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Amnistia: no di An e di Castelli, l'iniziativa verso il naufragio
L’Unione Sarda, 13 aprile 2005
Sembra destinata al naufragio l’ipotesi di un accordo tra le forze politiche affinché il Parlamento approvi, a maggioranza qualificata, un provvedimento in materia di amnistia e indulto. "Ce la faremo", diceva ieri Marco Pannella dopo aver sospeso lo sciopero della fame e della sete. Ma il suo ottimismo si infrange contro il niet del ministro Guardasigilli Roberto Castelli ("Non c’è il tempo materiale per discutere e approvare un provvedimento di amnistia o di indulto - avverte - a meno che non si sacrifichino le riforme ferme in Parlamento") e contro quello, forse ancora più pesante, di Alleanza Nazionale. L’Unione (tranne Di Pietro) continua a chiedere che si proceda a patto che maggioranza e governo siano chiari su quello che sarà il proprio comportamento al momento del voto per evitare di illudere i detenuti e le loro famiglie. A mettere ancora più in forse la possibilità di un provvedimento di clemenza è il "no condizionato" pronunciato dal partito di Fini. "Diciamo un no condizionato - spiega Ignazio La Russa - che potrebbe subire dei cambiamenti se ci convincono che c’è la volontà di adottare misure per la certezza della pena, la lotta alla criminalità e contro i recidivi". Qualcosa che assomiglia molto a un "aut-aut" sulla ex-Cirielli. Una sorta di pre-condizione sulla quale piovono critiche bipartisan. "Non si potrà parlare con la dovuta serenità di amnistia - ragiona la capogruppo della Quercia in commissione Giustizia Anna Finocchiaro - se prima non si sgombra il campo dalla ex-Cirielli". Le fa da coro la responsabile giustizia della Lega, Carolina Lussana. "Non credo che si possa barattare un argomento come quello dell’amnistia in questo modo". Nelle stesse ore in cui gli "sherpa" di An si vedono, infatti, in commissione alla Camera i gruppi parlamentari si confrontano sulla possibilità di riattivare l’iter del testo unico su amnistia e indulto fermo da due anni. Il presidente della II commissione, Gaetano Pecorella (Fi) chiede di riaprire il termine per la presentazione degli emendamenti e fissarlo il 19 aprile. Anche su questo caso posizioni contrastanti. La discussione è rimandata al 20 aprile, a una seduta di commissione in cui ciascun partito esporrà la propria posizione. Amnistia: Pecoraro Scanio; nessuno giochi con speranze detenuti
Ansa, 13 aprile 2005
"Un serio provvedimento di clemenza è un primo ma necessario passo per affrontare la drammatica situazione delle nostre carceri". Così il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio interviene nel dibattito sulle proposte di amnistia, confermando la posizione favorevole del partito. "Si tratta quindi - ha aggiunto Pecoraro - di aprire un percorso vero e di evitare un cinico balletto di ambiguità. Alla Cdl chiediamo chiarezza, evitando doppi giochi e boicottaggi. Si eviti, insomma, di giocare con le speranze dei detenuti". "Ci auguriamo - ha concluso il leader dei Verdi - che il centrodestra sia coerente con le dichiarazioni fatte nei giorni del lutto per la scomparsa del Santo padre". Immigrazione: Cpt di Bologna, detenuti in sciopero della fame
Melting Pot, 13 aprile 2005
In seguito alla notizia dello sciopero della fame da parte dei detenuti all’interno del CPT di Via Mattei, TPO ed associazione Ya Basta hanno tempestivamente organizzato un presidio di sostegno alla protesta messa in atto contro la detenzione arbitraria dei cittadini rumeni. I manifestanti hanno comunicato attraverso il sound-system che in altri centri di detenzione i migranti sono in sciopero. I detenuti di via Mattei hanno fatto sapere che lo sciopero coinvolge ora tutte le persone rinchiuse nel CPT e che sono determinati a continuare questa forma di protesta, l’unica concessa ai carcerati. T.P.O, Rete Precariato Migrante e Ya Basta hanno indetto una manifestazione La mobilitazione continuerà giovedì 14 aprile con una manifestazione davanti al CPT per impedire la convalida del trattenimento dei 10 migranti rumeni e per impedire. Amnistia: La Russa riunisce An per decidere posizione
Ansa, 13 aprile 2005
In seguito alla decisione del presidente della commissione Giustizia della Camera Gaetano Pecorella di inserire all’ordine del giorno di martedì 19 aprile la proposta di legge sull’amnistia, il presidente dei deputati di Alleanza Nazionale Ignazio La Russa ha convocato una riunione dell’ufficio di presidenza del gruppo parlamentare allargata ai rappresentanti di An in commissione Giustizia e al responsabile Giustizia del partito Antonino Caruso. L’incontro, informa una nota, si terrà oggi alle 14.30 nella Sala Tatarella del gruppo di An alla Camera. Le carceri scoppiano: oltre quindicimila i reclusi in più
Il Messaggero, 13 aprile 2005
