Rassegna stampa 2 marzo

 

Sulmona: suicida detenuto di 25 anni, il sesto in 2 anni

 

Il Messaggero, 2 marzo 2005

 

Un detenuto del carcere di Sulmona, Nunzio Gallo, napoletano di 25 anni, si è ucciso ieri sera impiccandosi nella sua cella nel supercarcere di Sulmona. Il giovane - collaboratore di giustizia - era rinchiuso da solo in una cella di massima sicurezza della sezione di alta vigilanza. Il corpo è stato scoperto da un agente di custodia nel corso di un controllo serale. Il giovane avrebbe usato dei lacci legati alla grata della cella. Soccorso dall’agente, Gallo è stato portato in infermeria e poi in ospedale, ma è morto prima di arrivare al nosocomio.

È il sesto suicidio in due anni nel carcere di Sulmona. L’ultimo risale a due mesi fa. Guido Cercola, 60 anni, di origini romane, si è impiccato in cella utilizzando anche lui i lacci delle scarpe. A scoprirlo un agente di polizia penitenziaria, durante un servizio di perlustrazione. Nel novembre del 1992 era stato condannato all’ergastolo per l’attentato del 23 dicembre 1984 al rapido 904, una strage nella quale morirono sedici persone e 267 rimasero ferite.

Il suicidio più eclatante risale alla vigilia di Pasqua di due anni fa, quando la direttrice dell’istituto di pena, Armida Miserere, si tolse la vita con un’arma da fuoco all’interno del suo studio. Nei mesi successivi seguirono altri due casi: a suicidarsi due esponenti legati ai clan della criminalità organizzata. E nel corso dell’estate scorsa, quello di Camillo Valentini, il sindaco di Roccaraso arrestato in una inchiesta per concussione. Una morte che suscitò moltissime polemiche.

Sulmona: Anastasia (Antigone), questo carcere va chiuso

 

Redattore Sociale, 2 marzo 2005

 

Il carcere di Sulmona va chiuso; è quanto chiede Stefano Anastasia, presidente di Antigone. "L’ennesimo suicidio nel carcere di Sulmona - ha dichiarato - deve far riflettere il Ministero della Giustizia. Quel carcere va chiuso. Sono troppi i morti. Esiste un dovere giuridico e morale di custodia dei custodi nei confronti dei custoditi.

Anche nei confronti di chi è disperato. E in galera di disperati ce ne sono molti. Non aiutano le condizioni di sovraffollamento, la mancanza di risorse, l’assenza di politiche a tutela della salute, l’assenza di lavoro, la carenza di psicologi e di personale specializzato. In ogni carcere ci dovrebbe essere un presidio nuovi giunti a tutela dei nuovi arrivati. Invece questo non accade.

Speriamo non passi la ex Cirielli-Vitali, altrimenti arriveremo a centomila detenuti con i disastri che tutti si possono immaginare ". Sul sito di Antigone www.associazioneantigone.it nella sezione Osservatorio Rapporto on-line sulle condizioni di detenzione si trova una scheda sul carcere di Sulmona.

Trani: l’Ass. "Tra-ghetto" apre uno sportello per i detenuti stranieri

 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 2 marzo 2005

 

Apre domani, all’interno del carcere di Trani, uno sportello informativo a favore dei detenuti stranieri. L’iniziativa arriva dall’associazione di volontariato penitenziari "Il Tra-ghetto", espressione della Caritas Diocesana di Trani - Barletta - Risceglie, in collaborazione con l’associazione "Etnie".

Si tratta di uno sportello informativo per rispondere alle esigenze dei detenuti stranieri: una esperienza, unica in Puglia, che si avvale della presenza di quattro operatori, di cui due stranieri. L’intento è quello di coprire ben sette lingue, tra cui l’arabo e l’albanese, così da agevolare i processi di integrazione e andare incontro alle esigenze di una parte della popolazione detenuta tra le più trascurate.

L’iniziativa intende fornire servizi di informazione sulla vita interna della detenzione per facilitare la comprensione del contesto carcerario; promuovere la partecipazione dei detenuti stranieri all’attività di scolarizzazione; orientare e informare i detenuti stranieri in relazione ai diritti di tutela giuridica e fruizione di percorsi alternativi alla detenzione; dare informazione sul rinnovo del permesso di soggiorno. "Il progetto intende offrire un servizio di mediazione culturale dello stesso istituto per agevolare i rapporti fra istituzione e la popolazione dei detenuti immigrati ed eventualmente prevenire eventuali incomprensioni" sottolineano i promotori dell’iniziativa.

