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Amnistia: un bilancio della marcia di Natale…
Vita, 28 dicembre 2005
Alcune centinaia di persone hanno sfilato a Roma. Domani la Camera si riunirà per dibattere di un gesto di clemenza nei confronti dei detenuti. Non c’è stata la mobilitazione di massa che Marco Pannella sperava, ma sono stati comunque alcune centinaia i cittadini che la mattina di Natale, nonostante la pioggia, si sono recati a Castel Sant’Angelo per partecipare alla marcia a favore dell’amnistia che ha attraversato tutta Roma, sfilando prima davanti a Regina Coeli, e poi davanti ai principali Palazzi della politica: il Senato, la Camera, Palazzo Chigi, Piazza Santi Apostoli (dove c’è la sede dell’Unione), e infine il Quirinale. Una marcia di protesta per le condizioni nelle carceri italiane, che il leader radicale ha definito una "tortura strutturale" nei confronti dei detenuti. Pannella non ha voluto fare una stima dei manifestanti (circa quattrocento, per la Questura), ma ha polemizzato con i sindacati proprio per la scarsa partecipazione all’iniziativa pro amnistia. "Quelle strutture parastatali - ha detto - che in un modo sapiente sanno organizzare un milione di persone a Roma o 500.000 in altre città, hanno qualcosa di antropologico contro questo tema". Tra i partecipanti alla marcia, in ogni caso, c’erano più volti noti che anonimi cittadini. Personalità di entrambi gli schieramenti, anche se la presenza preponderante è stata quella di esponenti di centrosinistra. Due senatori a vita: Francesco Cossiga e Giorgio Napolitano. E due anche i sacerdoti: Don Antonio Mazzi (uno dei promotori dell’iniziativa) e don Andrea Gallo. Molti, ovviamente, dirigenti di oggi e di ieri del Partito radicale, indipendentemente dalla loro attuale collocazione: oltre Pannella, hanno partecipato alla marcia Emma Bonino, Marco Cappato, Sergio Stanzani, ma anche Marco Taradash e Massimo Teodori, che non hanno seguito gli altri nel centrosinistra. Tanti i socialisti dello Sdi che con i radicali hanno dato vita alla Rosa nel Pugno: Enrico Boselli, Roberto Villetti, Ugo Intini, Ottaviano Del Turco. E Boselli si è augurato che il 27 dicembre il Parlamento sia "all’altezza delle occasioni migliori" trasformando in legge la proposta di Pannella. Particolarmente nutrita la delegazione dei Ds: il presidente del partito Massimo D’Alema, Emanuele Macaluso, i senatori Cesare Salvi, Massimo Brutti e Lanfranco Turci. "Non entro nel merito dell’amnistia o dell’indulto", ha detto D’Alema, osservando però che "si parla da troppo tempo di un gesto di clemenza; tanti dibattiti ma non si è fatto niente mentre bisogna far presto". Il deputato Paolo Cento era il volto più noto dei verdi venuti a manifestare. In forze Rifondazione comunista, con il segretario del partito Fausto Bertinotti, il capogruppo alla Camera Franco Giordano, e il deputato Giovanni Russo Spena. "Al di là del numero dei presenti", ha sottolineato il leader di Rifondazione, "la cosa importante è ché oggi si testimonia quello che pensano tanti italiani" e cioè che non si può "oltre alla pena del magistrato" infliggere ai detenuti "condizioni disumane". Un solo deputato, invece, per la Margherita: Maurizio Giachetti, che è stato anche il promotore della raccolta di firme per la seduta straordinaria che la Camera dedicherà al tema dell’amnistia martedì prossimo. Anche di Forza Italia c’era solo il deputato Mario Pepe, ma il ministro per la Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo ha voluto comunque dare la sua adesione all’iniziativa anche se non è riuscita a parteciparvi. Presente invece Vittorio Sgarbi, come anche Gianni De Michelis, il segretario del Nuovo Psi che è rimasto nella Cdl e che si appresta a fare le liste elettorali insieme alla Dc di Gianfranco Rotondi, il quale invece non è venuto. "Il centrodestra non dovrebbe basare le proprie scelte su ragioni elettorali", ha sottolineato De Michelis commentando le scarse presenze della Cdl. Nutrita la presenza di famose firme del giornalismo: da Giuliano Ferrara a Valentino Parlato, Antonio Padellaro, Lucia Annunziata, Oliviero Bea. Tra i manifestanti c’era anche chi il carcere lo ha conosciuto davvero, come Salvatore Ferraro (condannato con Giovanni Scattone per l’omicidio di Marta Russo) che ora milita nel partito radicale, e Luigi Crespi, ex sondaggista di Berlusconi, recentemente finito in prigione per il crac della sua holding di comunicazione Hdc. La marcia, terminata nelle vicinanze di piazza del Quirinale, si è conclusa con un appello a proseguire nella battaglia in favore dell’amnistia. "Mi pare che la nostra coppia funzioni bene e quindi continuiamo", ha detto Don Mazzi rivolgendosi a Pannella. "Giusto, e dobbiamo evitare che ci sia una beffa" contro l’amnistia, gli ha fatto eco il leader radicale, ricordando che quella di oggi "è solo una prima tappa". Daniele Capezzone ha infine lanciato un appello a Casini e ai presidenti dei gruppi parlamentari affinché diano un segno di "grande unita"‘ su una cosa tanto "importante e concreta". Il prossimo appuntamento è quindi per martedì prossimo, quando la Camera si riunirà in seduta straordinaria proprio per dibattere di amnistia. Maurizio Gasparri, di An, ha già annunciato che interverrà contro, ma è prevedibile che non sarà il solo. E sarà importante anche verificare in quanti, interrompendo la pausa festiva, parteciperanno al dibattito alla Camera voluto da Giachetti e da altri duecento deputati. Amnistia: alla Camera polemiche e banchi vuoti…
