Rassegna stampa 5 gennaio

 

Giustizia: associazioni riprendono la mobilitazione per l’amnistia

 

Comunicato stampa, 5 gennaio 2006

 

Cari amici, dopo la Marcia di Natale e la convocazione straordinaria della Camera dei Deputati del 27 dicembre scorso e mentre continua la raccolta di firme sul primo appello per l’amnistia a cui si è aggiunto due giorni fa anche quello della Comunità di Sant’Egidio e dei cappellani delle carceri, siamo vicini ormai a un "finale di partita" sulla questione amnistia-indulto.

Come sapete, la Commissione giustizia della Camera è convocata per il 10 gennaio alle ore 17 con all’ordine del giorno la stesura di un provvedimento di clemenza che, qualunque esso sia, dovrà passare poi all’esame dell’Aula, con l’impegno del Presidente Casini, espresso chiaramente nella seduta del 27 dicembre, a farlo votare immediatamente.

Dopo esserci oggi rapidamente consultati tra alcuni di noi promotori della Marcia di Natale per capire cosa fare per rilanciare l’iniziativa in vista della ripresa dei lavori parlamentari, in attesa di sentire gli altri promotori della campagna per l’amnistia che non siamo riusciti a raggiungere perché in ferie, riteniamo urgentissimo a nome dei gruppi e associazioni che rappresentiamo di farvi la seguente proposta di convocazione di iniziative per le prossime ore:

1) dalle ore 24 del 6 alle 24 del 7 gennaio, fuori e dentro le carceri, una giornata di digiuno di dialogo con la Commissione Giustizia della Camera che si riunisce il 10 gennaio per decidere su un atto di clemenza da presentare in Aula;

2) l’8 e il 9 gennaio, presidio permanente davanti Montecitorio, con presenza assicurata a rotazione dalle varie associazioni promotrici;

3) il 9 gennaio o al massimo il 10 mattina, incontro di una delegazione delle associazioni promotrici con il Presidente della Commissione giustizia prima dell’inizio dei lavori;

4) il 10 gennaio, continuazione del presidio davanti Montecitorio e manifestazione in contemporanea ai lavori della Commissione;

5) sempre il 10 gennaio, presidi locali davanti alle carceri.

Inoltre, il senatore Alessandro Battisti della Margherita e Roberto Biscardini della Rosa nel Pugno si sono impegnati a chiedere alla ripresa dei lavori la convocazione straordinaria o comunque un dibattito in Aula anche al Senato.

Numerosi di noi hanno già annunciato la adesione alla giornata di digiuno, mentre alcune associazioni che rappresentiamo garantiranno la copertura di almeno una fascia oraria di presidio davanti a Montecitorio (a questo proposito, proponiamo due turni al giorno di otto ore ciascuno, a partire dalle 8 di mattina).

Ti chiediamo di comunicare il più presto possibile rispondendo a questa mail la adesione alla giornata di digiuno, ai presidi davanti alla Camera e davanti alle carceri e ogni altra iniziativa tu abbia deciso di intraprendere da qui al 10 gennaio.

 

Don Antonio Mazzi, Presidente Comitato promotore Marcia di Natale

Mario Marazziti, Portavoce Comunità di Sant’Egidio

Sergio D’Elia, Segretario Nessuno tocchi Caino

Don Andrea Gallo, Comunità San Benedetto al Porto

Stefano Anastasia, Presidente Conferenza nazionale volontariato e giustizia

Rita Bernardini, Tesoriera Radicali Italiani

Lillo Di Mauro, Presidente Consulta Penitenziaria Cittadina

Patrizio Gonnella, Presidente Antigone

Fabrizio Rossetti, responsabile settore penitenziario Funzione pubblica-Cgil

Irene Testa, Segretaria Associazione "Il detenuto ignoto"

Tel. 06.68803848 Cell. 335.6153305

Giustizia: Coscioni (Radicali); un carcere affollato è incivile

 

Panorama, 5 gennaio 2006

 

Penso che il grado di civiltà di un paese si giudichi anche dal modo in cui vengono trattati i detenuti. L’inarrestabile aumento della popolazione carceraria, composta per la maggior parte da tossicodipendenti ed extracomunitari, viene indicato come il fattore principale del peggioramento delle condizioni di vita delle persone private della libertà personale, costrette in spazi limitati, con inadeguata assistenza.