 

Comunicato Stampa della Caritas di Trani

 

Apre dal 2 marzo, all’interno del carcere di Trani, uno sportello informativo a favore dei detenuti stranieri. L’esperienza si avvarrà della presenza di 4 operatori, di cui due stranieri. L’intento è quello di coprire ben 7 lingue, tra cui l’arabo e l’albanese, così da agevolare i processi di integrazione e andare incontro alle esigenze di una parte della popolazione detenuta tra le più trascurate.

"Il Tra…ghetto", associazione di volontariato penitenziario, espressione della Caritas Diocesana di Trani-Barletta-Bisceglie, in collaborazione con l’associazione "Etnie", ha istituito, all’interno della Casa Circondariale di Trani, uno sportello informativo per rispondere alle esigenze specifiche dei detenuti stranieri. L’iniziativa è articolata nei seguenti servizi:

informazione sulla vita interna della detenzione per facilitare la comprensione del contesto carcerario (regole, vincoli, opportunità).

promuovere la partecipazione dei detenuti stranieri all’attività di scolarizzazione e formazione interne all’istituto.

orientamento e informazione per i detenuti stranieri in relazione ai diritti di tutela giuridica e fruizione di percorsi alternativi alla detenzione.

informazione sul rinnovo del permesso di soggiorno.

Gli operatori e i mediatori linguistico - culturali sono presenti nei giorni di Mercoledì e Venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00. Il servizio è strutturato come segue:

front – office, un operatore accompagnato da un mediatore linguistico - culturale;

back – office, per lo svolgimento di attività di coordinamento e attuazione di percorsi di reinserimento sociale, in sinergia con tutti i soggetti coinvolti.

Il progetto intende offrire un servizio di mediazione culturale dello stesso istituto per agevolare i rapporti fra istituzione e la popolazione dei detenuti immigrati ed eventualmente prevenire eventuali incomprensioni.

Latina: il garante regionale; "difficile la situazione nel carcere"

 

Comunicato stampa, 2 marzo 2005

 

Questa mattina visita del Garante nella struttura detentiva. Il carcere di Latina soffre per il sovraffollamento, per la carenza di agenti ed educatori e per una città che considera la struttura un corpo estraneo. Lo ha detto il Garante regionale dei detenuti Angiolo Marroni al termine della visita svolta questa mattina nella struttura carceraria di Latina. Scopo della visita, quello di ascoltare le esigenze dei detenuti e degli operatori, compresi gli agenti della polizia penitenziaria, per stabilire quali sono le priorità ed i problemi più urgenti da affrontare e risolvere.

Al termine della visita Marroni ha raccontato di celle fatte per due detenuti con 6/8 persone e quelle da un posto con tre persone, e di una infermeria inadeguata. In queste condizioni - ha detto - le attività trattamentali finalizzate a preparare l?uscita dal carcere dei detenuti sono inevitabilmente penalizzate anche a causa della carenza di personale, di agenti e di educatori. La direzione è disponibile - ha aggiunto Marroni - e molte cose possono essere superate con un aumento del personale. Una cosa che però ho notato è che la città considera questa struttura estranea, non ci sono volontari. Al termine della visita è stato stabilito che i collaboratori dell’Ufficio del Garante regionale dei detenuti si recheranno una volta a settimana nella struttura per ascoltare dai detenuti quelle che sono le priorità.

La Fivol (Fondazione italiana per il volontariato) sta affondando

 

Comunicato stampa, 2 marzo 2005

 

Nonostante il grande interesse suscitato e la vasta affluenza di pubblico intervenuto all’ultimo convegno Fivol "Volontariato e amministrazioni pubbliche: quale convergenza?" svoltosi al Cnel il 25 febbraio u.s, la Fivol - ideata e presieduta fino al 2000 da Luciano Tavazza - rischia la chiusura.

