Rassegna stampa 14 aprile

 

Giustizia: maggiori garanzie per le persone detenute

di Mauro Palma (Presidente comitato europeo prevenzione tortura)

 

Il Manifesto, 14 aprile 2007

 

Dare visibilità a luoghi per necessità, cultura e consuetudini, tenuti al riparo da sguardi indiscreti è il miglior modo per prevenire che essi possano diventare luoghi opachi, alle cui soglie il diritto rischia di arretrare e al cui interno il sistema a tutela dei diritti fondamentali rischia di non funzionare.

Per questo tutte le Convenzioni che in ambito internazionale sono state definite per prevenire ogni forma di maltrattamento delle persone private della libertà hanno ben chiaro un duplice aspetto: la prevenzione dei trattamenti "inumani e degradanti" di chi è, appunto, oggetto di tale privazione e la prevenzione delle false denunce verso chi ha correttamente operato.

Lo strumento più idoneo per questo duplice obiettivo è stato da tempo individuato nella possibilità di designare un comitato indipendente che abbia accesso, in maniera ampia e non annunciata, a tali luoghi e alle persone che vi sono ristrette e che, senza nulla togliere al doveroso esercizio di controllo amministrativo e giudiziario, rappresenti un occhio esterno che continuamente monitori il sistema e individui i suoi punti di criticità.

In ambito europeo tale compito è affidato al Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti e pene inumani o degradanti, che, con sede a Strasburgo, opera da quasi vent’anni conducendo continue visite nei più disparati luoghi del territorio del vecchio continente. Nel più generale ambito delle Nazioni Unite, un Comitato con analoghi poteri ha iniziato a muovere i primi passi quest’anno.

Ma proprio l’allargamento della possibile tutela e la sua effettività rendono evidente la necessità di poter contare su una rete nazionale di organismi con analoghi poteri; di Comitati nazionali, quindi, che continuamente e in modo autonomo e autorevole, svolgano il lavoro di visita, ispezione, controllo e indirizzino conseguenti raccomandazioni ai governi. Per questo il Protocollo delle Nazioni Unite che ha istituito il nuovo organismo stabilisce che gli stati aderenti debbano istituire entro un anno dalla ratifica un meccanismo nazionale di controllo sui luoghi di privazione della libertà, con le caratteristiche di incisività e autonomia di cui si è detto.

L’Italia non ha ancora ratificato il Protocollo e si spera provveda in tempi brevi. Tuttavia la camera dei deputati ha inviato ieri un segnale molto positivo in tale direzione, con l’approvazione del disegno di legge che istituisce la "Commissione per la promozione e la tutela dei diritti umani" e affida a essa tale compito di monitoraggio.

Viene così a un primo compimento un percorso che in via sperimentale si era già avviato, sulla spinta dell’associazionismo che si occupa di carcere e penalità, in primo luogo Antigone, attraverso l’introduzione della figura del "garante dei detenuti", già istituita in molte amministrazioni locali.

Tre elementi modificano, rafforzandole, le connotazioni della sperimentazione fin qui condotta. Il primo è che il disegno di legge approvato non si limita al solo mondo carcerario, ma considera tutte le forme della privazione della libertà: dalla custodia nei vari luoghi della polizia, della guardia di finanza o dei carabinieri, ai centri di permanenza temporanea per immigrati, alle comunità per minori, alle strutture che ospitano in convenzione coloro che usufruiscono di misure alternative alla detenzione.

Il secondo elemento è che, una volta in vigore la legge, l’accesso ai luoghi non sarà più richiesto alle amministrazioni e da esse autorizzato, così come è per gli attuali "garanti" ma sarà un autonomo e doveroso esercizio del proprio mandato da parte della Commissione. Il terzo è che tale funzione sarà parte, ben specifica e definita, di un più ampio compito della Commissione stessa, volto all’effettiva tutela dei diritti fondamentali delle persone, all’individuazione di situazioni a rischio e di necessità formative degli operatori, alla formulazione di proposte da rivolgere al governo e al parlamento. In sostanza un compito non solo ispettivo, ma anche di indirizzo.

Un buon passo in avanti, quindi, che si affianca a quello dell’inserimento del reato di tortura nel codice penale, in esame al senato dopo l’approvazione della camera. Entrambi potrebbero - ci auguriamo - giungere al termine del proprio iter legislativo in breve, inviando un messaggio di capacità della politica nel suo complesso di dare indicazioni e costruire cultura in ambiti non sempre produttori di immediato, facile, consenso.

