Rassegna stampa 25 novembre

 

Giustizia: magistrati in assemblea; apriamo dura vertenza

 

Apcom, 25 novembre 2006

 

Un appuntamento "straordinario" che dovrà dare il via ad una "vertenza anche dura" con governo e maggioranza per rimediare allo "sfascio" della giustizia in Italia. Dalle risorse che mancano alla funzionalità del processo, civile e penale, passando per le modifiche all’ordinamento giudiziario targato Cdl che in parte è stato sospeso. Senza dimenticare le difficoltà che l’indulto, per la prima volta non accompagnato dall’amnistia, ha creato negli uffici giudiziari, costretti assai spesso a lavorare "a vuoto". E resta anche un certo fastidio per i tagli sugli stipendi previsti dalla Finanziaria, seppure ridimensionati rispetto alle previsioni iniziali. È lo scenario che accompagna l’assemblea dei magistrati che domani l’Anm ha chiamato a raccolta nell’aula magna della Cassazione.

Un’assemblea "straordinaria", appunto, come non accadeva da molti anni. Nelle intenzioni del gruppo di toghe che l’ha sollecitata doveva rappresentare il momento di rottura: sciopero, era la richiesta che si levava a gran voce dalla ‘basè. Una prospettiva che però, allo stato, sembra tramontata. Se non altro rinviata. Prima, è la posizione sulla quale si ritrova la maggioranza del ‘sindacato’ alla vigilia dell’appuntamento romano, apriamo una vera e propria ‘vertenza’, chiediamo a gran voce riforme "vere" e interventi per far fronte ad una situazione di "assoluta e drammatica crisi" della macchina giudiziaria. Se poi le risposte saranno "inadeguate", allora saremo pronti anche alla "protesta estrema, lo sciopero".

Certo, restano "arrabbiate" e "frustrate" le toghe di tutta Italia: "Negli uffici si ha la sensazione di pestare l’acqua nel mortaio", confidano dall’Anm. Ma lo sciopero, oggi, è "molto, molto difficile". Sarebbe "controproducente", hanno spiegato i magistrati romani nella mozione che domani proporranno all’assemblea. Appuntamento che sarà anche un banco di prova per la tenuta dell’unità del "sindacato delle toghe", visto che non manca chi continua a sostenere la necessità di una linea più agguerrita. Come nel caso di Magistratura indipendente, l’anima più moderata dentro l’Anm, che però stavolta sulla questione degli stipendi mostra di più i denti. O di alcune frange più estremiste del Movimento per la giustizia.

Posizioni che, seppure minoritarie, non lasciano del tutto tranquilli i vertici del "sindacato": nelle assemblee si nascondono sempre delle incognite, fanno notare, ed è per questo che la prospettiva di divisioni non si può escludere. Ma si continua a lavorare perché l’assemblea di domani possa avere uno "sbocco unitario", rilanciando l’azione dell’Anm per una "vertenza anche dura" sui problemi della giustizia.

Padova: carcere "modello", ma penitenziaria sotto organico

 

Il Gazzettino25 novembre 2006

 

L’annuale festa degli agenti di custodia, tenutasi ieri mattina nella casa di reclusione "Due Palazzi", ha portato ancora una volta alla luce il deficit organico in cui versano le carceri italiane e nello specifico quelle padovane. "Attualmente - ha spiegato Salvatore Pirruccio direttore della casa di reclusione - abbiamo impiegati 350 poliziotti penitenziari, ma in realtà ne servirebbero almeno altri cinquanta in più. I detenuti sono 480 e sono in uno al massimo due per cella. Chi chiede di stare da solo, in linea di principio viene sempre accontentato. L’indulto ci ha aiutato molto. Il 40 per cento dei reclusi è straniero e 280 carcerati riescono a spendere parte del loro tempo all’interno della prigione lavorando e frequentando laboratori. Abbiamo anche una redazione. Sono convinto - ha sottolineato Pirruccio - che sia molto più utile al detenuto trascorrere del tempo effettuando delle mansioni, che stando in cella senza fare nulla. Addirittura, quelli che accettano maggiormente di lavorare sono gli stranieri, perché i pochi euro che riescono a guadagnare li spediscono ai familiari nei loro paesi d’origine dove con il cambio diventano una piccola fortuna".

