Rassegna stampa 20 gennaio

 

Giustizia: Ciampi rinvia al parlamento la legge sulla inappellabilità

 

Agi, 20 gennaio 2006

 

Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha chiesto alle Camere - a norma dell’articolo 74, primo comma, della Costituzione - una nuova deliberazione in ordine alla legge: "Modifiche al Codice di Procedura Penale, in materia di inappellabilità delle sentenze di proscioglimento", la cosiddetta legge Pecorella. Tali modifiche "generano un’evidente mutazione delle funzioni di Corte di Cassazione, da giudice di legittimità a giudice di merito, in palese contrasto con quanto stabilito dall’art. 111 della Costituzione", ha spiegato Ciampi nel suo messaggio alle Camere. "Vogliamo sperare che il governo sia capace di ascoltare il Presidente della Repubblica", ha detto all’Agi il segretario dei Ds Piero Fassino appena appresa la notizia. "Erano evidenti i profili di incostituzionalità di questa legge, che se fosse stata promulgata nel testo attuale, avrebbe ulteriormente dissestato l’amministrazione della giustizia". Il vice premier Fini aspetta di leggere "cosa Ciampi contesta" e aggiunge: "Il massimo e doveroso rispetto che si deve al Capo dello Stato e in particolare a Carlo Azeglio Ciampi, impone a qualsiasi esponente politico responsabile di non commentare se non dopo aver letto le motivazioni". Sulla stessa linea il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa. Soddisfatto infine il primo presidente della Corte di Cassazione, Nicola Marvulli: "Per fortuna, la magistratura ha un Presidente della Repubblica come Carlo Azeglio Ciampi".

Ex Cirielli: direttore carcere Torino; per i derelitti speranze annullate

 

Ansa, 20 gennaio 2005

 

L’entrata in vigore della ex Cirielli cancella del tutto le speranze per i detenuti delle fasce più deboli, come i tossicodipendenti e i malati psichiatrici: è il concetto espresso oggi dal direttore del carcere torinese delle Vallette, Alberto Buffa, in un’assemblea convocata della Camera penale in occasione del terzo giorno di sciopero degli avvocati. Buffa, come tutti i penalisti presenti, si è concentrato non sul periodo di prescrizione dei reati, ma sul secondo aspetto della ex Cirielli, quello legato alla modifica in senso restrittivo dei benefici per i carcerati previsti dalla legge Gozzini (come le misure alternative alla detenzione). Snocciolando una lunga serie di dati e statistiche di respiro locale e nazionale, il direttore delle Vallette ha puntualizzato che la nuova legge "non fa altro che inserirsi in una tendenza già in atto da dieci anni", che ha reso sempre più difficile, per numerosi reclusi, ottenere i benefici. "Oggi - ha detto - il carcere è per due terzi un carcere derelitto, popolato da tossicodipendenti, psichiatrici, persone appartenenti a fasce di marginalità diffusa". E per costoro (è l’ opinione di Buffa) le difficoltà aumenteranno. "Non solo non avranno più la possibilità, ma nemmeno la speranza. L’ex Cirielli è l’epitaffio finale". L’assemblea, che si è svolta al Palazzo di Giustizia nella sala del consiglio dell’ordine forense, ha chiuso la terza giornata di astensione dalle udienze, caratterizzata "da un’ adesione - ha affermato Cosimo Palumbo, presidente della Camera penale del Piemonte occidentale - che nelle sedi distaccate ha raggiunto il 100%". Le accuse che gli avvocati muovono alla ex Cirielli non si riferiscono alla prescrizione, ma alla riforma della recidiva (dopo il terzo reato non colposo, per esempio, non si ha più diritto alle attenuanti) e a una serie di benefici previsti dalla Gozzini. "In questo modo - ha commentato Palumbo - i cittadini non saranno più uguali di fronte alla legge, e verrà violato il principio secondo il quale la pena non deve solo punire il condannato, ma tendere al suo reinserimento nella società. Noi, dunque, invitiamo tutti gli avvocati a sollevare delle questioni di legittimità costituzionale". Anche un giudice, Alberto Marcheselli, magistrato di sorveglianza di Alessandria, non ha risparmiato le critiche alla ex Cirielli per "i suoi evidenti difetti di formulazione delle norme" che si prestano a interpretazioni diverse. Quanto allo "sciopero", alcune sezioni della Corte d’Appello di Torino, applicando una sentenza della Cassazione, anche oggi hanno ordinato che venissero celebrati i processi con rito abbreviato. La maggior parte delle udienze ordinarie, nel capoluogo piemontese, è comunque "saltata".