In un momento storico di svolta nelle politiche sociali, in cui il ruolo del volontariato può risultare ‘chiavè anche in seguito all’attuazione della L. 328/2000, la Fivol - che da 13 anni è al servizio del volontariato e lo ha promosso e incoraggiato in tutte le sue forme - oggi si trova ad affrontare una grave crisi. I finanziamenti provenienti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Roma ridotti ad un terzo e le dimissioni del Presidente Santini, spingono i lavoratori a lanciare l’allarme e a chiedere la solidarietà della società civile. Diffondete il comunicato, e inviate il vostro sostegno a: fivolavoratori@tiscali.it. Tel. 06.474811.

Pisa: Sofri sul palcoscenico dedica poesia di Baudelaire a Gaber

 

Ansa, 2 marzo 2005

 

Nascosto dietro le quinte del palcoscenico sin quasi alla fine dello spettacolo "L’illogica allegria", andata in scena questa sera al Teatro Verdi di Pisa per raccogliere fondi a favore dei detenuti del carcere di Don Bosco, Adriano Sofri è apparso poco prima della fine, prima dell’esibizione di Paolo Rossi, per dedicare la poesia Albatros di Baudelaire a Giorgio Gaber.

Il cantautore, già malato, andò a far visita ad Adriano Sofri nel carcere Don Bosco nel 2001. Sofri lo ha ricordato già sofferente, zoppicante che si muoveva di traverso, proprio come l’Albatros preso prigioniero dai marinai nella poesia di Baudelaire. "Voglio stasera mostrare la mia gratitudine a Gaber per quella visita leggendo una poesia di Baudelaire".

Qui Sofri ha letto le rime del poeta francese. Poco prima aveva spiegato il perché del titolo della serata "L’illogica allegria - ha detto - È il titolo di una canzone di Gaber che parla di situazioni di vita quotidiana come lo stare incolonnati su un’autostrada. Quel titolo ha molto a che fare con il carcere - ha detto Sofri - anche in carcere in quelle rare volte che ci si sente allegri poi ci si vergogna di quell’allegria, perché bisogna vergognarsi di stare bene in galera". "Nello spicchio di cielo del carcere non passano nemmeno gli uccelli, passano solo i gabbiamo che hanno ormai perso la via del mare".

Ferrara: il teatro per far incontrare il carcere e la città

 

Redattore Sociale, 2 marzo 2005

 

Un laboratorio teatrale per far incontrare il carcere e la città di Ferrara, attraverso una compagnia teatrale formata interamente da attori-detenuti. I primi passi del progetto, inserito nell’ambito della programmazione degli obiettivi per Piano di Zona 2005/2007 del Comitato carcere, avverranno sabato 5 marzo grazie ai membri della compagnia teatrale La Fortezza.

Il gruppo, costituitosi negli anni ottanta all’interno delle carceri di Volterra sotto la guida del regista Armando Punzo, è in questi giorni in scena al teatro Comunale con lo spettacolo "I pescecani - ovvero quello che resta di Bertold Brecht". I detenuti-attori proporranno nella casa circondariale di Ferrara una riflessione sul loro lavoro al personale di custodia della struttura, educatori e assistenti sociali della città.

Da questo incontro prenderà il via, per gli ospiti dell’istituto penitenziario di Ferrara, un laboratori teatrale della durata di un anno (ma inserito in un disegno di carattere triennale) condotto da operatori e attori del Teatro Nucleo. Lo scopo del laboratorio? La nascita di una compagnia, con la quale avviare un percorso creativo di produzione teatrale in grado di confrontarsi con altre esperienze nazionali ed europee, e di incidere concretamente nel tessuto culturale della comunità ferrarese.

"Con questa e con le altre iniziative inserite nell’ambito degli obiettivi per Piano di Zona – ha affermato durante la presentazione del progetto l’assessore comunale ai Servizi sociali, Maria Giovanna Cuccuru, alla presenza dei diversi responsabili delle istituzioni coinvolte – miriamo in particolare a intensificare i rapporti fra l’Istituto carcerario e le istituzioni della città.

Vogliamo insieme diffondere una maggiore conoscenza della vita all’interno del carcere, ponendo in questo modo le condizioni per un avvicinamento e un’accoglienza delle persone detenute al momento della loro uscita dal carcere". Un impegno che comprende vari soggetti della rete (Amministrazione comunale e provinciale, Centro servizi alla persona, Formazione professionale, Csa, Forum terzo settore, Centro servizi volontariato, Teatro comunale, Centro teatro universitario), coinvolti nel dare corpo agli obiettivi illustrati dal Piano di Zona.

