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Antigone: i dati dell’Osservatorio, sovraffollamento al 180%
Liberazione, 23 maggio 2005
Un solo carcere su dieci in Italia ospita un numero di detenuti che non supera quello dei posti disponibili. Il resto è sovraffollamento: quattro istituti su dieci hanno un tasso di presenza che si aggira attorno al 150%, in tre su dieci il tasso oscilla addirittura tra il 160 e il 180%, 2 su dieci sono sovraffollati fino al 130% della loro capienza regolamentare. I dati raccolti sono il frutto delle visite che l’Osservatorio sulle condizione di detenzione dell’associazione Antigone ha messo in campo il 13 maggio in più di 30 prigioni, da Regina Coeli a San Vittore, da Genova Marassi a Trani, da Torino Le Vallette all’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa. Al sovraffollamento cronico, dalla crescita esponenziale, si è inserito un altro grave problema: il nuovo regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario, approvato nel settembre del 2000. Quello che prevedeva alcune modifiche strutturali volte ad "umanizzare" la vita carceraria, cui le carceri devono adeguarsi entro settembre di quest’anno. Così accade che in un terzo delle carceri visitate, le finestre delle celle hanno schermature (proibite dal regolamento) che impediscono l’accesso di luce e aria; solo un quarto degli istituti ha le docce all’interno delle celle; solo un quinto delle prigioni o delle sezioni femminili ha il bidet e sempre un quinto delle carceri ha una la cucina che non serve più di duecento detenuti. Quanto agli spazi verdi dove i detenuti dovrebbero avere i colloqui con i familiari - anche questi previsti dal regolamento - le carceri che li hanno si contano sulla punta delle dita. E basta analizzare la "componente" sociale dei detenuti, che ormai sfiorano quota 58mila (record storico), per capire che siamo davanti ad una giustizia classista. Così ieri Antigone, durante l’assemblea annuale, ha presentato per la prima volta una piattaforma di discussione aperta ai "non addetti ai lavori": "Una proposta di riflessione che tenti di affrancarsi da un dibattito inquinato dalla nuova emergenza "niente è più come prima" post 11 settembre e dal permanere degli interessi con la giustizia penale del presidente del consiglio". Quest’anno - ha precisato Stefano Anastasia, presidente dell’associazione - l’esigenza era "mettere in circolazione delle idee" per rilanciare un progetto politico che ridefinisca i confini e i contenuti del diritto penale, che tenga conto della sicurezza come delle garanzie, dei diritti dei singoli come di quelli della collettività. "E questo perché oggi il sistema penale è spostato verso la repressione come dimostrano i fatti di questi giorni", ha spiegato Patrizio Gonnella, coordinatore di Antigone all’apertura dei lavori. Una piattaforma che sostiene la necessità di uscire "dall’emergenzialismo e dall’opportunismo, da un concetto di giustizia selettiva e iniqua per approdare ad una mite ed equilibrata". E per farlo, Antigone avanza proposte, tra cui la riduzione dei reati, il superamento dell’esclusività della pena carceraria, l’abbassamento dei massimi sanzionatori. Politiche di "depenalizzazione e scarcerizzazione" che potrebbero in primo luogo risolvere il problema più annoso, quello appunto del sovraffollamento, "e far scendere così il numero di presenze nelle carceri". Tra gli invitati all’assemblea anche il segretario del Prc Fausto Bertinotti, che nel suo intervento ricorda le cifre drammatiche della repressione e l’uso sconsiderato dei reati associativi contro i movimenti per condividere la piattaforma e rilanciare la necessità che questa "sia assunta dai partiti della coalizione". Auspicando un incontro tra il leader dell’Unione Prodi e Antigone: "Perché quello che non si può più fare è consentire alla politica una via di fuga". Proposta accolta anche Massimo Brutti, responsabile giustizia dei Ds. Sabrina Deligia Busto Arsizio: polizia penitenziaria protesta contro direttrice
Ansa, 23 maggio 2005
