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Iglesias (CA): detenuto s’impicca dopo due mesi d’isolamento
Agi, 1 giugno 2006
Tragedia alcuni giorni fa nel carcere di Iglesias dove un detenuto di 50 anni si è tolto la vita impiccandosi. La notizia è trapelata soltanto oggi. L’uomo era stato trasferito nella casa circondariale dalla colonia penale di Mamone in quanto era stato trovato in possesso di un telefonino. In questi casi la legge prevede una punizione severa. Il detenuto - un sardo che doveva scontare solo un altro anno di pena - è stato rinchiuso per due mesi in cella di isolamento. Contro il provvedimento aveva immediatamente presentato reclamo e la direzione del carcere aveva dato parere favorevole perché uscisse dall’isolamento. Il tribunale di sorveglianza aveva accolto l’istanza ma l’uomo era ormai fortemente provato dai mesi di detenzione dura. Dopo due giorni di regime normale, quando sembrava che stesse per riprendersi, si è tolto la vita. Inutile il tentativo disperato dei medici del carcere di salvarlo. Cagliari: Radicali; un'altra morte in carcere, amnistia subito
Ansa, 1 giugno 2006
"Il nuovo tragico evento verificatosi nel carcere di Iglesias dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, l’insostenibile situazione negli Istituti di Pena isolani". Così apre il suo intervento Maria Grazia Caligaris, della Rosa nel Pugno. "Un provvedimento urgente del Parlamento è indispensabile e deve concretizzarsi prima della conclusione della tornata estiva dei lavori della Camera così come richiesto dal Capogruppo della Rosa nel Pugno Roberto Villetti". Lo sostiene la Consigliere regionale dello Sdi-Rnp Maria Grazia Caligaris nell’apprendere che un detenuto si é suicidato ieri mattina nella Casa Circondariale di Iglesias. "In attesa dell’inchiesta della Magistratura per accertare le circostanze dell’assurda morte é emerso che il detenuto avrebbe dovuto scontare soltanto un altro anno ed era ospite nella colonia penale di Mamone (Sassari). Trovato in possesso di un telefonino è stato trasferito ad Iglesias dove è stato rinchiuso per due mesi in cella di isolamento", continua la Caligaris. "Per sollecitare l’amnistia, quale primo atto, di un’ampia riforma della giustizia e del sistema carcerario per uscire dall’illegalità, come l’Europa spesso ci ricorda, cittadini, militanti e dirigenti della Rosa nel Pugno si troveranno venerdì mattina 2 giugno alle 10.30 davanti al carcere di Buoncammino a Cagliari, in occasione della Festa della Repubblica". "Per denunciare - ha concluso Maria Grazia Caligaris - la grave situazione delle carceri in Italia, ed in particolare in Sardegna, divenuta intollerabile ed insostenibile per i detenuti, gli agenti di polizia penitenziaria ed i loro familiari. Mi auguro che i cittadini partecipino numerosi ad una manifestazione pacifica di protesta democratica". Giustizia: Verdi; ennesimo suicidio a Iglesias, serve l'amnistia
Apcom, 1 giugno 2006
Il senatore dei "Verdi-Insieme con l’Unione" Mauro Bulgarelli, membro della commissione Giustizia del Senato, ha presentato un’interrogazione parlamentare sulla morte di un detenuto di 50 anni, suicidatosi nel carcere di Iglesias alcuni giorni fa ma il cui decesso solo oggi è trapelato. "Quel che è accaduto è gravissimo - afferma Bulgarelli - occorre capire perché la notizia è stata tenuta celata tutto questo tempo e perché un uomo a cui restava soltanto un anno di pena da scontare è stato rinchiuso per 2 mesi in cella di isolamento per essere stato trovato in possesso di un telefonino". "Risulterebbe poi - prosegue - che dopo il reclamo presentato alla direzione del carcere, questa abbia espresso parere favorevole per il reinserimento nel regime ordinario di detenzione ma il Tribunale di sorveglianza ha accolto l’istanza solo dopo 2 mesi e il detenuto, poco dopo essere uscito dall’isolamento, ormai provato psicologicamente, si è impiccato". "Questa vicenda - continua Bulgarelli - è agghiacciante: sotto accusa c’è il ricorso disinvolto a misure di sorveglianza durissime e immotivate, la lentezza inaccettabile della burocrazia, le condizioni invivibili delle carceri dove, oltre al sovraffollamento e al degrado, manca qualsiasi forma di supporto psicologico ai detenuti. E questo ennesimo suicidio in carcere suona come un atto di accusa per il mancato varo dell’amnistia in questi anni, che avrebbe potuto evitare tanti morti e sofferenze. Ora - conclude il senatore verde - sta al nuovo governo passare ai fatti e varare prima dell’estate un provvedimento di amnistia e indulto che, oltre a costituire una misura giusta e necessaria, rappresenterebbe il presupposto per un nuovo corso in materia di giustizia e detenzione". Napoli: a Secondigliano secondo suicidio in una settimana
Ansa, 1 giugno 2006
Un detenuto di 46 anni si è impiccato, martedì pomeriggio, nell’istituto penitenziario di Secondigliano a Napoli. Ne dà notizia l’Associazione Antigone Napoli, che da sette anni, ha costituito un Osservatorio Nazionale sulle condizioni della detenzione in Italia. L’uomo, Pino L., napoletano, padre di tre figli, avrebbe finito di scontare la sua pena nel 2007. "È amaro constatare - ha detto Dario Stefano Dell’Aquila, portavoce dell’Associazione Antigone Napoli - che si tratta del terzo suicidio nell’arco di pochi mesi, il secondo in una settimana. Tra morti per malattia e suicidi a noi risulta che, nell’istituto di Secondigliano, siano almeno 18 i detenuti deceduti dal 2005 ad oggi". "Ci auguriamo - ha concluso il portavoce di Antigone - che, in attesa di un provvedimento che riduca il sovraffollamento, il neo ministro della Giustizia sappia intervenire presto e bene per interrompere questa triste contabilità". Napoli: lettera aperta al nuovo ministro sulle morti in carcere
Camera Penale di Napoli Progetto il carcere possibile Napoli, Via S. Lucia n. 123 Tel. 0817640964 mail: avvpoli@tin.it
Due suicidi in pochi giorni nell’Istituto di Secondigliano. Morti annunciate che si vanno ad aggiungere alle altre nell’indifferenza di tutti. Nel 2005, cinquantasette detenuti si sono tolti la vita nelle carceri italiane. In un anno, ogni sei giorni un morto. Un’ "epidemia" che nessuno vuole debellare. L’uomo quando varca la porta del carcere perde, di fatto, ogni diritto. Gli tolgono la libertà, il bene supremo. Lo strappano alla vita quotidiana, agli affetti, ma ciò evidentemente non basta . Il detenuto viene fatto oggetto di un’arbitraria violenza, a volte evidente, a volte invisibile, che lo distrugge e lo rende incapace di nutrire ancora stima verso se stesso. In carcere si perde l’amore verso gli altri e verso se stessi. Si cade, giorno dopo giorno, in uno stato di abbandono totale che porta al desiderio di morte. Sembrerebbe banale ricordare a chi ci governa che la perdita della libertà rappresenta la massima sanzione che lo Stato può infliggere a chi ha commesso un reato. Ma così non è, perché questi elementari principi di uno Stato democratico, non trovano, da tempo, alcuna applicazione. Per tutti, purtroppo, il carcere rappresenta qualcosa di estraneo che non appartiene alla vita civile, ma alla vita di "altri", che sono e devono essere lontani da noi. Dal disinteresse dell’opinione pubblica, deriva l’assoluta mancanza di programmi politici e finanziamenti che possano realmente creare un’inversione di tendenza e far cessare quella che molti osservatori definiscono una "vergogna nazionale". I parlamentari dei grandi partiti sporadicamente visitano gli Istituti, rilasciano interviste gridando allo scandalo, ma dopo il loro momento di visibilità, non si fanno promotori di Leggi che dispongano finanziamenti adeguati. I soldi pubblici per il carcere diminuiscono di anno in anno e la stessa medicina penitenziaria e lo specifico reparto sanitario soffre di tagli che rendono inefficace qualsiasi intervento. Gli Avvocati conoscono la realtà del carcere. Ascoltano dalla voce dei loro assistiti vicende non immaginabili, raccolgono le proteste dei familiari e sono testimoni della presa di coscienza, o di conoscenza, che avviene nel momento in cui una persona cara viene privata della libertà. Solo allora, infatti, si aprono gli occhi sul mondo del carcere, ci si ricorda di quanto già si sapeva o ci si accorge, per la prima volta, di quanto avviene dentro quelle mura e ci si chiede "ma come è possibile?" Quanto fino a quel momento era stato accantonato o ignorato diviene ragione di meraviglia e di protesta. Una ribellione che resta comunque isolata, perché il parente o l’amico in carcere ti rendono portatore d’istanze che non trovano interlocutori. Gli altri, infatti, ascoltano interessati, ma, forti del loro stato di "libertà", dimenticano facilmente. La battaglia da affrontare è soprattutto culturale. Fin quando non si comprenderà che il carcere è un’istituzione pubblica che risponde ad una pubblica finalità, come lo sono le scuole, gli ospedali, la detenzione continuerà ad essere una "zona franca" dove tutto è consentito in nome della sicurezza e della continua emergenza. Al nuovo Ministro della Giustizia auguri di buon lavoro. Egli certamente conosce i problemi che dovrà affrontare. Queste due vite spezzate in pochi giorni in un Istituto Penitenziario della Sua regione potrebbero rappresentare un segnale, un allarme lanciato al Potere da una "comunità" abbandonata e privata illegalmente dei suoi diritti.