Giustizia: Fini; per i mafiosi nessuna prescrizione del reato

 

Ansa, 20 gennaio 2005

 

"Condivido sostanzialmente le parole del ministro della Giustizia Castelli": il ministro degli Esteri e vice premier Gianfranco Fini ha risposto così ai microfoni di Radio Anch’io agli ascoltatori che gli chiedevano se fosse d’accordo con le affermazioni del Guardasigilli fatte ieri in Senato. In particolare, in merito alle preoccupazioni - espresse ieri da Castelli - di 35.000 prescrizioni grazie alla legge Cirielli, Fini ha rilevato che in molti casi si tratta di processi che non sarebbero mai arrivati alla fine e che "non è vero, come sostiene la sinistra, che dal carcere usciranno mafiosi e pedofili" in quanto le prescrizioni non riguardano reati di "particolare allarme sociale". Il vice premier ha poi avuto parole di elogio per la magistratura "che va ringraziata in quanto svolge un lavoro prezioso ed è garanzia della legalità". Fini si augura che tutta la magistratura "dica che è imparziale perché se c’è stato corto circuito è perché segmenti hanno messo in discussione quella imparzialità".

Lodi: i problemi del carcere arrivano fino in Senato

 

Il Cittadino, 20 gennaio 2006

 

La vicenda del carcere di Lodi è arrivata in Parlamento. Le tensioni che si sono create tra il mondo esterno alla casa circondariale e la direttrice Caterina Ciampoli sono sfociate in iniziative diverse. Una di queste la manifestazione di protesta dei cittadini davanti a via Cagnola, la sera della vigilia di Natale. Una protesta piuttosto partecipata. Tanto che il giorno dopo i senatori Gianni Piatti (Ulivo) e Lamberto Grillotti (An) hanno visitato la struttura, e dopo aver parlato con le guardie e i detenuti, sono arrivati alla stesura di una interrogazione che hanno presentato in aula in questi giorni. "Presso la casa circondariale di Lodi - scrivono i senatori - si è venuto a creare, dopo il cambio di direzione, un clima particolarmente difficile nel rapporto tra i volontari e la nuova direttrice Caterina Ciampoli.

Da oltre due mesi - spiegano - non viene più consentito dalla direzione la pubblicazione del giornale "Uomini liberi", organo di informazione mensile allegato al Cittadino, redatto dai detenuti con la collaborazione di alcuni giornalisti locali e dei volontari. Tale giornale è stato apprezzato a livello nazionale (articoli su il Venerdì di Repubblica, Avvenimenti, Libero, Vanity fair, Io donna, il Corriere della sera, diario della settimana) ed è l’unico esempio in Italia di un organo intramurario realizzato all’interno della fogliazione di un quotidiano; tra l’altro Uomini liberi è promotore insieme a Ristretti orizzonti, giornale della Giudecca di Padova, del coordinamento nazionale dei giornali in carcere che ha di recente presentato un progetto in tal senso al ministero". La situazione dei detenuti, dicono i senatori, "si è particolarmente aggravata in seguito a recenti provvedimenti presi dalla direzione. A titolo di esempio: divieto di ricevere fotografie dai famigliari per corrispondenza; limitazione delle attività (progetto scuola, biblioteca, giornale, attività sportiva, incontro bambini-detenuti) e di socialità (ai detenuti, nel giorno di Natale, non è stato permesso, come da tre anni a questa parte, di incontrarsi e di ricevere i volontari); i permessi per poter accedere al lavoro esterno (art. 21) sono stati ridotti drasticamente".