Obiettivi che si snoderanno in diversi ambiti di intervento, da quello lavorativo a quello della formazione professionale, dalle attività laboratoriali (come appunto la compagnia teatrale) e sportive, fino ad arrivare all’istruzione, all’informazione e alla promozione. "Sono tutti temi che cercheremo di sviluppare insieme, – ha ribadito l’assessore – in un’ottica di sussidiarietà orizzontale, con la convinzione che attraverso questi interventi sarà possibile creare punti di riferimento positivi per i carcerati e diffondere una maggiore conoscenza reciproca".

Roma: "Giustizia e pace", un seminario sul mondo del carcere

 

Avvenire, 2 marzo 2005

 

Non solo nei penitenziari degli Stati dittatoriali. "Se il mondo carcerario delle società sviluppate conosce situazioni concrete di forte disagio, non possiamo dimenticare che in molte regioni del pianeta, in molti Paesi in via di transizione politica, in molte aree di conflitto, il trattamento dei detenuti non risponde talvolta nemmeno ai requisiti "minimi" di umanità e di civiltà giuridica altrove già consolidati". La denuncia del cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, pur senza citazioni esplicite evoca le condizioni degradanti in cui versano tanti detenuti, anche e forse soprattutto là dove i riflettori si accendono a intermittenza.

Occasione dell’analisi è il seminario internazionale su "I diritti umani dei detenuti", organizzato dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace assieme alla Commissione internazionale della pastorale penitenziaria cattolica (Iccppc), cui partecipano i rappresentanti di 30 nazioni dei cinque continenti. Alla due giorni, che si chiude oggi, è stato presentata la relazione del direttore del programma Onu su prevenzione del crimine e giustizia penale, Eduardo Vetere.

"Tramite la preziosa opera umana e cristiana dei cappellani delle carceri e di tanti volontari - ha sottolineato il cardinale Martino - la Chiesa intende coltivare la convinzione che la reclusione, come ogni altra esperienza umana negativa, non ci separa mai dall’amore di Dio e dalla sua chiamata. E quindi non ci separa mai dalla dignità umana". Un punto che il presidente del Pontificio Consiglio ha ribadito più volte. "Lungi dal rimanere astratta - ha detto - una simile considerazione deve animare la politica e il diritto, le istituzioni sociali di prevenzione e i regolamenti carcerari, l’intervento nelle carceri degli organismi della società civile". Martino ha constatato che "a distanza di cinque anni dal 9 giugno 2000, quando fu celebrato il Giubileo dei carcerati, molte delle difficoltà del mondo carcerario sono ancora all’ordine del giorno". Un esempio? "Nel mondo si verificano purtroppo situazioni di carcerazione e modalità di detenzione addirittura pre-giuridiche, nel senso che non hanno ancora recepito le più elementari tutele dei diritti della persona".

A chi obietta che comunque di criminali si tratta, il presidente dell’Iccppc, Christian Kuhn, replica che "i nostri cappellani non sono così ingenui da ignorare l’enorme pericolo che il crimine, specialmente quello organizzato, il narcotraffico e il terrorismo rappresentano per la società, che deve essere protetta da alcuni pericolosi criminali. Ma è nella nostra quotidiana esperienza che raramente sono in prigione i capi delle organizzazioni, mentre la maggioranza dei detenuti nel mondo non sono pericolosi psicopatici, ma poveri ed emarginati". Kuhn porterà le conclusioni del seminario all’11° congresso dell’Onu sulla prevenzione del crimine e la giustizia penale, dal 18 al 25 aprile a Bangkok in Thailandia.

Eduardo Vetere ha spiegato che "il numero di esseri umani dietro le sbarre nel mondo è in crescita: 8,75 milioni tra detenuti in attesa di giudizio e condannati. Si tratta di una persona ogni 700". Tra il 1995 e il 2002 le detenzioni sono aumentate da 165 a 187 ogni 100 mila persone. I più alti tassi di detenzione si registrano nelle Americhe, seguite dall’Africa, con quasi un terzo del totale dei detenuti in attesa di giudizio. In Italia la percentuale, pure in calo, supera il 40%.