Il Corriere della Sera, 28 dicembre 2005
Il dibattito sull’amnistia è approdato a Montecitorio tra le polemiche sugli assenti, giustificati e non, ed i rinnovati attacchi al presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, accusato di aver convocato l’Aula alle 9,30, un orario "impietoso", secondo alcuni esponenti dell’Unione, per il primo giorno feriale dopo il Natale (ma "è un orario normale per la gente che va a lavorare", ha replicato Casini). Quattro ore e mezza di discussione che hanno evidenziato "gli orientamenti differenti" delle forze politiche. Di qui la constatazione di Casini di come sia "impossibile definire un percorso procedurale condiviso da seguire in materia". A fare chiarezza, dunque, ci penserà, su mandato dello stesso presidente della Camera, la commissione Giustizia, investita della "missione" di licenziare un testo che, già all’inizio di gennaio, sia pronto da portare in Aula. Un ultimo tentativo contro il tempo che stringe (il 29 gennaio verranno sciolte le Camere), contro la netta contrarietà, ribadita, di An e Lega a qualsiasi provvedimento di clemenza. C’è poi da fare i conti con le fin troppo marcate differenze di posizioni anche tra chi, sia nella Cdl che nell’Unione, si dice favorevole ad aiutare i detenuti: da una parte Fi, Prc, Rosa nel Pugno, Pdci, Verdi ed Ecologisti Democratici sono sia per l’amnistia che per l’indulto; dall’altra Ds e Margherita premono per un provvedimento di solo indulto, l’unico, a detta loro, che affronterebbe seriamente il problema del sovraffollamento delle carceri. La Rosa nel Pugno, in prima fila nella battaglia assieme al promotore della convocazione straordinaria della Camera, il dielle Roberto Giachetti, si dice soddisfatta, ringrazia i deputati presenti che "con il dibattito di questa mattina hanno fatto compiere un altro passo avanti ad una possibile, urgente misura di clemenza". Eppure nelle file dell’Unione c’è già chi, conti alla mano, invita a spostare il dibattito nella prossima legislatura: "Non è stata una giornata persa - osserva il presidente dei deputati della Quercia Luciano Violante - ma penso che in questa legislatura non ci siano le condizioni temporali e politiche per un provvedimento di indulgenza". Un primo risultato, ad ogni modo, i promotori della battaglia sull’amnistia lo hanno ottenuto: l’Ufficio di presidenza della commissione Giustizia ha riaperto il termine per la presentazione degli emendamenti al testo fermo alla Camera da due anni. Da lì, da quel provvedimento non prevede l’amnistia ma un indulto non superiore ai due anni per le pene detentive e non superiore ai 10 mila euro per quelle pecuniarie, si riparte il 10 gennaio, con il presidente Gaetano Pecorella (Fi) che si dice pronto a sedute ad oltranza per dare il primo via libera. Casini si è impegnato, quindi, a riunire la conferenza dei capigruppo per portare "immediatamente" al voto dell’Assemblea il provvedimento "qualunque esso sia". Poi ci sarà l’ultima prova, la più dura, quella dell’eventuale voto segreto e della maggioranza dei due terzi necessaria perché il provvedimento di clemenza passi al Senato. Amnistia: raffreddori e vacanze, i deputati si giustifichino...
Il Corriere della Sera, 28 dicembre 2005
Influenze, raffreddori, compleanni, guai più seri in famiglia. Piccole marce indietro di chi si dice favorevole al dibattito ma contrario all’amnistia. E poi parole al veleno (tante) per Pier Ferdinando Casini. E per quella inusuale convocazione, alle 9 e mezzo del mattino del primo giorno dopo le vacanze di Natale mentre la richiesta iniziale era per oggi, che ha complicato le cose a chi doveva arrivare da fuori Roma. Eccole le "giustificazioni" dei deputati che avevano firmato l’appello per discutere di amnistia tra Natale e Capodanno e che ieri a Montecitorio non si sono fatti vedere. All’appello di Roberto Giachetti avevano aderito in 207. Alla Camera si sono presentati in 136, tra cui una ventina che non aveva firmato. Presenze controllate ad occhio perché non si votava e non ci sono verifiche elettroniche. Complice il bianco Natale, la pattuglia più numerosa è quella dei malati: Gianclaudio Bressa (Margherita) "Avevo anche prenotato l’aereo ma sono rimasto a Belluno, a letto con l’influenza dal giorno di Natale". Ugo Grimaldi (Fi): "Sono più che giustificato", dice tra un colpo di tosse e uno starnuto. E poi Ermete Realacci e Giorgio Pasetto (Margherita), gli azzurri Luigi Cesaro (influenza) e Giovanni Marras (bronchite e febbre). Tanti quelli che sono rimasti vicini ai genitori, anziani e malati come il segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto , Giuseppe Giulietti (Ds) e Paolo Dalle Fratte (Fi) bloccati tutte e due a Venezia, oppure la diessina Livia Turco che si lancia in un’arringa difensiva: "Sono a Morozzo, in Piemonte, vicino ai miei genitori che hanno diritto ad avere la propria figlia accanto. Lo avevo detto già al momento dell’appello che non sarei potuta venire. Il mio testimone è l’onorevole Buemi". Tra quelli che se la prendono con Casini il più