Il carcere è divenuto sempre più un sistema di controllo e di interdizione della persona umana, una sorta di contenitore sociale di povertà ed emarginazione. E da quando il ddl ex Cirielli è divenuto legge dello Stato, il pericolo di un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti esiste davvero a causa della sterzata repressiva nella esecuzione della pena, togliendo i benefici ai detenuti recidivi che sono circa 80 per cento, anziché consolidare i percorsi di reinserimento nella società. Una legge che ha fatto fare alla coscienza civile e politica del nostro Paese un terribile passo indietro, con la creazione per i cittadini di un falso senso di sicurezza che sì spera dì garantire con una norma basata sul principio della tolleranza zero. Una norma devastante per l’articolo 27 della Costituzione, che attribuisce alla pena una funzione rieducativa, tale da consentire il reinserimento del detenuto con la finalità di impedirgli, tornato in libertà, dì commettere nuovamente reati. Non c’è legalità in assenza di diritti.

Roma: Mariani (Regione Lazio) chiede la chiusura di Regina Coeli

 

Roma One, 5 gennaio 2006

 

"Drento Regina Coeli c’è ‘no scalino, chi nun salisce quello nun è romano". È l’inizio di uno stornello popolare della Roma umbertina. Non era ancora il 1900 e il monastero che ospitava le Carmelitane Scalze e le Mantellate, suore chiamate così per il lungo mantello, era diventato il carcere di Regina Coeli. Erano spariti orti e vigneti e la chiesa all’interno era stata trasformata in un’aula di giustizia.

È il 2006 e quello "scalino" ormai è sul punto di crollare. Da più di un secolo quei muri ascoltano le voci dei reietti. Adesso quei muri non ce la fanno più: ci sono infiltrazioni d’acqua, qualche reparto è pericolante, in altri non c’è riscaldamento. Quasi mille detenuti sono reclusi in uno spazio che ne potrebbe ospitare al massimo 800. I 100 detenuti tossicodipendenti che sono sottoposti a terapia di metadone possono accedere al Sert solo al mattino, perché la carenza di personale, contro la legge, garantisce il servizio solo part time.

L’infermeria ospita 28 detenuti (oltre la metà in condizioni gravissime) le terapie necessarie alla sopravvivenza, ed efficaci solo se continuative, vengono spesso sospese per motivi burocratici o amministrativi, vanificando quanto fatto in precedenza.

Il personale penitenziario è sotto organico di oltre 100 uomini. Li chiamavano con disprezzo "superiori", "guardia" e in altri cento modi. Oggi anche loro subiscono i mali della cattiva amministrazione penitenziaria. I turni da massacro, il contributo che cercano di dare, malgrado l’impotenza oggettiva, non corrispondono all’immagine da aguzzino che spesso, a torto o ragione nelle diverse fasi della storia della galera, è stata loro affibbiata. Non ora. Anche loro vedono, vivono, e denunciano la discarica sociale che è nelle galere. A Regina Coeli la realtà quotidiana è sospesa nel vuoto che non prevede domani. A Regina Coeli il diritto è incerto, la malattia quasi una certezza. La detenzione in condizioni critiche, come quelle che abbiamo visto Paolo Cento ed io nell’infermeria il primo giorno di questo 2006, non lascia speranze, e non servono gli studi dell’Organizzazione Mondiale di Sanità per convincerci del dramma: in carcere, soprattutto in un carcere come questo, malsano e devastato, le difese immunitarie degli uomini precipitano e i rischi di contagio dilagano.

Regina Coeli deve essere chiusa. È l’unica soluzione per non perdere la partita tra la dignità e gli abusi, tra una possibile società civile e l’illegalità di cui tutti siamo testimoni scandalizzati, indignati, impegnati in marce natalizie. Se, scomodando Voltaire, misurassimo anche noi il grado di civiltà dell’Italia dalle condizioni delle prigioni, ci dovremmo vergognare. E vergogna sia. Ma dalla vergogna abbia principio la denuncia spietata e irrevocabile, che sappia andare oltre la spettacolarità dell’evento o l’omertà dei mezzi di comunicazione.

La detenzione punitiva, nella peggiore accezione del termine, offende la Costituzione e gli enti locali sono obbligati a intervenire, a uscire dalla pigrizia e riprendere in mano l’arma della denuncia. La Regione Lazio, che dovrebbe essere "pilota" in un progetto di localizzazione, si deve assumere fino in fondo l’incarico e la verifica del legame tra medicina territoriale e carcere. Le commissioni congiunte che ci saranno il 9 gennaio dovranno servire a riconoscere che è finito il tempo delle parole, che bisogna individuare e percorrere tutte le strade possibili senza aspettative, senza spettacolarizzare e soprattutto senza dare illusioni con il rischio di disattenderle.