Vicenza: detenuto muore stordendosi col gas del fornellino

 

Giornale di Vicenza, 14 aprile 2007

 

Quando è stato dato l’allarme, l’altro pomeriggio intorno alle 16, il suo cuore ormai aveva smesso di battere. Carlo Maruzzo giaceva immobile nella sua cella al San Pio X con attorno gli agenti di polizia penitenziaria e i sanitari che cercavano di rianimarlo. Per l’uomo di Torri di Quartesolo che aveva 38 anni, e che si trovava in carcere dall’inizio di febbraio per detenzione di mezzo chilo di hashish, tutto si è purtroppo rivelato inutile. Il referto di morte parla di arresto cardiorespiratorio per probabile avvelenamento da gas. Attorno alla sua testa i soccorritori hanno trovato un sacchetto di plastica.

Il magistrato di turno Marco Peraro, anche su sollecitazione della famiglia e dell’avvocato Paolo Mele senior, che assisteva la vittima, ha ordinato l’autopsia. Si vuole comprendere se il decesso sia dipeso dallo stordimento che Maruzzo voleva provare come surrogato dello stupefacente oppure ha voluto togliersi la vita. L’indagine della polizia penitenziaria oscilla tra queste due ipotesi, senza per adesso privilegiare una delle due.

"Faccio fatica a pensare al suicidio - spiega addolorato l’avv. Mele -, per me è stato un incidente. Avevamo in programma una serie di attività difensive ed era molto partecipe. Non era depresso e stava lavorando su se stesso per guardare al futuro con determinazione".

La notizia della tragedia in breve ha fatto il giro del penitenziario e ieri è rimbalzata negli ambienti giudiziari. "Non voglio entrare nel merito dell’inchiesta - afferma Claudio Stella, presidente vicentino dell’associazione "Utopie Fattibili" che coopera nell’universo carcerario -, ma la droga del detenuto è rappresentata proprio dal gas dei fornelli usati per riscaldare le vivande e usato per provocare lo sballo. Conoscevo Maruzzo perché aveva lavorato per alcuni mesi nella nostra cooperativa. Non credo al fatto autolesionistico".

Carlo Maruzzo era stato preso dai carabinieri del reparto operativo di Vicenza assieme alla convivente ungherese Klotild Solymne. Nel corso del sopralluogo nel loro appartamento di Torri di Quartesolo erano stati sequestrati oltre a mezzo chilo di "fumo" anche 40 mila euro in contanti nascosti nella canna fumaria.

Non era la prima volta che Maruzzo rimaneva implicato in un’inchiesta per detenzione di droga al fine di spacciarla. Anche per questo, nonostante il quantitativo rinvenuto non fosse particolarmente elevato visto lo stupefacente in circolazione, si trovava in regime di detenzione perché l’indulto che aveva sanato una precedente condanna gli era stato revocato. La tragedia è avvenuta mentre una parte dei detenuti era all’aperto per l’ora d’aria. Maruzzo sarebbe rimasto da solo nella cella ed è avvenuto quello che per la famiglia è stato un incidente. Anche se spetterà all’inchiesta della procura stabilire che cos’è effettivamente successo.

"In questi casi conviene a molti ritenere che sia stato un suicidio - analizza Stella -, ma la realtà carceraria è molto più complessa. Partendo dal presupposto che non voglio entrare nell’ambito dell’inchiesta, notiamo in giro per il Paese che gli ambienti carcerari si stanno di nuovo deteriorando". L’avvocato Paolo Mele senior assieme al collega Alberto Pellizzari, su indicazione della camera penale vicentina, fa parte dell’osservatorio sul carcere voluto dagli avvocati del foro. "Una morte in carcere ci angoscia molto - aggiunge Stella, che da anni coopera come volontario nel mondo penitenziario - e non dovrebbe mai succedere.

Il carcere è una realtà dura, le autorità dovrebbero fare di tutto perché sia comunque a dimensione d’uomo. Lo sballo col gas delle bombolette dei fornelli per i tossicodipendenti è un fenomeno noto. Non dobbiamo dimenticare, se le parole hanno un significato, che la pena mira alla rieducazione in vista del reinserimento degli individui nella società. Noi crediamo che non sia un’utopia. Tragedie come quella di Maruzzo ci colpiscono e ci interrogano".

Aversa: il detenuto suicida era affetto da schizofrenia cronica

 

Caserta Oggi, 14 aprile 2007

 

Un suicidio che ha sconvolto gli operatori del penitenziario di Aversa, quello di Gianluigi Frigerio, che avrebbe compiuto cinquanta anni l’11 ottobre prossimo. Una storia che a dir poco fa rabbrividire, che in fondo incute pena per un disperato che ha scontato una pena esagerata, per un crimine di non troppa importanza.