La stampa locale, nazionale e il Tg3, precisano i senatori, hanno dedicato, "nei mesi di novembre e dicembre, molti articoli e alcuni servizi sulla difficile situazione che si è creata". Poi, nella loro interrogazione (a risposta scritta), spiegano di aver visitato il 25 dicembre scorso la casa circondariale di Lodi accompagnati dal comandante Raffaele Ciaramella. Dicono di aver constatato "una situazione di grave difficoltà e malcontento dei detenuti nei confronti delle decisioni della nuova direttrice e il venire meno di quel legame tra il carcere e la società civile instaurato grazie alla fondamentale attività del volontariato in positiva collaborazione con i precedenti direttori". Il 9 gennaio 2006, annunciano Piatti e Grillotti, "sono stati sospesi tutti i permessi degli assistenti volontari in attesa di un chiarimento della situazione da parte del provveditore regionale della Lombardia Luigi Pagano (che sarà a Lodi tra pochi giorni, ndr)".

Nell’interrogazione si chiede al ministro se non intenda acquisire, "alla luce, anche di tali rilievi critici, una maggiore conoscenza della situazione del carcere di Lodi".I senatori chiedono anche se "non ritenga utile assumere eventuali iniziative che possano contribuire a ristabilire un clima di collaborazione tra il carcere e il territorio". Non si capisce perché, precisa Piatti, fuori dal documento, "per anni il lavoro di collaborazione con i volontari è proseguito, anche se con alti e bassi, e adesso si debba sospendere tutto. Il nostro auspicio è che il ministro alla giustizia Roberto Castelli faccia una ricognizione puntuale della situazione di Lodi e che si adoperi per superare questa contingenza negativa che è assurda, anche se non sta a noi indicargli gli strumenti idonei. Quando abbiamo visitato il carcere a Natale - aggiunge - avremmo incontrato volentieri la dottoressa Ciampoli, ma lei era in ferie". Ieri, invece, contattata dalla nostra redazione per una replica all’interrogazione, la direttrice ha fatto sapere (tramite il centralinista) che non voleva parlare.

Giustizia: detenute mamme; dobbiamo dire addio alla riforma?

 

Vita, 20 gennaio 2006

 

La proposta di legge che prevede di "liberare" le detenute con figli minori di tre anni difficilmente sarà approvata per problemi di bilancio. Ci sono "profili problematici" per la quantificazione degli oneri e la relativa copertura. Questi giudizi, espressi in Commissione Bilancio dal sottosegretario per i rapporti con il Parlamento Gianfranco Conte e dal relatore Garnero Santanchè di An, evidenziano la difficoltà di rapida conclusione dell’iter della pdl 6006 contenente misure per tutelare il rapporto tra detenute madri e figli minori. In particolare lo schema normativo punta alla realizzazione di case famiglia protette in cui sia possibile la custodia cautelare di donna incinta o madre di bambini di età inferiore a tre anni o di case protette in cui possano espiare la pena madri - alle quali non sia possibile concedere l’arresto domiciliare di minori fino a 10 anni.

La pdl prevede anche benefici (quali la revoca del permesso di espulsione della madre extracomunitaria colpevole di reati o il permesso di soggiorno per motivi familiari ai figli di madre straniera in stato di detenzione) che - a giudizio della Bilancio - possono comportare maggiori oneri per le finanze statali privi di copertura. In assenza del via libera della Bilancio la Commissione Giustizia non potrà riprendere l’esame di merito e la pdl non potrà essere approvata entro la legislatura.

