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Giustizia: lettera minacce a Mastella, "colpevole" dell’indulto
Ansa, 12 novembre 2006
Una lettera con minacce di morte ed un bossolo è stata recapitata stamattina al ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Nella lettera, indirizzata alla sede del ministero in via Arenula, oltre al proiettile c’erano minacce di morte e insulti motivati, pare, dall’indulto e dallo "sfascio della giustizia". Giustizia: garante dei detenuti, il pdl da oggi alla Camera
Redattore Sociale, 12 novembre 2006
Potrebbe essere la settimana decisiva per il varo della proposta di legge sul garante dei detenuti. Finito il lavoro in Commissione Affari Costituzionali, il testo è infatti approdato in aula a Montecitorio ed è cominciata oggi la discussione. Se non interverranno sorprese o intoppi, la proposta di legge potrebbe andare in votazione tra giovedì e venerdì. Oggi l’associazione Antigone, che vanta il primato di aver lanciato l’idea dell’istituzione anche in Italia della figura dell’ombudsman dei detenuti, ovvero di un difensore civico anche per le carceri e in generale sulle attività di polizia, ha organizzato una conferenza stampa con due obiettivi: spiegare all’opinione pubblica il concetto di difensore civico dei detenuti e chiarire i possibili equivoci che potrebbe nascere nel dibattito parlamentare. Secondo il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, si tratta infatti di sottolineare la grande novità positiva di questa proposta di legge, ma nello stesso tempo mettere in guardia i politici e l’opinione pubblica sui possibili trabocchetti cui si potrebbe andare incontro. "Temiamo che qualcuno voglia annacquare troppo il testo in discussione a Montecitorio - spiega Gonnella - in particolare sappiamo che An ha intenzione di presentare tutta una serie di emendamenti che s accolti, svilirebbero l’idea del garante dei detenuti". In sostanza il punto di scontro politico sta nel ruolo e quindi nei poteri di questa nuova figura istituzionale nel campo della giustizia. Per la proposta di legge firmata da parlamentari dei Verdi, di Rifondazione comunista e dell’Udc, il garante dei detenuti dovrà avere una funzione ispettiva reale. Deve essere appunto il garante delle leggi e quindi dei diritti che spettano ai detenuti e deve quindi essere libero di poter agire. Nella proposta il garante, oltre ad avere il potere di ispezionare le carceri, ha anche il potere di ispezionare caserme o comunque luoghi utilizzati dalla Polizia di Stato, dai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza e ovviamente dalla Polizia Penitenziaria nell’attività quotidiana. Ci sono già pronti emendamenti che propongono di sopprimere questa parte della proposta di legge e di annacquarne altri. Lo spirito della legge è invece quello di introdurre una figura istituzionale, il garante appunto, che possa controllare e fare indirettamente da argine per ogni tipo di violenza, tortura o abusi sulle persone detenute. In altri paesi il garante è una istituzione ormai consolidata. In Italia, purtroppo di sconta un notevole ritardo che speriamo si possa colmare con l’approvazione di questa legge. Una proposta analoga è stata depositata al Senato dai Democratici di Sinistra, a firma di Anna Finocchiaro. Ci sono poi anche dei garanti dei detenuti di cui si sono dotati alcuni enti locali. La Regione Lazio ha il suo garante, così come il Comune di Roma, o altri comuni della Toscana e di altre Regioni. Ma sono figure, per ora, solo simboliche. Con la legge potrebbero finalmente diventare operative anche in termini di controlli. Como: Marzouk non era in Italia al momento degli omicidi
Ansa, 12 novembre 2006 - ore 20.30
