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Giustizia: Polizia Penitenziaria con assistenti sociali? no, grazie
Redattore Sociale, 23 aprile 2007
Cresce la protesta contro i nuovi commissariati per le misure alternative. Dopo gli assistenti sociali, si moltiplicano le prese di posizione contro il provvedimento che il ministro della Giustizia vorrebbe sperimentare da metà maggio: agenti utilizzati come controllori dei detenuti in semilibertà o affidamento. Cresce la protesta degli assistenti sociali italiani contro il provvedimento annunciato dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Dalle prime lettere critiche provenienti soprattutto dagli Uepe del nord (gli Uffici di esecuzione penale esterna che hanno sostituito i Cssa, i centri dei servizi sociali per adulti), fino alle dichiarazioni di gruppi di assistenti di varie zone, gruppi del volontariato impegnato nel settore della giustizia e perfino sindacati. In particolare sono gli Uepe di Milano che si sono posti come riferimento dei loro colleghi delle altre città italiane. Da alcuni giorni è attivo anche un blog su cui vengono pubblicate giornalmente tutte le prese di posizione contro il provvedimento Mastella. (per chi fosse interessato a vedere il blog degli assistenti sociali: www.solidarietaasmilano.blogspot.com). Ma vediamo più da vicino l’oggetto del contendere. Secondo le affermazioni degli assistenti sociali e dei sindacati, il ministro Mastella ha lanciato l’idea della riforma della gestione delle esecuzioni penale esterne al carcere il giorno della Festa annuale della Polizia Penitenziaria. Non c’era traccia della cosa nel programma elettorale dell’Ulivo, né negli atti successivi del governo Prodi. Il ministro Mastella ha proposto l’istituzione di commissariati territoriali di Polizia Penitenziaria in grado di controllare direttamente i detenuti che possono uscire dal carcere per scontare la pena in misure alternative. I commissariati sarebbero una novità assoluta e dovrebbero essere collegati e inseriti nella struttura esistente delle forze di polizia già presenti sul territorio. Le tre figure che andrebbero "seguite" e controllate dai nuovi commissariati sarebbero ovviamente i detenuti agli arresti domiciliari, i detenuti in semilibertà e infine quelli in affidamento. Secondo Anna Muschitiello, segretaria del Casg, Convegno nazionale degli assistenti sociali della giustizia, il provvedimento ideato da Mastella ha troppi punti critici. Uno di questi riguarda l’effettiva realizzazione pratica. Quanti uomini sarebbero per esempio necessario per creare una struttura efficiente dei nuovi commissariati della Polizia Penitenziaria? Secondo un calcolo che è stato fatto in questi giorni, una sorta di simulazione ex post, a Milano, prima dell’applicazione dell’indulto per il controllo dei 2000 detenuti in affidamento sarebbero stati necessari circa 500 poliziotti penitenziari. Ci si chiede dunque: quanti ne servirebbero oggi , dopo l’indulto, in tutto il Paese? E inoltre: tutte queste risorse spostate dalle carceri non andrebbero a indebolire le carceri stesse, anche se si sono molto alleggerite dopo l’indulto stesso? In ogni caso le risorse economiche sarebbero comunque ingenti e i costi non giustificherebbero l’impresa. Ci sarebbe poi un altro punto debole da considerare molto bene: la sovrapposizione possibile (o quanto mento molto probabile) dei poliziotti penitenziari con le altre forze di polizia, a cominciare dai Carabinieri. La proposta di Mastella cade dunque in un periodo molto particolare. La linea del governo di favorire il più possibile le misure alternative viene appoggiata da tutte le associazioni e dai sindacati di categoria. Ma non l’idea dei commissariati territoriali della Polizia Penitenziaria. Intanto la commissione presieduta da Pisapia continua il suo lavoro. L’obiettivo è la riforma generale del sistema sanzionatorio. Sul quadro delle varie prese di posizione degli assistenti sociali contro il provvedimento Mastella, vedi lancio successivo. Giustizia: Polizia Penitenziaria negli Uepe; un blog per il dissenso
