Rassegna stampa 16 novembre

 

Giustizia: giallo-indulto, ma in Lombardia solo 200 rientrati

 

La Provincia di Como, 16 novembre 2006

 

Sull’indulto è di nuovo guerra delle cifre. Ed è di nuovo scontro tra i poli. Con il Dap (il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) che "corregge" le cifre fornite in precedenza alla commissione Giustizia del Senato e con Romano Prodi che da Algeri interviene prendendo le distanze dal dipartimento che fa capo a Largo Arenula.

Ma nella marea di cifre, emerge un dato: che, alla fine, i recidivi, coloro che sono tornati a delinquere, sono un piccola minoranza. Almeno in Lombardia dove a fronte di 6.500 scarcerati "solo 200 sono già tornati in carcere" secondo quanto ha sottolineato il Provveditore Regionale Luigi Pagano. "È un dato - ha aggiunto - che ci conforta. Significa infatti che ha dato buoni frutti quella efficace collaborazione tra le strutture penitenziarie, le autorità giudiziarie, le questure, gli educatori e assistenti sociali, per attutire il ritorno dei detenuti nell’ambito sociale ed evitare pericolosi contraccolpi".

Ma sull’indulto la polemica si è riaccesa tra gaffe, numeri contraddittori e molte speculazioni. Tutto comincia nel pomeriggio a Palazzo Madama quando arriva in commissione Giustizia una lettera firmata l’altro giorno dal sottosegretario Daniela Melchiorre che riferisce di dati del Dap secondo i quali i condannati usciti "grazie" all’indulto da fine luglio ad oggi sarebbero circa 29.000.

La notizia fa saltare sulla sedia l’opposizione che comunque il 27 luglio alla Camera e il 29 luglio al Senato il provvedimento lo aveva votato. Il deputato di An Adolfo Urso parla di "dati allarmanti" che "svelano l’inganno". Mentre la responsabile Giustizia della Lega Carolina Lussana definisce "allarmante il numero dei detenuti rimessi in libertà".

A guardarle bene però quelle cifre convincono poco. A cominciare dal responsabile Giustizia dei Ds Massimo Brutti che le "bolla" come "confuse e approssimative". La Melchiorre infatti aveva già scritto una lettera sull’ argomento, protocollata dalla commissione, nella quale si riportava una "somma" che poi risultava sbagliata. Si diceva cioè che gli "scarcerati" definitivi erano 17.418 e che a questi dovevano essere aggiunti i 2.704 che scontavano misure di custodia cautelare. Per un totale di 24.543. Ma l’addizione non torna visto che il totale delle due cifre in realtà fa 20.122. Così, i senatori chiedono un nuovo chiarimento.

E Daniela Melchiorre ieri ha inviato un’altra lettera. Che contiene però la stessa cifra. Anche se si ricorda che ai "famosi" 24.543 vanno sommati anche i 4.964 tornati in libertà dopo aver scontato misure alternative alla detenzione come, ad esempio, gli arresti domiciliari. Il caos a questo punto diventa totale. La Cdl alza il tono, con il capogruppo della Lega Castelli che accusa il governo di avere mentito. Mentre l’Unione respinge ogni accusa.

"Chi grida allo scandalo su questo - dichiara Daniele Farina (PRC) - mente". Interviene dall’Algeria anche il presidente del Consiglio sollecitato sul punto dai cronisti. Lui non ha dubbi: i dati forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria "non sono esatti". Ma l’opposizione non si placa. Tanto che Alfredo Mantovano e Alessandra Mussolini chiedono al premier di venire a riferire sulla questione in Parlamento. Alla fine il Dap fa una precisazione ufficiale: la cifra complessiva di quelli che hanno beneficiato dell’indulto è di 17.449.

Quindi la previsione è stata rispettata in pieno. L’agitazione così comincia a rientrare. Soprattutto dopo il "mea culpa" di Daniela Melchiorre: "La disomogeneità dei dati - dichiara - ha creato confusione sulle cifre legate al provvedimento di clemenza...". L’ultima parola spetta però al Guardasigilli che riduce il tutto ad un "equivoco".

