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Giustizia: Mastella; dopo casino indulto non proporrò amnistia
Ansa, 15 dicembre 2006
"Dopo tutto il casino che hanno fatto sull’indulto, ora mi metto a chiedere l’amnistia?". Così il ministro italiano della giustizia Clemente Mastella risponde al giornalista Giuliano Ferrara, che nel corso della registrazione della puntata della trasmissione tivù "Otto e mezzo", gli ricorda come anche i magistrati chiedano un provvedimento di amnistia che sia conseguente a quello dell’ indulto, votato la scorsa estate dai due terzi del Parlamento. Mastella, dopo aver ricordato che quel provvedimento di clemenza è stato frutto di un voto parlamentare e non di un’iniziativa di governo, non risparmia critiche nei confronti delle toghe: "Anche i magistrati avrebbero dovuto avere il senso del limite. Penso al presidente del tribunale di sorveglianza di Napoli, secondo il quale con l’indulto sarebbero dovuti uscire 11 mila detenuti solo a Napoli. Non era così e io ho avviato un’ispezione". Il Guardasigilli confessa di essere rimasto "perplesso dall’intellighenzia di sinistra": "Ad eccezione di Adriano Sofri, che ha scritto cose intelligenti, sull’indulto c’é stato il silenzio da parte dell’intellighenzia di sinistra". "Anche la Chiesa cattolica - aggiunge - è stata un po’ refrattaria. La voce dei vescovi si è sentita poco". Erba: Marzouk collega il massacro a una lite avvenuta in carcere
Corriere della Sera, 15 dicembre 2006
"Ho fatto uno sgarro a un clan calabrese". Azouz Marzouk lo avrebbe raccontato agli inquirenti, da lunedì sera impegnati per individuare i feroci killer autori della strage di via Diaz, a Erba. E tutto si ricollegherebbe all’inchiesta che da un anno e mezzo sta conducendo la Guardia di Finanza su un traffico di cocaina che si sviluppa tra il Milanese, Merone (dove abita il fratello Fahmi), l’Erbese e la Valassina. Lo stesso Marzouk avrebbe, però, suggerito ai carabinieri di seguire anche un’altra pista: quella della ‘ndrangheta che ancora controlla gli illeciti traffici nel Comasco. Dunque alla criminalità organizzata calabrese avrebbe pestato i piedi. L’ammissione l’avrebbe fatta già l’altra sera, subito dopo essere sceso dall’aero che lo ha riportato in Italia. Si tratterebbe di un episodio avvenuto durante il suo periodo di detenzione conclusosi il 2 agosto grazie all’indulto. Aveva patteggiato tre anni proprio per droga. Finora pubblicamente Marzouk ha sempre negato di essere legato a loschi giri ma le sue frasi potrebbero essere "illuminanti", una sorta di messaggio rivolto proprio a chi gli ha massacrato la famiglia: "Se quelle bestie vogliono me - ha ripetuto più volte - io sono qui. Non ho paura di nessuno". Una sfida vera e propria che ha destato qualche preoccupazione anche tra gli investigatori che nel pomeriggio si incontreranno in Procura per un nuovo punto della situazione. "Lo sgarro - a detta del 25enne tunisino - sarebbe avvenuto "durante una partita di calcio dentro il carcere del "Bassone" di Como", quando ebbe un violento alterco con alcuni pregiudicati calabresi. "Quella volta me l’avevano giurata. Mi avevano detto: tu sei un uomo già morto". Tuttavia la storiella della discussione per quattro pedate a un pallone viene presa con le molle dagli investigatori. Potrebbe anche essere una forma di depistaggio. Tre anni fa Marzouk era già finito in carcere per spaccio. Azouz Marzouk però, davanti a telecamere e taccuini ieri mattina, dopo essersi diffusa la notizia che avrebbe riferito agli investigatori del presunto sgarro, ha smentito seccamente: "Non penso". Niente di più, niente di meno. Una risposta secca a chi gli ha posto la domanda anche se nella sua espressione pareva di leggere una smorfia di fastidio per questa indiscrezione. Ma a contraddirlo sono le parole del procuratore capo, Alessandro Maria Lodolini che ha ripetuto: "Le indagini stanno valutando un ampio ventaglio di ipotesi. Si seguono soprattutto due piste, una in particolare legata alla criminalità organizzata". Gli investigatori sospettano, a quanto pare, che lo sgarro in questione non sia maturato per quella partitella fra detenuti. Più verosimile che risalga a quando era ancora libero e che al "Bassone" abbia incontrato proprio colui che ancora aveva "i piedi doloranti" tanto da promettergli: "Sei un uomo morto". Tutto legato ai quei traffici di cocaina che percorrono l’itinerario Milano, Merone, Erba, Valassina e forse anche Lecco, la città al centro proprio in questi giorni del blitz anti ‘ndrangheta che ha smantellato il nuovo clan Coco, gestito da Giacomo Coco Trovato, ma in realtà, secondo la Dda di Milano, controllato e diretto dal boss Franco Coco pur detenuto nel carcere di massima sicurezza di Ascoli Piceno. Gente feroce come dimostrarono le inchieste degli Anni ‘90 e capace di ricostruirsi con a disposizione ingenti capitali. Possibile che un microspacciatore, ci si chiede, possa aver calpestato quegli interessi? E di che livello è stato lo sgarro compiuto? Domande che si pongono gli inquirenti per arrivare all’individuazione degli spietati killer. Milano: nasce prima custodia attenuata per madri detenute