Redattore Sociale, 23 aprile 2007
Sul sito degli assistenti sociali si moltiplicano le dichiarazioni, i comunicati e le critiche contro l’idea del ministro Mastella. I sindacati chiedono di ripensare il provvedimento; critiche anche dal mondo del volontariato Sul blog nazionale lanciato dagli assistenti sociali di Milano si moltiplicano le dichiarazioni, i comunicati e le critiche contro l’idea del ministro Mastella di affidare (anche) alla Polizia Penitenziaria il controllo dei detenuti in esecuzione penale esterna al carcere. Oggi è stato lanciato dal blog il comunicato della Funzione Pubblica della Cgil che esprime vivo "disappunto" per il provvedimento proposto dal ministro Mastella. Secondo i sindacalisti nazionali della funzione pubblica della Cgil, i poliziotti penitenziari che dovrebbero essere coinvolti nella gestione concreta degli Uepe, gli Uffici per l’esecuzione penale esterna, non farebbero che sovrapporsi alle altre forze di polizia già impegnate normalmente sul territorio. Secondo la FP-Cgil, si tratta dunque di una proposta "non praticabile", anche alla luce delle ingenti risorse che dovrebbero essere investite nell’operazione. Dallo stesso blog degli assistenti sociali veniamo a sapere che l’incontro tra le rappresentanze sindacali del settore e il Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, previsto per questi giorni, è stato rimandato a maggio. Da quello che si è saputo in questi giorni, è molto probabile che a maggio, durante l’incontro, i sindacati chiedano all’amministrazione e quindi al governo di ripensare il provvedimento Mastella e comunque di bloccarne la sperimentazione che lo stesso ministro avrebbe voluto far partire da metà maggio. Anche tra i sindacati che rappresentano i poliziotti penitenziari comincia a serpeggiare molto scontento e molte critiche. La Cgil si è già schierata contro il provvedimento in discussione. No alla sperimentazione dei commissariati territoriali della Polizia Penitenziaria dalla grande maggioranza degli Uepe. Si sono già dichiarati contrari gli assistenti sociali di Latina, Massa, La Spezia, Reggio Calabria, Cosenza, Sassari, Bergamo, Milano, Genova, Imperia, Savona, Perugia, Nuoro, Campobasso, Isernia, Reggio Emilia, Catania e Ragusa. Ma il blog è in continua attività e le adesioni alla protesta potrebbero aumentare nelle prossime ore. Anche dal mondo del volontariato arrivano prese di posizione critiche. C’è per esempio un comunicato del Crvg della Liguria sulla riforma degli Uepe. Secondo la Conferenza regionale del volontariato di giustizia della Liguria, la strada che sta imboccando il ministro Mastella è alquanto pericolosa perché potrebbe mettere in discussione la logica stessa che presiede alle misure alternative al carcere, misure che finora si sono mostrate molto più efficaci del carcere nel ridurre la recidiva. "La funzione di controllo - dicono i responsabili del Crvg Liguria - rischia di diventare essenzialmente sanzionatoria e non più volta a comprendere e verificare le difficoltà che la persona ha in rapporto agli obblighi di comportamento assunti e la valutazione degli aspetti che vi sono connessi". Sempre secondo il Crvg, occorre che il controllo non si esaurisca nella contestazione dell’infrazione commessa, "ma rappresenti la tappa di un percorso diretto a sostenere il condannato nella ricerca delle soluzioni più adatte". Roma: domani Prc e Antigone in visita a Rebibbia Femminile