"Ha ragione Prodi - afferma - i dati che riguardano l’indulto si riferiscono, secondo il Dap, a circa 17mila detenuti". Quindi lancia l’affondo. Contro il suo "vice". Anzi con gli assistenti del suo "vice": "Non si possono sommare le pere con i carciofi - ironizza - un’ingenuità tecnica degli uffici di un sottosegretario ha creato un equivoco immediatamente chiarito". È "pretestuoso" poi, conclude, partire all’attacco sull’ indulto perché si tratta di "una legge approvata a stragrande maggioranza dal Parlamento...".

Giustizia: riflessioni sulle polemiche seguite all’indulto

di Pino Di Maula (Direttore di Left)

 

www.ilcassetto.it, 16 novembre 2006

 

Quando i fascisti picchiano, picchiano. Uscivo dal carcere romano, dove ero stato trasferito dopo aver preso botte da orbi per una birra nel pub sbagliato, quando sentii per la prima volta tremare la terra sotto i piedi. L’onda lunga del terremoto arrivò a scuotere anche Regina Coeli. Colpa, allora, di un sisma che colpiva San Donato Valcomino, al confine tra Lazio e Abruzzo.

Oggi l’epicentro è l’indulto che viene "accusato" di aver riportato gli istituti penitenziari in condizioni umane minime ma sufficienti a far rientrare lo Stato italiano nella legalità. Ma quel è peggio di aver obbligato politici e benpensanti a considerare, forse, per la prima volta la realtà umana anche di può aver più o meno gravemente sbagliato. Per disagi culturali sociali.

O, in un terzo dei casi, per malattia mentale. Un atto di clemenza dunque che, grazie a mirate e scientifiche campagne stampa, scuote le fondamenta del sistema giudiziario. Come vent’anni fa. Quando sentii detenuti gridare terrorizzati. Quella scena non fu riportata dai Tg. Ma quando ho bisogno di immagini di repertorio non faccio nessuna fatica a ritrovarle nell’archivio della mia memoria.

Scorrendo quei ricordi rivedo un energumeno che non provava dolore neppure quando ustionandosi tirava su dal fornellino la caffettiera senza manico. In cella con me c’erano, poi, due tossici, un signore particolarmente silenzioso e, per fortuna, un delinquente vero che mi insegnò a rimediare il tranquillante per dormire nonostante l’angoscia di finire nelle mani insensibili del mio simpatico compagno.

Scene d’altri tempi? Tutt’altro. Da quel che denuncia chi conosce la differenza tra reo e reato rifuggendo categorie come male e bene . Ma ciò non accade per caso. Serve a restaurare per conservare il carcere come istituzione che annulla le identità e nascondere, come si fa con la polvere sotto i tappeti, tutti i fallimenti esterni al sistema giudiziario.

Da quelli culturali e scientifici (che non ammettendo la malattia di fatto negano la cura. E poi si lamentano se la gente ammazza e o s’ammazza) a quelli sociali. Un’operazione di anaffettività tale verso la realtà, oltre che per il genere umano, che porta a scoprire oggi la Camorra. E - pensate - persino la Mafia. L’ha creata, è ovvio, l’indulto.

Poco importa se, in realtà, i criminali più efferati tornano a uccidere, in genere donne e bambini, per un vuoto culturale nonché per cialtroneria e incompetenza di molti operatori. È il caso di Izzo, rimesso in libertà - stando a quanto riferisce pubblicamente il sottosegretario della Giustizia Luigi Manconi - falsificando cartelle cliniche. Perizie riconfermate una settimana fa dai periti del Tribunale di Campobasso. Ma di ciò non si parla. C’è un silenzio, diciamo maliziosamente, religioso. Che non scuote di certo le colonne dei nostri quotidiani. Che quando picchiano, picchiano.

Indulto: caos sui numeri; 29 mila scarcerati, no solo 17 mila

 

Repubblica, 16 novembre 2006

 

È il caos sul numero dei detenuti usciti dal carcere grazie alla legge sull’indulto. La bufera si è scatenata ieri pomeriggio. I dati hanno riacceso subito la polemica sulla legge forse più discussa del governo Prodi. Subito schierate le due fazioni: da una parte la maggioranza, certa dell’inesattezza dei dati, dall’altra l’opposizione, che ha accusato il governo di aver mentito al Parlamento e a tutti i cittadini. Ma andiamo con ordine.