Redattore Sociale, 15 dicembre 2006
Non una prigione, ma (quasi) una casa vera. È la prima struttura in Italia per la custodia attenuata di madri detenute con figli da 0 a 3 anni, promossa dalla Provincia di Milano e consegnata oggi. Con una sottoscrizione di intenti che si è svolta nel marzo scorso, Palazzo Isimbardi si era impegnato a mettere a disposizione una sede debitamente ristrutturata ed allestita entro fine anno. La promessa è stata mantenuta e a partire da gennaio, negli oltre 450mq di via Macedonio Melloni 51/C potranno vivere dalle 10 alle 12 mamme con i loro bambini, assistite da operatori penitenziari, educatori e volontari. "Oggi è una gran bella giornata -commenta con entusiasmo Francesca Corso, assessore provinciale all’Integrazione sociale per le persone in carcere o ristrette nelle libertà-. Abbiamo consegnato la struttura al Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, alla presenza del sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi (dei Ds; ndr), del nuovo responsabile del Dap Ferrero, del sindaco Letizia Moratti e del presidente della Provincia Filippo Penati. Da oggi tiriamo fuori i bambini dalla galera e mettiamo fine a questo oltraggio perpetrato dagli adulti - prosegue l’assessore-. Anche una delegazione proveniente dalla Turchia, dove vige la pena capitale, quando hanno visto che tenevamo i bambini in carcere si sono chiesti come potevamo essere così incivili". Nella struttura di via Melloni, rinnovata con una spesa di 200mila euro, si cercherà di creare una situazione di benessere: "Al mattino i bambini non saranno più svegliati dal rumore delle chiavi e frequenteranno strutture territoriali. Non ci saranno agenti in divisa né infermieri o camici bianchi, ma soltanto una casa con tante persone -dice Corso-: è stata avviata una grande esperienza di liberazione, che la Provincia di Milano ha voluto realizzare. È il primo esempio di questo tipo in Italia, e ritegno uno dei pochi a livello europeo". Oltre a camere confortevoli e luminose, ci sono un’infermeria, una ludoteca, una biblioteca, un’aula formativa per le donne, una cucina attrezzata e un soggiorno, così da consentire il rispetto delle diversità culturali e alimentari. La sorveglianza verrà garantita da agenti della polizia penitenziaria adeguatamente formati e sensibilizzati, che opereranno senza divisa. I Nidi comunali del quartiere accoglieranno i bambini, accompagnati da figure educative debitamente formate, per offrire tutti gli stimoli educativi e le esperienze di crescita per uno sviluppo armonioso e senza traumi. Anche alle madri verranno offerti strumenti per la propria formazione, istruzione e per un futuro inserimento lavorativo, grazie all’affiancamento di operatori qualificati. La rinnovata struttura sarà operativa da gennaio: "Dobbiamo ancora reperire qualche educatore", conclude l’assessore Corso. Napoli: sindacati; manifestazione contro illegalità e violenza
Il Giorno, 15 dicembre 2006
Manifestazione contro l’illegalità e la violenza questa mattina a Napoli indetta dai sindacati confederali. Il corteo dopo aver attraversato diverse strade del centro avrà il suo culmine in piazza Dante dove ci saranno i comizi dei leader di Cgil, Cisl e Uil. All’iniziativa hanno aderito il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, quello della Provincia Dino Di Palma oltre alle organizzazioni di categoria come Confindustria, Confapi e Api. Lo sciopero durerà otto ore e sarà esteso a tutta la Campania. Scuole, banche, uffici pubblici chiusi e il traffico locale bloccato tranne che nelle fasce protette. Nei giorni scorsi, durante un incontro con Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, anche il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe aveva dichiarato la sua disponibilità ad appoggiare l’iniziativa indetta dai sindacati per dire no alla criminalità. Roma: calcio e solidarietà; Totti e De Rossi in visita a Rebibbia
Roma One, 15 dicembre 2006
Un giorno speciale, quello di ieri, per i detenuti di Rebibbia, grazie ai beniamini del calcio, Francesco Totti e Daniele De Rossi, in visita al carcere romano. Dopo la consegna di un assegno di solidarietà i due campioni del mondo, accolti con grande calore, hanno dato il calcio di inizio a una partita fra carcerati. Totti e De Rossi, con il loro gesto hanno creato un po’ di entusiasmo e di attesa per qualcosa di diverso, che non fosse il giorno delle visite dei parenti. I due calciatori, insieme con il sindaco Veltroni, il ministro Mastella e due rappresentanti della curva sud, sono stati prima nella sezione femminile a consegnare 10 mila euro raccolti tramite un’iniziativa dei tifosi giallorossi e poi nella sezione penale per dare il via alla partita. Un pubblico trepidante ha atteso gli sportivi con grande