Con serietà e senza paura bisognerà ricostruire un rapporto tra cittadini (detenuti o non) e istituzioni reale e fattivo; informare e agire è un dovere di giustizia e umanità; i costi sociali di una politica carceraria punitiva sono enormi tanto in termini economici quanto per il rischio di caduta nell’illegalità diffusa; ricostruire la fiducia nelle istituzioni significa meritare, come amministratori, la fiducia dei cittadini promovendo azioni nel rispetto dei diritti e della collettività.

E quindi, in questa fine legislatura inquieta, è importante aborrire le passerelle da campagna elettorale e, rimanendo dentro i limiti permessi e obbligati dalle competenze, non cedere alla lusinga o all’illusorietà di apparentemente facili e altrettanto inattuabili soluzioni: la via da percorrere è lunga e impervia, passa attraverso un monitoraggio costante e la denuncia spietata e quotidiana della devastazione e della sofferenza che si vive nelle nostre galere.

La via da percorrere è la battaglia per amnistia e indulto portata avanti ogni giorno, in ogni territorio, in ogni città come una battaglia di civiltà per la difesa dei diritti di tutti gli uomini e tutte le donne. Chiudere Regina Coeli, ex monastero, galera disastrata, fatiscente, vergogna civile, sarà il primo faticoso obiettivo da raggiungere.

 

Peppe Mariani, presidente della commissione lavoro, pari opportunità e politiche giovanili della Regione Lazio

Avellino: iniziative per i "piccoli ristretti" del carcere di Bellizzi

 

Ansa, 5 gennaio 2006

 

Il 6 gennaio la befana entrerà nel carcere di Bellizzi per portare dei doni ai 6 bambini detenuti con le loro madri nell’istituto avellinese. A promuovere l’iniziativa l’associazione Antigone, lo Zia Lidia social club e la scuola paritaria dell’infanzia Accademia dei giorni felici. Oltre la befana è previsto uno spettacolo di burattini per far trascorrere una piacevole mattinata ai piccoli ristretti.

Intanto in città continua la mobilitazione della società civile volta a spingere le autorità locali a prendere delle iniziative a favore dei piccoli. Dopo il presidio di Natale è stato indetto un nuovo presidio per il 6 gennaio in Piazza Libertà. Hanno già manifestato la loro adesione la conferenza regionale volontariato e giustizia, Amnesty International AV, la Caritas AV, i padri comboniani di Castelvolturno e tante altre associazioni campane.

"Bisogna porre fine a questa aberrazione giuridica della detenzione di piccoli innocenti, 45 in tutta Italia" spiega Gennaro Santoro dell’associazione Antigone "Siamo consapevoli della complessità della questione e dello straordinario impegno profuso dall’amministrazione penitenziaria e da alcune associazioni (ad es., il CIF) a vantaggio dei piccoli ristretti. Tuttavia, resta il problema del disagio psicologico causato dal fatto di vivere in un luogo chiuso e separato dalla vita reale. Soltanto un intervento delle Autorità locali può permettere di diminuire tale disagio, con la realizzazione di progetti che portino i piccoli fuori dal carcere almeno una volta alla settimana e che offrano assistenza sociale ai minori figli di detenuti o ex detenuti". Il presidio si protrarrà per tutta la mattinata del 6 a partire dalle ore 11.00.

La Spezia: bisogna far riprendere i lavori di ristrutturazione...

 

Secolo XIX, 5 gennaio 2006

 

Visita al carcere di Villa Andreino dell’onorevole Egidio Banti. Ieri mattina il parlamentare spezzino della Margherita, sostenitore dell’amnistia, ha incontrato la direttrice dell’istituto penitenziario Maria Cristina Biggi e il comandate degli agenti Salvatore Cotugno per affrontare i problemi che affliggono la struttura di via Fontevivo. "Purtroppo la situazione è critica - ha rilevato Banti - non c’è solo il sovraffollamento con 183 detenuti (di cui il 50 per cento sono stranieri ndr) e la legge ex Cirielli che tende a incrementare la popolazione carceraria; adesso si sovrappone anche il problema strutturale del fermo lavori. Dopo il finanziamento per la ristrutturazione interna ed esterna di Villa Andreino sembrava che la situazione andasse migliorando, invece improvvisamente i lavori si sono bloccati e il carcere è rimasto un cantiere da cui non è impossibile evadere come purtroppo testimoniano gli ultimi fatti di cronaca. E poi gran parte dei detenuti sono costretti a vivere in celle troppo piccole, sovraffollate e senza neppure una doccia".

