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Droghe: la tossicodipendenza è malattia, non devianza
Il Messaggero, 9 settembre 2006
Di Prisco, 55 anni, sposato, una figlia, ex medico di bordo sulle navi della Costa Crociere, è il direttore dell’Unità Operativa Complessa che comprende i cinque Sert della Asl RmB (incluso il carcere di Rebibbia). Il "suo", da dove coordina gli altri, è in via Teodorico 61, alla Stazione Tiburtina. Su un muro fuori c’è una scritta: "Via i tossici dal quartiere". Nel mondo del dottor Stefano Prisco, non è mai facile dire se due più due fa veramente quattro. Quando il paziente è un drogato, tutto la cura, la possibilità di ottenere risultati, le stesse scelte del medico può dipendere da qualcos’altro: dai rapporti familiari del malato, dalle condizioni economiche, dal suo bagaglio culturale, dall’ambiente in cui vive, dalla forza, dalla debolezza, dalla mutevolezza della mente.
Ha visto più gente uscirne o più persone che ne sono morte? "Non ha senso, in questo campo, contare chi ne esce e chi no. Ci chiediamo forse quante persone "escono" dall’ipertensione? No, perché sappiamo che l’ipertensione, quasi sempre, può essere solo controllata, non eliminata. Una cosa deve essere chiara: la dipendenza da sostanze, per l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), è una malattia. Per l’esattezza, una malattia cronica recidivante".
Esiste una droga meno pericolosa di altre? "Meno pericolosa non è il termine esatto. Diciamo che ci sono sostanze le quali, in base alla tolleranza, alla dipendenza, all’assuefazione, sono meno problematiche di altre".
È vero che l’eroina dà, almeno all’inizio, sensazioni incredibili? "Una risposta precisa non c’è. Stando alla percezione di alcuni tossici, una "pera" è meglio di un rapporto sessuale. Ma è, appunto, una percezione, peraltro solo di alcuni, certamente dettata da meccanismi alterati".
Perché un individuo arriva a drogarsi e un altro non ci pensa nemmeno? "Pare che esistano fattori genetici che predispongono all’uso delle sostanze. Sulla predisposizione si innestano altre condizioni, sociali o economiche, che spingono nell’una o nell’altra direzione. Faccio un esempio. Tanti da ragazzi si ubriacano o si fanno una "canna". Non tutti diventano alcolisti o tossicodipendenti".
Cosa significa Sert? "Servizio Tossicodipendenza".
Immagini che un drogato legga questa intervista. Cosa vuole dirgli? "Si rivolga il prima possibile a un servizio pubblico di assistenza, cioè a un Sert. Con serenità e senza timori. Ha un problema da affrontare. Prima lo fa, meglio è".
Da quanto lavora nei Sert? "Dal 1993: circa duemila pazienti all’anno".
Che cosa ha imparato? "Fondamentalmente che la tossicodipendenza è una patologia clinica, non una devianza. A volte l’osservatore esterno privilegia il problema sociale. Grosso errore. Quella di cui ci occupiamo è una malattia. Pensate a un diabetico: nessuno si aspetta che il malato, una volta interrotta la terapia, stia meglio. Idem per gli eroinomani. Dandogli il farmaco, il metadone, riduciamo in loro il bisogno di assumere la sostanza per strada. Il che diminuisce tutti i "bisogni" collaterali, come delinquere e rubare. Che altro ho imparato? Che tra tossico e tossico, a seconda della personalità, ci sono grandi differenze. Ognuno, anche nella dipendenza, riflette le sue caratteristiche".
Le "sensazioni incredibili" sono reali? "Possono essere vere. Certe sostanze vanno a toccare il meccanismo del piacere che sovrintende alla conservazione della specie. Ma nel dipendente, lo ripeto, i meccanismi sono alterati. Il soggetto normale, quando è felice, passatemi l’espressione, "si fa da solo": le endorfine entrano in circolo e gli danno la sensazione di benessere".