ansia e all’arrivo di Torri e De Rossi la platea in delirio ha fatto esplodere il suo entusiasmo nel teatro del carcere, nella sezione femminile. Foto, applausi e autografi hanno decretato il successo dell’iniziativa dei tifosi romanisti. Ha detto Totti emozionato, salito sul palco del teatro: ‘"Sono contento che ci abbiate ospitato qui, oggi. Per noi è un enorme piacere, vi siamo sempre vicini e cerchiamo in ogni modo di aiutarvi e di farvi stare bene. Vi auguro buon anno, che sia sincero e importante per tutte voi". Daniele De Rossi ha aggiunto: "Spero di incontrarvi presto, magari in un altro posto". Il sindaco Veltroni ha ringraziato i calciatori per la loro disponibilità e per il contributo economico che ha permesso di raggiungere la significativa cifra da dare in beneficenza al carcere; ha concluso il ministro Mastella: "Un campione è tale anche quando ha cuore: ebbene, questi ragazzi sono dei campioni veri". Nella sezione penale maschile, invece, ad attendere i campioni c’era il campo, in terra battuta. E le due squadre schierate, pronte al gioco degli Internati Romani (che giocavano in casa) e dei Salvadivinorum di Casalbruciato. Il capitano della squadra di casa ha regalato a Totti una targa e una maglia con una richiesta: "Vorrei che la indossassi domenica sotto a quella della Roma". Salerno: uno sportello di orientamento gestito dalla Provincia
Il Mattino, 15 dicembre 2006
L’occasione ufficiale è stata quella della sigla di un protocollo d’intesa tra l’Amministrazione provinciale guidata da Michele Traversa e la Casa circondariale di Siano diretta da Mario Antonio Galati per l’istituzione di uno sportello di orientamento al lavoro rivolto ai detenuti. Ma l’incontro con la stampa ha fornito al direttore, Galati, l’opportunità di accendere i riflettori sul misconosciuto mondo delle carceri. Il direttore Galati, ha quindi illustrato un ventaglio di iniziative volte a far trascorrere qualche ora serena ai carcerati in occasione delle feste, e che hanno una valenza sociale per reintegrare gli ex detenuti. Già avviato con successo il laboratorio di ceramica, così come i corsi per la scuola di primo e secondo grado. Si parte il 18 dicembre con il corso di volontariato penitenziario che vuole creare un ponte tra la società esterna ed il carcere con l’obiettivo di alfabetizzazione sul volontariato impegnato, la comprensione del ruolo e l’etica del volontario. Il corso, come ha riferito il direttore Galati "ha lo scopo di formare i futuri volontari, i volontari che già operano nel carcere ed il personale di polizia penitenziaria dell’istituto". Venticinque i partecipanti, sei settimane la durata del corso. L’8 gennaio, ci sarà un torneo di calcio e nel mese, inoltre, partirà un progetto rivolto ai diversamente abili grazie ad una convenzione che sarà sottoscritta con l’associazione dei non vedenti e che consentirà ai detenuti di leggere libri ai ciechi e che saranno riportati su un supporto magnetico. Già martedì scorso è stata organizzata una manifestazione "Dietro le sbarre, dietro le quinte". Il tutto a costo zero e con il valido supporto delle associazioni di volontariato, tra cui "Heracles" di Pino Procopio" ed il gruppo "Sacro Cuore" di Anna Costantino, ed il mondo della scuola. Fattivo il contributo della media Vivaldi di Catanzaro Lido guidata dal dirigente scolastico,Vitaliano Rotundo. Due le giornate di cabaret ed uno per la commedia "La scatola della vita" di Gregorio Calabretta. Iniziative che si svolgeranno il 20 e 22 dicembre in cui gli attori sono proprio 22 detenuti di alta sicurezza e cioè che hanno alle spalle tanti anni di carcere e ne dovranno scontare tanti altri ancora per reati che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, allo spaccio internazionale di droga fino al sequestro di persona.Il teatro, dunque, come mezzo per aiutare i detenuti a riflettere sulla loro condizione e quindi a maturare un percorso di crescita. Entusiasta il presidente della Provincia, Traversa, il quale ha ricordato anche l’altro protocollo d’intesa già siglato con il carcere che ha consentito a sei detenuti idonei di poter lavorare di giorno come giardinieri nel parco delle Biodiversità. "Non abbiamo avuto alcun problema con i detenuti- ha detto Traversa e firmeremo tanti altri protocolli d’intesa con il carcere". Un esperimento riuscito tanto che due ex detenuti sono stati assunti dalla Provincia. Il direttore Galati, tra l’altro, ha sottolineato l’importanza dell’istruzione dei carcerati ed ha annunciato che fra non molto ci sarà il primo detenuto laureato in Giurisprudenza all’inizio del 2007, e che attualmente ai corsi universitari ci sono 20 iscritti che studiano con profitto. Tra le novità emerse anche quella che entro il 2009 il carcere aumenterà i padiglioni e al suo interno sarà ospitato un ospedale per i detenuti ammalati, aumentando così la capienza che dalle attuali 650 unità arriverà ad oltre mille facendo diventare la Casa circondariale di Siano una tra le più grandi del Mezzogiorno. Enna: "Raggio di luce", progetto per il Natale in carcere