I numeri parlano da soli. Nelle 206 carceri italiane ci sono 56.840 detenuti, di questi 18 mila sono gli stranieri, 2.704 le donne e all’incirca 17 mila i tossicodipendenti. Vivono in condizioni disumane, stipati in celle dove i posti letto si moltiplicano grazie ai letti a castello: piramidi umane di tre o quattro piani. Basti pensare che gli istituti di pena possono contenere non più di 42.540 presenze, anche se si è giocato al rialzo dicendo che fino a 60 mila si può garantire dignità di trattamento. Sono ancora persone i detenuti? Difficile dirlo, soprattutto nelle carceri a massimo affollamento: Poggioreale a Napoli conta 2200 presenze effettive contro le 1308 previste; l’Ucciardone a Palermo 1.300 contro 600; Rebibbia a Roma 1.600 contro 1.070; Regina Coeli, sempre a Roma, 960 contro 600; la Dozza a Bologna 960 invece che 360. Un esubero di circa 15 mila carcerati. Come vive il popolo dei reclusi la nuova fiammella di speranza che si è improvvisamente riaccesa attorno all’amnistia? Risponde l’avvocato Riccardo Arena, conduttore di Radiocarcere, il filo diretto con i detenuti trasmesso da Radio Radicale: "Nel carcere si vive di speranza, ma in questi giorni sembra prevalere la diffidenza, lo scetticismo. Nessuno si fa più illusioni, sanno che basta niente per mandare tutto all’aria. Se non c’è riuscito il Papa, nel 2000 e poi nel 2002. Però c’è stata molta attenzione, direi partecipazione, attorno all’iniziativa di Marco Pannella". L’auspicio espresso dal Papa, nel 2002, di un atto di clemenza nei confronti dei detenuti si tradusse, l’anno dopo, nel famigerato "indultino" (subito ribattezzato "insultino"). La legge consentì a soli 5.936 detenuti di tornare in libertà, stima del 31 agosto 2004. Al Dap, la Direzione del dipartimento penitenziario, una previsione su quanto l’amnistia potrebbe alleggerire il sovraffollamento nelle carceri non è stata ancora fatta, anche perché tutto dipenderà dall’estensibilità del beneficio. Il responsabile del settore giustizia dei Ds, Massimo Brutti, ha già fatto sapere di essere favorevole ad un ampio provvedimento di clemenza ad esclusione dei reati più gravi come mafia e terrorismo. Ribatte Arena: "Sarebbe la prima amnistia dopo 15 anni, non bisogna guardare soltanto alla questione carceri, ma all’intero sistema giudiziario. L’assenza di provvedimenti ha provocato l’ecatombe del processo penale, sotto le cui macerie giacciono tutti. Vittime e carnefici, i responsabili del reato e chi lo ha subito, a nessuno sarà resa giustizia. Negli ultimi tre anni c’è stato un milione circa di prescrizioni. Naturalmente ne hanno usufruito soprattutto gli imputati ricchi che possono pagare gli avvocati "bravi". Almeno l’amnistia è interclassista". Rita Di Giovacchino Milano: il provveditore Luigi Pagano difende gli agenti
Tg Com, 13 aprile 2005
"Non potevamo sparargli". Lo ha detto il provveditore lombardo alle carceri, Luigi Pagano, dopo l’evasione di un albanese da San Vittore, a Milano. Pagano ha aggiunto: "Il detenuto è stato visto dagli agenti di guardia, che hanno dato l’allarme". Ma il sindacato di polizia Sappe denuncia: "Nel penitenziario c’è un problema di sicurezza: c’era un solo agente su due piani e non funzionava l’impianto radio". A denunciare le condizioni della vigilanza, dovute alla carenza di personale nel carcere milanese, è Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe). "Nel sesto reparto, dove era recluso Clodian Ndoj - dice Capece - era di guardia un solo agente su ogni due piani. Tenuto conto che il reparto, dove ci sono 480 detenuti, è costituito da quattro piani, il calcolo è presto fatto: in servizio c’erano due poliziotti penitenziari più un caporeparto". Di diverso avviso è l’ex direttore del carcere Luigi Pagano secondo cui "i sistemi di sorveglianza erano stati rafforzati dopo un’ analoga evasione avvenuta nel 2003 e difatti mi risulta che nel pomeriggio immediatamente precedente, nella cella dove si trovava il detenuto evaso, in compagnia di altri quattro connazionali, è stato fatto un controllo con un appello. Tutto era apparso regolare". Pagano ci tiene comunque a difendere l’operato degli agenti: "Sia chiaro che la legge, all’interno della struttura, non consente di sparare ai detenuti". Genova: arriva il garante dei diritti dei detenuti
Ansa, 13 aprile 2005
Sarà inserita all’interno delle carceri genovesi la nuova figura del garante dei detenuti. Nel contempo verrà formato un gruppo di lavoro che si occuperà di temi e problemi legati alla gestione degli Istituti di pena. La decisione è stata presa oggi in consiglio comunale con una larga maggioranza (36 voti a favore, 3 contrari, 1 astenuto). Il garante verrà nominato dal sindaco e il suo compito sarà quello di vigilare sul rispetto dei diritti del detenuto. Potrà essere scelto tra i consiglieri comunali o essere un esterno. Su questo punto le posizioni sono discordanti: alcuni esponenti del consiglio, preferirebbero infatti che la figura del garante fosse estranea alla politica. L’iniziativa nasce dalla volontà di offrire ai carcerati una figura di riferimento - spiega l’assessore ai Servizi Sociali, Paolo Veardo -. La delibera, comunque, prevede un intervento globale sulle problematiche carcerarie, al reinserimento professionale, all’ istruzione, al rapporto con le famiglie. ‘Il Comune - conclude Veardo - si impegna ora a tutelare i diritti delle persone che attraversano un momento difficile della loro vita. Milano: Dap, avviata ispezione a San Vittore dopo evasione
