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Giustizia: nasce osservatorio europeo sui diritti fondamentali
www.giustizia.it, 7 aprile 2007
In occasione del cinquantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, la Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco con sede in Roma (Fondazione Basso), il Centro interdipartimentale ricerche sul diritto delle Comunità europee con sede presso l’Università di Bologna (Cirdce) e l’Associazione dei magistrati europei per la democrazia e la libertà con sede a Strasburgo (Medel) hanno costituito un Osservatorio sul rispetto dei diritti fondamentali in Europa, che si fonda sull’esame e la valutazione delle decisioni dei giudici dei Paesi europei e si avvale di un apposito sito: www.europeanrights.eu. Un nuovo strumento per la protezione dei diritti in Europa. Su Giustizia news on-line la presentazione di Elena Paciotti, responsabile del progetto e del sito, nonché presidente della Fondazione Basso, e il primo numero della newsletter dell’Osservatorio.
L’Osservatorio sul rispetto dei diritti fondamentali in Europa
L’idea è sorta a partire da alcuni studi sulla efficacia che la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ha sin qui avuto, nonostante la perdurante incertezza sul suo valore giuridico, sulla giurisprudenza nazionale ed europea e sul livello finale di tutela dei diritti fondamentali nel complesso sistema "multilivello" che si è costituito negli ultimi decenni in Europa. Nei Paesi europei, infatti, la tutela dei diritti fondamentali impegna tre ordinamenti, quello nazionale, quello comunitario e quello internazionale, che si intersecano e si integrano in vario modo. L’Osservatorio si prefigge di contribuire a rispondere a diverse esigenze: l’esigenza di comparare e affinare tecniche interpretative idonee alla tutela multilivello dei diritti; l’esigenza di consolidare la difesa dei diritti fondamentali delle persone nel contesto europeo; l’esigenza di costruire una comune cultura giuridica che contribuisca alla formazione della "sfera pubblica europea". Per consentire sia il monitoraggio della giurisprudenza delle Corti europee in materia di diritti fondamentali e della ricaduta di tale giurisprudenza sulle decisioni delle Corti nazionali sia l’esame delle principali normative europee che hanno riferimento alla tutela dei diritti fondamentali, il sito web - consultabile in tre lingue, francese, inglese e italiano - viene progressivamente aggiornato con l’inserimento degli atti rilevanti, normativi e giurisprudenziali. Le informazioni sono ordinate avendo come schema di riferimento i diritti sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (il più completo catalogo di diritti fondamentali che esista a livello internazionale) e un lemmario ricavato dalla stessa Carta. Ogni due mesi viene pubblicata una newsletter con lo scopo di dar notizia delle principali novità e dei contributi di natura saggistica dei mesi precedenti. Il comitato scientifico, composto da prestigiosi giuristi, garantisce la qualità dell’originale impresa avviata dall’Osservatorio a partire dal gennaio 2007.