Comunicato stampa, 23 aprile 2007
Martedì 24 aprile la campagna visite Antigone - Prc "Il carcere dopo l’indulto" fa ingresso nel carcere di Rebibbia femminile, dove nei giorni scorsi è morta suicida una giovane tossicodipendente di 32 anni. La delegazione h composta dai capigruppo del Prc di camera e senato, Gennaro Migliore e Giovanni Russo Spena, dalla senatrice Luisa Boccia, dalla coordinatrice dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione di Antigone Susanna Marietti, dall’assessore regionale Luigi Nieri, dall’assessore capitolino Dante Pomponi, dal responsabile carceri del PRC Arturo Salerni e da rappresentati dell’ Ufficio del Garante dei detenuti del Comune di Roma e dell’associazione Antigone. "Il suicidio di una giovane tossicodipendente a Rebibbia testimonia ancora una volta il dramma della detenzione in carcere senza prospettive di un futuro. In carcere avvengono suicidi 17 volte di più che nella società libera" denuncia Gennaro Santoro, coordinatore della Campagna. Il recente suicidio dimostra dunque come il carcere post-indulto abbia bisogno di riforme nonché di non uscire dall’attenzione della gente e delle istituzioni. La Campagna ha finora effettuato 22 visite tra carceri e ospedali psichiatrici giudiziari rilevando dati allarmanti sulle condizioni di vita negli istituti di pena italiani. Il discorso si aggrava quando si parla di detenzione femminile, da sempre trattata come materia di secondo ordine. "Bisogna intervenire sulla quotidianità detentiva" sostiene Arturo Salerni "con un maggiore protagonismo degli enti locali, perché il carcere dovrebbe diventare un’occasione per costruirsi un futuro migliore e non una discarica sociale." Fossombrone: il parco comunale riapre grazie ai detenuti
Corriere Adriatico, 23 aprile 2007
L’impiego di quattro detenuti per la pulizia del parco comunale ha consentito la riapertura stagionale dello stesso. Intervista all’assessore comunale ai lavori pubblici, Michele Chiarabilli.
Come è stato possibile un intervento del genere? "Il progetto è maturato grazie alla collaborazione attivata tra Comune e casa di reclusione. Hanno svolto un ruolo importante in tal senso sia la direzione del carcere che l’educatrice".
Quali sono state le operazioni effettuate nel parco? "Essenzialmente di pulizia e ramazzatura".
Il fatto che il parco sorga a ridosso del carcere ha agevolato il progetto? "Non è questo il vero significato dell’iniziativa. Piuttosto il fatto che si è cercato di instaurare un rapporto nuovo rispetto al passato. Per molti reclusi essere impegnati in un lavoro è qualificante e anche necessario. Per il Comune trovare personale per interventi del genere non è facile. E poi, diciamolo senza mezzi termini: a noi, in veste ufficiale di ente pubblico non dispiace affatto collaborare per agevolare il recupero dei detenuti e creare condizioni perché possano socializzare meglio attraverso esperienze di questo genere".
I risultati sono stati soddisfacenti? "Sicuramente molto soddisfacenti perché le persone utilizzate hanno lavorato con impegno e grande dedizione".
Tutto questo lascia supporre che potranno essere avviate altre esperienze del genere? "Pensiamo che sarà possibile prossimamente attuare altri progetti. Per ora li stiamo studiando. Per ovvii motivi non possiamo anticipare nulla ma è certo che i risultati ottenuti in questo primo caso lasciano ben sperare".
