Rassegna stampa 22 dicembre

 

Amnistia: Casini; non si giustifichi con emergenza carceraria

 

Adnkronos, 22 dicembre 2005

 

Il problema dell’amnistia va posto "in termini seri". Se si vuole fare un atto di questo genere "non motiviamolo con il fatto che le strutture carcerarie sono incapaci di ospitare, perché uno Stato serio fa le strutture carcerarie". Lo ha affermato il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, incontrando i giornalisti della Stampa parlamentare per gli auguri di fine anno. "Non esprimo né negatività né positività" rispetto all’amnistia - ha aggiunto il responsabile dell’assemblea di Montecitorio - rivendicando quanto fatto dalle Camere su questa materia dopo l’appello per un atto di clemenza rivolto da Giovanni Paolo secondo in occasione della sua visita a Montecitorio.

"Non è vero che il Parlamento non ha fatto niente, il Parlamento non è stato sordo, ha risposto in un modo che si può ritenere sufficiente o insufficiente". Casini ha quindi ricordato l’indultino che consentì la liberazione di "8.300 persone. Qualcuno lo ritenne eccessivo, vedi la Lega che fece polemiche enormi nei confronti del presidente della Camera".

Nella maggioranza, l’ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, sottolinea: "Mentre prosegue la mobilitazione in favore di amnistia e indulto in Parlamento e fuori, credo che sia più che legittimo rivolgere un appello ai parlamentari, ai partiti e alla società civile perché si dica no a provvedimenti premiali nei confronti della criminalità". Secondo il parlamentare di An, "si tratterebbe di un segnale sbagliato, perché il crimine si fronteggia con la certezza della pena, non certamente con un esodo in massa dalle carceri". "No quindi ad amnistie e indulti, sì a una maggiore rapidità della giustizia ed alla certezza della pena", conclude l’esponente del partito di via della Scrofa.

Mentre Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, fa sapere di essere "favorevole alle varie proposte di amnistia e indulto, non semplicemente come strumento per ovviare al sovraffollamento delle carceri, ma come gesto di clemenza, perdono e riconciliazione". "Non dimentichiamoci - continua il governatore - che fummo tutti emozionati quando Giovanni Paolo II venne in Parlamento per parlare. È sorprendente e inaccettabile che quell’appello, accolto formalmente allora, non sia stato poi mandato avanti".

Intanto, è stata convocata definitivamente per il 25 dicembre a Roma la Marcia di Natale per l’amnistia, la giustizia e l’indulto che partirà alle ore 10 da Castel Sant’Angelo (concentramento alle 9.30). È la prima volta che in Italia si manifesta per quella che gli organizzatori consideriamo "la più grande questione sociale del nostro Paese, determinata dalla non-amministrazione della giustizia e dalla disastrosa situazione delle carceri, fatti per cui lo stato italiano è stato condannato dalla giustizia europea, sin dal 1980 e ripetutamente, per violazione di diritti umani fondamentali". Il Comitato promotore, dell’iniziativa, fortemente voluta anzitutto dal leader radicale Marco Pannella, è presieduto da Don Antonio Mazzi e ne fanno parte i Senatori a vita Andreotti, Colombo, Cossiga, Levi-Montalcini, Napolitano, Pininfarina, i Presidenti Emeriti della Corte Costituzionale Baldassarre e Vassalli, numerose associazioni del mondo cattolico e del volontariato sociale tra cui Comunità di Sant’Egidio, Gruppo Abele, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Antigone, Arci, Legambiente, Forum delle comunità straniere in Italia, le associazioni radicali "Nessuno tocchi Caino", "Il Detenuto ignoto", "Luca Coscioni", "Radicali Italiani" e numerosi esponenti del mondo politico sia della maggioranza sia dell’opposizione.