Ricostruzione "storica" - Tutto è cominciato con i primi dati forniti dal sottosegretario al ministero di Grazia e Giustizia Daniela Melchiorre in una lettera inviata ieri alla commissione Giustizia del Senato: dal 1 agosto di quest’anno al 9 novembre avrebbero beneficiato della legge sull’indulto oltre 29 mila detenuti. Di questi 24.543 sarebbero stati rilasciati, 4.964 avrebbero ottenuto misure alternative. Il numero, contenuto in un documento del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap), sarebbe più del doppio di quello calcolato al momento dell’entrata in vigore della legge, pari a circa 12 mila detenuti. Immediata la contestazione dei numeri.

"C’è un errore materiale, aritmetico - ha detto il senatore Ds Felice Casson - perché la somma dei 17.418 detenuti definitivi che sono stati scarcerati e dei 2.704 in carcere per custodia cautelare non fa 24.543". Pronta la rettifica. In una seconda lettera Daniela Melchiorre ha parlato di 24.543 scarcerati, senza ulteriori precisazioni. Ma i numeri hanno continuato a non convincere. Il premier Romano Prodi è intervenuto da Algeri: "I detenuti che hanno beneficiato dell’indulto non sono il doppio delle stime iniziali. Il provvedimento di clemenza è stato voluto da una larga maggioranza del Parlamento". Così è arrivata la correzione del Dap: "Il numero complessivo delle persone scarcerate per l’indulto è pari a 17.449 unità, confermando in pieno la stima effettuata". In altre parole: tutto torna.

All’origine dell’errore - "Al solo scopo di far comprendere le diverse cifre battute nelle agenzie -spiega il Dap - si precisa che altre 7.178 persone che erano in custodia cautelare, ne hanno ricevuto la revoca. Di queste, 4.456 avevano anche un titolo definitivo e 2.722 erano sottoposte unicamente a misura provvisoria. Costoro non potevano rientrare nella stima richiesta perché la loro liberazione non è conseguente all’applicazione dell’indulto, ma è frutto di una scelta discrezionale dell’autorità giudiziaria". Confusione dunque e un po’ di ingenuità, forse. "Un’ingenuità tecnica degli uffici di un sottosegretario ha creato un equivoco immediatamente chiarito. Non si possono sommare le pere con i carciofi" commenta il guardasigilli Clemente Mastella, mettendo la parola fine a un polverone causato da un semplice incidente.

Giustizia: Rossi (Anm); ex Cirielli rischia di essere amnistia

 

Apcom, 16 novembre 2006

 

La legge ex Cirielli rischia di riacquistare "il carattere di impropria e soprattutto indiscriminata amnistia, già denunciato nella fase della sua approvazione e scongiurato con la previsione in extremis di una disciplina transitoria destinata a graduare il passaggio dal vecchio al nuovo regime della prescrizione". È la preoccupazione di cui si fa interprete il consigliere di Cassazione Nello Rossi, segretario dell’Associazione nazionale magistrati, che fa riferimento alle ricadute sulla giustizia penale che potrebbe avere la recente sentenza della Corte costituzionale. "Dopo l’indulto, la prescrizione?", si chiede.

"È ancora in corso - premette Rossi - la discussione sull’opportunità che all’indulto, assai ampio ed esteso nel tempo sino al 2 maggio 2006, approvato nell’estate faccia seguito una amnistia ‘selettiva’ per i reati minori. Ma oggi - avverte il segretario dell’Anm - è necessario rappresentare un’altra situazione straordinariamente difficile e complicata che si profila all’orizzonte della giustizia penale.

Rossi fa riferimento alla recente sentenza della Consulta, di cui ancora non si conoscono le motivazioni, che "ha reso applicabili i più brevi termini di prescrizione della legge Cirielli in tutti i processi di primo grado, dichiarando incostituzionale la disciplina ‘transitoria’ dettata da tale legge che escludeva l’applicazione dei più brevi termini di prescrizione nei processi di primo grado che avessero superato la soglia della dichiarazione di apertura del dibattimento".