È la prima volta da tanti anni che il parco cittadino riapre i battenti senza sollevare malcontenti per lo stato di degrado in cui veniva trovato per forza di cose specie dopo il periodo invernale. Con ogni probabilità i detenuti potranno presto essere coinvolti in una serie di interventi non meno importanti. Si tratta di ripulire tutte le caditoie cittadine ingombrate da fango e detriti. Una situazione che provoca sempre - basta un acquazzone un tantino più insistente - una serie di allagamenti agli incroci stradali fino a determinare nei casi più accentuati un pericolo per la pubblica incolumità. Altri interventi potrebbero riguardare - si tratta sempre e comunque di ipotesi - una regolare manutenzione dei viali o del verde pubblico. Come dire che il lavoro non manca. Per ora si prende atto - con la soddisfazione di tutti - che qualcosa di importante è stato completato. La speranza è che si prosegua al fine di qualificare sempre più un’intesa che merita di essere accentuata. Risale ad una quindicina d’anni fa il primo tentativo di dare vita ad una cooperativa di reclusi perché gli stessi avessero potuto prendere in gestione alcuni comparti del demanio forestale delle Cesane. Ma alle migliori intenzioni e alla buona volontà non si riuscì allora a far seguito. Oggi la "sorpresa" anche se in forma diversa - ma non è questo il problema - è maturata in tutta tranquillità e sicurezza. Buona cosa senza dubbio. Che lascia proprio ben sperare per il domani. Verona: Telefono Azzurro in carcere aiuta i figli dei detenuti
L’Arena di Verona, 23 aprile 2007
Il Comitato per il Telefono Azzurro ha una nuova sede. È suo parte del secondo piano della palazzina restaurata dal Comune in via Pigafetta, inaugurata giovedì scorso. Da luglio senza "dimora", il Comitato può finalmente disporre di ampi spazi per la propria attività informativa ed educativa, gomito a gomito coi giovani e gli anziani che usufruiranno del neonato centro d’incontro. Da anni operante nel tessuto veronese, il Comitato per il Telefono Azzurro è quotidianamente impegnato a diffondere informazioni in materia di maltrattamenti ed emarginazione infantile, fenomeni ai quali non è aliena la nostra città. "I frequenti casi di bullismo e discriminazione razziale", spiega Ada Cera, responsabile del Comitato, "ci impegnano in una costante opera di informazione e tutela". Oltre a ciò, i membri del Comitato, tutti rigorosamente volontari, si adoperano nella realizzazione di vari progetti a livello nazionale, come quello di prossima realizzazione "Bambini e carcere", dove i volontari entreranno nel carcere di Montorio per incontrare e aiutare i giovani figli dei detenuti in occasione delle visite. "Questi bambini nutrono un reale disagio all’ingresso del carcere", spiega Franco Calabrese, referente del progetto, "noi cercheremo in qualche modo di rassicurarli, attenuando il duro impatto con la realtà vissuta dai genitori". In cantiere c’è anche un altro progetto: "Uno a uno", ovvero l’assistenza, da parte di un volontario e in orario extrascolastico, a bambini con problemi di integrazione o disagiati, per aiutarli a crescere e ad affrontare le proprie difficoltà. "A riguardo", aggiunge Ada Cera, stiamo aspettando l’adesione delle scuole elementari e medie alle quali abbiamo proposto l’iniziativa". Molte idee e voglia di fare in seno al Comitato, ma si potrebbe fare di più: "Siamo alla ricerca di altri volontari, di persone non per forza specializzate ma che abbiano voglia di dedicare un po’ del loro tempo alla nostra causa, ad aiutare i bambini in difficoltà". Per informazioni sull’attività del Comitato scaligero chiamare lo 045.8840064. Sempre attivo il numero nazionale gratuito per bambini 1.96.96 e la linea istituzionale per adolescenti e adulti 199.151515. Infine il 114, l’emergenza infanzia per chiunque voglia segnalare situazioni di emergenza in cui la salute psicofisica di bambini o adolescenti è in pericolo o a rischio di trauma. Vercelli: "Cdsb-Codiceasbarre"... e si rende libera la creatività
La Voce d’Italia, 23 aprile 2007