Alla fine la storia è terminata in questa tragica maniera. Il malcapitato non ha visto via d’uscita e si è suicidato, si è impiccato nella sua cella dove poi è stato trovato ieri mattina dalle guardie. La sua morte risale a circa alle 5,40 del mattino. Per il caso Frigerio anche il direttore del penitenziario è rimasto sconvolto dall’accaduto, tanto che ha chiesto una riunione con i rappresentanti delle istituzioni competenti per parlare appunto dei problemi dei tanti malati mentali che una volta scontata la loro pena, non trovano strutture adeguate ad accoglierli e spesso, purtroppo, finiscono come Gianluigi. Sembra infatti, che sono già quattro i detenuti che hanno scelto il suicidio come unica soluzione ai loro problemi, e fu lo stesso direttore a parlare di questo problema nei convegni che si organizzarono in merito, ma fino ad oggi non ci sono stati interventi adeguati da parte delle forze politiche interessate.

Nei prossimi giorni il direttore Ferraro, incontrerà i diretti interessati per sollecitare ancora interventi adeguati, "Affinché i politici si prendano le loro responsabilità e soprattutto si creino strutture adeguate ad ospitare ex detenuti con problemi" ha commentato il direttore ancora sconvolto per quanto è accaduto. La salma del povero Gianluigi è stato trasportato nel reparto di medicina legale dell’ospedale civile di Caserta in attesa di autopsia.

Gianluigi era nato a Milano ed era residente a Brescia, in via degli Abruzzi, ex elettricista, celibe, fu arrestato nel 2000 per oltraggio al pubblico ufficiale e condannato dal tribunale di Brescia ad un anno di reclusione. Pena che è stata in seguito prorogata, forse per i suoi comportamenti violenti anche con i compagni di cella.

Veneto: l’IdV organizza la domenica per "il diritto alla sicurezza"

 

Il Gazzettino, 14 aprile 2007

 

Domenica dedicata alla sicurezza, o meglio al diritto alla sicurezza, per l’Italia dei valori: domani sarà nelle piazze di tutto il Veneto con un banchetto informativo sul programma che il partito di Di Pietro vuole portare avanti in Parlamento, talvolta in disaccordo con la sua stessa maggioranza.

In città l’appuntamento è in piazza della Frutta, davanti al bar Margherita, dalle 9.30 alle 18, in provincia confermata Cittadella, in forse Vigonza. "Non è con le ronde leghiste che si risolve il problema della sicurezza - spiega l’on. Antonio Borghesi, segretario regionale di IdV - e nemmeno puntando tutto sull’integrazione degli extracomunitari, visto che la criminalità dilaga in Veneto da tempo, anche prima dell’arrivo in massa degli immigrati.

Certo, anche in questo settore si può fare di più. Noi crediamo che la cittadinanza agli extracomunitari sia un dovere, non un diritto. La permanenza in Italia dovrebbe essere di almeno 8 anni (il Governo ne prevede 5). Indispensabile anche la conoscenza della nostra lingua e della nostra cultura ad un livello pari alla terza media (e non alla quinta elementare).

Ribadiamo inoltre che l’ingresso clandestino nel nostro Paese per noi è un reato". Nel programma "Libero nella tua città - la sicurezza del cittadino è un diritto!" l’Italia dei Valori chiede l’impiego delle forze dell’ordine "sul campo", lasciando in ufficio personale civile, una maggiore fermezza giuridica (l’IdV votò contro l’indulto), un potenziamento dell’illuminazione e della videosorveglianza nelle periferie e l’attivazione di un centro d’ascolto 24 ore su 24 per raccogliere le segnalazioni dei cittadini.

Alessandria: commissione giustizia in visita alle carceri cittadine

 

Agenfax, 14 aprile 2007

 

L’Assessore Provinciale alla Formazione Professionale, Massimo Barbadoro, ha invitato l’On. Silvio Crapolicchio, componente della Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, nella città di Alessandria, per una visita, nella mattinata del 13 aprile, agli istituti penitenziari Don Soria e San Michele. L’Assessore ha spiegato: "Tale binomio, carceri-formazione professionale nasce da un progetto, che deriva dall’esigenza di mettere in rete diversi Enti, istituzionali e non, per rispondere alla necessità di riabilitare chi è detenuto nei penitenziari".