Avv. Riccardo Polidoro Camera Penale di Napoli - Progetto "Il Carcere Possibile" Giustizia: Napolitano firma la grazia per Ovidio Bompressi
Ansa, 1 giugno 2006
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto di concessione della grazia a Ovidio Bompressi. L’ex esponente di Lotta Continua era stato condannato insieme ad Adriano Sofri a 22 anni di carcere per l’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi. Il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha controfirmato poche ore dopo l’atto di grazia per Ovidio Bompressi. L’ex di Lotta Continua tornerà libero appena gli sarà notificata la decisione del Capo dello Stato. Stamani il ministro della Giustizia aveva inviato al Quirinale il fascicolo per la grazia a Bompressi con una lettera di accompagnamento in cui si esprime parere favorevole. Il predecessore di Napolitano, Carlo Azeglio Ciampi, favorevole al provvedimento di clemenza, il 24 novembre del 2004 era stato bloccato dall’atteggiamento negativo dell’allora Guardasigilli, Roberto Castelli (Lega Nord). Si era perciò rivolto alla Corte Costituzionale, sollevando un conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato. Solo qualche settimana fa, pochi giorni prima della scadenza del Settennato di Ciampi, la Consulta ha chiarito che il potere di grazia spetta al capo dello Stato e il ministro della Giustizia non può porre alcun veto ostacolando la procedura. Napolitano avrebbe potuto decidere, quindi in autonomia nel caso Mastella non fosse stato d’accordo. Ha deciso in base all’istruttoria già compiuta per Ciampi e aggiornata in questi giorni.
Bompressi, sono felice e ringrazio
È "felice e ringrazia tutti" Ovidio Bompressi. Sono queste le parole riferite dalla moglie Giuliana Brogi, da poco rientrata nell’abitazione di Massa dove i Bompressi vivono. "Mio marito non vuole però rilasciare dichiarazioni" ha aggiunto la donna, chiedendo di essere lasciata in pace "almeno per stasera". "Sono felice, siamo talmente storditi dopo tanti anni" è stato il commento della signora Giuliana che, alla domanda dei giornalisti se festeggeranno risponde: "Non festeggiamo, non facciamo nulla".
Mastella riaggiornerà la pratica della grazia per Sofri
Clemente Mastella farà riaggiornare la pratica relativa ad una eventuale grazia per Adriano Sofri. Fermo restando che - viene fatto notare in ambienti di via Arenula - il ministro ritiene possibile un atto di clemenza nei confronti dell’ex leader di Lotta Continua entro le fine dell’anno, per riaggiornare il fascicolo sarà necessario più tempo rispetto al caso Bompressi.
Napolitano, per grazia Sofri attendo proposte Mastella
Sulla grazia a Ovidio Bompressi, spiega Giorgio Napolitano, rispondendo ad una domanda dei giornalisti, ho concesso la grazia ripartendo dal punto in cui aveva lasciato il presidente Ciampi. Per la grazia a Sofri, "attendo di vedere quale seguito il ministro Mastella vorrà dare agli annunci che ha dato. Poi deciderò".
Castelli, ingiustizia è fatta
"Ingiustizia è stata fatta": così l’ ex ministro della giustizia Roberto Castelli, che si era opposto alla concessione del provvedimento di clemenza, commenta la grazia concessa ad Ovidio Bompressi. "Con questa grazia concessa a una persona condannata per un vile omicidio e che ha trascorso pochissimi anni in carcere - dice Castelli - la sinistra ha commesso una duplice ingiustizia. Una, nei confronti delle vittime del terrorismo e dei loro parenti che vedono che chi è stato condannato per aver ucciso un uomo dello Stato viene liberato dopo aver fatto pochissimi anni di carcere, ciò in piena violazione del principio della certezza della pena. La seconda ingiustizia è stata perpetrata nei confronti di tutti quei detenuti che nelle medesime condizioni di Bompressi hanno chiesto la grazia e se la sono vista negare". "La sinistra classista e radical chic - conclude Castelli - mette fuori gli amici e lascia dentro i poveracci. Sono felicissimo di essere riuscito ad evitare di avere sulla coscienza un’ingiustizia di simile natura".
Fassino: decisione saggia
"È una decisione saggia - dice il segretario dei Ds Piero Fassino - . Mi auguro che possa seguire in tempi rapidi un analogo provvedimento per Sofri".
Nicola Sofri: buon inizio nuovo governo
"Sono contento per il buon Ovidio: è un buon inizio per il nuovo governo". È il commento di Nicola Sofri, uno dei figli dell’ex leader di Lotta Continua Adriano, dopo la decisione del presidente della Repubblica di concedere la grazia a Ovidio Bompressi. "Era una decisione attesa da tempo", aggiunge Nicola che spiega di non aver ancora sentito suo padre, "ma certamente sarà contento". Giustizia: la Cdl si divide sulla grazia a Ovidio Bompressi
Il Sole 24 Ore, 1 giugno 2006
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha spiegato l’iter che ha portato alla decisione di concedere la grazia a Ovidio Bompressi: "Il decreto sulla grazia per Bompressi - ha detto il Capo dello Stato - è stato predisposto dal ministro di Grazia e giustizia; la questione è stata ripresa dal punto in cui era stata interrotta l’8 novembre 2004 con la lettera del Presidente Ciampi. Poi si è conclusa la lunga vicenda del conflitto presso la Corte costituzionale. Poiché il Presidente della Repubblica aveva chiesto al Ministro della Giustizia di predisporre il provvedimento di grazia per Bompressi, questo è stato fatto e immediatamente firmato". Il decreto, ha precisato Napolitano, "non è giunto già controfirmato dal ministro ed è stato restituito al Guardasigilli perché lo firmasse". Così il Capo dello Stato ha fatto osservare che questa volta si è proceduto secondo le procedure vigenti prima della decisione della Consulta: su proposta e di concerto con il Guardasigilli. "Per quello che riguarda Sofri - ha aggiunto Napolitano - attendiamo quale seguito il ministro di Grazia e giustizia voglia dare agli annunci che ha fatto. Poi verrà la decisione che spetta a me". Clemente Mastella, che ha già controfirmato il provvedimento, ha accolto con "grande soddisfazione" la decisione del Capo dello Stato. Dal ministero della Giustizia si sottolinea che la "tempestività" con cui la questione della grazia a Bompressi si è svolta è "coerente con l’impegno e le posizioni che Mastella ha sempre tenuto nell’ambito della vicenda". Il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, definisce la grazia a Bompressi "una buona notizia, che va a favore di una possibile rinascita della nuova civiltà giuridica del Paese". E considera "matura" anche la grazia per Adriano Sofri. Roberto Castelli, ex Ministro della giustizia che si oppose alla concessione del provvedimento per Bompressi, ora presidente dei senatori della Lega Nord, commenta: "Ingiustizia è stata fatta. Con questa grazia concessa a una persona condannata per un vile omicidio e che ha trascorso pochissimi anni in carcere la sinistra ha commesso una duplice ingiustizia. Una, nei confronti delle vittime del terrorismo e dei loro parenti. La seconda ingiustizia è stata perpetrata nei confronti di tutti quei detenuti che nelle medesime condizioni di Bompressi hanno chiesto la grazia e se la sono vista negare". Conclude l’ex Guardasigilli: "Sono felicissimo di essere riuscito ad evitare di avere sulla coscienza un’ingiustizia di simile natura". Da An commenta Maurizio Gasparri: "È l’antipasto della grazia a Sofri, che sarebbe una resa unilaterale dello Stato al terrorismo". "Almeno Bompressi l’ha chiesta - fa notare Gasparri - è un atto verso le istituzioni. Atto che Sofri non ha fatto e che non rende possibile la concessione della grazia". Di tutt’altro stampo le riflessioni di Gaetano Pecorella, ex presidente della Commissione Giustizia ed esponente di Forza Italia: "Concordo con la grazia a una persona come Bompressi che ha mantenuto in questi anni una vita civile specchiatissima e che ha problemi seri di salute". Secondo Pecorella occorre valutare le situazioni di quelle persone del "campo avverso" condannate solo per reati associativi dopo gli anni di piombo. "La grazia è un provvedimento individuale; uno strumento cui guardare - considera - potrebbe essere quello di una amnistia per i reati politici". Francesco Giro, deputato di Forza Italia e consigliere politico del coordinatore nazionale azzurro, sostiene che la grazia a Bompressi sia "una bella notizia" e si augura "che questa volta la rondine faccia davvero primavera e sull’onda di questa novità si faccia largo un serio confronto sui temi della giustizia, sull’amnistia, l’indulto, la situazione delle carceri italiane, come chiedono da molti anni i direttori degli istituti penitenziarie gli addetti ai lavori". Alessandra Mussolini, segretario nazionale di Azione Sociale auspica che "questa fulminante clemenza sia applicata a tutti quei detenuti meno famosi ma che versano nelle stesse condizioni di salute di Bompressi. Insomma, auguriamoci non sia una clemenza rossa". Ma la Mussolini se la prende anche con chi, nel centrodestra si è detto favorevole al provvedimento: "A chi nella CdL oggi plaude chiedo, perché non ha supportato il provvedimento nella scorsa legislatura? Certamente, da chi voleva D’Alema al Quirinale c’era da aspettarselo". Giustizia: Bompressi, l’ira di Castelli; l'ingiustizia ora è fatta...