E il drogato? "Ha l’esigenza di vedere soddisfatto subito un bisogno reale o presunto. Nell’infanzia, questo bisogno, lo spegneva in qualche altro modo. Poi passa alla tossicodipendenza. In fondo sceglie una scorciatoia. Tutte le sostanze lo sono: per stare bene, per scansare un disagio. Il problema è che lo allontanano solo momentaneamente".
Cosa chiede il tossicodipendente? "Un aiuto generico. Il suo ragionamento è questo: "Io sto male, io mi faccio, tu mi devi dare qualcosa...". Cioè il metadone. Il nostro compito però non è solo somministrare il farmaco, ma capire cosa c’è sotto. Per questo, nella fase di accoglienza, si fanno interviste, incontri, dialoghi, in base a specifici manuali di diagnostica. Serviranno per dire, durante il trattamento, come va il caso, se il paziente è pronto, ad esempio, per una comunità terapeutica".
Si può guarire? "A volte si riesce a mettere la situazione sotto controllo. Ma la parola "guarire" è molto grossa. Se guarisco da una malattia acuta, diciamo una polmonite, sono un "ex". Ma nel nostro mondo c’è sempre qualcosa che può riacutizzare il male. È bene che i pazienti lo sappiano. Per l’Oms non esistono "ex dipendenti", ma solo "dipendenti astinenti".
La marijuana è meno pericolosa di altre sostanze? "Parlare di droghe pesanti o leggere è un’idiozia. Dipende tutto dal soggetto, dalla famiglia... Ogni sostanza che altera le percezioni sensoriali, che provoca fenomeni di tolleranza e astinenza è un rischio. Bisogna vedere come essa andrà a interagire con i tratti della personalità di chi la usa. Nessuno può sapere dove lo porterà una sostanza. Altro esempio: inizio a fumare. Forse resterò per sempre a cinque sigarette al giorno, ma forse arriverò a due pacchetti".
Ha mai avuto voglia di provare? "Francamente no. Non amo le scorciatoie. Conosco gli effetti. Quindi la curiosità non mi è mai venuta".
Il problema del momento? "La cocaina. È la sostanza di questo modello di società: avere successo, arrivare, essere sempre svegli, attivi, ricettivi agli stimoli. La cocaina ti mette al passo, ti aiuta. Lo dico non da medico: va cambiato il modello".
Le droghe sono sempre esistite? "Sì. Tanto è vero che nel corpo ci sono specifici recettori per riconoscerle. La morfina, senza i recettori, non ci farebbe nulla. Invece in campo terapeutico è utile: l’uso mirato di una droga non è pericoloso. È l’abuso che porta alla dipendenza".
I drogati aumentano? "I dati parlano di lieve incremento. Ma ci sfugge l’enorme fenomeno dello sballo del sabato sera. I giovani che si impasticcano non si ritengono drogati. E invece lo sono: "addicted", cioè dipendenti, come si dice in inglese".
Un famiglia scopre che un figlio si droga. Che fare? "Forse è bene, per prima cosa, mettere in discussione se stessi. Solo dopo parlargli, con franchezza e serenità. E poi rivolgersi a un Sert: è una malattia, serve un medico".