"Ma se la motivazione della sentenza della Consulta dovesse contenere significative aperture verso nuove pronunce di incostituzionalità della disciplina transitoria anche con riguardo ai processi pendenti in appello o in Cassazione, la giustizia penale - mette in guardia il segretario dell’Anm - subirebbe una sorta di grande ‘sospensionè in attesa di una ulteriore pronuncia del giudice delle leggi".

"E se poi tale pronuncia dovesse dichiarare immediatamente applicabili i più brevi termini di prescrizione previsti dalla legge Cirielli anche nei giudizi di appello e di Cassazione - aggiunge - essa avrebbe l’effetto di far dichiarare estinti per prescrizione un numero elevatissimo di reati, molti dei quali di estrema gravità, alla soglia di una sentenza definitiva". Insomma, una "impropria e indiscriminata amnistia".

"Il rispetto profondo che si deve alla Corte costituzionale ed alla sua fondamentale funzione non deve impedire - conclude Rossi - che si rappresenti con il necessario realismo il possibile impatto delle sue pronunce sul funzionamento della giustizia penale e sulle esigenze di tutela della collettività che sono ad essa connesse".

Nuoro: in sciopero della fame perché non può studiare

 

Il Tempo, 16 novembre 2006

 

"Un detenuto della sezione di elevato indice di vigilanza del carcere di Badu ‘e Carros attuerà lo sciopero della fame dall’1 dicembre per protestare contro il divieto di proseguire gli studi universitari a Firenze". Lo denuncia il consigliere regionale dello Sdi-RnP, Maria Grazia Caligaris.

In una nota Caligaris sottolinea la paradossale situazione venutasi a creare tra il direttore dell’Istituto di pena e il Dap, che impongono di far proseguire gli studi del detenuto nell’ateneo di Sassari, e il Magistrato di Sorveglianza che ha invece autorizzato la continuazione degli studi in Toscana dove peraltro lo studente-detenuto ha conseguito la laurea di primo livello e una borsa di studio con cui ha rinnovato l’iscrizione.

"Il detenuto - afferma Caligaris - ha intrapreso il percorso universitario in giurisprudenza nell’Università fiorentina dove ha ottenuto la laurea di primo livello. Ha quindi creato un rapporto diretto con il tutor e il docente con cui ha discusso la tesi. La scelta di proseguire la specialistica è stata dettata dalla necessità di rispettare il principio della continuità didattica e di favorire quel rapporto di fiducia nell’istituzione di massima formazione". "D’altra parte la circolare con cui la Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento che raccomandava ai Direttori degli Istituti di invitare i detenuti a iscriversi nelle Università prossime alle Case Circondariali, è stata comunicata alla Direzione nuorese del carcere molto prima dell’iscrizione al biennio specialistico del detenuto

Palermo: ragazzi "in tribunale" per imparare la legalità

 

Redattore Sociale, 16 novembre 2006

 

Presentato nel popolare quartiere Brancaccio di Palermo il progetto "La sicurezza della legalità". Si tratta di un progetto molto articolato che avrà la durata di due anni e che prevede un percorso formativo interforze al quale parteciperanno gli operatori di polizia, dei carabinieri e della polizia municipale, assieme agli operatori dei servizi socio-sanitari, delle istituzioni scolastiche, del volontariato e del privato sociale. Il carattere innovativo del progetto è caratterizzato dal ricorso, per la prima volta in Italia, al sistema del Tribunale dei Giovani, che prevede un programma d’intervento che verrà attuato in collaborazione con le scuole presenti nei quartieri di Brancaccio, Borgo Nuovo e San Filippo Neri. All’interno dei centri è prevista la realizzazione di quattro moduli formativi tra cui quello del Tribunale dei Giovani finalizzato a fornire uno spazio affinché i ragazzi apprendano, attraverso l’esercizio della giustizia, valori positivi connessi alla cultura della legalità. Il progetto è stato presentato dal sindaco di Palermo Diego Cammarata presso l’auditorium Giuseppe Di Matteo del quartiere Brancaccio. Il testo de "La sicurezza della legalità" è stato realizzato dalla Prefettura insieme al Comune di Palermo.