agguerrito è il Verde Marco Boato , bloccato a Bolzano dalla neve e dalla rabbia per una seduta che considera "quasi inutile". "Al nervosissimo presidente della Camera - racconta - avevo proposto di far lavorare sull’amnistia prima la commissione Giustizia dal 2 al 4 gennaio per arrivare il 5 in Aula con un testo già definito. Così, invece, si comincerà solo il 10 in commissione e non si farà in tempo a concludere nulla. Lo ha fatto apposta, Casini". Parole condivise da Vittorio Messa (An): "Io sono in montagna ma il martedì mattina il numero legale manca sempre, figuriamoci a quell’ora. Casini l’ha studiata proprio bene". E sottoscritte da Giorgio Panattoni (Ds), Franca Bimbi (Margherita), Katia Bellillo (Pdci) ("Casini lo ha fatto di proposito, io sono rimasta a Perugia con mia figlia, era l’ultimo giorno che stava qui"), e Marida Bolognesi (Ds): "Con il primo treno da Livorno sarei arrivata alle 10 e tre quarti, fuori tempo massimo e poi di solito il martedì si comincia alle 11". Qualche difficoltà con i mezzi di trasporto l’ha avuta anche Dorina Bianchi (Margherita) "problema con gli aerei", mentre Rino Pisicchio (Udeur) ha perso il volo delle 6 e mezza da Bari e "con quello successivo, alle 11, si sarebbe fatto troppo tardi". Discorso a parte per quelli che hanno sottoscritto l’appello ma l’amnistia non la vogliono. Enzo Bianco (Margherita): "Avevo firmato perché mi rendo conto della difficile situazione nelle carceri ma un’amnistia fatta ora e in queste condizioni farebbe solo aumentare il numero dei reati". Giannicola Sinisi, sempre Margherita: "Sono contrario ma ho firmato perché si potesse aprire il dibattito". Mentre Giuseppe Valentino (An) dice di restare favorevole alla clemenza ma di essersi "uniformato alla posizione del partito". Rosi Bindi spiega di essere rimasta a casa "perché non si votava e, visto che la giustizia non è una mia competenza specifica, non avrei aggiunto nulla al dibattito. E poi qualche problema in casa ce l’ho anche io ma non voglio certo esibirlo". Graziella Mascia (Rifondazione) era in Israele e Palestina per "impegni presi da tempo". Titti De Simone (sempre Rifondazione) non sono riusciti a contattarla nemmeno i suoi colleghi di partito che però la considerano assente giustificata, come Maria Celeste Nardini che ha avuto un lutto in famiglia. Impegni familiari anche per Gianni Vernetti (Margherita) mentre l’azzurro Gianantonio Arnoldi ammette la sua debolezza: "Ero pronto per il 28. Il 27 è il compleanno di mia figlia e sono rimasto a Bergamo". Amnistia: Pannella; Prodi e Berlusconi adesso si accordino
Apcom, 28 dicembre 2005
"La lotta continuerà". "Il Senato si deve convocare e deve decidere". Sull’amnistia, il leader dei Radicali Marco Pannella non si arrende dopo la seduta di ieri a Montecitorio. "Altro che pochi deputati in aula", dice in un’intervista a Repubblica, "ce n’erano di più che per il dibattito sulla devolution". "(...) Siamo riusciti - afferma Pannella - a fare riflettere il ceto dominante e tutta la società sui problemi della giustizia e su quelli penitenziari". E aggiunge: "(..) Ci sono attualmente nove milioni di processi in corso. E non si affronta l’emergenza-carcere. Con l’indulto avremmo un terzo di detenuti in meno e rientreremmo nella legalità, mentre dal 1980, 109 volte siamo stati condannati dalla giustizia europea". "In un’ora con Prodi e Berlusconi a disposizione, farei una simulazione di amnistia e indulto. Altro che i due terzi, se si incontrassero avremmo subito i tre quarti di consensi", osserva prima di lanciare una proposta: "Si potrebbe incardinare subito una scelta per indulto e amnistia - conclude il leader radicale - e realizzare il provvedimento a scaglioni". Amnistia: Pisapia; chiederò un impegno per prossima legislatura
Apcom, 28 dicembre 2005
"Se non si riuscisse ad approvare un provvedimento di amnistia e di indulto in questa legislatura, il 27, giorno in cui c’è la riunione straordinaria della Camera, chiederò ai componenti di tutti i gruppi parlamentari di prendere un impegno per iniziare la prossima legislatura con due provvedimenti: in un ramo del parlamento un’amnistia e un indulto e nell’altro una modifica del sistema delle sanzioni penali". Lo ha detto il parlamentare di Rifondazione comunista Giuliano Pisapia, che ha partecipato a Milano alla manifestazione davanti al carcere di San Vittore. La modifica del sistema delle sanzioni penali serve, ha sostenuto Pisapia, "per uscire dalla logica che l’unica sanzione penale sia quella del carcere, per prevedere sanzioni penali diverse, come la definizione domiciliare durante il weekend, i lavori socialmente utili, i lavori finalizzati al risarcimento del danno". Solo così, ha aggiunto, "creeremo i presupposti perché un provvedimento di amnistia e indulto non sia un palliativo momentaneo a una situazione di emergenza ma la premessa per cambiare tutto il nostro sistema penale e dare ai cittadini una giustizia degna di questo nome". Con l’inizio della prossima legislatura, inoltre, secondo Pisapia, "non ci saranno valutazioni elettoralistiche" ad influenzare l’atteggiamento dei parlamentari sulla questione, ma le valutazioni "saranno di interesse della giustizia a un provvedimento del genere". Amnistia: Sappe; comportamento vergognoso dei deputati
