Al termine della visita Bruno Mellano ha dichiarato: "La nostra pur breve visita è stata molto utile. Abbiamo avuto purtroppo conferma della grave situazione della medicina penitenziaria, anche a seguito degli ulteriori tagli operati in legge Finanziaria. Da un’assistenza 24 ore su 24 si è scesi a 14 su 24: ciò aumenta i rischi per i detenuti e il lavoro per il personale. Gli agenti sono appena 153 contro un organico previsto di 254! Altri istituti di pena piemontesi della stessa dimensione hanno un organico effettivo decisamente superiore. L’effetto indulto si è fatto sentire anche qui in modo significativo ma le difficoltà di bilancio dell’amministrazione stanno impedendo di utilizzare al meglio la riduzione degli "ospiti" per i necessari interventi di manutenzione straordinaria dell’edificio. Due sezioni, del secondo piano, dopo agosto, sono state chiuse e ristrutturate ma rimane urgente un intervento radicale sulla cucina detenuti e sulle altre sezioni. Infine abbiamo purtroppo avuto conferma della farraginosità delle procedure per il finanziamento di progetti con i fondi della cassa delle ammende."

Terni: una rassegna di concerti musicali dentro il carcere

 

Comunicato stampa, 20 febbraio 2007

 

Le associazioni Arci Ora d’Aria e Attenti al Kane, in collaborazione con la direzione della Casa Circondariale di Terni, organizzano una rassegna di concerti musicali intitolata "Musica nell’aria…", che avrà luogo all’interno dell’istituto penitenziario.

L’iniziativa nasce dalla volontà di offrire ai detenuti un’opportunità di "evasione" che Ora d’Aria ha voluto rendere concreta anche attraverso l’attivazione di un corso di musica, le cui lezioni, tenute settimanalmente da Sergio Giuffrida(chitarra) e Giulio Proietti (batteria), sono iniziate a settembre 2006 e si concluderanno a febbraio 2007; le ore totali per ognuno dei due corsi sono quaranta. L’evento musicale vuole quindi essere il perfetto prosieguo del corso, e un modo per premiare i ragazzi per la loro partecipazione, continuando così a diffondere in carcere Musica nell’aria… La rassegna avrà inizio con un concerto di apertura in cui si esibiranno:

I Monolocale (gruppo ternano di recentissima formazione i cui componenti sono: Emanuele Desantis-Chitarra, Laura Quartucci-Voce, Nicola Mangialardo-Basso, Veniero Friz-Tastiera, Riccardo Poggiani-Batteria) e proseguirà fino a giugno con concerti mensili in cui si esibiranno:

Anime rock: Gruppo di recente formazione suona cover di genere rock e pop. Pierluigi Borsellini- Chitarra e voce, Francesco Bussotti, Giulio Proietti-Batteria.

Slegatamenenta: Gli slegatamenta si formano nel marzo1998 grazie all’idea del batterista Umberto di formare un gruppo reggae-ska che portasse a Terni la realtà da lui conosciuta a Torino. Nel 1999 debuttano ad Orvieto ospiti della manifestazione sui diritti dell’uomo, e nello stesso anno esce il loro primo Demo "Licia" che gli permette di essere conosciuti in tutta la regione. La loro musica si orienta sempre più verso il rock,proponendo così un mix interessante fra rock-ske e reggae. Gli Slegatamenta sono: Simone Stella-Voce, Muro Antonelli-Basso, Matteo Mantini-Chitarra, Umberto Pagnozzi-Batteria,percussioni

Reggaefistols: Il loro genere musicale negli anni ha subito forti mutamenti, da un suono quasi hard-core ed una propensione ska, sono passati alle mistiche e rivelatorie vibrazioni roots. Si sono avvalsi della collaborazione di alcuni tra i più apprezzati musicisti, umbri e non, che li hanno aiutati a crescere e a migliorare. Il loro primo palco importante è stato quello del Natural Mystic reggae festival nel 2001(montepeglia PG), in seguito alla vittoria dell’Ephebia contest, quando hanno avuto l’onore di condividerlo con 2 Star della musica giamaicana: le I-Threes di Rita Marley e nel 2002 con Bushman. Nel frattempo ai concerti arrivava sempre più gente che con una grande opera di passaparola li faceva conoscere anche fuori dal territorio regionale, tant’è che nel 2003 sono stati il gruppo principale della festa della raccolta del Villaggio Globale di Roma e l’unico del capodanno 2003/2004 sempre sull’importantissimo palco dello Spazio Boario del Villaggio Globale. Collaborando anche con associazioni benefiche riescono ad entrare in "carcere" e a suonare la loro musica per 2 volte nella casa circondariale di Terni e nelle carceri femminili di Perugia, al Raduno Antirazzista Internazionale per 3 edizioni. a Marce per la Pace e varie manifestazioni di solidarietà . I reggae fistols sono: Gillo-voce e testi, Hubert-batteria, Luca athan posse - Chitarra, Alonso Curly - Chitarra, Enzu - Tastiera, Ghepi - Tastiera, Richy dread - Basso, Sista dona - Voce, Audiola Voce, Riteji - Voce, Sista p - Voce).

Droghe: Prc; abolire subito la legge Fini-Giovanardi

 

Notiziario Aduc, 20 febbraio 2007

 

Dopo l’indulto via le leggi repressive della Cdl e, possibilmente, l’amnistia. Rifondazione comunista ha lanciato, assieme all’associazione Antigone, una campagna per la tutela dei diritti dei detenuti, partita con la visita dei capigruppo di Camera e Senato, Gennaro Migliore e Giovanni Russo Spena, al carcere di Regina Coeli a Roma.