"È in Tunisia, non può essere stato lui a compiere la strage". Lo dice nella totale disperazione Carlo Castagna, papà di Raffaella, la 30enne sgozzata ieri sera nel suo appartamento insieme al figlioletto di due anni, alla mamma e ad una vicina di casa. Stravolto dal dolore il noto commerciante del settore arredo scagiona Marzouk e si dice anche convinto che la strage sia il frutto di un orribile regolamento di conti. "Ho paura - ha detto - che loro abbiano pagato per qualcosa di più grosso". Castagna dubita che possa essere stato il genero anche perché "lui non ha mai mosso un dito contro il bambino che amava più di se stesso". Carlo Castagna ha voluto soffermarsi anche sul contrastato rapporto tra sua figlia e il 25enne tunisino: "Marzouk non odiava Raffaella. Anzi, negli ultimi tempi, dopo essere uscito dal carcere, sembrava che volesse riavvicinarsi alla moglie. Aveva espresso il desiderio di passare tutti insieme le feste di Natale e io avevo accettato dopo tanto tempo di incontrarlo". I familiari di Raffaella sono sempre stati contrari a questa unione suggellata davanti all’ufficiale d’anagrafe per il matrimonio civile nel 2004. Il commerciante erbese ha ammesso che "lui non è mai stato uno stinco di santo, lo dicono tutti non solo io. Ma mia figlia ha cercato di mediare i rapporti tra lui e la sua famiglia. Voleva aiutarlo". Raffaella aveva conosciuto il 25enne in una comunità per il recupero di tossicodipendenti presso la quale prestava il suo aiuto come volontaria alternando gli impegni di lavoro. A delineare un altro scenario rispetto a quello finora descritto sui rapporti tra i due coniugi interviene anche l’avvocato Carlo Ghislanzoni di Erba che assisteva Raffaella in alcune cause di vicinato: "Lui la amava, le lo contraccambiava. Era una coppia felice". Raffaella proprio stamani avrebbe dovuto andare nello studio legale per risolvere alcuni problemi di vicinato. "La ragazza aveva trascorso brutti momenti quando lui era in carcere, ma si era sempre battuta per aiutarlo ad uscire da quel tunnel di illegalità dove si era cacciato. Era convinta che le accuse contro di lui fossero infondate". La stessa Raffaella, che nella giornata di ieri ha lavorato presso una casa di riposo per anziani vicino a Erba, sembra che abbia detto ad alcuni colleghi di essere "molto contenta perché domani (oggi, ndr) mio marito torna a casa". Raffaella avrebbe anche espresso particolare gioia perché "con il suo rientro potremo preparare insieme il Natale". Sempre secondo quanto si apprende, Marzouk in questi minuti starebbe facendo rientro in Italia da Tunisi in aereo e il suo arrivo a Malpensa è previsto per il tardo pomeriggio. Como: tunisino scarcerato con l’indulto uccide 4 persone
Ansa, 12 novembre 2006 - ore 10.30
È caccia nel comasco ad Abdel Fami Marzouk, tunisino venticinquenne, accusato di aver ucciso ieri sera a coltellate la convivente Raffaella Castagna, il figlio di due anni, la nonna del piccolo e una vicina di casa accorsa insieme al marito, rimasto gravemente ferito, alle grida di aiuto delle prime vittime. L’omicida avrebbe massacrato la sua famiglia, dato alle fiamme l’appartamento di via Diaz a Erba per simulare una tragedia del tutto accidentale e poi si sarebbe dato alla fuga. La caccia all’uomo è iniziata dopo le 20.30 quando i vigili del fuoco, entrati nell’abitazione del centro cittadino per domare le fiamme, hanno fatto la macabra scoperta. Il tunisino, inizialmente ritenuto una delle vittime del rogo, è scappato a bordo di un furgone poi trovato, poco prima di mezzanotte, a Merone paesino tra Como e Lecco. È in questa zona che al momento si concentrano le ricerche degli inquirenti. L’uomo, uscito alcuni mesi fa dal carcere per l’indulto e pregiudicato per spaccio di droga e rapina, potrebbe essere aiutato nella fuga da qualche balordo. Roma: centro clinico di Regina Coeli in situazione disastrosa
Redattore Sociale, 12 novembre 2006
Muri e soffitti fradici a causa delle infiltrazioni di acqua, bagni troppo stretti e inagibili per i disabili e per i detenuti sulle sedie a rotelle, reclusi che diventano infermieri per accompagnare al bagno altri detenuti non autosufficienti. È questa - secondo la segnalazione alle autorità del Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti Angiolo Marroni - la situazione in cui versa il Centro Diagnostico e Terapeutico (Cdt) del carcere di Regina Coeli. "Una situazione paradossale se si considera che Regina Coeli ospita una delle eccellenze regionali nel campo della sanità penitenziaria, una camera operatoria all’avanguardia per altro scarsamente utilizzata. - spiega - Il Centro clinico di un carcere è il luogo dove vengono ricoverati non solo i detenuti bisognosi di cure ma anche quelli che, per motivi diversi, non possono vivere nelle condizioni igienico-sanitarie, logistiche e ambientali di una cella. Un luogo che dovrebbe essere estremamente accogliente ma che, evidentemente, nel caso di Regina Coeli non lo è". Secondo quanto