Agi, 28 dicembre 2005
"È vergognoso che 550 deputati della Repubblica italiana abbiano disertato l’Aula di Montecitorio nella seduta straordinaria di oggi. È sconcertante che quasi tutti i Deputati preferiscano il panettone ai doveri politici e istituzionali propri del mandato loro conferito. Basta con le ipocrisie della classe politica italiana, che ingenera nei detenuti aspettative pericolose. È quanto sottolinea la Segreteria Generale del Sindacato autonomo Polizia Penitenziaria, Sappe sui lavori della Camera dedicati all’amnistia. "Si trovi finalmente il coraggio di accogliere l’appello che il Santo Padre Giovanni Paolo II lanciò nel corso della sua visita al Parlamento del 14 novembre 2002 per un gesto di clemenza verso i detenuti - aggiunge-. Non solo. Con l’approvazione della legge ex Cirielli si incrementerà ulteriormente la già vertiginosa cifra dei 60.000 detenuti attuali (sono previsti 4.000 detenuti in più alla fine del prossimo anno e saranno oltre 70.000 nel 2008). Questo sovraffollamento, che non è degno di un Paese civile, ricade anche sul Personale di Polizia Penitenziaria, che è impiegato nelle sezioni detentive 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, con notevole stress psico-fisico e spesso in palese inferiorità numerica rispetto ai detenuti presenti". La Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria evidenzia anche come a nulla sia servito il famoso indultino che nelle previsioni avrebbe dovuto prevedere l’uscita dal carcere di almeno 9000 persone. Nei fatti, però, i detenuti che ne hanno beneficiato sono stati meno della metà, appena 4.000. E mentre loro uscivano, il loro posto veniva rimpiazzato in fretta. "Il sovraffollamento delle carceri - rileva il Sappe - è e sarà sempre un problema attuale se non si legifera, come chiese Papa Giovanni Paolo II al Parlamento, un tangibile segno di clemenza verso i detenuti. Per fortuna al momento non ci sono segni di particolari tensioni che facciano pensare a possibili rivolte, ma questo è dovuto alla professionalità e al senso del dovere delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria ed anche al fatto che la popolazione carceraria si è dimostrata molto più responsabile della nostra classe politica, ed ha atteso pazientemente, dopo l’appello del Papa, i primi effetti dell’indultino". Amnistia: Castelli contrario… ma cosa ha fatto per carceri?
Apcom, 28 dicembre 2005
Il ministro Castelli è nel suo pieno diritto di essere contrario all’amnistia di cui per l’iniziativa soprattutto di Marco Pannella s’è cominciato a discutere ieri alla Camera". È quanto scrive Ernesto Galli Della Loggia, in un editoriale sul Corriere della sera, a proposito della situazione carceraria, dell’amnistia, e degli interventi attuati dal ministro della Giustizia. "Quello che il ministro Castelli, invece, non può decentemente fare - aggiunge Della Loggia - è essere contrario al provvedimento di cui sopra, sostenere che non è con provvedimenti simili che si risolvono i problemi delle carceri italiane, ma poi non muovere un dito per tutti questi anni in cui è stato ministro della Giustizia, cioè responsabile primo del sistema penitenziario nazionale". "Dovrebbe perlomeno avere il gusto di osservare un prudente silenzio - continua l’articolo - chi ha lasciato andare tale sistema alla deriva, chi ha tollerato che vi regnassero le condizioni che vi regnano, chi, in particolare, non ha avviato la costruzione di nuovi, indispensabili, edifici carcerari che, se ci fossero, consentirebbero ora che l’amnistia fosse considerata per ciò che essa dovrebbe realmente essere, e non già una disperata misura tampone in buona parte inevitabile, come siamo costretti a considerarla oggi". Amnistia: Cirielli (An); è solo strumentalizzazione elettorale
Sesto Potere, 28 dicembre 2005
Edmondo Cirielli, deputato di An al cui nome è legata la legge che inasprisce le pene sui recidivi, lamenta una strumentalizzazione per fini elettorali dei provvedimenti di clemenza sui quali l’aula di Montecitorio è stata chiamata oggi a pronunciarsi. Lancia un appello ai deputati che hanno chiesto la convocazione dell’aula sull’amnistia, difende la sua legge che terrà in carcere i recidivi. "Mi dispiace - dice - che per motivi elettorali si strumentalizzi una vicenda così importante. Umanamente non è giusto creare un’aspettativa per i detenuti che soffrono". Poi aggiunge: "lancio una provocazione ai firmatari della convocazione, per venire loro incontro: collaborare con il governo per determinare in maniera rapida accordi internazionali con i paesi che vedono il maggior numero di detenuti stranieri nelle nostre carceri. Questo porterebbe alla fuoriuscita di circa 30mila detenuti extracomunitari che potrebbero scontare la pena nei paesi di origine". Quanto al rischio, già denunciato dal Guardasigilli, che le carceri per via della ex Cirielli possano diventare ancor più sovraffollate, il deputato di An risponde: "se veramente ciò accadrà, vuol dire che la mia legge era necessaria, perché grazie all’attuale situazione molti delinquenti abituali erano liberi di terrorizzare la gente perbene". Giustizia: 45 minori di tre anni "detenuti" con le mamme
Agi, 28 dicembre 2005