Verona: il ruolo dei volontari è di contribuire al reinserimento

 

L’Arena di Verona, 20 gennaio 2006

 

Il carcere di Montorio è sovraffollato: 300 reclusi in più rispetto a quelli che potrebbero realmente essere gestiti dall’istituto di pena, ovvero 450. E alla vigilia del convegno che si svolge domani al teatro della Santissima Trinità arriva una proposta, quella dell’avvocato Guariente Guarienti, che invita il vescovo a "precettare le parrocchie perché si facciano carico di un detenuto". Il che, tradotto, significherebbe affidare ad ogni chiesa un carcerato.

Che le condizioni nella casa circondariale di Montorio siano ben oltre il limite di accettabilità non rappresenta nulla di nuovo, soprattutto se si tiene conto che il problema è comune a tutte le carceri italiane. Ma se a questo dato si aggiunge il fatto che il 62,98 per cento dei detenuti nella sezione maschile è straniero, così come l’80,26 per cento delle donne, ci si rende conto che l’insufficienza degli spazi, del personale e delle risorse rende inutile qualsiasi percorso di rieducazione sociale. Sembrano lontani i tempi di quando il vecchio carcere Campone ospitava 300 detenuti, vigilati da 200 agenti della polizia penitenziaria, vi operavano 5 educatori professionali ai quali si affiancavano altri delle tante associazioni di volontariato. Oggi nella casa circondariale di Montorio per 750 detenuti prestano servizio 400 agenti e sono solo 3 gli educatori.

È proprio partendo dal presupposto che il "carcere così com’è non serve" che don Sergio Pighi, cappellano della casa circondariale di Montorio, alla presentazione del convegno di domani dal titolo "Liberare la pena", invita la stessa Caritas, promotrice dell’evento, a divenire "filo conduttore tra le tante associazioni che operano all’interno dell’istituto di pena e all’esterno per il reinserimento di chi ha scontato la propria condanna. Ci presentiamo con i nostri limiti, e con la semplice volontà di ascoltare e di aiutare".

Ma anche questo non è sufficiente visto che più volte gli stessi detenuti si sono rivolti pubblicamente alle comunità cristiane chiedendo dialogo e accoglienza come ha ricordato don Maurizio Guarise, direttore della Caritas diocesana, che precisa: "È un disagio forte quello che vivono, la cultura dell’accoglienza è un passaggio importante ed un tema che va ripreso proprio nella coscienza dei cristiani". Ma allora quali sono le risposte immediate che la comunità cristiana può e intende offrire? La proposta di Guarienti, quella che ogni parrocchia "adotti un detenuto" è stata accolta favorevolmente da don Pighi e da fra Beppe Prioli, fondatore dell’associazione La Fraternità. Ma non sarà facile forse farla accettare. "Serve sensibilizzazione ed educazione sociale", spiegano sempre Pighi e Prioli. Un altro modo per avvicinare chi vive dietro le sbarre a chi è fuori potrebbe essere dato dalla nascita di un osservatorio politico. E sempre rimanendo in tale ambito per Prioli "è necessario che anche le Regioni scendano in campo ed affrontino il problema del sovraffollamento. Non basta parlare di amnistia o indulto servono gli strumenti necessari per accogliere quanti escono".

Di fronte a questo argomento la posizione della chiesa veronese rimane quella espressa ancora da papa Giovanni Paolo II: dare il via a pene alternative. Ma il volontariato cosa può fare?

Carlo Bernardi, vicepresidente dell’associazione "don Tonino Bello" racconta che i detenuti che usufruiscono dei permessi di soggiorno vengono accolti all’eremo di San Rocchetto a Quinzano. "La loro è un’uscita di un giorno, dalle otto del mattino alle 20. All’eremo incontrano i familiari e ristabiliscono un rapporto. Chi è invece solo viene affiancato ad una famiglia, sempre di volontari che se ne prende cura".