riferito dal Garante nei tre piani del Centro Diagnostico e Terapeutico di Regina Coeli (dove attualmente sono ricoverate una sessantina di persone), l’acqua calda non è sempre garantita, mancano i campanelli sui letti per segnalare le necessità durante la notte, i guanti monouso per accudire e lavare i detenuti malati e i materassini antidecubito. Una situazione che potrebbe essere ancor più drammatica se non fosse, ha detto Marroni, "per l’innegabile impegno degli operatori e della Direzione del carcere che si trovano a fare i conti con i limiti finanziari, nonché strutturali di un edificio ultracentenario". Marroni ha segnalato la situazione alle autorità competenti inviando anche un telegramma urgente al Direttore Generale della Asl Roma A Carlo Saponetti. "Ho segnalato l’insostenibilità della situazione che stanno vivendo decine di detenuti - ha detto Angiolo Marroni - gran parte dei quali incompatibili con il regime carcerario. Auspico che al più presto si ponga rimedio a questo stato di cose anche per assicurare i livelli qualitativi di assistenza sanitaria che queste persone malate, nonostante la detenzione, meritano e per restituire loro la dignità che gli spetta anche nella penosa condizione della malattia". Benevento: Mastella; più agenti e riapertura carcere Morcone
Asca, 12 novembre 2006
Riaprire il carcere di Morcone. È la speranza che il Ministro di Grazia e Giustizia, Clemente Mastella, esprime nel corso della Festa annuale della Polizia Penitenziaria a Benevento. Il Guardasigilli annuncia anche altri provvedimenti: "Nella Finanziaria ci saranno ulteriori risorse per la sicurezza e valorizzeremo questo corpo delle Forze dell’Ordine con 1500 assunzioni". "Credo che potremmo riaprire il carcere di Morcone perché ho scoperto che ci vogliono 13 anni per costruire un nuovo istituto di correzione". L’annuncio del ministro di Grazia e Giustizia, Clemente Mastella, arriva al termine della Festa annuale della Polizia Penitenziaria celebrata all’Hotel President di Benevento. Di fronte a circa duecento uomini delle Forze dell’Ordine il Guardasigilli parla anche delle iniziative previste nella Finanziaria. "Nell’ultimo Consiglio dei Ministri ho chiesto ulteriori fondi per il comparto sicurezza - spiega - la forza di Polizia Penitenziaria, di cui mi piacerebbe essere un agente ad honorem, svolge compiti di alto valore e non è un corpo gregario. Per questo, entro il prossimo anno, contiamo di risolvere il problema degli ex ausiliari licenziati e di aumentare l’organico con 1500 assunzioni". La speranza di un futuro migliore per la Polizia Penitenziaria si scontra ancora con una dura realtà. "C’è la possibilità di un modello più rispettoso delle garanzie costituzionali - ammette il provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria di Napoli Tommaso Contestabile - ma si avverte una carenza di personale soprattutto femminile. In Campania abbiamo 4.980 agenti penitenziari e 5.150 detenuti di cui 1.136 in regime di alta sicurezza. Nonostante tutto nei primi otto mesi di quest’anno sono state effettuate 20mila traduzioni in carcere". Non nasconde le difficoltà nemmeno il direttore della casa circondariale di Benevento Liberato Guerriero: "Il nostro contributo è difficile perché si colloca a valle quando probabilmente altri hanno commesso errori prima - dichiara - ci auguriamo che riprendano al più presto i corsi di formazione regionale". Durante le celebrazioni uno dei temi affrontati è stato l’indulto, oggetto di aspre polemiche politiche nelle scorse settimane. "Sono stato criticato come l’autore di questo provvedimento - afferma Mastella - ma per me gli intenti di Giovanni Paolo II rimangono pietre angolari. Ed io, a differenza di altri, non ho cambiato idea". D’accordo anche il nuovo capo del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Ettore Ferrara: "Sono in carica da meno di una settimana, ma mi sembra che ci sia un’attenzione costante alle nostre esigenze - spiega - l’indulto agisce sul problema del sovraffollamento delle carceri. Ora è necessario trovare sempre più misure alternative alla pena detentiva per rispondere alla richiesta di sicurezza dei cittadini". Forse, accanto agli atti della politica e della magistratura, il deterrente al crimine deve essere soprattutto sociale. "Prendiamo esempio da San Basilide, santo patrono della Polizia Penitenziaria - afferma l’arcivescovo di Benevento Andrea Magione - Senza religione non c’è la morale, senza la morale non ci può essere la giustizia, senza la giustizia non c’è pace e senza la pace non si può vivere". Padova: l’attrice Maria Grazia Cucinotta visita Casa di Reclusione