Nel mirino, spiega Migliore, "la Bossi-Fini, da abolire secondo il programma dell’Unione, la Fini-Giovanardi sulla droga e la ex Cirielli sulla recidiva". Per Rifondazione si tratta di leggi che puniscono in modo particolare i giovani, gli extracomunitari e gli autori di piccoli reati, vanificando di fatto l’effetto positivo dell’indulto, che ha ristabilito il livello della popolazione carceraria secondo le possibilità di capienza delle strutture: "Il rischio che si corre - sottolinea Russo Spena - è oggi di avere soltanto un carcere con meno detenuti, mentre noi chiediamo un carcere diverso, in sintonia con il dettato della Costituzione". Il Prc chiede, infatti, anche la piena attuazione del regolamento penitenziario varato nel 2000 e che avrebbe dovuto realizzarsi completamente nel 2005, invece ancora oggi la qualità della vita dei detenuti per "vitto, spazi, igiene, diritto alla salute" non corrisponde ai parametri previsti.

"Il triste ed inarrestabile elenco delle morti di overdose della nostra regione richiede un impegno concreto da parte della politica umbra, soprattutto dalle forze dell’Unione": lo sostiene il capogruppo di Rifondazione comunista in consiglio regionale Stefano Vinti.

Per l’esponente di Prc "emerge con forza il fallimento dell’intero impianto della normativa sulle droghe in vigore, non in grado, come evidenziano i fatti di questi giorni di fornire gli strumenti adeguati per affrontare il fenomeno".

Secondo Vinti "la legge in vigore drena energie preziose sul lato del contrasto all’offerta, destinandole, in una logica punitiva da stato etico, sul versante del consumo di sostanze cercando di scoraggiarlo. In realtà fallisce entrambi gli obbiettivi, perché i consumi di sostanza sono in aumento, e non ci pare che le reti criminali siano sconfitte.

Anzi, pur apprezzando il lavoro delle nostre forze dell’ordine portato avanti in questi anni, è innegabile constatare che il mercato delle droghe si è allargato. Sostanze come la cocaina, diffusissima nella nostra regione, dovrebbero farci riflettere della potenza che hanno acquistato in questi ultimi anni le reti mafiose, anche in rapporto alla loro infiltrazione nell’economia legale. Per questo dovremo indagare più a fondo nella dimensione dello spaccio, non solo rispetto al piccolo, ma ai flussi finanziari che attraversano i nostri territori, al collegamento fra economie legali ed illegali favorito anche dall’elusione e dall’evasione fiscale. Occorre che la nostra Regione convochi al più presto un tavolo di discussione con i ministri competenti (Amato, Ferrero, Turco) e con le regioni limitrofe. Abbiamo la necessità non solo di rafforzare i nostri servizi esistenti, lasciati troppo spesso nella precarietà, ma di renderli più moderni, programmando un intervento su un fenomeno complesso, come quello del consumo di sostanze, con un’impronta di tipo sociale. Se Perugia è diventata una piazza dello spaccio intraregionale occorre infatti che anche con le altre Regioni, soprattutto la Toscana e le Marche, coordinino i propri interventi con noi, attivando spazi di formazione congiunta tra gli operatori".

Osservando quanto avvenuto in altri paesi europei, Vinti propone di sperimentare "la creazione di un sistema di allerta rapido in grado d’informare in poche ore i consumatori della pericolosità delle sostanze illegali che girano nelle piazze" e di allargare "le possibilità rispetto ai trattamenti con nuove terapie, come la somministrazione sotto controllo medico dell’eroina, e l’ampliamento delle pratiche di riduzione del danno".

Gran Bretagna: capo polizia; eroina gratis ai tossicodipendenti

 

Associated Press, 20 febbraio 2007

 

Ai tossicodipendenti il servizio sanitario nazionale dovrebbe "passare" l’eroina gratuitamente per evitare che commettano crimini al fine di rimediarsi la droga. Lo propone Ken Jones, il presidente dell’Associazione dei Capi della Polizia. A suo giudizio le attuali tattiche per il controllo e il mantenimento dell’ordine non riescono a sconfiggere una irriducibile minoranza di drogati di eroina. Jones ha richiamato l’attenzione dei politici perché trovino un comune terreno di discussione e un diffuso consenso circa la decisione di poter prescrivere l’eroina attraverso la mutua. L’ex capo della polizia del Sussex ha anche auspicato un più realistico approccio nell’affrontare l’abuso prolungato di stupefacenti. Ken Jones ha tenuto a sottolineare che "questa minoranza può diventare molto violenta e incontrollabile quando va in cerca di soldi per finanziare il proprio bisogno di droga". "Dobbiamo perciò trovare un modo vincente di approcciare questo problema e rendere l’eroina un farmaco prescrivibile dal servizio sanitario, potrebbe essere davvero una soluzione cui pensare". Il leader dei conservatori David Cameron, caldeggiò la stessa idea nel 2002, mentre una simile proposta era stata avanzata, sempre nel 2002, da Sir David Phillips, ex presidente dell’Associazione dei Capi della Polizia. Ken Jones ha anche aggiunto di "non essere in alcun modo a favore della legalizzazione delle droghe. "Per quel che mi riguarda, sono preoccupato solo di come adattarci e quali contromisure adottare per affrontare queste complesse realtà".

 

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