La casa di reclusione "Due Palazzi" è considerata tra i migliori carceri della penisola, tanto che all’estero è presa come modello. "È vero - ha proseguito Pirruccio - che spesso vengono delegazioni dall’estero per vedere come è organizzato il nostro penitenziario. Noi cerchiamo sempre di dare il massimo. Tuttavia, come le altre prigioni d’Italia, abbiamo carenze economiche e pagare, ad esempio, le bollette di acqua, luce e gas diventa sempre di più un’impresa". Presente alla cerimonia anche Antonella Reale, direttrice della casa circondariale. "I reclusi oggi - ha commentato Reale - sono 200 e tutti in attesa di giudizio". Una notizia che ai cittadini risulta mostruosa, non però per la prima dirigente del carcere. "È una situazione di normalità - ha continuato Reale - che siano quasi tutti in attesa di giudizio. Per quanto concerne gli agenti penitenziari la nostra squadra è composta da 120 poliziotti, servirebbero almeno altre 30 unità in più. La capienza massima della casa circondariale di Padova è di 100 carcerati, noi ne abbiamo il doppio e questo fa sì che il penitenziario sia uno dei più affollati del Veneto. L’ottanta per cento dei prigionieri è di nazionalità straniera ed è finito dietro le sbarre per reati legati allo spaccio di droga. Come nella casa di reclusione anche noi cerchiamo di tenere impegnati i detenuti con dei corsi, ma essendo persone che comunque vediamo per poco tempo non durano di solito tre mesi. Pure, noi, abbiamo problemi con il pagamento delle bollette per l’acqua, la luce e il gas. Tra gennaio e febbraio - ha concluso Reale - i carcerati si sposteranno in un’altra ala della casa circondariale, per permettere di ristrutturare e riqualificare l’area dove attualmente sono reclusi. Aggiungo, che a noi l’indulto non ha cambiato più di tanto le cose, perché prima i detenuti erano solamente trenta in più".

Pordenone: la direttrice; dall'indulto nessun giovamento

 

Il Gazzettino25 novembre 2006

 

Il Castello, definito l’emblema "dell’obsolescenza delle carceri italiane" durante una recente trasmissione di "Ballarò", su Raitre, non ha tratto o quasi giovamento dall’indulto: spazi ristretti e sovraffollamento delle celle continuano a rendere difficili le condizioni di vita dei detenuti. "Negli ultimi anni, in particolare - dice il direttore Maria Vittoria Menenti, facendo il punto della situazione in occasione della Festa della polizia penitenziaria (in onore della quale oggi, alle 10.30, il vescovo celebrerà la messa in Duomo) - i problemi sono triplicati, ma oltre alla manutenzione ordinaria non possiamo andare.

La struttura, risalente al XIII secolo, è infatti sottoposta a vincoli e non la si può toccare". Quanto all’indulto, dati alla mano, il direttore ("non mi piace essere chiamata "direttrice", precisa) spiega che il provvedimento ha riguardato soltanto 22 detenuti su 86, a fronte di una media di 15 nuovi ingressi al mese. "Ma va detto che 12 dei beneficiari - sottolinea - godevano già del regime di semilibertà. Pertanto occupavano delle celle ad hoc, ma soltanto per dormire. Gli altri dieci, invece, facevano tutti parte della sezione "normale" e, pertanto, quella "protetta" non ne ha avuto alcun beneficio". Nella sezione protetta, si ricorda, vengono recluse quelle persone che si sono rese responsabili di particolari reati, come violenza sessuale e pedofilia, per scongiurare "punizioni" da parte degli altri detenuti.

 

Riorganizzando gli spazi non si riuscirebbe a rendere la situazione meno disagevole?

Praticamente ogni giorno cerco di pensare a cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione. Ma a questo punto, in una struttura così antica, credo davvero che si sia fatto il massimo possibile".

 

Quanti detenuti ci sono in ogni cella?

"Ogni stanza è una casa. Una famiglia. In certe celle vivono in due ma in altre anche in sei o in otto".

