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Disattenti bipartisan, articolo di Sergio Segio
Fuoriluogo, 28 ottobre 2005
Il ministro della Giustizia Roberto Castelli ricorda sempre di più Maria Antonietta, quella regina che di fronte al popolo privo di pane e affamato, si chiedeva stupita perché non mangiassero croissant. A fine settembre, il Guardasigilli si è deciso a lanciare l’allarme, parlando di un trend di crescita di 4.000 reclusi in più all’anno e di un sistema che può reggere al massimo sino al dicembre 2006, quando i detenuti arriveranno 67.000, "dopo di che crollerà". La settimana dopo ha ridimensionato le cifre, parlando di crescita annua di 2.000 unità e allontanando il punto di crisi a metà del 2007. Pronta la risposta venuta da un sindacato della polizia penitenziaria, che in quegli stessi giorni protestava disertando la tradizionale festa del corpo: "La situazione è gia esplosiva oggi con 60.000 detenuti". Come associazioni e volontari ce ne eravamo resi conto da tempo, davanti allo sfascio delle strutture, alle proteste di detenuti e operatori, ai suicidi e alle morti per mancata assistenza e malasanità (74 detenuti deceduti dall’inizio del 2005 a fine settembre; 8 agenti suicidi nel 2004 e, ancora pochi giorni fa, un altro a Palermo), ai 16.690 detenuti in più rispetto alla capienza delle celle. Per questo, e per il disinteresse del governo e delle forze politiche, dal mese di settembre abbiamo cominciato una mobilitazione e un digiuno a staffetta a livello nazionale. Davanti alle dichiarazioni del ministro, per un momento, abbiamo pensato a una miracolosa resipiscenza. Meglio tardi che mai, ci siamo ingenuamente detti. Ma poi tutto è tornato chiaro: il suo grido d’allarme era finalizzato ad "aumentare il sistema di ricettività delle carceri"; in sostanza, a battere cassa in vista della legge finanziaria: "ho bisogno di qualche decina di milioni di euro per ristrutturare 2.000 - 3.000 nuovi posti". Nulla di nuovo, insomma. Si vede che le disavventure della Dike Aedifica Spa - prontamente silenziate - hanno insegnato poco (si veda "Fuoriluogo" di maggio 2005). A fronte di ciò, ancora più forte ed evidente è diventato il senso della iniziativa cominciata con il digiuno di Franco Corleone il 12 settembre scorso e con l’appello "Il disastro carcerario e la disattenzione della politica", promosso da chi scrive (vedi su www.dirittiglobali.it). Due i punti: 1) la richiesta di usare questi ultimi mesi di legislatura per portare a compimento alcune delle proposte legislative capaci di dare un segno di cambiamento e in particolare almeno quella sul Garante nazionale delle persone private della libertà; su questa, dopo un incontro di Corleone con il presidente della Camera Casini, abbiamo ottenuto la calendarizzazione per fine ottobre. 2) La richiesta di un impegno preciso alle forze politiche e al centrosinistra per la prossima legislatura, con segnali inequivocabili di una diversa attenzione al carcere in sede di contenuti programmatici e di campagna elettorale. Centinaia le adesioni di singoli e associazioni pervenute, tra cui quelle dei presidenti di Antigone, Patrizio Gonnella, e della Conferenza nazionale volontariato giustizia, Stefano Anastasia, di don Luigi Ciotti del Gruppo Abele e don Virginio Colmegna della Casa della carità, dei redattori di "Ristretti orizzonti" di Padova e Venezia e di "Uomini liberi", il giornale del carcere di Lodi. Molti i rappresentanti degli enti locali, in particolare della Toscana, e della Cgil, specialmente quella lombarda. Scarse, invece, le adesioni di esponenti politici e parlamentari: fatto del tutto prevedibile e coerente con la disattenzione costante e bipartisan al tema del carcere, alla base della attuale situazione di degrado e disagio. L’iniziativa si è articolata attraverso conferenze stampa e sit-in a Milano, Lodi, Firenze e Napoli e con il digiuno a staffetta, che dura dal 12 settembre e che ha già coinvolto