Vivi Enna, 15 dicembre 2006
Enna 15/12/06 - Domattina alle ore 10 e trenta nella sede dell’Anfe Regionale, Via Longi, sotto Bar delle Meraviglie ad Enna Bassa, sarà presentato il progetto del Natale di solidarietà destinato ai detenuti della Casa Circondariale. L’iniziativa dell’Anfe regionale, delle associazioni Don Milani, Ades, La Tenda e del Comune di Enna denominata "Raggio di Luce" prevede una serie di eventi destinati a dare visibilità al lavoro e alle attività svolte all’interno della Casa Circondariale. L’obiettivo è quello di accendere l’attenzione sulla detenzione e creare una rete sociale in grado di supportare il reinserimento dei detenuti nella società. Ed è proprio all’interno del carcere, non solo di Enna ma anche a Piazza Armerina, che l’Anfe, che da oltre venti anni opera all’interno della struttura carceraria con corsi di formazione professionale, ha organizzato una serie di spettacoli per non lasciare soli i detenuti in un periodo che all’esterno è vissuto come festoso mentre dietro le sbarre diventa un occasione di triste riflessione. Anche all’esterno per sensibilizzare la società civile e far conoscere il mondo del carcere, un’isola all’interno della nostra città, sono in programma tutta una serie di manifestazioni tra le quali una tavola rotonda che si terrà martedì prossimo, 19 dicembre, alle ore 16, nell’aula magna della scuola elementare De Amicis dal tema "Senso della pena e nuove frontiere di socialità" alla quale parteciperanno tra gli altri il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Caltanissetta, Francesco Frisella Vella, e la direttrice della Casa Circondariale di Enna, Letizia Bellelli. Un’occasione per confrontarsi sulla opportunità prevista dalla legge di usufruire di pene alternative e accedere così al lavoro per scontare la carcerazione. Subito dopo l’incontro l’appuntamento è nella Chiesa di San Bartolomeo dove sarà inaugurata la mostra fotografica sul carcere e quella dei prodotti artigianali creati dai detenuti. Subito dopo si passerà alla premiazione dei bambini, delle IV e V elementari delle scuole di Enna, che hanno partecipato a concorso "Una lettera a un detenuto". E sempre in quei giorni, in collaborazione con gli scout, saranno distribuiti, nell’area antistante la Casa Circondariale, panettoni offerti dalla Ditta Arena e doni per i figli dei detenuti, acquistati grazie alla generosità degli allievi di tutte le scuole di ogni ordine e grado del capoluogo che hanno aderito alla gara di solidarietà. Nel corso della conferenza stampa forniremo il programma dettagliato delle manifestazioni interne alle Case Circondariali ed esterne Minori: sul bullismo riflettono ragazzi, esperti e istituzioni
Redattore Sociale, 15 dicembre 2006
Del bullismo si parla molto, ma è difficile trovare definizioni corrette. Spesso i luoghi comuni si inseguono e si sovrappongono. Per questo è stato interessante il convegno di questa mattina organizzato a Roma, nella sede dello storico Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, dalla Regione Lazio. All’appuntamento sono stati invitati i ragazzi che vivono ogni giorno il problema del bullismo insieme a un gruppo di esperti, psichiatri, sociologi, magistrati, dirigenti scolastici, con il coordinamento del giornalista Rai, Giovanni Anversa. La professoressa Ada Fonzi di Firenze, che da anni studia il fenomeno ed è autrice di numerose pubblicazioni sul tema, sostiene che in questo campo non è facile, anzi "non bisogna" avere le idee chiare. Il bullismo può avere varie facce ed è anche difficile dire se sia aumentato oppure no nel corso degli anni. Sappiamo però alcune cose, dal punto di vista psicologico e una di queste, secondo la professoressa, riguarderebbe l"incapacità delle vittime del bullismo di decifrare le emozioni: non sanno leggere i visi dei bulli, non sanno cioè riconoscere i segnali di pericolo. All’incontro di questa mattina hanno detto la loro anche i ragazzi. Per Martina, figlia di immigrati polacchi, ma nata in Italia, il bullismo esiste e si manifesta davvero in forme diverse, come la derisione per chi (come lei stessa) ha magari la "erre moscia". Anche per Alessandro, ragazzo disabile (che tra l’altro ha avuto qualche difficoltà nel salire sul palco dell’Auditorium con la sua carrozzina), il bullismo esiste, ma vanno capite le persone che lo esercitano. Alla domanda del giornalista su che cosa avrebbe fatto se fosse stato testimone dell’episodio di violenza di Torino (l’aggressione al ragazzo down), ha risposto con grande semplicità: avrei chiesto a quei bulli, "ma perché lo fate?" e poi, magari, sarei andato dal preside. Donata Francescato, ordinaria di psicologia di Comunità all’Università La Sapienza di Roma, ha raccontato di essersi cominciata a interessare di questo fenomeno quando sua figlia durante la prima media si era spaventata per la violenza del comportamento