Elena Paciotti, Presidente della Fondazione Basso Giustizia: dall'associazione "5 novembre" sull'indulto e l'amnistia
Comunicato stampa, 7 aprile 2007
L’indulto approvato a fine luglio è stato un atto di giustizia sostanziale, le ragioni della politica, dobbiamo ammettere davvero misere, lo hanno trascinato per lunghissimi anni in dibattiti altrettanto miseri. Lasciando nel frattempo le gabbie strapiene di esseri umani, poveri, ridotti al rango di bestie, donne e uomini umiliati nell’era dello smantellamento dello stato sociale. La questione dell’esecuzione penale e della giustizia in Europa deve essere prima di tutto una questione culturale, perché se il carcere esiste, esso esiste in quanto raccoglitore di disagi diversi, disagi tutti caratterizzati dalla volontà di escludere, segregare, contenere e nascondere gli scarti sociali che la nostra società esprime. Leggendo i dati del DAP degli ultimi venti anni, difficilmente riusciamo a vedere il carcere come la soluzione alle illegalità e alle criminalità. Chiunque legga questi dati, dai numeri alla composizione sociale, rimarrà sorpreso nel notare che è più facile individuare dentro le percentuali gli stranieri, prostitute, tossicodipendenti, meridionali, insomma i cosiddetti "ladri di polli" che per la loro condizione perdono qualsiasi contatto con la società, o peggio, con la parte più produttiva e consumistica della società. Chiunque abbia avuto a che fare con le gabbie, magari da un parente, o perché semplicemente ci lavora o fa del volontariato, sa che gli ultimi anni sono stati particolarmente devastanti dal punto di vista dell’aggravamento delle condizioni di vita e di lavoro, di mancato rispetto dei diritti civili e umani, e di peggioramento complessivo del sistema della giustizia penitenziaria. Se parliamo di sanità in carcere, non possiamo non parlare del massacro sanitario partito prima del 2004, e cresciuto fino all’indulto: 7,5 % detenuti positivi al test per l’HIV; 38 % detenuti positivi ai test per l’epatite C; 48 % detenuti positivi a quello per l’epatite B; 7 % detenuti che presentano l’infezione in atto; 18 % risulta positivo al test della TBC. La visione culturale della Sinistra, del mondo laico, non dovrebbe essere certo quella del braccialetto elettronico e della tolleranza zero, visioni della giustizia ancora vive dal primo governo Prodi. Al contrario l’indulto ci ha costretto tutti a misurarci con i sentimenti più profondi di odio sociale e di vendetta. I diritti umani sono incancellabili, insostituibili e indivisibili, e fra tutti i diritti, i primi che gli stati dovrebbero rispettare sono il diritto alla vita e all’integrità personale. Il rischio dell’estinzione dei diritti umani lo leggiamo nei pestaggi, nelle vessazioni psicologiche, nelle violenze e nelle umiliazioni reiterate all’interno di carceri sovraffollate con detenuti costretti a vivere in condizioni igieniche critiche, così viene descritto i sistema penitenziario italiano nel rapporto "Dentro ogni carcere" realizzato dall’Osservatorio di Antigone tra 208 istituti di pena in Italia. Le carceri dopo l’indulto si sono svuotate, ma dentro le sbarre si continua a morire, dal 1 gennaio 2006 al 31 luglio 2006, nelle gabbie italiane si sono uccisi 4 detenuti al mese, e 3 negli ultimi 5 mesi. Comunque troppe e preoccupanti, nonostante le riduzioni e l’esodo provocato dall’indulto. I dati elaborati dall’associazione "Orizzonti Ristretti" con il dossier "morire di carcere" parlano chiaro: dietro le sbarre i detenuti continuano ad uccidersi, nel 2006 sono stati 42 i carcerati che hanno deciso di farla finita, impiccandosi o soffocandosi in buste di nylon. Proprio perché il nostro impianto costituzionale è incentrato sul principio di legalità ed eguaglianza, con la bestiale contraddizione dell’assenza di diritti dentro il carcere, allora è necessario un nuovo provvedimento di clemenza, che deve però essere accompagnato dalla diffusione e dal potenziamento delle misure alternative alla detenzione. Un Amnistia, che contenga il reinserimento sociale dei detenuti al termine della pena, che contenga il sostegno alle famiglie dei detenuti, alle donne detenute, alle madri – detenute e ai loro "figli reclusi". Se nella dimensione legislativa riusciremo a costruire un rapporto diverso tra il reato e la pena, sono convinto si possa arrivare all’Amnistia, ma, contemporaneamente sarà necessaria la costruzione di un pensiero più moderno nella visione della giustizia in Italia, un pensiero che non tenga conto delle voci che provengono dagli stomaci delle società. Una visione di giustizia consapevole che le prigioni sono un invenzione del medioevo, e che l’uomo moderno debba individuarne il superamento. Non si tratta di liberarci delle carceri intese in quanto strutture, ma di liberarci e superare l’idea di carcere.