Asca, 13 aprile 2005
Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria rende noto che ha avviato un’immediata ispezione nel carcere di Milano "San Vittore", affidata a Luigi Pagano, Provveditore regionale ed ex direttore del carcere, per l’esatta ricostruzione della dinamica dell’evasione del detenuto albanese Clodian Ndoj. L’evaso, secondo quanto è stato possibile ipotizzare, intorno alle 4 del mattino, appena dopo il consueto controllo della Polizia Penitenziaria, attraverso un foro aperto all’altezza del bagno turco, aiutandosi con un lenzuolo annodato, ha raggiunto il muro di cinta. L’agente di Polizia Penitenziaria in servizio di sorveglianza sul muro di cinta ha lanciato immediatamente l’allarme, allertando sia la sorveglianza interna che la pattuglia della Polizia Penitenziaria che svolge servizio di sorveglianza esterna. Approfittando della parziale oscurità provocata da un cono d’ombra proiettato sul muro, il detenuto è riuscito ad eludere l’intervento degli agenti e si è calato, con l’aiuto del lenzuolo, dal muro di cinta. Al momento, spiega una nota, il Dap esclude responsabilità da imputare a carenze di organico. A San Vittore sono in corso interventi di ristrutturazione di alcuni reparti finalizzati al miglioramento delle condizioni alloggiative dei detenuti. Bologna: rompere le gabbie, liberare l’umanità…
Comunicato stampa, 13 aprile 2005
Domenica sera a Bologna, mentre il fiume Reno minacciava di travolgere le baracche in cui sono costrette a vivere decine di persone, uomini e donne sfruttati dal lavoro nero che arricchiscono la città, i vigili urbani e i carabinieri hanno compiuto l’ennesimo sopruso nei confronti dei migranti di questa città. Altri, dieci cittadini rumeni sono stati tradotti in questura, malmenati e poi rinchiusi nel Cpt di Via Mattei. Questa mattina, in tanti siamo corsi sotto le mura di questa prigione per comunicare il nostro sostegno alla loro ribellione ed allo sciopero della fame che hanno deciso di intraprendere. Anche a Milano al Cpt di Via Corelli e al carcere di San Vittore sono in corso proteste e scioperi della fame di detenuti migranti.
Denunciamo
Il razzismo e la violenza delle forze dell’ordine che continuano la infame pratica dei rastrellamenti e delle deportazioni di lavoratori e lavoratrici migranti. Il cinismo e l’inumanità del Comune di Bologna e delle amministrazioni locali delle metropoli di questo paese che da destra e da sinistra sono unite dall’uso dei centri di detenzione come unica risposta concreta all’emergenza sociale del precariato migrante. Invitiamo il mondo della cooperazione sociale di Bologna e di tutto il paese a prendere una posizione chiara di rifiuto di queste pratiche di detenzione e segregazione, e denunciamo con preoccupazione il tentato coinvolgimento del privato sociale legato ai Democratici di Sinistra in questo inaccettabile giro di affari.
Esigiamo
La immediata liberazione di tutti e tutte i detenuti dei centri di permanenza temporanea e la loro definitiva chiusura. La fine delle deportazioni forzate su voli di linea e voli militari La fine delle violenze sui detenuti e le detenute migranti L’uscita della Confraternita della Misericordia di Modena dalla gestione dei Cpt di Modena, Bologna, Agrigento e Lampedusa.
Convochiamo
A una manifestazione di sostegno allo sciopero della fame nel Cpt di Via Mattei a Bologna per Giovedì 14 alle ore 900 davanti al Centro. A sostenere e diffondere le iniziative di lotta contro i Centri di Detenzione che stanno nascendo in diverse città di Italia dentro e fuori queste prigioni.
T.P.O. Bologna, Rete del Precariato Migrante, Associazione Ya Basta! Gran Bretagna: un detenuto su quattro soffre di psicosi
Il Pensiero Scientifico Editore, 13 aprile 2005
Mentre in Italia si discute animatamente della proposta papale di amnistia, esce sull’American Journal of Psychiatry una ricerca che attrae l’attenzione sul nesso tra psicosi e detenzione e potrebbe fornire ulteriori elementi anche al dibattito italiano. Purtroppo, il tasso di psicosi tra i detenuti è molto maggiore che tra la popolazione libera. Gli autori della ricerca hanno messo a confronto due gruppi di soggetti di età compresa tra i 16 ed i 64 anni, uomini e donne, il primo dei quali di abitanti liberi della Gran Bretagna (10.108 soggetti) ed il secondo di detenuti in carceri inglesi e gallesi (3.142 soggetti). La prevalenza pesata di probabile psicosi funzionale negli anni precedenti all’indagine è risultata del 4.5 per mille nell’analisi del gruppo dei soggetti liberi. Tra i carcerati, la prevalenza pesata è stata 10 volte superiore, giungendo al 52 per mille. Un detenuto su quattro sofferente per un disturbo psicotico presentava sintomi psicotici attribuibili ad effetti riconducibili a sostanze tossiche psicoattive. In conclusione, lo studio è sufficientemente ampio da indicare che la prevalenza delle psicosi nella popolazione carceraria è significativamente maggiore rispetto al resto della comunità, il che impone un’attenzione particolarissima alla prevenzione dei disturbi mentali in carcere. Gli stessi autori della ricerca ritengono ora necessaria una nuova inchiesta longitudinale volta a comprendere con maggior rigore queste notevoli e preoccupanti diversità nella prevalenza. Amnistia: i veti incrociati affondano la clemenza