"Non si tratta solo della condizione delle carceri nelle quali 60.000 detenuti sono ammassati in celle che potrebbero ospitarne al massimo 42.000, si tratta anche e soprattutto della vita di almeno 18 milioni di cittadini italiani e delle loro famiglie che sono parti in causa negli attuali 9 milioni di processi pendenti, molti dei quali destinati a risolversi per prescrizione (come è accaduto a 1 milione di processi negli ultimi cinque anni). Secondo il recente rapporto del Consiglio d’Europa, circa il 30% della popolazione italiana è in attesa di una decisione giudiziaria", sottolineano ancora gli organizzatori. Dopo la partenza da Castel Sant’Angelo, la marcia passerà davanti al Carcere di Regina Coeli, al Senato, alla Camera dei Deputati, a Palazzo Chigi e Santissimi Apostoli, e si concluderà in Via 24 Maggio (Quirinale). Oltre a Don Antonio Mazzi e Marco Pannella, la Marcia di Natale sarà aperta dai Senatori a vita Francesco Cossiga e Giorgio Napolitano. In prima fila, sfileranno anche Giuliano Ferrara, Lucia Annunziata, Stefano Rodotà, Cesare Salvi, Emma Bonino ed Enrico Boselli. Seguiranno i Gonfaloni delle città, province e regioni italiane che hanno aderito alla Marcia

Primo obiettivo della marcia è la concessione di una amnistia, la più ampia possibile, che possa immediatamente ridurre di almeno un terzo il carico processuale della Amministrazione della Giustizia, insieme a un indulto, di almeno due anni, che possa sgravare di un terzo il carico umano che soffre in tutte le sue componenti, i detenuti, il personale amministrativo e di custodia la condizione delle prigioni.

Natale in carcere: i problemi e i diritti negati non vanno in vacanza

Il 25 dicembre associazioni e volontari manifestano a Milano

 

Comunicato stampa, 22 dicembre 2005

 

La situazione delle carceri è da tempo in uno stato di gravissimo disagio, che colpisce in primo luogo i detenuti e le loro famiglie, ma assieme anche tutti coloro che in carcere lavorano.

Un disagio aggravato in questi anni più recenti da una costante disattenzione del governo e dei responsabili dell’amministrazione penitenziaria. Oltre che da scelte sbagliate e da leggi profondamente ingiuste, come la "Cirielli-Vitali" recentemente approvata in via definitiva, che rafforza il "doppio binario" delle politiche sulla giustizia: severissime e inflessibili con i più deboli e i meno abbienti, spesso distratte verso i potenti e sempre tolleranti con quanti possono economicamente garantirsi difese adeguate e prescrizioni.

C’è infatti un’amnistia strisciante e nascosta, verso la quale nessuno si indigna, tanto meno quelle forze di governo invece pronte alle barricate di fronte alla proposta di indulto e amnistia che dal 2000 andiamo proponendo. Negli ultimi 5 anni sono stati ben 865.073 i beneficiari di provvedimenti di prescrizione, oltre 221.000 nel solo 2004.

Il provvedimento di amnistia e indulto per il quale ci stiamo battendo da anni (assieme a un "piano Marshall" di sostegno al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, unico vero antidoto alla recidiva e vera garanzia di sicurezza per tutti i cittadini), come associazioni, sindacati e forze sociali, è invece trasparente e teso a contribuire a una vera e profonda riforma. Non costituisce un’iniziativa "buonista", magari per strumentalizzare lo spirito natalizio. Ci pare, infatti, che su questi temi di strumentalizzazioni ce ne siano sin troppe, provenienti da forze politiche ed esponenti di partiti, che si affiancano alle disattenzioni e risultano spesso una beffa che si aggiunge al danno. I problemi del carcere non hanno bisogno di parole vuote o di demagogia: hanno bisogno di coerenza e di concretezza.

Un provvedimento capace di rimuovere il sovrannumero nelle celle e gli arretrati dei tribunali (al 30 giugno 2004 erano pendenti ben 8.942.932 processi, di cui 5.580.000 penali) costituisce invece una misura razionale e pragmatica, oltre che umanitaria, senza la quale non è possibile mettere mano ai problemi strutturali che affliggono il sistema penale e penitenziario.

L’amnistia e l’indulto hanno certo un profilo discutibile, perché violano i diritti delle parti lese e delle vittime dei reati. Ma questi sono senz’altro maggiormente compressi e negati dall’attuale situazione, dai milioni di prescrizioni silenziose e nascoste e da quel "doppio binario". Recuperare le condizioni di un migliore funzionamento della macchina della giustizia significa costruire maggiori garanzie per tutti i cittadini e anche per le vittime dei reati. In questa logica, amnistia e indulto vanno considerati un provvedimento d’emergenza, necessitato quale precondizione, porta stretta per consentire le auspicate riforme, a partire da quella del codice penale.