degli altri studenti, mentre Gabriel Levi, direttore dell’Istituto di Neuropsichiatria infantile della Sapienza di Roma, ha spiegato le tante differenze che ci possono essere negli atteggiamenti dei bulli, nonché le diverse tipologie di bulli. Ma quello che conta - ha spiegato il professore - è il gruppo. Nel gruppo c’è sempre un "regista" del bullo che poi esegue l’azione violenta e ci sono soprattutto gli "spettatori". Senza spettatori non ci sarebbe bullismo. Ma stiamo parlando di veri e propri reati? ci si è chiesti oggi ad un certo punto del convegno. E se si tratta di reati o comunque di azioni che violano le regole e la legalità, quali potrebbero essere le punizioni più efficaci? A queste domande delicate ha provato a rispondere Simonetta Mattone, sostituto procuratore presso il Tribunale dei Minori di Roma. Il bullismo non è reato in sé, ma le diverse fattispecie con cui si manifesta lo diventano. Qualche esempio: sequestro di persona, violenza, violenza carnale e via dicendo. L’intervento della giustizia serve prima di tutto ai "bulli", ha spiegato il Simonetta Mattone, perché in molti casi questi ragazzi non si sono neppure resi conto di quel che hanno fatto. E un ritorno al principio di responsabilità che era stato cancellato. In ogni caso il giudice dei minori ha detto che il fenomeno non risulterebbe in aumento. Almeno dal punto di vista dei casi che arrivano sui tavoli dei tribunali. Sembra aumentare perché è cambiata la sensibilità dei genitori e dell’opinione pubblica e soprattutto la sensibilità dei genitori con figli disabili. Molto interessante anche la parte del discorso della Mattone sulle pene. Secondo la lunga esperienza maturata, il sostituto procuratore ritiene che le pene più efficaci in questi casi sono quelle del contrappasso. Se ci sono dei ragazzi che hanno esercitato violenza contro un disabile, dovrebbero essere obbligati a fare servizio volontario (scusate il gioco di parole tra obbligo e volontario) in centri che assistono proprio le persone disabili. Oppure, se hanno esercitato la loro violenza nei confronti di qualche barbone, potrebbero essere destinati a qualche centro Caritas, cosicché si possano rendere conto di che cosa significa davvero la povertà. Infine, sempre per Simonetta Mattone, la scuola oggi non educa adeguatamente alla legalità. Stiamo attenti però a scaricare tutte le responsabilità sulla scuola, ha detto Giorgio Rembando, presidente Anp, l’associazione nazionale dei dirigenti scolastici (quelli che una volta si chiamavano presidi). Per Rembando la scuola non può risolvere tutto anche se può fare tanto a cominciare dalla rete di relazioni che si istaura tra i ragazzi. In base ai regolamenti si possono coinvolgere tutti nelle discussione dei problemi della scuola, ma non ci sarà mai una soluzione totale e definitiva. Anche perché, ha detto subito dopo Martina, la ragazza di origini polacche, spetta alla famiglia la responsabilità dell’educazione, mentre alla scuola spetta l’istruzione. Ma che cos’è oggi la famiglia? È diventata una sorta di "tour operator", ha detto con una certa ironia, Mario Pollo, professore di pedagogia generale dell’Università Lumsa di Roma. I genitori sono diventati più che altro dei "collocatori" dei loro figli: scelgono le scuole, le palestre, i corsi, le esperienze estive, ecc. e passano il loro tempo, oltre che a selezionare, anche a "trasportare" fisicamente i propri figli: a scuola, a danza, in palestra, ai corsi di lingua. E non è un caso quindi che le nostre città siano diventate quell’inferno di traffico che tutti conosciamo. Ma a parte le battute (neppure tanto ironiche in fondo), quello che si deve evitare - sempre per il professor Pollo - è schematizzare il problema, semplificare una risposta valida per tutto e tutti. In realtà oggi viviamo la società del frammento e anche i ragazzi vivono ormai a compartimenti stagni. Hanno il mondo della famiglia, quello della scuola, quello degli amici fuori dalla scuola, quello che traggono dai media e da Internet, dal cinema e via dicendo. Non esistono più identità uniche e compatte e la famiglia non può essere accusata di tutto perché in fondo riesce ad avere un minimo di controllo solo sul suo dominio più stretto, ovvero in casa. I genitori vedono solo un frammento di quello che vivono i loro figli. E quindi nessuno sa educare più senza ridiscutere un progetto. La soluzione? Ci vuole "complementarietà" tra i diversi ruoli e i diversi aspetti della vita dei ragazzi. Ed è proprio sul concetto di complementarietà che si è basata poi l’assessore all’istruzione della Regione Lazio, Silvia Costa. (vedi lancio successivo). Una proposta di scambio tra famiglie, realtà del volontariato, istituzioni. Una possibilità per ricomporre in qualche modo i frammenti. Caltanissetta: ex detenuto vive in una "tana" di 10 metri quadri
La Sicilia, 15 dicembre 2006