Il Messaggero, 13 aprile 2005
Quando l’Unione ha espresso i suoi dubbi e ha chiesto una pausa di riflessione in commissione Giustizia, da un’altra sala di Montecitorio è arrivato forte e chiaro il "no condizionato" di An mentre il Guardasigilli della Lega, Roberto Castelli, aveva già confermato a Radio24 che "non c’è il tempo materiale" per approvare un atto di clemenza. Facendo le somme, dunque, i veti incrociati rischiano di bloccare per sempre i provvedimenti di indulto e amnistia ritirati fuori dai cassetti dopo la morte del Santo Padre e lo sciopero della fame intrapreso da Marco Pannella, che avverte: "Tra qualche giorno potrei riprendere la mia protesta". Alla Camera, dunque, se ne riparlerà mercoledì 20: "Chiederò a tutti i gruppi di esprimere un voto di principio a favore o contro l’indulto e l’amnistia", annuncia il presidente Gaetano Pecorella (FI), che avrebbe voluto marciare spedito in commissione con l’esame degli emendamenti fin da martedì 19. Non è stato possibile perché, oltre ad An, c’è la Lega comunque contraria mentre l’Udc ancora non cala le sue carte. E così Forza Italia rimane sola a sostenere il fronte del si. L’Unione, intanto, agisce su due fronti che evidenziano qualche contraddizione: al Senato prende l’iniziativa con un ddl Calvi-Battisti (indulto di 2 anni e amnistia per i reati puniti con pena massima di 4 anni) mentre alla Camera frena chiedendo agli altri di scoprire la carte. Ma poi ci pensa An ad indicare all’Unione una comoda via d’uscita. Succede quando Ignazio La Russa dice che prima dell’ amnistia bisogna affrontare il tema della recidiva regolato dalla famosa legge Cirielli. Il centro sinistra, ovviamente, non ci sta: "Non si potrà parlare con la dovuta serenità di amnistia se prima non si sgombra il campo dalla ex Cirielli", conferma Anna Finocchiaro a nome dell’ Unione. Ma anche la Lega scalpita: "Non credo che si possa barattare in questo modo l’amnistia", replica Carolina Lussana. Castelli ha realisticamente calcolato che ormai il Parlamento è in ritardo: "Non c’è il tempo materiale a meno che non si sacrifichino le riforme" . Il ministro è stato l’unico ad avere il coraggio di ricordare il fallimento dell’indultino varato oltre un anno fa con un consenso bipartisan del Parlamento: "Su seimila detenuti che hanno usufruito dell’indultino, 1.500 sono tornati in carcere". E ancora: "Se ora 10 mila individui torneranno in strada, cosa faranno? Torneranno a dar fastidio ai cittadini" . Tra An e la Lega è scattata la gara per non deludere gli elettori sul fronte della sicurezza ma anche nel centro sinistra c’è chi si pone seriamente il problema. A sentire l’ex pm Giovanni Kessler (Ds), di certo non si può fare un indulto a costo zero, senza spendere per gli assistenti sociali che poi devono verificare il comportamento dei detenuti liberati grazie allo sconto di pena. Il leader dei radicali non molla: "Non autorizzo nessun ottimismo ma non sono oggi più scoraggiato di quanto non fossi ieri più entusiasta in seguito alle notizie favorevoli. Oggi questo argomento è nell’agenda politica e, bene o male, 25 milioni di persone hanno appreso dai telegiornali che il problema esiste". Senza negare le difficoltà, Pannella si prepara a "riprendere tra qualche giorno lo sciopero della fame e della sete". E Magari, molto presto, al sua attenzione sarà rivolta al Vaticano: "Accidenti come lo hanno sepolto in fretta questo Papa. Avete sentito voi un cardinale o un vescovo che in questi giorni si è speso sull’amnistia?". Amnistia: Vietti; non illudiamo i detenuti, rischiamo reazioni
Apcom, 13 aprile 2005
"Non suscitare reazioni. Questa è la mia prima preoccupazione, perché è un tema delicato che incide sulla pelle di migliaia di detenuti". Così il sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti, risponde alle domande de Il Messaggero sulla possibilità che ci sia un’amnistia prima dell’estate. "Abbiamo sottoposto questi uomini e queste donne - afferma l’esponente Udc - a troppe docce scozzesi e non si può scherzare con sentimenti di persone che sono state private della libertà". Quanto al malcontento che una mancata decisione potrebbe creare, Vietti mette in guardia dai rischi "che un ulteriore illusione potrebbe anche indurre ad atteggiamenti reattivi". A proposito dell’atteggiamento degli alleati, Vietti punta i riflettori su An che ieri, dopo una riunione di partito, ha decretato il suo no condizionato all’amnistia se non si approva la Cirielli: "Vorrei capire - dice - se la Cirielli a cui fa riferimento An sia soltanto la Cirielli originaria, cioè quella con i provvedimenti sulla recidiva o anche quella che contiene le norme sulla diminuzione dei termini di prescrizione". Amnistia: se ne riparla il 20 aprile in Commissione Giustizia