Ci rendiamo conto che questo provvedimento è assai difficile, a causa delle miopie della politica e anche delle troppe parole vuote di quanti pensano di poter fare con una mano la legge "Cirielli" (che produrrà un aumento di 20.000 unità nella popolazione detenuta), e con l’altra dichiararsi a favore dell’amnistia e dell’indulto; oppure di quanti oggi ripropongono un inutile "indultino-bis", come non fosse bastata la presa in giro del primo.

Anche per ciò diciamo ai detenuti che non si devono fare troppe illusioni e devono mantenere il massimo di serenità e disincanto: ancora troppo forti sono le ipocrisie e il cinico gioco del ping-pong tra forze politiche. Ricordiamo tutti, e le ricordano dentro le carceri avendole pagate sulla propria pelle, le delusioni nell’anno del Giubileo, gli applausi stonati e falsi che hanno accolto le generose parole del Papa in Parlamento. E non bastano gli articoli di questi giorni, le passerelle dei politici e i tanti comunicati stampa a farle scordare.

Nelle carceri vi sono 18.000 detenuti in esubero sui posti cella disponibili. La cifra dei presenti in carcere (60.000), di quelli in misura alternativa (circa 50.000) e dei già condannati in attesa della decisione del giudice sulla concessione o meno delle misure alternative (almeno 80.000) ha raggiunto ormai quasi le 200.000 unità: sei volte quelle che erano all’epoca dell’ultima amnistia, 15 anni fa.

In carcere finiscono solo i non abbienti, i tossicodipendenti, gli immigrati, coloro che non hanno possibilità di effettiva difesa durante il processo. Per tutti gli altri c’è l’amnistia nascosta e selettiva della prescrizione; e ora anche i benefici della legge "Cirielli-Vitali". Per denunciare questa situazione, per chiedere un radicale cambio di rotta nelle politiche, per manifestare la nostra solidarietà ai detenuti e agli operatori. Domenica 25 aprile, dalle ore 10, si terrà un presidio davanti al carcere di San Vittore a Milano (Piazza Filangieri). Hanno già dato la loro adesione:

Susanna Camusso e Giorgio Roversi, CGIL Lombardia

Corrado Mandreoli e Antonio Lareno, Camera del Lavoro di Milano

Riccardo Bonacina, direttore settimanale "Vita"

Carlo Monguzzi, Capogruppo Verdi Regione Lombardia

Presidenza Agesol

Sergio Cusani, Banca della Solidarietà

Licia Roselli, direttrice Agesol

Franco Vanzati, Cgil Pavia

Francesco Vazzana, Cgil Como

Danilo Villa, Cgil Brianza

Caritas ambrosiana, con il direttore don Roberto Davanzo e Luca Massari

Guido Chiaretti e Sesta Opera

Don Gino Rigoldi e Comunità Nuova

Francesco Maisto, magistrato

Giuliano Pisapia, deputato Prc

Salvatore Amura, assessore al Comune di Pieve Emanuele e coordinatore nazionale Rete nuovo municipio

Società Umanitaria

Gabriella Sacchetti, Mario Napoleoni, Sandro Sessa, Gruppo Calamandrana

Cecco Bellosi e Associazione Comunità Il Gabbiano

Roberto Rosso, Associazione Socialpress e Attac Milano

Alex Corlazzoli e Michela Sfondrini, volontari carcere di Lodi

Bruno Vegro e Lila di Como

Carla Chiappini e Antonio Mammoliti, Federazione giornali del carcere

Antonio Pizzinato, senatore Ds

Pierfrancesco Majorino, segretario Ds Milano

Egisto Taino e Cooperativa Sociale "Famiglia Nuova"

Flora Cappelluti, giornalista

Corsorzio SIS

Sergio Segio, tra i promotori dell’appello per l’amnistia, del Gruppo Abele di Milano

 

Molti degli aderenti e le loro associazioni saranno presenti al presidio.

Tutti i cittadini sono invitati a partecipare

Per adesioni: info@dirittiglobali.it

www.dirittiglobali.it

Firenze: la Regione chiede amnistia e indulto per i reati minori

 

Parlamento della Toscana, 22 dicembre 2005

 

Una mozione raccoglie il consenso di tutti i gruppi con il solo voto contrario di Virgilio Luvisotti. Sono 60.000 oggi le persone in carcere: è il massimo storico dal dopoguerra. La mozione rivolge un "pressante invito" al Parlamento e esprime sostegno per ogni iniziativa in questo senso.