Roberto Loddo, Associazione "5 Novembre" Per i Diritti Civili Giustizia: Mastella; "deprecabili" le lettere Br Davanzo sul web
La Repubblica, 7 aprile 2007
Un fatto "deprecabile" di cui presto si chiariranno i contorni con "gli accertamenti del caso". Risponde così il ministro della Giustizia Clemente Mastella alla notizia della pubblicazione, sul sito dell’associazione Secours Rouge International di un documento politico firmato da Alfredo Davanzo, il presunto ideologo dei neo-brigatisti, in carcere a Monza dal 12 febbraio scorso. Quattro pagine datate aprile 2007 in cui si alternano analisi dello stato della lotta rivoluzionaria ad appelli ai compagni per continuare il percorso iniziato, passando per riferimenti alla solidarietà esterna. Come ha fatto Davanzo a far arrivare fuori questo scritto? È su questo che il guardasigilli mantiene lo stretto riserbo, pur facendo intendere che ci sarà un’indagine interna: "Posso solo dire che cercherò di capire come sia successo, è un fatto ignobile che Davanzo abbia potuto far passare questo messaggio". Il presunto terrorista - che nel documento invita i compagni a "imparare a lottare sui vari piani, fino al massimo livello di sintesi, l’unità del politico-militare" - non è il primo tra i quindici arrestati dalla procura milanese a scrivere lettere che poi vengono pubblicate su Internet, sui siti dell’area antagonista. Ma i precedenti - Davide Bortolato, Amarilli Caprio - avevano contenuti più blandi. Invece Davanzo, che come gli altri ha come misura restrittiva anche la censura sulla corrispondenza, scrive: "Vedere in TV delle anonime operaie rispondere "No, non li denuncerei". Vedere le scritte di solidarietà apparse sui muri di molte città dà la misura di come in seno al proletariato siano vivi dei margini di autonomia". E ancora: "Il colpo subito da noi (in quanto organizzazione, non in quanto generalità degli arrestati) è una realtà. Va detto proprio affinché le forze proletarie possano trarne insegnamenti e bilancio, al fine preciso di continuare la lotta". "Ma Davanzo non era, secondo il suo avvocato, sottoposto a un regime carcerario al di fuori dai limiti di legge?" si chiede l’ex procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna, riferendosi a un documento scritto dai legali dei presunti brigatisti per denunciare le restrizioni adottate nei confronti dei loro assistiti. "Dubito che quella lettera sia sfuggita al controllo della direzione del carcere - spiega ancora Vigna - ciò vorrebbe dire che ci sono delle falle nel sistema; penso piuttosto che qualcuno che gli ha fatto visita l’abbia portata fuori dal carcere: in questo caso, quella persona potrebbe essere anche indagata per propaganda. Resta in ogni caso da chiarire al più presto come sia potuto succedere un fatto così grave". Sul sito di Secours Rouge International - la cui "filiale" italiana è la Commissione per un soccorso rosso internazionale - il documento di Davanzo è da tre giorni in home page. Oltre a citazioni classiche della lotta di classe - da Lenin a Mao - ci sono passaggi che ora verranno analizzati dal ministero: "Il proletariato e i popoli oppressi - scrive - non hanno da scegliere. Sono obbligati. Alla guerra imperialista e reazionaria, che sconvolgerà sempre più il mondo negli anni a venire, si può solo opporre la tendenza alla "guerra popolare prolungata", rivoluzionaria e di classe. Il suo contenuto è la liberazione sociale, via la presa del potere e l’avvio della trasformazione socialista". Trento: 70enne tenta di rubare 10 centesimi, condanna a 3 mesi
Adnkronos, 7 aprile 2007