L’Assessore Barbadoro che è, inoltre, il Presidente del GOL, aggiunge: "che questo è un ente di coordinamento inter-istituzionale che promuove sul territorio una politica sociale finalizzata alla prevenzione del disadattamento e della criminalità; che coinvolge tutte le realtà istituzionali e associative presenti sul territorio stimolando la creazione di una rete integrata di servizi pubblici e del volontariato; che definisce percorsi integrati sia nella fase di impostazione dei progetti sia nella fase di realizzazione che individuino, quale fulcro dell’intervento, la persona umana, tenendo conto delle sue capacità e dei suoi bisogni da un lato e dei servizi, delle opportunità e delle risorse disponibili messe in campo dai diversi soggetti che compongono i GOL, in relazione alle loro competenze di finalità dall’altro; che migliora la comunicazione tra le diverse componenti, potenziare il lavoro di rete, coordinare le iniziative e favorire lo sviluppo di prassi operative comuni; che individua modalità di monitoraggio e verifica i progetti, ed infine, che organizzare interventi di sensibilizzazione della cittadinanza."

In conclusione l’Assessore Massimo Barbadoro dichiara che la finalità del Gol; al quale l’On. Crapolicchio è stato invitato a partecipare insieme ai membri della Ottava Commissione Consigliare, nel pomeriggio del 13 aprile, è una programmazione concordata sui temi della prevenzione della devianza, delle iniziative rivolte a persone in esecuzione penale, sia all’interno degli Istituti che sul territorio, e sulle politiche tese al reinserimento sociale e lavorativo di detenuti ed ex detenuti; ed inoltre, compito del GOL è quello di mettere a punto una progettazione nel settore attraverso un piano di lavoro annuale che tenga conto delle strategie di intervento individuate dalle diverse componenti, dei bisogni emergenti e delle risorse disponibili".L’Assessore Barbadoro conclude dimostrando ampia soddisfazione per il successo del Progetto sopra esposto giacché riassume appieno il tentativo di riabilitazione di chi ha sbagliato e sta pagando ma di chi deve avere, anche, la possibilità di un reinserimento sociale dopo la pena e la sua espiazione.

Milano: il fotografo Fabrizio Corona è "provato dal carcere"

 

Tg Com, 14 aprile 2007

 

Il fotografo Fabrizio Corona, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sui presunti ricatti a vip, "ha intenzione di chiarire molte cose" con i magistrati milanesi. A dirlo è uno dei suoi legali, Giuseppe Strano Tagliareni, che l’ha visitato nel carcere di San Vittore, dove Corona è stato trasferito da Potenza, e dove l’avvocato l’ha trovato "molto provato" per via delle condizioni in cui è detenuto. "Non è un problema del signor Corona - ha spiegato Strano Tagliareni -, ma se denunciare le condizioni fatiscenti di questo carcere, considerata l’attenzione mediatica che c’è su questa inchiesta, può servire anche al signor Rossi di turno ed è bene farlo". "Milano è una città ricca - ha proseguito il legale - si vedono lusso e sfarzo ovunque, ma non assicura condizioni dignitose per i detenuti". Il fotografo sarà interrogato nei prossimi giorni dal pm Frank Di Maio, che ha ricevuto dalla magistratura lucana gli atti riguardanti svariati episodi di presunti ricatti a vip e relativi a cessione di cocaina. Non è ancora stata fissata, però, la data dell’interrogatorio.

Roma: torna "Delinquenti", il musical dei "Presi per caso"

 

Music Club, 14 aprile 2007

 

Sabato 14 aprile alle ore 21,00 e il 15 aprile alle ore 17,30 presso il Teatro Santa Chiara al Casaletto (via del Casaletto 691, tel. 06 2751597) i Presi per caso, dopo il successo dello scorso 1° aprile, proporranno una nuova edizione del musical Delinquenti. Gli interpreti sono: Barbara Marzoli, Roberto Celestini, Gianfranco Palma, Stefano Adami, Pino Forcina, Giampiero Pellegrini, Pietro Ferracci. I musicisti sul palco, ovvero i "ragazzi" dei Presi per Caso, sono Armando Bassani, Claudio Bracci, Stefano Bracci, Salvatore Ferraro, Arnaldo Giuseppetti, Marco Nasini. Testi e musiche della pièce sono di Salvatore Ferraro. La regia è di Giampiero Pellegrini.