In passerella la "Iena" Luca Bizzarri e la cantante Andrea Mirò, già madrina della scorsa edizione. "Cdsb-Codiceasbarre" è un progetto che piace, perché è una bella collezione di moda, perché è un bel progetto di imprenditoria sociale, perché dà voce a donne (non molto fortunate) che sanno fare bene un lavoro, perché è un progetto ecologicamente sostenibile che fa bene alla natura. Nato nel 2002 nel Carcere di Vercelli come progetto sulle Pari Opportunità, "Codiceasbarre" è un’iniziativa che offre alle detenute la possibilità di imparare un mestiere: quello dell’imprenditore. Attraverso corsi di taglio e cucito e dando loro una serie di conoscenze nel campo manageriale e della comunicazione, queste donne non sono diventate delle semplici sarte, ma sono oggi delle imprenditrici del tessile a tutti gli effetti, in grado di gestire strategie di marketing e tutti i processi di produzione per la realizzazione dei capi: dal coordinamento dell’ufficio stile alla personalizzazione sartoriale e creativa del prodotto. Per l’Autunno-Inverno 2007-2008 nasce "Smilin Jail", una collezione uomo e donna ispirata alle figure dei carcerati celebri del cinema: dal comico Charlie Chaplin ne "Il monello" al bel tenebroso George Clooney di "Fratello dove sei", passando per Stanlio & Ollio e Totò. Un tributo al mondo dei detenuti, con un sorriso sulle labbra, dedicato alle carceri austriache e alla celebre prigione di Buenos Aires, dove molte delle pellicole più note sono state girate. Ecco quindi sfilare in passerella capi dall’effetto vintage, come le polo e le felpe a righe con la stampa del numero di riconoscimento e i piumini ottenuti cucendo insieme varie bande di tessuti diversi e dai colori contrastanti. Per la donna, belli i parka imbottiti in vera piuma d’oca, dalle linee asciutte e attuali, belli i pantaloni e le minigonne in velluto idrosolubile e belle le maglie tricot abbottonate, da indossare come giacchine, o con lo scollo a V, eleganti con o senza cappuccio. Infine, da non dimenticare, il rispetto per la natura. I capi sono stati realizzati con Ingeo, la prima fibra derivata interamente da risorse annualmente rinnovabili. In questo caso il mais ha sostituito il petrolio, rendendo così le lavorazioni ecologicamente sostenibili e offrendo un prodotto finale di buona qualità e versatile nel suo utilizzo. Grazie a questo neonato sodalizio, la sfilata di "Codiceasbarre" apre ufficialmente in Italia "Earth Month 2007", ovvero il mese dedicato alla Terra, attraverso iniziative finalizzate alla promozione della salute ambientale del nostro pianeta. Applaudiamo quindi questo progetto che permette alle detenute di superare, fisicamente e non, il confine delle sbarre e di avere una speranza tangibile per il dopo, e a noi, che siamo fuori, di ricevere una bella lezione di vita. E questo ci piace. Fossombrone: la teatro-terapia arriva anche dentro il carcere
Corriere Adriatico, 23 aprile 2007
Detenuti attori. Internamente alla casa di reclusione prosegue al meglio l’esperimento del teatro come momento di formazione e socializzazione. Risale ad un anno fa la rappresentazione che tanti applausi ottenne. Grazie all’università di Urbino. Tante emozioni forti vissute in occasione della presentazione de "Il marinaio, sognatore senza meta", liberamente tratto da "Il marinaio" di Fernando Pessoa e interpretato dal gruppo dei detenuti teatranti. È stato l’evento conclusivo del progetto che ha visto impegnati la facoltà di scienze motorie dell’università di Urbino con la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, l’Ambito Territoriale Sociale 7, il Rossini Opera Festival, Music Store Pesaro e 33 Multimedia Studio Pesaro. Direzione artistica e regia di Cristian Della Chiara e Ciro Limone. L’esperienza del "Teatro in carcere" di Fossombrone è stata ricordata dieci giorni fa a Fano nel dibattito propedeutico alla visione dello spettacolo, presentato nell’ambito della stagione teatrale di Fano, "Il libro della vita" che porta in tournée l’esperienza maturata nel carcere di Volterra. L’attività teatrale può essere uno strumento terapeutico del disagio psichico di soggetti sottoposti a regime detentivo, una terapia, la cui efficacia deve essere valutata con metodologie scientifiche. Libri: "Lucia nella bocca di lupo", di Gloria Persico (Ed. Kairòs)
www.napoli.com, 23 aprile 2007
Giovedì 26 aprile, alle ore 18.00, alla "Libreria Edicole", sita in Piazza Municipio, 5 si presenterà "Lucia nella bocca di lupo" di Gloria Persico (Kairòs Edizioni). All’incontro, moderato da Maurizio Sibilio, interverranno Aurora Cacopardo, Ornella Della Libera ed Annella Prisco. Letture di Patrizia Milone. Sarà presente l’Autrice.