La polizia penitenziaria, in servizio al carcere di Busto Arsizio (Varese), ha dichiarato lo stato di agitazione per protestare contro "il persistere - si legge in un comunicato - dello stato di sofferenza nei confronti dell’attuale direttrice" e la mancanza di relazioni sindacali. Per manifestare , la polizia penitenziaria e le organizzazioni sindacali hanno indetto un sit-in che si terrà sul piazzale antistante il carcere nei giorni 25, 26 e 27 maggio con inizio alle 9 del mattino. Lo stato di agitazione dopo i tre giorni annunciati, "assumerà carattere ad oltranza" e comunque fino a quando l’amministrazione non interverrà per risolvere la situazione. Una lunga lettera con le motivazioni dello stato di sofferenza registrato, è stata inoltrata al ministro Castelli e ai capi dei settori pubblici che si occupano delle carceri. Gli agenti penitenziari lamentano soprattutto "atteggiamenti autoritari da parte della direttrice e poca disponibilità nella concessione dei permessi e congedi. Cassazione: 18 mesi reclusione per un bacio non voluto
Ansa, 23 maggio 2005
La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a un anno e sei mesi di reclusione nei riguardi di un uomo di 31 anni, dichiarato socialmente pericoloso, il quale, il 7 agosto 2000, ad Ancona, baciò sulla bocca una ragazza contro la volontà di lei. L’imputato è stato dichiarato colpevole, in via definitiva, di violenza sessuale. La ragazza uscì da una profumeria e stava avvicinandosi alla sua automobile, quando si trovò di fronte l’imputato, da lei già conosciuto per precedenti molestie. L’uomo cercò di baciarla una prima volta, la ragazza riuscì a schivare l’approccio, ma la seconda, volta, bloccata per le braccia, fu costretto a subire il bacio sulla bocca. In primo grado l’uomo fu condannato a due anni e due mesi di reclusione, mentre in appello la pena fu ridotta ad un anno e sei mesi di reclusione, perché fu riconosciuto all’imputato un vizio parziale di mente: una perizia psichiatrica, infatti, riscontrò nell’uomo "un delirio strutturato di tipo erotomanico". Fu applicata, inoltre, all’imputato la misura di sicurezza della custodia temporanea in una casa di cura. Ora la Corte di Cassazione - esaminata la vicenda su ricorso dell’uomo - ha confermato la pena, mentre ha annullato la misura di sicurezza della custodia temporanea in casa di cura, chiedendo, sul punto specifico, un nuovo esame da parte della Corte di Appello di Perugia. Benevento: minore denuncia abusi sessuali in carcere
Ansa, 23 maggio 2005
Sarebbero durate circa due mesi le violenze sessuali sul loro compagno di cella, in un istituto minorile della Campania: di qui la denuncia della vittima e l’inizio delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Benevento. Due avvisi di custodia cautelare in carcere sono stati emessi dal gip del Tribunale di Benevento Simonetta Rotili. L’accusa per i due giovani, uno originario della provincia di Napoli, l’altro del Casertano, è di violenza sessuale aggravata di gruppo continuata. Violenza che si sarebbe consumata nei mesi di luglio e agosto dello scorso anno, in un istituto penale minorile della Campania. Al termine delle indagini, condotte dalla polizia, il gip Rotili, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Benevento Ruggero Pilla e del sostituto Marcella Pizzillo, ha emesso i provvedimenti restrittivi che gli agenti della squadra mobile hanno notificato in carcere, nel pomeriggio di oggi, ai due detenuti. Roma: varicella a Rebibbia, attività comuni ancora sospese
Ansa, 23 maggio 2005
A causa dell’epidemia di varicella che si è diffusa nella sezione femminile - e in conseguenza della quale è morta una detenuta malata di Aids - restano tuttora sospese le attività comuni nella casa di reclusione di Rebibbia, a Roma. Lo ha riferito il segretario generale aggiunto dell’organizzazione sindacale autonoma Sialpe-Asia Sergio Ranaldi, il quale ha anche confermato che la varicella ha colpito una quindicina di detenute e un agente della polizia penitenziaria. Ranaldi ha anche confermato per il 24 maggio una manifestazione unitaria di tutte le sigle sindacali della polizia penitenziaria a Roma, davanti alla sede del Dipartimento per l’Amministrazione penitenziaria, per le gravi carenze negli organici e la frequente destinazione del personale presso gli uffici dipartimentali. Marocco: sciopero fame detenuti integralisti, una parte smette
Ansa, 23 maggio 2005