Delinquenti è il secondo spettacolo teatrale messo in scena dai Presi per caso, il progetto nato dentro il carcere di Rebibbia che ha dato i natali all’omonima rock band, da una parte, e alla compagnia teatrale la Cattiva Compagnia, dall’altra. Ideatori dell’iniziativa un gruppo di ex detenuti del carcere di Rebibbia animati dalla volontà di raccontare il carcere alla società dei liberi. Raccontarlo, soprattutto, con la voce, i gesti, le storie di chi il carcere lo ha vissuto veramente, trasponendo sul palco la sensazione vivida, tracciata dalle parole, dagli argomenti, dai tratti somatici degli stessi protagonisti, dell’esser imprigionato: scorci di vita carcerata riassunte in scene dal ritmo sorprendentemente incalzante e da una serie di monologhi di grande, tragica, comicità e gag fulminanti. Elemento determinate la musica: come in un piccolo musical, si incontrano tutti i generi musicali possibili (dal rock al valzer, dal gospel alla malinconica ballata e poi il blues, il ritmo latino) quasi a voler sottolineare l’unica reale risorsa per chi sta in carcere, il rapporto, anche solo auditivo tramite radio, con la società che sta fuori. Un carcere, quindi reale, nella sua disumana contraddittorietà ma anche una condizione comunicata nella forma più ferocemente comica e tragicamente brillante per renderne i contenuti più facilmente assimilabili ad un pubblico per anni tenuto debitamente distante da problematiche del genere.

Domenica 15 marzo lo spettacolo sarà preceduto da Prigioni, una selezione di testi da tutto il mondo (Sud Africa, Turchia, Grecia, Palestina, Algeria, Inghilterra, Spagna) che vogliono offrire uno spaccato sulla situazione carceraria di tutto il mondo. Un mondo creato, con estrema crudeltà, da uomini contro altri uomini che oltre a violare la libertà annulla la dignità umana. A supporto il canto di Filiò Sotiraki che non si limita ad accompagnare le poesie, ma diviene attraverso la sua voce poesia pura, evidenziando, sottolineando e rafforzando attraverso una cascata di ritmi e sonorità i testi degli autori. Ma anche il suono ricco di fascino e suggestioni dell’Oud di Martino Cappelli. Lettori ed interpreti saranno: La Tona, Valentina Arena, Francesco Vallecoccia, Salvatore Ferraro, Silvia Dionisi. La regia di Gianni Dal Maso.

 

La trama

 

L’amministrazione penitenziaria concede a 14 detenuti, dopo parecchi anni di pena espiata in carcere, di dimostrare, attraverso una rappresentazione pubblica di tipo artistico, di essere cambiati, migliorati e redenti dal passato deviante. È la storia dei fuori scena di questo spettacolo, il momento in cui 1 14 "delinquenti", fuori dal canovaccio perbenista imposto dal copione, danno luogo e luce alla personale raccolta di sentimenti veri, umori, aspirazioni e delle paure per il futuro che verrà. La sincerità di sentimenti rudi e borderline contro la piattezza ipocrita e conformista degli educatori che, per considerare veramente redenta una persona, accettano solo figure passivamente omologate a un’idea ipocrita di pentimento. Con finale a sorpresa.

Nati dentro il Carcere di Rebibbia, i Presi per caso sono un progetto musicale che ha quale principale obiettivo raccontare la condizione carceraria e sensibilizzare l’opinione pubblica attorno ai suoi problemi e alla sua realtà umana e sociale. Lanciati a livello nazionale da Demo, la trasmissione acchiappa-talenti di Radio1 ideata e condotta da Michael Pergolani e Renato Marengo, i Presi per Caso sono formati da qualche anno da un nucleo originario accomunato dall’esperienza del carcere, ma anche da elementi incontrati a seguito della liberazione: a simboleggiare un ideale rapporto fra "dentro" e "fuori" che dovrebbe e sicuramente può essere alla base contemporaneamente di un discorso di risarcimento e di recupero sociali.

Viterbo: compagnia di disabili recita Shakespeare per i detenuti

 

Comunicato Stampa, 14 aprile 2007

 

"Hamlet". Frammenti da e per William Shakespeare, uno spettacolo di Maria Sandrelli con i ragazzi del gruppo teatrale integrato Etabeta, il 16 aprile ore 16.30 alla Casa Circondariale Mammagialla. Viterbo, Strada SS. Salvatore, 14/b. Il 3 maggio ore 16,00, alla Casa Circondariale Femminile di Rebibbia. Roma, Via Bartolo Longo, 92. Alle repliche negli Istituti Penitenziari non è consentito l’ingresso al pubblico. Info: King Kong Studios 347.1662081; kingkongstudios@libero.it.