L’opera
Più che un opera di denuncia dei limiti del sistema carcerario "Lucia nella bocca di lupo" di Gloria Persico (Kairòs Edizioni, 2007, pp. 93, € 10) è un romanzo quasi intimistico, incentrato sulla storia di un’agente della polizia giudiziaria condannata a sei mesi di reclusione dietro una falsa accusa di furto. Nella sezione speciale riservata alle colpevoli dei reati di camorra di un carcere femminile del sud la protagonista è costretta, per proteggersi, a celare la propria identità di poliziotta alle compagne di cella. A contatto con l’umanità sofferta delle detenute Lucia ritroverà, tuttavia, lo stimolo per continuare a lottare, riscoprendo il valore della solidarietà e del perdono. Al suo esordio nella narrativa la Persico ritrae la routine della vita carceraria, le perquisizioni, i rari momenti di socialità, i colloqui con i parenti, i rapporti fra le guardie e i detenuti, l’erotismo all’insegna dell’ambiguità sessuale delle carcerate. Ispirandosi ad una storia vera, l’autrice ci racconta la vicenda di una donna capace di trasformare l’esperienza negativa del carcere in un’occasione di crescita per sé e per le compagne.
L’autrice
Gloria Persico, psicologa e psicoterapeuta, si occupa da circa venticinque anni di sessuologia e di ricerca sessuologia. Ha pubblicato: "I segreti della sessualità e i misteri del desiderio" (Franco Angeli Ed., 1997), "Il giardino segreto della sessualità infantile" (Newton & Compton Ed., 2000), "I labirinti della pedofilia" (Newton & Compton Ed., 2001), "Bisessualità e dintorni: il sottile confine dell’identità sessuale" (Franco Angeli Ed., 2004). Droghe: Cassazione; niente indulto se lo spaccio è "aggravato"
Notiziario Aduc, 23 aprile 2007
La Cassazione restringe il campo di applicazione dell’indulto in caso di reati collegati al traffico di stupefacenti. Infatti, non può godere del beneficio chi spaccia grosse quantità di droga o le distribuisce ai minori, magari davanti alla scuola. Insomma, la pena deve essere scontata tutte le volte in cui ci sono le aggravanti specifiche e a prescindere dalla concessione delle attenuanti generiche. È quanto ha stabilito la Suprema Corte che, con la sentenza n. 16403 depositata oggi, è intervenuta per la prima volta sull’argomento interpretando l’articolo 1 della legge 241 del 2006. Quello della Cassazione è un vero e proprio passo indietro rispetto al passato. Una questione, spiegano i giudici della Prima sezione penale, legata alla diversa formulazione delle norme sull’indulto entrate in vigore l’anno scorso rispetto a quelle del ‘90. "Risulta evidente -si legge nelle motivazioni- che il legislatore ha ripristinato il criterio adottato con la legge di delegazione 861 del 1986, eliminando il riferimento alla circostanza dell’applicazione dell’aggravante, come causa di esclusione dal beneficio. Sicché - è uno dei passaggi chiave della sentenza- l’esclusione dal condono consegue unicamente alla ricorrenza delle aggravanti anzidette (che costituisce condizione sufficiente di esclusione dell’indulto), in quanto ciò che viene in considerazione è solamente il reato quoad titulum, siccome circostanziato e ritenuto, indipendentemente dall’influenza che, poi, l’aggravante eserciti in concreto sul trattamento sanzionatorio". E per le nuove norme non importa se l’aggravante sia stata applicata oppure no, se cioè abbia concretamente inciso sulla pena. Sulla base di questi motivi la Suprema corte ha respinto il ricorso di un giovane di Cassino che aveva chiesto l’indulto in relazione ai tre anni di reclusione (e 10mila euro di multa) che il Tribunale della città gli aveva dato per reati collegati al traffico di stupefacenti. I giudici di merito avevano respinto le richieste. Così il ragazzo ha fatto ricorso in Cassazione. La difesa ha avanzato l’istanza di indulto facendo leva sulle attenuanti generiche concesse dalla Corte di Cassino al trentunenne. Insomma, si legge nel ricorso, "l’aggravante di cui all’articolo 80 del T.U. sulle sostanze stupefacenti non osta all’applicazione dell’indulto in ipotesi di concorso con le circostanze attenuanti". I giudici della Prima sezione penale, dopo aver analizzato le norme passate e quelle in vigore, hanno disatteso questa tesi precisando che il concorso delle attenuanti generiche non fa sì che il condono possa essere applicato. Il giovane, quindi, dovrà scontare tutta la pena e rifondere anche le spese processuali. Droghe: Milano; un padre uccide il figlio tossicodipendente