Agrigento: piove sui detenuti rinchiusi nell’ex convento

 

La Sicilia, 2 marzo 2005

 

Le piogge di questi giorni non hanno risparmiato nemmeno la casa circondariale di Sciacca. Dal soffitto dell’antico convento dei Carmelitani, da decenni sede del carcere e che dovrebbe invece essere restituito alla pubblica fruizione perché bene monumentale, l’acqua piovana si infiltra, provocando disagi ai 60 detenuti e al personale.

La sistemazione dei tetti farebbe parte di un intervento che prevede, inoltre, la revisione dell’impianto elettrico. Ma non si hanno notizie dei 300 mila euro stati stanziati per tali opere. L’intervento dovrebbe essere coordinato dal Dipartimento regionale dell’amministrazione penitenziaria. Il problema dell’acqua piovana oltre che di disagio per detenuti e personale, rischia di compromettere l’antica e preziosa struttura.

Usa: niente pena di morte per i minori, la fine di una vergogna

 

L’Unione Sarda, 2 marzo 2005

 

Un miglio verde come futuro, un’interminabile brevissima passeggiata verso la camera a gas, la sedia elettrica. Il cuore che scoppia, le tempie che pulsano furiosamente, la certezza che l’inferno ti sta aspettando. O forse, semplicemente, sta per finire. Sono 72, distribuiti in 19 stati, bianchi, neri, portoricani, drogati, disgraziati, violenti, a loro volte figli della violenza, e non gliene frega niente di sapere chi fosse Thomas Graunger, il primo ragazzo americano giustiziato in Massachusetts, nel 1642, quando ancora gli Stati Uniti non avevano conquistato l’indipendenza dalla madrepatria.

Non sanno neppure che da allora ad oggi sono stati più di 350 i coetanei puniti "esemplarmente" dallo Stato. Qualcuno, l’avvocato, il direttore del carcere, la madre, dirà loro in queste ore che la vita continuerà. In cella, forse per sempre, ma continuerà, e avranno il tempo di capire, di pensare, di leggere, chissà, di diventare migliori.

Qualcuno li informerà che una sentenza clamorosa della Corte Suprema, appena emessa, ha giudicato incostituzionale la pena di morte per i detenuti che all’epoca del crimine avevano meno di 18 anni. Per loro. È la conclusione di un incubo personale moltiplicato per settantadue, la fine di una grave violazione dei diritti umani, la continuazione di una battaglia condotta da decine di associazioni umanitarie contro la barbarie della pena di morte. E non solo negli Stati Uniti.

È il segnale forte per una svolta più ampia, che non faccia più distinzioni anagrafiche ma porti un giorno non troppo lontano all’abolizione della pena di morte tout court. Amnesty International esulta, esultano i movimenti abolizionisti che da anni, in tutto il mondo, chiedevano questo provvedimento. E si augurano che la sentenza possa essere presto seguita da analoghe decisioni degli organi giudiziari e legislativi in Arabia Saudita, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo e Iran.

Già sedici anni fa la Corte americana sancì l’incostituzionalità della pena capitale per i minori di sedici anni, adesso l’ha estesa (con effetto immediato) fino ai 18. Sono cambiati gli standard culturali, ha sottolineato nella sua relazione il giudice Anthony Kennedy. È cambiato, finalmente, il peso dell’opinione pubblica internazionale. E ha preso sempre più forza la convinzione che l’instabilità emotiva di un giovane possa essere spesso alla base di un crimine, oltre che di tante sciocchezze. Un’interpretazione contro la quale hanno votato il presidente della Corte e altri tre giudici, tra i quali una donna.

Altri quattro, oltre a Kennedy, hanno fatto pendere finalmente la bilancia dalla parte giusta. Mario Luzi, il grande poeta novantenne scomparso l’altro ieri a Firenze, sarebbe stato felice. Felice di sapere che da oggi, nel mondo, c’è un po’ meno di quell’inferno da lui raccontato nel suo urlo contro la pena di morte. Più volte nell’esistenza/ aveva emesso la condanna a morte/ la vita stessa ? che poi continuava/ subdola e sorprendente. La vita stessa/ con sue aguzze pene/ e deserte sofferenze/ mi aveva spesso condannato a morte./ Ma un giorno/ incredibilmente/ ebbero altri su di lei potere e norma./ La sentenza emanò da un orifizio/ tristo, posto in una trista faccia/ sotto il naso, sopra il mento e il pizzo./ A fatica riusciva a essere un volto/quella raggrinzita carne/. La parola morte, lei sola/, rantolò nel mio timpano assordito.