 

Come sono i rapporti fra la città e l’istituto di pena?

"Ottimi. Associazioni e istituzioni sono molto disponibili nei nostri confronti, ci fanno proposte di collaborazione e di recupero. Ma poiché non abbiamo spazi sufficienti a disposizione, siamo spesso costretti a dire "no, grazie". Qui c’è un’unica stanza polifunzionale a disposizione e, in base alla metratura, la Regione ci impone la compresenza al massimo di 8 persone. Per questo, motivo, al fine di dare una risposta a tutti i detenuti, organizziamo corsi in continuazione, a tutte le ore. Naturalmente sempre tenendo divisi i "normali" dai "protetti".

 

Che tipo di corsi?

"Di elettronica, per diventare manutentore, di legatoria e mosaico. Ma soltanto teorici, perché le macchine non sapremmo dove metterle"

 

E le lezioni per il recupero scolastico?

"Quelle si tengono nella saletta della biblioteca. Che è ancora più piccola".

 

Quanti sono i detenuti che studiano e quale indirizzo scelgono?

"Elementari e medie. Già elementari. In 10 stanno cercando di ottenere la licenza di scuola primaria, metà dei quali sono stranieri".

 

È vero che la maggior parte dei detenuti è composta da extracomunitari?

"Su 63 detenuti, attualmente, ci sono 34 stranieri".

 

Problemi di spazio, di sovraffollamento, di recupero... Ce ne sono anche per quanto riguarda l’organico?

"Sì, anche se devo dire, il personale qui è splendido e si fa in quattro per garantire un buon servizio. Sulla carta dovremmo avere un organico di 59 unità, in realtà ne avremmo a disposizione 53, ma togliendo chi è in missione, chi è stato dirottato su altri servizi e chi fa parte delle Fiamme azzurre, in servizio effettivo ne restano 25. Ecco perché si fanno in quattro".

 

Chi fa parte delle Fiamme azzurre?

"In tre. E ne sono orgogliosa. Accetto volentieri la loro assenza, perché comunque danno lustro all’istituzione. Si tratta dell’ispettore Cristiano Valoppi allenatore della nazionale di ciclismo su pista della polizia penitenziaria, di Vincenzo Ficco, della pesistica, e di Paola Boz, campionessa di sumo e judo".

 

Quante donne ci sono in servizio in carcere?

"Qui soltanto tre, ma del resto è un carcere maschile. Non si stupisca, però, le donne ormai sono entrate a pieno titolo in questo mondo".

 

Anche a livello dirigenziale oppure lei è una mosca bianca?

"No, oramai siamo testa a testa con gli uomini. Quando ho fatto il concorso nel ‘97 sono state tantissime le donne a vincerlo. Direttrici femmine ci sono, per esempio, a Tolmezzo, a Vicenza, a Venezia, a Verona, a Padova, a Rovereto, a Belluno...".

 

Come mai lei ha deciso di entrare in questo mondo?

"Mio padre lavorava nella carceri. Diciamo che sono figlia d’arte. Mi sono laureata in giurisprudenza e specializzata in criminologia. E questo lavoro mi piace".

 

Si avvicina il Natale e mi sembra doveroso chiederle cosa faranno o cosa stanno preparando i detenuti per le feste?

"Quelli che frequentano i corsi di legatoria, stanno preparando i bigliettini d’auguri. Ce ne sono davvero di molto bravi in questo campo, anche in grado di fare il restauro di libri antichi. Per questo spero vada in porto il progetto di legatoria che ci ha proposto lo Ial, che consiste nel farci avere commesse da aziende esterne. Altri detenuti invece stanno confezionando dei presepi per i loro familiari o da esporre nei mercatini".

Varese: addio al nuovo carcere, i soldi vanno in ristrutturazioni

 

Varese News, 25 novembre 2006

 

È questo che accadrà ai finanziamenti che erano stati destinati al progetto di realizzazione dei nuovi penitenziari di Varese e Pordenone, progetti di cui non si parla più da tempo dopo la bocciatura ufficiale dell’Unione Europea. Pare non ci sia altra destinazione possibile per i 75.744.000,00 euro che erano stati messi a disposizione per la realizzazione dei penitenziari di Varese e Pordenone all’epoca del ministro Castelli. Il ministro della Giustizia Mastella ha deciso, invece, di concentrarsi sulla ristrutturazione degli edifici già esistenti con la realizzazione di 1.400 nuovi posti.