Il Gazzettino, 12 novembre 2006
Per il carcere Due Palazzi, ieri è stato un giorno di festa: a far visita a un’ottantina di detenuti è arrivata Maria Grazia Cucinotta, l’attrice messinese dai capelli corvini, che si è presentata con tailleur nero, foulard sulla scollatura generosa, scarpe decoltè impreziosite da perline e lustrini. La Cucinotta ha dispensato autografi, sorrisi e strette di mano passando da un laboratorio all’altro tra quelli creati in carcere con l’obiettivo di una rieducazione che sia degna di questo nome. La Cucinotta si è soffermata nel laboratorio di gioielli dove l’azienda Morellato confeziona tremila gioie al giorno, per poi distribuirle nei suoi 11 mila punti vendita sparsi su territorio nazionale. "È la prima volta che entro in una casa di reclusione, a vedere il cielo da dietro le inferriate manca il respiro, ma sono piacevolmente sorpresa - confida - da questa realtà dove ai detenuti è data la possibilità di lavorare, di riscattarsi, in qualche modo di riprendersi parte della vita. Vivendo l’esperienza carceraria in questo modo, il carcere è meno carcere e il detenuto meno detenuto". Accompagnata dal procuratore Pietro Calogero, dal direttore del Due Palazzi Salvatore Pirruccio, da Nicola Boscoletto del consorzio sociale Rebus, da Alberto Raffaelli e Giampietro Giron della Compagnia delle Opere Nordest, la bella Maria Grazia ha visitato anche il laboratorio di cartotecnica dove i detenuti confezionano scatole ispirate ai dipinti di Giotto, le stanze dove i reclusi si dedicano all’assemblaggio di valigie grazie alla collaborazione con la ditta Roncato, all’arte creando piastrelle smaltate, alla cucina e alla pasticceria. Un passaggio inoltre è stato fatto nel call center che l’Usl 16 e l’Azienda ospedaliera hanno realizzato dentro le mura carcerarie. Dopo un’ora e mezza di visita, taglio del panettone da cinque chili, realizzato dagli ospiti-pasticceri insieme a sacher, profiterol, crostate, bignè. Quindi brindisi con gli agenti di polizia penitenziaria. Ma lei, la Cucinotta, il Natale dove lo passerà? "Sarò con mio marito e i miei figli. Dove? Non conta, qualsiasi posto va bene, l’importante è essere insieme". Padova: al Circondariale la "band" dei detenuti in concerto
Il Gazzettino, 12 novembre 2006
I Viceversa, la band nata all’interno della Casa Circondariale di Padova, si esibirà oggi nel concerto pre-natalizio organizzato all’interno dell’istituto affiancata dal gruppo di musicisti professionisti Alan Bk. Il nome della band deriva dal fatto che i componenti provengono da varie parti del mondo, apportando in questo modo uno scambio reciproco tra culture (musicali e non solo) diverse. Il corso di musica all’interno del carcere, finanziato dalla Regione Veneto e gestito dalla Nuovi Spazi Società Cooperativa Sociale, è realizzato ormai da cinque anni. In questi anni sono stati organizzati vari concerti soprattutto all’interno dell’istituto. Le manifestazioni all’esterno del carcere sono rare e condizionate da vincoli legali, per questo motivo quest’anno le attività sono state organizzate in modo tale da realizzare un cd musicale ("Aria condizionata") e in via sperimentale un video ("Uscita... di sicurezza), che verrà proiettato in occasione del concerto, i cui protagonisti sono i partecipanti al corso di musica. Sia il cd che il video rappresentano un canale per portare fuori dal carcere "la voce" dei partecipanti con la speranza che possano essere presentati in qualche manifestazione. Il gruppo è formato da Hamdi, Mourad, Gianluca, Raffaele, Anis, Imed, Marouane, Hassene, Mohamed, Giuseppe, Fabrizio, Allah, Ilir, Mourad, Giuseppe ed altri ancora. Del corso, i partecipanti dicono che attraverso la musica hanno potuto dare vita al silenzio del carcere e che, pur non essendo musicisti, riescono a realizzare un loro sogno. Ad altri la musica ha dato forza e possibilità di cambiamento. A seguire il gruppo musicale è il maestro Luca Bellan, affinacato da collaboratori e psicologi. Lodi: ex detenuti cercano un lavoro; pronti a incatenarci...