numerose persone, tra cui un gruppo di oltre 80 cittadini lodigiani, il cui carcere si trova in particolare difficoltà, a causa dell’atteggiamento della direttrice di chiusure e ingiustificati rigorismi. Come non bastassero il malgoverno, il garantismo a senso unico e le politiche classiste sulla giustizia della destra, la cattiva amministrazione del ministero e lo spostamento delle risorse sul business edilizio o i deficit di politiche sociali sul territorio, ad aggravare la situazione non di rado si aggiungono anche logiche iperafflittive che vengono portate avanti da singole direzioni e magistrati di sorveglianza. Il messaggio culturale regressivo e il neoretribuzionismo che in questi anni è promanato dall’amministrazione centrale ha difatti sempre più influenzato e condizionato anche le articolazione periferiche. Non che dal centrosinistra provengano segnali confortanti. Lo si è rivisto con nettezza attorno alla legge ex Cirielli, dove autorevoli esponenti del centrosinistra hanno espressamente sostenuto la disponibilità a sottoscriverne le parti relative alla recidiva, vale a dire quel pezzo della legge caratterizzato dalla tolleranza zero verso gli emarginati. Così che non è purtroppo difficile immaginare una prospettiva che in materia penale e penitenziaria veda, da un lato, la padella della tolleranza a senso unico del centrodestra e, dall’altro, la brace di un’intolleranza a 360 gradi di pezzi rilevanti del centrosinistra. Il quale, del resto, si è dichiarato assai poco interessato a varare la legge del Garante nazionale in questo scorcio di legislatura, preferendo spostarla nella prossima, quando l’esecutivo auspicabilmente avrà cambiato di segno. Una posizione che lascia dei dubbi sulla bontà delle intenzioni: basti guardare l’inerzia delle numerose regioni rette dal centrosinistra nell’istituire i Garanti locali, a modello dell’unico esistente, varato (all’epoca del centrodestra) nel Lazio. L’iniziativa di protesta e digiuno ancora in corso, intende proprio scongiurare la riedizione di quel securitarismo che ha caratterizzato la scorsa campagna elettorale con toni e proposte del tutto simili nei due poli, per sollecitare invece un radicale cambio di rotta. Per chiedere che nei programmi politici e nei primi 100 giorni del prossimo governo alcuni punti vengano definiti e perseguiti come prioritari: il varo del nuovo codice penale; l’approvazione di un nuovo ordinamento penitenziario, per come elaborato da Sandro Margara; la riforma della legge sulle droghe in direzione della depenalizzazione del consumo; la revisione radicale di quella sull’immigrazione, con l’abolizione dei CPT e la previsione di maggiori diritti. Milano: detenuto 23enne si impicca, aperte due inchieste
Ansa, 28 ottobre 2005
Un detenuto ecuadoriano di 23 anni è stato trovato impiccato con una cinghia dei pantaloni a una finestra del bagno del sesto raggio del carcere di Milano di San Vittore. A quanto si è appreso il giovane, J.E., lavorava in una pizzeria di Quarto Oggiaro e stava aspettando di essere sottoposto alla visita medica di routine per i nuovi arrestati. Il giovane è stato trovato impiccato la notte scorsa verso le 3.30 ed era stato fermato un paio di ore prima dalla polizia dopo che una dodicenne sua connazionale lo aveva denunciato per violenza sessuale. Il 23enne, che aveva piccoli precedenti di polizia, al momento del suicidio si trovava da solo. Nel carcere di San Vittore è stata aperta un’indagine interna per accertare la dinamica dell’episodio e anche il pm di turno Frank Di Maio ha aperto un’inchiesta. Salerno: arrestato per furto, 41enne muore in caserma
Ansa, 28 ottobre 2005
Un pluripregiudicato, Maurizio Calabrese, di 41 anni, è morto la notte scorsa, presumibilmente per cause naturali, nella camera di sicurezza della stazione dei carabinieri Mercatello a Salerno. Lo riferisce una nota del comando provinciale dei Carabinieri, in cui si precisa che Calabrese era stato arrestato per furto nella serata di ieri e che stamane doveva essere processato per direttissima. Il magistrato ha disposto l’autopsia. Carceri: sono 10mila i detenuti con problemi psichiatrici