Un percorso formativo è previsto anche per i giovani residenti nel quartiere Borgo Nuovo che verranno inseriti all’interno dei centri polifunzionali di formazione ed educazione alla legalità che saranno attivati nei quartieri Brancaccio e San Filippo Neri (Zen). "La sicurezza della legalità" è nato dopo un’analisi approfondita del territorio e gli esiti di numerosi incontri dai quali sono emerse le esigenze della popolazione. L’iniziativa, si pone, fra gli obiettivi principali, quello della formazione rivolta alle forze dell’ordine ma rappresenta, pure, un intervento significativo sulla comunità locale. Il progetto prevede, infatti, l’apertura di due nuovi centri polifunzionali nei due quartieri le cui attività saranno gestite da agenzie presenti nel territorio, con il coinvolgimento diretto degli stessi abitanti del quartiere. In particolare, saranno privilegiati gli interventi a favore dei minori, degli adolescenti e delle famiglie. Inoltre, è prevista la realizzazione di una nuova struttura a Borgo Nuovo che ospiterà una nuova stazione dei Carabinieri allo scopo di creare condizioni ambientali favorevoli nella borgata. Sempre nell’ambito del progetto sono previste ricerche-intervento finalizzate all’osservazione ed al monitoraggio dei quartieri e dei luoghi di incontro per le famiglie.

"L’avvio di questo progetto - ha detto il sindaco Diego Cammarata - è particolarmente importante per la nostra città, perché rafforza, in una logica di sinergia e condivisione di ruoli ed interventi tra le principali istituzioni cittadine e il terzo settore, il percorso di legalità che stiamo seguendo con impegno, convinzione e fatica. Prefettura, Comune, forze dell’ordine, istituzioni scolastiche e associazioni di volontariato - ha proseguito Cammarata - sono insieme con l’obiettivo di diffondere la cultura della legalità e per unire, utilizzando lo strumento della formazione e dell’informazione, i cittadini a quanti operano per la sicurezza dei cittadini stessi. Inoltre, il progetto si prefigge di creare i presupposti per un corretto utilizzo di beni appartenuti ad esponenti della criminalità organizzata". All’incontro erano presenti il vice ministro degli Interni, Marco Minniti, il prefetto di Palermo Giosuè Marino, il vice capo della Polizia di Stato Giuseppe Procaccino, il questore di Palermo Giuseppe Caruso, l’assessore alle attività sociali Cettina Bonomo ed il parroco di Brancaccio Mario Golesano.

Bologna: sgomberato il campo nomadi di via Bignardi

 

Redattore Sociale, 16 novembre 2006

 

A 40 giorni dall’ingresso di Bulgaria e Romania nell"Unione Europea, prevista per gennaio 2007, il Comune di Bologna ha fatto sgomberare, alle 5 di questa mattina, il campo nomadi di via Bignardi e dell’area che costeggia il canale Navile, popolato da rom bulgari e rumeni. Le persone, ora trasferite in Questura e nelle Caserma dei Carabinieri, sono in tutto 123, tra cui 35 bambini e 14 donne incinte. "Questo sgombero - commenta Sebastian Zlotea della Lega per i diritti delle persone comunitarie, extracomunitarie e dei rifugiati politici - risulta ancora più disumano se si considera l’ingresso della Romania e della Bulgaria nell’Unione Europea previsto per l’inizio dell’anno prossimo. Alla luce di questo, che senso ha continuare a trattare il problema dei rom con sgomberi, espulsioni e Cpt?". Mentre sono ancora in corso le identificazioni, infatti, c’è già un aereo pronto a volare verso la Romania, per riportare a casa gli irregolari. Chi non dovesse poi essere identificato, come prevede la legge Bossi-Fini, verrà rinchiuso al Cpt, mentre chi ha già un precedente decreto di espulsione rischia il carcere.