Il Consiglio regionale della Toscana rivolge un "pressante invito" al Parlamento italiano perché approvi con urgenza un provvedimento di amnistia e indulto per i reati minori, ed esprime sostegno ad ogni iniziativa volta a sollecitare il Parlamento in questo senso. È il contenuto di una mozione, presentata dal consigliere Pieraldo Ciucchi (Sdi) e sottoscritta anche dagli altri capigruppo di maggioranza, che ha raccolto il consenso di quasi tutte le forze politiche. Ha votato contro il solo Virgilio Luvisotti (gruppo misto). Attualmente – si legge nel testo della mozione – i processi pendenti sono 8.942.932, di cui 5.580.000 penali; fra la data del delitto e la sentenza di primo grado passano in media 35 mesi. I detenuti in carcere sono 60.000: è il massimo storico dal dopoguerra, e se aggiungiamo le persone che scontano misure alternative alla detenzione e quelle che stanno aspettando la decisione del giudice circa la possibilità di scontare la condanna in misura alternativa, il numero sale a circa 180.000-190.000. I detenuti in attesa di sentenza definitiva sono 22.000. Una situazione dunque che sta diventando – dice sempre la mozione – una vera e propria "emergenza sociale". Parte da qui la richiesta di amnistia e indulto per i reati minori, con l’esclusione dei reati legati al terrorismo e contro la pubblica amministrazione; i provvedimenti ridurrebbero di almeno 15.000 unità il numero dei detenuti. "La situazione delle carceri in Italia è drammatica – ha detto Ciucchi illustrando i contenuti della mozione - Auspico che da questo Consiglio si levi alta una voce a sostegno di quanti in Parlamento intendono procedere in questa direzione". Stefania Fuscagni e Aldo Manetti hanno dichiarato il voto favorevole dei rispettivi gruppi, Forza Italia e Rifondazione comunista, mentre Virgilio Luvisotti ha obiettato: "Il problema del sovraffollamento va affrontato in un altro modo, il principio della certezza della pena va salvaguardato".

Milano: Luigi Pagano; detenuti al posto degli obiettori…

 

Vita, 22 dicembre 2005

 

Rimpiazzare gli obiettori di coscienza con detenuti delle carceri milanesi di Opera e Bollate, impegnandoli in attività sociali quali l’assistenza agli anziani. È la

proposta lanciata da Luigi Pagano, provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, durante un incontro, tenutosi oggi a Palazzo Marino a Milano, fra un gruppo di detenuti e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. "Con la scomparsa degli obiettori di coscienza - ha spiegato Pagano - verrà a mancare un consistente numero di volontari che offriva assistenza a persone disabili e bisognose.

Noi proponiamo di destinare a queste mansioni sociali 20-30 detenuti di Opera e Bollate, invitando le aziende milanesi a finanziare le spese che questi dovranno sostenere. Si tratterebbe di circa 30 euro per detenuto al giorno". Pagano ha poi affermato di "aver già parlato con Massimo Moratti per chiedergli un piccolo contributo dell’Inter. Ho chiesto una mano anche alla Pirelli e a questo punto credo che neppure il Milan si tirerebbe

indietro". Formigoni ha subito affermato che si tratta di un’idea interessante: "La proposta merita la massima attenzione. Si tratta solo di individuare percorsi di formazione all’occupazione per alcuni detenuti che hanno dimostrato di essersi ravveduti e di volersi reinserire nella società. Prendo in considerazione positivamente questa proposta, ma bisogna valutarla con i ministeri competenti".

Consiglio d’Europa: contro sovraffollamento più misure alternative

 

Redattore Sociale, 22 dicembre 2005

 

Adottare provvedimenti tempestivi per diminuire il sovraffollamento delle carceri, ricorrendo a misure alternative e aumentando la capacità degli istituti penitenziari: tocca uno dei nodi critici del sistema penitenziario italiano la "raccomandazione" del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Alvaro Gil-Robles, una delle 35 contenute nel suo ultimo rapporto, in cui proprio alle condizioni di vita nel carcere è dedicato un focus. "Il sovraffollamento, - scrive Gil-Robles - oltre ad incidere sulle condizioni materiali della detenzione, complica inevitabilmente l’efficacia dell’amministrazione carceraria. Non si è più in grado di separare varie categorie di detenuti, che dovrebbero essere sistemati in sezioni distinte: imputati e detenuti condannati, giovani delinquenti e detenuti più anziani, malati e sani". Una condizione che rischia di non riconoscere "attenzione sufficiente alle attività di reinserimento".