I giovani diversamente abili dell’Associazione Eta Beta tornano in scena su due palcoscenici "speciali" con "Hamlet" da Shakespeare per la regia di Maria Sandrelli. Dopo il debutto a Viterbo, il 13 aprile nella Chiesa della Pace, lo spettacolo, ultimo capitolo di una trilogia shakesperiana iniziata con "La Tempesta" prima e "Romeo e Giulietta" poi , sarà replicato il 16 aprile p.v., alle ore 16,30 nel Casa Circondariale "Mammagialla" di Viterbo e il 3 maggio p.v. alle ore 16,00 presso la Casa Circondariale femminile di Rebibbia.

Con "Hamlet", si ripete e si amplia la fortunata esperienza dello scorso anno, quando per la prima volta la compagnia teatrale di Eta Beta, guidata da Maria Sandrelli, regista e direttrice artistica dell’associazione King Kong Studios, fu ospite del carcere viterbese per la rappresentazione di "Romeo e Giulietta". L’iniziativa, promossa dall’associazione King Kong Studios con Eta Beta, l’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile della ASL di Viterbo, la Casa Circondariale di Viterbo e di Rebibbia femminile, è sostenuta dalla Regione Lazio - Direzione regionale Servizi Sociali.

Lo spettacolo, frutto di un laboratorio durato sei mesi, si colloca al centro di un’importante esperienza di pratica teatrale come cura del sé, in cui attraverso l’espressività artistica si crea un sistema di relazioni forti e profonde, pericolose ed essenziali, in uno scambio che può aiutare a rifondare nuovi rapporti ed evitare il distacco irreparabile fra l’uno e l’altro, fra sé e sé. In questo senso, l’esperienza artistica, diventa un punto di incontro fondante e necessario tra due realtà "a margine" come quella dell’handicap e quella del carcere.

Ragusa: presentati due cortometraggi realizzati in carcere

 

La Sicilia, 14 aprile 2007

 

Cortometraggi da dietro le sbarre. Sono quelli presentati ieri mattina all’istituto "Besta" di Ragusa. Girati all’interno del carcere di Bicocca, a Catania, dove sono entrate le telecamere grazie all’autorizzazione del ministero della Giustizia, dei dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e della direzione generale dei detenuti e del trattamento. Sono stati questi organismi a fornire il patrocinio all’iniziativa realizzata da Siculamente, con la regia di Alessandro De Filippo, i suoni di Carlo Natoli, il montaggio di Antonio Lizzio, attraverso la collaborazione del laboratorio multimediale Musa della facoltà di lettere dell’Università di Catania.

I due cortometraggi, presentati nell’ambito del progetto School Art, voluto dall’assessore provinciale alla Pubblica istruzione, Giancarlo Cugnata, hanno catturato l’attenzione degli studenti presenti alla visione. Il primo corto si intitola "Isola" e fa riferimento al terribile isolamento diurno a cui vengono sottoposti i detenuti condannati a più ergastoli. Momenti difficili in cui, spiegano gli stessi detenuti protagonisti del corto, si rischia di impazzire. L’altro corto è intitolato "Cattura" e racconta la storia di un detenuto costretto a delinquere a causa della povertà.

Modena: arriva in città l’esperienza degli "avvocati di strada"

 

Redattore Sociale, 14 aprile 2007

 

Il progetto nazionale di assistenza legale alle persone senza fissa dimora inaugura domani un nuovo sportello nella città emiliana, grazie alla collaborazione con Porta Aperta, associazione promossa dalla Caritas e dalla Chiesa locale.

Si allarga anche a Modena l’esperienza di "Avvocato di strada". Il progetto nazionale di assistenza legale alle persone senza fissa dimora inaugura domani, sabato 14 aprile, un nuovo sportello nella città della Ghirlandina: tutto grazie alla collaborazione con Porta Aperta, associazione di volontariato e cooperativa di solidarietà sociale promossa dalla Caritas e dalla Chiesa locale. "Abbiamo sentito la necessità - dice Nives Paterlini, presidente di Porta Aperta - di completare il nostro impegno per i bisogni primari dei senza casa con questo intervento, che vuole tutelare anche i loro diritti". Di qui il contatto con l’associazione degli Avvocati di strada, che ha portato all’apertura dello sportello legale per assistere i senza fissa dimora che, ad esempio, hanno bisogno del certificato di residenza per avere accesso a servizi fondamentali come l’assistenza sanitaria.

Porta Aperta, che nel 2008 festeggerà i trent’anni, nacque in origine come centro d’ascolto, ma oggi opera in diversi settori del disagio sociale e dell’emarginazione. Per gli "homeless" del territorio modenese mette a disposizione un dormitorio da 25 posti - "sempre al completo", dice la presidente -, un ambulatorio medico dove si effettuano in media 1.600 visite all’anno e altri servizi come le docce e un punto di distribuzione di vestiti. Tutte attività che richiedono continuità di gestione: per questo è stata costituita l’omonima cooperativa di solidarietà sociale, che affianca il lavoro degli operatori a quello dei volontari.