Il Corriere della Sera, 23 aprile 2007
Di quel figlio che si drogava non ne poteva più. Oramai era una lite continua. Lo sanno bene i vicini che tutti i giorni sentivano le urla che arrivavano dalla linda villetta di Triginto, frazione di Mediglia, 18 chilometri a sud-est di Milano. Ieri avrebbe dovuto essere una giornata felice in casa. Invece, Roberto Truffi, un bancario di 53 anni, al culmine dell’ennesimo litigio ha sparato al figlio 25enne Massimiliano. Un solo colpo di fucile e il giovane è stramazzato a terra. "Ho chiesto aiuto a tutti, agli assistenti sociali, ho denunciato mio figlio, tutti mi hanno detto che sarebbero intervenuti, ma nessuno ha fatto nulla per allontanarlo", ha dichiarato il padre-assassino al pm Alessandra Simion con quello che sembra un atto di accusa a chi non lo ha aiutato a trovare una strada d’uscita. Massimiliano faceva il tornitore in una azienda della zona. Non aveva precedenti penali, era incensurato, ma aveva problemi di droga. Consumava hascisc e cocaina. Fino a ieri, i Truffi erano una famiglia come tante all’apparenza "normale e perfetta", dicono i vicini. Madre, padre, due figli maschi, uno di soli 6 anni, e una figlia di 23 che fa la commessa a Milano. Dentro la villetta al numero 35 di via Mazzini, invece, le cose da molto tempo andavano diversamente. Da quando Massimiliano aveva preso a rincasare sempre più tardi la sera, spesso dopo essersi fatto una "riga" di coca o dopo aver bevuto. Un comportamento che il padre non accettava in nessun modo rimproverando un figlio che non sapeva più in che verso prendere. Che non capiva. A giorni la sorella di Massimiliano si sarebbe trasferita in Sardegna dove lavora parte dell’anno e la partenza andava salutata con un pranzo tutti insieme in casa. Appena finito di mangiare, padre e figlio si sono di nuovo affrontati in giardino. Le solite urla, le solite accuse. I vicini ad ascoltare. "Non era la prima volta che accadeva, li sentivamo discutere animatamente. Ma in quale famiglia non succede?", si chiede una di loro. Stavolta Roberto Truffi ha perso il lume della ragione, è entrato in casa, ha imbracciato uno dei suoi 4 fucili da caccia regolarmente denunciati e lo ha caricato. È uscito che era ancora fuori di sé e ha sparato un solo devastante colpo che ha raggiunto Massimiliano al collo. Il 118 è arrivato presto, ma i tentativi di rianimazione sono stati inutili. Subito il bancario si è costituito ai carabinieri. In caserma è stato interrogato dal sostituto procuratore di Lodi Alessandra Simion, competente per territorio. "Non ce la facevo più, ero disperato. Dovevo fargliela pagare", ha ripetuto al pm, che ora verificherà le denunce dell’uomo. Dopo la tragedia, parenti e amici in lacrime si sono ritrovati davanti alla villetta, increduli. Silvana, cugina del giovane morto, racconta che Massimiliano "era un bravo ragazzo dal carattere a volte difficile, ma che non sembrava avere problemi insormontabili". Un giovane che lo conosceva bene lo ricorda "sempre sorridente, stava bene con tutti, tranne in quella casa". Ora è la comunità di Triginto a chiedersi, come fa una donna che abita poco più in là, perché "nessuno ha saputo ascoltare il grido di aiuto dei Truffi". Immigrazione: domani la Riforma in Consiglio dei Ministri
Redattore Sociale, 23 aprile 2007