Vita, 28 ottobre 2005
Sono circa 10 mila su una popolazione carceraria di 60 mila detenuti i tossicodipendenti negli istituti di pena italiani che hanno anche disturbi psichiatrici. A segnare per la prima volta in Italia la dimensione del fenomeno è uno studio condotto in 19 penitenziari nel triennio 2001-2004. Il dato, ritenuto "enorme" dagli stessi ricercatori, è stato presentato oggi in un convegno sulle tossicodipendenze e la doppia diagnosi in carcere. "Riteniamo enorme le dimensioni del fenomeno - ha spiegato presentando i dati preliminari dello studio Daniele Berto della Asl di Padova - rispetto al reale impegno della psichiatria in carcere". I disturbi più frequenti sono i comportamenti antisociali (33,9%), i borderline (26,2), le paranoie (25%), per passare alla depressione, alla schizofrenia e via a seguire. "Ma - ha tenuto a precisare il tossicologo Gilberto Gerra, del dipartimento nazionale politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri - si tratta di disturbi che non sono figli della tossicodipendenza" ma problemi, quindi, sorti spesso molto prima. Droghe: don Ciotti; emergenza psichiatrica fra i tossicodipendenti
Ansa, 28 ottobre 2005
"La legislazione attuale e le sue applicazioni non sono sufficienti per offrire opportunità di recupero efficaci" per i tossicodipendenti, per i quali, secondo don Luigi Ciotti, alla luce dei risultati dello studio presentato oggi, esiste una vera e propria emergenza psichiatrica nella carceri. "Una situazione sovrapponibile - ha spiegato - a quella che si trova sulle strada". Molte le azioni da intraprendere a vario livello indicate dal fondatore del Gruppo Abele. "Molti di questi ragazzi hanno una doppia recidiva una volta usciti dal carcere: c’è una ricaduta nella tossicodipendenza e nella delinquenza per potersi permettere l’uso delle droghe. Ma la recidiva - ha aggiunto - non è una responsabilità delle singole persone ma anche delle istituzioni. E per loro c’è infine una nuova detenzione, che è quella sociale". Don Ciotti ritiene, di fronte alle cifre che tracciano dimensioni così ampie del problema psichiatrico nelle carceri, che il numero degli operatori "sia ridicolo". Sorge quindi un problema di ripensare una organizzazione efficiente, in grado di progettare, per ogni detenuti e malato, un progetto di assistenza, cure e riabilitazione proiettato verso l’estero, per la vita fuori dalle mura del penitenziario. E il lavoro di alcune cooperative dimostra, ha concluso don Ciotti, che è proprio l’insieme degli interventi (dal sostegno farmacologico e al lavoro, dalla rete di relazioni, alla certezza di una casa) a garantire i risultati, migliori anche rispetto a quelli delle comunità. Forlì: dal Consiglio provinciale; il carcere va migliorato
Corriere Adriatico, 28 ottobre 2005
Un pranzo di pollo "apparecchiato" da assessori e consiglieri provinciali - il 10 novembre in piazza Saffi - come risposta al tracollo del comparto avicolo, ma soprattutto per rassicurare la cittadinanza sulla assoluta qualità delle carni bianche nostrane. È l’iniziativa promossa ieri sera durante il Consiglio provinciale appunto, che ha anche stilato un documento condiviso da tutti i gruppi, da inviare a istituzioni locali e ministeriali al fine di dichiarare lo stato di crisi del settore, invitando allo stesso tempo il Governo a promuovere una corretta campagna di informazione verso il consumatore e organizzare l’agenzia nazionale per la sicurezza alimentare (la provincia di Forlì-Cesena è l’unica, insieme alla regione Sicilia, ad avere un tavolo sull’ente di garanzia). "Solo in Italia - dice il testo - si verifica una situazione così drammatica per la confusione creata attorno un problema che riguarda esclusivamente la sanità animale". Tra le altre questioni