Una cosa detta da un tossico che non ha dimenticato... "Un giorno uno mi disse: "Qui continuo a sentirmi diverso". Aveva ragione. Certi Sert, nei sottoscala, nascosti al pubblico, danno l’idea che il tossico fa proprio parte di un mondo da nascondere". Rieti: alla Festa dell’Unità un dibattito sull’indulto
Il messaggero, 9 settembre 2006
Si avvia a chiudere i battenti la Festa de l’Unità di Rieti. Questa sera, alle 21, nel tendone allestito presso il pattinodromo di Villa Reatina, si aprirà il dibattito "Indulto, nessun colpo di spugna", con gli interventi del sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi (Ds-U) e dell’onorevole Pietro Carotti. Stand gastronomici aperti anche oggi, per la sagra della "vacca chianina". Da Rieti a Passo Corese, dove questa sera, a partire dalle 21, si parlerà di partito democratico e prospettiva di unità dei riformisti in Italia e in Europa, con la partecipazione di Nicola Zingaretti (eurodeputato Pse). Vicenza: la pulizia "socialmente utile" con le cooperative
Il Gazzettino, 9 settembre 2006
Pulizia socialmente utile con il coinvolgimento delle cooperative cui saranno affidati dodici siti, particolarmente frequentati e di interesse socio ricreativo, della città. Per Roberto Vittori, Giuseppe Cardullo e Francesco Castegnero, i presidenti delle cooperative coinvolte Rinascere, Piano Infinito e 81, quella offerta dall’amministrazione comunale è "un’opportunità importante per quelle persone che presentano problemi di natura fisica o psichica. È una maniera per qualificare il loro tempo e la loro vita, un modo di reinserimento anche per i detenuti che, con tornati in libertà con l’indulto, possono totalmente o parzialmente introdursi nuovamente nella società con un’occupazione di pubblica utilità". L’iniziativa rientra nel più ampio progetto "Montecchio è nostra, la vogliamo pulita". "Per migliorare qualitativamente l’ambiente e il nostro territorio - ha dichiarato l’assessore all’ambiente Massimo Meggiolaro - c’è bisogno di una collaborazione con i vari enti e associazioni locali. Abbiamo deciso quindi di coinvolgere in questo progetto le cooperative sociali radicate sul nostro territorio creando per loro un’occupazione che sia in grado di fornire un servizio socialmente e pubblicamente utile". Il servizio consisterà nell’attività manuali semplici, come ripulire da piccoli rifiuti abbandonati, come carte, bottiglie di plastica, di vetro, con opportune scadenze da concordare. La società Montecchio Brendola Servizi garantirà sacchetti, pinze, guanti, e quanto necessario oltre che la gestione dei rifiuti raccolti. "Queste una della serie di iniziative - ha detto il sindaco Maurizio Scalabrin - che stiamo studiando e organizzando in quest’ultimo anno. E solo questa prevede un investimento di circa 30.000 euro". "Altre sono già in essere, come il controllo - ricorda il consigliere Pierangelo Carretta - per contrastare l’abbandono dei rifiuti che ha portato, da gennaio ad oggi, a sanzionare 75 trasgressori. Oppure quella in collaborazione con l’associazione Laboratorio Civico Territoriale per l’integrazione di Montecchio Maggiore, finalizzata all’insegnamento della cultura ambientale agli extracomunitari ed in particolar modo alle donne, responsabili dell’economia domestica e dell’educazione dei bambini". "Iniziative di questo tipo - conclude il primo cittadino castellano - hanno un’importanza strategica per il nostro paese dove sigarette spente, pacchetti vuoti e pubblicità sono le cause prime di sporcizia e degrado della città". Nei prossimi mesi inoltre prenderà avvio, in collaborazione con il comune di Brendola, un servizio di video sorveglianza delle isole ecologiche, la raccolta dei rifiuti abbandonati, in parte già attiva. Immigrazione: Veneto, società sempre più multietnica
Redattore Sociale, 9 settembre 2006