La Repubblica, 1 giugno 2006
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano firma la grazia a Bompressi. L’Unione plaude, la Casa delle libertà si divide. E in alcuni casi, come nel caso dell’ex ministro della Giustizia, Roberto Castelli, insorge: "Ingiustizia è fatta". Secondo l’ex guardasigilli, con questa grazia "concessa a una persona condannata per un vile omicidio, e che ha trascorso pochissimi anni in carcere, la sinistra ha commesso una duplice ingiustizia". La prima, "nei confronti delle vittime del terrorismo e dei loro parenti, che vedono che chi è stato condannato, per aver ucciso un uomo dello Stato, viene liberato in piena violazione del principio della certezza della pena". La seconda "nei confronti di tutti quei detenuti che, nelle medesime condizioni di Bompressi, hanno chiesto la grazia e se la sono vista negare". Sarcastica Alessandra Mussolini: "Mi auguro sia applicata a tutti quei detenuti meno famosi, ma che versano nelle stesse condizioni di salute di Bompressi. Insomma, auguriamoci non sia una clemenza rossa". Nel Polo è di parere diverso il segretario della Dc Gianfranco Rotondi, che parla di una decisione "giusta e opportuna" e auspica che anche Adriano Sofri "possa ottenere analogo provvedimento in tempi brevi". Sulla stessa linea il leader dei Ds Piero Fassino, che si augura che "possa seguire presto un analogo provvedimento a favore di Adriano Sofri". Mentre Oliviero Diliberto, segretario del Pdci, "esprime la piena soddisfazione, personale e di tutto il partito, per un atto di giustizia atteso da tempo, segno di una nuova stagione". E se Marco Rizzo, del Pdci, afferma che è "un bel segnale proprio a inizio legislatura, un atto di grande coraggio fatto dal presidente Napolitano", secondo il presidente della Camera Fausto Bertinotti "è il segno di una rinascita della civiltà giuridica. Penso siano maturi - aggiunge - i tempi per la grazia a Sofri". Giustizia: Caruso (Prc); subito un provvedimento di amnistia
Ansa, 1 giugno 2006
Francesco Caruso, parlamentare indipendente Rifondazione Comunista chiede un provvedimento di amnistia e interventi concreti contro il degrado del sistema carcerario. "L’amnistia è ormai un’emergenza alla quale il parlamento deve dare una risposta in tempi brevi, per contrastare e fermare la barbarie e il degrado dello stato delle carceri - sostiene Caruso - Su questo punto non ci può essere spazio per tentennamenti e ambiguità". Ecco perché, dice, "ho depositato proprio in questi giorni un’interrogazione al ministro Mastella per chiedere la chiusura immediata di alcuni reparti-lager presenti nel carcere di Secondigliano". "Diciannove morti in 15 mesi, a Secondigliano è strage - dice Caruso riferendosi all’ultimo caso di suicidio di un detenuto verificatosi nel carcere napoletano - Con il suicidio di Pino, siamo arrivati a quota 19 morti, molti, troppi morti dietro quelle sbarre, una strage continua e silenziosa, perché le urla di disperazione dei detenuti non riescono a superare quelle sbarre e quei muri". "Pochi giorni fa, durante l’ultima ispezione parlamentare nel carcere di Secondigliano, ho trovato detenuti in condizione disumane nei reparti terza psichiatrica e nel reparto di Osservazione Psichiatrica - conclude - questa scia di sangue e lutti non è casuale ma il frutto dello stato di degrado in cui vengono abbandonati i detenuti negli istituti penitenziari che sono sempre più discariche sociali dove nascondere l’emarginazione e il disagio sociale". Giustizia: Mastella affida le deleghe ai cinque sottosegretari
Agi, 1 giugno 2006
Il ministro della giustizia Clemente Mastella ha affidato ai suoi cinque sottosegretari le deleghe per seguire i vari settori del suo dicastero. Sarà Luigi Manconi ad occuparsi delle carceri, mentre Alberto Maritati seguirà gli affari internazionali nei rapporti con l’Onu, l’Ocse e l’Osce, nonché l’antiriciclaggio; con una seconda delega gli è stato affidato anche il sistema di informatizzazione e di automatizzazione. Luigi Scotti,l’ex presidente del tribunale di Roma, seguirà la giustizia civile: a lui anche il compito di occuparsi del settore bilancio, contabilità e statistica. A Luigi Li Gotti è stato affidato il settore della giustizia penale e quello della formazione del personale. Infine, sarà ancora una donna come nella precedente legislatura a seguire la giustizia minorile: il settore sarà affidato a Daniela Melchiorre. Giustizia: Tinebra lascia il Dap, è il nuovo Pg a Catania
Apcom, 1 giugno 2006
Giovanni Tinebra è il nuovo procuratore generale di Catania. La sua nomina è stata decisa all’unanimità dal plenum del Csm. Tinebra, che subentra a Giacomo Scalzo andato in pensione per raggiunti limiti d’età, lascia così la guida del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, incarico che ricopriva da cinque anni e che ora dovrà essere assegnato dal ministro della Giustizia Clemente Mastella. Un cambio della guardia che, probabilmente, farà slittare i tempi dell’arrivo di Tinebra sulla poltrona di pg a Catania. In magistratura dal ‘67, Tinebra è originario di Enna ed ha 65 anni. Prima della parentesi al Dap, ha guidato la Procura di Caltanissetta, dal ‘92 al 2001, occupandosi delle indagini su alcuni degli omicidi di mafia eccellenti (come quelli di Ciaccio Montalto e del giudice Rosario Livatino), ma anche delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Giustizia: carceri mai così sovraffollate, 61.392 è record storico
Ansa, 1 giugno 2006
Mentre riparte la discussione sull’amnistia e sull’indulto, le carceri italiane sono sempre più sovraffollate. Nei 207 penitenziari è stato raggiunto il record di 61.392 detenuti, contro un massimo regolamentare di circa 46 mila posti. Il dato ufficiale del Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria (Dap) si riferisce al 30 aprile scorso. Un sovraffollamento del genere non si registrava da 15 anni a questa parte. Giustizia: Mastella, no al tam tam adesso "arriva l’amnistia"…
Ansa, 1 giugno 2006
"Bisogna evitare assolutamente l’avvio del tam tam arriva l’amnistia. Noi speriamo di fare il più possibile, anziché parlare del fare". Così il ministro della giustizia Clemente Mastella, nel corso di una puntata di Alice che andrà in onda domani, è tornato sul tema dell’amnistia ribadendo che "non è una mia prerogativa, ma dei due terzi del parlamento". L’augurio di Mastella è che "si possa trovare un modo per alleviare la vicenda drammatica delle carceri, che oggi accolgono circa 61.000 detenuti". Ribattendo poi alle parole dell’esponente di An Maurizio Gasparri, presente con il ministro in trasmissione, il quale ribadiva che servirebbe attuare i piani di edilizia penitenziaria piuttosto che arrivare ad un provvedimento di amnistia, Mastella ha osservato che "data la situazione economica, realizzare nuove carceri, significa non farle". Giustizia: La Russa (An) a Unione; sull'ex Cirielli vi faremo morire
Ansa, 1 giugno 2006
"Sulla legge ex Cirelli in Parlamento vi faremo morire". Lo afferma Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera, ospite del Tg3, rivolgendosi all’Unione commentando gli esiti delle elezioni amministrative. "In Parlamento - spiega - faremo una opposizione durissima. La legge sulla inappellabilità è una delle grandi cose fatte dal governo della Cdl in quanto evita che i recidivi escano dal carcere. L’Unione ha annunciato che tra le prime cose che farà nella legislatura ci sarà l’abolizione di queste norme. Bene: faremo un’opposizione durissima. In Parlamento - conclude - su questo vi faremo morire". Catanzaro: protesta degli agenti, i direttori prendono le distanze
Giornale di Calabria, 1 giugno 2006