sollevate in assemblea, la piena solidarietà di tutto il Consiglio a favore di un miglioramento delle condizioni dei detenuti ma anche dei dipendenti della Casa circondariale, mentre un’interrogazione a proposito dei tempi di realizzazione della tangenziale è giunta dal consigliere di Forza Italia Stefano Gagliardi. "Sul sito del Comune - spiega Gagliardi - qualche mese fa è apparsa una scheda relativa ai termini di ultimazione della tangenziale nella quale era scritto: si può ragionevolmente prevedere il completamento di tutto nel giro di pochi anni, allora perché il Piano territoriale di coordinamento provinciale parla di cantieri chiusi nel 2015, ovvero molto tempo più tardi?". Ex Cirielli: Forza Italia accelera, forse via libera dei centristi
Corriere Adriatico, 28 ottobre 2005
L’unica cosa certa al momento è che sarà esaminata dall’Aula di Montecitorio a breve, entro la prima metà di novembre. Ma sulla data ancora non c’è certezza: la proposta di legge ex Cirielli, quella che riduce i tempi di prescrizione dei reati e che l’opposizione ha da tempo ribattezzato come "salva-Previti", potrebbe essere votata dai deputati entro la prossima settimana (tra il 3 e il 4 novembre), o quella successiva (tra l’8 o il 9). La conferenza dei capigruppo di Montecitorio decide di rimetterla all’ordine del giorno dell’Aula per l’8 e il 9. In coincidenza con lo sciopero dei giornalisti per il rinnovo contrattuale. Prima però i deputati devono fare i conti con tre decreti, tra cui quello per l’agricoltura, per il quale oggi c’è stato il voto di fiducia. Poi devono esaminare il provvedimento per il garante dei detenuti e il Rendiconto generale dello Stato. Quindi uno slittamento... "Macché - spiega il vicepresidente del gruppo dei Ds Renzo Innocenti al termine della capigruppo - non ha nessuna importanza l’ordine in cui sono stati inseriti i provvedimenti nel calendario, perché si può sempre chiedere l’inversione dell’ordine del giorno". "L’importante, per la Cdl - sottolinea - è che il provvedimento vi sia stato inserito. È chiaro che se ci sono dei decreti da esaminare, quelli vanno messi prima delle proposte di legge. Ma poi si può sempre chiedere di spostare le cose...". Nel pomeriggio, dopo ore di ostruzionismo dell’Unione sempre sul decreto per l’Agricoltura (c’è stato il voto di fiducia ma ora si deve passare a quello del testo, e prima ci sono da illustrare e votare centinaia di ordini del giorno presentati dal centrosinistra) il capogruppo di Forza Italia alla Camera Elio Vito interviene in Aula. Prima bacchetta il governo per aver presentato troppi decreti che in una fase di ostruzionismo come questa non servono ad altro che a far rallentare i tempi della discussione ("dovrebbe riflettere quando vara provvedimenti d’urgenza..."). Il voto dovrebbe essere cosa breve. Nella Cdl infatti gli ostacoli più grossi sembrano superati. Lorenzo Cesa è stato eletto nuovo segretario dell’Udc e Marco Follini ha deciso per questo di ritirare il suo ordine del giorno che avrebbe vincolato i centristi a dire no. Cesa infatti, è la motivazione che è stata data del gesto, garantisce una continuità con la linea dell’ex leader. Quindi da parte del partito di Casini non dovrebbero esserci più sorprese. Brescia: solidarietà dei detenuti per i bambini sordi
Giornale di Brescia, 28 ottobre 2005
I detenuti di Canton Mombello fanno sentire la loro voce e lo fanno in un modo nuovo e toccante. Non più il rumore assordante di oggetti battuti contro le sbarre, ma solidarietà. Non più frastuono indistinto, ma parole ferme e chiare per diffondere la loro protesta. È avvenuto ieri quando i detenuti, nel corso di una cerimonia davvero coinvolgente, hanno devoluto una somma di denaro all’Associazione genitori dei bambini sordi di Brescia, nella persona del suo presidente Salvatore La Malfa. L’iniziativa nasce dall’esigenza di dimostrare che anche all’interno di una struttura di reclusione non si perde la propria identità di