Vita, 13 aprile 2005
"Fra una settimana tutti i gruppi parlamentari dovranno esprimersi sull’argomento con un sì o con un no", annuncia Gaetano Pecorella presidente della commissione Giustizia. "Per uscire da questa impasse e far assumere a tutti le proprie responsabilità penso alla possibilità di andare mercoledì prossimo ad un voto di principio su amnistia e indulto". Il presidente della commissione Giustizia della Camera, l’azzurro Gaetano Pecorella, spiega ai microfoni di Radio Radicale, che per far procedere l’iter dei provvedimenti intende chiedere alla prossima riunione della commissione su questo argomento, il 20 aprile, che i gruppi parlamentari si esprimano con un sì o un no sulla opportunità o meno di procedere. "Laddove il voto di principio fosse favorevole - argomenta - si passerà poi all’esame concreto di quello che dovrà essere il contenuto dei singoli provvedimenti". "È chiaro che dirsi contrari - avverte il parlamentare di Forza Italia - salvo che in caso di approvazione di altri provvedimenti allo stato è come dire no, e quindi di questo si dovrà tenere conto". "Di fronte al ritorno perpetuo di questo problema - conclude Pecorella - io mi sono proposto di chiedere alla commissione una decisione, quale che sia il contenuto di questa decisione, in modo che non vi sia un trascinarsi di attese, di speranze, di prospettive. L’unico modo che ha un organo parlamentare per decidere è votare". Amnistia: Manconi sostiene la mobilitazione pacifica dei reclusi
Redattore Sociale, 13 aprile 2005
Anche il Garante dei diritti dei detenuti romani, Luigi Manconi, aderisce al loro sciopero della fame. A partire da domani, giovedì 14 aprile, le associazioni di detenuti presenti a Rebibbia Nuovo Complesso - Papillon, Arci La Rondine, Legambiente, Circolo Giano, Nonsolochiacchiere - attueranno un’iniziativa pacifica tesa a sensibilizzare l’opinione pubblica e il Parlamento riguardo la proposta di amnistia di cui si discute in questi giorni e come atto di solidarietà nei confronti di Marco Pannella, promotore dell’iniziativa. I detenuti, in ogni sezione, a turno, attueranno uno sciopero totale della fame. Il Garante dei diritti dei detenuti, Luigi Manconi, il Direttore Stefano Anastasia e i componenti dell’Ufficio si asterranno dal cibo, a turno, per 48 ore, in concomitanza con la mobilitazione pacifica intrapresa dai detenuti. Queste le ragioni dell’iniziativa dell’Ufficio del Garante: dal 1990 non è stato promulgato alcun provvedimento di amnistia: all’epoca i detenuti superavano appena le 40.000 unità; oggi sono stabilmente oltre le 55.000; ciò determina un peggioramento drammatico delle condizioni di vita della popolazione carceraria; da oltre 5 anni ai detenuti vengono fatte promesse regolarmente disattese: alimentare speranze e poi mortificarle è ancora peggio che non promettere. I segretari dei partiti rappresentati in Parlamento dichiarino inequivocabilmente il loro consenso o il loro dissenso rispetto a un provvedimento di amnistia; va da sé che un’amnistia "non risolve i problemi del carcere": ma è altrettanto vero che senza una drastica riduzione dell’affollamento nessuna riforma, grande o piccola, è concepibile. "Sosteniamo pertanto - afferma Manconi - l’iniziativa di Marco Pannella e la mobilitazione pacifica dei detenuti". (lab) Roma: manca da mesi l’assistenza odontoiatrica per i reclusi
Redattore Sociale, 13 aprile 2005
Da oltre quattro mesi i trecento reclusi del carcere di Rebibbia penale di Roma sono privi dell’assistenza odontoiatrica. La denuncia arriva dall’Ufficio del Garante regionale dei diritti dei detenuti, che ha raccolto diverse segnalazioni in tal senso. In particolare, dagli Uffici segnalano diverse situazioni difficili che riguardano soprattutto detenuti anziani, molti dei quali hanno difficoltà a mangiare per problemi ai denti cui si cerca di porre rimedio alla meno peggio. "Denunciamo con forza questa situazione di disagio - ha detto il Garante regionale dei diritti del detenuti, Angiolo Marroni - la mancanza dell’assistenza odontoiatrica e i ritardi nel porvi rimedio sono una violazione del diritto alla salute dei detenuti, che è uno dei diritti fondamentali". Marroni ha preannunciato l’invio di una lettera formale alla direzione della struttura carceraria, al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e alle autorità sanitarie per chiedere che al più presto si provveda a ripristinare il servizio. Amnistia: cadono le pregiudiziali, che sia la volta buona?