I direttori degli istituti e uffici penitenziari della Calabria, con un documento, prendono le distanze "non condividendone i contenuti e le ambigue finalità" da un comunicato del segretario del Sidipe (Sindacato dirigenti penitenziari) in relazione alla protesta messa in atto, nei giorni scorsi, dal dottor Pasquale Leuzzi che si è barricato nell’ufficio della direzione regionale dell’Amministrazione penitenziaria. "Il comunicato - è detto in una nota che reca in calce le firme dei direttori delle carceri calabresi - reca infatti una serie di giudizi "tranchant" formulati da chi nella lontana, asburgica, Trieste dimostra di non conoscere le persone, non conoscere i fatti (o di conoscerli solo per sentito dire) e soprattutto da chi non vive la realtà del sistema penitenziario calabrese. Se solo egli avesse contezza sia pur incompleta di fatti e persone, si asterrebbe certamente dal trinciare acriticamente giudizi e dal formulare valutazioni". "A mero titolo di esempio - è scritto nel documento - è al corrente il puntiglioso collega, degli sforzi che l’Amministrazione penitenziaria, per opera del provveditore regionale della Calabria, ha dispiegato per offrire al dirigente protagonista della poco commendevole protesta, un ventaglio di opportunità professionali consone al ruolo rivestito? Se lo fosse, eviterebbe di elevare una specialissima situazione estrema, tale unicamente per l’inusitata gravità di un comportamento individuale, a parametro di valutazione della gestione del sistema penitenziario calabrese nel suo complesso". "Con un poco comprensibile procedimento induttivo - sottolineano i direttori delle strutture calabresi - il segretario del Sidipe, per finalità ancor meno intelligibili (salvo ad ipotizzare che sia stato debitamente "imbeccato" da qualcuno) si lascia andare a considerazioni gratuite ed offensive nei confronti del Provveditore regionale "torturatore" del dirigente "barricadiero". Passi per l’ignoranza (nel senso letterale del termine), ma non si può da parte dei sottoscritti accettare che l’esponente del più rappresentativo (di questo passo non si sa ancora fino a quando) sindacato della categoria, strumentalizzi una squallida vicenda per gettare fango sulla intera realtà penitenziaria calabrese. Una realtà d’avanguardia nel panorama nazionale che se certamente si identifica con l’entusiasmo, l’attenzione continua e la formidabile carica innovativa del provveditore regionale, cammina anche sulle gambe e sul diuturno impegno dei sottoscritti direttori che ne condividono ideali, progettualità ed obiettivi". Giustizia: Corleone; Napolitano provveda a grazia per Sofri
Apcom, 1 giugno 2006
"Mi auguro che nei prossimi giorni il presidente Napolitano provveda con il decreto" di grazia per Adriano Sofri: lo ha detto Franco Corleone, ex sottosegretario alla Giustizia, parlando a margine di una conferenza stampa sulla situazione carceraria a Firenze. "Questo mi sembra un segno di umanità - ha spiegato Corleone, che è garante dei diritti dei detenuti nel capoluogo toscano - rispetto ad anni di conflitti, cattiverie, impuntature". L’ex sottosegretario giudica positivamente i primi passi di Clemente Mstella in materia di giustizia: a proposito della possibile grazia a Sofri, rilanciata da un’intervista del ministro a Gente, Corleone ha detto che "Mastella ha fatto molto bene, perché ormai è una vicenda che si è conclusa dal punto di vista giuridico. La Corte costituzionale ha dato ragione al presidente Ciampi che aveva presentato alla consulta un conflitto di attribuzione: io me ne sono occupato per anni, di questo caso, se così lo si vuol chiamare; all’inizio sembravano in minoranza, nel dire che era un potere esclusivo del presidente della Repubblica, uguale a quello che ha nella nomina dei senatori a vita e dei giudici costituzionali. la Corte ci ha dato ragione. Mi pare che il ministro Mastella abbia detto una cosa pacifica: ha detto che, nel momento in cui il Quirinale firmerà il decreto di concessione della grazia, lui metterà la controfirma che è un atto dovuto a questo punto". Roma: 8mila spazzolini da denti a detenuti in 8 carceri del Lazio
Adnkronos, 1 giugno 2006
Il Network italiano persone sieropositive (Nps) e l’azienda Colgate regalano oltre 8mila spazzolini da denti da distribuire ai detenuti di otto penitenziari del Lazio. Nps è infatti promotore del progetto In Out, con l’obiettivo di dare sostegno psico-sociale all’interno delle carceri anche attraverso campagne di prevenzione e informazione sulle malattie sessualmente trasmissibili. Grazie a questo progetto, il network ha constatato nelle carceri "una profonda carenza di igiene personale, motivata anche dalla mancanza di materiale come gli spazzolini, veicolo di trasmissione di diverse malattie". Giustizia: il nuovo Governo vuole riformare la riforma...
Il Gazzettino, 1 giugno 2006
Come era prevedibile, il Governo Prodi ha messo in cantiere l’ennesima riforma della giustizia. Forse però sarebbe meglio parlare di una controriforma. Muovendo dalle scadenze più urgenti, si tratta soprattutto della sospensione dell’efficacia dell’ordinamento giudiziario voluto dalla Casa delle Libertà. Non si sa ancora il destino finale della legge. Al momento il Governo si limiterà ad ordinarne il rinvio di efficacia, in attesa di studiare meglio le mosse. Non è difficile segnalare i punti di maggiore attenzione: anzitutto la cosiddetta progressione della carriera per concorsi. È il punto più discusso della riforma. I magistrati criticano aspramente il ripristino dei concorsi (sostengono che la carriera diventerà un "concorsificio") sia sotto il profilo dell’efficienza (i giudici e i Pm passerebbero la vita sui libri, e non potrebbero occuparsi pienamente del lavoro di tutti i giorni e inoltre molti, moltissimi commissari di concorso, anch’essi magistrati, sarebbero sottratti al lavoro ordinario), sia sotto quello della credibilità ed indipendenza (le scadenze periodiche diventerebbero un incubo e molti dovrebbero piegare la testa alla necessità di raccomandazioni, ed altro, per uscire vittoriosi dalle prove). Insomma i concorsi inciderebbero negativamente sulla resa della giustizia e sull’indipendenza della magistratura. I maligni dicono che era esattamente lo scopo della riforma. Anche senza arrivare a tanto, non c’è dubbio che i concorsi siano una scelta assolutamente negativa, da eliminare senza rimpianti. Altro punto molto criticato concerne la separazione di fatto tra Pm e giudici, realizzata subdolamente dalla riforma, senza una legge costituzionale da ritenersi certamente indispensabile, se si riflette che l’unità dell’Ordine giudiziario è dettata e garantita dalla Carta costituzionale. Peraltro anche gli avvocati criticano aspramente tale aspetto, ma sotto un profilo opposto, sostenendo che la separazione delle carriere è realizzata solo in parte e in apparenza, visto che giudici e Pm resteranno comunque sottoposti allo stesso Consiglio Superiore. Sarà quindi difficile per l’attuale Governo, come per il Governo passato, prendere una franca e netta posizione ufficiale. Sarà sospeso anche il decreto da poco pubblicato sul nuovo procedimento disciplinare, che però presenta innovazioni non disprezzabili. Si tratterà quindi di un intervento parziale, volto a cambiare solo alcuni aspetti del provvedimento, ma senza uno sconvolgimento radicale. Analogamente deve dirsi del provvedimento che rivede lo stato giuridico delle Procure e i rapporti tra il dirigente e i sostituti procuratori. Personalmente su tale punto trovo, come molti altri, che il decreto sia più da salvare che da cambiare, visto che da molto tempo si insisteva perché l’aria delle Procure ricevesse una ventata nuova, che restituisse un minimo di ordine e disciplina ad un ambiente che, troppo spesso, ne era privo. Staremo a vedere che cosa farà il Governo. La legge Pecorella, che ha escluso l’appello del Pm e delle parti civili contro le sentenze di assoluzione va rivista in molti punti perché, tra l’altro, si rivela ingestibile. Oltre all’aspetto dell’inappellabilità già oggetto di numerose eccezioni di incostituzionalità, l’attenzione va prestata sul nuovo regime del ricorso per Cassazione. La Corte Suprema, prima della legge, era l’unico giudice penale in regola con i tempi, ed esclusivamente per merito di una disciplina che esigeva, a pena di inammissibilità del ricorso, che il vizio di motivazione denunciato dalle parti risultasse direttamente dal testo della sentenza impugnata. La legge, contro ogni logica, ha invece eliminato il limite, e già oggi la Corte di Cassazione subisce l’urto di migliaia di ricorsi in più che rischiano di trasformarla oltretutto in giudice del fatto, compromettendo la ragionevole durata del processo. Inutile poi dire che tutti si aspettano un intervento radicale che restituisca un senso ai delitti societari, e soprattutto al falso in bilancio. L’esempio viene dall’America. I responsabili dello scandalo "Enron" rischiano decine di anni di carcere, in Italia si rischiano pochi mesi e il processo va quasi sempre in prescrizione. Come si vede il programma è ampio, ma non è certamente ampia la maggioranza parlamentare sulla quale il Governo può contare. Non è una buona ragione per non tentare, ma purtroppo c’è da temere un altro insuccesso. Ho tralasciato i bisogni materiali degli uffici. Il Governo faccia ciò che può, al più presto, anche se è già tardi. Foggia: uno sportello informativo per i detenuti stranieri