Bologna: il Garante dei diritti dei detenuti è anche su internet

 

Redattore Sociale, 20 gennaio 2006

 

Il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna è anche su internet. Da questa settimana, infatti, è on line il sito www.comune.bologna.it/garante-detenuti, che offre a tutti i cittadini informazioni e chiarimenti sulla figura (istituita nel luglio 2004) che ha il compito di difendere i diritti delle persone private della libertà personale, ovvero di chi si trova in carcere, agli arresti domiciliari o anche dei tanti stranieri che si trovano all’interno dei Centri di permanenza temporanea.

Il Garante è una figura eletta dal Consiglio Comunale di Bologna (attualmente è l’avvocato Desi Bruno) che svolge, per conto della comunità cittadina, compiti di promozione dei diritti e delle opportunità di partecipazione alla vita civile e di fruizione dei servizi comunali delle persone private della libertà personale o limitate nella libertà di movimento (art. 13 Statuto comunale).

In particolare, il Garante difende il diritto al lavoro, alla formazione, alla crescita culturale, alla tutela della salute, alla cura della persona, anche attraverso la pratica di attività formative, culturali e sportive. Il nuovo sito internet, oltre a spiegare nel dettaglio le competenze del Garante, offre tutte le informazioni pratiche necessarie: dove e a chi rivolgersi in caso di necessità, quali sono i diritti da tutelare, che cosa fare e come comportarsi quando questi diritti non sono rispettati. Non solo: una sezione del sito è dedicata alle associazioni di volontariato e tutela dei diritti che operano a Bologna e dintorni, con indirizzi, recapiti e descrizioni di ognuna. Non manca una parte dedicata agli appuntamenti: uno dei compiti del Garante è infatti quello di organizzare e promuovere iniziative di sensibilizzazione sul tema del carcere e dei diritti, aperti a tutti i cittadini. Per maggiori informazioni: garantedirittilibertapersonale@comune.bologna.it.

Parma: interrogazione al ministro Castelli sul carcere

 

Lungo Parma, 20 gennaio 2006

 

A seguito dei tragici fatti accaduti nei mesi scorsi nel Carcere di Parma, gli onorevoli Carmen Motta e Massimo Tedeschi hanno presentato una interrogazione con la quale chiedono al Ministro della Giustizia di risolvere i problemi di sovraffollamento di detenuti e di carenza di personale.

"Gli Istituti Penitenziari di Parma – dichiarano i parlamentari DS - si caratterizzano ormai da tempo per la presenza di un elevato numero di detenuti e per una pesante carenza di organico. Problemi – precisa l’on. Motta - che avevo già portato all’attenzione del Ministro in due mie precedenti interrogazioni. A Parma infatti a fronte di una capienza ottimale di 350 persone, sono presenti circa 650 detenuti, di cui una settantina sottoposti a regime di massima sicurezza (art. 41 bis), e di recente è stato aperto un centro diagnostico terapeutico per detenuti disabili senza alcun aumento di organico. Mancano gli educatori e il numero degli agenti è insufficiente per far fronte alle problematiche esistenti: delle 479 unità previste risultano in servizio solamente 330 agenti. In questo contesto – concludono i deputati di Parma – si sono purtroppo registrati i tragici suicidi di due detenuti, di cui la stampa locale ha dato notizia nelle settimane scorse". I parlamentari hanno chiesto al Ministro quali provvedimenti intenda mettere in atto perché tali drammatici avvenimenti non abbiano a ripetersi.