Lo sgombero del campo - nella zona da oltre un anno - è partito da un’ordinanza del sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, per fare fronte, come si legge nel documento, "a un’area che presenta grandi quantità di rifiuti abbandonati che generano una situazione di notevole rischio igienico-sanitario per le persone occupanti e per quelle che vivono e lavorano nelle aree circostanti". Le ruspe, quindi, questa mattina hanno spazzato via tutto: "voglio sottolineare - ha spiegato l’avvocato Andrea Ronchi, che ha seguito la fasi dello sgombero -, che le strutture del campo sono state demolite e non rimosse come prevede l’ordinanza, e che i beni all’interno delle baracche sono stati distrutti invece che depositati nei magazzini comunali". Insieme alle baracche, quindi, sono stati demoliti anche stufe, oggetti, pentolame, oltre ai giochi e i ai libri di ragazzini che avevano cominciato percorsi di inserimento scolastico. "Con questo sgombero - precisa il consigliere indipendente di Rifondazione, Valerio Monteventi, che insieme all’Altra sinistra (l’asse Prc-Verdi-Cantiere in Comune) ha subito preso posizione contro le modalità dell’operazione - si sono gettati via anche quei percorsi scolastici per i ragazzi, attivati tra mille difficoltà. Incomincia davvero a filtrare il messaggio politico di una città che mette in atto un’accoglienza disincentivante". Ora l’Altra sinistra chiede l’immediata convocazione del tavolo interistituzionale sull’immigrazione per affrontare il tema e realizzare un progetto per queste persone: per offrire un tetto agli "sfollati", ad esempio, ci sarebbero le strutture di Borgo Panigale, dove sorge un villaggio allestito per gli operai impegnati nei lavori dell’Alta velocità.

Finanziaria: la polizia penitenziaria oggi protesta contro i tagli

 

Apcom, 16 novembre 2006

 

"Oggi la polizia penitenziaria è scesa in piazza per protestare contro i tagli in finanziaria che penalizzano una categoria in emergenza da anni". Lo ha detto Giuseppe Moretti, segretario nazionale della Ugl Polizia Penitenziaria, durante la manifestazione di protesta, in corso questa mattina a Piazza Montecitorio, dove insieme all’Ugl sono riuniti anche i rappresentanti di categoria di Cgil, Cisl, Uil e dell’Osap, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria.

"Siamo qui per denunciare - ha aggiunto Moretti - il mancato stanziamento nella manovra 2007 di risorse per l’adeguamento degli organici. Siamo ancora in attesa che vengano assunti i 530 agenti ex ausiliari, numero minimo indispensabile per la garanzia della sicurezza negli istituti penitenziari. Inoltre, in questa finanziaria non c’è traccia dei fondi per il rinnovo del contratto del comparto sicurezza scaduto il 31 dicembre 2005".

"A ciò si aggiunga - ha proseguito - la necessità di rilanciare le specializzazioni e la riforma della formazione del personale di polizia penitenziaria e che sarebbe quanto meno opportuno costituire un tavolo tecnico per discutere del riordino delle carriere, riprendendo concretamente un progetto, avviato nella scorsa legislatura, che valorizzi il lavoro del personale delle forze di polizia in tutti i suoi ruoli, anche con finanziamenti da prevedere in questa legislatura".

"Le condizioni di lavoro della polizia penitenziaria sono ai limiti dell’emergenza e le carenze di organico si registrano a tutti i livelli. Invece di potenziare gli organici, il Governo ha preferito emanare l’indulto. Un provvedimento che, come l’Ugl ha sostenuto fin dall’inizio, non serve a risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri e si ripercuote negativamente anche sulla condizione del personale penitenziario: sono stati bloccati i programmi di recupero per i detenuti e si è incrinato il concetto di certezza della pena"

Torino: mostra dei ragazzi detenuti al "Ferrante Aporti"

 

Ansa, 16 novembre 2006

 