Lo scarso ricorso alle misure alternative alla detenzione è secondo il Commissario una delle ragioni del sovraffollamento, complicato "dalla vetustà delle infrastrutture o talvolta dalla loro inadeguatezza rispetto alle esigenze moderne". "Come mi è stato indicato i meccanismi relativi al lavoro di pubblica utilità sono lasciati all’apprezzamento discrezionale del giudice, il che ne limita la portata, e non esistono, in diritto italiano, interventi di sostegno e di controllo per la sospensione condizionale della pena. Una riforma nel senso di una maggiore diversità delle pene alternative permetterebbe di diminuire in modo non trascurabile il tasso di sovraffollamento delle carceri". Giudicata invece come positiva la scelta di costruire 24 nuove carceri: "Tali programmi creano certamente i presupposti per imboccare la buona strada. È indispensabile che vengano completamente realizzati e che siano accompagnati da un aumento del personale penitenziario. Mi è stato infatti indicato che il personale attuale non solo è in numero insufficiente, ma che i posti vacanti sono in gran parte dovuti alla sua scarsa retribuzione. Garantire un’adeguata proporzione tra guardie carcerarie e prigionieri è essenziale sia per la buona amministrazione del carcere, che per la sicurezza e il benessere dei custodi e dei detenuti".

Salute, diritto negato - "I detenuti incontrano gravi difficoltà per accedere ai servizi sanitari. – scrive Gil-Robles - Per esempio, pare che le farmacie dei penitenziari non siano approvvigionate secondo i fabbisogni dei detenuti, e alcuni di loro mi hanno segnalato serie difficoltà a consultare degli specialisti. Devono già aspettare parecchi giorni prima di poter incontrare il medico del carcere, ma quando è necessario consultare uno specialista esterno, tale attesa può prolungarsi per più settimane. Delle cure dermatologiche, dentistiche o reumatologiche non mi sembrano superflue, e le restrizioni finanziarie non devono impedire a persone già private di libertà di godere di trattamenti o di cure essenziali". vengano stanziati mezzi più considerevoli per tutelare la salute dei detenuti. E se i ricoveri d’urgenza non sembrano sollevare problemi, eccessivi ritardi sono stati segnalati al Commissario in caso di ricoveri ed esami di routine da programmare.

Il lavoro, dentro e fuori - "Le possibilità di lavoro in carcere si rivelano difficili, secondo i direttori, viste le restrizioni normative e di bilancio", segnala il commissario europeo; nel corso degli ultimi 14 anni si contano 3.660 persone in più che hanno avuto accesso al lavoro dentro gli istituti di pena ma nel frattempo è praticamente raddoppiata la popolazione carceraria totale. "I dati confermano la situazione da me constatata nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. – scrive Gil-Robles - Al momento della mia visita (ndr. giugno 2005) sui 1.600 detenuti, 321 lavoravano alle dipendenze dell’amministrazione del carcere e svolgevano lavori domestici, di miglioramento, di manutenzione ordinaria e di agricoltura" "Nel carcere di Venezia - la Giudecca, da me ugualmente visitato, la direttrice ha creato dei laboratori in funzione dei fabbisogni del Veneto - prosegue -. Nel carcere femminile, sono stati aperti tre reparti (orto biologico, lavanderia e produzione di articoli per il bagno) legati direttamente al turismo, attività principale di Venezia. Tale progetto, encomiabile e fonte di orgoglio per l’amministrazione e le detenute, presenta tuttavia l’inconveniente di offrire meno posti di quelli richiesti". "Sviluppare le attività offerte ai detenuti, in particolar modo le possibilità di svolgere un lavoro", rimane secondo il commissario una della priorità.

Giustizia: in 5 anni 865mila i beneficiari di prescrizione

 

Redattore Sociale, 22 dicembre 2005

 