L’Opinione, 13 aprile 2005
Mai come in questi giorni la possibilità per un provvedimento di amnistia o di indulto di diventare legge dello stato sembra così vicina. Fosse che fosse la volta buona? Il provvedimento serve per sfoltire in maniera significativa la popolazione carceraria italiana e per sanare le ferite aperte al mestiere giornalistico dalla legge sulla stampa, oltre che per chiudere definitivamente con tangentopoli e con il terrorismo. Poi c’è l’effetto del ricordo commovente del Papa che si è ricordato degli ultimi della terra fino agli estremi istanti della sua vita terrena. "Last but not least", un testardo politico di nome Marco Pannella ha fatto la cosa giusta nel momento giusto, Sacrificando la propria salute è infatti riuscito ad avviare quello che sembra un circolo virtuoso a favore di questi provvedimenti che il Parlamento italiano promise per due volte con solennità al Pontefice polacco recentemente scomparso. Una volta in occasione del Giubileo del secondo millennio, un’altra nel novembre 2003, dopo che per la prima volta nella storia un Papa ha fatto ingresso in un Parlamento dell’Italia unita. Le dichiarazioni del presidente del senato Marcello Pera in diretta a Radio radicale domenica sera durante il colloquio notturno tra massimo Bordin e Marco Pannella ha avuto l’effetto non solo di fare interrompere il pericolosissimo sciopero della sete di Pannella, ma anche di svegliare la coscienza di notevoli esponenti politici che di solito quando fanno un’affermazione impegnano l’intero partito politico di appartenenza. E infatti per la prima volta, a parte i leghisti che rimangono contrari ma senza fare troppo la faccia feroce, si sentono segnali incoraggianti da gente che si chiama La Russa, Alemanno, Caruso ecc. Proprio ieri la Russa ha riunito An per discutere dell’atto di clemenza proposto alla Camera dal presidente della Commissione Giustizia Gaetano Pecorella. Ne è venuto fuori un no condizionato che significa solo che si potrà parlare di amnistia dopo che sarà passata la legge ex Cirielli che contiene inasprimenti di pena per i recidivi ai limiti del sadismo giudiziario e senza tenere conto dell’enorme impatto di detenuti in entrata da un azzeramento sic et simpliciter dei benefici della Gozzini sia pure solo per "i più cattivi". E da Beirut, dove sta completando una visita ufficiale di due giorni , il sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver è intervenuta nel dibattito così: "Sono assolutamente d’accordo sulla necessità e l’urgenza di risolvere con un provvedimento di amnistia il terribile stato in cui versano da molti decenni le prigioni italiane che necessitano di questo parziale provvedimento come hanno già detto il presidente della Repubblica ed il presidente del Senato". Tra i favorevoli di ieri anche afferma l’esponente dei Ds, Vincenzo Siniscalchi, presidente della Giunta autorizzazioni e componente della commissione Giustizia della Camera che in netto contrasto con il proprio capogruppo alla Camera Luciano Violante nega che con un provvedimento di sfoltimento delle presenze nelle patrie galere si possa parlare di perdonismo. Sul versante radicale ieri c’erano anche da registrare le polemiche dichiarazioni del segretario Daniele Capezzone a proposito delle dichiarazioni del ministro Castelli. Capezzone dice di dolersi del cambio di linea del ministro che ha abbandonato "la prudenza dei giorni scorsi". Poi ha spedito il consueto "telegramma" ai politici che parlano di tempi lunghi: quando si tratta di fare una legge per dare più soldi a i partiti la storia insegna che ci si può mettere d’accordo in poche ore e approvare una legge in una notte." Magari alla chetichella. Nuoro: una corsa campestre per i carcerati di Isili
Sardegna Oggi, 13 aprile 2005
La Casa di Reclusione di Isili ha organizzato, in collaborazione con il C.O.N.I. - Federazione Italiana di Atletica Leggera - Comitato regionale Sardo, il primo trofeo di corsa campestre denominato "Elpidos dromos" aperto ai detenuti dell’Istituto, e a tutti gli atleti tesserati alla F.I.D.A.L. per il 2005 e agli Enti di promozione. La manifestazione si svolgerà sabato 16 aprile 2005 alle 16.30. La manifestazione regionale di atletica leggera è indetta ed organizzata dal Ministero della Giustizia - Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria - Direzione della Casa di Reclusione di Isili e dal Comitato Regionale del Coni - Federazione Italiana di Atletica Leggera, col il patrocinio del Comune di Isili e della XIII Comunità montana Sarcidano - Barbagia di Seulo. In tale occasione tra il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e il Rappresentante regionale del Comitato Olimpico Nazionale sottoscriveranno la convenzione di attuazione, a livello regionale, del protocollo d’intesa nazionale tra il Ministero della Giustizia e il Coni. Il ritrovo di giurie e concorrenti è previsto alle ore 15.30. I numeri di gara saranno forniti a cura dell’organizzazione. Per ragioni di sicurezza le iscrizioni dovranno essere inviate presso il comitato regionale della Fidal, (fax 070.487673 - e-mail cr.sardegna@fidal.it)entro e non oltre il 12/04/2005. Unitamente ai nominativi degli atleti dovranno essere comunicati anche quelli degli accompagnatori. Il programma tecnico prevede una corsa competitiva di 5 Km per le categorie allievi/e, junior, promesse, senior, amatori, master m/f e una non competitiva di 2,5 krn aperta a tutti. Verranno premiati i primi tre classificati di ogni categoria. Si sottolinea il significato che tale manifestazione assume nell’ottica della realizzazione dei fini perseguiti dall’Ordinamento Penitenziario, tra i quali è di fondamentale importanza quello della valorizzazione della dimensione sportiva come opportunità di socialità e di allentamento delle tensioni prodotte dalla condizione detentiva. Amnistia: Alemanno (An); sono assolutamente favorevole
Agi, 13 aprile 2005