Banti punta inoltre sulla funzione rieducativa che deve svolgere il carcere. "Villa Andreino - dice - ha una lunga e felice tradizione sotto l’aspetto dell’impegno sociale e di volontariato, ma adesso sono venuti meno certi finanziamenti. Occorre allora realizzare una rete con gli enti pubblici, a cominciare dalla Regione Liguria per incentivare iniziative culturali e sociali volte a favorire il reinserimento del detenuto nella società". Per migliorare la situazione del carcere di Villa Andreino, Egidio Banti ha assicurato che si impegnerà "a intervenire presso il Provveditorato delle opere pubbliche presso il Ministero dei Lavori Pubblici al fine di riprendere quanto prima i lavori. Inoltre solleciterò le amministrazioni affinché si impegnino a intraprendere iniziative sociali e culturali a favore dei detenuti".

Roma: squadra di calcio della Lazio in visita a Regina Coeli

 

Corriere Adriatico, 5 gennaio 2006

 

Questa mattina intorno alle 9.30 una delegazione della Lazio composta dai calciatori Di Canio, Rocchi, Liverani, Manfredini, Zauri, Giallombardo e Siviglia, oltre all’allenatore Delio Rossi, farà visita ai detenuti del carcere romano di Regina Coeli. Nella parte centrale del penitenziario si esibiranno in un mini concerto Tommaso Rocchi e Paolo Di Canio, quindi i calciatori biancocelesti doneranno ai figli dei detenuti giocattoli e gadget della squadra. A seguire foto ricordo delle guardie del carcere e dei loro figli con i giocatori. Scopo dell’iniziativa, oltre a quello di far trascorrere ai detenuti, alle guardie ed ai loro figli una giornata di festa e di allegria, è quello per la Società Sportiva Lazio di impegnarsi più nel sociale.

Prove di Lazio anti-Ascoli per Delio Rossi. Dopo una mattinata passata a lavorare soprattutto sotto l’aspetto atletico, nel pomeriggio il tecnico biancoceleste ha puntato sulla tattica, facendo diverse prove in vista della sfida di domenica all’Olimpico contro i bianconeri di Giampaolo e Silva. Dopo il riscaldamento la squadra ha effettuato infatti una serie di partitelle, a pressione e con esercizi difensivi, prima di una vera sfida in famiglia. Giallombardo resta nettamente favorito su Pandev per occupare la fascia sinistra del centrocampo, con Manfredini, Mudingayi e Liverani a completare il reparto orfano degli infortunati Cesar, Behrami, Keller e Firmani, oltre allo squalificato Dabo. A proposito di Firmani, oggi il giocatore biancoceleste verrà sottoposto a intervento chirurgico di ricostruzione del legamento crociato anteriore della gamba sinistra: campionato finito per lui. Cesar è ancora in Brasile, Behrami e Keller hanno fatto differenziato insieme all’altro infortunato biancoceleste, Piccolo. Si è rivisto invece Peruzzi, bloccato nei giorni scorsi dalla febbre.

Reggio Calabria: quando il cabaret entra in carcere…

 

Asca, 5 gennaio 2006

 

L’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria rivolge, ancora una volta, l’attenzione al mondo dei detenuti grazie ad una nuova iniziativa, voluta dal sindaco Giuseppe Scopelliti, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura, retto da Fabrizio Veneziano, e alla direttrice della Casa Circondariale di "San Pietro", Carmela Longo. Si tratta dell’allestimento di uno spettacolo nell’Auditorium dell’Istituto, che prevede la presenza dei noti cabarettisti reggini, Gennaro Calabrese e Pasquale Capri’, l’esibizione su musiche caraibiche e latino- americane di tre coppie di ballerini dell’Associazione "Show Dance 2000". Infine, la partecipazione del gruppo artistico "I Solares", che eseguiranno brani di musica leggera, napoletana, nonché, musica folkoristica e balli di gruppo. L’appuntamento, fissato per sabato, 7 gennaio, alle ore 10, segue ad un altro, svoltosi poche settimane fa, quando è stata messa in scena una rappresentazione teatrale promossa dalla Presidenza del Consiglio Comunale, con in testa il presidente Aurelio Chizzoniti.