Un presidio davanti al carcere di San Vittore a Milano il giorni di Natale per chiedere un radicale cambio di rotta nelle politiche carcerarie e per denunciare la gravità della situazioni negli istituti italiani. La organizza, insieme a volontari e cittadini, un cartello di associazioni impegnate sul fronte del rispetto dei diritti in carcere. 18mila detenuti in esubero sui posti cella disponibili, 60mila reclusi, 50mila in misura alternativa e almeno 80mila quelli già condannati in attesa della decisione del giudice sulla concessione o meno delle misure alternative, per un totale di circa 200mila unità, sei volte quelle che erano all’epoca dell’ultima amnistia di 15 anni fa: questa la condizione delle carcere italiane, che come spiegano i promotori "è da tempo in uno stato di gravissimo disagio, che colpisce in primo luogo i detenuti e le loro famiglie, ma assieme anche tutti coloro che in carcere lavorano". "Un disagio – proseguono - aggravato in questi anni più recenti da una costante disattenzione del governo e dei responsabili dell’amministrazione penitenziaria. Oltre che da scelte sbagliate e da leggi profondamente ingiuste, come la "Cirielli-Vitali" recentemente approvata in via definitiva, che rafforza il "doppio binario" delle politiche sulla giustizia: severissime e inflessibili con i più deboli e i meno abbienti, spesso distratte verso i potenti e sempre tolleranti con quanti possono economicamente garantirsi difese adeguate e prescrizioni".

Per i promotori del presidio, c’è "un’amnistia strisciante e nascosta, verso la quale nessuno si indigna, tanto meno quelle forze di governo invece pronte alle barricate di fronte alla proposta di indulto e amnistia che dal 2000 andiamo proponendo. Negli ultimi 5 anni sono stati ben 865.073 i beneficiari di provvedimenti di prescrizione, oltre 221.000 nel solo 2004".

Da anni i promotori si battono per ottenere un provvedimento di amnistia e indulto, che è visto insieme a "un piano Marshall di sostegno al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, unico vero antidoto alla recidiva e vera garanzia di sicurezza per tutti i cittadini".

Non ritratta di "un’iniziativa buonista" o di "strumentalizzare lo spirito natalizio", sottolineano. "I problemi del carcere non hanno bisogno di parole vuote o di demagogia: hanno bisogno di coerenza e di concretezza. Un provvedimento capace di rimuovere il sovrannumero nelle celle e gli arretrati dei tribunali (al 30 giugno 2004 erano pendenti ben 8.942.932 processi, di cui 5.580.000 penali) costituisce invece una misura razionale e pragmatica, oltre che umanitaria, senza la quale non è possibile mettere mano ai problemi strutturali che affliggono il sistema penale e penitenziario. L’amnistia e l’indulto hanno certo un profilo discutibile, perché violano i diritti delle parti lese e delle vittime dei reati. Ma questi sono senz’altro maggiormente compressi e negati dall’attuale situazione, dai milioni di prescrizioni silenziose e nascoste e da quel "doppio binario". Recuperare le condizioni di un migliore funzionamento della macchina della giustizia significa costruire maggiori garanzie per tutti i cittadini e anche per le vittime dei reati. In questa logica, amnistia e indulto vanno considerati un provvedimento d’emergenza, necessitato quale precondizione, porta stretta per consentire le auspicate riforme, a partire da quella del codice penale"

Giustizia: ex Cirielli, a rischio i progetti di reinserimento

 

Brescia Oggi, 22 dicembre 2005

 

La ex-Cirielli farà sentire i suoi effetti sulle sovraffollate carceri italiane già dalle prossime festività natalizie. La legge che ha inasprito le pene per i recidivi (tagliando però i tempi di prescrizione per gli incensurati) rappresenterà un ostacolo ulteriore ai detenuti che sono tornati a delinquere: la ex Cirielli li esclude da qualsiasi forma di beneficio premiale. Quindi, anche dai permessi che, in caso di buona condotta, il magistrato di sorveglianza autorizzava (fino a un massimo di 45 giorni l’anno) per motivi di famiglia, di studio o lavoro esterno al carcere. Permessi che a Natale sono sempre stati concessi con frequenza. Gli ultimi recidivi che usciranno con uno speciale permesso premio "per utilità sociale" saranno probabilmente la maggior parte dei 200 detenuti che oggi passeranno un’intera giornata a lavorare per ripulire le aree verdi attorno al castello Sforzesco di Milano, all’Idroscalo e nella zona del Pio albergo Trivulzio. L’iniziativa, promossa dal Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria d’intesa con la Regione, il Comune e la Provincia, non è altro che un tassello di un progetto avviato un anno fa grazie a un protocollo d’intesa sottoscritto tra i ministeri della Giustizia e dell’Ambiente.