È stato salvato solo dall’indulto Renzo Consi, 70enne napoletano da anni residente a Trento. Era stato sorpreso mentre, con le pinzette, tentava di recuperare qualche spicciolo da una cabina del telefono; al momento della contestazione del "reato", aveva sottratto due monetine da 5 centesimi di euro ciascuna. Per questa azione, è stato portato a giudizio e condannato a tre mesi di reclusione ed una multa dal giudice Carlo Ancona. L’indagine della polizia municipale di Trento era partita da un esposto presentato nell’estate del 2005 dalla Telecom, che segnalava che 37 telefoni pubblici - in maggioranza posizionati nel capoluogo, ma anche a Tione, Mezzolombardo e Borgo - erano stati presi di mira da ignoti ladri che ostruivano il sistema automatico di restituzione della moneta per poi recuperare il denaro. I vigili fecero una serie di appostamenti e il 24 febbraio del 2006, in piazza Fiera, pizzicarono un uomo che, armato di pinzetta, armeggiava sul telefono. Ovviamente non c’è alcuna prova che Conci avesse sabotato anche le altre cabine. Giustizia: Danilo Coppola ricoverato; condizioni "preoccupanti"
Ansa, 7 aprile 2007
Danilo Coppola è stato trasferito nel reparto detenuti dell’ospedale Pertini di Roma. Lo hanno confermato i suoi difensori, gli avvocati Bruno Assuma e Francesco Verri, secondo i quali le condizioni dell’immobiliarista, arrestato il primo marzo scorso, "preoccupano". "Il mancato rientro a Regina Coeli - spiegano i legali di Coppola - conferma la tendenziale gravità delle sue condizioni di salute". Secondo i difensori il quadro clinico di Coppola "é incompatibile con il regime carcerario". Assumma e Verri ribadiscono quanto affermato ieri dal consulente, dottor Raffaele Mauro, secondo cui la detenzione "potrebbe determinare danni permanenti". Al Pertini, Coppola completerà martedì prossimo la consulenza disposta dal gip Maurizio Caivano che dovrà decidere sulla richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere. Brescia: la Passione di Cristo messa in scena dai detenuti
Giornale di Brescia, 7 aprile 2007
Domenica delle Palme, il tradimento a Gesù: in venti giovani si va a inscenarlo dentro un carcere, insieme ai reclusi. Il ritrovo è sotto la pensilina dell’autobus, di fronte all’entrata, per ripassare i ruoli. Strumenti musicali provenienti da tutto il mondo accordati alla perfezione per portarlo dentro quelle mura. Al sollecito, un coro risponde unanime che è pronto a entrare. Nella tensione percepibile, l’entusiasmo non sembra sacrificarsi di fronte a un comune senso di inadeguatezza. È un attimo, e la pioggerellina sottile accompagna il gruppo alla massiccia porta meccanica che si apre pesantemente al silenzio ordinato. Brivido lungo la schiena: è inevitabile tentare di entrare in questo istante nelle emozioni di un detenuto, posto di fronte a un destino sconosciuto e che per un periodo rappresenterà l’unica possibilità. Sulla destra, al di là del vetro antiproiettile, due guardie regolano l’ingresso tra due pannelli sensibili che al passaggio di ognuno emettono un fischio stridente. La stanza scandisce la prima delle tre soste obbligate che separano dalla chiesa. Nel cortile all’aperto, l’appello ammette a un’altra sala, dove nuove guardie invitano a depositare oggetti personali. È qui che le narici sono investite da un’aria impregnata di reclusione. Oltre la porta, in lontananza, le teste a capo della fila si intravedono rivolgersi a un cielo rimasto chiuso fuori: come in un film, il passaggio attraversa un piccolo atrio a cerchio che si arrampica alla ricerca dell’azzurro lungo quattro piani di sbarre. Una volta di piccole mattonelle scure soffoca la speranza di toccare il cielo. Gli sguardi dei giovani scrutano per cogliere occhi dietro le sbarre sopra le loro teste, ma il passaggio è troppo veloce per rubarne alcuni, o forse, semplicemente, non sono attesi. Percorrendo le rampe di scale che portano ai sotterranei lo sguardo ha più battute d’arresto sul pianerottolo dei vari piani: l’accesso alla