Belluno: muore nel carcere di Bergamo figlio dei Sinti Cari

 

Il Gazzettino, 2 marzo 2005

 

Trovato morto appeso ad un lenzuolo in una stanza del carcere di Bergamo, dove stava scontando una pena. È stato con ogni probabilità un suicidio la causa della morte del poco più che ventenne Ken Cari, uno dei figli di Mario e Maria Cari (quest’ultima originaria di Vittorio Veneto), la coppia Sinti allontanata dal territorio comunale dalla prima giunta Scottà con un provvedimento che all’epoca fece molto discutere. Il decesso del giovane si è verificato all’interno del penitenziario la scorsa settimana, mentre lunedì è stata eseguita l’autopsia del ragazzo i cui funerali si terranno oggi mercoledì alle 14 a Carnobbio degli Angeli, nel bergamasco.

La notizia ha sconvolto i genitori di Ken Cari: il padre Mario, attualmente detenuto nel carcere di Rovereto che avrebbe visto il figlio lunedì grazie ad un permesso, e la madre Maria, nomade, e si è diffusa rapidamente anche a Vittorio Veneto. "Ho parlato con Maria Cari, è distrutta dal dolore - racconta Carlo De Poi del Collettivo di Ricerca Teatrale - tanto più se si pensa ai forti legami familiari che si creano tra Sinti".

De Poi, con la sua compagnia artistica ed altri gruppi, enti ed associazioni, fu tra coloro i quali si impegnarono per un’integrazione della famiglia Cari nel tessuto sociale vittoriese. "Ebbi pochissime occasioni di vedere Ken: lo ricordo come un ragazzo timido, gentile ed introverso - ricorda - i suoi due fratelli minori stavano compiendo con successo un percorso di inserimento che è stato interrotto dal loro allontanamento. Spero che la strada che questi due ragazzi intraprenderanno possa non essere simile a quella di Ken, altrimenti vorrà dire che la nostra società non riesce più ad integrare chi è "diverso".

Le spese per le onoranze funebri di Ken Cari saranno per ora sostenute con una colletta dalla famiglia e da alcuni singoli ed associazioni amiche, ma nel Municipio vittoriese è giunta una richiesta di contribuzione vista la situazione di indigenza in cui versa la madre del ragazzo, che era cittadino vittoriese. "Si tratta di un atto dovuto contemplato dai regolamenti comunali. Quello che dobbiamo fare lo faremo" assicura il sindaco Giancarlo Scottà.

Gorizia: no dei Verdi all’apertura del Cpt di Gradisca d'Isonzo

 

Il Gazzettino, 2 marzo 2005

 

Centro permanenza temporanea fa rima, per i Verdi, con gabbia etnica: così infatti si è espresso il consigliere regionale dei Verdi, Alessandro Metz, che ieri mattina, affiancato dal segretario regionale del partito, Gianni Pizzati, e con l’avvallo del prosindaco di Mestre Gianfranco Bettin, ha depositato in Procura a Gorizia, un esposto per segnalare gli aspetti incongruenti della costruzione del Cpt a Gradisca d’Isonzo. "Le basi su cui si fonda la realizzazione del centro ­ ha spiegato Metz in una conferenza ­ sono anticostituzionali. Con questo esposto chiediamo di indagare sulla procedura utilizzata; se sia il caso di sequestrare il cantiere; di valutare, ed in caso far intervenire la Corte dei Conti, gli aspetti finanziari".

Secondo il consigliere regionale Metz ed il consigliere comunale monfalconese Corrado Altran, vagliando la documentazione mancherebbero dei passaggi fondamentali: "Il percorso di secretazione dei documenti deve avvenire con l’intesa della Regione ­ ha puntualizzato Metz - Deve essere costituito un Comitato consultivo che avvalli il progetto. Entrambe le cose non sono state fatte. Possiamo parlare di abuso edilizio e potrebbe essere un precedente pericoloso".