Una società sempre più multietnica e, di riflesso, una scuola intercultuale è quella che emerge dai dati resi noti dalla direzione generale dell’ufficio scolastico regionale veneto. Dati che, analizzati con la giusta attenzione, fanno capire come il tessuto sociale si stia rapidamente evolvendo e come le comunità straniere siano sempre più presenti nel territorio. Emerge, per prima cosa, l’aumento in percentuale della presenza di alunni con cittadinanza non italiana in tutte le scuole pubbliche di ogni ordine e grado. Secondo i dati, aggiornati a luglio 2006 e rilevati attraverso l’area riservata Aris, la soglia del 2005, che era ferma al 7,7% (su 528.212 studenti 40.673 erano non italiani), ora è arrivata all’8,9% (49.544 alunni stranieri su 547.806). È la scuola dell’infanzia a registrare il maggiore incremento: il 12,1% di presenze straniere rispetto al 2005, quando il dato toccava il 10,6%. Se allora gli alunni non italiani erano 4.230 su un totale di 39.951 studenti, nel 2006 si tratta di 4.982 presenze nel totale di 41.271 alunni. Tocca, invece, il 10,7% l’incidenza nelle scuole primarie, contro il 9,5% del 2005. In questo anno scolastico che prende ora il via su 206.377 alunni 22.007 sono di cittadinanza non italiana (nel 2005 il dato era di 19.285 su 202.199). E ancora: scuole medie, un’altra realtà in cui le statistiche parlano di un aumento in percentuale del 10,4% (fermo all’8,8% nel 2005. Attualmente su 123.922 alunni 12.945 sono stranieri, mentre solo l’anno scorso su 121.886 gli alunni extracomunitari erano 10.775. L’ultimo dato registrato è quello relativo alle scuole superiori, che hanno un numero inferiore di presenze straniere, ma ugualmente in crescita: se nel 2005 era al 3,9%, nel 2006 è cresciuto di un punto esatto in percentuale. Nel 2005 erano 6.383 stranieri su un totale di 164.175, nel 2006 sono 8.607 su 176.235. Quindi è una regione ad alto tasso di immigrazione, come dimostra anche il rapporto tra la situazione veneta e quella complessiva italiana. Il Veneto, infatti, si pone rispetto alla media nazionale a un +7,1% nella scuola dell’infanzia, a un +4,7% nella primaria, +4,8% nelle medie, +1,8% nelle superiori. E ancora: la provincia veneta che si trova al vertice di una ipotetica classifica sulla presenza degli studenti stranieri è Treviso (11.355), seguita da Vicenza (11.025), Verona (9.715), Padova (7.529), Venezia (5.890), Rovigo (1.636) e Belluno (1.394). Le nazionalità più presenti sono il Marocco in primis, con 8.334 studenti, Romania (6.766), Albania (6.722), Ex Jugoslavia (3.851), Cina (3.415). Bologna: le "Misericordie" lasciano gestione dei Cpt
Redattore Sociale, 9 settembre 2006
"Grazie, abbiamo già dato". Con queste parole Daniele Giovanardi, fratello dell’ex ministro e presidente della Confraternita della Misericordia modenese, ha lasciato la gestione dei due Cpt emiliani: quello di Modena, per l’appunto, e quello di Bologna, anche se il lavoro degli operatori nei centri continuerà fino a dicembre, data di scadenza della convenzione con il Viminale. L’annuncio è di ieri, dopo l’ennesima pesante lettera minatoria ricevuta in mattinata dalla direttrice della struttura bolognese Anna Maria Lombardo, lettera che prendeva di mira anche la sua famiglia e in particolare i due figli, e dopo la bomba che Giovanardi aveva ricevuto sempre per posta a maggio. Ma la decisione probabilmente era nell’aria già da un po’ di tempo. "Un mese fa ho mandato una lettera, senza mai ricevere risposta, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al ministro dell’Interno Giuliano Amato in cui, come Misericordia di Modena, ricordavo al Governo quali fossero per noi le criticità della legge Bossi-Fini, proponendo al contempo una serie di azioni correttive per noi utili a migliorare la situazione all’interno dei centri di permanenza temporanea". Le proposte avanzate, si legge nella lettera inviata alle autorità competenti e datata 14 agosto, riguardavano "la possibilità per amministratori locali e mezzi di informazione di far visita alle strutture, la separazione degli spazi fra i clandestini colpevoli solo della loro clandestinità e quelli malavitosi, una collaborazione efficiente tra enti gestori, assessorati alle Politiche sociali, Ausl, associazioni di volontariato, forze dell’ordine e