Catanzaro: pastorale giovanile incontra detenuti dell’Ipm

 

Asca, 5 gennaio 2006

 

Si svolgerà domani pomeriggio, alle 17, nel padiglione detentivo dell’Istituto Penale per Minorenni di Catanzaro, l’incontro musicale, promosso dalla Commissione "Giovani e devianza" della Pastorale Giovanile di Catanzaro-Squillace a favore dei giovani detenuti. Per l’anno 2006, la Pastorale Giovanile di Catanzaro-Squillace, guidata da Frate Franco Lio, ha inteso strutturare il proprio servizio a questa Chiesa diocesana attraverso lo strumento di apposite commissioni per la promozione e l’organizzazione di attività inerenti il mondo giovanile, a favore degli stessi giovani che rappresentano la linfa vitale della società in cui da anni cerchiamo di operare col dinamismo e l’entusiasmo che ci provengono dalla fede cristiana. La Commissione "Giovani e devianza" è composta da persone che a vario titolo ricoprono ruoli nelle attività di pastorale giovanile sul nostro specifico territorio, impegnate da anni a promuovere e sensibilizzare giovani e meno giovani sui temi della fede, della solidarietà, dell’amore verso il prossimo, della responsabilità sociale, civile e istituzionale, e via dicendo. In occasione delle attuali festività natalizie e del nuovo anno, la Commissione, confrontatasi anche con l’assistente della Pastorale Giovanile, Don Antonio Bomenuto, tra l’altro anche cappellano dell’Ipm di Catanzaro, ha coinvolto un gruppo musicale di giovani vicino agli ambienti ecclesiali, per offrire ai detenuti ristretti un momento gioioso da condividere in un clima di partecipazione e di festa, con la speranza di poter lasciare ai ragazzi un messaggio di pace e quella ancor più grande di ricevere molto più da essi e dalle loro silenti sofferenze.

Usa: California, clemenza negata a condannato a morte di 75 anni

 

Reuters, 5 gennaio 2006

 

Non ci sarà clemenza per Clarence Ray Allen, 75 anni di età, l’uomo che da più lungo tempo è ospite del braccio della morte delle carceri della California: il governatore Arnold Schwarzenegger esclude la possibilità di un’udienza destinata ad esaminare la richiesta di clemenza del detenuto. Se nulla cambierà, Clarence Ray Allen sarà messo a morte il 17 gennaio, in esecuzione della condanna sentenziata contro di lui per tre omicidi perpetrati su suo ordine, mentre lui scontava una condanna all’ergastolo.

Catania: una fiaba di Natale che da voce e visibilità ai detenuti

 

Comunicato stampa, 5 gennaio 2006

 

Gli angeli del cortile, di A. Sofri, è diventato un "corto" realizzato dai reclusi della Casa Circondariale di Agrigento (vedi il video a questo indirizzo: http://www.icorti.it/Pag12/Pag12_2/2.htm.

 

Insegno lettere nei corsi scolastici che si svolgono all’interno della Casa Circondariale di Agrigento. Lo scorso anno ho curato un laboratorio cinematografico in una sezione di Alta Sicurezza e con molta, molta fatica ed estrema ostinazione sono riuscita a realizzare con i miei alunni un "corto".

Il corto cinematografico, intitolato "Gli angeli del cortile", è ispirato al racconto omonimo di Adriano Sofri in cui si affronta il tema della detenzione attraverso la metafora degli angeli custodi "penitenziari" che condividono con i loro custoditi la vita carceraria.

Il racconto di A. Sofri, è sembrato quanto di meglio si potesse trovare non solo per stimolare la lettura e l’analisi di un testo narrativo che rappresenta in maniera liricamente efficace il disagio della detenzione, ma anche come opera in cui l’idea fondante coincide perfettamente con la finalità ultima del lavoro che si è inteso realizzare attraverso la rappresentazione cinematografica: raccontare senza retorica il mondo del carcere.

La qualità artistica del prodotto finale è quanto di meglio si potesse ottenere nelle condizioni in cui si è operato: pochi mezzi, location estremamente limitate, tempi brevissimi per le riprese (una sola giornata). Inoltre tre detenuti che facevano parte del gruppo di laboratorio, per motivi diversi, sono stati sostituiti da altri detenuti poco prima di girare.