"Sono assolutamente favorevole all’amnistia". Lo ha detto a Radio Radicale - nell’ambito della trasmissione Radio Carcere - il ministro per le politiche agricole Gianni Alemanno. Quanto al no condizionato espresso ieri da La Russa, Alemanno risponde: "Con La Russa abbiamo due visioni diverse. Lui vede l’amnistia come una cosa negativa, un atto di indulgenza, mentre io penso che fare un provvedimento del genere, rispetto alla situazione delle carceri, non è una questione di indulgenza ma un dato di riconoscimento delle condizioni reali nelle carceri. Per questo dico che un conto è la Cirielli e la recidiva, un altro è cercare condizioni di vita accettabili nelle carceri. L’amnistia è legata a diritti civili negati. Mi hanno convinto - spiega Alemanno - i parroci nelle carceri, che hanno denunciato condizioni di vita inumane, condizioni che creano criminalità, che non aiutano processi di ravvedimento. Per questo non sono d’accordo con La Russa, mentre fui d’accordo con il Papa e con l’appello che conosciamo". Alemanno ha ribadito: "deve esserci un provvedimento di clemenza, e deve essere ampio, perché un provvedimento che fa uscire 50 persone non serve a nessuno. Quanto ad An, dovremo discutere, sulle mie posizioni c’è anche un altro importante esponente del partito come Altero Matteoli. Può accadere che si giunga alla scelta di un voto di coscienza, che il Presidente Fini consenti al tempo del messaggio del Papa, oppure che si decida. Ma in questo caso credo che dovremmo confrontarci con la realtà e non con l’ideologia". Amnistia: Castelli; i cittadini sono contrari e manca il tempo
L’Arena di Verona, 13 aprile 2005
Dal ministro della Giustizia Roberto Castelli (nella foto) una brusca frenata sull’ipotesi di amnistia appena tornata all’esame del Parlamento. Il Guardasigilli si è detto decisamente contrario, anche perché, ha spiegato, il tempo scarseggia ed il Parlamento deve prima approvare le riforme. Anche Alleanza Nazionale si è detta contraria opponendo un "no condizionato" che potrebbe cadere, è stato spiegato, soltanto se fossero approvate misure per garantire la certezza della pena e pene più rigorose per i recidivi. Quest’ultima norma è contenuta nella legge ex Cirielli, nota come "salva Previti", a cui l’opposizione si oppone con forza. È quindi facile ritenere che anche questa volta, come è già accaduto in passato, l’ipotesi di amnistia sia destinata a tramontare mancando il consenso dei due terzi del Parlamento previsto dalla Costituzione. Sono contrario all’amnistia, ha spiegato il ministro della Giustizia Castelli, innanzitutto perché i cittadini chiedono "sicurezza e certezza della pena". E poi, aggiunge, perché il tempo scarseggia ed il Parlamento è impegnato nel varare le riforme "che il Paese aspetta da tanto tempo". E infine quello dell’amnistia non è un tema che va trattato "sull’onda delle emozioni magari di uno sciopero della fame, per quanto autorevole", come quello fatto da Marco Pannella. Il ministro ha citato dei dati riguardanti l’indultino varato nel 2003 (dopo le sollecitazioni del Papa) per sostenere che provvedimenti del genere sono inutili perché le carceri si svuotano per qualche tempo, ma poi la maggior parte degli scarcerati tornano in prigione perché commettono nuovi reati. Il "no condizionato" di Alleanza Nazionale è stato annunciato dal coordinatore vicario Ignazio La Russa al termine di una riunione degli esperti del partito. La condizione di An è che prima dell’amnistia vengano varate "misure che garantiscano certezza della pena, lotta alla criminalità e misure più rigorose contro i recidivi". In una intervista a "Repubblica" lo stesso La Russa aveva chiesto che la legge ex Cirielli che riguarda anche la recidiva fosse approvata "contemporaneamente o un minuto prima dell’amnistia". Ma l’opposizione non ci sta a dire sì ad una legge che dalla sinistra è stata ribattezza "salva Previti", perché favorirebbe la posizione processuale dell’ex ministro di Forza Italia. Per Anna Finocchiaro (Ds) la condizione posta da An è quindi inaccettabile. Non si potrà parlare con la serenità necessaria di amnistia, ha affermato, se prima non si sgombra il campo dalla cosiddetta ex Cirielli "che altro non è che un’amnistia strisciante". Prima, quindi, il Centrodestra rinunci a questa legge e poi si potrà parlare di amnistia. Dello stesso parere è anche la leghista Carolina Lussana. Non credo, ha dichiarato, che si possa "barattare un argomento così importante , come quello dell’amnistia, mettendo sull’altro piatto della bilancia un provvedimento come l’ex Cirielli. Non ci sembra serio". "Mi spiace - afferma invece Daniele Capezzone, segretario di Radicali italiani - che il Ministro Castelli abbia deciso (spero, spero davvero, solo provvisoriamente) di abbandonare le sue dichiarazioni equilibrate e serie. Tra l’altro, non capisco perché si debba contrapporre il voto sull’amnistia alle "riforme": se parliamo di giustizia, al contrario, l’amnistia serve proprio a ottenere quel decongestionamento che è condizione imprescindibile per realizzare davvero e con efficacia le riforme". "E poi - aggiunge Capezzone - spero che nessuno usi la scusa: "Non c’è tempo". Se e quando si tratta (faccio un solo esempio) di approvarsi nuovi finanziamenti pubblici, i partiti lo trovano sempre il tempo, in Parlamento. Anche con approvazioni-lampo, magari di notte... Non vorrei che, invece, il tempo non si trovasse quando sono in gioco non i privilegi dei potenti, ma le speranze di alcuni poveri cristi". Giustizia: il giudice Stefano Dragone boccia l’amnistia
L’Adige, 13 aprile 2005
"Non discuto le ragioni politiche, ma tecnicamente parlando sarebbe un provvedimento all’insegna dell’irragionevolezza più completa". "In questo Paese manca la volontà di creare un sistema della pena che risolva una volta per tutte il problema dell’affollamento nelle carceri". L’amnistia? Avrà il solo effetto di far uscire di galera i delinquenti. Le proposte di cui leggo in questi giorni, tecnicamente parlando, sono all’insegna della più completa irragionevolezza. Non è questa la strada per risolvere i gravi problemi di politica carceraria che affliggono il Paese". Il procuratore della Repubblica Stefano Dragone non potrebbe essere più netto nel bocciare l’ipotesi di spalancare le porte delle patrie galere. Le valutazioni del magistrato sono puramente tecniche e certo vengono da una persona che vanta una notevole esperienza nel campo: non solo Dragone è il capo della procura di Trento, ma in passato è stato presidente del tribunale di sorveglianza di Venezia.