Nel nuovo ufficio di "Avvocato di strada" si alterneranno inizialmente sei legali modenesi che hanno dato la loro disponibilità, tutti i giovedì dalle 16 alle 18.30. Ma lo sportello sarà aperto, come segreteria e punto raccolta di richieste di assistenza, anche il lunedì e il mercoledì dalle 11 alle 13, il martedì e il giovedì dalle 15 alle 18.30.

La sede è la stessa di "Porta Aperta", strada Cimitero San Cataldo 117, il telefono è 059.827870. Dopo le ultime aperture a Rovigo e Taranto, con questo di Modena sono ormai una quindicina gli sportelli di Avvocato di strada attivi in diverse città italiane. E sta muovendo i primi passi, come ha confermato di recente il fondatore del progetto Antonio Mumolo, l’idea di un coordinamento nazionale degli operatori e avvocati che gestiscono gli sportelli nelle varie città con l’appoggio di associazioni laiche e cattoliche di volontariato.

Droghe: Roma; in 40mila alla street-parade antiproibizionista

 

Notiziario Aduc, 14 aprile 2007

 

Abrogazione della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, apertura di un dibattito tra tutte le parti sociali, consumatori compresi, potenziamento dell’assistenza pubblica ed esclusione di quella privata nella fase di recupero dei tossicodipendenti. Sono le istanze di Mdma, il Movimento di massa antiproibizionista, i cui associati, tantissimi centri sociali provenienti da tutta Italia, operatori del settore, collettivi ed associazioni, sfilano oggi in corteo a Roma. La street-parade, come la definiscono gli organizzatori, è intesa come uno "spazio liberato", dove è consentito quindi fumare spinelli o assumere altre sostanze. Libero anche il consumo di alcolici. La manifestazione, composta in maggior parte da giovani e giovanissimi, è cominciata pochi minuti prima delle 17, in piazza della Repubblica. Sono 22 i camion e camioncini - di cui cinque Tir da 13 metri - che sfilano nel corteo.

A bordo degli automezzi, affollati di partecipanti, sono stati montati impianti musicali che trasmettono ad altissimo volume. Il corteo è aperto da uno striscione con la scritta "La legge Fini sulle droghe continua a fare pena... Il governo Prodi pure". L’attuale esecutivo, infatti, è preso di mira dai manifestanti, in quanto ad un anno dal suo insediamento non è stato in grado di modificare la legge voluta dal governo precedente, nonostante l’impegno preso in campagna elettorale.

Droghe: Casini; ora e per sempre siamo uniti contro la droga

 

Notiziario Aduc, 14 aprile 2007

 

È don Pierino Gelmini a scaldare la platea della seconda giornata del terzo congresso dell’Udc alla Nuova Fiera di Roma. Accompagnato sul palco per mano dal leader del partito, Pier Ferdinando Casini, che "considero mio figlio", ha detto, il fondatore della comunità di recupero Incontro ha esortato i centristi: "L’Udc deve difendere i grandi valori: la famiglia, il lavoro, la chiesa e i giovani che sono in balia della droga".

"Io sono un vecchio prete, ma vi chiedo in ginocchio di difendere la vita: create e realizzate famiglie vere. Non scendete a patti con il relativismo e il consumismo. La famiglia dopo la Chiesa e prima della politica è la più grande istituzione da difendere". Don Gelmini ha puntato il dito anche contro il provvedimento che innalza la soglia di consumo di droghe leggere consentito: "La droga non può diventare un diritto come la casa", ha detto, perché "la droga è morte, uccide prima la mente, poi il cuore". Ed ha invitato: "Non abbandonate i miei ragazzi" perché "sono anche i vostri figli e li affido al vostro coraggio e al vostro amore".

Poi, rivolto direttamente a Casini: "Ti porto il messaggio dei miei ragazzi che mi hanno detto: dì al tuo amico che noi vogliamo sapere dove andate perché vogliamo camminare con voi". Una vera e propria standing ovation ha accolto la fine dell’intervento di don Gelmini e Casini lo ha rassicurato: "Caro Pierino, siamo uniti contro la liberalizzazione della droga. Ora e sempre siamo contro la droga".