Centocinquanta detenuti integralisti marocchini in sciopero della fame dal 2 maggio hanno posto fine oggi alla protesta, mentre proseguono colloqui con altre centinaia in varie carceri del paese. Lo ha detto all’Afp uno dei loro avvocati. Secondo il ministero della giustizia, i detenuti in sciopero della fame erano originariamente in tutto 638, e il loro numero era poi passato a 541. Altre fonti avevano parlato di mille adesioni alla protesta. I 150 detenuti del carcere di Outita (centro) hanno posto fine allo sciopero della fame dopo una serie di colloqui con una delegazione composta da rappresentanti del Consiglio consultivo dei diritti dell’uomo e della Fondazione Mohammed VI per il reinserimento dei detenuti, ha precisato l’avvocato Khalil Idrissi. Le parti si sono accordate per "un riesame dei dossier e irregolarità" nei processi e per un "miglioramento delle condizioni di detenzione". I detenuti in sciopero della fame sono stati in gran parte arrestati nel quadro delle indagini seguite agli attentati di Casablanca del 16 maggio 2003 (45 morti tra cui 12 kamikaze). Essi negano qualsiasi coinvolgimento negli attentati. Frosinone: carcere strapieno, assessori chiedono un'amnistia
Il Tempo, 23 maggio 2005
Sotto un sole cocente, nel largo spazio di piazzale Europa, si è svolta ieri a mezzogiorno una conferenza sullo "scottante" problema del sovraffollamento delle carceri e l’urgente bisogno del provvedimento amnistia. L’iniziativa, fortemente voluta e promossa da Luigi Spada (vice-presidente della III circoscrizione del comune di Frosinone) e da Pier Paolo Segneri mira a focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle condizioni disumane dei carcerati italiani. Nelle 206 carceri italiane ci sono all’incirca 58.000 detenuti, ma sono solo 42.540 le persone che gli istituti di pena possono contenere. Un esubero di ben 15 mila carcerati, un numero che ben lascia intravedere le condizioni umane, fisiche, igieniche e psicologiche dei detenuti. Con l’arrivo dell’estate e del caldo tali, già precarie condizioni, peggiorano e oltre alla condanna i detenuti subiscono una vera e propria tortura. Secondo le statistiche è proprio in questa stagione che aumentano i suicidi. "Eppure - sottolineano Segneri e Spada - nel 2002 il Pontefice espresse l’auspicio di un atto di clemenza nei confronti dei detenuti per reati minori. Questo appello non ha portato a nulla, se non a una sorta di "indultino" che ha consentito a circa 6.000 carcerati di tornare in libertà. Un’azione inefficacie e burlesca. Negli ultimi tre anni ci sono state un milione di prescrizioni. Naturalmente ne hanno usufruito soprattutto gli imputati ricchi che possono pagare gli avvocati cosiddetti bravi". Segneri e Spada si rivolgono, quindi, alle istituzioni e ai parlamentari della nostra provincia affinché si mobilitino subito per porre rimedio a questa situazione spaventosa. Soprattutto indirizzano il loro sollecito a Perlini e Tanzilli, entrambi membri della commissione giustizia della Camera (è proprio qui che la legge su amnistia e indulto è ferma), che si dicono d’accordo e pronti per intraprendere il lungo e impervio iter per l’approvazione delle proposte depositate in Parlamento. Verona: 30 detenuti di Montorio a lezione di computer
L’Arena di Verona, 23 maggio 2005
All’apparenza sembra un normale corso del Fondo sociale europeo (Fse) per imparare a usare il computer, con esami finali, diploma regionale e riconoscimento europeo. In realtà la questione è più complessa per il tessuto sociale in cui si sviluppa: il carcere di Montorio. I due corsi, maschile e femminile hanno per protagonisti 30 detenuti, con età media sotto i 30 anni. Ogni corso è composto da 15 corsisti (dieci titolari più cinque uditori) che sono impegnati in un percorso formativo di 300 ore concentrate in metà tempo rispetto alla norma: tre mesi anziché sei con una densa tabella di marcia fatta di oltre sei ore giornaliere. Il tutto per essere pronti all’esame finale, ai primi di giugno. Un impegno e un obiettivo che sta per essere portato a termine dagli esperti del settore Informatico dell’istituto salesiano San Zeno, di via don Minzoni, coordinati dal salesiano don Elio Lago che spiega così il valore dell’iniziativa: "Con questo corso, vogliamo dare dignità alla persona la quale si accorge di saper fare qualcosa e di conseguenza di poter essere remunerata per quello che fa e che, se viene promossa, si ritrova con un titolo regionale riconosciuto in tutta Europa, oltre