Peccato non sia un film. Come "Ieri, oggi e domani" dove la prorompente Sofia Loren, contrabbandiera di sigarette a Napoli, sfornava figli a ripetizione per evitare il carcere. Oggi le donne con figli minori di tre anni in carcere non sono un’anomalia. Anzi, al 30 giugno di quest’anno, ci sono 43 detenute madri che "accudiscono" 45 minori di tre anni. E 38 sono le detenute in stato di gravidanza. "Le madri detenute vivono uno stato di angoscia che si ripercuote anche nei figli, nonostante in carcere esista una sorta di solidarietà tra le mamme con bimbi", ha detto Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva che propone misure alternative al carcere come gli arresti domiciliari o case di famiglia fuori dalle mura carcerarie. Le statistiche dicono che nel corso degli anni il dato madri-detenute e bambini minori di tre anni è costante. Nel 2000 i bambini erano 78, le mamme 70, le detenute in stato di gravidanza 33; nel 2001 i bambini erano 63, le mamme 61 e le detenute incinte erano 15; nel 2002 i bimbi erano 60, le mamme 56 e le detenute in stato di gravidanza 16. nel 2003 i bambini erano 56, le mame detenute 53 e le donne in attesa di figli erano 25 mentre nel 2004 i bambini erano 71, le mamme 69 e le detenute "in attesa" erano 69. Sappe: la costruzione di nuove carceri non è una soluzione
Agi, 28 dicembre 2005
Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, – il più grande sindacato della Polizia Penitenziaria con tredicimila iscritti pari a quasi il quaranta per cento del personale sindacalizzato – polemizza col ministro della giustizia Roberto Castelli sulla opportunità di costruire nuove carceri. "Il ministro Castelli ha dichiarato più volte che l’unica soluzione al sovraffollamento delle carceri sarebbe quella di costruire nuovi istituti penitenziari – sostiene la segreteria generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – rifiutando fermamente di appoggiare un provvedimento di clemenza per i detenuti ormai non più rinviabile". "Tale posizione – continua il Sappe – è una semplice enunciazione teorica, poco più di uno spot elettorale per un ministro che si preoccupa di assecondare il proprio elettorali con dei semplici slogan politici." "In realtà, per costruire un nuovo carcere servono 15 anni di tempo e 200 milioni di euro di spesa; è ovvio che questa di Castelli non può essere una soluzione" evidenzia il Sappe. "Si pensi che negli ultimi 5 anni, nonostante i consistenti finanziamenti acquisiti dall’allora Guardasigilli Fassino sono stati aperti solo 2 istituti (Milano Bollate e Perugia Capanne) per una spesa di oltre 300 milioni di euro per appena 1.000 detenuti. Se solo si pensa che l’impatto della legge ex Cirielli è valutato con un aumento di circa 10.000 detenuti l’anno, tutti posso capire come quella del Ministro Castelli è pura demagogia." "Non solo" prosegue la Segreteria Generale del Sappe "ma il Ministro Castelli non sa o non dice che i soldi per l’edilizia penitenziaria non esistono o sono solo virtuali, visto che quest’anno – 2005 – i 90 milioni di euro iscritti al Bilancio dello Stato per questo motivo non sono mai stati accreditati al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e non sarà più possibile recuperarli: ancora un gioco di prestigio del ministro Tremonti." "E a tutto ciò" conclude il Sappe "si aggiunga che l’Ente di Assistenza del Personale di Polizia Penitenziaria è sull’orlo del fallimento perché il ministro dell’Economia Tremonti (e non è la prima volta) si è appropriato di altri 5 milioni di euro provenienti dalle tasche dei poliziotti penitenziari. I proventi dell’Ente di Assistenza, infatti, sono frutto degli utili delle Sale Bar degli Istituti e servizi penitenziari, dei versamenti volontari del Personale e dei proventi delle sanzioni pecuniarie al Personale. E tutti questi soldi dovrebbero servire per attività solidali e di sussidio per i Baschi Azzurri (ad esempio, per gli orfani e per figli disabili). Le perverse leggi finanziarie italiane, invece, impongono che tali introiti vadano a finire nel calderone del Ministero del Tesoro per essere successivamente riassegnate al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Tremonti permettendo. E Tremonti, per la seconda volta, non permette, appropriandosi dei nostri soldi per ripianare i debiti dello Stato." Droghe: don Smacchia; accolta nostra richiesta modifica ex-Cirielli
Progetto Uomo, 28 dicembre 2005
Le dichiarazioni del Presidente della Rete Fict a seguito della modifica alla legge che ostacolava il ricorso alle misure alternative ai detenuti tossicodipendenti. Con la modifica dell’articolo 94 bis della ex Cirielli, annunciata dal ministro Giovanardi, è stata accolta la nostra sollecitazione partita dalla Conferenza governativa di Palermo sulle tossicodipendenze a rimuovere quegli ostacoli che in molti casi impedirebbero l’accesso dei tossicodipendenti alle misure alternative al carcere. Dopo l’approvazione della ex Cirielli, già applicata in alcuni Tribunali di Sorveglianza e Uffici di esecuzione della Procura, non era più possibile andare incontro alla riduzione del limite di pena grazie ai quali si può ricorrere alle misure alternative per i tossicodipendenti o alcoldipendenti recidivi che, oltretutto, ne potevano usufruirne una sola volta. La recidività, come ben sappiamo, è una caratteristica dei comportamenti trasgressivi di gran parte dei tossicodipendenti. Di fatto si trattava di una palese contraddizione con lo stesso stralcio al Ddl Fini, in discussione in questi giorni in Commissione Giustizia al Senato, che incentiva il ricorso alle misure alternativa al carcere da parte di tossicodipendenti. Auspichiamo che allo stesso modo vengano prese in considerazione le proposte di modifica allo stralcio del DDL Fini presentate dalla Rete Fict a Palermo, soprattutto quelle che mirano all’alta integrazione tra servizi pubblici e del privato-sociale, nonché l’introduzione di percorsi educativi per consumatori minorenni in sostituzione alle sanzioni amministrative Droghe: esce da comunità per Natale, muore di overdose