Prefetture", fino alla proposta, sul modello inglese degli asylum seekers, di premiare chi non è in regola, ma lavora, con il permesso di soggiorno. "Abbiamo così accolto con grande soddisfazione la decisione del Governo di attivare una commissione apposita sui cpt, ma finora verifiche sui due centri emiliani non si sono avute", dice Giovanardi, anche se la settimana scorsa il cpt di Bologna è stato visitato dal sottosegretario all’Interno Marcella Lucidi, come ha assicurato la parlamentare Katia Zanotti. "E oggi non ci sono i presupposti per proseguire la nostra opera. Mancano le condizioni di sicurezza per chi lavora all’interno dei centri di permanenza temporanea - continua Giovanardi -. Adesso ci sarà la ‘Settimana dell’odiò indetta dai Disobbedienti per protestare contro queste strutture. Siamo stanchi di essere criminalizzati come delinquenti farabutti e assassini quando la nostra colpa è solo quella di gestire delle strutture che non abbiamo deciso noi di istituire ma il Governo, e con i suoi modi". Il presidente della Confraternita della Misericordia di Modena ha poi tranquillizzato i sindaci delle due città coinvolte, Sergio Cofferati e Giorgio Pighi, che hanno criticato la scelta di Giovanardi "di recedere" dall’impegno di gestire i cpt. "È una decisione grave, difficilmente comprensibili e sostanzialmente non accoglibile - hanno affermato i due primi cittadini -. La continuità di operato di una struttura pubblica deve essere garantita sempre e comunque; non è giusto rinunciare a un incarico delicato in un momento difficile come questo". Giovanardi infatti ha dichiarato che il lavoro della Misericordia nelle due strutture emiliane continuerà normalmente fino a quando non scadrà la convenzione con il ministero dell’Interno, a fine anno. Non sarà più la Confraternita modenese a gestire i cpt, ma un’altra Misericordia dell’Emilia-Romagna o quella di Firenze. Droghe: Caserta; in provincia è "allarme overdose"
Il Mattino, 9 settembre 2006
Persistente allarme overdose. Sono salvi grazie al 118: se non ci fosse stata la capacità di presidio del territorio e di tempestività di intervento degli "uomini in rosso", Maddaloni avrebbe conosciuto un impressionante picco di decessi per eccessiva assunzione di stupefacenti. In tre settimane, sono stati salvati in extremis altrettanti tossicodipendenti. Giacevano in condizioni disperate nell’area circostante lo scalo merci dismesso della stazione ferroviaria di Maddaloni Inferiore. Non è una coincidenza, ma un fenomeno preoccupante. L’ultimo tratto in salvo è F.L., 30enne di Maddaloni recentemente beneficiario dell’indulto, trovato ieri in condizioni critiche nell’area perimetrale di Maddaloni Inferiore. Prima di lui, lunedì 18 agosto, il 34enne D.M. è stato rinvenuto esanime lungo le stradine di via Consolazione, a pochi metri dai binari nei pressi del passaggio a livello del km 222, attraversamento dotato solo di barriere meccanizzate e telecomandate nell’area urbana. E pure giovedì 28 agosto una persona in crisi per overdose è stata soccorsa in via Napoli, presso l’Unità operativa di salute mentale (Uosm) dell’Asl Ce1. Smentite dalle forze dell’ordine le ipotesi più scontate. Non ci sarebbe correlazione alcuna tra l’impennata dell’emergenza droga e la temuta ripresa dell’attività degli spacciatori locali. Poco gettonata pure l’idea dell’esistenza di una partita di eroina tagliata male. I tossicomani maddalonesi sarebbero riforniti dai punti di spaccio di Secondigliano. E non si registrano casi analoghi in altri grandi centri, riforniti dai medesimi pusher. È scontato invece che le aree della stazione di Maddaloni Inferiore, non più sottoposte a una vigilanza diretta, e la vasta area limitrofa abbandonata sono state elette a riparo sicuro da chi è in cerca di luoghi isolati, lontano da occhi indiscreti. Oggi l’allarme tossicodipendenti fa seguito alla mobilitazione contro l’eccessivo assembramento di extracomunitari rifugiati nei locali dello scalo merci e all’esposto inviato alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per la mancanza