Droghe: contro il consumo delle colle legalizzare la cannabis

 

Notiziario Aduc, 14 aprile 2007

 

Ormai non passa giorno senza che venga lanciato l’allarme su qualche nuova droga. Ieri è stato il caso di colle e lacche, a cui immediatamente si risponde ipotizzando nuove politiche proibizioniste e campagne pubblicitarie shock. Qualche mese fa era toccato alla salvia divinorum. Ma sono moltissime le sostanze legalmente in commercio che potrebbero avere proprietà stupefacenti: benzina, vernici, gomma, plastiche, farmaci contro il raffreddore, e così via. È chiaro che la politica proibizionista non può funzionare, a meno che non si voglia proibire tutto ciò che potenzialmente dà il senso di alticcio.

Forse sarebbe il caso di cominciare a chiedersi perché i giovani sperimentano con successo sostanze apparentemente così estranee al mondo della droga. A nostro avvisto, quello che incentiva questo comportamento è il fatto che la persona che vuole questo senso di alticcio (che male ci sarà poi mai!) è costretta a ricorrere a sostanze legali se non vuole rischiare il carcere. Legalizzare la cannabis potrebbe essere un modo per disincentivare il consumo di altre sostanze realmente pericolose e mortali, consumate per raggiungere una momentanea alterazione della coscienza. Insomma, molto meglio una canna del Super Attack.

Droghe: l’Ausl di Bologna; ancora in calo la mortalità correlata

 

Notiziario Aduc, 14 aprile 2007

 

 

Il responsabile dell’Osservatorio Epidemiologico Metropolitano sulle tossicodipendenze e del Centro Documentazione sulle Droghe dell’Ausl di Bologna, Raimondo Pavarin, ha presentato i risultati relativi alla mortalità nelle persone eroinomani che hanno fatto riferimento ai Ser.T. di Bologna dal 1978 al 2004 e ai decessi correlati alla droga avvenuti a Bologna. Lo studio di mortalità ha riguardato 3.753 persone (2926 maschi e 827 femmine) che sono state seguiti dai Sert, i decessi sono stati 667.

La mortalità complessiva è in calo e tende a ridursi a partire dai primi anni ‘90. I tassi di mortalità per Aids sono in calo a partire dal ‘95, mentre quelli per overdose aumentano sino al 2000 per poi diminuire. Il rischio di decesso per overdose è maggiore per i maschi rispetto alle donne e cala in relazione all’aumento della durata della presa in carico al Sert. Tra gli eroinomani in trattamento ai Ser.T. di Bologna, la probabilità di sopravvivenza dopo 23 anni è del 65%.

Fra le cause di morte, oltre all’overdose e all’Aids, tra i maschi si evidenziano cirrosi, malattie del sistema circolatorio, suicidi, tumori ai polmoni e incidenti stradali, tra le femmine suicidi, cirrosi, malattie del sistema circolatorio e incidenti stradali. Risultano a maggior rischio i maschi, chi ha un titolo di studio basso e chi non è in condizione lavorativa. Negli ultimi anni a Bologna sono aumentati gli interventi del 118 per overdose, da 567 nel 2002 a 682 nel 2006. La maggior parte degli interventi 118 è avvenuta nell’area di piazza Verdi, nella zona Stazione e area Don Minzoni.

Ma negli ultimi anni è stato notato un calo nel centro della città e un aumento nei quartieri periferici, soprattutto nella zona Carracci/Navile. In aumento anche il numero di decessi per overdose a Bologna: 19 nel 2005 e 30 nel 2006, metà dei quali riguarda persone sconosciute ai Sert e il 60% persone non residenti a Bologna (cinque stranieri nel 2006). I decessi avvengono prevalentemente nei fine settimana (sabato e domenica) e nei mesi di luglio, settembre e ottobre. Infine sono aumentate le persone prese in carico dai Ser.T. (2.292 nel 2002, 3.383 nel 2006) e gli interventi in carcere (300 nel 2002, 875 nel 2006).

Droghe: Arabia Saudita; decapitato uno spacciatore di hascisc

 

Notiziario Aduc, 14 aprile 2007

 

Un uomo, condannato a morte per traffico di droga, è stato decapitato ieri in Arabia Saudita. Lo riferisce un comunicato del ministero degli Interni di Riad, che precisa che l’uomo, Hamdan Bin Ayad al-Masoudi, era stato condannato per aver importato hascisc nella città settentrionale di Tabuk, nei pressi del confine con l’Iraq.

Quella di oggi è la 30esima sentenza a morte eseguita in Arabia Saudita dall’inizio dell’anno. Nel paese vige la legge islamica, e si può essere condannati a morte per omicidio, traffico di droga e rapina a mano armata. Le decapitazioni sono eseguite in pubblico con una spada. Nel 2006 furono 38 le persone decapitate, 83 nel 2005.

 

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