Il piano, si legge tra l’altro nel sito del ministero, è "immediatamente cantierabile e coinvolge sei istituti sul territorio nazionale, la cui immediata fattibilità potrà essere garantita proprio dallo svuotamento delle carceri dopo l’indulto, sulle quali sarà quindi più facile realizzare i lavori". Tra le sei carceri che verranno ampliate non risultano né Varese né Pordenone. La gara per il carcere di Varese e Pordenone sembra quindi, allo stato attuale, "congelata".

Caserta: polizia penitenziaria protesta all’esterno del carcere

 

Comunicato Osapp, 25 novembre 2006

 

La grave situazione all’interno della struttura penitenziaria di S. Maria Capua Vetere, che non riguarda solo le condizioni di vita dei detenuti che comunque godono di precise attenzioni che non vengono poste in essere nei confronti dei 44 mila poliziotti penitenziari. Il nostro è l’unico corpo di polizia che per legge ha anche compito di favorire il reinserimento sociale dei detenuti oltre a tutte le altre funzioni di Polizia. Presso la C.C. S. Maria C.V. dopo i continui avvicendamenti dei vertici della struttura ancora oggi si registra il malessere diffuso e preoccupante del personale per il perdurare di situazioni difficili e disagiate cui sono costretti a lavorare i poliziotti. In una situazione di cosi ampia gravità emergono da sempre anomalie attinenti il rispetto delle relazioni sindacali,per ciò che attiene:

la mobilità del personale posta in essere in ambito della struttura senza tener minimamente conto delle condizioni di pari opportunità per tutto il personale e senza tener conto dei i criteri stabiliti dal C.C.N.L. e dall’Accordo Nazionale Quadro;

il mancato pagamento delle competenze per i servizi di missione effettuati dal personale di polizia penitenziaria da circa un anno;

le anomalie registrate nella gestione del monte ore di lavoro straordinario assegnato alla struttura e la mancata razionalità nella distribuzione e l’utilizzazione che palesemente va a danno della maggior parte dei lavoratori appartenenti alla Polizia Penitenziaria con modalità riconducibili in ben altre sedi;

le gravi e scarse condizioni di sicurezza per il personale che rispetto alle situazioni accennate rimane gravissima anche per l’assenza dei necessari correttivi strutturali in particolare nell’istituto casertano che rappresenta, per l’alto indice di presenza della criminalità organizzata, territorio ad alto rischio;

l’assenteismo dell’amministrazione centrale e periferica per i necessari e risolutivi interventi sul territorio per il risanamento delle disfunzioni in essere che costituiscono per la polizia penitenziaria il peggiore dei mali;

la scarsità delle condizioni attinenti la salubrità e sicurezza sui posti di servizio, in particolare anche i locali dello spaccio e dei locali adibiti ala consumazione dei pasti per il personale di Polizia Penitenziaria in netto contrasto con il dettato normativo contemplato nella legge 626/94;

anomalie nella gestione delle risorse per l’impiego e l’utilizzo di personale a grave discapito dei servizi interni ai reparti detentivi, tanto da far risultare ancor più eclatante l’utilizzo dello strumento del lavoro straordinario;

irrigidimento della normativa inerente le richieste per la concessione del congedo straordinario e quella per la fruizione della M.O.S.; per queste ragioni scendiamo in piazza a manifestare lunedì 27 novembre nel giorno in cui presso la struttura si festeggia l’annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria, per far si che il segnale arrivi forte e compatto ai vari livelli dell’amministrazione penitenziaria ed al fine di ottenere un generale coinvolgimento in quelle situazioni di disagio che da troppo tempo attanagliano la polizia penitenziaria della casa circondariale di S. Maria C.V.. Protestiamo per il rispetto dei diritti del poliziotto penitenziario , per l’equa distribuzione dei turni di servizio e dei carichi di lavoro e condizioni di pari opportunità che da troppo tempo mancano , il giorno dell’annuale del Corpo a S. Maria C.V. per dare inizio alle più opportune forme di protesta e di attività giurisdizionali per chiedere garanzie e rispetto dei dettati normativi vigenti. Per questo motivo insistiamo affinché l’Amministrazione, con l’avvento del nuovo capo del dipartimento Dr. Ettore Ferraro rivolga la propria attenzione sulle condizioni lavorative degli uomini e delle donne della Polizia Penitenziaria "Non si possono rendere più umane e vivibili le condizioni dei detenuti - senza rendere più umane e vivibili le condizioni dei poliziotti penitenziari".