L’AICS (Associazione Italiana Cultura e Sport) sta organizzando a Torino per il 12 dicembre 2006 la "Festa nazionale della Solidarietà AICS". La manifestazione ha il Patrocinio del Ministero della Giustizia - Dipartimento Giustizia Minorile. L’evento si articolerà su due giornate:

lunedì 11 dicembre: incontro all’interno dell’IPM "Ferrante Aporti" tra i ragazzi detenuti, il Responsabile Nazionale AICS del Settore Politiche Sociali - Antonio Turco, il regista dello spettacolo "Tutti i colori della notte" messo in scena dalla compagnia teatrale penitenziaria "Stabile assai" - Antonio Lauritano, e alcuni musicisti della compagnia. Durante l’incontro verranno proiettati i video dei due spettacoli teatrali che i ragazzi dell’IPM hanno realizzato nel 2004 ("Romeo e Giulietta") e nel 2005 (Amleto - prove aperte");

martedì 12 dicembre: dalle 14.30 alle 18.30: "Un cielo senza nuvole" - convegno dedicato al tema delle attività culturali fatte dalle associazioni di Terzo Settore all’interno dell’area penale.

Alle 21.00: "Tutti i colori della notte", spettacolo della stagione 2006/2007 dei detenuti della casa di reclusione di Rebibbia. Sia il convegno che lo spettacolo si terranno presso la sala teatrale dell’associazione "L’Espace", che si trova a Torino, in via Mantova n. 38. All’interno dello stesso spazio verranno esposti i lavori che i ragazzi detenuti all’IPM "Ferrante Aporti" hanno realizzato durante i laboratori di disegno e di pittura.

Reggio Calabria: protocollo per reintegrazione ex detenuti

 

Quotidiano di Calabria, 16 novembre 2006

 

Un protocollo d’intesa tra il Comune di Polistena e il Ministero della Giustizia che permetta a chi è stato detenuto di reinserirsi nella società e nel mondo del lavoro.

Parte ufficialmente, con la firma del protocollo d’intesa tra l’ente comunale e l’U.E.P.E., ufficio esecuzione penale esterna di Reggio Calabria, il progetto "Recuperare Vale la Pena", che già da alcuni mesi, in via sperimentale con l’apertura di uno sportello informativo, aveva svolto un’ottima attività di "consulenza" per gli ex detenuti. Soddisfatto il sindaco Giovanni Laruffa per via "dello scopo di questo progetto che finalmente parte in via ufficiale. Lo scopo è il reinserimento di quelle persone che hanno avuto problemi con la giustizia, al fine di facilitarne il reinserimento nella società. Allo stesso tempo con questo progetto ci prefiggiamo di poter dare un aiuto anche economico alle famiglie di detenuti che spesso in situazioni del genere si trovano in disagio. Ovviamente la speranza è che il reinserimento veda finalmente la volontà di non tornare più a delinquere".

Il funzionario del Ministero della Giustizia Mario Nasone ha rimarcato la "sensibilità del Comune di Polistena in questo progetto, un progetto in cui ha creduto fortemente. È una risposta dura che viene data alla malavita, perché lo Stato non è solo repressione, ma ha anche un volto amico. Gli sportelli aperti nell’ambito di questo progetto sono un punto d’ascolto e di orientamento che servono a dare anche una nuova speranza a chi esce dal carcere. È importante che le amministrazioni locali sostengano questi progetti, visto che i detenuti che escono grazie a misure alternative hanno una bassissima probabilità di tornare a delinquere". Ha voluto esprimere il proprio apprezzamento anche l’assessore alla legalità Antonio Baglio, dettosi contento perché "con questa iniziative si da un aiuto concreto a chi è stato meno fortunato". La responsabile comunale per i servizi sociali, Ines Parrello ha evidenziato il fatto che "per la prima volta in questo comune ci sono dei progetti seri che puntano a "rimettere in carreggiata" chi ha avuto problemi di carattere giudiziario; specie alla luce dei grossi risultati ottenuti con lo sportello informativo, che funziona in modo eccellente". Anna Maria Italiano è la direttrice del predetto sportello informativo, e illustrando la funzione dello sportello orientativo in questione ha spiegato le modalità con cui vengono affrontate le varie problematiche; "con l’ascolto e la condivisione che rendono efficaci questo tipo di progetti".

 

 

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