biblioteca, alle aule studio, all’aula informatica. La guardia in coda alla processione con una battuta di spirito strizza l’occhio allo sguardo impegnato nello sforzo di cogliere e decifrare ogni particolare e alla mente che elabora esattamente lo stesso pensiero: "C’è di peggio, eh…". L’uomo è gentile, forse abituato alle visite di "esterni" ha sviluppato la capacità di rispondere a domande rivolte solo al cuore per timore di peccare di curiosità: "Qui i detenuti vengono a studiare, vengono professori da fuori, prendono bene per la storia del rischio e accumulano più punti in graduatoria". Alla chiesa si ha accesso lateralmente, lungo alte gradinate di seggiole di legno pieghevoli. La sala ricorda le aule magne dell’università, ampia e luminosa; effettivamente sembra essere adattabile a più usi: rappresentazioni teatrali, conferenze, concerti. Oggi si fa chiesa. Sulle punte dei piedi, alle finestre alte sbarrate, si scorge un pallone in movimento su un campo di cemento; un paio di detenuti approfittano così delle ore d’aria. Oltre il campo, un fosso: dietro una muraglia, separa il carcere dai muri esterni. Nella sala i giovani prendono posto su alcune sedie a pochi metri dall’ultima fila delle pieghevoli: è la zona del coro. I posti mancanti scendono a pioggia dal palcoscenico grazie all’aiuto delle guardie. L’agitazione sembra essere quella per i preparativi di una festa. Le voci del coro iniziano a scaldarsi sulle corde di chitarre e colpi di bonghi, molte per la tensione faticano a uscire. Alcuni minuti di canto e, inaspettatamente, su note strozzate dall’emozione, dalle gradinate della chiesa cominciano a scendere, morbidamente - sembrano ospiti d’onore -, i primi detenuti. In pochi istanti, accompagnati da un canto che non si interrompe, una quarantina di posti si riempie. C’è chi, tra il coro, quasi timoroso di spezzare l’incantesimo, non osa guardarsi attorno per osservare la bellezza di una processione mai vista prima e preferisce incollare lo sguardo al testo della canzone; chi, invece, non può non accogliere ogni arrivo con un sorriso che ha dell’incredulo e chi, ancora, sembra trovarsi meravigliosamente a suo agio nel vivo di una cerimonia come qualsiasi altra. Emozioni si possono solo tentare di interpretare dentro gesti, espressioni di un’ora. Sguardi si rincorrono e sfuggono, da un lato i "buoni", dall’altro i "cattivi". Non si sostengono, li separa curiosità, da un lato; vergogna, fatica, sembra stanchezza, dall’altro. Sorrisi spenti da colpe mescolate ai granelli bianchi della clessidra per lasciare che il tempo li filtri lentamente. Più duro della colpa è il senso di colpa, per questo non basta il tempo per estinguerlo. Occhi si perdono nel vuoto in ascolto del tradimento della storia, altri non lo abbandonano e scorrono velocemente sull’inchiostro. Al lato dell’altare, voci dentro vesti d’epoca - il popolo - scelgono: "Barabba! Barabba!". L’impressione che il dolore per il peccato, dargli voce, impersonarlo, allevi la pena e regali un pezzo di cielo in più a quello imprigionato dentro un perimetro conosciuto. Con mani giunte la fede umile, emozionata, viva, va incontro alla libertà della settimana impastata dentro la perfezione di un cerchio di farina e acqua che insieme al vino si fa carne e sangue. Dall’altro lato, il dubbio di non poche coscienze scosse dal torpore di una fede scontata che, con presunzione impercettibile, al grido di "osare amare", pensa di farsi dono prezioso a qualche ladrone messo in croce. Alessandro, braccio teso per strappare un saluto, un contatto, al termine della celebrazione, riesce a farsi trasportare dalla sua onda fresca verso di noi. Gli occhi brillano, il sorriso spalanca porte: "Grazie! Scrivetemi, magari, se vi va, non abbiamo molto da fare qui… grazie!". Domenica delle Palme, il tradimento di Gesù. Nulla di eccezionale in una messa in carcere animata da giovani, tranne l’essere tutti, per un attimo, allo stesso modo, amati traditori di Dio. Droghe: il 21 aprile l'Assemblea 2007 di "Forum Droghe"