Perché l’amnistia proprio non le piace? La mia non è una valutazione politica né morale. Da un punto di vista tecnico-giuridico, però, l’amnistia non sarebbe altro che la dimostrazione di un doppio fallimento: delle politiche di edilizia carceraria da un lato e del nostro ordinamento penitenziario dall’altro.
Un’espressione forte. A me pare che non ci sia la volontà di creare un sistema della pena che possa risolvere una volta per tutte il problema dell’affollamento delle carceri. Di certo lo strumento per affrontare la questione non è ricorrere a mezzucci come l’amnistia.
Mezzucci? Sì, guardiamo cosa accadde per il cosiddetto indultino. Come avevo pronosticato, nell’arco di alcuni mesi i detenuti messi in libertà sono rientrati nelle carceri dopo aver commesso nuovi reati. Questo mi è stato confermato da vari magistrati di sorveglianza.
I radicali sostengono che l’amnistia però sarebbe un provvedimento di equità: così anche i poveretti, gli unici a finire in carcere, avranno una possibilità per ricominciare. Ho il massimo rispetto per Pannella e per i radicali, ma credo che nel loro ragionamento sia giusta solo la premessa. È vero che il 95% dei reati commessi restano impuniti. Non è vero, invece, che gli autori identificati di quel restante 5%, si trovino in carcere. Non è vero perché il nostro sistema è all’insegna del prendi tre e paghi uno.
Suona come una giustizia in svendita... Voglio dire solo che la pena realmente espiata corrisponde al massimo al 50% di quella irrogata. Cioè se vengo condannato a 4 anni in realtà, per effetto delle misure alternative e della liberazione anticipata, ne farò solo due. Non è vero neppure che la popolazione carceraria è costituita soprattutto da poveri cristi incapaci di difendersi.
È vero però che le carceri sono affollate soprattutto da extracomunitari condannati per reati di spaccio e contro il patrimonio. La legge Gozzini è così garantista che alla fine va in carcere solo chi è veramente un criminale. Faccio un esempio concreto: non più tardi di qualche giorno fa il tribunale di Trento ha stabilito il diritto di uno stupratore ad attendere libero la decisione del tribunale di sorveglianza.
Si potrebbe sostenere, però che l’amnistia almeno risolve i reati bagatellari. Il piccolo spacciatore extracomunitario e clandestino che si trova in carcere può uscire anche domani se lo vuole: basta che chiedano l’espulsione. Ma non lo fanno.
Parlare di amnistia crea aspettative nelle carceri? Ovviamente per un detenuto questo è il pane quotidiano. Nascono aspettative che, se deluse, rischiano di creare nelle carceri problemi di ordine pubblico. L’Italia non è il Sud America dove per sedare una rivolta mandano l’esercito. E poi l’amnistia finisce col premiare i delinquenti. Qualche detenuto potrebbe pensare che, in fin dei conti, non conviene comportarsi bene. Tanto alla fine escono tutti. Lettera
di Marco Pannella: ritroviamoci sabato a Roma… Radicali
Italiani, 13 aprile 2005 Care
e cari compagni, spero che comprendiate quanto possano essermi state care e
preziose le concrete, numerose forme di incoraggiamento e di solidarietà che mi
sono giunte specie nella passata settimana di impegno nonviolento per
l’amnistia, e che ora autonomamente proseguono con impegni che non avevo
immaginato ma che - apprendo - sono importanti e numerosi. Sta subentrando un
po’ di pessimismo, e si vuole che subentri. Per
mio conto, avevo preannunciato di riprendere sciopero della fame e della sete
“entro ore o pochi giorni”. Sento molto la necessità di incontrarci, di
comprendere meglio il da farsi. Penso anche voi. Riterrei più che utile,
necessario, tentare in questa occasione una prima rapida consultazione fra
quanti più possibile raggiungere nel poco tempo di cui disponiamo prima di
mercoledì prossimo, quando in Commissione Giustizia della Camera si avrà una
decisione certamente importante, negativa; o positiva, così come dovremmo
cercare di convertirla. Se
- come parrebbe da un primo giro di telefonate - potessimo incontrarci e
scambiarci valutazioni e ipotesi di lotta, di campagna, per tentare a breve
l’appena possibile amnistia contro il molto più probabile suo affossamento,
ciascuno di noi, penso, potrebbe trarne più forza, più energia, più
chiarezza. Per questo, vi propongo di incontrarci sabato mattina alle ore 10.00,
qui a Roma, nella sede di Via di Torre Argentina, non avendone un’altra
immediatamente e sicuramente disponibile, per lavorare insieme il tempo
necessario, fino - immagino - a pomeriggio inoltrato. Vi
sarei molto grato se verrete e potrete venire. Ordine del giorno più che
sufficiente, penso: come continuare, far crescere al massimo, calendarizzare e
accrescere le forme di lotta per l’obiettivo che ci è comune. Grazie,
grazie ancora per tutto quel che avete fatto e fate, e che mi ha permesso di
tentare di dare anche il mio contributo. Naturalmente qui vi saranno i compagni
e le associazione di area radicale che sono coinvolti, a cominciare da Radio
Radicale. A
presto. Marco
Pannella
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