Ansa, 28 dicembre 2005
Era uscito da una "casa-alloggio" del novarese per trascorrere il Natale con i parenti a Verbania, ma è morto per una overdose di eroina. A trovarlo privo di vita la sorella, nella cui abitazione P.F., 37 anni, noto per la sua tossicodipendenza anche alle forze dell’ordine, era ospite. Il sopralluogo e gli esami di un medico-legale hanno stabilito che la causa del decesso era da attribuire ad una dose eccessiva di eroina. L’ultimo caso di morte da overdose a Verbania risale al giugno del 2001, quando un uomo di 34 anni di Milano morì nell’alloggio di un suo amico, ad Intra. Pisa: detenuto iperobeso chiede un atto di clemenza
Ansa, 28 dicembre 2005
È caduto nella cella e sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per sollevarlo e rimetterlo sulla branda con un’ operazione durata 2 ore e 45 minuti: Alessandro (il nome è di fantasia), 41 anni, 270 chilogrammi di peso, invalido al 90% e affetto da diverse patologie correlate all’ obesità, è detenuto nel carcere Don Bosco di Pisa. Ha bisogno di assistenza continua perché non riesce più a muoversi e per questo ha deciso di chiedere un atto di clemenza che gli consenta di tornare a casa - la grazia o agli arresti domiciliari - per essere assistito. Alessandro, che ha già scontato metà della pena e non si è reso responsabile di reati associativi o di sangue, non riesce più a camminare, a lavarsi, e neppure ad andare in bagno. "Proprio per il mio peso - scrive in una lettera che ha inviato a giornali e alle autorità - non posso essere portato ai colloqui e quindi non vedo i miei da quattro anni, sto solo in una cella e non vedo mai nessuno perché nessuno può portarmi a prendere un po’ d’aria in cortile, non posso neanche andare in bagno e vivo in mezzo ai miei bisogni finché non vengo pulito: il cattivo odore ovviamente allontana tutti, spesso ovviamente anche il personale penitenziario, le uniche persone che mi danno conforto e aiuto in questo stato di sofferenza e isolamento". "A casa avrei invece chi mi assiste 24 ore su 24 e dove potrei fuggire?", spiega nella lettera che, corredata di cartella clinica che attesta il suo stato, è stata inviata al garante per la vigilanza e la promozione dei diritti dei detenuti, Franco Corleone, affinché interceda presso il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Firenze: con "Caro Theo" il teatro esce dal carcere minorile
La Nazione, 28 dicembre 2005
Ad un anno dal successo l’Istituto Penale Minorile "Meucci" ripropone lo spettacolo teatrale "Caro Theo". L’evento si terrà domani al Teatro Puccini alle ore 21, in occasione della festa natalizia del Quartiere 1 del Comune di Firenze. Durante la serata verrà presentato il dvd realizzato dall’O.S.A. Teatro, tratto dallo spettacolo messo in scena nel 2004. L’incasso sarà destinato all’assistenza legale dei condannati alla pena capitale. Per la prima volta i ragazzi detenuti del Meucci mostrano le proprie capacità recitative su un palco, in un vero teatro, fuori dal carcere. Caro Theo è una performance tratta dalla vita di Vincent Van Gogh. Il testo prende le mosse dalla fitta corrispondenza dell’artista con il fratello Theo, giovane mercante d’arte ed unica persona ad essergli vicina nei momenti di difficoltà. I ragazzi-detenuti impegnati in questo lavoro teatrale interpretano ciò che la vita offre a chi non è compreso perché considerato diverso. Questo testo ha fatto emergere limiti e difficoltà degli attori "non professionisti" (molti dei quali sono extracomunitari) che, affrontate durante il laboratorio formativo ed educativo con gli operatori dell’associazione culturale O.S.A. Teatro, sono state superate con entusiasmo e voglia di migliorarsi. Regia video: Antonio Lemma - Alessandro Suzzi Direzione Fotografia: Antonio Lemma Montaggio: Alessandro Suzzi Post-Produzione: Officine Grafiche Stakkattakka Trucchi costumi: Elena Shabeeva Laboratorio Teatrale Regia: Azusa Tanabu Testo originale: Claudio Suzzi Musiche: Azusa Tanabu - Roberto Tafuro Scenografie: O.S.A. Teatro Light designer: Antonio Lemma Service: Controluce Pescara: ci sono troppi detenuti, il carcere scoppia
Il Messaggero, 28 dicembre 2005