Il testo punta ad aumentare gli ingressi legali, favorendo l’incontro tra domanda e offerta: si interviene su tempi di soggiorno concessi ai lavoratori e sulle quote d’ingresso. Nasce una banca dati delle richieste d’ingresso. Dopo annunci e rinvii il testo di riforma della Bossi-Fini approda domani in Consiglio dei Ministri, salvo ripensamenti dell’ultimo momento. La bozza del disegno di legge impegna il governo a varare entro un anno dall’entrata in vigore del legge in discussione domani la modifica dell’attuale disciplina dell’immigrazione, in vigore dal 2002. Confermate e messe a sistema tutte le anticipazioni avanzate fino ad oggi dai ministri Giuliano Amato e Paolo Ferrero che congiuntamente vi hanno lavorato. Il testo punta ad aumentare gli ingressi legali in Italia, andando a modificare i tempi di soggiorno concessi ai lavoratori e il sistema delle quote d’ingresso, favorendo così l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Flussi d’ingresso, decide il mercato - Cambia il meccanismo di determinazione dei flussi di ingresso: si avrà una programmazione triennale delle quote massime di cittadini stranieri da ammettere ogni anno con un adeguamento di anno in anno a seconda delle "nuove esigenze del mercato del lavoro". Per questo si terrà conto dei dati sulla effettiva richiesta di lavoro elaborati dal Ministero della solidarietà sociale, dei dati forniti dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale, delle indicazioni provenienti dai Consigli territoriali per l’immigrazione presso le prefetture, dei programmi di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine, delle indicazioni provenienti dalle Regioni e Province autonome, ma anche "dei rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro nonché degli enti e delle associazioni rappresentativi sul piano nazionale ed attivi nell’assistenza e nell’integrazione degli immigrati". La quota stabilita per lavoro subordinato e autonomo potrà quindi essere superata "in presenza di un numero di richieste di nulla osta eccedenti". Azioni di sostegno e sviluppo, specifiche azioni formative e il riconoscimento delle professionalità pregresse sono pensate in particolare per la categoria delle badanti. Una banca dati delle richieste d’ingresso - Le richieste dei lavoratori stranieri per lavoro, anche stagionale, saranno "organizzate in base alle singole nazionalità con criterio cronologico". Nell’iscrizione si terrà conto del grado di conoscenza della lingua italiana, dei titoli e della qualifica professionale posseduta, dell’eventuale frequenza di corsi di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine, "nell’ambito dei quali sia garantita la diffusione dei valori a cui si ispira la Costituzione italiana e dei principi su cui si basa la convivenza della comunità nazionale". Per quanto riguarda invece gli accordi per ingresso di lavoro e di rimpatrio con i Paesi di origine saranno privilegiati "gli Stati che abbiano dimostrato un atteggiamento collaborativo in materia di contrasto alla immigrazione clandestina"; sarà definita da convenzioni con lo Stato italiano la responsabilità della iscrizione nelle liste e della loro tenuta, trasmesse alle rappresentanze diplomatiche e consolari all’estero. Le richieste di ingresso per lavoro e le offerte di lavoro confluiranno in una Banca dati interministeriale. Rimesse, fattore di sviluppo - La nuova legge punta alla valorizzazione delle rimesse degli stranieri che vivono in Italia verso i Paesi di origine, che ad oggi superano la quota degli aiuti allo sviluppo che l’Italia è in grado di destinare. Il governo avvierà protocolli ed intese con banche ed altri istituti affinché i trasferimenti siano poco costosi e dunque le risorse degli immigrati non si disperdano per vie illegali. In quest’ottica il testo prevede anche la valorizzazione delle competenze acquisite dai migranti in Italia quali agenti di sviluppo nei paesi di origine e mira ad incentivare "il ritorno produttivo, temporaneo o definitivo, dei migranti nei Paesi di origine, permettendo il mantenimento dello status di soggiornante regolare in Italia nel caso di partecipazione a specifici progetti effettuati in collaborazione con i Ministeri competenti".
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