Redattore Sociale, 1 giugno 2006
È stato sottoscritto a Foggia, presso la Casa circondariale, un protocollo di intesa tra l’Amministrazione Comunale, con l’Assessorato ai diritti umani e la Casa Circondariale, per avviare un percorso innovativo e esperimentale allo scopo di rispondere ai bisogni sempre più urgenti dei detenuti stranieri. Firmatari sono l’assessore all’immigrazione, Michele del Carmine, Nicola Corvino, dirigente al ramo ed il direttore dell’istituto penitenziario, Davide Di Florio. Il servizio, primo in Puglia, sarà attivo in via sperimentale da giugno e potranno beneficiare dei servizi previsti dallo Sportello informativo inizialmente 90 detenuti stranieri. "È certamente un progetto sperimentale che, grazie anche alla disponibilità del Centro Interculturale e dei suoi mediatori, ci permetterà di dare delle risposte concrete. Aumentano gli stranieri nelle carceri italiani, un aumento spesso legato a condizioni di irregolarità e all’impossibilità per molti di loro di usufruire di misure alternative, poiché spesso o non sono informati o non hanno la possibilità di inoltrare in tempo utili le richieste", ha riferito l’Assessore Del Carmine. L’iniziativa prevede una prima fase di rilevazione dei bisogni attraverso la somministrazione di questionari, l’attivazione di uno sportello informativo con la presenza di mediatori linguistici per favorire l’informazione delle regole sulla vita interna dell’istituto, e la possibile realizzazione di un corso di lingua per il superamento degli svantaggi conseguenti allo status di straniero. La conoscenza della lingua e, attraverso di essa, della cultura del paese ospitante è indispensabile per un positivo inserimento dei cittadini stranieri, tanto più se essi vivono già una situazione a forte rischio di esclusione sociale come quella del carcere. "I detenuti stranieri spesso non solo vivono la drammaticità dell’esperienza carceraria, ma si accentua la loro emarginazione all’interno della struttura. Molti di loro non hanno nessuna rete familiare di supporto. È importante, inoltre, investire nella cultura affinché il carcere possa diventare un luogo dove riflettere, riorganizzare il proprio vissuto e programmare il futuro con la dignità e il rispetto dovuto ad ogni essere umano", ha sottolineato il Direttore della struttura, dott. Davide Di Florio. Cagliari: il 2 giugno sit-in contro l’emergenza a Buoncammino
Adnkronos, 1 giugno 2006
Gli inaccettabili indici di sovraffollamento delle strutture carcerarie sarde che comportano condizioni di invivibilità per i carcerati, per gli Agenti di Polizia penitenziaria e gli operatori nonché l’impossibilità di attuare qualunque forma di programma di recupero per chi deve scontare una pena richiedono un immediato intervento da parte del Parlamento". Ne sono convinti i militanti ed i dirigenti della Rosa nel Pugno che hanno organizzato per il 2 giugno, Festa della Repubblica, alle 10,30 un sit-in davanti alla Casa Circondariale di Buoncammino a Cagliari. L’iniziativa, promossa dal consigliere regionale Maria Grazia Caligaris (Sdi-RnP), "è a sostegno del Governo Prodi che vuole dal Parlamento un provvedimento per alleggerire l’attuale insostenibile situazione delle carceri". "È improcrastinabile - ha continuato l’esponente della Rosa nel Pugno - un primo provvedimento di amnistia per favorire il ripristino della legalità all’interno delle carceri sarde e italiane e per avviare una seria riforma della Giustizia. L’intento della manifestazione, in una giornata simbolo, è quello di richiamare l’attenzione dei cittadini sulla situazione che coinvolge detenuti, familiari, agenti di Polizia Penitenziaria, medici e volontari". "Sono passati 16 anni dall’ultima amnistia accordata - ha evidenziato la Caligaris - e quattro dalla richiesta di un atto di clemenza sollecitato dal Papa Giovanni Paolo II durante la solenne seduta di Camera e Senato. Non è più accettabile che i diritti civili di cittadini che stanno scontando una pena detentiva vengano violati. Auspichiamo un forte segnale di discontinuità con il passato perché i principi sanciti dalla Costituzione e dalle leggi della Repubblica siano rispettati". "In queste settimane - ha concluso la Caligaris - è stata evidenziata una condizione insostenibile anche dagli agenti di Polizia Penitenziaria costretti a rinunciare ai riposi e alle ferie per l’inadeguatezza del numero. Anche queste sono situazioni di disagio che si ripercuotono sui detenuti e i loro familiari rendendo la vita in carcere un’esperienza che prelude alla recidività del reato. In occasione del sit-in, davanti a un carcere-simbolo del malessere della giustizia in Sardegna i militanti della Rosa nel Pugno distribuiranno volantini e si intratterranno con i cittadini per spiegare le ragioni dell’iniziativa. Piemonte: da Regione 975mila euro in progetti per i detenuti
Porter, 1 giugno 2006
Aperto un bando regionale per la realizzazione di progetti sociali, culturali e sportivi, rivolti alle persone in esecuzione penale o ex detenute. L’iniziativa è stata illustrata dall’assessore regionale al Welfare e Lavoro, Angela Migliasso, e dal Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria del Piemonte e della Valle d’Aosta, Aldo Fabozzi. La Regione Piemonte è impegnata da anni sul tema, ma con questo bando, finanziato per 800.000 euro dall’Assessorato al Welfare per progetti sociali, per 100.000 euro dall’Assessorato allo Sport per progetti sportivi e per 75.000 euro dall’Assessorato alla Cultura per progetti sportivi, si inaugura una politica organica e coordinata rivolta alle persone entrate nel circuito della devianza e della criminalità. L’Assessore regionale al Welfare e Lavoro ha infatti evidenziato come, con questo Bando, si introduca, anche nel settore del penitenziario, la cultura della progettazione partecipata sulla base di indicazioni programmatiche regionali, riconducendo tutte le iniziative ad un quadro di coerenza che potrà concretamente migliorare efficacia e qualità degli interventi. L’assessore ha spiegato che i problemi relativi alla devianza, alla criminalità e alla pena sono una dolente attualità, e nonostante i tentativi di riforma e l’impegno di quanti operano con passione nell’Amministrazione penitenziaria, ci troviamo di fronte a Istituti sovraffollati, gravi carenze di personale, un cambiamento delle caratteristiche dei detenuti (stranieri, tossicodipendenti, con problemi psichiatrici, ecc), persone che presentano problemi e bisogni diversi, da quelli di natura sanitaria a quelli di sostegno sociale e a cui è difficile far fronte nell’attuale situazione. La Regione opera quindi nella convinzione che questi problemi non possano essere affrontati guardando solo dentro il carcere: gli sforzi per prevenire e combattere la devianza devono essere attuati nell’ambito di tutta la società, che deve essere in grado di accogliere e offrire possibilità di reinserimento alle persone che hanno avuto problemi di giustizia. La presentazione dell’iniziativa è stata anche l’occasione per fornire dati aggiornati sulla popolazione carceraria in Piemonte: sono circa 5200 oggi le persone in carcere, con una presenza, per oltre il 33% di tossicodipendenti e una crescita costante di persone extracomunitarie. Saluzzo: mostra-mercato di mosaici allestita dai detenuti
Corriere di Saluzzo, 1 giugno 2006