Roma: Giro (Fi); Gargano in carcere rischia crollo improvviso

 

Apcom, 25 novembre 2006

 

Il coordinatore regionale di Forza Italia nel Lazio, Francesco Giro, ha visitato il carcere di Regina Coeli e ha incontrato il consigliere regionale "azzurro" Giulio Gargano, in custodia cautelare dal 7 luglio scorso.

"L’ho trovato in precarie condizioni di salute ma anche determinato a riprendersi pur di lasciare la sedia a rotelle e poter tornare a camminare con le proprie gambe", riferisce Giro in un comunicato. "È certamente un uomo ormai molto vulnerabile sotto il profilo psicologico e, se la sua vicenda non troverà al più presto una soluzione equanime e ispirata a principi di garantismo più volte invocati da più parti, il rischio - avverte l’esponente di Fi - è quello di un crollo improvviso e dagli esiti imprevedibili".

Quanto al carcere di Regina Coeli, Giro ammette di "aver trovato una struttura in buone condizioni, che ha naturalmente bisogno di continui interventi di manutenzione e di ristrutturazione ma che complessivamente affronta in modo più che decoroso l’emergenza carceraria, grazie soprattutto al lavoro profuso dagli addetti della polizia penitenziaria che non mi hanno celato la loro preoccupazione per la scarsità dei fondi destinati alle carceri, alla tutela del loro lavoro e allo sviluppo della loro professionalità".

Viterbo: incontri di prevenzione per i detenuti di Mammagialla

 

Viterbo News, 25 novembre 2006

 

La Asl di Viterbo intensifica la propria presenza nella Casa circondariale del capoluogo. Un rapporto di collaborazione con la direzione dell’Istituto Mammagialla, finalizzato a garantire una serie di apporti sul piano operativo e dell’informazione dell’utenza in chiave di tutela preventiva da possibili patologie legate a cattive abitudini nel contesto quotidiano.

Una presenza, quella della Asl, che risponde ai dettami del decreto legislativo 230 del 1999, il quale prevede il passaggio al Servizio sanitario nazionale dell’assistenza ai tossicodipendenti detenuti e del servizio di igiene e prevenzione in carcere. Di questo è di altro si è parlato ieri (23 novembre) in una conferenza che si è svolta proprio a Mammagialla alla quale ha partecipato il direttore generale, Giuseppe Aloisio. Durante l’incontro si è discusso anche di prevenzione e del contributo che la Asl di Viterbo può assicurare agli operatori penitenziari e alla popolazione ristretta. Interventi che prevedono la presenza in Istituto, per una volta al mese, di due specialisti (di Otorinolaringoiatria e dei Medicina generale) che accedono in carcere in orario di servizio.

"L’obiettivo - ha detto il direttore generale Aloisio - è quello di migliorare la medicina penitenziaria nella prospettiva di equiparare l’assistenza sanitaria ai detenuti a quella erogata all’esterno". Si tratta di un risultato già in parte raggiunto grazie all’attuazione di importanti misure. Su tutte la fornitura gratuita al carcere, tramite la farmacia dell’ospedale, di numerosi medicinali (antiretrovirali, IFN, ribaverina, antibiotici, farmaci per il sistema nervoso centrale). Non occorre dimenticare, poi, la recente attivazione presso Belcolle del reparto di Medicina penitenziaria in grado di ospitare fino a 12 detenuti pazienti. Sul piano dell’informazione, inoltre, si sta dando notevole rilievo all’organizzazione di conferenze mirate ad accrescere le conoscenze sanitarie della popolazione reclusa su temi che spaziano dalla prevenzione della patologia arterico sclerotica (modifica di abitudini di vita) alla lotta contro il fumo.