ad una piccola borsa di studio in danaro messa a disposizione dal Fondo Sociale Europeo. In altre parole vogliamo dare una professionalità al detenuto in funzione del suo rientro nella società perché è sempre possibile recuperare alla convivenza civile un uomo o una donna, anche se in condizioni difficili". Quindi aggiunge: "Questi due corsi sono andati a buon fine da una parte per la grande disponibilità manifestata e praticata dal Settore Informatico del San Zeno e, dall’altra, per la piena collaborazione offerta dai responsabili del carcere di Montorio dove abbiamo constatato", conclude don Lago, "che si può sempre contare sulla pronta disponibilità del direttore, Salvatore Erminio, della responsabile del settore Formazione all’interno della struttura, Enrichetta Ribezzi e degli agenti di custodia". I due corsi si sono innestati su un terreno sociale preparato in tre anni di lavoro dai volontari dell’Associazione Arca 93, i quali, accanto ad un’attività di accoglienza sviluppano incessantemente percorsi formativi sempre di concerto con il determinante sostegno della direzione. Usa: condannato vuole donare fegato prima di esecuzione
Tg Com, 23 maggio 2005
Nessuna clemenza: è questa l’indicazione di un organo consultivo dell’Indiana al governatore dello Stato in merito al condannato a morte che ha chiesto un rinvio dell’esecuzione per poter donare parte del fegato alla sorella malata. Gli avvocati di Gregory Scott Johnson, 40 anni, chiedono invece alle autorità un rinvio per permettergli di sottoporsi a test per verificare la compatibilità con la donna. Secondo i legali, spetta al governatore Mitch Daniels, l’ex ministro del bilancio del presidente George W. Bush, decidere un rinvio dell’esecuzione per permettere i test e l’eventuale operazione chirurgica. Johnson ha anche avanzato giorni fa una richiesta di grazia. Ma l’organo consultivo che deve istruire il caso propende per il no e lo ha fatto sapere a tempo debito. Il detenuto è stato condannato per l’uccisione nel 1985 di Ruby Hutslar, una donna di 82 anni assassinata durante un furto in casa. Ai condannati a morte giustiziati con l’iniezione letale non viene normalmente concessa la possibilità di donare organi perché potrebbero essere danneggiati dalle sostanze chimiche utilizzate per ucciderli. Br: Cinzia Banelli fuori dal carcere, trasferita in località segreta
Tg Com, 23 maggio 2005
Cinzia Banelli, la prima pentita delle Brigate rosse, è uscita dal carcere di Sollicciano di Firenze. Era a bordo dell’auto del Gom (il Nucleo speciale di protezione della polizia penitenziaria) assieme al figlio Filippo, nato il 5 marzo 2004 in un ospedale fiorentino mentre la ex terrorista era in carcere. "Compagna so" sarà ora trasferita in una località segreta. La Banelli era stata arrestata nell’ottobre 2003. Cinzia Banelli aveva ottenuto nel pomeriggio gli arresti domiciliari dal tribunale del riesame di Bologna. Era stata arrestata insieme agli altri presunti brigatisti, a giudizio a Bologna e Roma per gli omicidi di Marco Biagi e Massimo D’Antona. Per una strana coincidenza temporale, la Banelli esce dal carcere nel giorno del sesto anniversario della morte di D’Antona. La brigatista nei mesi scorsi aveva chiesto di essere ammessa al programma di protezione per i pentiti, che le era stato negato. "Non è possibile rendere noto il luogo dove Cinzia Banelli resterà ai domiciliari - ha detto l’avvocato Volo - ed è facilmente intuibile il perché". Nei mesi scorsi i gip dei Tribunali di Roma e Bologna, rispettivamente Luisanna Figliolia e Rita Zuccariello, avevano respinto la richiesta di domiciliari per la Banelli, richiesta avanzata, oltre che dall’avvocato Volo, anche dalle procure di Bologna e Roma. La decisione del Riesame di Bologna segue quella del tribunale della libertà di Roma. Il giudice Francesco Taurisano nella ordinanza aveva inoltre restituito la "patente" di pentita alla Banelli, ruolo che il gip di Roma aveva invece sconfessato. Per i giudici del Tribunale del Riesame "l’esistenza di un figlio nella primissima infanzia, rende inverosimile l’ipotesi di fuga". Il collegio tutto al femminile e presieduto da Liviana Gobbi e composto dai giudici Mery De Luca e Paola Passerone esclude un possibile pericolo di fuga. Nell’ordinanza, infatti si legge: "La nascita di un figlio è stata