di sicurezza del presidio ferroviario da parte di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uilt-Uil. "Pur confermando - spiega Angelo Lustro, segretario provinciale della Filt - che il sistema di controllo a distanza della stazione e dei passaggi a livello non garantisce una sicurezza ottimale, oggi lanciamo un invito alla collaborazione istituzionale". Secondo i sindacati dei ferrovieri, serve una "intesa, urgente e sinergica, tra Rete Ferroviaria Italiana e Comune di Maddaloni". Rfi dovrebbe dotare di "telecamere tutta l’area aperta dismessa di Maddaloni Inferiore. Il Comune dovrebbe garantire il presidio dei monitor, uomini e pattuglie dei vigili urbani non solo lungo le stradine laterali, ma anche nei giorni di maggiore afflusso di pedoni lungo i passaggi a livello urbani". Droghe: Cnr; tra i giovani è allarme per spinelli e cocaina
Il Giornale di Vicenza, 9 settembre 2006
È la cannabis la droga più in voga tra i ragazzi in Italia che, insieme alla cocaina è la sostanza illegale più utilizzata; diminuisce il consumo di eroina e resta stabile quello di allucinogeni e stimolanti. La percezione del rischio legato all’uso di sostanze psicotrope illegali sta perdendo la sua capacità protettiva, mentre resta stabile la disapprovazione dei consumi. Circa il 35-40 per cento dei giovani tra i 15 e i 19 anni approva, invece, l’uso di Cannabis come comportamento non a rischio, di cui ne hanno fatto uso nel 2005 in 75mila. Sono questi i dati che emergono da un’indagine realizzata dall’Ifc, Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa. A fumare spinelli almeno una volta nella vita è il 31 per cento degli studenti; il 24 negli ultimi 12 mesi e il 15 negli ultimi 30 giorni; solo il 3 per cento lo fa quotidianamente. Secondo lo studio realizzato dal Cnr dal 1995 e ripetuto ogni anno su un campione di 530 scuole su 40mila studenti, il numero di consumatori di cannabinoidi aumenta con l’et5 e sono i maschi a evidenziare una maggiore attitudine (27 per cento negli ultimi 12 mesi, contro il 21 delle coetanee). Sono inoltre gli studenti che risiedono nelle regioni del centro e del nord, in particolare Sardegna, Valle d’Aosta e Marche, a farne un uso maggiore; mentre Calabria, Campania e Sicilia registrano prevalenze minori di consumatori; il fenomeno risulta invece diffuso tra le ragazze toscane e umbre. Secondo gli esperti è aumentato anche il consumo di polvere bianca, passata negli ultimi quattro anni dall’1,1 per cento al 2,2. L’uso di cocaina, crack incluso il crack, almeno una volta nella vita riguarda il 5,3 per cento degli studenti, il 3,5 negli ultimi dodici mesi, l’1,7 negli ultimi trenta giorni e lo 0,24 ne fa un consumo giornaliero. Sono sempre i maschi a guidare la classifica, il 4,4 per cento rispetto al 2,6 delle ragazze. Anche per la cocaina il consumo varia da regione a regione: nel Lazio, in Sardegna, in Umbria e nelle Marche si osserva una prevalenza di studenti che hanno assunto più di 5 volte in un anno la sostanza. Per quanto riguarda il consumo di eroina negli ultimi 5 anni si è passati dal 3 per cento all’1,5; mentre restano stabili i consumi di sostanze allucinogene: il 4 per cento del totale le hanno utilizzate almeno una volta nella vita, il 2,1 negli ultimi dodici mesi, lo 0,84 nell’ultimo mese; l’uso abituale è riferito dallo 0,13 dei giovani. Circa il 3 per cento ha fatto uso di stimolanti che risultano in calo dal 2000, l’1,7 nel 2005, poco meno dello 0,2 per cento quotidianamente. In aumento invece il consumo di più sostanze, che riguarda circa l’8 per cento degli studenti, un quarto dei consumatori. Fra i ragazzi che hanno consumato più sostanze psicotrope illegali negli ultimi 12 mesi, il 13 per cento ha usato 2 sostanze e il 9 per cento 3 o più. Più elevata la percentuale di poliassuntori: il 14 per cento di studenti che ha fatto uso di droghe si è ubriacato nei 30 giorni precedenti l’ intervista e il 24 ha assunto psicofarmaci (14 per cento sotto prescrizione medica e il 10 senza prescrizione).
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