È in fase avanzata, ad esempio, la preparazione di un corso di 12 ore sull’igiene della alimentazione e sulla legislazione sanitaria specifica rivolto ai detenuti che lavorano nella cucina dei vari reparti detentivi. "La mia presenza qui - ha detto Giuseppe Aloisio nel corso della conferenza di ieri - la ritengo un momento dovuto di grande civiltà.

Chi si trova a vivere, per un periodo della sua esistenza, il disagio della condizione carceraria resta comunque un cittadino che ha il giusto diritto a reclamare una sempre più efficace e puntuale assistenza medica e infermieristica. Un impegno, grazie anche alla collaborazione della direzione di Mammagialla, che sento il dovere di assumere nell’ottica di un generale miglioramento del servizio erogato ai nostri utenti, nessuno escluso".

Sardegna: nuove carceri a Cagliari, Sassari, Oristano e Tempio

 

L’Unione Sarda, 25 novembre 2006

 

Nella sala colloqui i tavolini saranno tondi, come quelli dei bar. Perché la parola d’ordine, per quanto possibile, nel nuovo carcere di Uta sarà vivibilità. Sono partiti i lavori del nuovo istituto di pena che sorgerà a Santa Lucia.

Un evento storico: nel 2009, dopo 122 anni di attività, la vecchia casa circondariale di Buoncammino (che oggi ospita 293 reclusi) non ospiterà più detenuti e verrà restituita alla città. Comunque, l’ultima parola spetta al ministro della Giustizia Clemente Mastella. Visto il clima, la cessione a Regione o Comune ("A chi offrirà di più", aveva detto l’ex ministro Castelli) dovrebbe essere una pratica liscia e veloce.

 

Cagliari

 

Il nuovo istituto di pena che sostituirà Buoncammino sorgerà a Uta in località Santa Lucia, dove si trova anche la comunità di recupero per tossicodipendenti di padre Morittu. I lavori sono iniziati da pochi giorni e sono stati ufficializzati da una riunione in prefettura. A realizzare la struttura (che si estenderà su 46.623 metri quadri e si svilupperà in 171.581 metri cubi) sarà l’associazione temporanea di imprese (Ati) formata da due società per azioni romane: la Opere pubbliche (che sta già realizzando il cavalcavia di via Peretti, a Cagliari) e la Eugenio Ciotola, che curerà gli impianti speciali. Le due imprese si sono aggiudicate una gara del valore totale di 72 milioni di euro. Il complesso, elaborato dalla Siit (Servizi integrati infrastrutture e trasporti), una volta ultimato, potrà ospitare 550 detenuti: 400 in regime di reclusione normale (Sezione circondariale), 100 ad alta sicurezza, mentre 30 posti saranno riservati alle donne e 20 a detenuti in semilibertà. Ottanta agenti saranno alloggiati nelle sei strutture per la polizia penitenziaria.

Il progetto dovrà essere realizzato in 3 anni. In sostanza tutto dovrà essere finito entro il 2009, ma non è escluso, anche per gli incentivi in caso di anticipo della conclusione, che le chiavi delle celle vengano consegnate prima. Resto dell’IsolaNon solo Cagliari, il ministero delle Infrastrutture con un finanziamento di circa 200 milioni di euro, tirati fuori dalle Finanziarie del 2003 e del 2004 e messi a disposizione del Servizio edilizia penitenziaria del ministero delle Infrastrutture, ha dato il via libera anche alla costruzione delle carceri di Sassari (Bancali), Oristano (Massama) e Tempio (Nuchis).

 

Sassari

 

Entro il 2009 anche il carcere di via Roma dovrà chiudere i battenti, mettendo così fine all’odissea quotidiana dei detenuti controllati da 150 agenti di polizia penitenziaria (ne servirebbero almeno altri 50). Sorgerà nella borgata di Bancali, per realizzarlo l’Ati composta da due società romane (la Anemone e la Igit) avrà a disposizione circa 59,5 milioni di euro. Serviranno per costruire celle per 250 detenuti della Sezione circondariale, 100 per reclusi ad alta sicurezza, 15 per i semiliberi, 15 per le donne e 50 per i protetti. Previsto anche un caseggiato, che potrà ospitare 80 agenti, e sei alloggi. L’area su cui sorgerà il carcere è di oltre 38 mila metri quadri sui quali verranno realizzate volumetrie per 154 mila metri cubi.