C’era la giunta comunale di Saluzzo quasi al completo, con il sindaco Paolo Allemano e la presidente del consiglio comunale Caterina Rinaudo, giovedì 25 maggio nella sala polivalente della casa di reclusione della Felicina per visitare la mostra-mercato di mosaici allestita dai detenuti del laboratorio interno con il patrocinio della direzione del carcere e la collaborazione dei volontari dell’associazione Liberi dentro. Hanno raccolto l’invito della direzione del carcere insegnanti, operatori sociali e della cultura come il direttore di Casa Cavassa Elena Pianea, il giovane verzuolese Daniele Bargigli, mosaicista per hobby ed autodidatta, Elio Ribotta, presidente dell’Anffas (destinataria del ricavato della vendita dei mosaici) ma anche imprenditori, tra cui Franco Lovera con la figlia Elena, a sottolineare i possibili sbocchi economici che questa iniziativa potrebbe avere per i reclusi della Felicina. Una quarantina di pezzi unici, copiati da mosaici antichi o ispirati a dipinti moderni, erano esposti su tavolini e cavalletti come altrettante opere d’arte che aspirano ad uscire dal carcere per entrare nelle case dei saluzzesi o essere collocati in luoghi di passaggio, visibili a tutti: come lo stemma della Città di Saluzzo donato dai detenuti del laboratorio al Comune che ora arreda la rotonda di via Torino, nei pressi dell’Acas. Oltre ad ammirare i lavori, chiedere informazioni sui prezzi, e parlare con i quattro detenuti-artigiani Salvatore Allard, Vincenzo Di Dato, Pietro Vitale e Claudio Bosticco, i visitatori hanno potuto scoprire le varie tappe di realizzazione di un mosaico (che richiede non meno di un mese di lavorazione) attraverso il video proiettato sul grande schermo e vedere da vicino i materiali utilizzati nel laboratorio grazie al tavolo di lavoro con un mosaico appena iniziato allestito all’interno della sala. Chi non ha potuto visitare l’esposizione ma è interessato a saperne di più sui mosaici della Felicina può consultare il catalogo a colori finanziato dal Comune di Saluzzo in occasione della mostra o rivolgersi alla direzione del carcere 0175.248125. Giustizia: sindacati penitenziari; basta con le strumentalizzazioni
Ansa, 1 giugno 2006
"La polizia penitenziaria rifiuta le strumentalizzazioni". I sindacati del corpo prendono posizione unitariamente sul sospetto sollevato in un’interrogazione parlamentare da Gabriella Mascia e rilanciato da alcuni organi di stampa, che la polizia penitenziaria svolga nelle carceri un’attività paragiudiziaria coordinata dal Dap. E chiedono al ministro della Giustizia un "immediato confronto" per ottenere "chiarimenti in ordine alle notizie riprese dalla stampa, anche a tutela del personale interessato". Sono "questioni che potrebbero indurre l’opinione pubblica a maturare un’idea sbagliata delle attribuzioni istituzionali fissate per legge e dai gravosissimi compiti assicurati, con grande senso di responsabilità, professionalità e rischio dagli appartenenti al Corpo", lamentano i sindacati. Cgil, Cisl e Uil del settore penitenziario, insieme a Osapp, Usipp e Sappe manifestano quindi "il motivato timore che la tendenza a soffermarsi su singoli aspetti della gestione del carcere possa allontanare l’opinione pubblica dalle reali emergenze del sistema penitenziario, disconoscendo la rilevanza strategica e funzionale dei 44 mila uomini e donne della polizia penitenziaria". Per porre "definitivo argine a dubbi e illazioni" è "irrinunciabile", sostengono le organizzazioni, che le istituzioni preposte diano "con gli strumenti normativi e regolamentari" "il pieno riconoscimento delle molteplici incombenze, tra cui le attività di polizia giudiziaria, che già legittimamente il personale è chiamato a svolgere all’interno e all’esterno degli istituti penitenziari italiani". Giustizia: in 56 anni 47 mila grazie, il record con Gronchi
Ansa, 1 giugno 2006
Sono oltre 47 mila le grazie concesse negli ultimi 56 anni; tra il 1948 e il 1991 tra i beneficiari ci sono 280 ergastolani. Il maggior numero di provvedimenti di clemenza (2.777) si è avuto nel 1953, con Luigi Einaudi capo dello Stato, che complessivamente nel suo settennato ha "perdonato" 9.000 detenuti. Ma in assoluto il presidente che ha concesso più grazie è stato Giovanni Gronchi: oltre 13 mila tra il 1964 e il 1971. Picchi ci sono stati anche con Giuseppe Saragat (più di ottomila nel suo settennato) e Giovanni Leone (oltre settemila). E nella storia repubblicana c’è anche un caso di grazia concessa senza domanda del condannato o di suoi parenti e senza proposta del Guardasigilli. Risale al 1965, con Giuseppe Saragat presidente. A beneficiarne fu un cittadino jugoslavo, che da 18 anni scontava una condanna all’ergastolo. La grazia istruita d’ufficio, insieme a quella in favore di altri tre jugoslavi, che però ne avevano fatto domanda, venne concessa nell’ambito di un accordo che garantiva un pari trattamento a italiani detenuti in Jugoslavia. Negli ultimi anni c’è stato un calo nella concessione delle grazie. L’attuale presidente Carlo Azeglio Ciampi ne ha firmate 11: l’ultimo a beneficiarne è stato nello scorso mese di aprile Alessandro Del Cecato, condannato a 30 anni di reclusione. L’uomo aveva già scontato 12 anni di carcere duro in Thailandia, prima di essere estradato in Italia. Tra i provvedimenti di grazia più clamorosi assunti da Ciampi quello a favore di Alì Agca, l’attentatore del Papa. L’attuale capo dello Stato ha firmato il provvedimento di clemenza il 13 giugno del 2002. Era da tempo che il lupo grigio aveva chiesto il perdono dello Stato: lo aveva già fatto nel 1987 e nel 1994, ma in quelle occasioni le sue domande erano state respinte. Destinatari dei provvedimenti di grazia sono stati anche condannati per reati di terrorismo. E in alcuni casi non sono mancate le polemiche: come quando nel 1985 Sandro Pertini concesse la grazia, dopo la sua dissociazione dal terrorismo a Fiora Pirri Ardizzone, condannata per associazione sovversiva, e figlia della seconda moglie di Emanuele Macaluso; era stato proprio l’esponente politico a segnalare il suo caso al presidente e Giuseppe Tatarella arrivò a denunciare a una procura l’allora segretario generale del Quirinale Antonio Maccanico. Tra i terroristi graziati c’è Marco Pisetta, considerato il primo "pentito" della storia dell’ eversione di sinistra, ed ex brigatisti, come Annunziata Francola, condannata nel processo Moro quater a 24 anni, Paolo Baschieri, Claudio Cerica, Paolo Maturi, Manuela Villimburgo e Marinella Ventura. Anche Ciampi ha graziato un ex terrorista: l’ex senatore socialista Domenico Pittella, condannato con sentenza definitiva, nel 1993, a 12 anni e un mese di reclusione per reati legati all’ attività delle Brigate rosse. A beneficiare di provvedimenti di clemenza sono stati anche nel 1996 24 ex terroristi altoatesini ritenuti responsabili di reati non di sangue e due anni dopo quattro persone condannate per attività eversiva e azioni anti italiane compiute in Alto Adige all’inizio degli anni Sessanta. E ancora: tra i graziati ci sono anche l’ex esponente di Avanguardia Nazionale Giovanni Di Lellio e l’ex terrorista dei Nap Giorgio Panizzari. Non solo ex terroristi: a ottenere la grazia sono stati anche protagonisti di casi clamorosi di cronaca: come Luciano Lutring, noto alle cronache degli anni ‘60 con il nome di "solista del mitra", perché era solito nascondere la sua arma preferita dentro la custodia di un violino, che fu "perdonato" nel 1976 da Giovanni Leone. Nel 1986 fu, invece, Francesco Cossiga a graziare l’ergastolano Renzo Ferrari, detto "il veterinario del bitter", in carcere dal 1962 per aver ucciso con una bottiglia di bitter misto a stricnina, il marito della sua amante. Sempre alla presidenza di Cossiga risale la grazia ad Elisa Spinelli, una zingara che, come Sofia Loren nel film "Ieri,oggi e domani", aveva messo al mondo 11 dei suoi 14 figli, pur di non scontare un residuo di pena di 14 mesi per rapina. Fu Sandro Pertini nel 1984 a mettere fine alla detenzione dell’ergastolano Raoul Ghiani, accusato di aver ucciso nel 1958 Maria Martirano, moglie di Giovanni Fenaroli. Mentre è stato Scalfaro nel 1993 a graziare Massimo Carlotto, lo studente padovano accusato e condannato per l’omicidio di Margherita Magello nel gennaio 1976 e da allora proclamatosi sempre innocente. Giustizia: le (poche) volte che Ciampi ha concesso la grazia
Ansa, 1 giugno 2006