una delle ragioni alla base della collaborazione ed è evidente che una scelta di clandestinità sarebbe impossibile da realizzarsi portando con sé un bimbo in tenera età e sarebbe in netto contrasto con quella risoluzione". Secondo il Tribunale del Riesame l’ipotesi di pericolo di fuga "è ulteriormente improbabile alla luce del fatto che la latitanza richiede necessariamente supporti logistici, contatti, possibilità finanziarie, ossia una rete di appoggi e collaborazioni di cui la Banelli non pare allo stato disporre e che difficilmente potrebbe ottenere da appartenenti o aderenti o simpatizzanti di quello stesso sodalizio che lei stessa ha contribuito a smantellare". Pescara: centro permanenza per immigrati, cresce fronte del no
Il Messaggero, 23 maggio 2005
L’ipotesi dell’apertura di un nuovo centro di detenzione per migranti ha trovato ferme opposizione. "In vista di questa sciagurata iniziativa del ministero degli Interni, noi di Rifondazione comunista - è scritto in una nota - oltre a ribadire un fermissimo no al lager di Preturo vogliamo riprendere e porre all’attenzione alcuni temi importanti. La battaglia per la chiusura dei Cpt è una battaglia europea, che si articola anche attraverso le mobilitazioni contro l’attuale organizzazione del lavoro, in cui frontiere, centri di trattenimento e deportazioni sono dispositivi di regolazione e governo della forza-lavoro". A tal proposito domani tutte le associazioni contrarie si riuniranno per discutere su azioni da intraprendere contro l’iniziativa. "La legge sull’immigrazione, cosiddetta Bossi-Fini - continua la nota - rappresenta per molti aspetti non solo una vergogna per un Paese civile di vecchie e nuove emigrazioni, ma nella sua contorta applicazione una grave lesione dei diritti umani e civili dei migranti, anche di quelli internati per sessanta giorni nel "Centri di permanenza temporanea" (Cpt) per "colpa" dell’unico "reato commesso": la fuga da guerre, dittature e carestie". Ancora pochissimo si sa di quanto accada quotidianamente dentro questi luoghi (molti sono sotto inchiesta) dove si susseguono rivolte, atti di autolesionismo e scioperi della fame. Si sa pochissimo anche perché, da oltre due anni, a tutta l’informazione ne è impedito l’accesso per volere del ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu. "Chiediamo a tutti i cittadini - conclude - una mobilitazione immediata e la costituzione di un comitato contro la costruzione del lager". Bari: favori a detenuti, arrestati alcuni ex agenti penitenziari
Adnkronos, 23 maggio 2005
Avrebbero consegnato a detenuti di spicco appartenenti a clan mafiosi di Bari sostanze stupefacenti, telefoni cellulari, bevande alcoliche, coltelli e beni di ogni genere. Alcuni ex agenti di Polizia Penitenziaria sono stati arrestati questa mattina in Puglia e in altre regioni dai Carabinieri del Comando Provinciale del capoluogo pugliese. In cambio di questi favori, avrebbero ottenuto ingenti somme di denaro e oggetti di valore. L’operazione è ancora in corso. Cremona: lo sport diventa protagonista dentro il carcere
Provincia di Cremona, 23 maggio 2005
Il Vivicittà è tornato in carcere. La classica corsa podistica ha fatto la sua consueta tappa nella casa circondariale di via Cà del Ferro dopo una serie di rinvii nelle scorse settimane per le cattive condizioni atmosferiche. Questa volta invece si è potuto correre, anzi, il caldo intenso ha reso la corsa molto selettiva. Purtroppo non hanno potuto essere presenti gli studenti del Beltrami, iscritti alla corsa ma che, proprio a causa dei ripetuti rinvii, non hanno potuto presenziare come previsto. Così l’unico atleta esterno della corsa è stato il rappresentante della gruppo sportivo "Arredamenti Malandi". È stata comunque una bella corsa, combattuta fino alla fine. L’ultimo giro è stato decisivo per il vincitore, Zawuali, per piegare la resistenza del secondo, Zakria. Il tempo, 24’53"3, dimostra che il ritmo è stato decisamente sostenuto, considerati i quasi 7 chilometri di corsa e le condizioni in cui si è corso. Ma la gara è stata bella soprattutto per l’impegno messo dagli atleti, molti dei quali hanno concluso lo stesso la corsa nonostante fossero sulle ginocchia per il caldo, e anche per l’atmosfera distesa, con gli incitamenti dei compagni che assistevano alla gara e gli sfottò per