Molto duro con la Regione e con l’assessore Roberto Antonaz il segretario regionale dei Verdi Pizzati: "Sono venute meno le basi per le quali avevamo sostenuto la candidatura di Antonaz. Vogliamo le sue dimissioni". "Nel momento in cui è stato eletto Illy - spiega Metz, ricordando come domani porrà la questione nella riunione di maggioranza a Trieste - la nostra ‘quota-partè sugli assessorati è stata spesa su Antonaz, anche e soprattutto perché con le deleghe come pace, cultura e immigrazione si garantiva un certo tipo di percorso e con un peso politico: tutto questo non corrisponde più e sul Cpt c’è il dato più evidente".

"Mi sembra ridicolo - è la replica di Antonaz - essere accusato di non essermi interessato a sufficienza degli immigrati e di non essermi opposto al Cpt, quando sono stato io a proporre l’inserimento, nel programma d’Intesa democratica, di un riferimento preciso alla totale contrarietà al Cpt e sempre io a organizzare i due incontri a Roma, per ribadire al ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, la nostra posizione". Anche la lettera inviata dal presidente Illy al ministro è frutto di un lavoro seguito anche dallo stesso assessore. "Credo di avere fatto il mio dovere - conclude Antonaz - tanto da essere diventato il bersaglio preferito della destra. E pur giudicando la richiesta dei Verdi una bizzarria, la loro accusa mi ha prodotto amarezza".

"Siamo sorpresi da questa uscita inaspettata dei Verdi - fa eco per Rifondazione il consigliere regionale Kristian Franzil - la posizione dell’assessore Antonaz e di tutta la giunta è chiara da sempre. Siamo contrari al Cpt e la giunta farà il possibile per la sua chiusura. Sembra strano che ai cori della Destra che attaccano Antonaz ora si uniscano anche i Verdi".

"È una richiesta inspiegabile - aggiunge il segretario regionale di Rifondazione, Giulio Lauri - Antonaz è in prima fila con tutta la giunta nella difesa dei diritti dei migranti, così come nel contrasto alla realizzazione del Cpt. Abbiamo la legge più avanzata sull’immigrazione, e non si può considerare il fatto che il Cpt si realizza non per volontà della Regione, ma del Governo".

La polemica viene cavalcata anche da An. "Siamo di fronte ad una specie di competizione all’interno della Giunta Illy tra i Verdi e Rifondazione per dimostrare chi ha la posizione più estremistica in tema di immigrazione - osserva il capogruppo regionale Luca Ciriani - A pochi giorni dalla manifestazione violenta di Gradisca, a cui ha partecipato anche lo stesso Antonaz, è ormai chiaro che la Giunta è condizionata delle posizioni più estreme della sua maggioranza che sul tema dell’immigrazione e rispetto dell’ordine pubblico hanno una posizione irresponsabile e sostanzialmente analoga a quella dei centri sociali e no global".

Legata alla vicenda Cpt anche la "sorte" di Ezio, il ventitreenne di Romans d’Isonzo, arrestato lo scorso sabato durante la manifestazione di protesta a Gradisca. Fino a ieri il giovane si trovava nel carcere di Gorizia: oggi è fissata l’udienza di convalida dell’arresto, o di scarcerazione. Contemporaneamente fuori dal tribunale sarà organizzato un presidio dei Verdi per manifestare la contrarietà dei metodi utilizzati dalle forze dell’ordine nei confronti del giovane.

Venezia: acconciatori in carcere per sfilata costumi d'epoca

 

Il Gazzettino, 2 marzo 2005

 

I cancelli del carcere femminile della Giudecca si sono aperti per i parrucchieri del Grmc, gruppo ricerca moda capelli con sede a San Donà di Piave presso l’Ipea. È la scuola professionale che si occupa di estetica per i parrucchieri di acconciatura e rielaborazione del colore. Angela, Barbara, Marcela, Lucio e Gianni, cinque parrucchieri del Grmc, lunedì sorso, sono entrati in carcere per volontariato.