persone, con una dignità e con il desiderio di aiutare chi soffre. La scelta dell’ente non è stata casuale: uno dei detenuti ha infatti un figlio affetto da sordità, ed è seguito dall’associazione. "Con un gesto che ci viene dal cuore desideriamo sensibilizzare l’opinione pubblica in merito ad alcune nostre esigenze - ha affermato Massimo Dalzoppo, in rappresentanza di tutti i detenuti - uno degli aspetti più preoccupanti è il sovraffollamento, ma non solo. La popolazione reclusa chiede una maggiore disponibilità di posti di lavoro durante e dopo la detenzione, per agevolare l’inserimento nella società. I detenuti chiedono all’autorità giudiziaria risposte più rapide alle istanze di liberazione anticipata e una più estesa applicazione della Legge Simeoni, che regolamenta le pene alternative alla carcerazione". Haj Salah Montasar, un detenuto extracomunitario, ha sottolineato le difficoltà di reinserimento sociale incontrate da immigrati e tossicodipendenti: "In carcere uno straniero non ha la possibilità di costruirsi un’ipotesi alternativa alla detenzione: spesso non ha domicilio e non può ottenere gli arresti domiciliari, non ha un’occupazione regolare e non può uscire all’esterno. Le condizioni di Canton Mombello mettono a dura prova anche il difficile lavoro delle Autorità Penitenziarie, che quotidianamente devono affrontare una situazione di sovraffollamento difficile da gestire. Ma la giustizia non è solo reclusione, il reinserimento sociale richiede anche istruzione e formazione professionale". L’amministrazione del carcere cittadino è molto attiva riguardo all’istruzione. Prossimamente verrà varato un corso per operatori bibliotecari, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, e già da tempo all’interno del penitenziario sono attivi corsi di scuola media primaria e secondaria. Un progetto futuro più ambizioso riguarda corsi universitari. Molte le autorità presenti: il direttore Bregoli, l’assessore comunale Bragaglio, il responsabile dell’area educativa Angelo Russo, Sandro Zucchelli dell’associazione Carcere e territorio e i prof. Negri e Comini, rispettivamente presidi del Tartaglia e della media Franchi, che gestiscono le scuole all’interno del penitenziario. Tutti hanno espresso apprezzamento per l’iniziativa, che denota la grande umanità della popolazione reclusa, e la loro commozione per un gesto di indubbia valenza sociale. Alla manifestazione è seguito uno spettacolo musicale, patrocinato dall’Unione italiana sportiva. La presidente del Tribunale di sorveglianza, Monica Lazzaroni, benché non presente, ha inviato i suoi saluti alla popolazione carceraria. Ravenna: giustizia e garantismo, incontro con Giuliano Pisapia
Corriere della Romagna, 28 ottobre 2005
L’avvocato Giuliano Pisapia, parlamentare e responsabile nazionale giustizia di Rifondazione comunista, è il protagonista dell’incontro pubblico che si tiene questa sera alle 20.30 alla Sala D’Attorre di via Ponte Marino. Pisapia, insieme allo scrittore Paolo Severi, parlerà sul tema "Carcere. Per una giustizia garante delle libertà". Coordina Ivano Mazzani.L’iniziativa fa parte degli appuntamenti - dal titolo "Carcere: ma tu perché sei dentro?" - promossi fino a domenica 30 ottobre dal gruppo consiliare Prc del Comune, che da tempo si interessa alle problematiche carcerarie e di quelle legate alla pena.Anche in riferimento diretto alla situazione e alle prospettive della Casa circondariale di Ravenna, degli operatori e della popolazione carceraria della città. Il ciclo di incontri, iniziati ieri, è stato organizzato in collaborazione con il circolo ravennate "Rosa Luxemburg".Domani sarà la volta del seminario "Oltre le sbarre", in programma dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30 all’Albergo Cappello. La prima sessione è dedicata a "Ravenna: la città e il suo carcere". Droghe: il 53% dei tossicodipendenti ha problemi psichiatrici
Ansa, 28 ottobre 2005