Le cifre parlano da sole: "L’anno scorso, di questi tempi, i detenuti di San Donato erano 170, oggi sono 300: praticamente il doppio. Nell’ala vecchia, in una cella ci sono 8, 9, 10 persone, prima ce n’erano 4. Un’unica doccia serve per 20. Il sovraffollamento c’è ed è esagerato e pericoloso". Parla Gianni Melilla, presidente del consiglio comunale, reduce da una visita nel penitenziario pescarese e dalla marcia del giorno di Natale, a Roma, per chiedere al governo Berlusconi l’urgenza di un’amnistia. "Per il 50 per cento i detenuti di San Donato sono tossicodipendenti e in cella si trovano per reati connessi alla droga, in parte sono malati di Aids. Il 33 per cento è costituito da stranieri, finiti dentro per violazione della legge Bossi-Fini. Bisogna immaginare che cosa è dividere una cella, cioè lo spazio vitale, con altri detenuti, persone che neppure conosci e spesso non parlano la tua lingua: vivere uno sull’altro, ammassati, è terribile". Terribile per loro e terribile anche per gli agenti di polizia penitenziaria: "In tutto sono 186, non riescono a coprire i turni di lavoro giornaliero senza ricorrere, necessariamente, allo straordinario, con evidenti e inevitabili effetti negativi sulle condizioni di lavoro". In questa condizione ha senso ricordare come per la Costituzione il fine della pena debba essere la riabilitazione del detenuto? "Quel che manca a San Donato è anche la possibilità di lavorare: su 300 detenuti solo 40 hanno un’attività". Il problema è che la ristrutturazione del penitenziario ha di fatto chiuso i laboratori: "A queste persone chiuse in cella viene a mancare tutto, anche un minimo indispensabile per comprare le sigarette". Per questo motivo Melilla ha chiesto al Ministero di riattivare i corsi di formazione professionale e di riaprire i laboratori di falegnameria, lavanderia e calzoleria appena sarà possibile, cioè quando sarà terminata la ristrutturazione del capannone interno al penitenziario. Altre richieste formulate al Ministero: potenziare l’assistenza sociale e psicologica e istituire la guardia medica 24 ore su 24. Conclude Melilla: "Il problema è che il governo tende a scaricare sulle carceri emergenze sociali come la droga e l’immigrazione clandestina. L’amnistia è essenziale in tutto il Paese e lo sarebbe ancora più a Pescara. A San Donato non ci sono i criminali di spessore, o almeno, se ce ne sono, sono pochi, per il resto è povera gente che non avrebbe commesso reati se non fosse stato costretto". L’urgenza di un atto di clemenza è stato ribadito da Melilla anche ieri con la presentazione di una risoluzione urgente in consiglio regionale. Il documento è firmato da sedici consiglieri, 14 di maggioranza e due di Forza Italia. Brescia: "Il bivio", dal carcere di Verziano una storia vera
Giornale di Brescia, 28 dicembre 2005
Mara R., 63 anni, un marito e due figli. Ha trascorso sette anni in carcere "per ricettazione" - spiega lei stessa - cinque dei quali nella Casa circondariale di Verziano, a Brescia. Nei mesi scorsi le telecamere di Italia 1 sono entrate nella sua casa in provincia di Milano, dove ora lei si trova in regime di detenzione domiciliare, per raccontare la sua storia nella puntata di "Il bivio", il programma condotto dal cantautore Enrico Ruggeri, in onda il 2 gennaio alle 23 circa su Italia 1. "Gli autori del programma - racconta il dott. Alessandro Zucchelli, che aiuta le detenute di Verziano nella redazione di un giornale on line - cercavano storie e sono approdati al sito dell’Associazione carcere e territorio e al periodico "Zona 508"". Da lì alla storia di Mara il passo è stato breve: nei cinque anni trascorsi a Verziano, Mara infatti è stata attiva nelle iniziative più diverse (il giornale, la produzione di oggetti da vendere a scopo benefico, gli spettacoli di teatro con la regia di Sara Poli, voluti dalle presidenti dei Consigli comunale e provinciale Laura Castelletti e Paola Vilardi e sostenuti da enti e associazioni). "Qualche mese fa - racconta Mara, da noi raggiunta al telefono - sono venuti a farmi un’intervista a casa, poi hanno girato una fiction, raccontando sia come sono andate le cose, sia come, secondo loro, sarebbero andate se, "al bivio", io avessi fatto una scelta anziché un’altra, perché questo è il tema della trasmissione. Poi a Mediaset, in studio con Ruggeri, abbiamo visto e commentato i filmati". "Hanno intervistato mio marito, mio figlio piccolo, il magistrato di sorveglianza dott. Zaniboni e il dott. Zucchelli. Ero molto agitata - aggiunge Mara -, ma Ruggeri mi ha messo a mio agio". "Ho colto al volo l’occasione - aggiunge - per chiedere a Ruggeri di venire a fare un concerto per le ragazze di Verziano. Gliel’ho chiesto anche in diretta, perché ho pensato: "in diretta el pöl minga dì de no!"". - Come c’entra "il bivio" nella sua storia? "Ho fatto la prima delle mie... "stupidaggini" un sabato: con mio marito dovevamo andare a vedere la partita a hockey di mio figlio piccolo; abbiamo avuto una piccola discussione, per un casco che non si trovava. Così, sono rimasta a casa anziché andare con loro. Sono stata contattata dalla persona che faceva... questi lavori, e sono andata con lei a fare acquisti. Da lì in poi, sono andata fuori di testa per qualche anno". - E se non fosse andata così? "Il programma propone una soluzione, che spero vedrete in tv; a me però non pare del tutto convincente". - E poi? "Ho parlato di come ho cercato di vivere in maniera attiva gli anni della detenzione e delle attività a Verziano: ho mostrato le foto dei nostri spettacoli e gli oggetti realizzati dalle detenute. Alla fine Ruggeri legge una lettera di mio figlio: per me è il momento più commovente". Verona: a Montorio 4 detenuti in una cella da due...