Il Cittadino di Lodi, 12 novembre 2006
Due storie incrociate, i cui risvolti sono legati alla lunga incarcerazione per spaccio e uso di stupefacenti. Giovanni Perna e Michele Vitale, entrambi residenti nella frazione di Mombretto, hanno lasciato le sbarre dietro di loro grazie all’indulto. Due della manciata dei residenti nel comune medigliese che sono usciti con il maxi provvedimento votato in estate dalla maggioranza del Parlamento. Eppure la loro vita non è cambiata di molto. Anzi: forse è addirittura peggiorata. Senza un lavoro, nemmeno il denaro per tirare avanti, i due compagni sono alle prese con un’altra prigionia: chiusi in casa nello stesso palazzone, dipendono per una sigaretta o qualcosa da mangiare dai pochi amici rimasti o dai parenti che li hanno accolti con loro. Al comune hanno chiesto aiuto. Nessuna elemosina, solo una mano per trovare un posto di lavoro. Ma niente. E adesso loro minacciano d’incatenarsi al palazzo del municipio o di fare qualsiasi altro gesto, pure estremo, che serva a fare ascoltare il loro grido d’aiuto. "Così non si può andare avanti - dice Giovanni Perna -. Io vivo con mia sorella, che è malata, non lavora e prende una pensione di 230 euro al mese. Vorrei solo avere la possibilità di portare a casa qualche soldo onestamente. Altrimenti, come posso fare? Torno a fare il delinquente?". Lui ha 40 anni, 11 li ha passati in carcere. E, ironia della sorte, è stato pescato fuori dalla sua abitazione dopo le 20.30 in una retata dei carabinieri e rimesso in carcere. Oggi si trova agli arresti domiciliari. "Per me è un inferno - racconta - e non ho nessuno che mi possa aiutare. Quando ero in carcere ho perso cinque persone, la mia convivente e i parenti, ora sono solo. Lavoravo, ho i bollini pagati dal ministero per otto anni. Facevo l’idraulico". Ma fuori nessuno sembra pronto a dargli una nuova opportunità. Domande ne sono state presentate tante e per ogni sorta di impiego, perché Perna è disposto a fare di tutto. Anche ad andare in giro a svuotare i cassonetti della spazzatura o fare il giardiniere per uno dei tanti istituti consorziati per il comune. La stessa situazione la vive Michele Vitale, se non ancora più drammatica. Quarantacinque anni, costretto sin da giovane sulle stampelle, oggi vive con la mamma: nello stesso appartamento con lui ci sono la sorella e il padre gravemente ammalato, che per mangiare è costretto a utilizzare una cannuccia. Poco più di 700 euro per sopravvivere, distribuiti tra la pensione del capofamiglia e l’assegno d’accompagnamento del figlio. "Invano abbiamo chiesto aiuto - spiega la mamma -: il sindaco (Carla Andena, ndr) ha chiamato la cooperativa il Bivacco di Melegnano, ma a tutt’oggi non abbiamo avuto nessuna risposta. L’unica cosa che ci siamo sentiti dire è che il comune non è un ufficio di collocamento. Ma in queste condizioni, chi può aiutare mio figlio a lavorare? Vorrebbe solo un po' di dignità". Ancona: delegazione dell’Udc al carcere del Barcaglione
Corriere Adriatic, 12 novembre 2006
Domani alle 11.30 è in programma una visita al nuovo carcere di Barcaglione. È un modo per affrontare il tema delle condizioni del carcere, delle infrastrutture, della convivenza con i torrettani e con le guardie carcerarie. Sarà anche l’occasione per un saluto natalizio ai detenuti. Parteciperanno Francesco Bastianelli, consigliere comunale Ucd, Carla Teodori, capogruppo Udc comunale, Antonio Pettinari, segretario regionale Udc, Claudia Domizio, segretario provinciale Udc, Fernando Medici, capogruppo Udc in quinta circoscrizione e Luigi Viventi, capogruppo Udc alla Regione e Francesco Massi, portavoce della Casa della libertà regionale. Il carcere di Barcaglione ha aperto da poco tempo, l’iniziativa dell’Udc serve per accendere i riflettori su questa realtà, e scoprire aspetti organizzativi ancora eventualmente da mettere a punto. Treviso: 59enne in stampelle tenta una rapina, catturato