Droghe: stralcio del ddl Fini in aula come emendamento

 

Ansa, 20 gennaio 2005

 

Carlo Giovanardi non ha escluso la possibilità che il Governo ponga la fiducia sullo stralcio del ddl Fini in materia di sostanze stupefacenti: "Dipende dall’atteggiamento parlamentare dell’opposizione", ha risposto a Radio Radicale il ministro per i rapporti con il Parlamento. Giovanardi ha innanzitutto confermato la volontà di presentare gli articoli stralciati dall’originario disegno di legge, rigettando le critiche mosse da gran parte dell’opposizione di voler fare un "colpo di mano". "Se tre anni di dibattito parlamentare se accedere alla richiesta fatta dall’opposizione di non portare il provvedimento in aula prima della Conferenza Nazionale di Palermo, se avere elaborato questo stralcio insieme alla Consulta Nazionale per le tossicodipendenze che lo ha approvato a larghissima maggioranza, significa fare un colpo di mano - ha affermato Giovanardi - non so più cosa sia il dialogo parlamentare ed il dialogo con la società civile". Giovanardi si è poi soffermato su uno dei punti "qualificanti" di questo stralcio, la cosiddetta "dose media giornaliera" stabilita secondo precise tabelle. "Non fissiamo il limite per legge, ma lo faremo con un successivo decreto ministeriale, in cui si fissano i limiti sulla base della media europea". "Per dare certezza agli operatori di giustizia ai giudici, ai magistrati, questa tabella sarà uno degli elementi, non l’elemento fondamentale, che può essere letto insieme ad altri criteri, per stabilire se chi viene trovato con la della sostanza è un consumatore o uno spacciatore, un mercante di morte".

Droghe: Pedrizzi (An), sì a stralcio ddl Fini in decreto

 

Ansa, 20 gennaio 2005

 

"Se la strada per far vedere la luce entro la fine della legislatura allo stralcio del ddl Fini antidroga e antispaccio, nel quale sono stati inseriti i punti più qualificanti del provvedimento, fosse quella di inserirlo in un decreto, e magari porre su di esso la fiducia, tale strada andrebbe percorsa". Ne è convinto il senatore di An Riccardo Pedrizzi, secondo il quale "la norma è necessaria e urgente, come ci dicono i dati contenuti nell’ultima relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze". "Qui non si tratta né di pugno di ferro né di giri di vite - osserva Pedrizzi - ma della scelta di incidere sul problema a monte, mettendo mano a quella riforma della normativa sugli stupefacenti che è la conditio sine qua non per far uscire dal tunnel chi vi è entrato e per non farvi entrare altri giovani. Questa, insomma, è una legge che individua il nemico da battere nella droga, e non nel drogato. Tanto è vero che si affianca alla norma di modifica dell’ex Cirielli, grazie alla quale i tossicodipendenti recidivi non rischieranno più di dover tornare in carcere se si trovano già in comunità". "Se il ddl Fini - conclude il parlamentare - piace a chi, come Muccioli, don Gelmini e don Benzi, ha fatto uscire dal tunnel della droga decine di migliaia di persone che vi erano drammaticamente entrate, e se non piace a chi, come il variegato fronte antiproibizionista, ha speso una vita per farcele entrare, vuol dire che va nella direzione giusta".

Droghe: Bulgarelli (Verdi), da governo indecente colpo di mano

 

Ansa, 20 gennaio 2005

 

"Il governo si prepara a un ignobile colpo di mano sul ddl Fini". Ne è convinto il deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli, secondo il quale "l’iperattivismo del ministro Giovanardi e la possibilità più che concreta che al Senato venga approvato lo stralcio del ddl Fini, sotto forma di un emendamento al decreto sulle Olimpiadi, costituiscono l’ennesimo insulto al Parlamento e potrebbero portare al varo in extremis di una legge orribile, ottusamente repressiva nei confronti dei consumatori e fonte di veri e propri disastri sul fronte delle tossicodipendenze". Secondo il deputato "è chiaro che si tratta di un vero e proprio saldo di fine stagione, organizzato per squallide convenienze elettorali e per accontentare le pulsioni più forcaiole presenti nella maggioranza. Ma proprio per questo - aggiunge Bulgarelli - è ancora più pericoloso, visto che pur di arrivare all’approvazione prima dello scioglimento delle Camere non si provvede nemmeno a porre rimedio a una delle più eclatanti incongruenze della legge, quelle famose tabelle la cui definizione viene demandata a un fantomatico successivo decreto". "Siamo di fronte a un’arroganza senza limiti conclude - che impone di fare ogni sforzo per evitare questo ennesimo misfatto".