Il provvedimento di grazia firmato in favore di Ovidio Bompressi è il primo atto di clemenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi, ha firmato, nel corso del settennato da poco concluso, 11 decreti di grazia. Eccoli, in ordine cronologico. - 3 novembre 1999: Ciampi concede la grazia al fotografo Adriano Carlesi. Carlesi era stato condannato a 29 anni e 11 mesi di carcere per una serie di reati comprendenti ricettazione, emissione di assegni a vuoto, truffa e falso, reati per i quali gli sarebbe stata comminata una pena molto inferiore se fosse stato riconosciuto il requisito della continuità dei reati. - 17 febbraio 2000: si apprende che nel dicembre 1999 il presidente della Repubblica ha graziato parzialmente l’ex senatore socialista Domenico Pittella, condannato con sentenza irrevocabile, nel 1993, a 12 anni e un mese di reclusione (due anni condonati) per reati di terrorismo. - 13 giugno 2002: concessa la grazia ad Ali Agca, attentatore del Papa in Piazza San Pietro il 13 maggio 1981. - 22 agosto 2000: Ciampi grazia Natale Stramondinoli, un emigrato calabrese arrestato il 20 luglio precedente a Sorianello (Vibo Valentia) mentre era in vacanza, per una condanna a cinque anni inflitta dal tribunale di Napoli a causa di una renitenza alla leva nel 1983. La grazia al Capo dello Stato era stata chiesta dalla figlia di Stramondinoli, Concetta di nove anni, in una lettera in cui chiedeva di far tornare il padre in Germania. - 13 ottobre 2003: graziato Vito De Rosa, 76 anni, condannato all’ergastolo nel 1953 per aver ucciso con un’accetta il padre che lo picchiava a sangue. Avrebbe dovuto concludere a breve la detenzione in una struttura psichiatrica per andare in un’altra struttura individuata dal Servizio sanitario nazionale. De Rosa è poi morto l’8 marzo scorso. - 24 novembre 2004: concessa la grazia a Graziano Mesina, "Grazianeddu", la primula rossa del banditismo sardo, 62 anni, 40 dei quali trascorsi in carcere, a Aldo Orrù 56 anni, condannato a 23 anni di reclusione per l’omicidio di un uomo a Milano nel 1986, e a Luigi Pellè, ex carabiniere in forza alla Dia, condannato per aver ucciso il 18 aprile 1993 a Torvajanica (Roma) un giovane che stava rubando un’automobile. - 22 dicembre 2004: Ciampi concede la grazia parziale a Franco Viezzoli, 79 anni, e Giovanni Battista Zorzoli, 72 anni, rispettivamente ex presidente e ex consigliere d’amministrazione dell’Enel, condannati per corruzione nel processo di Milano per le tangenti pagate all’azienda elettrica tra il 1986 e il 1992. La clemenza parziale permette a Viezzoli e Zorzoli di scendere a tre anni di pena residua e di chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali. - 11 febbraio 2005: firmata la grazia al giornalista Lino Jannuzzi, senatore di Forza Italia. Jannuzzi doveva scontare un cumulo di pena di 2 anni, 5 mesi e 10 giorni di reclusione per reati di diffamazione a mezzo stampa. - 20 aprile 2006: dopo 12 anni di carcere duro in Thailandia ottiene la grazia parziale di 10 anni Alessandro Del Cecato, che sta scontando 30 anni di detenzione a Roma. Era stato condannato nel 1992 alla pena di morte, poi trasformata in ergastolo, per detenzione e spaccio di stupefacenti. Napoli: convegno sul carcere... come sorgente educativa
Ansa, 1 giugno 2006
Appuntamento al teatro di corte della Reggia di Caserta, dove il 19 e 20 giugno ci sarà una due giorni organizzata dalla facoltà di Psicologia della Sun, in collaborazione con il carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, la Regione Campania, la sovrintendenza e la cooperativa sociale onlus "La città del sole". Il convegno, dal titolo "Carcere... sorgente educativa", ha come obiettivo quello di promuovere una riflessione sulla devianza e sull’efficacia della pena. Partendo dall’analisi della realtà del carcere militare, si cercherà di fare luce sulle modalità di espiazione della pena in Campania, oltre che nelle altre zone d’Italia e in Europa. L’attenzione, poi, sarà focalizzata anche sulla conoscenza delle risorse che il nostro territorio offre per un reale recupero e reinserimento dei detenuti nel contesto civile e lavorativo e sul rapporto da instaurare con le famiglie di chi sta scontando la pena. Nella prima giornata di lavori sono previsti, tra gli altri, gli interventi della preside della facoltà di Psicologia della Sun, Alida Labella, della docente di Psicologia sociale della Sun, Anna Costanza Baldry, del tenente colonnello Antonio Del Monaco, comandante del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, e di Sandro Libianchi, che affronterà il tema delle tossicodipendenze in carcere. Il 20 giugno, invece, i lavori saranno introdotti da Angelica Di Giovanni, presidente del tribunale di sorveglianza di Napoli. Interverranno, poi, Luciana Izzo, procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minori, Mariano Maffei, procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Della Pietra, Tommaso Contestabile, Sandro Forlani e Dolorosa Franzese. Nel pomeriggio il dibattito sarà coordinato dal direttore del "Mattino", Mario Orfeo, e interverranno Gianni Allucci, presidente di Agrorinasce, Giovanna Petrenga, sovrintendente ai beni culturali, e il tenente colonnello Antonio Del Monaco, cui saranno affidate le conclusioni. Giustizia: per i reati sessuali non più la sospensione pena
Gazzetta del Sud, 1 giugno 2006
D’ora in poi chi commette uno stupro e riporta una condanna definitiva con sentenza passa in giudicato per il reato di violenza sessuale, farà il carcere realmente, non potrà più ottenere la sospensione della pena o l’applicazione di misure alternative. La Corte di cassazione, a Sezioni unite penali (informazione provvisoria n. 18, depositata martedì scorso) ha così respinto il ricorso di un uomo condannato a due anni e sei mesi di reclusione per avere compiuto atti sessuali su una giovane senza il suo consenso. L’uomo aveva ottenuto la revoca dell’ordine di carcerazione dal Tribunale, il 12 marzo del 2005, attualmente era in libertà e aveva ripreso a lavorare. Contro questa decisione, il pm si è opposto in Cassazione e la questione, dato il contrasto giurisprudenziale, è arrivata all’attenzione delle Sezioni unite. Netta la posizione delle Sezioni unite: in tutte le ipotesi di condanna per violenza sessuale, non sarà più possibile sospendere l’ordine di carcerazione se la sentenza è diventata definitiva. A nulla rilevando l’entità della pena. La soluzione adottata dalle Sezioni Unite Penali (relatore Pierluigi Onorato, della Terza sezione penale) viene così spiegata nelle informazioni provvisorie: "La Corte ha rilevato che per effetto della modifica dell’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario ad opera dell’articolo 15 legge 38 del 2006 (si tratta della legge per la lotta allo sfruttamento sessuale dei bambini e alla pedopornografia, ndr), gli specifici delitti in materia sessuale rientrano tra quelli ostativi alla sospensione dell’esecuzione della pena". Roma: protocollo tra garante detenuti e carcere di Velletri
Comunicato stampa, 1 giugno 2006
Garantire da un lato la tutela dei diritti dei detenuti e, dall’altro, il rispetto delle regole di legalità nel carcere. Sono questi i punti più importanti del Protocollo d’intesa siglato fra il Garante regionale dei detenuti Angiolo Marroni e il Direttore del carcere di Velletri Giuseppe Makovec. Per l’Ufficio del Garante si tratta del terzo Protocollo d’intesa di questo genere dopo quelli firmati, lo scorso anno, con il carcere di Rebibbia "Nuovo Complesso" e con quello di Regina Coeli. In base al Protocollo d’intesa firmato, la direzione del carcere di Velletri si impegna a garantire la presenza in carcere del personale dell’Ufficio del Garante, anche in casi di estrema urgenza, "per incontrare e colloquiare con i detenuti in apposite sale all’interno dei reparti detentivi" sulla base di domande presentate tramite la direzione o su attivazione delle stesso Ufficio del Garante. Ufficio del Garante e direzione del carcere di Velletri hanno anche concordato, nel Protocollo, sulla necessità di "valorizzare il momento della comunicazione immediata e verbale dei problemi". "Lo scopo fondamentale della reclusione non è quello di punire chi ha commesso un reato, ma anche di preparare i detenuti a tornare nella società, questo non dobbiamo mai dimenticarlo - ha detto il Garante dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni - Il ritorno nella società di queste persone deve avvenire con la pienezza e la consapevolezza dei propri dovere e dei propri diritti. In tale ottica, è importante che si capisca che i detenuti non sono cittadini di serie B ma che anche loro hanno diritti da far valere, come quello di essere ascoltati da persone che possono aiutarli a risolvere i loro problemi". Libri: viaggio, alfabeto e racconti di chi non può viaggiare...