Sono circa 10 mila su una popolazione carceraria di 60 mila detenuti i tossicodipendenti negli istituti di pena italiani che hanno anche disturbi psichiatrici. A segnare per la prima volta in Italia la dimensione del fenomeno è uno studio condotto in 19 penitenziari nel triennio 2001-2004. Il dato, ritenuto "enorme" dagli stessi ricercatori, è stato presentato oggi in un convegno sulle tossicodipendenze e la doppia diagnosi in carcere. "Riteniamo enorme le dimensioni del fenomeno - ha spiegato presentando i dati preliminari dello studio Daniele Berto della Asl di Padova - rispetto al reale impegno della psichiatria in carcere". I disturbi più frequenti sono i comportamenti antisociali (33,9%), i borderline (26,2), le paranoie (25%), per passare alla depressione, alla schizofrenia e via a seguire. "Ma - ha tenuto a precisare il tossicologo Gilberto Gerra, del dipartimento nazionale politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri - si tratta di disturbi che non sono figli della tossicodipendenza" ma problemi, quindi, sorti spesso molto prima. Piacenza: progetto "Parole oltre il muro", di Carla Chiappini
Progetto Uomo, 28 ottobre 2005
Attraverso la scrittura il Progetto del Cesv di Piacenza promuove la conoscenza e la relazione della cittadinanza con i detenuti dell’istituto penitenziario. Scrivere in carcere, scrivere dal carcere è un’operazione di particolare valore. Significa, innanzitutto, usare carta e penna , copiare in bella copia, cercare un po’ di tempo e di tranquillità. E racchiudersi in se stessi. Tutto questo non è semplice. Il carcere che, nella superficiale immaginazione dei tanti, è luogo di silenzio e tranquillità, nella realtà è uno ambiente innaturale disturbato da tanti rumori, da grida e televisori accesi, da ferri battuti che rintronano nella testa, attraversato da una tensione che non riposa mai. In carcere si scrivono lettere, diari, poesie. Recentemente un ragazzo ci ha consegnato un quaderno grande scritto fitto: "È la storia della mia vita; mettere a posto i ricordi mi ha aiutato a non impazzire, a far passare in qualche modo i giorni dell’isolamento". Raccogliere questi scritti, farli conoscere nella loro immediatezza, nella semplicità dell’espressione è uno degli scopi del concorso "Parole oltre il muro" che quest’anno si ripete a Piacenza per la quarta volta. Tre classi del Liceo Artistico "Bruno Cassinari" sono già al lavoro per una prima selezione dei racconti e questa settimana saranno coinvolti anche gli studenti del Liceo "Melchiorre Gioia". Quindi un gruppo di universitari sceglierà i tre finalisti che si contenderanno il primo, il secondo posto, il premio speciale "Stefania Manfroni" e le rispettive somme in denaro: 500, 400 e 250 Euro. Sarà una giuria allargata ad assegnare le posizioni definitive. Questa è la novità dell’edizione 2006: il coinvolgimento di una cinquantina di cittadini di Piacenza scelti in vari ambiti dalla politica alla cultura, dall’economia al volontariato che dovranno esprime la loro preferenza e contribuire, così, alla formulazione della graduatoria finale. L’obiettivo di questa nuova formula è così semplice da rendere quasi superflua la spiegazione: le persone detenute chiedono, per il breve tempo della lettura dei racconti, di essere ancora una volta "nel cuore della città". Con la speranza che sia un cuore attento, sensibile, libero da pregiudizi, curioso di conoscere. Cittadini reclusi ma cittadini comunque, persone che vivono nel medesimo territorio un particolare momento della loro vita, in attesa di tornare liberi. L’impegno di chi organizza il concorso è sempre lo stesso: promuovere l’incontro tra dentro e fuori, creare progetti di comunicazione, coinvolgere i giovani e i cittadini, pensare in termini di pace e di riconciliazione. I racconti vincitori delle passate edizioni sono contenuti i un piccolo libro edito lo scorso anno dalle edizioni Berti e i due primi classificati del 2002 si possono leggere sul sito di Rai Educational.