A volte il Terzo mondo l’abbiamo in casa. Accade a Mussomeli, esattamente in via Architetto Costanzo, quartiere del Carmelo, in pieno centro storico, dove vive Mario Caruso. Vive per modo di dire, perché abita in un buco che è come la tana di un animale. Già anni addietro avevamo documentato le condizioni disumane in cui viveva un disabile. Ebbene, la costruzione è la stessa. Ieri toccava al disabile, oggi a Mario Caruso, ex detenuto a cui nessuno, per ovvi motivi, vuole affittare una casa. Ed allora Caruso, che vive con 240 euro al mese di pensione e 300 di indennità ("Ma il Comune non è puntuale nei pagamenti", dice), si è sistemato nella casa che fu di suo padre. Ieri siamo andati a verificare le sue condizioni di vita. Come già detto, vive in un unico buco umido di non più di 8-10 metri quadri, dove mangia, dorme e passa le sue tristi giornate. Non ha acqua corrente. Il gabinetto è un buco (letteralmente parlando) scavato nel muro, da dove fuoriesce un tanfo facilmente immaginabile. "Mi lavo all’abbeveratoio e per il resto mi arrangio con buste di plastica, almeno è più igienico. Io vivo qua, non ho visto nessun assistente sociale né altri. Oltre a voi del giornale, solo l’imprenditore agricolo Peppuccio Misuraca è venuto a vedere la mia casa. Chiedo solo che mi si aiuti a sistemare questa casa accanto, che è pure mia, visto che dove dormo è stata dichiarata inagibile e pericolosa dal Comune. Con l’aiuto di un muratore che ringrazio di cuore, sto sistemando il soffitto, ho allacciato la luce, e serviranno altri lavori, così almeno avrò una casa mia e non darò fastidio a nessuno, ma non avendo soldi, nessuno dei fornitori di materiale vuole più farmi credito". Ci mostra le bollette. Ha comprato sacchi di cemento, forati, blocchi e altro ancora. Le spese si accumulano. Ha fatto debiti anche con un supermercato. "Comincerò a lavorare il prossimo anno come articolista all’Ato mi ha detto l’assessore Mistretta". "Nessuno dovrebbe vivere così - diceva ieri l’imprenditore Massimo Allenza visionando le foto - mi farò personalmente promotore di una cordata di solidarietà per sostenere Mario Caruso e consentirgli di sistemare la casa di suo padre (in totale non più di 30 metri quadri), e domenica chiederò al Rotary di destinare a questa causa la tombola di beneficenza". Anche l’imprenditore Gaetano Nola ha garantito il suo appoggio all’iniziativa. L’imprenditore Peppuccio Misuraca racconta: "Sono stato a vedere quel posto orribile dove vive Caruso e mi sono sentito male. Gli comprerò un televisore almeno potrà passare il tempo, mentre sono a disposizione per qualsiasi altro tipo di intervento. Nessuno deve vivere così". Il presidente della confraternita del Carmelo, Enzo Profita, ieri ha detto: "Questa di Caruso è una situazione urgente, ne parlerò stasera stessa in confraternita e vedremo il dà darsi". Il pittore Pino Petruzzella metterà a disposizione una propria opera per un sorteggio e il ricavato sarà devoluto per sistemare la casa di Caruso. Insomma, la solidarietà è già partita e chissà che anche le istituzioni non facciano la propria parte con qualche contributo speciale. Lombardia: sono 3254 i detenuti indultati; 245 tornati in carcere
Il Giornale, 15 dicembre 2006
Sono 3254 i detenuti che negli Istituti penitenziari lombardi (su una popolazione complessiva vicina alle 9000 unità) hanno ad oggi beneficiato dell’indulto. Si tratta di 3049 uomini (1757 italiani, 1292 stranieri) e 205 donne (90 italiane e 115 straniere. Di questi, 245 sono già rientrati negli istituti di pena (144 uomini stranieri, 96 italiani e 5 donne) ma questo numero comprende anche quelle persone che, detenute in origine in altri istituti penitenziari italiani, hanno ricommesso reati nella nostra Regione. I dati sono stati resi noti dal Provveditore regionale del Dipartimento amministrativo penitenziario (Dap), Luigi Pagano, nel corso di un’audizione tenuta questa mattina in Commissione "Sanità e assistenza sociale", presieduta da Pietro Macconi (AN). In particolare 237 persone hanno lasciato la Casa circondariale di Bergamo, 176 quella di Brescia, 127 Busto Arsizio, 262 Como, 177 Cremona, 20 Lodi, 22 Lecco, 74 Mantova, 408 Milano, 275 Monza, 186 Pavia, 23 Sondrio, 44 Varese, 167 Vigevano e 75 Voghera. Dalle Case di reclusione sono usciti per indulto 528 detenuti a Bollate, 71 a Verziano (Bs) e 382 ad Opera. In Commissione è intervenuta anche la direttrice del Centro di Giustizia minorile di Milano, Flavia Croce, che ha esposto le problematiche di un "fenomeno preoccupante in costante ascesa nella nostra Regione" che necessita di un’attenta analisi e di una decisa politica di prevenzione. Psichiatria: un nuovo programma, si chiama "psicoradio"
Redattore Sociale, 15 dicembre 2006