 

Oristano

 

Il carcere di piazza Manno trasloca a Massama. Con 40 milioni di euro due imprese associate (la Uniland di Bari e la Cimas, l’unica con sede in Sardegna) entro il 2009 dovranno aver concluso i lavori per un istituto di pena in grado di accogliere 240 detenuti nella sezione circondariale e 10 semiliberi. Nella caserma per gli agenti di polizia saranno disponibili 30 posti e verranno realizzati quattro alloggi. Il complesso sorgerà in località Is Argiolas a 17 chilometri da Oristano. Su un’area di oltre 23 mila metri quadri, sui quali verranno sviluppate volumetrie per circa 86 mila metri cubi. Nel carcere di Massama non è prevista la realizzazione delle sezioni di alta sicurezza e femminile.

 

Tempio

 

Il nuovo carcere verrà realizzato a poca distanza da Nuchis, collegato direttamente con il tracciato della futura Tempio-Olbia, e sorgerà in un’area di oltre 18 mila metri quadri, sui quali verranno realizzate volumetrie per 70 mila metri cubi. Con 34.203 milioni di euro verrà realizzato dalla società romana Gia.Fi (impegnata nella costruzione della questura di Sassari), che ha vinto la gara d’appalto. L’impresa dovrà concludere i lavori entro il 2009. L’istituto di pena potrà ospitare 140 reclusi in regime di media sicurezza e 10 in semilibertà. La società dovrà anche costruire 6 alloggi per il personale e una caserma per 30 agenti di polizia penitenziaria.

Pescara: progetti di inclusione sociale per gli ex detenuti

 

Prima di Noi, 25 novembre 2006

 

Tracciare percorsi personalizzati tra il carcere e l’impiego, permettendo a ex detenuti e soggetti in semilibertà che li percorrono, di reinserirsi nella società e nel mondo del lavoro. Questo l’obiettivo del progetto comunitario Equal Salis, che conta partner provenienti, oltre che dall’Italia, da Polonia e Portogallo.

Equal Salis, che significa Servizi per l’autonomia, il lavoro e l’inclusione sociale, è un progetto Ue gestito dalla Provincia in partnership con il Provveditorato all’amministrazione penitenziaria per l’Abruzzo ed il Molise, l’ente di formazione Enfap, la Cna di Pescara, la Confesercenti Abruzzo e la società di comunicazione Sinergia.

Nell’ambito di questa attività, si colloca il meeting transnazionale di oggi denominato Wise (acronimo di Work inclusion for socially escluded) che ha visto come partecipanti tre compagini provenienti da Portogallo e Polonia (nell’ordine: Oportunidades, Capequal e Black Sheep), impegnate nello scambio di esperienze di sviluppo dell’auto-imprenditoria e "Case di accoglienza" realizzate nell’ambito dei rispettivi progetti.

Più in generale Salis, invece, "punta a collocare quanti hanno scontato -o stanno terminando di farlo- il loro debito con la giustizia, come dipendenti in aziende abruzzesi, ma anche incentivandole a creare imprese in proprio".

Lo ha spiegato Antonio Castricone, assessore provinciale al Lavoro, nella presentazione avvenuta questa mattina nella sede pescarese della Cna, che ospita le tre delegazioni straniere.

"Salis", ha ricordato Carmine Salce, direttore della Cna di Pescara, "sta già dando risultati: la disponibilità a far svolgere borse lavoro presso di loro è giunta da 33 imprese locali, pronte a sostenere in questo modo lo sforzo verso la risocializzazione iniziato da 32 ex detenuti".

Le varie prassi adottate da Salis, invece, sono state analizzate dalla Commissione europea, che ha selezionato questa "buona pratica" tra i progetti europei operanti nell’area del reinserimento post penitenziario da sviluppare.

 

 

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