Fuoriluogo, 7 aprile 2007
Sabato 21 aprile 2007 dalle 10 alle 16 a Firenze presso l’Arci, in P.zza dei Ciompi 11, Convocazione Assemblea Forum Droghe 2007, aperta ai Soci, ai Sostenitori, ai lettori di Fuoriluogo. Cara amica, caro amico, ti invitiamo a partecipare all’assemblea di Forum Droghe che si terrà sabato 21 aprile 2007 dalle 10 alle 16 a Firenze presso l’Arci, in P.zza dei Ciompi. Ci pare importante incontrarci a un anno dall’insediamento del governo di centrosinistra, in prima battuta per fare un bilancio politico di questi mesi. Bilancio che riguarda noi, innanzitutto, la nostra iniziativa politica sul tema della legge e il confronto con il governo; riguarda le reti e i cartelli nazionali di cui facciamo parte o con cui ci siamo in questi anni confrontati, che hanno oggi la necessità di ridefinire la propria agenda; e riguarda infine una valutazione sull’azione fin qui del governo e le sue prospettive. Da questo bilancio è necessario oggi trarre alcune linee di intervento che sappiano rilanciare l’iniziativa per i prossimi mesi da proporre alla discussione e al confronto con il movimento che con noi ha condiviso tante battaglie. Per questo invitiamo i cartelli, le associazioni e chiunque sia coinvolto e interessato a partecipare. Insieme, si tratta anche di discutere e rilanciare le diverse iniziative che Forum ha portato avanti negli ultimi mesi sul piano dei progetti di ricerca, delle alleanze e delle iniziative condivise con altre realtà associative, nazionali e internazionali, e della comunicazione, secondo quanto ci siamo riproposti di sviluppare lo scorso anno. L’informazione e la comunicazione – sul dibattito politico, sui temi scientifici e della ricerca, della valorizzazione il più diffusa possibile di una cultura laica, informata e rispettosa e dei diritti - è per Forum un tema importante su cui sviluppare nuova e ulteriore iniziativa. Ti preghiamo di fare il possibile per essere presente e di allargare l’invito a chi ritieni opportuno coinvolgere. Sul sito www.fuoriluogo.it troverai presto ulteriori informazioni sull’incontro. È bene se segnali a mbaruffi@fuoriluogo.it la tua partecipazione per facilitare l’organizzazione dell’incontro. L’ordine del giorno dell’assemblea prevede: Relazione della Presidente; Dibattito; Modifiche statutarie; Presentazione del bilancio 2006 e votazione; Elezione degli organi
Susanna Ronconi e Maurizio Baruffi Brasile: blitz in ospedale per evasione narcotrafficante italiano
Ansa, 7 aprile 2007
Un commando di almeno 20 uomini armati non identificati è giunto oggi a bordo di tre auto davanti all’ospedale penitenziario Heitor Carrilho di Rio de Janeiro con l’obiettivo di liberare l’italiano Alessandro Castiglione, arrestato nel 2003 perché legato a bande del narcotraffico locale. Lo ha reso noto l’edizione on-line del quotidiano "O Globo", precisando che la polizia, resasi conto del piano, ha aperto il fuoco costringendo il commando alla fuga. "È stata una scena da film hollywoodiano", ha assicurato il giornale, informando inoltre che il recluso, a suo tempo coinvolto in un ingente traffico di droga che, dalla Colombia, passando dal Brasile, veniva portata in Europa, subito dopo l’attacco è stato trasferito nell’Ospedale Carrilho, situato nell’edificio della polizia della località di Cidade Nova, alla periferia, dove è stato sottoposto ad un interrogatorio. Per ora nessuna traccia dei complici che avrebbero tentato di liberare Castiglione, del quale non si conoscono età né la città d’origine.
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