È nato un nuovo programma. Si tratta di Psicoradio, una radio sperimentale fatta da persone che hanno o hanno avuto problemi psichici. Una finestra su informazioni, sogni, desideri ed emozioni di chi è o è stato paziente del Dipartimento di Salute mentale di Bologna, e quindi piena di interviste, inchieste, arte, poesia, programmi e musica. La trasmissione va in onda ogni giovedì alle 11.30, con replica la domenica alle 14.30, e occupa una striscia di 15 minuti offerta da Città del Capo-Radio Metropolitana sulle frequenze 96.250 e 94.700. E la radio sarà presto anche on line, con uno spazio di programmazione più ampio, all’indirizzo Internet www.psicoradio.it (ma il sito è ancora in fase di costruzione). Psicoradio, che da dicembre ha preso corpo e voce, è nata da un progetto partito lo scorso marzo, prodotto e finanziato da Arte e salute onlus in collaborazione con l"Ausl di Bologna, e fatto di varie fasi, tra cui un corso triennale con l’obiettivo di formare veri e propri operatori radiofonici; ed è durante le lezioni che verranno prodotte e messa in onda le trasmissioni. Tra gli argomenti delle varie puntate ci saranno gli psicofarmaci, i loro effetti, il mercato le esperienze dirette di chi ne fa uso, l’approccio culturale, sociale e scientifico, ma anche il rapporto tra arte e follia così come le voci della strada, raccolte da un operatore di Psicoradio. "L’idea della radio nasce da alcune riflessioni - dice Cristina Lasagni, direttrice del programma -: l’intelligenza e i talenti, spesso nascosti ma non annullati, di chi soffre di disturbi mentali possono essere risvegliati, così come la sensibilità di chi ha vissuto la sofferenza psichica può produrre, se opportunamente formata, una comunicazione interessante, e paradossalmente rassicurante, perché ribalta lo stereotipo della pericolosità del paziente con problemi psichici". Per informazioni sulla trasmissione: cell. 333.7620044, e-mail: psicoradio@gmail.com. Immigrazione: Ferrero; i Cpt?, in teoria per 700mila immigrati
Redattore Sociale, 15 dicembre 2006
Si sono raggiunti risultati importanti per il conseguimento dell’obiettivo di una politica migratoria coordinata nel mediterraneo occidentale. Lo ha detto oggi, alla chiusura della conferenza dei 5 paesi europei e dei 5 paesi africani, che si è tenuta ad Algeciras in Spagna, il ministro per la solidarietà sociale Paolo Ferrero. In particolare ha ricordato l’intenzione dei governi europei, prima la Spagna, di avviare politiche di scambio con i paesi di provenienza degli stranieri. L’immigrazione, ha detto, deve essere multidimensionale, bisogna cioè favorire i processi di rimpatrio e incentivare la collocazione economica degli immigrati che sono stati a lavorare nei paesi europei. Il ministro Ferrero ha anche precisato che quello spagnolo è stato un appuntamento importante per la discussione italiana sulla legislazione: ha poi confermato che entro la fine di gennaio sarà pronta la proposta di legge che modifica la Bossi-Fini e che il processo di discussione con le associazioni del settore è molto avanzato. Dal giro per l’Italia di verifica sulla legge in vigore emergono - ha detto - segnali univoci; persino Confindustria e le piccole aziende insistono per cambiare al più presto delle norme che negli ultimi anni hanno incentivato le entrate illegali. Confindustria e le associazioni delle piccole imprese chiedono nuove norme che eliminino i passaggi burocratici per il permesso di soggiorno e accorcino i tempi: ad oggi, infatti, tra la richiesta dell’azienda e la stipula del contratto passano ancora troppi mesi. Ferrero ha voluto affrontare anche la questione spinosa dei Cpt, spiegando che sarà la nuova legge a definire nuovi criteri. Non ha parlato direttamente di chiusura ma ha sottolineato che attualmente essi svolgono una funzione impropria; l’identificazione dell’immigrato infatti deve avvenire - secondo il Ministro - direttamente in carcere, quando il clandestino viene arrestato evitando in questo modo i passaggi previsti oggi per legge: il fermo, l’arresto e poi la consegna al Cpt per l’identificazione. Questo strumento va superato, ha detto, anche se in modo graduale poiché oggi, potenzialmente, sono 700mila gli immigrati che potrebbero finire nei Cpt. Ferrero infine ha annunciato che il governo è pronto a varare un nuovo decreto flussi a gennaio, sulla cui entità non si è sbilanciato; si stanno facendo verifiche soprattutto con le associazioni imprenditoriali ed agricole che utilizzano in modo prevalente la manodopera stagionale. In ogni caso sia le proposta in discussione della legislazione italiana che le conclusione del vertice spagnolo vanno nella direzione di cambiare l’approccio dei governi europei: l’immigrazione non è più considerata transitoria, ma fatto globale e strutturale. Bisogna dunque favorire processi di scambio tra i paesi e in questo senso molti sono i progetti, tra cui quelli di microcredito. Per quanto riguarda l’Italia, Ferrero si è detto convinto che parte delle risorse per questi progetti potrebbero essere recuperate dal Fondo per cooperazione internazionale, che supera i 600milioni di euro. Terni: giornata conclusiva di "Forme e colori nel silenzio"
Comunicato stampa, 15 dicembre 2006