Il Gazzettino, 12 novembre 2006
Ugo Fossali, 59 anni, si è sfogato con il giudice Gianluigi Zulian, che si è recato in carcere per convalidare il suo fermo e disporre se continuare con la detenzione in carcere o concedere un beneficio. Gli ha detto che lui ha tentato, nella vita, di esercitare il lavoro di consulente aziendale, ma ha fallito. Nel ‘97 ha deciso di fare il rapinatore e per un anno è andato avanti con tredici rapine. Poi l’hanno preso, dopo un inseguimento all’ultimo respiro. Ma cosa poteva fare un rapinatore liberato all’improvviso, a 59 anni, se non tornare a fare rapine? La settimana scorsa infatti è andato a rapinare la cooperativa Toniolo di Conscio, è scappato ma è stato catturato. Perché è stato catturato? Perché in agosto, dopo essere stato liberato grazie all’indulto da una condanna a 6 anni per le rapine del ‘97 ‘98, si era operato all’anca e non poteva correre. Si è mai visto un rapinatore con le stampelle? Eppure non aveva alternativa: alla sua età, 59 anni, l’indulto è stato capace di buttarlo fuori di galera - ha detto amaramente - ma non di dargli un aiuto. Il giudice ha deciso che rimarrà in prigione; tutto sommato, deve avergli tolto un pensiero, perché quella di Fossali non è certo età per andare ancora a fare rapine con la testa coperta da un passamontagna e il mitra in mano, e scappare dai Carabinieri per i prati. La caratteristica per cui era noto Fossali era che si presentava con in testa un sacchetto della spesa, poi scappava guidando benissimo, e riusciva a sparire. La rapina dell’8 dicembre ai danni della Cooperativa Toniolo di Conscio aveva visto Fossali e un complice (scomparso con i soldi, perché poteva correre) avevano fatto sdraiare tutti per terra; poi erano arrivati i Carabinieri chiamati da un cliente, c’era stato un inseguimento e Fossali era stato preso mentre lasciava la macchina rubata per una pulita. Non ce l’ha fatta, si doveva correre. Torino: "teatro per evadere", un blog per essere liberi
Il Gazzettino, 12 novembre 2006
Ci sono dei giornalisti, a Torino, che copiano i testi dei carcerati e ne fanno un blog. Teatro per evadere è il primo blog in Italia che metta in comunicazione il mondo delle celle con la società civile. A scrivere sono i detenuti della sezione Prometeo del carcere Le Vallette di Torino, i sieropositivi. Tra le sbarre, possono solo scrivere a mano, su carta, ed è per questo che Hermes Delgrosso, Matteo De Simone e Simone Natale, di sera, dopo il lavoro, copiano i testi e li postano sul blog. Tutti torinesi, universitari e intorno ai 25 anni. Hanno avuto l’idea di creare un supporto on-line ad uso esclusivo dei carcerati, offrendosi come scrivani delle loro riflessioni. Salvo, ad esempio, internato da qualche anni, di notte non riesce a dormire per la tensione. Tra qualche giorno metteranno in scena "Siamo tutti sulla stessa barca", lo spettacolo teatrale organizzato con gli operatori dell’Associazione Cast. Si chiede come si possa dire una frase del genere a un paraplegico, ad esempio, che non può camminare. "Io ho l’HIV - scrive - ma almeno sono autonomo". E ricorda la sua infanzia, quando a dirgli che erano tutti sulla stessa barca è stato il figlio di un miliardario. "Sulla stessa barca? - si chiedeva Salvo - L’unica barca che arriverà per