chi si ritirava. Dopo la gara la consueta festa delle premiazioni, alla presenza della direttrice Ornella Bellezza e dei responsabili della Polizia Penitenziaria, con i riconoscimenti ai primi dieci atleti e uno premio speciale per il vincitore: una piccola coppa che però non potrà portare in cella (ha un basamento di marmo). La potrà avere solo alla fine della pena. Ma, mentre si correva, gli organizzatori, ovvero l’Uisp, stavano preparando i prossimi appuntamenti. Intanto sta per concludersi il torneo interno di palla volo: per il 18 giugno è prevista la premiazione dei vincitori, con una novità. "Contiamo di organizzare per l’iniziativa una partita amichevole tra i detenuti ed una squadra esterna - spiega il presidente dell’Uisp Goffredo Iachetti -. Abbiamo già i contatti con la canottieri Flora: credo che si possa fare". Ancora più ambiziosa però è l’idea del responsabile regionale del Progetto carcere, Alberto Saldi. "Vogliamo fare un quadrangolare tra diversi istituti carcerari: dovrebbero partecipare i due di Brescia, quello di Cremona e forse Mantova. Non è una cosa facile, perché ci vogliono i permessi del magistrato di sorveglianza, e potranno essere dati solo a certi detenuti. Inoltre i detenuti vanno trasferiti da un carcere all’altro, con i problemi che comporta ciò e con la disponibilità che deve dare la Polizia Penitenziaria. Siamo però fiduciosi di riuscirci: abbiamo già fissato una data per il torneo, il 30 di giugno".
La direttrice: un importante momento di serenità
Tutti contenti alla fine della gara: i dirigenti dell’Uisp, i detenuti, i dirigenti del carcere di via Cà del Ferro. La direttrice Ornella Bellezza fa i complimenti a tutti. "È stata una bella corsa, una bella giornata di sport. Finalmente siamo riusciti a correre, dopo qualche rinvio. Devo fare come al solito i complimenti all’Uisp e a Goffredo Iachetti, perché riusciamo a collaborare sempre meglio. Spero anzi che continuino a proporci nuove iniziative belle come questa. È stata una giornata di grande serenità, a dimostrazione che il clima nella nostra casa circondariale è tranquillo. L’episodio dell’aggressione dell’altra mattina è stato, appunto, un episodio". Anche il comandante Capuano ringrazia i dirigenti dell’Uisp. "Tra l’altro sono il nostro sponsor nel torneo interforze: siamo pure primi in classifica. Anche da parte nostra c’è un sempre maggior apprezzamento di queste manifestazioni, che ci aiutano. Siamo partiti piano, ma da questa parti funziona spesso così: si parte piano, ma si arriva sempre". Padova: detenuti lavorano per Comune della provincia
Il Gazzettino, 23 maggio 2005
Da questa mattina i cittadini di Trebaseleghe potranno vedere con i propri occhi uno degli esperimenti più innovativi nel campo della rieducazione sociale, grazie a un accordo tra comune e direzione della Casa di Reclusione di Padova per la fornitura di manodopera. Due reclusi infatti si occuperanno dei lavori di manutenzione del verde pubblico. Primo caso nella Provincia di Padova, a conferma della coraggiosa intraprendenza del comune che ha portato il Comune di Trebaseleghe alla sottoscrizione di un accordo con il direttore della casa di reclusione di Padova, Pirruccio Salvatore. Gli incontri preliminari sono iniziati già a febbraio. A rappresentare il Comune di Trebaseleghe il sindaco Paolo Lamon, il responsabile dell’ufficio ambiente e lavori pubblici Gino Azzalin e il comandante della polizia locale, maggiore Mario Fiorindo. La casa di reclusione di Padova, già da oggi matterà a servizio dell’Ufficio Tecnico Lavori Pubblici di Trebaseleghe alcuni detenuti a titolo di operai lavoranti all’esterno, impegnati nelle mansioni di pulizia e manutenzione periodica aree verdi e altre aree pubbliche e interventi di minuto mantenimento e manutenzione del patrimonio comunale. Gli operai detenuti sono stati scelti con cura tra i più idonei a un programma di reinserimento nella società e resteranno sotto la completa responsabilità della Casa di reclusione. L’attività viene svolta sulla base delle istruzioni e delle direttive fornite dal personale tecnico del Comune, in affiancamento agli operai comunali. Mensilmente il comune rimborserà all’amministrazione penitenziaria il costo del lavoro impiegato sulla base delle ore effettive e previa verifica del regolare lavoro svolto. La direzione di reclusione fornisce i lavoratori dei necessari dispositivi individuali di protezione, il comune fornisce macchinari e attrezzature di lavoro. Per il sindaco Paolo Lamon L’iniziativa, che è partita in via sperimentale quest’anno, ha un duplice obiettivo: soddisfare il più possibile le legittime attese dei cittadini sulla manutenzione e il decoro delle aree pubbliche e conseguire il trattamento rieducativo dei detenuti al fine del reinserimento nella società. Siracusa: ergastolano vuole donare rene per farsi perdonare