In un anno - fanno notare Vincenzo Lo Cascio e Marco Santoro, i due poliziotti penitenziari che coordinano il lavoro fortemente voluto dal capo del Dap, Giovanni Tinebra - è stato possibile far uscire più di mille detenuti al mese in tutta Italia: hanno ripulito boschi, parchi e zone cittadine imbrattate dai vandali. Alcuni di loro hanno addirittura ottenuto posti di lavoro retribuiti dagli enti locali. È il caso, ad esempio, di una quarantina di detenuti del carcere di Verbania, ai quali è stata garantito il lavoro di recupero ambientale, per due anni, da 18 comuni del Lago Maggiore. A Milano, con la supervisione del direttore generale per le carceri lombarde Luigi Pagano, si sta pensando di allargare il lavoro dei detenuti a favore degli anziani negli ospizi o delle persone con handicap.

Quello che ora maggiormente temono i responsabili del progetto è che le persone condannate per reati come spaccio di droga, furto o rapina possano avere una chance in meno di reinserirsi nella società. Nel caso siano recidivi, infatti, vengono automaticamente tagliati fuori per effetto della ex Cirielli, da poco entrata in vigore.

Milano: "giornata della restituzione", 101 detenuti al lavoro

 

Apcom, 22 dicembre 2005

 

Una giornata di lavoro socialmente utile e l’occasione, per molti detenuti, di varcare la soglia del carcere per la prima volta. Sono 101 i ristretti (così si chiamano in gergo) impegnati oggi a Milano per la seconda "Giornata della restituzione". Provengono dagli istituti di San Vittore a Milano, Opera, Bollate, Voghera, Cremona, Busto Arsizio, Varese e Sondrio e i loro luoghi di lavoro, per un giorno, saranno il parco dell’Idroscalo, il Castello sforzesco, il Pio albergo trivulzio e il Bosco in città. L’iniziativa è stata organizzata dal provveditorato dell’amministrazione penitenziaria della Lombardia insieme a Regione, Provincia e Comune di Milano. Al termine della giornata, i detenuti incontreranno poi l’arcivescovo di Milano, monsignor Dionigi Tettamanzi.

In mattinata, invece, hanno partecipato a Palazzo Marino a un incontro con le autorità. Nell’occasione, il provveditore lombardo alle carceri Luigi Pagano ha annunciato la proposta di far svolgere fuori dal carcere "a 20-30 detenuti che hanno già diritto alla semilibertà o al lavoro esterno, quelle attività di pubblica utilità, come l’assistenza agli anziani e ai disabili, messe in crisi dalla riforma della leva obbligatoria, con la scomparsa degli obiettori di coscienza". Servirebbero, per rendere possibile l’iniziativa, finanziamenti che coprano "le spese vive", forse "una trentina di euro al giorno per detenuto", che il provveditore sta cercando di recuperare "da un pool di una decina di privati". "Ho già parlato con il presidente dell’Inter Moratti - spiega - e credo che accetterà la proposta" ma nella rosa, secondo Pagano, potrebbero rientrare anche Pirelli e Milan Calcio.

Positiva anche la reazione dell’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Tiziana Maiolo e del presidente della Regione Roberto Formigoni, che dice: "La proposta merita la massima attenzione, personalmente la appoggio. Naturalmente comporta implicazioni che riguardano anche il Ministero degli Interni e quello della Giustizia". Durante il suo saluto ai ‘ristrettì a Palazzo Marino, Formigoni ha spiegato che "l’inserimento lavorativo è una condizione fondamentale per un reinserimento sociale stabile ed efficace, e presenta evidenti implicazioni sulla sicurezza della comunità in cui viviamo". Per questo la Regione ha finanziato con quasi 9 milioni di euro in cinque anni 140 progetti, di cui 76 approvati e da avviare, puntando in particolare su "formazione professionale, lavoro e contatto costante con il mondo esterno".

Il presidente della Corte di appello del Tribunale di Milano Giuseppe Grechi ha messo in evidenza come il nome dell’iniziativa, Giornata della restituzione, vada interpretato proprio nel senso della "restituzione del lavoro. Un Paese che non produce lavoro produce carceri. La rieducazione si fa proprio attraverso il lavoro", ha affermato.

Due detenuti di Bollate e Opera hanno poi portato la loro testimonianza raccontando le condizioni diverse e a volte drammatiche, soprattutto sotto l’aspetto della sanità, dei penitenziari, ma anche alcuni esperimenti (quelli di Bollate) positivi dal punto di vista del reinserimento. L’applauso più forte per loro è scattato però parlando di amnistia e indulto: "Per troppi anni la politica ci ha regalato solo illusioni".