tutti è quella di Caronte". Il blog ha varie sezioni, dalle "Lettere aperte" a "La storia di un diavolo", che assomiglia un po' a un romanzo a puntate. La scrittura è liberatoria, è l’istinto a comunicare che preme in tutti gli uomini ma che in una cella si fa più impellente. Il web offre una boccata d’aria virtuale, un gesto di solidarietà di un gruppo di studenti universitari che diventa il ponte tra la società e il mondo carcerario. Tutti i ragazzi, infatti, sono tra i fondatori con la rivista on-line Il Contesto, in cui hanno maturato l’esperienza di scrittura per il web, e - dopo un anno di rodaggio con la rivista Dentro e Fuori - hanno creato lo strumento ideale di comunicazione per i detenuti della sezione Prometeo. Già coinvolti in altri progetti come la collaborazione con il regista Claudio Mortara per la produzione di spettacoli di teatro sociale, tutti si ritengono soddisfatti di avere trovato un’altra valvola di sfogo. A Finanziare il progetto, simbolo di una crescente integrazione tra carcere e territorio, è stato l’Assessorato alle Risorse e allo Sviluppo Culturale del Comune di Torino. Torino: progetto "Un ponte sull’indulto - dal Penale al Sociale"
Comunicato stampa, 12 dicembre 2006
Il gruppo operativo locale di Torino di contrasto alla devianza e alla criminalità, istituito con deliberazione interassessorile del 28.12.2004 tra le iniziative messe a punto in questi anni ha promosso, in data 4 dicembre u.s. un’iniziativa a valere sui fondi messi a disposizione dal Ministero della Solidarietà Sociale rivolto a persone tossicodipendenti, alcoldipendenti o portatori di malattie droga-alcol correlate, con l’Assessorato Solidarietà Sociale, Programmazione Sanitaria e Politiche giovanili - in qualità di ente capofila con i Comuni di Torino ed Ivrea, su cui insistono i due Istituti di pena, con le ASL con particolare riguardo ai Servizi per le tossicodipendenze e in stretto raccordo con l’Uepe (Ufficio per l’Esecuzione Penale Esterna) sportello informativo Sp.In, con Asgi (Associazione Studi giuridici immigrazione) con gli Avocati di Strada, relativamente alla consulenza informativa/orientativa giuridica. La strategia dell’intervento denominato: "Un ponte sull’Indulto - dal Penale al Sociale: azioni per il potenziamento e l’innovazione della rete di servizi pubblici e del Privato Sociale per interventi rivolti a persone tossicodipendenti, alcoldipendenti o portatori di malattie droga-alcol correlate, beneficiari del provvedimento di indulto ai sensi della legge n. 241 del 31/07/2006, nel suo complesso è mirata a fornire ai beneficiari dell’iniziativa strumenti per costruire percorsi di reinserimento sociale attraverso l’acquisizione di processi di autonomia nel rispetto dei bisogni espressi e dell’autodeterminazione dell’individuo per una condivisione puntuale e precisa dell’intervento, coinvolgendo nel processo, i cittadini stranieri non regolarmente soggiornanti nel territorio di riferimento, con la costituzione di gruppi di auto mutuo aiuto, composti da cittadini stranieri, facilitati da operatori pari in un’ottica di fruizione del diritto alla cura, all’assistenza e alla difesa legale. L’implementazione dell’iniziativa ha definito percorsi integrati che individuino, sia nella fase di impostazione del progetto che nella fase di realizzazione, il fulcro dell’intervento nella persona umana, tenendo conto delle sue capacità e dei suoi bisogni da un lato e dei servizi, delle opportunità e delle risorse disponibili messe in campo dai diversi soggetti che compongono il GOL.
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