Droghe: Cartello; appello a mobilitazione per fermare stralcio

 

Redattore Sociale, 20 gennaio 2006

 

Si deciderà entro le 19:00 di questa sera il destino della legge sulle droghe. Dopo 3 anni di discussioni del ddl Fini in Commissione sanità, giustizia e bilancio del Senato, dopo la presentazione di uno stralcio dello stesso ddl alla Commissione Giustizia e la riproposizione di un secondo stralcio dello stralcio a seguito della contestata Conferenza di Palermo, il Ministro per i Rapporti col Parlamento, con delega alle politiche sulle droghe, Carlo Giovanardi gioca l’ultima carta. Il governo ricorrerà ad un decreto legge, presentando un emendamento all’articolo del decreto relativo alle Olimpiadi invernali. Il termine per la presentazione scade stasera alle 19.00. Ma sull’ammissibilità dell’emendamento, prima della discussione in Aula, dovrà prima esprimersi la presidenza del Senato. Critica l’opposizione e le associazioni, comunità e operatori dei Ser.T. che aderiscono al cartello "Non incarcerate il nostro crescere". Il senatore Giampaolo Zancan (Verdi) parla di un "blitz di gravità istituzionale assoluta". Per Giuseppe Ayala (Ds) è in corso "un uso strumentale del Parlamento a fini elettorali". "Il governo - aggiunge Mario Cavallaro (Margherita) - continua a pensare ad un colpo di mano". "Una gravissima violazione del diritto e della costituzione" dichiara Franco Corleone (Forum Droghe).

Per Zancan "mancano i requisiti di necessità e urgenza" richiesti dall’articolo 77 della Costituzione per l’adozione di un decreto da parte del Governo. "Dov’è poi la pertinenza tra le Olimpiadi invernali e le droghe?" si chiede il senatore. Lo stralcio sarà infatti presentato come emendamento dell’articolo 4 del decreto sulle Olimpiadi. Secondo indiscrezioni infine il Governo sarebbe pronto a chiedere la fiducia sul decreto, che sarà discusso al Senato a partire da Martedì 24 gennaio, tre giorni prima della chiusura parlamentare. Per l’approvazione alla Camera c’è tempo 60 giorni, anche se sciolta.

Ayala parla a nome dell’Unione e promette: "Ci opporremo con tutte le forze". L’Unione starebbe già preparando centinaia di sub-emendamenti. Per evitare l’approvazione in extremis del provvedimento Zancan chiede "alla presidenza del Senato un sussulto di dignità". Sarà infatti l’ufficio della Presidenza a valutare l’ammissibilità o meno dell’emendamento al decreto che - continua Zancan - "rischia di bypassare tre anni di audizioni e dibattiti sul ddl in Commissione, che ci hanno dato ragione". D’accordo Cavallaro, per il quale il disegno di legge Fini si è arenato in Parlamento non tanto per l’ostruzionismo dell’opposizione, quanto per "le ampie critiche ricevute nelle discussioni e nelle audizioni nelle commissioni riunite di Sanità e Giustizia e in quella di Bilancio". Una prova di forza a fine legislatura negherebbe le indicazioni emerse da quei dibattiti. Ma sul decreto pesa la questione Olimpiadi, appena accennata da Zancan che anticipa: "Non voglio fare casi personali, ma mi troverei in un drammatico conflitto personale a votare contro un decreto legge che è necessario a portare a termine le Olimpiadi".

Per evitare defezioni da parte dell’Unione il cartello "Non incarcerate il nostro crescere" lancia un appello "urgente" di mobilitazione per fermare l’iter dello stralcio Giovanardi. Sui siti delle associazioni è già attiva una raccolta firme. E da Martedì scatterà un presidio di fronte al Senato e uno sciopero della fame cui parteciperanno decine di persone "per impedire - conclude Franco Corleone - che si faccia propaganda elettorale sulla pelle dei tossicodipendenti".