Il Progetto di Svep
Il Centro di Servizio per il Volontariato di Piacenza-Svep che, per il biennio 2005-2006, ripropone il progetto sul carcere, ha messo in cantiere anche un corso di formazione per volontari interessati a un impegno nel mondo penitenziario con la speranza di riuscire a dar vita a un’associazione che si specializzi in questo ambito. Nella Casa Circondariale cittadina già sono presenti diverse realtà del volontariato e dell’associazionismo, ma ancora tanti bisogni restano senza risposta. Il disagio e la grande solitudine del carcere, l’abbandono in cui si trovano detenuti italiani e stranieri non giovano certo a quella funzione rieducativa affermata dalla Costituzione Italiana, millantata dalle Istituzioni e ampiamente disattesa nella realtà quotidiana. Esiste, purtroppo, un’ampia spaccatura tra i discorsi alti che si sentono nei convegni e quello che i nostri occhi vedono, una volta varcati i cancelli. Uomini e donne troppo soli, allontanati e rimossi dalla società cosiddetta civile. Nascosti agli occhi degli altri, vivono una pena fatta di lunghe ore di ozio, di tempi vuoti e inutili, di un appiattimento avvilente. Le relazioni familiari quasi sempre compromesse; mogli che si allontanano, piegate dalla vergogna e dalle difficoltà e non conducono più i figli al colloquio settimanale. Tanti papà soli. Quasi sempre chiusi nel loro dolore. Costretti a fingere per la certezza di non potersi fidare di nessuno. Un carcere senza attenzione, con l’assurda pretesa di sfornare uomini guariti. Un carcere per tanti aspetti addirittura illegale, così come ha affermato senza esitazioni il magistrato fiorentino Alessandro Margara a un Convegno internazionale svoltosi recentemente a Milano, alludendo con chiarezza alla mancata realizzazione della legge penitenziaria del 1975 e al DPR del 2000. Lo stesso Stato che ha giudicato e condannato le persone detenute per aver violato la legge è, a sua volta, inadempiente nei confronti della legge che sancisce le norme che definiscono l’esecuzione della pena. Il tutto con la speranza di rieducare alla legalità. Roma: ex detenuto tra gli arbitri de "la partita di Pier Paolo"
Comunicato stampa, 28 ottobre 2005
Ogni promessa è un debito. E l’Uisp di Roma la sua promessa l’ha mantenuto. Il corso per diventare arbitri di calcio riservato ai detenuti della sezione maschile del carcere di Rebibbia ha permesso a 9 detenuti di diventare "giacchette nere" a tutti gli effetti. Ciò significa che potranno arbitrare partite dei campionati Uisp una volta fuori dal carcere. Ed il sogno diventerà presto realtà per uno di loro. Carlo, infatti, è già uscito da Rebibbia ed ora si trova a Villa Maraini, una fondazione di recupero che prevede una detenzione in "pena alternativa". E l’occasione per mettere in pratica gli insegnamenti che ha imparato durante il corso gli si presenterà sabato 29 ottobre, giorno in cui l’UISP di Roma ha in programma "La Partita di Pier Paolo", un quadrangolare di calcio per ricordare i 30 anni della scomparsa di Pasolini. Carlo, in questa occasione, farà parte della quaterna arbitrale. Un grande successo per lui e una dimostrazione concreta di come anche chi ha sbagliato in passato può impegnarsi ed essere in grado di far rispettare le regole, in questo caso su un campo da calcio.
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