Nuoro: la manifestazione "regala un libro ad un detenuto"

 

Sardegna Oggi, 22 dicembre 2005

 

Dopo la positiva esperienza dello scorso anno della manifestazione "Liberamente regala un libro ad un detenuto", l’assessorato ai Servizi Sociali e Politiche Educative, in occasione delle festività natalizie, ripropone una raccolta di libri da parte di tutti i cittadini. I destinatari dei volumi regalati dai nuoresi questa volta saranno i bambini, come spiega l’assessore Graziano Pintori, promotore dell’iniziativa.

"Spesso i regali moderni sono comprati esclusivamente per il loro valore economico o per la loro capacità di divertire. Regalare un libro invece ha un doppio valore: Il primo riguarda il dono in se e la sua capacità di regalare emozioni. Il secondo vuole essere una sensibilizzazione alla lettura, diretta ai bambini ma anche ai genitori", commenta Pintori.

Chi si reca in libreria può acquistare un libro a prezzo scontato che rimarrà nel raccoglitore sino al 4 gennaio, data in cui inizierà la distribuzione. Le librerie che hanno aderito all’iniziativa nelle quali sarà possibile acquistare i libri da regalare sono la Libreria 2r di Corso Garibaldi, Mondadori di Corso Garibaldi, Novecento di via Manzoni, San Paolo di piazza Vittorio Emanuele, Einaudi di via Fratelli Bandiera.

"In ogni libreria – spiega Pintori - verrà esposta la locandina della nostra manifestazione che segnalerà la possibilità di acquistare il libro e lasciarlo in custodia alla libreria. Il quattro e il cinque gennaio inizierà la raccolta e i libri verranno portati al centro Polifunzionale di via Brigata Sassari. Per il ritiro dei libri, visto che la manifestazione è dedicata ai bambini, verrà utilizzato il trenino elettrico che abitualmente gira in città.

Il quattro e il cinque dicembre i bambini sino a tredici anni potranno recasi al centro polifunzionale di via Brigata Sassari e ritirare i libri. "Il libro non deve conoscere dei limiti sociali e l’iniziativa è rivolta anche a chi potrebbe permettersi di acquistarlo tranquillamente. Solo che magari non sempre ricevono dei libri. E allora ritengo che ogni cittadino nuorese possa regalare un libro ad un qualunque bambino nuorese. Anche per questo, oltre a ringraziare il curatore del progetto Paolo Becciu e il grafico che ha realizzato la locandina Tore Ladu, voglio raccomandare a tutti quelli che faranno il regalo di ricordarsi di mettere una dedica".

Nel caso che i libri non vengano distribuiti completamente le rimanenze verranno donate ai centri sociali giovanili e alla biblioteca del reparto di pediatria. L’iniziativa dello scorso hanno ha permesso di donare ai detenuti di Badu ‘e Carros oltre 560 volumi.

Catanzaro: delegazione margherita visita istituto penitenziario

 

Asca, 22 dicembre 2005

 

Venerdì 23 dicembre una delegazione composta da una rappresentanza delle cinque province calabresi guidata dal segretario regionale dei giovani della Margherita Giovanni Russo, sarà accompagnata dai deputati Nicodemo Oliverio e Dorina Bianchi e dal senatore Donato Veraldi, a far visita all’Ipm di Catanzaro. "Si è scelto questo particolare periodo in cui la società è completamente coinvolta in un consumismo esasperato, un periodo in cui con troppa facilità alcuni valori che caratterizzano queste sante feste vengono messi da parte. Ecco perché è proprio a ridosso delle feste che noi giovani della Margherita calabrese abbiamo deciso di fermarci per riflettere insieme ai piccoli detenuti sulla loro vita all’interno dell’Ipm. Abbiamo sentito la necessità di trascorrere una giornata "diversa" con loro fatta se è possibile di momenti conviviali , di giochi, ma anche di momenti di discussione sulle loro aspettative, i loro bisogni e le loro necessità. Un modo per sollecitare i ragazzi a progettare il loro futuro, le loro aspettative, il loro "domani". "Questa di venerdì - ha affermato Nicodemo Oliverio - è la prima tappa di un percorso che il nostro movimento ha deciso di intraprendere insieme alle associazioni che lavorano ogni giorno accanto ai piccoli detenuti. Un modo per sensibilizzare la società calabrese ai tanti problemi appartenenti ad una comunità dentro la comunità , che troppo spesso, con troppa facilità viene trascurata".

 

 

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