Olanda: carcere tecnologico, bracciali e microfoni sensibili

 

Punto Informatico, 20 gennaio 2006

 

In Olanda il problema del sovraffollamento delle carceri sembra essere secondario rispetto a quello del ridimensionamento dei costi di gestione. Il nuovo istituto di massima sicurezza di Lelystad, infatti, dispone di soluzioni hi-tech che, secondo i consulenti tecnici olandesi, permetteranno di abbassare la spesa giornaliera per detenuto e migliorarne la qualità del "soggiorno". La "Big Brother Prison" - ribattezzata così dalla stampa locale - rivoluzionerà il sistema di gestione dei detenuti. Ogni cella ha al suo interno sei posti letto e unità touch screen per l’organizzazione della giornata. In autonomia gli ospiti saranno chiamati a preparare i pasti, occuparsi della pulizia e decidere sulle attività ricreative - fra cui quelle sportive e di studio. Inoltre, ogni detenuto sarà dotato di un particolare braccialetto elettronico che ne permetterà la localizzazione all’interno dell’edificio.

"Certamente esitiamo a paragonarlo ad un ostello della gioventù perché la parte più importante della pena è rappresentata dalla mancanza di libertà. Ma questo non vuol dire che la correzione si debba trasformare in accanimento delle condizioni di vita", ha dichiarato Hans Janssens, Ministro della Giustizia olandese.

Il sistema di video-sorveglianza è limitato solo ed esclusivamente agli spazi comuni, e non riguarda le celle o ai bagni. In queste zone sono presenti, invece, dei microfoni, collegati alla centrale di controllo. Grazie ad un software audio avanzato, le forze di sicurezza vengono allertate nel momento in cui i toni e volumi delle voci iniziano ad alzarsi troppo. Un segno - almeno nella cultura olandese - che gli animi cominciano a scaldarsi. In Italia i sensori trillerebbero anche durante una conversazione fra gentiluomini che sorseggiano un aperitivo.

I preventivi di spesa delineano un costo giornaliero per detenuto di circa 110 euro, contro i normali 145 spesi nelle altre carceri olandesi. Inoltre, grazie alla piattaforma di video-sorveglianza, il numero di addetti alla sicurezza potrà diminuire di molto. Pieter Vleeming, rappresentante della European Organization for the Protection of Prisoner’s Rights (Eorg, ha dichiarato che ai detenuti dovrebbe essere data l’opportunità di migliorare se stessi, di auto-gestirsi, e imparare a fare qualche lavoro. "Sotto il punto di vista della pena questo progetto certamente rappresenta il progresso", ha dichiarato Vleeming.

Australia: detenuto perde 14 chili per evadere e ci riesce

 

Ansa, 20 gennaio 2006

 

Un detenuto ha perso 14 chili per evadere dal carcere di Long Bay di Sydney senza essere scoperto. Ci è riuscito e ora la polizia australiana lo sta cercando. Robert Cole, 36 anni, è passato da 70 a 56 chili in qualche settimana per poter fuggire attraverso una fenditura nel muro della cornice della finestra della sua cella. L’uomo, condannato per furto e aggressione, era in cura problemi mentali in un’ala del carcere adibita a ospedale. Le guardie carcerarie non si sono accorte n, della perdita di peso di Cole, né dello spostamento dei mattoni. Per di più nessuno era di guardia nelle torrette, cosa che ha permesso al fuggitivo di scalare il muro di cinta in tutta tranquillità. I responsabili della prigione hanno riferito che le torrette dell’ala dove si trova l’ospedale erano presidiate solo in certi momenti a seguito di un accordo coi sindacati. Robert Cole è il terzo detenuto in una settimana ad evadere dalle prigioni del Nuovo Galles del Sud, di cui Sydney è la capitale.

 

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