Il 14 dicembre 2006, nel Teatro della casa circondariale di Terni si è svolta la giornata conclusiva di "Forme e colori nel silenzio"- arte in carcere, una iniziativa che ha visto protagonista l’art-counseling, in due diversi momenti. L’accrescimento e la stimolazione delle risorse interiori attraverso la realizzazione di espressioni artistiche o la possibilità di immagazzinare il messaggio che l’esposizione di opere d’arte ci trasmette attraverso l’impalpabile emozione. L’idea progettuale, a cura del CE.S.VOL di Terni (Centro servizi per il Volontariato), si è realizzata grazie alla partecipazione della Caritas Diocesana e dell’ Associazione di Volontariato S. Martino (che organizza da tre anni nell’istituto penitenziario corsi di disegno e pittura), del Cidis Onlus, dell’ Arci ora d’Aria, della sezione femminile della C.R.I. e con il contributo delle fondazioni bancarie delle casse di risparmio. La prima parte del progetto "Forme e colori del silenzio. Arte in carcere" si è svolta dal 31 ottobre all’11 novembre scorsi. Il patrimonio di produzione artistica dei detenuti di oltre dieci penitenziari italiani è giunto a Terni, è stato selezionato ed esposto, in uno splendido allestimento, nel Palazzo Primavera di Terni, di proprietà comunale, sede di grande prestigio ed appositamente pensata per ospitare mostre ed altri eventi culturali la cui disponibilità è stata concessa per la sensibilità della dott.ssa Sonia Berrettini, assessore alla cultura. Ha sottolineato il valore dell’iniziativa la presenza, all’inaugurazione della mostra, del Ministro della Giustizia Clemente Mastella, di alti dirigenti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: il vice capo del dipartimento dr. Emilio Di Somma, il Direttore generale del personale dr. Gaspare Sparacia, il provveditore regionale Ilse Runsteni. Presenti tutte le più altre autorità Umbre in rappresentanza della Regione, della provincia e del comune, il vescovo di Terni Mons. Vincenzo Paglia, le massime autorità giudiziarie, militari ed amministrative. In gran numero gli enti , le associazioni ed i volontari che collaborano con la direzione del carcere. La partecipazione della popolazione ternana, durante i dieci giorni di apertura della mostra, è stata notevole così come il contributo delle diverse scolaresche intervenute tutte interessate a conoscere un mondo interiore ben diverso dallo stereotipo che ci trasmette l’informazione tradizionale. L’amministrazione penitenziaria, con la presenza costante dei suoi operatori dell’area trattamento e dell’area sicurezza ha contribuito ad offrire informazione ed accompagnamento durante tutto l’itinerario della mostra. Ampia documentazione delle opere di pittura, ceramica, scultura, ferro battuto attraverso la trasmissione in circuito chiuso di un documento video in cui è stata raccolta la notevole mole di dipinti e murales che caratterizzano il Carcere di Terni. Il momento conclusivo del complesso e particolarissimo progetto nella conferenza dibattito all’interno della Casa circondariale. Le Forme e colori del silenzio si trasformano in Forme e colori nel silenzio. Artisti di fama nazionale ed internazionale espongono per il pubblico dei detenuti le loro opere d’arte e sono così i locali del carcere a trasformarsi in galleria d’arte che consente ai detenuti un’esperienza culturale unica ed estremamente innovativa, carica di emozioni. La particolarità nella possibilità, a chi non può liberamente far sentire la propria voce, di poter essere protagonista di un’esperienza così suggestiva ed unica, di poter dialogare con l’artista famoso, di chiedere e dare consigli e pareri. Il feeling subito creato dopo il primo momento di reciproca circospezione ha stimolato ancora nuove proposte ed iniziative elevando verso l’alto la qualità dell’iniziativa in una sicura prospettiva di crescita. Al termine dell’incontro i detenuti hanno offerto agli ospiti un rinfresco i cui prodotti sono stati tutti realizzati nella panetteria/pasticceria attiva in istituto dal mese di ottobre. Ulteriore momento di scambio ed anche di stupore per la tante attività che contribuiscono a dare dignità al detenuto in piena aderenza al principio costituzionale ed al mandato istituzionale.
Francesco Dall’Aira, direttore della casa circondariale di Terni Napoli: progetto "Il carcere possibile"; cinque spettacoli teatrali
Comunicato stampa, 15 dicembre 2006
Il 18 dicembre 2006, alle ore 16.00, si terranno - in contemporanea - alcuni spettacoli teatrali in quattro Istituti Penitenziari: Poggioreale, Secondigliano, Pozzuoli e Nisida. Il progetto "Il Carcere Possibile" della Camera Penale di Napoli, con la collaborazione dei Teatri Acacia, Augusteo, Nuovo teatro Nuovo e Sala Ferrari, ripropone anche quest’anno la manifestazione, con la quale si vogliono porgere gli auguri di Natale ai detenuti. Gli artisti che si esibiranno, nei giorni di festa, nelle sale cittadine, proporranno il loro spettacolo anche "dentro le mura".
Programma
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