La Sicilia, 23 maggio 2005
Gaetano Crocetta è originario di Riesi, in provincia di Caltanissetta, ma è conosciutissimo nella città di Augusta per avere sposato una donna del luogo ma, soprattutto, per essersi fatta la pessima reputazione di aver indotto allo spaccio molti giovani. Quando trapiantò la sua residenza nella città megarese, Crocetta non era comunque uno stinco di santo. Nella sua città natia aveva commesso un omicidio e, riconosciuto colpevole, gli fu inflitta la pena del carcere a vita. In carcere ha trascorso, sia pure con diverse interruzioni, quasi ventisette anni della sua burrascosa esistenza. Ora è rinchiuso nella casa circondariale di Cavadonna dove, alcuni mesi fa, ha maturato la decisione di riscattarsi dei tanti peccati commessi da giovane e, per dare un segno tangibile del suo ravvedimento, intende donare un rene a uno dei tanti malati che in Italia sono in attesa di trapianto d’organo. Per poter essere dichiarato idoneo a donare il rene, Gaetano Crocetta si è sottoposto agli opportuni accertamenti clinici presso l’Unità Operativa di Neufrologia dell’ospedale civico di Palermo. Nelle scorse settimane l’equipe sanitaria ha comunicato al detenuto e al Ministero della Giustizia i risultati in base ai quali Crocetta è "un paziente probabile donatore di rene". Adesso, per attuare il suo bel gesto umanitario, Crocetta deve attendere l’esito delle istanze che il suo difensore, avvocato Puccio Forestiere ha inoltrato al Magistrato di Sorveglianza per fargli sospendere l’esecuzione dell’ergastolo e al Tribunale penale per fargli ottenere il beneficio o degli arresti domiciliari o di quelli ospedalieri. Pino Guastella Centri diurni per minori: il Garante dei detenuti scrive a Castelli
Comunicato stampa, 23 maggio 2005
Con la presente sono ad informarvi della grave situazione in cui versano le 15 Comunità preposte ad accogliere minori del Lazio, già convenzionate con il Dipartimento di Giustizia Minorile. Inizia così la lettera che il Garante regionale dei diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni ha inviato al ministro della Giustizia Roberto Castelli. Sulla vicenda Marroni ha anche annunciato una interrogazione parlamentare che sarà presentato dall’onorevole dei Ds Carlo Leoni. Le Comunità accolgono minori con provvedimenti di misura cautelare, di messa alla prova o di misura alternativa al carcere. Possono accogliere dalle 6 alle 8 unità e solo una parte dei posti è riservata ai minori dell’area penale. Nei giorni scorsi 4 Comunità romane avevano denunciato che nel 2004 il finanziamento ministeriale non è bastato a coprire il pagamento delle rette, lasciando il Centro per la Giustizia Minorile con un debito di 470 mila euro verso le Comunità. Nella lettera, inviata anche al sottosegretario alla giustizia Giuseppe Valentino, al Capo del Dipartimento Giustizia Minorile Rosario Priore e al presidente del Tribunale dei Minori Magda Brienza, il Garante regionale afferma che per tali strutture il pagamento delle rette, che ne consentono la sopravvivenza, è arrivato sempre con notevole ritardo. Secondo Marroni ad oggi le Comunità hanno ricevuto i pagamenti relativi ai primi mesi del 2004. Per il 2005 è stato previsto dal Dipartimento Giustizia Minorile un budget di 401.000 euro a fronte di un debito di 468.697,16 euro con cui si è chiuso il 2004. Con i primi fondi stanziati all’inizio del 2005 (€ 360.900) sono stati pagati i debiti del 2004 ma rimane ancora da sanare un debito di 107.877,90 euro. Non è stato, possibile corrispondere il pagamento delle fatture emesse dal 1° gennaio al 31 marzo per € 117,022 per mancanza di copertura finanziaria. Molte delle comunità non riescono più a far fronte a questa situazione - scrive Marroni - e versano in una situazione di disagio e difficoltà tali da non consentirgli più di svolgere ed adempiere ai loro compiti. Inoltre, alcune comunità si trovano costrette a chiudere perché non riescono più a pagare le utenze. La situazione che si è creata appare drammatica e va ad incidere negativamente sul diritto del minore di ricevere un adeguato supporto nel processo educativo. Questa situazione di violazione dei diritti dei minori pone a questo ufficio il dovere di intervenire su questo grave stato di disagio, inadempienza e decadenza in cui le comunità, organo e strumento principe di applicazione del decreto versano. Spoleto: sospesa la protesta dei detenuti in 41 bis