L’Arena di Verona, 28 dicembre 2005
In carcere a Montorio ci sono 600 detenuti maschi e una settantina di donne nella sezione femminile. È un carcere sovraffollato di circa 150 persone, ma non è tra quelli in cui si sta peggio, anche se ci sono celle da due diventate per quattro. Il tema dell’amnistia era all’ordine del giorno della Camera, ma il provvedimento è stato rimandato in commissione a gennaio. Ma cosa pensano di questa ipotesi le persone che con i detenuti debbono fare i conti tutti i giorni? "Io sono favorevole alla legge Cirielli", spiega il comandante della polizia penitenziaria Luca Bontempo, "perché chi è recidivo dev’essere perseguito in modo più rigoroso. Non so quali provvedimenti intenda adottare la Camera riguardo la possibilità di indulto o amnistia, e non sta a me suggerirli. In ogni caso", aggiunge il comandante, "a fare le spese di questa situazione è il personale di polizia che in carcere opera. Perché il detenuto è ristretto poiché ha commesso un reato, poliziotti e operatori sono lì per lavorare e debbono essere messi nella condizione migliore possibile". A Montorio giorni fa un’ottantina di detenuti aveva diffuso una lettera in cui sottolineavano che avrebbero messo in atto, come forma di protesta, il rifiuto del cibo dell’amministrazione, ma poi la protesta era rientrata. Favorevole all’amnistia un ex detenuto, che in carcere c’era stato due anni, per rapina: "Da 15 anni non vengono concessi amnistia e indulto", sottolinea l’uomo, "e credo che in questo senso sarebbe meglio concederli. In Turchia, in Marocco, ogni anno c’è un’amnistia. La gente però non deve pensare che sia un provvedimento svuota carceri. Ma destinato a chi ha commesso reati minori, come il furto, la ricettazione, le truffe. Io credo che non si debba nemmeno discutere la concessione dell’amnistia o dell’indulto per chi ha stuprato, ucciso, chi s’è macchiato di reati come la pedofilia". È un esame attento quello dell’ex carcerato: "Ma è tutto il sistema riabilitativo che non funziona. In carcere non si viene educati e quando si esce nessuno vuole darti un lavoro. Se il detenuto è un italiano con una famiglia alle spalle, magari è aiutato. Ma se consideriamo che non ha nessuno o gli extracomunitari, è ovvio che appena fuori dal carcere riprendono a fare quello che hanno fatto prima, per poter vivere. Quindi io farei anche una distinzione in questo senso. Inoltre i processi debbono essere più rapidi. Uno rischia di andare in carcere dopo 15 anni di processi, dopo che nel frattempo magari ha messo la testa a posto, s’è sposato e ha avuto figli. È su questo che si dovrebbe soprattutto lavorare". E sull’accoglienza insiste anche fra Beppe Prioli, che da anni opera in carcere: "Io sono favorevole all’amnistia, all’indulto, ma Regioni e Comuni dovrebbero soprattutto verificare se siamo pronti all’accoglienza. Dove andranno queste persone che eventualmente verranno scarcerate? Non basta rimetterle fuori, dobbiamo dare loro accoglienza. Sono stati gli stessi detenuti all’apertura del Sinodo a chiederlo, ma la loro è rimasta una lettera morta. Io stesso", continua fra Beppe, "accolgo qualche ragazzo. Ma così dovrebbero fare in ogni parrocchia, in ogni convento. Invece a rispondere all’appello erano stati in pochi. Abbiamo troppa paura, invece dobbiamo aprirci. Basta continuare a portare gente in carcere, anche per reati minori come la droga in piccole quantità. Chiediamoci invece perché un giovane si droga. Invece del carcere diamo la possibilità di reinserirsi, di rendersi utile. Se si vuole limitare nella libertà che si obblighi alla firma, ma il carcere non serve", conclude. E sulla condizione delle donna detenute a Montorio ha presentato di recente un’interrogazione la deputata di Rifondazione comunista Tiziana Valpiana sottolineando che le donne "più degli altri detenuti, vivono insieme ai loro figli una inaccettabile sottrazione di diritti". Valpiana ha inoltre chiesto al ministro di applicare la legge 8 marzo 2001, n. 40 "Misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute e figli minori", anche in attuazione del principio costituzionale di proteggere la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari, perseguendo l’obiettivo di assicurare al bambino un sano sviluppo psicofisico permettendo alla madre di vivere i primi anni dell’infanzia del minore al di fuori delle mura carcerarie, estendendo l’ambito di operatività degli istituti del differimento dell’esecuzione della pena e della detenzione domiciliare il legislatore ha voluto evitare situazioni nelle quali a madri detenute si aggiungano bambini detenuti". Iraq: tentata evasione, uccisi 20 detenuti
Ansa, 28 dicembre 2005
Si è concluso nel sangue questa mattina un tentativo di evasione da un carcere alla periferia di Baghdad. La tragedia si è consumata nel centro di detenzione di Kadhamiyah, un quartiere sciita nel zona settentrionale della capitale, dove sono ospitati elementi sospettati di terrorismo, fra cui numerosi stranieri: il pesante bilancio parla di venti detenuti iracheni uccisi oltre ad una guardia carceraria. Il ministero dell’Interno ha riferito che un gruppo di detenuti, dopo essersi impossessato dell’arma della guardia successivamente assassinata, avrebbe tentato di farsi strada aprendo il fuoco, ma sarebbe stato intercettato dagli altri agenti. Le forze di sicurezza irachene ha riferito che è stata aperta un’inchiesta sulla sparatoria.
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