Comunicato stampa, 1 giugno 2006
Carcere e viaggio. Alfabeto e racconti di chi non può viaggiare, a cura di Luciana Scarcia, Bonanno Editore, Roma-Acireale aprile 2006, pp. 232, Euro: 16,00 (con prefazione di Paolo De Nardis e postfazione di Luigi Manconi). Gli autori, che stanno scontando pene di durata e tipo diversi, sono 10: Leonardo De Pace López, Bandolero, Freddy, Giosy, AC, Pasquale Torcasso, Eduardo, Giobatta P, A.N.N., Angelo Domenico Verdoni. All’interno della struttura scolastica del 2° Centro Territoriale Permanente che opera nella Casa Circondariale di Rebibbia N. C., dall’ottobre 2004 al giugno 2005, è stato realizzato un Laboratorio di Scrittura, tenuto dall’insegnante Luciana Scarcia. Nel Laboratorio un gruppo di detenuti ha sperimentato forme di narrazione di sé e della propria storia, attivando percorsi di ricerca nel proprio immaginario e condividendo un’esperienza di crescita personale. Il filo conduttore di tale esperienza è stato il viaggio: un tema utile a ricordare che la vita è mutamento continuo e che anche nelle situazioni più "chiuse" vale la pena di cercare un altro punto di vista dal quale guardare alla realtà. Il metodo seguito è stato quello di servirsi delle lettere dell’alfabeto per costruire una sorta di dizionario ragionato dell’immaginario sul viaggio di chi, separato dal mondo, cerca di usare la lingua di tutti come luogo di libertà e metodo di ricerca. A partire dall’Alfabeto del viaggio sono stati scritti testi di diversa tipologia: racconti autobiografici, descrizioni del carcere, lettere, riflessioni e scherzi. Ne è risultato un testo composito, in cui tessere di diverso colore disegnano un mondo variegato che non si presta a rappresentazioni univoche, dove la malinconia o il senso di fallimento si mescolano con il desiderio della vita. Il libro testimonia anche un modo di intendere la funzione della cultura e delle istituzioni preposte alla formazione: funzione che può essere positiva se è sostenuta dalla convinzione che la cultura, se anche non redime, pur tuttavia trasforma. Giustizia: Sappe; nel 2006 dal vecchio governo solo 30 assunzioni
Ansa, 1 giugno 2006
Con un "ultimo colpo di coda" il vecchio governo ha autorizzato solo 30 assunzioni per la polizia penitenziaria. Lo afferma il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria auspicando che con Romano Prodi "si possa davvero voltare pagina". "Ha davvero dell’ incredibile e della presa in giro - osserva la segreteria generale del sindacato - ciò che emerge da uno degli ultimi atti dell’ esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, il decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006 che autorizza l’assunzione di personale nelle amministrazioni pubbliche nell’anno 2006, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 22 maggio scorso. Le amministrazioni sono state autorizzate all’ assunzione di un contingente di personale a tempo indeterminato pari a complessive 3.619 unità; le assunzioni, che potranno essere effettuate a decorrere dal 1 novembre 2006, riguarderanno 2.568 unità nel settore della sicurezza: 30 per il Corpo di Polizia Penitenziaria (di circa 200 unità era la richiesta dell’Amministrazione Penitenziaria), 54 per Personale del Comparto Ministeri del DAP". Secondo il Sappe si tratta di una "gravissima disattenzione del Governo, e in particolare del (fu) ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini e del (fu) Ministro della Giustizia Roberto Castelli, ai problemi del Corpo di Polizia Penitenziaria e del DAP. Una disparità rispetto alle altre Forze dell’Ordine che è a dir poco assurda, che per la Polizia Penitenziaria ha voluto dire non riconoscere le effettive esigenze organiche". Trento: D’Elia (Radicali); in carcere grave situazione degrado
Adnkronos, 1 giugno 2006
Il deputato della Rosa nel Pugno Sergio D’Elia presenterà un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia "sulla situazione disastrosa del carcere di via Pilati a Trento, dove da ieri cento detenuti sono in sciopero della fame per denunciare le condizioni in cui sono costretti a vivere. Non è tollerabile - dice D’Elia - che a persone già private della libertà sia inflitta la pena supplementare del degrado e della bestialità di luoghi e condizioni di detenzione che offendono la dignità umana". In una lettera firmata al quotidiano trentino L’Adige, "i detenuti - si legge in una nota- avevano parlato tra l’altro di escrementi in cucina, visite degli assistenti sociali del Sert ogni tre o quattro mesi, cucina che sforna piatti immangiabili, condizioni igienico-sanitarie allarmanti e strutture fatiscenti". "Abbiamo sbagliato, ma siamo persone anche noi. Non chiediamo molto, ma sull’igiene e sulla salute -scrivono tra l’altro i detenuti- pensiamo che non si debba transigere. Gli agenti di custodia sono costretti a vivere come noi e a operare in maniera del tutto precaria". Roma: protocollo d’intesa per attività floro-vivaistiche
Adnkronos, 1 giugno 2006
Promozione delle attività, iniziative e produzioni floro-vivaistiche e agro-alimentari realizzate all’interno delle carceri del Lazio. È questo l’obiettivo primario del Protocollo d’intesa firmato oggi presso il Vivaio Formiche Verdi tra l’assessorato alle Politiche Ambientali ed Agricole del Comune di Roma, il co.p.a. (Consorzio per l’ambiente) e Legambiente Lazio. Già nel prossimo mese di giugno Piazza Venezia vedrà il proprio allestimento estivo realizzato dal Servizio Giardini del Comune di Roma, con 5mila piantine di fioritura stagionale, provenienti dalle carceri del Lazio coinvolte nelle attività del protocollo. Un protocollo che giunge al termine di una fitta rete di relazioni e iniziative tra i soggetti firmatari, finalizzato a favorire il reinserimento sociale dei detenuti delle carceri romane e del Lazio, promuovendo iniziative tese allo sviluppo delle attività lavorative a favore della popolazione detenuta, attraverso contatti con l’ambiente esterno. Formazione, attività di volontariato e sviluppo dell’imprenditorialità, in particolare nei settori legati alla tutela e valorizzazione ambientale, saranno le chiavi di questa azione. Presenti alla firma del Protocollo l’assessore all’Ambiente capitolino Dario Esposito, l’Amministratore Delegato del Co.p.a. Valter Cirillo, il Presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati e i rappresentanti di diverse cooperative di detenuti delle carceri laziali e rappresentanti dell’Amministrazione Penitenziaria. Libro: a Torino si presenta "Sembrano proprio come noi"
Comunicato stampa, 1 giugno 2006
Il 14 giugno alle ore 17 verrà presentato a Torino il libro di Daniela De Robert Sembrano proprio come noi. Frammenti di vita prigioniera. Questo inedito reportage sull’universo carcerario italiano ha avuto nel 2005 il premio "Paola Biocca per il reportage". A Torino il libro sarà presentato all’interno della casa circondariale Lo Russo e Cutugno alle Vallette e ci fa piacere invitarvi a partecipare a quest’incontro sicuramente diverso da quelli a cui siamo abituati. Interverranno con l’autrice Giancarlo Caselli, Delia Frigessi, Don Piero Gallo e Marco Revelli. Poiché l’accesso al carcere è rigidamente regolamentato, le persone che intendono partecipare devono confermare subito inviandoci i dati seguenti:nome, cognome, data e luogo di nascita, residenza e numero di documento di identità. Sarà nostra cura dare a queste persone un’ulteriore conferma e informazioni.
Per iscrizioni: Elena Toselli Tel. 011.5624259 - Fax. 011.534409 e-mail: elena.toselli@stilema-to.it
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