Ansa, 23 maggio 2005
È stata sospesa la protesta attuata da alcuni detenuti al 41 bis nel supercarcere di Spoleto (per diversi giorni hanno rifiutato il vitto dell’amministrazione) per chiedere il ripristino dell’ora supplementare di colloquio con i familiari, concessa dal direttore della struttura ma poi revocata dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Lo ha annunciato oggi l’avvocato Vittorio Trupiano, segretario nazionale della lista che porta il suo nome e responsabile giustizia-carceri per i Radicali di sinistra, nonché difensore di alcuni dei carcerati che erano impegnati nella rivendicazione. Il legale ha spiegato che la protesta è stata sospesa in seguito all’assicurazione ricevuta dai detenuti che la questione sarà esaminata entro giugno dal magistrato di sorveglianza. La parola fine - ha aggiunto - sarà messa da un organo giudiziario ed era quello che chiedevano, indipendentemente da quale sarà l’esito finale. Spoleto: protocollo d'intesa tra Provincia e Casa di Reclusione
Spoleto on-line, 23 maggio 2005
L’Assessore alla Formazione, Lavoro e Istruzione della Provincia di Perugia, Giuliano Granocchia, ha presentato al gruppo di lavoro composto dai Centri per l’Impiego della Provincia di Perugia, Provveditorato Regionale per L’Umbria dell’Amministrazione Penitenziaria, Casa Circondariale di Perugia, Casa di Reclusione di Spoleto, Comune di Spoleto, Comune di Perugia, Centro di Servizio Sociale per Adulti di Perugia e Centro di Servizio Sociale per Adulti di Spoleto, la bozza del protocollo d’intesa per lo sviluppo dell’integrazione dei servizi finalizzati alla promozione e al coordinamento delle attività di accompagnamento al lavoro, di formazione e orientamento professionale a favore di adulti sottoposti a misure penali limitative della libertà. Nel protocollo d’intesa la Provincia di Perugia si impegna a promuovere percorsi e iniziative di orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro, volti all’incremento del potenziale di occupabilità delle persone detenute all’interno degli Istituti di pena, dei condannati da ammettere o già ammessi alle misure alternative alla detenzione e al lavoro all’esterno ai sensi dell’art. 21 della l. 354/75, tenendo conto della differenza di genere, in grado di far leva sulle competenze residue delle persone, sulle reali capacità di adattamento dei singoli individui e rispondenti agli effettivi bisogni delle imprese. "L’importanza dell’iniziativa - ha sottolineato l’Assessore Giuliano Granocchia - va vista anche nell’ottica del fornire a tali persone, attraverso il lavoro, opportunità di reinserimento sociale. Per raggiungere questo obiettivo diventa indispensabile utilizzare tutti gli strumenti e le opportunità in campo, in particolare quelle della formazione, delle politiche attive del lavoro e del sistema dei servizi pubblici per l’impiego. Nel progetto generale per il reinserimento degli ex-detenuti, la Provincia intende fare la sua parte nel cercare di coinvolgere le aziende dei vari settori, sensibilizzandole sia sul piano sociale, ma soprattutto sui vantaggi di trasferire attività produttive all’interno delle mura carcerarie o nell’assumere persone sottoposte a misure penali limitative della libertà." Attualmente, in piena sintonia con il Provveditorato Regionale per l’Umbria del dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, è stata predisposta la pubblicazione nel portale della Provincia di Perugia (www.provincia.perugia.it) guida tematica "Lavoro", la normativa sugli sgravi fiscali e contributivi per le aziende che assumono soggetti in esecuzione di pena e i benefici ad essa relativa.
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