 

La sceneggiatura

 

Individuato il soggetto, la stesura della sceneggiatura ha coinvolto tutto il gruppo-classe nello sforzo di associare e combinare le parole del racconto di A. Sofri alle immagini che ne avrebbero dovuto, almeno nelle intenzioni, potenziare il significato, tenendo, per altro, ben presenti le limitazioni, dovute a ragioni di sicurezza, imposte dalla Istituzione carceraria all’interno della quale si sarebbero girate le scene. Questa fase di lavoro è stata preceduta da uno studio del linguaggio cinematografico.

 

Gli "attori"

 

Il gruppo di detenuti ha partecipato alle varie fasi del lavoro con grande entusiasmo e totale disponibilità, mostrando capacità di collaborazione fra loro e con gli operatori, senso di responsabilità e rispetto delle regole. Ciascuno di loro ha vissuto questa esperienza con la speranza di riuscire a lanciare un messaggio importante a chi, estraneo alla realtà carceraria, forse non considera abbastanza che al di là, al di sopra di qualsiasi reato commesso c’è un essere umano con le sue fragilità ma anche con il valore assoluto di ogni persona.

 

Gli "esperti esterni": regista, cineoperatore, fonico, fotografo di scena.

 

Questo lavoro non ha avuto solo una valenza didattico-formativa, ma si è proposto di più: contribuire ad abbattere le barriere, soprattutto mentali, che separano il carcere dalla città.

Proprio in ragione di questo, ci si è avvalsi della collaborazione di un documentarista sensibile, Fabio De Vecchi, per curare la regia, di due giovani operatrici, Chiara Vullo e Ester Sparatore per le riprese, il sonoro e il montaggio, e infine dello scatto "magico" di Tano Siracusa in qualità di fotografo di scena ma anche di prezioso consigliere per cogliere la migliore luce possibile nelle inquadrature e nella soluzione di innumerevoli problemi spesso legati alle location assai ristette in cui sono avvenute le riprese.

 

Le foto di scena

 

Le immagini fissate nelle foto di Tano Siracusa sono complementari al lavoro filmico. Riflettono l’atmosfera che si è creata durante le riprese: il clima a volte disteso e divertito, altre serio e impegnato; la cordialità fra detenuti e operatori esterni; l’angustia degli spazi all’interno dei quali ci si è mossi durante le riprese sotto lo sguardo vigile dell’agente di custodia. Ma anche di più. La foto scelta per la copertina del Dvd (che contiene il corto), è riuscita a cogliere l’essenza stessa della condizione dei reclusi: non più uomini e donne, ma ombre, immagini sfocate, separate dalla vita vera dalle grate pesanti di un cancello chiuso, eppure confusamente e malinconicamente mosse dal desiderio forte di ritornare ad essere visibili in un mondo che appartiene anche a loro e che anche a loro dovrà dare la possibilità di ricominciare...

 

Le autorizzazioni

 

Nonostante l’atteggiamento favorevole della Direzione della Casa Circondariale alla realizzazione del progetto, il percorso per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie e passare alla fase della produzione del "corto", è stato molto lungo e laborioso (cinque mesi e decine di istanze...). Perseveranza, volontà di superare gli ostacoli e fiducia nelle Istituzioni, sono state alla fine premiate e anche la Scuola Carceraria di Agrigento ha potuto portare a termine la propria produzione con la paziente collaborazione della Polizia penitenziaria.

 

I successi

 

Il cortometraggio "Gli angeli del cortile" ha già avuto diversi riconoscimenti: è stato selezionato per la visione al pubblico al Festival Aziz di Palermo, si è classificato terzo allo Zabut Festival di Sambuca di Sicilia, ha ricevuto una menzione speciale all’Efebo d’oro, nella sezione Corto Letterario, e all’VIII Biennale del Cinema per la Pace di Pisa. Attualmente partecipa al concorso ilCorto.it 2005 ed è visibile al pubblico di Internet (i detenuti di Agrigento invece, non lo hanno visto affatto!). Inoltre io stessa ho recentemente incontrato gli studenti di Scienze della Formazione del Consorzio universitario della provincia di Agrigento per parlare loro di questo lavoro e di educazione degli adulti nel contesto delicato e difficile del carcere.

 

Prof.ssa Ginetta Gambino

I.C. "S. Quasimodo"- Ctp per l’Eda di Agrigento

Progetto "Laboratorio cinematografico: il corto" a.s. 2004/05

 

 

Precedente Home Su Successiva