Per un’intera giornata hanno vissuto a stretto contatto con le detenute e il mondo carcerario. Lo scopo era di preparare le acconciature ad una decina di recluse. Le detenute, una volta vestite ed acconciate di tutto punto, hanno messo in scena uno spettacolo in costumi d’epoca dal 1300 al 1900 realizzati nella sartoria del carcere. Il laboratorio di sartoria, lo spettacolo recitato e le acconciature sono stati ripresi da Rai 3 per "Racconti di vita sera", la serie di otto puntate che tratterà di temi sociali e andrà in onda a partire dalla tarda primavera.

Dal carcere veneziano arriveranno nelle case degli italiani le immagini di donne dietro le sbarre ciascuna con la propria storia, molte con le proprie speranze. Il percorso nel volontariato degli aderenti al Grmc è iniziato da due anni. È cominciata a Cà Savio, con una sfilata, la collaborazione con " Il Cerchio ", una cooperativa sociale con sede a Venezia. Le detenute hanno studiato l’evoluzione del costume e delle acconciature d’epoca. Le ha portate in passerella un lavoro lungo e preciso. Quello che sarà trasmesso dalla Rai non sarà una fiction ma lo spaccato di vita vera di un gruppo di donne disposte a riscattarsi.

Castelfranco: Comunisti Italiani; un forte no al carcere-ghetto

 

Comunicato Stampa, 2 marzo 2005

 

Consideriamo sbagliato e sconcertante che il Governo intenda inaugurare fra venti giorni il primo carcere-ghetto per tossicodipendenti gestito da privati.

È inconcepibile che si proponga una mega struttura di 140 detenuti gestita da un soggetto, la Comunità di San Patrignano, che non ha nessun rapporto con la realtà modenese. Così facendo non si tiene in nessun conto delle tante positive esperienze di piccole sezioni che hanno dato ottimi risultati sia dal punto di vista terapeutico sia da quello del reinserimento sociale.

Questo progetto rientra nella più generale politica repressiva del Governo Berlusconi messa in pratica con la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, con il pessimo disegno di legge Fini sulle droghe e dal disegno di legge Cirielli, che da un lato cerca di salvare Previti e soci e dall’altro aumenta le pene e l’esclusione della maggioranza dei detenuti dalle misure alternative.

In questa vicenda il Governo ha anche la grave responsabilità di non aver coinvolto i territori e le Autonomie Locali interessate. Consideriamo inaccettabile che il Comune di Castelfranco e la Regione abbiano appreso dalla stampa la notizia della inaugurazione.

È necessario che questo progetto venga subito fermato e si proceda ad attivare una sede di confronto tra le Autonomie locali, il Sert e tutti i soggetti che a vario titolo lavorano efficacemente da anni sul territorio modenese per il recupero e il reinserimento sociale delle persone con problemi legati alla tossicodipendenza.

 

Sergio Palazzini, Segretario Provinciale Pdci di Modena

Sicurezza: Sappe; lettera aperta a Governo e Parlamento

 

Agi, 2 marzo 2005

 

Il Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria (Sappe) ha scritto una lettera aperta al premier Silvio Berlusconi, ai ministri della Giustizia e Funzione pubblica Roberto Castelli e Mario Baccini e a tutti i capigruppo dei partiti politici alla Camera, per evitare il licenziamento di 500 agenti ausiliari e richiamare l’attenzione sulle esigenze del corpo di Polizia penitenziaria e il comparto sicurezza.

"Chiediamo - spiega il Sappe - che vengano incorporarti in servizio permanente effettivo gli agenti ausiliari attualmente in servizio, tramite un provvedimento correttivo della Finanziaria, che sfruttando le vacanze dei ruoli superiori, scongiuri il licenziamento di circa 500 agenti. Chiediamo inoltre l’apertura di un tavolo presso il ministero della Giustizia per modificare il decreto sulle piante organiche della Polizia penitenziaria, che non risponde alle realtà operative, e la riapertura non oltre la metà di marzo della trattativa per la coda contrattuale del contratto 2004-1005".

"Le nostre richieste sono state infine rivolte - conclude la nota - ad ottenere il riordino, nella legge delega al Governo, dei ruoli e delle carriere del personale delle forse di polizia, oltre al rinvio, ormai improcrastinabile, della rimodulazione o separazione del comparto Sicurezza da quello della Difesa. Vorremmo inoltre che nella stesura della prossima Finanziaria 2006 il Consiglio dei Ministri si impegni ad incrementare gli oneri di spesa del rinnovo contrattuale".

 

 

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